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OLD<br />
FASHION<br />
DIARIO Volume I (1953-1958) – Witold<br />
Gombrowicz (Feltrinelli. 446 pp., 30<br />
euro)<br />
Un evento letterario. Come definire<br />
altrimenti la prima edizione completa in<br />
Italia del diario di uno dei più grandi<br />
scrittori del ‘900, il polacco Gombrowicz?<br />
Attenzione però: non aspettatevi di<br />
trovarci confessioni intime o, meno che<br />
mai, rivelazioni scandalose. Questo è<br />
un diario solo in teoria. Ad esempio, la<br />
scansione temporale è inventata di sana<br />
pianta, nel senso che è stata innestata a<br />
posteriori dall’autore nella maniera più<br />
confacente al discorso che egli intendeva<br />
portare avanti. Si intuisce subito, allora,<br />
come questo procedimento abbia a che fare<br />
più con la struttura romanzesca che non con<br />
la registrazione di tipo diaristico. Tanto<br />
da far considerare il Diario come un’opera<br />
a parte nella produzione del nostro, per<br />
alcuni il capolavoro.<br />
Cosa potete trovarci allora? Innanzitutto<br />
una sublime autenticità, quella che<br />
può darvi solo uno che come Gombrowicz<br />
abbia il coraggio di mettersi al centro<br />
del testo dichiarando: “io sono il più<br />
importante e forse l’unico dei miei<br />
problemi, l’unico dei miei protagonisti<br />
dei quali veramente m‘importi”. Poi delle<br />
profonde investigazioni filosofiche,<br />
originate da eventi quotidiani – reali o<br />
frutto della sua fervida fantasia – nel<br />
tentativo disperato di ordinare il caos<br />
della vita. Come dimenticare il racconto<br />
dello scarabeo rovesciato sulla corazza?<br />
Rigirandolo, Gombrowicz pone fine alla<br />
sua agonia, ma solo per accorgersi che<br />
ce n’è un altro nelle stesse condizioni.<br />
E poi un altro e un altro ancora, in una<br />
sequenza che non ha fine. Quando smettere<br />
di salvarli? Quando dire la parola basta<br />
e lasciare l’ultimo in preda a una morte<br />
certa? E perché proprio quello e non quello<br />
prima o quello dopo? Così doveva sentirsi<br />
Gombrowicz, consapevole del proprio<br />
genio, schiavo della propria sensibilità<br />
artistica come di uno scarabeo.<br />
Colonna sonora: FEDERICO AUBELE<br />
GranHotelBuenosAires<br />
bazar 02 <strong>2005</strong> leggere.recensioni di ciro bertini 27<br />
UPPER READERS<br />
ANTICHRISTA – Amélie Nothomb (Voland. 118 pp., 13 euro)<br />
Eccola! Amélie Nothomb è tornata. Fa la sua comparsa una volta l’anno,<br />
con puntualità ossessiva. Dopo aver congegnato una nuova trappola<br />
narrativa, breve ma inesorabile. Infatti, la sua scrittura è come la<br />
tela di un ragno. Ti attira incuriosendoti con poche frasi secche: “Il<br />
primo giorno la vidi sorridere. Subito desiderai conoscerla. Sapevo<br />
bene che non sarebbe accaduto”. E senza neanche che te ne accorga ti ha<br />
già avvolto nel suo bozzolo. Poi, stordendoti, ti costringe a un tour<br />
de force che ti priva della volontà di districarti. Un procedimento<br />
che avrebbe un che di vampiresco, non fosse che alla fine ti risputa<br />
fuori e tu sei uguale a quello di prima. Anzi, volendole muovere<br />
una critica, il punto è proprio questo. La sua è senz’altro ottima<br />
letteratura, ma di intrattenimento. Straordinariamente efficace,<br />
se non pretendi che un romanzo ti faccia penetrare qualche mistero<br />
oppure uscirne con un diverso grado di consapevolezza.<br />
La protagonista del suo decimo romanzo – a 37 anni, per altri<br />
un’età da esordio letterario - è l’adolescente Blanche. Solitaria<br />
per necessità, essendo tutt’altro che avvenente e brillante, è attratta<br />
irresistibilmente da una compagna di università, Christa, che in pratica è il<br />
suo opposto. Blanche immagina Christa irraggiungibile. Invece è proprio lei a<br />
cercarla, piombando in casa sua e scompaginando via via le poche certezze su<br />
cui si fonda l’esistenza di Blanche. Come nel peggiore degli incubi, Christa è<br />
capace contemporaneamente di accattivarsi l’affetto dei genitori di Blanche e<br />
metterla ai loro occhi in cattiva luce. Se Blanche di fronte a un simile attacco<br />
è incapace di reagire, non è solo per inettitudine, ma perché si interroga e<br />
le affiora il dubbio di essere lei tra le due quella sbagliata. Dovrà quindi<br />
cercare in fondo a se stessa delle motivazioni per trasformarsi in una anti-<br />
Christa. Insomma, come spesso accade nelle storie della Nothomb, i personaggi<br />
più che entità reali sembrano incarnare scissioni di personalità del personaggio<br />
principale, aspetti duplici che si fronteggiano fino a che uno dei due non<br />
soccombe. Quale? Leggetelo per scoprirlo.<br />
Colonna sonora: BRAN VAN 3000 Discosis<br />
BAZAR COLLECTION<br />
I PREMI IG NOBEL – Marc Abrahams (Garzanti. 368 pp., 18.50 euro)<br />
Indovina indovinello: che cos’hanno in comune le seguenti tre storie?<br />
Un uomo, dopo essersi punto un dito, emana un fetore putrido per cinque<br />
anni. Un altro somministra del Prozac a delle cozze rendendole felici. La<br />
criminalità a Washington cala drasticamente grazie alle emanazioni mentali<br />
emesse congiuntamente da quattromila meditatori yogi. Sbagliato: non si tratta<br />
dell’ultima raccolta di racconti dello scrittore americano più cool del<br />
momento, ma di uno dei più bizzarri campionari che ci siano mai capitati sotto<br />
gli occhi. Si chiama I premi Ig Nobel ed è il resoconto annuale di una farsesca<br />
premiazione che si tiene a Cambridge e parodia di quella estremamente seriosa<br />
di Stoccolma ricalcandone gli argomenti (economia, letteratura, medicina,<br />
fisica, ecc.). La giuria è composta dai redattori di una rivista di satira<br />
scientifica diretta dall’autore del libro – “Annals of Improbabile Research”,<br />
www.improbable.com per saperne di più – e da un manipolo di scienziati,<br />
giornalisti e altri professionisti provenienti da tutto il mondo. Tanto per<br />
rimescolare le carte, a consegnare i premi Ig e quindi a enunciare le più<br />
strampalate motivazioni che hanno portato ai conferimenti spesso ci sono premi<br />
Nobel in carne e ossa.<br />
Elemento comune alle ricerche premiate è senz’altro la loro<br />
inutilità: forse con l’unica eccezione dell’Ig<br />
per la pace “assegnato alla Marina Britannica<br />
per l’ordine dato alle sue truppe di limitarsi<br />
a gridare ‘Bang!’ invece di usare proiettili”<br />
di cui sarebbe da auspicare una tempestiva<br />
applicazione. A creare ilarità poi ci pensano le<br />
astruse dimostrazioni con pretesa di inoppugnabile<br />
scientificità: pensate che con un po’ di pazienza<br />
potete persino calcolare le probabilità che avete<br />
di andare all’Inferno! Quantomeno ci finirete<br />
ridendo.<br />
Colonna sonora: BILL FRISELL Unspeakable