U S M F L P u bblicazion i della Facoltà di Lettere e Filosofia ...

2. - BOCCACCINO ALAMANNI CITTADINO FIORENTINO 17
sioni opportune i mezzi di finanziamento, pubblici e privati, della poli­
tica culminata poi nella conquista del ducato. Il discorso rimane so­
stanzialmente invariato anche dopo l'ascesa al potere 7 ». Si da quindi
per acquisito che l'agente sforzesco Nicodemo Tranchedini, presente a
Firenze fin dal 1446, non sia stato affatto il primo ambasciatore resi­
dente 8, anzi lo stesso discorso sulla « residenzialità » 9 può talvolta im­
pedire di cogliere talune delle caratteristiche peculiari di questa prima
diplomazia sforzesca.
Ciò detto, occorre anche rilevare come proprio dall'innegabile pro­
lungarsi di alcune delle missioni più « personali » del duca di Milano
(e i casi di Firenze e di Ferrara sono significativi) tragga origine e spe­
rimenti le sue pratiche la diplomazia dei successori di Francesco Sforza,
tendenzialmente più moderna, se non effettivamente tale, almeno per
quanto riguarda la durata delle missioni e la scelta degli ambasciatori
all'interno di un corpo più unitario quale la cancelleria ducale.
2. - BOCCACCINO ALAMANNI CITTADINO FIORENTINO.
Rispecchia pienamente quanto si è detto la presenza a Firenze di
Boccaccino di Piero Alamanni 10 : fiorentino ma al servizio dello Sforza
7 Fubini, Appunti, p. 293. Cfr. anche Id., L'età dette congiure: i rapporti tra
Firenze e Milano dal tempo di Piero a quello di Lorenzo de' Medici (1464-1478),
in Florence and Milan, cit., II, pp. 189-216, in cui spiega che alla radice del patto
di mutuo sostegno tra Firenze e Milano negli anni Cinquanta « stava lo stretto
accordo e strategia politico-militare comune di Cosimo e Francesco Sforza negli
anni '40, se non si vuole addirittura vedere nell'accordo, come meriterebbe essere
indagato in modo più approfondito, uno degli stessi atti costitutivi del regime
mediceo nel 1434 » (p. 189); e anche più tardi « non si emendò mai dal carattere
originario di prolungamento e dilatazione perversa di un patto di condotta, e cioè
di finanziamenti contro protezione militare » (p. 190). La volontà di attribuire, su
un piano molto più generale, un peso consistente al fattore militare nella determi­
nazione del sistema degli stati italiani nel Quattrocento e nella formazione di rap­
porti di integrazione e di interdipendenza emerge molto bene nel lavoro di K. A.
Isaacs, Condottieri, stati e tenitori nell'Italia centrale, in Federico di Montefeltro.
Lo stato, le arti, la cultura, Roma 1986, pp. 23-60.
8 Come voleva A. Schaube, Zur Entstehungsgescbichte der stàndigen Gesandt-
schaften, in « Mittheilungen fiir Oesterreichische Geschichtsforschung », X (1889),
pp. 501-552.
9 Avanzato per es. da Mattingly, Renaissance Diplomacy, cit. Ma sull'argo­
mento si veda il cap. VI, § 3.
10 Brevi profili si trovano in Fubini, Appunti, cit., p. 307 e E. Lazzeroni, II