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Un secolo di letteratura italiana - Assemblea Regionale Siciliana

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1919-1945<br />

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio scatta nel Me<strong>di</strong>terraneo l’operazione Husky: non è ancora giorno quando gli<br />

Alleati sbarcano sulle coste meri<strong>di</strong>onali della Sicilia. In pochi giorni le principali città dell’isola sono occupate,<br />

e il 22 luglio gli americani entrano a Palermo, dove stabiliscono il quartier generale dell’AMGOT (Allied<br />

Military Government). Il 17 agosto, con l’occupazione <strong>di</strong> Messina, l’intera isola è sotto il comando alleato, affidato<br />

al colonnello Charles Poletti, avvocato italo-americano, democratico e Governatore dello Stato <strong>di</strong> New York nel ‘42.<br />

Lo sbarco pone improvvisamente la Sicilia al centro della politica internazionale, e determina il crollo del regime<br />

fascista: la notte del 25 luglio il Gran consiglio vota a maggioranza a favore dell’esautorazione <strong>di</strong> Mussolini, che viene<br />

arrestato. Vittorio Emanuele III affida allora il governo al maresciallo Pietro Badoglio.<br />

È in Sicilia dunque che inizia la campagna degli Alleati in Europa, ed è in Sicilia che, il 3 settembre, viene firmato<br />

l’armistizio cosiddetto breve , comunicato da Badoglio alla nazione solo l’8 settembre. Intanto, la stessa mattina<br />

del 3 settembre, gli Alleati invadono le coste delle Calabria. La Sicilia è <strong>di</strong>ventata la Region I, amministrata dai CAO,<br />

ufficiali civili, britannici e americani, a lungo addestrati per questo compito e <strong>di</strong>slocati in tutto il territorio a fianco<br />

<strong>di</strong> prefetti e sindaci <strong>di</strong> nomina alleata scelti fra le élites <strong>di</strong> notabili pre-fascisti e, in qualche occasione, fra esponenti<br />

dell’aristocrazia, secondo lo schema cosiddetto dell’in<strong>di</strong>rect rule, adottato nelle colonie britanniche. Gli statunitensi<br />

preferirebbero una più ampia democratizzazione, con una efficace epurazione della classe politica ex-fascista. Ma in<br />

questa fase del conflitto il rapporto fra i due alleati anglosassoni non è ancora tutto sbilanciato a favore degli USA,<br />

e sono anzi i britannici ad avere raccolto maggiori informazioni sull’isola, compilando un vero e proprio manuale per<br />

soldati e ufficiali, il Sicily Zone Handbook (R. Mangiameli).<br />

Il tema dello sbarco in Sicilia e della presunta collaborazione tra mafia e Alleati, è ad oggi ancora uno dei capisal<strong>di</strong><br />

dell’immaginario mafiologico. Tuttavia, appare piuttosto improbabile che una potenza militare come quella alleata avesse<br />

bisogno del supporto della criminalità isolana. Nessun agente dell’OSS, i servizi segreti USA, si trovava nell’isola prima<br />

dello sbarco, e le stesse memorie <strong>di</strong> Max Corvo, un agente OSS italo-americano, raccontano dell’arrivo della sua squadra<br />

<strong>di</strong> agenti italo-americani insieme alle truppe <strong>di</strong> Patton. Furono certamente impiegati in Italia molti soldati e ufficiali italoamericani,<br />

poiché si riteneva che la conoscenza della lingua avrebbe reso più facili le relazioni con la popolazione. D’altra<br />

parte, la guerra in Italia rappresentava per gli stessi italo-americani un momento essenziale dal punto <strong>di</strong> vista identitario:<br />

tornare alle proprie ra<strong>di</strong>ci, ma da citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> una paese libero e democratico, li faceva americani a tutti gli effetti. Gli<br />

Alleati posero in molte occasioni a capo delle amministrazioni locali capi mafia riconosciuti o notabili in odor <strong>di</strong> mafia: il<br />

caso più noto è quello <strong>di</strong> Calogero Vizzini a Villalba. Il fatto, tuttavia, si spiega tanto con la necessità <strong>di</strong> un controllo del<br />

territorio che prevedeva una delega al potere locale, <strong>di</strong> qualunque natura esso fosse, quanto con la legittimazione che<br />

gli stessi mafiosi ottenevano facilmente agli occhi degli Alleati, essendo fra l’altro in grado <strong>di</strong> garantire il funzionamento<br />

degli ammassi <strong>di</strong> grano. Tanto più che la persecuzione mafiosa in epoca fascista, accre<strong>di</strong>tava in qualche modo personaggi<br />

quali Vizzini come antifascisti, mandati al confino o processati in quanto tali. Eppure, gli Alleati stessi non furono mai<br />

così ciechi come si vorrebbe davanti alla realtà della criminalità siciliana: al <strong>di</strong> là infatti <strong>di</strong> rapporti specifici degli ufficiali<br />

alleati sulla criminalità organizzata in Sicilia che mettono bene a fuoco il problema della mafia, la stessa nomina dei sindaci<br />

mafiosi è spesso messa in <strong>di</strong>scussione, e vi fa seguito la deposizione dei sindaci con una fe<strong>di</strong>na penale compromettente. È<br />

invece un altro il tema fondamentale: lo sbarco e l’’occupazione della Sicilia rappresentano il momento in cui inizia quella<br />

transizione dal fascismo alla repubblica che in pochi anni interesserà tutto il paese. Ed è nell’isola che riappaiono le prime<br />

istanze democratiche, coagulandosi intorno ai partiti politici che già si riorganizzano nell’estate del ‘43. Se, poi, dal punto <strong>di</strong><br />

vista degli Alleati la Sicilia è un banco <strong>di</strong> prova, un laboratorio per le politiche <strong>di</strong> occupazione che seguiranno, l’occupazione<br />

alleata è fondamentale per le istanze autonomistiche dell’isola, e proprio l’appoggio degli angloamericani a queste, e non al<br />

separatismo, avrà un ruolo non trascurabile nel percorso verso l’autonomia regionale (J. E. Miller).<br />

u n s e c o l o d i l e t t e r a t u r a i t a l i a n a<br />

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