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N. 21 copia

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Territorio<br />

Il Circeo ha bisogno<br />

di un nuovo PRG<br />

di Franco Domenichelli<br />

CENTRO STORICO<br />

ASSOCIAZIONE CULTURALE “IL CENTRO STORICO”<br />

Nell’editoriale del numero di ottobre<br />

scorso ho esaminato la notizia del<br />

cambio di partito da parte di due consiglieri<br />

comunali dell’attuale Amministrazione,<br />

Antonino Fabrizi e Domenico Buttari, che sono<br />

passati nel gruppo della Margherita. Attraverso<br />

varie considerazioni, esprimevo la mia perplessità<br />

circa l’elaborazione ideologica e culturale dei<br />

due, peraltro assolutamente invisibile, alla base del loro<br />

“trasformismo” politico, elaborazione che avrebbe<br />

dovuto percorrere motivate e oserei dire sofferte fasi<br />

di preparazione.<br />

A conferma di ciò, e allora la mia sensazione diventa<br />

una certezza, vi è quanto accaduto nella seduta lampo<br />

del Consiglio comunale di San Felice Circeo il 30 ottobre<br />

u. s., durante la quale questi stessi consiglieri, pur<br />

appartenendo ormai ad una minoranza, hanno con il<br />

loro voto favorevole contribuito in maniera determinante<br />

al mantenimento del numero legale necessario<br />

all’approvazione della delibera.<br />

Il distacco dal partito di provenienza è quindi solo<br />

tecnico-formale a conferma di quanto più volte sostenuto?<br />

Questi signori seguono un disegno esclusivamente<br />

personale e non un programma di più vasto<br />

respiro?<br />

L’episodio del Consiglio comunale, a mio parere, suggerisce<br />

l’unica sicura risposta alle mie domande senza<br />

dover procedere ad altri approfondimenti.<br />

Non volendo indugiare ulteriormente su questo argomento,<br />

che ha ormai assunto caratteristiche di basso<br />

profilo, per cui non merita più attenzione, desidero<br />

passare ad altri due temi di attualità: l’ordinanza del<br />

Sindaco, dott. Giuseppe Schiboni, con la quale è stato<br />

dichiarato inagibile un intero stabile al Centro storico e<br />

l’ormai annoso problema della metanizzazione del<br />

Centro storico con un epilogo tutto da discutere.<br />

Il 30 settembre scorso Luca e Francesca si sposavano<br />

alle ore 12.00 circa e proprio alla stessa ora veniva affisso<br />

un “divieto di accesso”, a seguito di ordinanza<br />

del Sindaco, alla loro abitazione, inserita in uno stabile<br />

al centro storico, dichiarato inagibile.<br />

Amara incredibile coincidenza per i due giovani, che<br />

per parecchi mesi si erano personalmente dedicati alla<br />

sistemazione dell’immobile per renderlo pulito e accogliente.<br />

Tutto era stato curato con amore e attenzione,<br />

ma soprattutto con grandi sacrifici per raggiungere risultati<br />

molto gradevoli, come avevo avuto modo di vedere<br />

personalmente questa estate. Anche l’arredamento<br />

era stato completato e vi erano stati sistemati<br />

tutti gli effetti personali di Luca e Francesca.<br />

A parte i fatti di cronaca, così profeticamente “annunciati”<br />

dal Sacerdote che aveva celebrato le nozze,<br />

Editoriale<br />

a pag. 3<br />

Videbimus!<br />

Vedremo!<br />

Politica<br />

Giovani, politica e<br />

nuova classe dirigente<br />

di Corrado Ocone<br />

di ALESSANDRO CRESTI<br />

continua a pag. 6<br />

a pag. 5<br />

Il Fatto<br />

M’ama,<br />

non m’ama ...<br />

di E. Dantes<br />

VUOTI DI MEMORIA<br />

a pag. 7<br />

SAN FELICE CIRCEO<br />

Il mio legame con San<br />

Felice al Circeo è<br />

uguale a quello che<br />

ho con Mottola (TA), il<br />

paese in cui sono nato, e<br />

con Roma, dove ho studiato.<br />

A Roma ho frequentato<br />

la Pontificia<br />

Università Gregoriana,<br />

conseguendo la laurea in<br />

Sacra Teologia; mi sono<br />

arricchito di tante nozioni<br />

ma nulla più. A San Felice<br />

al Circeo, invece, sono<br />

maturato come uomo<br />

perché ho frequentato<br />

l’università della vita;<br />

non ho conseguito titoli<br />

accademici, ma ho avuto molto di più. La mia permanenza<br />

in questo paese non è stata lunga: solo otto<br />

anni, ma molto intensi; li ho sempre considerati i più<br />

belli e i più proficui della mia vita.<br />

Fino al 1950 non sapevo neanche che esistesse un<br />

paese chiamato San Felice Circeo. Ne venni a conoscenza<br />

per caso. Mi trovavo a Roma in S. Pietro in occasione<br />

della beatificazione di Maria Goretti e capitai<br />

proprio in mezzo ad un gruppo di Sanfeliciani. Iniziai<br />

la conversazione con un ragazzetto del gruppo, abbastanza<br />

intelligente ed interessato anche ai problemi<br />

dell’arte: partendo dai capitelli corinzi delle colonne<br />

della basilica in cui ci trovavamo, passammo a parlare<br />

dello zio francescano al convento dell’Ara Coeli e infine<br />

di S. Felice Circeo. A cerimonia ultimata ci salutammo<br />

con un affettuoso “arrivederci”. Percepii in quel<br />

momento una strana sensazione: la certezza che avrei<br />

conosciuto S. Felice e che avrei rivisto quel giovane.<br />

Quella sensazione si concretizzò, quando l’ordine religioso,<br />

cui mi onoro di appartenere, acquistò dall’O-<br />

BIMESTRALE GRATUITO - ANNO 4 N. <strong>21</strong> - NOVEMBRE-DICEMBRE 2006<br />

Volevamo creare un’opera di alto significato morale<br />

Il Villaggio della Mercede<br />

Lo ricorda Padre Domenico Acquaro<br />

La redazione<br />

augura Buon<br />

Natale e felice<br />

Anno Nuovo a<br />

tutti i lettori<br />

La scuola<br />

Racconti brevi<br />

di S. Lucenti, L. Giordani,<br />

P. Leo, C. Di Prospero,<br />

M. Gaetano e D. Lucci<br />

pag. 8-9<br />

Visione panoramica del complesso<br />

Cultura<br />

Acropoli o<br />

Recinto fortificato<br />

di Michelangelo La Rosa<br />

a pag. 10<br />

pera Nazionale Combattenti<br />

una proprietà proprio<br />

in San Felice Circeo in<br />

località “Colonia Elena”,<br />

consistente in alcuni ettari<br />

di terreno con dei fabbricati<br />

fatiscenti. L’intenzione<br />

era quella di creare<br />

un’opera di alto significato<br />

morale. L’idea era venuta<br />

ad un nostro religioso<br />

chiamato P. Ovidio Serafini<br />

che voleva, in qualche<br />

modo, attualizzare il<br />

carisma dell’Ordine Mercedario<br />

sorto nel Medio<br />

Evo per la redenzione degli<br />

schiavi cristiani in potere<br />

saraceno, in grave pericolo di perdere la fede.<br />

Non essendoci più quel determinato tipo di schiavitù,<br />

sembrava che l’Ordine non avesse più uno scopo specifico.<br />

Padre Serafini era giustamente convinto del contrario.<br />

I suoi scritti pubblicati dalla rivista “Redenzione”, da<br />

lui fondata e diretta, lo dimostrano senza possibilità<br />

di equivoci. Fu proprio grazie a questa rivista che P.<br />

Serafini ebbe in più occasioni riconoscimenti di alto<br />

valore sociale, politico e culturale. Questi però non lo<br />

appagavano e, non volendo rimanere nell’ambito<br />

della pura teoria, incominciò a tentare di avviare benefiche<br />

iniziative.<br />

Già a Napoli, nell’immediato dopo-guerra, aveva dato<br />

vita ad un’opera a favore delle donne costrette alla<br />

prostituzione per sopravvivere. Ebbe, in quest’attività,<br />

alcuni positivi risultati, ma l’opera non si sviluppò<br />

come lui sperava. In seguito cominciò a pensare ad<br />

un istituto che accogliesse ragazzi bisognosi con una<br />

certa preferenza per i figli dei detenuti. La preferenza<br />

era dettata dal desiderio di prevenire la delinquenza<br />

di ragazzi più esposti e dare conforto ai detenuti<br />

preoccupati per l’avvenire dei figli.<br />

La realizzazione di questo disegno sembrò possibile<br />

dopo il favorevole acquisto della suddetta proprietà<br />

in San Felice Circeo da parte della Provincia Romana<br />

dell’Ordine della B.V. della Mercede. Dopo tale acquisto,<br />

senza perdere tempo e senza un minimo di<br />

continua a pag. 2<br />

Editore: Associazione culturale “Il centro storico” di San Felice Circeo (LT). Corso Vittorio Emanuele, 23. Tel. 333 1904459, fax 06 51985<strong>21</strong>7. E-mail: centrostorico@sanfelicecirceo.info-www.sanfelicecirceo.info - Reg. Trib. di Latina n. 796<br />

del 12/09/2003 - Direttore responsabile: Gloria Gabrielli - Direttore editoriale: Alessandro Cresti . Redazione Carlo Gallone, Stefano Pagliaroli, Tommaso Di Prospero, Maurizio Paolini, Alessia Bravo - Stampato da CSR, via di Pietralata, Roma


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 2<br />

VUOTI DI MEMORIA<br />

segue dalla pag. 1<br />

Il villaggio della Mercede<br />

strutture, il 15 novembre del 1950, sotto i migliori<br />

auspici, con quattro ragazzi, alloggiati in ambienti<br />

adattati alla meglio, si diede inizio alla benefica opera,<br />

cui, impropriamente, fu dato il nome di “Villaggio<br />

della Mercede per i figli dei carcerati”. Con grande<br />

entusiasmo furono intraprese attività di vario genere:<br />

sartoria, ceramica, agricoltura, floricoltura e altro.<br />

Tutte le iniziative cominciavano bene, ma non riuscivano<br />

ad affermarsi, sia perché non ci si affidava alle persone<br />

giuste e sia anche perché lo stesso P. Serafini,<br />

persona colta e di grandi qualità umane, aveva un carattere<br />

particolarissimo. Collaborare è sempre più difficile<br />

che lavorare, collaborare con P. Serafini lo era<br />

molto di più. Forse si deve anche a questo il mancato<br />

sviluppo dell’opera che rimase nei primi sei anni una<br />

cosa insignificante, nonostante le descrizioni piene<br />

d’enfasi che si trovano nella rivista “Redenzione”.<br />

L’enfasi si deve all’entusiasmo del fondatore che<br />

molto spesso riteneva già realizzati i sogni presenti<br />

solo nella sua fervida immaginazione. Nonostante gli<br />

sforzi e la buona volontà, le cose non andavano bene;<br />

presto cominciarono ad affacciarsi molti problemi,<br />

non ultimo quello economico. Inoltre P. Serafini, costretto<br />

a dividere il suo tempo tra Roma, dove curava<br />

la rivista, e San Felice Circeo, con tutti i problemi connessi,<br />

non sembrava più in grado di assolvere agli<br />

impegni crescenti. I superiori ritennero di dover intervenire<br />

e a sostituirlo designarono il sottoscritto<br />

che aveva al suo attivo solo la ricchezza della gioventù<br />

e la totale inesperienza delle cose di questo<br />

mondo, essendo vissuto sempre in convento, dall’età<br />

di undici anni, senza quasi nessun contatto con il<br />

mondo esterno. Tutto lasciava prevedere che sareb-<br />

fino al 1954 Padre Domenico Acquaro<br />

non sapeva nemmeno che esistesse San<br />

Felice Circeo<br />

be stato l’inizio della fine. Molti, infatti, pensarono ed<br />

espressero chiaramente questa loro opinione.<br />

I disegni di Dio però sono inscrutabili; Egli per le sue<br />

opere sceglie spesso gli strumenti meno adatti perché<br />

appaia chiaro il suo intervento. Con sorpresa di<br />

tutti, il Villaggio della Mercede, grazie al cambio, cominciò<br />

a prendere vigore. Non certo in virtù delle capacità<br />

del sottoscritto ma esclusivamente per pura<br />

grazia del Signore, cui furono rivolte molte preghiere,<br />

per intercessione della Madonna della Mercede e<br />

di San Giuseppe.<br />

Quest’ultimo dall’inizio fu richiesto come protettore.<br />

Chi meglio di lui avrebbe potuto aiutare in un’impresa<br />

““<br />

“I ragazzi del Villaggio” con P. Acquaro, che poi sarà il successore di P. Ovidio<br />

Il P. Ovidio Serafini, Fondatore del “Villaggio della Mercede”<br />

tanto difficile? Lui che fece da padre a Gesù, senza essere<br />

padre, doveva sostenere chi si dedicava ad una<br />

missione come la sua: far da padre senza esserlo secondo<br />

natura, non ad uno solo ma a tanti ragazzi.<br />

Paradossalmente fu di molto aiuto il convincimento<br />

nel sottoscritto della propria pochezza e della reale<br />

povertà di mezzi e di esperienza.<br />

Lo spazio della memoria<br />

Per la serie “vuoti di memoria” in questo numero<br />

non parliamo di un personaggio, ma di una struttura<br />

nata negli anni ’50 in località Colonia Elena ad<br />

opera di Padre Serafini dell’Ordine Mercedario allo<br />

scopo di accogliere ragazzi bisognosi, in particolare<br />

figli di detenuti. La nascita, lo sviluppo e la<br />

trasformazione del Villaggio della Mercede sono<br />

descritti da Padre Domenico Acquaro, che lo ha<br />

gestito e diretto per otto anni incrementando con<br />

successo tutte le attività che vi si svolgevano, le<br />

strutture di accoglienza e il numero degli ospiti.<br />

Fu provvidenziale l’ispirazione di coinvolgere i ragazzi<br />

nella gestione dell’opera. Questi risposero egregiamente<br />

e mostrarono spiccato senso di responsabilità<br />

e affetto sincero verso chi si prendeva cura di<br />

loro. L’affezione profonda in molti, ormai padri di famiglia,<br />

perdura ancora. In quel primo momento accettarono<br />

volentieri rinunce e sacrifici senza lamentarsi<br />

pur di superare le difficoltà. In questo si distinsero<br />

i grandicelli che riuscirono<br />

a motivare anche i più piccoli.<br />

Negli uffici pubblici, dove, con<br />

molta semplicità, mi presentavo<br />

per quello che ero, cioè un inesperto<br />

a cui era stato affidato un<br />

compito più grande di lui, ho<br />

sempre trovato la massima comprensione<br />

e sono sempre stato<br />

aiutato. Le cose più complicate<br />

si risolvevano con relativa facilità<br />

e, a volte, per una certa incoscienza<br />

da parte mia. Ero sorpreso<br />

io stesso dei risultati che<br />

andavo ottenendo. A questo<br />

proposito avrei tanti aneddoti da<br />

raccontare.<br />

Molta gratitudine devo soprattutto<br />

al dott. Giuseppe Martino<br />

allora direttore dell’Ufficio Pro-<br />

subentrato a Padre Serafini nella Direzione<br />

del Villaggio della Mercede, lo portò in<br />

pochi anni ad un sorprendente sviluppo<br />

vinciale dell’Amministrazione Aiuti Internazionali di<br />

Latina. Questi, passato un momento di perplessità,<br />

circa la possibilità mia di far sviluppare l’opera, a causa<br />

della giovane età, divenne, in seguito, convinto<br />

sostenitore, consigliere e migliore amico: un’amicizia<br />

a tutta prova che dopo cinquant’anni continua immutata.<br />

A lui si devono molte realizzazioni.<br />

Altro fraterno amico: don Giacinto Tacconi. Che bella<br />

figura di uomo e di sacerdote! Mi aprì subito la sua<br />

casa dove mi sono sempre sentito di famiglia. Grazie<br />

anche a lui, feci molte amicizie e mi inserii nell’ambiente<br />

sociale di San Felice diventando popolarissimo<br />

in tutto il paese, dove mi sono sentito sempre bene<br />

accolto e dove ho potuto contare sulla sincera amicizia<br />

di molti. Purtroppo un buon numero di loro è tornato<br />

alla casa del Padre, tutti, però, sono vivi nel mio<br />

ricordo affettuoso. Mi piacerebbe menzionarne alcuni;<br />

non lo faccio per evitare una difficile graduatoria.<br />

Mi limito ai cognomi più noti: i Cerasoli, i Calisi, i Lanzuisi,<br />

i Di Prospero, i Di Cosimo, i Ceccarelli, i Capponi,<br />

i Di Maggio ecc.ecc.…<br />

““<br />

ancora oggi Padre Acquaro , ormai lontano<br />

da molto tempo dal Paese, sente un<br />

forte unione con San Felice, cui lo legano<br />

tanti ricordi<br />

Non posso non ricordare quelli che hanno lavorato per<br />

ingrandire e abbellire il Villaggio: Vincenzo Capponi,<br />

detto “Calamitone”, con tutta la sua squadra composta<br />

di elementi sempre nuovi ma tutti bravi; i fratelli Vincenzo<br />

e Saverio Diamante, soprannominati “I Ferroni”,<br />

Bruno Pietrocarlo…. tutti seriamente impegnati sotto<br />

la direzione del grande architetto Antonio Valente, che<br />

era sempre disponibile a qualunque chiamata e che<br />

non ha mai accettato l’onorario, solo soddisfatto di<br />

collaborare ad un’opera socialmente utile.<br />

Il Villaggio della Mercede, cui avevo tolto l’indebita<br />

qualifica “per i figli dei carcerati”, rendendolo semplicemente<br />

“Centro Educativo Assistenziale”, si sviluppava<br />

a vista d’occhio: i ragazzi nel giro di cinque<br />

anni erano passati da 14 a 40, poi 70, 100, sino a<br />

146; la maggior parte della provincia di Latina. L’aumento<br />

del numero comportava naturalmente l’ampliamento<br />

degli edifici ma anche il moltiplicarsi delle attività<br />

e la necessità di una ristrutturazione di vita, cercando<br />

di salvare sempre, nei limiti del possibile, lo<br />

stile di famiglia.<br />

All’inizio ero solo, in seguito ebbi la collaborazione,<br />

prima di un anziano religioso e poi di tre giovani confratelli<br />

pieni di zelo e di entusiasmo con i quali condividevo<br />

tutto: lavoro, vita, gioia e preoccupazioni.<br />

I ragazzi erano divisi in gruppi; ogni gruppo aveva<br />

un sacerdote come punto di riferimento.<br />

C’era un buon numero di ragazzetti che frequentava<br />

la scuola elementare in uno stabile adiacente al Villaggio;<br />

un piccolo gruppo frequentava l’Avviamento<br />

Commerciale a Terracina; un altro, non tanto piccolo,<br />

la Scuola Media a San Felice; all’interno dell’istituto<br />

funzionava un Centro di addestramento per falegnami-ebanisti<br />

e per aggiustatori meccanici, e anche una<br />

Scuola Professionale per radio-teleriparatori.<br />

Guardando le cose ora, a distanza di tempo, mi sembra<br />

che, forse, sarebbe stata utile una maggior apertura<br />

alla popolazione locale. In realtà i rapporti non<br />

mancavano. Sia il Centro di Addestramento e sia la<br />

Scuola Professionale erano aperti a chi ne faceva richiesta.<br />

Alcuni si iscrissero e ne trassero vantaggio.<br />

In più occasioni, i ragazzi del Villaggio giocarono<br />

““<br />

continua a pag. 16


Il territorio<br />

Ci sono due paroline che a San Felice Circeo destano<br />

un improvviso brivido e scatenano livori e<br />

sproloqui. Sono, una di seguito all’altra, “Piano”<br />

e “Regolatore”. Oscuro oggetto, ognuno ne interpreta<br />

contenuti e indicazioni a modo proprio. Addirittura<br />

qualcuno arriva a sostenere che a San Felice un<br />

Piano Regolatore non c’è mai stato, invece, lo strumento<br />

urbanistico risale agli anni 70. Molti, ancora,<br />

raccontano che sia punitivo, che non consente nulla,<br />

che in definitiva se l’abusivismo esiste, la colpa è dello<br />

strumento urbanistico, dei suoi vincoli, della impossibilità<br />

di ottenere concessioni edilizie.<br />

“<br />

di Franco Domenichelli<br />

“<br />

a San Felice Circeo il Piano Regolatore<br />

Generale (PRG) risale agli anni ‘70<br />

Anche qui si gioca sull’equivoco e sul falso: il PRG (Piano<br />

Regolatore Generale) attualmente vigente nasce su<br />

indicazione dei gruppi speculativi che, negli anni 70, imperversavano<br />

nel paese. I loro partiti di riferimento erano<br />

la DC, il PSDI, il PSI. In un agitato consiglio comunale<br />

durato tutta la notte (all’epoca le riunioni erano seguite<br />

da un foltissimo pubblico vociante), i gruppi che volevano<br />

costruire a Quarto Caldo si scontrarono con quelli che<br />

avevano i terreni in pianura. Le armi della tenzone furono<br />

pennarello e forbici. In un combattimento epico i contendenti<br />

(volendo ciascuno accaparrarsi tutta la cubatura<br />

disponibile, senza nulla concedere all’avversario),<br />

cancellarono spietatamente ognuno le edificabilità dell’altro.<br />

Su quelle macerie intervenne un commissario regionale<br />

e il Piano Regolatore non poté essere altro che<br />

uno strumento solo tecnico, senza grandi idee, ma anche<br />

senza troppe concessioni alla speculazione (salvo<br />

alcune zone dalla “strana” conformazione). Tutto quanto<br />

era realizzabile ed era affidato ai Piani Particolareggiati:<br />

per vederne qualcuno occorrerà attendere decenni<br />

e con esiti a dir poco deludenti. Ma fu davvero l’assenza<br />

di una concreta pianificazione territoriale a scatenare il<br />

mattone selvaggio?<br />

Quando il PRG era ancora oggetto del difficile travaglio<br />

che lo avrebbe in qualche modo concretizzato, a Quarto<br />

Caldo imperversava la speculazione edilizia, complice un<br />

Piano di Fabbricazione contenente provvidenziali “errori<br />

di battitura”. Le ruspe sfrecciavano su per i costoni, i camion<br />

scaricavano tonnellate di mattoni che si trasformavano<br />

in poche ore in muri e poi in lottizzazioni. Chi doveva<br />

controllare il territorio (Vigili, Forestale, Magistratura,<br />

Forze dell’Ordine) era distratto, guardava altrove<br />

(esattamente come oggi). Qualcuno allora cominciò a<br />

pensare che, se ai “signori” tutto era consentito, come<br />

ci si sarebbe potuti accanire se a Campo La Mola o a Pantano<br />

Marino un sanfeliciano avesse deciso di costruire<br />

una casetta, abbandonando il Centro Storico? Cominciarono<br />

a sorgere quelli che allora erano chiamati “nuclei<br />

spontanei”, per evitare il termine “abusivo”, forse troppo<br />

crudo. Quando la Procura di Roma si decise a intervenire<br />

(in assenza di quella di Latina), i cantieri di Quarto<br />

Caldo furono fermati e sequestrati, il consiglio comunale<br />

decimato dalle sospensioni. Nei nuclei spontanei<br />

continuarono a venir su muri su muri, La Mola e Pantano<br />

Marino non furono più i posti in cui c’era la vigna, l’orto<br />

o la “rolla” con i maiali: si trasformarono in vere e proprie<br />

borgate che chiedevano strade asfaltate, acqua, luce,<br />

fogne. Nel frattempo il Piano Regolatore era stato approvato,<br />

ma la favola del “tanto legalmente non si può<br />

far nulla” era ormai stata lanciata: gli sciagurati condoni<br />

edilizi degli ultimi anni sono riusciti a smantellare del tutto<br />

ogni residuo timore della legge.<br />

Perché il problema torna sempre alle parole: dello strumento<br />

urbanistico non piace quel secondo termine, “regolatore”.<br />

Sono le regole che a San Felice non piacciono,<br />

è il dover piegare l’interesse proprio a quello generale<br />

che pare addirittura una violenza.<br />

“<br />

mentre il PRG era oggetto di discussioni, imperversava<br />

la speculazione edilizia a Quarto<br />

Caldo e sorgono i “nuclei spontanei” alla piana<br />

In questo paese abbiamo imparato che ognuno può fare<br />

assolutamente ciò che vuole, al massimo rischia un sequestro<br />

di pochi giorni, prima che il TAR conceda una comunque<br />

motivata sospensiva. In un impeto di fantasia, si<br />

possono attaccare quattro ruote all’abuso, e il tribunale<br />

lo riterrà amovibile e quindi dissequestrabile. Di eliminare<br />

quanto c’è di illegale, neanche a parlarne. Di perseguire<br />

chi protegge, chi non interviene, chi non vede, chi<br />

non scrive, manco a pensarci.<br />

Se, dunque, un’amministrazione capace e volenterosa<br />

volesse finalmente “regolare” l’urbanistica del paese,<br />

cosa potrebbe fare? Innanzitutto, dovrebbe far capire ai<br />

cittadini che non si vive di solo cemento, che un paese<br />

per dirsi civile ha bisogno sì delle strutture primarie, le<br />

strade, le fogne, l’acqua, ma necessita anche di servizi di<br />

altro tipo: come ovviare alla solitudine di questo paese,<br />

se non creando luoghi e occasioni d’incontro, tornando<br />

a insegnare cosa significa essere una comunità? Come<br />

non rendersi conto che l’inaridimento attuale corrisponde<br />

all’assenza totale di occasioni culturali, di spazi agibili,<br />

di luoghi anche d’integrazione, stante la ormai acquisita<br />

(e benedetta) multiculturalità di ogni paese del mondo?<br />

E poi le prospettive di sviluppo economico: di cosa<br />

vivrà San Felice tra dieci anni? Di un’agricoltura che comunque<br />

sopravvive con difficoltà, di un turismo senza<br />

orientamento né gruppi sociali di riferimento? Si continuerà<br />

a sostenere che è necessario costruire comunque<br />

alberghi senza sapere a chi offrirli e perché, mentre la<br />

concorrenza delle seconde, terze, quarte case abusive<br />

cerca continuamente di sottrarre clienti alle strutture esistenti?<br />

Oggi non è più lecito pensare che la previsione<br />

urbanistica per San Felice possa ancora ipotizzare sviluppi<br />

di edilizia privata, se non limitatamente a poche e<br />

circoscritte zone. Questo anche per un malinteso concetto<br />

della proprietà che qui si è diffuso: chi lo dice che non<br />

si possa abitare una casa in affitto, o che non si possa<br />

contrarre un mutuo per comprarne una legale? Chi lo dice<br />

che ognuno ha diritto di costruire dove, come e quando<br />

vuole? Dunque, un Piano per San Felice occorre e si<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 3<br />

Occorre restituire un minimo di ordine al territorio<br />

Il Circeo ha bisogno di un nuovo Piano<br />

Regolatore, ma a certe condizioni<br />

È possibile che prevalga l’interesse privato a quello generale?<br />

San Felice Circeo - Panorama dall’aereo<br />

“<br />

può fare, ma le condizioni per renderlo utile e non mortale<br />

per il paese, sono che esso si occupi in primo luogo<br />

di restituire un minimo di ordine al territorio: senza questo<br />

riequilibrio non c’è futuro economico né sociale. Nel<br />

disordine, nella illegalità si rischia ogni giorno di naufragare<br />

nel predominio della criminalità. Per un verso occorrerà<br />

prendere atto del disastro finora avvenuto: pur-<br />

a San Felice Circeo non piacciono le regole,<br />

non piace piegare il proprio interesse<br />

a quello generale<br />

troppo i condoni hanno legittimato i reati compiuti dai<br />

furbetti alla faccia degli onesti. Dunque, servizi primari<br />

nelle zone di urbanizzazione consolidata. Ma, contemporaneamente,<br />

avere la certezza che a ogni condono<br />

corrisponda un abuso reale, e non sia solo un paravento<br />

per ulteriori edificazioni; poi strutture pubbliche e al servizio<br />

dei cittadini e del turismo: viabilità decente, servizi<br />

di qualità, accesso ai luoghi storici, fruibilità della costa.<br />

Già, la costa: esiste ancora qualcuno convinto che ulteriori<br />

aggravi edilizi su una zona già tanto compromessa<br />

siano possibili? Si può credere in buona fede che si possa<br />

ancora provocare ulteriore erosione giovando così al<br />

paese e al turismo? La vera sfida è fin da oggi, e siamo<br />

già in ritardo, dare certezza di regole e restituire legalità<br />

a un territorio che altrimenti non potrà che trasformarsi<br />

in un’arida e inutile distesa di cemento. ■<br />

““<br />

SOMMARIO<br />

Editoriale Videbimus<br />

Vuoti di memoria Il villaggio della Mercede 1<br />

Territorio Il Circeo ha bisogno<br />

di un nuovo PRG 3<br />

Archeologia<br />

fantastica Sly Foureyes al Circeo 4<br />

Politica Giovani, politica e<br />

nuove classi dirigenti 5<br />

Lettere Lettere al Direttore 6<br />

Il fatto M’ama non m’ama 7<br />

Scuola Racconti brevi 8-9<br />

Cultura Acropoli o Recenti<br />

fortificato 10<br />

Sociale Ho incontrato<br />

la famiglia Singh 11<br />

Musica Gli “Art Café Novecento”<br />

Delibere 12<br />

Intrattenimento Personaggi – Oroscopo 13<br />

Sport Calcio 14<br />

Tempo libero Cucina – Film<br />

Ora legale – Poesia 15


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 4<br />

Archeologia fantastica<br />

di Stefano Pagliaroli<br />

Non mi riusciva di capire da dove provenisse quella luce<br />

Sly Foureyes al Circeo<br />

Gli amici del Promontorio: “Un ricordo”*<br />

All’inizio di ottobre del 1971 mi trasferii ad<br />

abitare al Circeo. Avevo pensato che cinque<br />

o sei mesi di vita silenziosa mi sarebbero<br />

stati utili per completare il mio libro L’angelo mai più<br />

ritrovato. Erano giorni di grande calma e il cielo aveva<br />

una sua curiosa profondità, insolita da quelle parti,<br />

che secondo me poteva dipendere dall’alchimia<br />

dei raggi solari con il colore delle nuvole e dei riflessi<br />

marini: ma, non essendo né pittore né fotografo,<br />

può essere, si capisce, che sbagliassi. Lavoravo perlopiù<br />

in casa, ma due o tre volte durante la settimana<br />

mi recavo a Roma in taxi fino all’Istituto 1 e ritornavo<br />

al Circeo molto tardi. Per sgranchirmi un po’ preferivo<br />

scendere a circa un chilometro dalla mia abitazione,<br />

non lontana dal porto.<br />

Una di quelle sere, credo fosse l’inizio di novembre,<br />

mi avviavo verso casa con il frammento di una tela<br />

con un angelo dipinto (qui nella foto). Superati, con<br />

passo abbastanza rapido, gli ultimi stabilimenti balneari,<br />

diedi una sbirciata verso la pineta, dove c’è il<br />

convento delle suore. Le cime di quegli altissimi alberi<br />

erano argentate, e non mi riusciva di capire da<br />

dove provenisse quella luce, se dal promontorio o da<br />

Sabaudia o addirittura da Ponza. Mi accorsi invece,<br />

dalla mia ombra, che l’avevo esattamente alle spalle,<br />

che sorgeva da Terracina, la luna dico, così piena e<br />

invitante che, se uno o più mannari acquattati in una<br />

tomba se ne fossero accorti, avrebbero fracassato la<br />

cassa con una sola mano o con una testata pur di<br />

uscire fuori a guardarla. Ma poi folate di vento di terra<br />

scomponevano le chiome raccolte dei pini e la luce<br />

si dissolveva. Allora sentii alcune voci proprio da<br />

quella direzione. Una disse: «Vi sbrigate sì o no? Tirateli<br />

fuori da quelle spelonche, sorelle». Un’altra:<br />

«Grazie infinite per il vostro aiuto». E un’altra: «Siamo<br />

pronti, padre». Seguì la risposta accompagnata da<br />

un’imprecazione bonaria: «Dai, bestioni, è quasi piena,<br />

si va in vetta stanotte: è tutto pronto».<br />

Fu messa in moto una macchina, che si avviò lentamente<br />

proprio nella mia direzione, ma i fari erano così<br />

deboli che illuminavano sì e no alla distanza di un<br />

metro e mi fu facile mimetizzarmi contro una siepe.<br />

Mi passò davanti, a velocità di lumaca e con la marmitta<br />

che borbottava come una pentola di fagioli sul<br />

fuoco, e vidi che si trattava di una Volvo P120, di dimensioni<br />

anche un po’ più grandi delle solite Amazon.<br />

Alla guida c’era un religioso – aveva la tonaca e<br />

il colletto bianco – e nel resto dell’abitacolo altre sei<br />

o sette persone. Nonostante avessi fame, mi venne<br />

l’idea, da buon antropologo, di seguire quella comitiva.<br />

Come l’auto girò a destra in direzione del porto,<br />

mi precipitai a casa e presi la mia Cinquecento. Appena<br />

fui sul lungomare misi le sicure alle portiere. «Li<br />

ho persi», pensai. Ma ecco i due lumini posteriori arrancare<br />

per i primi tornanti del promontorio, verso il<br />

paese. Tenni i fari spenti e in tre minuti li ebbi a meno<br />

di cento metri da me.<br />

Superato il centro storico,<br />

invece di prendere<br />

per Punta Rossa, la vecchia<br />

carretta, con le gomme<br />

praticamente a terra,<br />

parve puntare diritta verso<br />

il cimitero. Lo superò.<br />

Uno dei passeggeri si<br />

sporse dal finestrino come a guardare la luna, ma la<br />

mano sinistra del religioso alla guida, ignoro come riuscisse<br />

ad eseguire quel movimento, lo afferrò e lo<br />

tirò dentro, dandogli una rapida benedizione e poi un<br />

paio di sberle. Tutta la compagnia scoppiò in una ri-<br />

L’Angelo ritrovato<br />

sata sinistra, che però non mi spaventò più di tanto,<br />

perché mi arrivò ovattata e attutita, e inoltre la mia<br />

Cinquecento, come ho già detto, era blindata dall’interno.<br />

Frenai un poco, ma senza perderli di vista.<br />

Su in vetta, parcheggiai in un boschetto di lecci a sinistra<br />

prima della fine della salita. La P120 invece si<br />

fermò sulla ben nota Piazzetta di Circe ed uscirono<br />

sei o sette individui. La luna era ormai alta, quasi a<br />

picco, e lì incominciai a sentire qualche brivido insieme<br />

di freddo e di preoccupazione, quando aguzzando<br />

lo sguardo mi resi conto che i personaggi in questione,<br />

di statura superiore al normale, camminavano<br />

un po’ curvi, a momenti aiutandosi anche con le mani<br />

nell’andatura. Fortuna che si inoltrarono nella macchia<br />

mediterranea, verso i precipizi che si affacciano<br />

sul mare. Dal sedile posteriore sfilai dal fodero una<br />

vecchia doppietta e misi i colpi in canna. Scesi e, accostato<br />

lo sportello senza chiuderlo per non far rumore,<br />

mi avviai in direzione del viottolo che avevano<br />

imboccato. All’ingresso cercai di percepire con l’orecchio<br />

se fossero lì vicino e se potessi carpire eventuali<br />

frammenti dei loro discorsi. No, non erano parole<br />

ormai, ma voci deformate simili a latrati e poi ad ululati,<br />

moltiplicate ed ingigantite da folate di vento che<br />

salivano dal mare. «Ora sì, signor parroco,» pensai<br />

«che è suonata la campana della tua messa». Non potei<br />

trattenermi e decisi di avanzare, fino ad affacciarmi<br />

su una radura.<br />

La luna era così grande e luminosa da accecare e<br />

dovetti accontentarmi di guardarla riflessa nel mare<br />

in fondo al dirupo, lontana almeno cinquecento metri.<br />

Mi volto a destra e li vedo tutti e sette seduti su<br />

enormi pietre bianche sospese sul precipizio, con le<br />

braccia aperte e lo sguardo fisso in alto. Soltanto in<br />

quel momento realizzai: doveva essere il gruppo dei<br />

licantropi locali, soprannominati gli Amici, che tem-<br />

po prima avevo sentito menzionare, senza troppo<br />

crederci o badarci, in un bar mentre facevo colazione.<br />

L’unico problema era, non so se mi spiego, che<br />

i colpi in canna erano soltanto due. «Se l’arciprete si<br />

accorge che sono qui a spiarli,» pensai «sarò costretto<br />

a riservargli un trattamento speciale». Ma<br />

evidentemente avevano ben altro per la testa. Uno<br />

ad uno si sollevarono, allargarono le braccia e si<br />

tuffarono giù. Può essere che risalissero poi come<br />

pipistrelli e cominciassero a svolazzare sopra i tetti<br />

di San Felice Circeo. Il curato fu l’ultimo a buttarsi.<br />

Mi affacciai di corsa, ma era troppo buio e non riuscii<br />

a vedere dove fosse diretto.<br />

Era passata la mezzanotte. Senza voltarmi rifeci il<br />

sentiero e trovai il tempo di scattare una fotografia<br />

alla loro carretta (vedi qui nella foto). Entrai nella mia<br />

Cinquecento e girai per andarmene di corsa. Ma ecco,<br />

non so come, quel vecchio scassone mi aveva già superato<br />

e, con la solita andatura e con i lumini rossi<br />

fiochi e deboli, scendeva verso il paese. Incominciò<br />

ad accelerare, si allontanava sempre più rapidamente.<br />

Mi seminò di uno, poi di due e tre tornanti, tanto<br />

che ad una curva accostai al ciglio della strada, aprii<br />

il finestrino e aspettai il loro passaggio per impallinarli<br />

e chiarire una volta per tutte che il Circeo era un<br />

paese abitato da brava gente. Ma c’erano tanti cespugli<br />

e rami che coprivano quasi del tutto la vista e<br />

udii a malapena il borbottio del motore allontanarsi.<br />

Rimasi con il dito immobile sul grilletto. Alla prossima,<br />

dissi ad alta voce, balordi. ■<br />

* Pubblichiamo in traduzione italiana la prima di una serie di<br />

memorie autobiografiche inviateci dal prof. Sly Foureyes di<br />

New York.<br />

1 Ignoro a quale Istituto faccia riferimento il Foureyes: un<br />

laboratorio di restauro?<br />

Pasta all’uovo<br />

di Federico Fedeli<br />

V.le T. Tittoni, 113 - S. Felice Circeo - La Cona<br />

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Il Circeo<br />

nella leggenda e nella storia<br />

di Tommaso Lanzuisi<br />

e<br />

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circeiense<br />

di Andrea De Sisti


Territorio<br />

di Corrado Ocone<br />

Per affrontare il tema delle classi dirigenti e<br />

dei giovani in politica è prima di tutto necessario<br />

definire bene il concetto. La storia del<br />

pensiero ci aiuta non poco, anche perché la teoria<br />

delle élites è stata formulata e portata a chiarezza<br />

concettuale almeno sin dai tempi di Mosca, Pareto e<br />

Michels. C’è prima di tutto una definizione astratta e<br />

sovrastorica di classe dirigente, corrispondente più o<br />

meno a quello di classe dominante di cui parla Marx.<br />

Classe dirigente è, secondo questa definizione, l’insieme<br />

delle persone che detiene, in una data società,<br />

il monopolio del potere: economico, politico,<br />

ideologico. Essa si contrappone alla massa, cioè alla<br />

classe, maggioritaria, di persone dalla élite dirette.<br />

Può anche essere detta aristocrazia o, con uno<br />

slittamento semantico significativo, borghesia: la<br />

borghesia, dei commerci e delle proprietà è, infatti,<br />

in età moderna, la classe dominante per eccellenza.<br />

Non esistendo in pratica società umana senza classe<br />

dirigente, la differenza fra una società e l’altra dipende<br />

solamente dal modo in cui l’élite in ogni società<br />

si forma e su come è organizzata. In particolare,<br />

la differenza fra una democrazia e un regime non<br />

democratico consiste nel fatto che nella prima è dato<br />

osservare più classi dirigenti in lotta e in competizione<br />

di potere fra loro. E proprio in virtù di questa<br />

competizione o lotta, è<br />

dato altresì vedere come<br />

le classi dirigenti siano<br />

meno statiche nel tempo<br />

e più aperte. E’ il fenomeno<br />

della cosiddetta<br />

“circolazione delle élites”, o della mobilità sociale<br />

verso l’alto. Tanto più questo fenomeno è forte tanto<br />

più si può dire che, in una società, sia sana e vitale<br />

la democrazia. Ora, in Italia, il predominare, in<br />

questi anni, di una gerontocrazia testimonia proprio<br />

dell’incapacità della classe dirigente di rinnovarsi e<br />

integrare forze nuove. E’<br />

la cifra del pantano in cui<br />

ci troviamo. Palude politica,<br />

ma anche culturale<br />

se è vero che la politica<br />

in qualche modo è<br />

espressione dell’etica diffusa in una società. C’è una<br />

retorica che ha molto corso, qui e ora da noi: si incentra<br />

su alcune parole che vengono usate quasi<br />

fossero<br />

parole<br />

magiche:<br />

innovazione,<br />

creatività,<br />

inventiva.<br />

E’ una retorica perché l’innovazione non è un fatto di<br />

parole, ma di atti concreti e pratici. E se troppo se ne<br />

parla è perché questi ultimi mancano: manca l’ispirazione<br />

e la volontà di realizzarli. Ed<br />

è perché predominano, nel dibattito<br />

pubblico, i parolai e i retori. Di<br />

solito i parolai hanno diritto di parola,<br />

mi si scusi il bisticcio, quando<br />

la forza vitale e creativa di una società<br />

è venuta meno. E’ questo, non<br />

altro, il “declino” italiano. Favorire i giovani è l’unica<br />

possibilità per invertire la tendenza. Ma da favorire<br />

sono i giovani in senso ideale: le persone fresche,<br />

creative, innovative, indipendentemente dalla<br />

loro età anagrafica. Nel pensiero liberale si è diffuso<br />

un concetto di classe dirigente che punta su fattori<br />

ideali, non reali. Dirigente è, per i liberali, non<br />

chi guida realmente, ma chi dovrebbe guidare una<br />

società. E compito della politica è proprio quello di<br />

contribuire a creare le condizioni per superare lo iato<br />

fra idealità e realtà, facendo corrispondere quanto<br />

più possibile la seconda alla prima. Il concetto di<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 5<br />

L’unica possibilità per invertire una tendenza è favorire i giovani<br />

Giovani, politica e nuove classi dirigenti<br />

Giovani in senso ideale: persone fresche, creative, innovative, indipendentemente dalla loro età anagrafica<br />

la classe dirigente è quella che detiene il potere<br />

e alla quale si contrappone la massa<br />

“<br />

“<br />

la differenza tra una democrazia e un regime<br />

non democratico è che nella prima le classi di-<br />

“ rigenti sono più d’una<br />

“<br />

élite è in questa prospettiva legato a valori: la responsabilità,<br />

la capacità di vedere le cose in una prospettiva<br />

generale, la capacità di dare l’esempio con i<br />

comportamenti e con gli atti, la misura e la compostezza<br />

che significano volontà di mediazione e di<br />

dialogo con chiunque e su tutto. Benedetto Croce,<br />

che più di altri ha riflettuto in Italia sul concetto di<br />

classe dirigente, ha distinto decisamente, in un noto<br />

saggio del 1928, “la borghesia in significato spirituale,<br />

la borghesia che è detta così per metafora (e<br />

per non felice metafora) dalla borghesia in senso<br />

economico”. La prima, a cui Croce guarda con simpatia,<br />

è, come l’altra, una classe, ma è una “classenon<br />

classe”; è ceto medio, ma nel significato di “ceto<br />

mediatore” fra gli interessi meramente economici<br />

e utilitari. Ed è mediatore perché, dice sempre Croce,<br />

ha di vista un fine più grande dell’interesse dei<br />

singoli, e cioè l’interesse della civiltà. Il liberalismo<br />

è perciò, nella sua ottica, per sua natura “aristocratico”.<br />

Tuttavia, va sottolineato, l’aristocrazia che qui<br />

si predica è un’aristocrazia affatto spirituale: non il<br />

censo, la classe, la razza o qualsiasi altra estrinseca<br />

condizione la determina, ma solamente la coscienza<br />

morale e l’educazione alla libertà. La contrapposizione<br />

di aristocrazia e volgo è pertanto una contrapposizione<br />

del tutto ideale e non empirica e fattuale:<br />

“Pel liberalismo –dice il filosofo- che è nato e rimane<br />

antiegualitario, la libertà, secondo un motto del<br />

Gladstone, è la via per produrre e promuovere, non<br />

la democrazia ma l’aristocrazia, la quale è veramente<br />

vigorosa e seria quando non è aristocrazia chiusa<br />

ma aperta, ferma bensì a respingere il volgo, ma<br />

pronta sempre ad accogliere chi a lei si innalza”. Si<br />

può dire perciò che la classe dirigente è formata da<br />

uomini colti, raffinati, moralmente adeguati, responsabili.<br />

Che cosa ha a che fare la gioven-<br />

tù con questo tipo di uomini? In prima<br />

istanza sembrerebbe nulla. E tant’è che<br />

Croce, in un altro celebre saggio, scrive,<br />

un po’ provocatoriamente, che l’unico<br />

compito che i giovani hanno è quello di<br />

invecchiare. Ma di una provocazione appunto<br />

si tratta. Ed essendo Croce un filosofo anche<br />

per questa parte il discorso va affrontato dando ai<br />

concetti un significato ideale. Da questo punto di vista<br />

si può dire<br />

che il dirigente,<br />

l’uomo di<br />

élite, deve non<br />

solo essere responsabile,<br />

ma<br />

anche deciso:<br />

deve non solo avere capacità analitica, ma anche<br />

sintetica. E non solo di sintesi teorica deve trattarsi<br />

per lui, ma anche di sintesi volitiva e pratica. Ora,<br />

questa capacità, questa particolare forza, può darla<br />

solo la gioventù. E solo le società giovani sanno essere<br />

in questo senso forti e innovative. La responsabilità,<br />

che è dei vecchi basta. Occorre anche la<br />

forza, che è dei giovani. Se si risolve in questo senso,<br />

filosofico, il conflitto generazionale, tutto il resto<br />

seguirà a coda. E chissà che poi, anche nella<br />

realtà, non ci sia dato di vedere anche tanti giovani<br />

ai posti di comando. ■<br />

gli uomini della classe dirigente devono esse-<br />

re responsabili e anche decisi, devono avere<br />

capacità analitica, ma anche sintetica<br />

““


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 6<br />

Editoriale - Lettere<br />

segue dalla prima<br />

Editoriale<br />

Videbimus!<br />

Vedremo!<br />

di ALESSANDRO CRESTI<br />

quando invitava gli sposi ad accrescere il loro amore perché<br />

ne avrebbero avuto bisogno per quelle che d’ora in<br />

poi sarebbero state non più solo rose ma anche spine, ci<br />

sono alcune considerazioni da fare sulla superficialità e<br />

l’incompetenza con cui si è intervenuti, senza considerare<br />

le conseguenze che i gravi provvedimenti adottati<br />

avrebbero comportato, non ultime quelle economiche.<br />

Il provvedimento amministrativo faceva seguito ad un<br />

sopralluogo effettuato dai vigili del fuoco su sollecitazione<br />

di una condomina: sbrigativo e poco scrupoloso il<br />

sopralluogo, superficiale ed affrettata l’ordinanza del<br />

Sindaco.<br />

Non era forse più opportuno che il Comune si facesse<br />

carico, prima di adottare un provvedimento così grave,<br />

di una perizia tecnica approfondita affidata ad esperti<br />

qualificati?<br />

La ricaduta negativa dell’ordinanza non è solo per Luca<br />

e Francesca, pur se la loro storia ha suscitato tenerezza<br />

e interesse, ma anche per gli altri condomini e per le attività<br />

commerciali che si esercitano nei locali a livello<br />

stradale.<br />

Non sarebbe il caso di approfittare proprio di questa vicenda<br />

per intervenire, se si fa ancora in tempo, come un<br />

“Comune amico”, realmente interessato e preoccupato<br />

del benessere dei suoi cittadini?<br />

Mi è capitato di sentire l’opinione di persone esperte, ingegneri<br />

e costruttori, nonché di avere notizia della perizia<br />

di parte, le prime e la seconda di parere opposto e<br />

senza alcun dubbio al risultato del sopralluogo dei vigili<br />

del fuoco. Se è così l’Amministrazione si dovrebbe affrettare<br />

a ripristinare la situazione “quo ante” ponendo<br />

✉ Metano<br />

al Centro storico<br />

Tirai un sospiro di sollievo quando nel 2001, l’Italgas<br />

per circa 40 euro, offrì anche a noi abitanti del centro<br />

storico la possibilità di allacciarci alla rete di metanizzazione.<br />

Sarebbe finito il viavai delle bombole, ci saremmo<br />

potuti riscaldare dimezzando i costi. I lavori iniziarono,<br />

realizzando le prime tratte di rete. Si effettuarono<br />

i primi allacci, ma intanto al centro storico niente,<br />

i tubi del metano rimasero fuori il perimetro esterno<br />

delle mura. Cominciò il gioco dei rinvii: prima non si<br />

volle danneggiare gli esercenti nel pieno della stagione<br />

turistica, poi ci fu il problema della pavimentazione,<br />

in seguito, il colpo di grazia: l’architetto Portoghesi, lo<br />

stesso che non ha proferito parola per l’arlecchinesco<br />

restauro delle meridiane, per una questione di decoro<br />

urbano, avrebbe sconsigliato di apporre i tubi esterni<br />

sulle pareti delle abitazioni. Da qualche mese è stato<br />

chiuso il collaudo e il metano per gli abitanti del centro<br />

storico è diventato un tabù. Ora, considerando che<br />

S. Felice non sarebbe stato il primo centro storico d’Italia<br />

a essere metanizzato (magari con accorgimenti<br />

particolari), mi sono chiesto se tale posizione non<br />

avesse mascherato l’esaurimento dei fondi disponibili.<br />

Invece no, secondo fonti attendibili, i fondi c’erano e<br />

nonostante le insistenze il Comune non ha concesso<br />

l’autorizzazione per effettuare gli scavi. Quello che potrei<br />

definire come “integralismo urbanistico” desta<br />

stupore, soprattutto se si pensa che il nostro amato<br />

fine ad amarezze e disagi, provocati da comportamenti<br />

non dolosi, ma colpevoli sì.<br />

Il problema della metanizzazione del Centro storico richiede<br />

ormai chiarezza e verità, dopo una serie incredibile<br />

di risposte evidentemente diplomatiche date tanto<br />

per tranquillizzare la cittadinanza sempre più pressante<br />

nel richiedere un servizio, di cui ha diritto e che migliorerebbe<br />

la qualità della loro vita.<br />

Ines Colandrea<br />

metano<br />

Anche il Centro storico avrà il metano<br />

La più recente delle dichiarazioni da parte di esponenti<br />

dell’amministrazione locale è quella del consigliere di<br />

Forza Italia con delega all’urbanistica, Vincenzo Cerasoli,<br />

apparsa sulla stampa il mese scorso. Secondo Cerasoli,<br />

che si nasconde dietro un ipotetico parere dell’arch. Portoghesi,<br />

sarebbe impensabile il Centro storico, paragonato<br />

ad un monumento come il Colosseo (paragone decisamente<br />

audace e azzardato), con l’installazione di tubature<br />

per la metanizzazione. Sfugge al Cerasoli e, ahi-<br />

centro storico è tempestato di condizionatori d’aria<br />

esterni, di cavi appesi ai muri, di parabole, di negozi<br />

che vanno dallo stile etnico al postmoderno, senza dimenticare<br />

che alcune abitazioni poste sulla cinta muraria<br />

o poco distanti da essa, fruiscono del servizio di<br />

metanizzazione, tra cui la locale caserma dei carabinieri<br />

e lo stesso palazzo comunale. Oggi, permessi a<br />

parte, l’allaccio alla rete di metanizzazione costerebbe<br />

circa 700 euro a famiglia. Complimenti sindaco, l’idea<br />

di bene comune nella sua azione politica è estremamente<br />

chiara.<br />

Maurizio Paolini<br />

n.d.r.<br />

L’Associazione Centro Storico sta sollecitando spiegazioni<br />

e risposte attivandosi costantemente per una ripresa<br />

dei lavori, che ad oggi appare molto difficile. Gli<br />

interessati saranno continuamente informati.<br />

✉ Riusciremo<br />

ad avere<br />

“Un Comune per amico”?<br />

Egregio Direttore,<br />

sono il padre di Francesca Ceci, conosciuta ormai su<br />

tutto il territorio per la sua disavventura proprio nel<br />

giorno del suo matrimonio con Luca. Per un’ordinanza<br />

del Sindaco di San Felice Circeo, infatti, mia figlia ed il<br />

marito dopo le nozze non sono potuti entrare nella loro<br />

casa in Corso Vittorio Emanuele, perché tutta la palazzina<br />

era stata dichiarata inagibile, in quanto giudicata<br />

pericolante dai Vigili del Fuoco, intervenuti su sollecitazione<br />

della condomina dell’ultimo piano.<br />

Tutto è avvenuto contemporaneamente il 30 settembre<br />

u.s. alle ore 12.00 circa: le nozze di Luca e Fran-<br />

mè anche all’ach. Portoghesi, che lo stesso problema è<br />

stato affrontato e brillantemente risolto in tanti altri Comuni<br />

d’Italia, in alcuni casi storicamente più rappresentativi<br />

del Circeo. Ne ricordo qualcuno: Gubbio, Todi, Sermoneta,<br />

Maenza e Priverno. A questo punto mettiamo fine<br />

una volta per tutte a una serie infinita di chiacchiere<br />

inutili e con senso di responsabilità diciamo ai cittadini<br />

tutta la verità.<br />

Appare assurdo e veramente incomprensibile che<br />

un’Amministrazione comunale, la quale dovrebbe essere<br />

costantemente protesa al raggiungimento del bene<br />

dei cittadini, non abbia saputo utilizzare i fondi che le<br />

erano stati erogati proprio a questo scopo, creando un<br />

danno enorme, che ci auguriamo non sia irreversibile.<br />

Inoltre, ignorando definitivamente il problema, proprio<br />

in questi giorni gli Amministratori stanno per dare il via<br />

ai lavori di pavimentazione di una parte del Centro storico<br />

(Piazza V. Veneto e una porzione di Piazza Dante),<br />

senza che nel progetto ci sia traccia della messa in opera<br />

delle tubatura necessarie all’impianto di metanizzazione,<br />

il che vorrebbe dire che, nel caso di futuro allaccio<br />

alla rete di distribuzione del metano, sarà necessario<br />

smantellare gli stessi lavori di pavimentazione. I cittadini<br />

hanno in tal modo subito un doppio danno, oltre<br />

alla beffa di sentirsi continuamente presi in giro: uno,<br />

non hanno avuto la possibilità di usufruire di un servizio<br />

importante quale quello del metano e l’altro, il costo del<br />

rifacimento parziale della pavimentazione che si dovrà<br />

sicuramente riaffrontare.<br />

Alla luce di questi fatti, quali sono le strategie di questa<br />

Amministrazione così volutamente disattenta ai bisogni<br />

dei cittadini? Quali sono i costi che peseranno sui cittadini<br />

conseguenti a queste infauste decisioni? Quale destino<br />

si vuole assegnare a questo Centro storico, che, se<br />

rivalutato e ristrutturato, sarebbe un fiore all’occhiello di<br />

tutto il territorio?<br />

Come diceva un noto politico italiano: “a pensar male si<br />

fa peccato, ma spesso ci si indovina!” ■<br />

cesca nella chiesa di Santa Maria di Fondi e l’affissione<br />

di divieto di accesso sul portone della loro abitazione.<br />

Pur amareggiato per<br />

l’accaduto, mi sono<br />

subito dato da fare<br />

per cercare di risolvere<br />

il problema. Mi<br />

sono recato in Comune,<br />

dove, dopo un rifiuto<br />

di colloquio da<br />

parte del responsabile dell’ufficio urbanistico perchè<br />

non era giorno di ricevimento del pubblico, sono stato<br />

ricevuto dal Sindaco in persona che mi prometteva una<br />

rapida soluzione anzi rassicurava Francesca, dicendole<br />

di partire tranquilla per il viaggio di nozze perché<br />

certamente al ritorno sarebbe potuta andare tranquillamente<br />

a casa sua.<br />

Invece ancora oggi le cose stanno come prima e Francesca<br />

e Luca si sono sistemati come meglio hanno potuto<br />

a casa mia.<br />

Nel frattempo, affrontando delle spese per me molto<br />

consistenti, mi sono rivolto ad un avvocato per il ricorso<br />

amministrativo e ad un ingegnere per una perizia di<br />

parte, in cui si sostiene che lo stabile non è assolutamente<br />

pericoloso.<br />

Francesca e Luca quando potranno finalmente entrare<br />

nella loro casa? E soprattutto chi ci rimborserà le spese<br />

sostenute oltre ai notevoli disagi sofferti? Quando<br />

riusciremo ad avere “Un Comune per amico”?<br />

Antonio Ceci<br />

n.d.r.<br />

Ce lo auguriamo anche noi in un futuro speriamo non<br />

tanto lontano.


Il Fatto<br />

di E. Dantes<br />

Sfogliando una Margherita al Circeo<br />

M’ama, non m’ama...<br />

Quattro petali: Il Prestigiatore, l’Equilibrista, l’Opportunista e il Precettore<br />

Avolte succede che, quando meno te lo aspetti<br />

o in situazioni di estremo degrado, accada<br />

un evento inatteso, qualcosa che ti convince<br />

del fatto che la vita ha in sè qualcosa di miracoloso.<br />

E così anche dalla palude politica del Circeo è spuntato<br />

un fiore: è nata una Margherita. Certo, ci sono<br />

volute alcune circostanze favorevoli come, solo per<br />

fare un esempio, la vittoria del centro-sinistra alla Regione<br />

Lazio ma, intanto, l’evento c’è stato e sul fatto<br />

s’impone un’analisi o un commento. Noi ci proviamo<br />

e, ispirandoci al classico “m’ama..non m’ama”, cominciamo<br />

a sfogliare...<br />

Con il primo petalo troviamo il Prestigiatore; senza di<br />

lui la cosa non sarebbe nata e a lui va riconosciuta la<br />

capacità di aver applicato in maniera magistrale la<br />

legge di Lavoisier sulla conservazione della materia<br />

che dice “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si<br />

trasforma”. Intendiamoci, si tratta di un esperimento<br />

abituale nel laboratorio della politica italiana ma, in<br />

questo caso, il Prestigiatore è stato proprio bravo: ha<br />

introdotto nel suo cilindro due esponenti di Forza Italia<br />

e li ha tirati fuori trasformati in due paladini della<br />

Margherita. La qual cosa, vista la composizione del<br />

consiglio comunale di San Felice Circeo, ha comportato<br />

che la maggioranza è scesa a dieci elementi mentre<br />

la minoranza è salita a sette. Ma è proprio così?<br />

Proviamo a capire sfogliando il secondo petalo, su<br />

cui rinveniamo l’Equilibrista; qualcuno dice che, molti<br />

anni fa, abbia partecipato alle elezioni provinciali<br />

come esponente del P.C. I. (quello originale) e che,<br />

poi, a tappe forzate, abbia attraversato qualche for-<br />

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mazione di centro per approdare ad Alleanza Nazionale<br />

nel 1996. Qui la sua presenza fu tanto burrascosa<br />

quanto breve, ma il nostro petalo ritrovò il suo<br />

equilibrio facendosi accogliere tra le braccia materne<br />

del partito di Berlusconi che lo gratificò di numerosi<br />

anni di assessorato. Nelle ultime elezioni amministrative,<br />

però, concorse contro Forza Italia e venne eletto<br />

consigliere tra i banchi dell’opposizione per passare,<br />

dopo un paio di anni, nuovamente alla corte di<br />

Re Artù Schiboni e, oggi, tra le file della Margherita.<br />

Ma questa, non vuole essere una critica perché se<br />

tutti se lo sono sempre presi, evidentemente qualche<br />

qualità deve pure averla ed è giusto che anche il partito<br />

di Rutelli se ne serva. Però nessuno si deve meravigliare<br />

se, in consiglio comunale, il suo atteggiamento<br />

risulta incerto; d’altra parte, avete mai visto un<br />

Equilibrista restare fermo su una posizione?<br />

Ed ecco che siamo arrivati al terzo petalo, un petalo<br />

strano che quasi non si lascia sfogliare: è l’Opportunista.<br />

Ed è stata la sorpresa nella sorpresa, il capolavoro<br />

del Prestigiatore che, però, con questo trucco, si<br />

è un po’ scoperto. Infatti, sono stati in molti a chiedersi<br />

come sia stato possibile che proprio il soggetto<br />

che ha raccolto di più in termini di concessioni comunali<br />

(ci segnalano, ad esempio, la convenzione per la<br />

lottizzazione Olympia Farm e la concessione per la<br />

mega-darsena di Golfo Sereno) abbia tradito i suoi<br />

amici della maggioranza. Una bella spina nel fianco<br />

per la Margherita Circensis, una spina che è diventata<br />

molto pungente nel momento in cui una sera, tra i<br />

voti dei consiglieri di maggioranza raccolti dal neo-<br />

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IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 7<br />

eletto Presidente del Consiglio Comunale, se ne è<br />

contato uno di troppo; una spina che si è dimostrata<br />

addirittura velenosa qualche sera dopo quando la<br />

maggioranza, pur non avendo il numero di presenze<br />

necessarie a mantenere il numero legale, ha trovato<br />

nell’Opportunista il sostegno necessario per andare<br />

avanti ed approvare il suo ordine del giorno.<br />

Certamente, in questo modo la Margherita non farebbe<br />

molta strada se non avesse un quarto petalo da<br />

mostrare: il Precettore. Quest’ultimo personaggio è<br />

profondamente diverso dagli altri, tanto che ci sarebbe<br />

da chiedersi che cosa ci fa tra i rutelliani se non si<br />

sapesse del cattivo rapporto che, negli anni, si è venuto<br />

a creare tra lui ed altri partiti della sinistra del<br />

Circeo. Le sue caratteristiche sono una cultura non<br />

comune, una estrazione cattolica radicale, una profonda<br />

esperienza psico-pedagogica, ma anche anni<br />

di lotta in consiglio comunale contro lo strapotere e<br />

l’arroganza di Forza Italia. E proprio dal Precettore,<br />

secondo noi, dipende il futuro della Margherita perchè<br />

dovrà essere lui a rendere credibili gli ex forzisti<br />

e dimostrare di aver “istruito” chi, fino a ieri (o oggi?)<br />

ha lavorato nella stessa direzione che oggi dovrebbe<br />

avversare con tutte le proprie forze. Ci riuscirà?<br />

L’impresa ci sembra di quelle titaniche...<br />

Noi speriamo che il Precettore resti a dare una mano,<br />

comunque vada a finire la sua missione nella Margherita,<br />

dal momento che, per salvare il futuro di<br />

questo nostro paese, è tempo di chiamare a raccolta<br />

tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Anche<br />

perché difficilmente ci sarà un’altra occasione. ■<br />

NOTIZIE IN BREVE<br />

Metanizzazione<br />

del Centro Storico<br />

Con due distinte lettere alla Soprintendenza per i<br />

beni architettonici ed il paesaggio del Lazio e di Latina<br />

è stato richiesto un loro intervento presso<br />

l’Amministrazione comunale di San Felice Circeo<br />

per ottenere la messa in opera della tubazioni necessarie<br />

alla metanizzazione del Centro Storico, prima<br />

che venga realizzata la nuova pavimentazione.<br />

Metanizzazione<br />

del Centro Storico<br />

Ai sensi della legge 241 del 1990, anche a nome di<br />

quei cittadini che hanno già sottoscritto un contratto<br />

preliminare per l’allaccio del metano, allo scopo<br />

di comprendere i motivi della mancata metanizzazione<br />

del Centro Storico, sono state formalizzate alcune<br />

specifiche richieste all’Amministrazione Comunale.


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 8<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO “LEONARDO DA VINCI” Spazio autogestito<br />

di Giammarco Marzella<br />

o avuto gli incubi per un mese, non sai<br />

“Hquanto mi sono spaventata” dissi a mamma.<br />

Ma ritorniamo a quei momenti che hanno rovinato<br />

la mia vita. Era una bella giornata, quando la mia<br />

generosissima sorella Silvia, mi diede una scatolina<br />

rossa e rettangolare. L’aprii e feci la cosa sbagliata,<br />

però non potevo sapere che cosa sarebbe successo.<br />

Dentro, trovai una bellissima collana d’argento con<br />

un ciondolo grande, in cui era nascosto un segno zodiacale:<br />

un leone. Il giorno dopo la indossai; mi stava<br />

molto bene! Andando a scuola tutti mi facevano i<br />

complimenti. Ad un tratto, la collana, iniziò a tremare.<br />

Corsi in bagno dopo averlo chiesto alla professoressa.<br />

La levai e la misi sul palmo della mano. Tremava<br />

ancora. Improvvisamente vidi il leone che camminava<br />

avanti e indietro nel ciondolo. Credevo di avere<br />

le allucinazioni. Mi lavai il viso con acqua fredda.<br />

Non mi sbagliavo, il leone si muoveva veramente!!!<br />

Era piccolo, aveva la criniera arancione e il manto tra<br />

il rosso e il giallo chiaro. Era dolce e aveva gli occhi<br />

a mandorla. Aveva una coda arruffata come un gomitolo<br />

di lana. Decisi di chiamarlo Puffo. Dopo un quarto<br />

d’ora tornai in classe. Quando andai a casa, ero<br />

ancora spaventata. La notte mi giravo e rigiravo nel<br />

letto senza sosta perché avevo gli incubi. Andò avanti<br />

così per una settimana. Decisi di rinchiudere la collana<br />

nella scatoletta rossa e di dimenticarla. Ma non<br />

funzionò, volevo scoprire di più di quello che sapevo.<br />

Decisi di parlare con Puffo. Le gambe mi tremavano;<br />

la prima domanda che gli feci fu: ”Tu sai parlare?”<br />

Puffo non rispose. Feci un’altra domanda ma ancora<br />

il silenzio. Girai il ciondolo. Vidi che veniva da una<br />

gioielleria vicino casa. Il pomeriggio andai, feci vedere<br />

il ciondolo al gioielliere, dicendogli che il leone si<br />

animava, ma egli mi rispose che ero in errore. Insistetti<br />

ma senza risultato. Tornai a casa. Buttai la collana<br />

in un cassonetto e cercai di dimenticare. Avevo<br />

fatto la cosa giusta? ■<br />

Era una sera buia e tempestosa, i fulmini sfrecciavano<br />

ad alta velocità nel cielo e io ero tranquillo<br />

nel mio letto, quando un rombo mi fece alzare<br />

di botto. Cercai subito di tornare a dormire, ma<br />

non vi riuscii. Allora mi misi a giocherellare con la<br />

mia pallina portafortuna la quale in quel momento<br />

sembrava esser passata dal bianco al verde chiaro<br />

quasi fosforescente. Al suo interno sembrava esser-<br />

ci della nebbia; allora la agitai forte e ad un tratto<br />

un lampo, entrando dalla finestra, la colpì con forza<br />

facendola diventare come incandescente. Provai a<br />

toccarla, ma mi scottai le dita. All’improvviso sentii<br />

una voce, mi guardai intorno, ma non vi era nessuno<br />

e il mio sguardo andò sulla pallina ancora calda<br />

nella quale vidi un piccolo essere che mi fissava attentamente.<br />

Per lo stupore battei le palpebre e vidi<br />

di nuovo quello strano animale: era una specie di<br />

lungo serpente verde con una coda a forma di freccia,<br />

due lunghe orecchie a punta come quelle di un<br />

pipistrello orecchiuto, un lungo e snello corpo con<br />

degli strani simboli gialli che teneva acciambellato;<br />

una bocca piatta piena di affilati denti uno più grande<br />

dell’altro, degli occhi con la pupilla molto allungata<br />

con i quali mi fissava accuratamente e delle<br />

corte zampe anteriori con acuminati artigli. Era un<br />

piccolo drago! Il mio impulso mi spinse subito a<br />

chiedergli il nome e lui per giunta mi rispose.”Non<br />

lo so!”<br />

-“Come non lo sai? Va bene se non lo sai te ne darò<br />

uno io, da oggi ti chiamerò Rai. Rai, ti piace?”<br />

-“Si! Molto” rispose.<br />

“Sai almeno come sei finito là dentro?” continuai.<br />

“No! E tu invece come sei finito là fuori?” ribattè il<br />

draghetto<br />

“Non lo so nemmeno io!” risposi frastornato.<br />

Ad un certo punto sentii un forte squillo, mi svegliai<br />

e mi resi conto che era stato solo un sogno. ■<br />

Ormai è da troppo tempo che la nostra Terra<br />

Santa, il luogo dove si trova il corpo di Gesù<br />

Cristo, è sotto il dominio di quei farabutti dei Turchi<br />

Selgiuchidi, bisogna liberarla! Non solo per un motivo<br />

religioso, ma anche per la nostra economia,<br />

perché hanno chiuso i collegamenti con l’Europa, e<br />

quindi non possiamo più commerciare con l’Asia. Se<br />

fossero stati più tolleranti con i pellegrini, noi non<br />

avremmo mai iniziato questa dannata guerra. L’idea<br />

del nostro Papa in un certo senso è buona, perché<br />

almeno noi fedeli possiamo ritornare a pregare in<br />

quei posti, ma dall’altra parte non tanto, perché così<br />

scagliandoci contro di loro (che tra l’altro sono<br />

anche molto forti) si spargerebbe solo sangue innocente,<br />

perché io conosco i miei compagni e so<br />

che in un modo o nell’altro, andranno in quei posti<br />

solo per saccheggiare e non per salvare il sepolcro<br />

di Cristo. Questo è già successo con la prima spedizione,<br />

ma speriamo in bene. Dopo due lunghi e<br />

stancanti giorni di navigazione, siamo arrivati sani e<br />

salvi nel campo di battaglia. Il viaggio però si sta dimostrando<br />

più difficile del previsto. Il caldo è insopportabile,<br />

stiamo bruciando nelle nostre armatu-<br />

Gli aluni della classe IIA si sono<br />

Racconti<br />

Una docente, la prof.ssa Stefania Mari, ha stimolato la fantasia<br />

un contesto storico diverso dall’attuale in alcuni casi, in altri ad immaginare una situazione<br />

L’abilità dei giovani scrittori è stata quella di combinare abbastanza<br />

di Siria Lucenti<br />

Il ciondolo<br />

di Luca Giordani<br />

Sogno o son desto?<br />

di Patrich Leo<br />

Storia di un crociato<br />

re e, in queste ventiquattro ore, già dieci dei nostri<br />

compagni sono morti, perché hanno bevuto dell’acqua<br />

avvelenata. Stiamo camminando ormai da quasi<br />

tre giorni e le escursioni termiche si sentono benissimo,<br />

infatti, il giorno è caldissimo, mentre di notte<br />

fa un freddo bestiale. Il quarto giorno, mentre camminiamo<br />

e camminiamo già da cinque ore, improvvisamente<br />

uno dei nostri compagni dice di aver intravisto,<br />

tra la sabbia trasportata dal vento, una grandissima<br />

città, non ci credo: Gerusalemme!!!!!! Corriamo<br />

tutti verso le mura di questa costruzione. Entriamo<br />

e iniziamo a parlare con i Selgiuchidi, vogliamo<br />

essere gentili con i Turchi e quindi abbiamo<br />

chiesto loro di andarsene senza fare troppe storie e<br />

senza usare le maniere forti. Loro non hanno accettato<br />

e questa è stata la goccia che ha fatto traboccare<br />

il vaso. Abbiamo iniziato a combattere. Alcune<br />

volte riuscivamo ad avere la meglio sui nostri nemici<br />

ed alcune volte invece la situazione si ribaltava.<br />

Questa altalena di eventi è durata diversi mesi fino<br />

a quando un giorno in cui sembrava quasi che ci<br />

stessero per sconfiggere, siamo riusciti a prevalere<br />

sugli avversari e a liberare la Nostra Terra. Abbiamo<br />

subito molte perdite e a dire la verità non è stato<br />

così semplice. Così è terminata la prima delle otto<br />

crociate, che secondo me sono tra gli avvenimenti<br />

più emozionanti e anche più sorprendenti della storia.<br />

Forse perché mi hanno “emozionato” romanzi<br />

storici, soprattutto di questo genere, dove emergeva<br />

il senso del dovere e in questo caso il dovere di<br />

liberare la Terra Santa, anche se poi non è stato<br />

proprio così. ■<br />

di Chiara Di Prospero<br />

Uno strano incontro<br />

Tonf, tonf, bum, bang! Che cos’era? Forse un<br />

terremoto? Una tromba d’aria? O forse una<br />

sparatoria in quel piccolo e sperduto paesino dell’Italia<br />

centrale? No, troppo strano! Così decisi di cacciare<br />

la testa fuori dalle coperte del mio lettino e capire<br />

cosa stesse succedendo. Mi resi conto di essere<br />

nel cuore della notte, in preda ad un temporale di<br />

quelli pazzeschi, sommersa dalle coperte fino al<br />

collo per la fifa che avevo. Così, dopo aver capito<br />

quello che stava succedendo, mi tranquillizzai e decisi<br />

di andare in bagno per rinfrescarmi il viso dato<br />

che era bollente. Raggiunto il lavandino però la mia<br />

attenzione si concentrò su uno strano tubetto di<br />

plastica che stentai a riconoscere e che iniziò a vibrare<br />

sempre più forte finché non iniziò a muoversi.<br />

In preda al panico e non sapendo più cosa fare, decisi<br />

di portarmelo sotto le copertine e di analizzarlo<br />

attentamente. Era il dopo barba di papà! Era lungo<br />

più o meno 20 cm compreso il tappo, di un celeste<br />

chiaro chiaro uguale al colore del cielo nelle prime


di Giammarco Marzella<br />

cimentati in un interessante esperimento<br />

brevi<br />

giornate di primavera, largo 2 cm e poco più con<br />

una scritta orizzontale a caratteri esorbitanti. Essa<br />

era di un bianco splendente, circondata da un riquadro<br />

verdognolo simile al colore di una foglia che<br />

sta appassendo. Preso il coraggio, stappai il dopo<br />

barba ed inspirai profondamente. Restai immobile<br />

senza neanche respirare nell’attesa che qualcuno o<br />

qualcosa si facesse vivo, finché quella strana pasta<br />

gelatinosa non iniziò a formicolare. Impaurita, ma<br />

allo stesso tempo stupita, decisi di avvicinarmi e di<br />

guardare meglio. Una strana cosa poi iniziò a prender<br />

forma e dalle poche linee che pian piano si iniziarono<br />

a delineare capii che si doveva trattare di un<br />

folletto. Aveva gli occhi furbi ed all’insù di un verde<br />

chiarissimo simile all’acqua della Sardegna, trafitto<br />

a sua volta da due pupille nerissime come il colore<br />

della notte, anche il naso era all’insù uguale a quello<br />

dei francesi e una boccuccia di un rosa chiaro simile<br />

al colore di una rosa rossa appena sbocciata.<br />

Le orecchie erano a punta come il pungiglione delle<br />

api e piccole come una formica, i capelli scurissimi<br />

tagliati in modo tale da coprirgli completamente<br />

l’occhio destro, nascosti a loro volta da un bizzarro<br />

e appuntito cappelletto rosso uguale al colore delle<br />

fragole ormai mature. Aveva braccia e gambe corte,<br />

piedi minuscoli che misuravano massimo 1 mm, infilati<br />

dentro un paio di sandali scuri e per lui enormi<br />

dato che erano lunghi 3 mm. Indossava una strana<br />

t-shirt di colore giallo intenso simile ad un raggio<br />

di sole in una giornata cupa, con qualche decoro<br />

sulla schiena e dei pantaloni lunghi e marroni come<br />

il colore del tronco del nocciolo. All’inizio mi fu<br />

difficile stabilire una conversazione ed un contatto<br />

visivo con Frizzy (il nome con cui lo avevo battezzato),<br />

ma dopo un po’ fu tutto più facile. Mi spiegò<br />

molto su di lui, infatti, mi disse che era originario<br />

dell’America centrale, che la sua famiglia era la più<br />

dotta tra tutti i folletti e mi delineò a grandi linee il<br />

suo carattere. Mi disse che era un essere un po’ dispettoso,<br />

furbo ed abbastanza mascalzoncello ma<br />

quando voleva, poteva diventare un vero e proprio<br />

angioletto con i fiocchi, perché amava aiutare la<br />

gente e fare del bene. Purtroppo dopo qualche minuto<br />

Frizzy dovette andare, perché il giorno seguente<br />

doveva partire per le Haway per un convegno<br />

internazionale. Così salutandomi, scomparve.<br />

La sera seguente cercai di rincontrarlo dato che l’incontro<br />

mi aveva divertito molto, ma per qualche<br />

strano motivo non ci riuscii. Era partito veramente<br />

per le Haway? ■<br />

hicchirichì” continuava a cantare imperter-<br />

“Crito il gallo. Mi alzai di scatto, presi in ma-<br />

no un sasso che avevo a me vicino e glielo scagliai<br />

contro, dalla finestra, con tutta la forza che avevo in<br />

corpo. Finalmente tacque… Sbadigliai e mi strofinai<br />

gli occhi con la speranza di mettere a fuoco la<br />

vista, mi recai in cucina e feci colazione col mio solito<br />

ovetto “scrauso”. Mi chiamavo Peppe, ero basso,<br />

scuro di occhi e di capelli, col naso a patata e le<br />

orecchie grandi.<br />

Ero un povero mercante afflitto dal dolore della perdita<br />

della moglie e del figlio. Avevo solo una persona<br />

cui volevo bene, mio padre. In tutti questi anni<br />

era il solo che mi era rimasto accanto in tutti i miei<br />

dolori. Con il mio cane Fido andai al lavoro quando<br />

erano le 6.30. Arrivai, montai la mia bancarella di<br />

ortaggi e frutta e iniziai ad ammazzare il tempo conversando<br />

con Gianni,il mio vicino di bancarella e tra<br />

una chiacchiera e l’altra vendeva. Intanto si fecero<br />

le 13.00. Guardai il mio ricavo… dieci monete d’oro…<br />

bene… era decisamente la mia giornata fortunata!<br />

Iniziai a chiudere la tenda anteriore, quando<br />

quattro persone (dall’abbigliamento erano componenti<br />

delle associazioni a delinquere) si avvicinarono<br />

e mi circondarono. Il più alto mi lasciò un biglietto<br />

sulla fronte e lo spinse forte a tal punto da<br />

farmi cadere, poi mi disse…: ”Puntuale, eh!” e se<br />

ne andarono tutti e quattro. Mi rialzai in preda al<br />

panico, lessi il biglietto: ”Abbiamo una cosa a te<br />

molto cara, se vuoi riaverla vieni al castello del re<br />

alle <strong>21</strong>.00 di questa sera, meglio se da solo”. Ero<br />

in confusione e per la testa mi frullavano strane domande:<br />

”Chi era questa persona a me cara? Cosa gli<br />

avrebbero fatto? Oppure era tutta una trappola, un<br />

tranello?”. Scoppiai in lacrime: ” Perché proprio<br />

io?Una semplice persona come me ?Che avevo fatto<br />

di male”. Mi avviai verso casa con Fido e mi misi<br />

a riflettere. Fido era con me e più caro di lui c’era<br />

solo …MIO PADRE.. oh no! Corsi come un razzo,<br />

entrai in casa mia e scesi al piano di sotto, quello<br />

dove viveva mio padre. Trovai tutto messo a soqquadro,<br />

sedie e tavoli per terra, bicchieri e piatti in<br />

frantumi. Si erano fatte le 14: 00.<br />

Pranzai in dieci minuti e mi preparai ad affrontare<br />

l’appuntamento con quei loschi individui. Tornai al<br />

piano di sotto e con l’aiuto del mio cane cercammo<br />

degli indizi. Fido fiutò una stanza che mio padre teneva<br />

sigillata. La forzai ed entrai. C’erano piccoli<br />

oggetti, alcuni mobili e su un tavolo un libro di poche<br />

pagine, che io riuscii a malapena a leggere. C’era<br />

scritto che serviva la vita di una persona sola, triste,<br />

per rompere un incantesimo. Mentre succedeva<br />

tutto questo, era intanto arrivato il momento di andare.<br />

Corsi al castello del re e lì trovai mio padre in<br />

lacrime con i suoi rapitori.<br />

Mi parlò dell’incantesimo, ma io lo fermai, spiegandogli<br />

che avevo trovato il libro e che ero al corrente.<br />

C’erano un’atmosfera pesante e un’umidità tremenda<br />

in quel campo vicino al castello dove stavamo<br />

noi. Gli uomini dissero che avrebbero potuto uccidere<br />

direttamente mio padre, ma volevano che la<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 9<br />

ISTITUTO COMPRENSIVO “LEONARDO DA VINCI” Spazio autogestito<br />

degli alunni della classe IIA, spingendoli ad ipotizzare<br />

surreale. In entrambe le tipologie il fine è stato quello di utilizzare registri linguistici adeguati.<br />

bene la lingua e il contenuto, offrendo un piccolo saggio delle loro capacità<br />

di Martina Gaetano<br />

Il sacrificio<br />

decisione spettasse a me. Io o lui? Non ebbi dubbi<br />

e offrii me stesso per lo scambio. Lui si oppose, ma<br />

fu inutile. Gli uomini mi puntarono il fucile contro e<br />

spararono senza esitare. Tra lacrime e urla mi accasciai<br />

al terreno. ■<br />

di Dalila Lucci<br />

Un coniglio divertente<br />

Era arrivata di nuovo l’estate! L’orrenda estate<br />

da passare con mia nonna, già stavo male solo<br />

a pensarci. Entrai in macchina e dopo molto tempo<br />

arrivammo sulla vetta della montagna. Lì sorgeva<br />

una casupola vecchia con un tetto di paglia,<br />

quella era casa di mia nonna.<br />

Appena misi piede sulla soglia della porta già sentii<br />

l’odore della solita minestrina insipida. Andai in<br />

camera mia, appoggiai le valigie e osservai l’ambiente:<br />

il letto scricchiolava, le finestre sbattevano<br />

continuamente e l’armadio era l’unica cosa bella di<br />

quella camera.<br />

Non riuscivo a capire come aveva fatto mia madre a<br />

convincermi a restare lì tutta l’estate. Dopo poco<br />

tempo sentii dei passi, era mia nonna. Appena mi<br />

vide mi abbracciò e poi ritornò a mungere le mucche.<br />

Arrivò in un batter d’occhio la sera così, una<br />

volta indossato il pigiama, andai a lavarmi i denti.<br />

Appena aprii il tubetto del dentifricio ...<br />

Non credevo ai miei occhi, tutto questo non era<br />

possibile!<br />

Davanti a me c’era un coniglietto verde con gli occhi<br />

così neri che sembravano dei mirtilli, le orecchie<br />

erano lunghissime e tutte colorate.<br />

Gli chiesi se avesse un nome, ma lui non rispose,<br />

così decisi di chiamarlo Arcobaleno. Lo portai con<br />

me in camera, non avevo paura, mi fidavo di lui.<br />

Caddi in un profondo sonno e mi vennero in mente<br />

due numeri: il 3 e il 7 con un arcobaleno disegnato,<br />

ma il coniglietto non si trovava. Allora cercai di ricordarmi<br />

i due numeri e una volta detti ricomparve<br />

sul letto e iniziò a raccontare la sua lunga storia.<br />

Faceva veramente ridere!<br />

Quella era la prima notte, di tutte quelle che avevo<br />

passato lì, in cui stavo ridendo.<br />

Questo coniglio parlava, non sapevo come facesse<br />

un animale a parlare, ma parlava. Ogni sera sul pelo<br />

gli spuntavano delle strane macchie rosse simili a<br />

ciliegie.<br />

All’ improvviso fece un fischio e scomparve. Continuavo<br />

a chiamarlo, ma nessuno rispondeva. Non volevo<br />

credere alla sua scomparsa, avevamo passato<br />

una serata bellissima insieme e non capivo perché<br />

se ne fosse andato. Mi riaddormentai, ma dopo cinque<br />

minuti, sentii cantare il gallo.<br />

Stava per iniziare una nuova e lunga giornata.<br />

Era di nuovo realtà. ■


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 10<br />

Cultura<br />

di Michelangelo La Rosa*<br />

Una cinta muraria costruita con giganteschi blocchi<br />

Acropoli o Recinto fortificato<br />

Negli Anni ’80 quaranta metri di questo muro è stato danneggiato irreparabilmente<br />

Sulle pendici orientali del Promontorio, a est del<br />

piazzale delle Crocette, sorge il più importante<br />

monumento archeologico attualmente visibile<br />

del Monte Circeo, la cosiddetta “Acropoli”.<br />

Si tratta di un’imponente cinta muraria in opera poligonale<br />

costruita con giganteschi blocchi di calcare accuratamente<br />

lavorati nella parte esterna (che assume,<br />

appunto, una forma poligonale) con piani di posa e incassi.<br />

E’ situata su una piattaforma naturale che sovrasta<br />

l’odierno abitato di S. Felice e declina verso il<br />

mare; la sua quota più elevata (corrispondente pressappoco<br />

all’angolo Nord, dove i Missionari hanno eretto<br />

una grande croce di legno) è posta a m. 350 di altitudine,<br />

ma diminuisce sensibilmente man mano che ci<br />

si avvicina al lato Sud.<br />

Il perimetro attualmente conservato, limitato alle strutture<br />

murarie superstiti, è di circa m. 533 cui vanno aggiunti<br />

m. 122 di lacune corrispondenti a zone di strapiombi<br />

in cui è scomparsa ogni traccia<br />

degli alzati artificiali che originariamente,<br />

però, erano senz’altro presenti sotto<br />

forma di semplici e modesti rinforzi alle<br />

difese offerte dalla natura particolarmente<br />

scoscesa del terreno. Da questa<br />

considerazione si può quindi ricostruire<br />

un perimetro originario di circa m. 655,<br />

inglobante una superficie pressoché di<br />

forma trapezoidale di poco più di due ettari.<br />

Il recinto fortificato quasi da ogni lato<br />

sfrutta appieno le difese offerte dalla<br />

natura del luogo, costituite da strapiombi<br />

e da improvvisi scarti nelle quote sia<br />

nella morfologia del terreno circostante,<br />

tenendo sempre in considerazione criteri di inversionalità<br />

proporzionale tra difese artificiali e difese naturali.<br />

Il lato occidentale del perimetro murario è quello che<br />

più di tutti offre elementi sufficienti per considerazioni<br />

di ordine strutturale estendibili a gran parte del recinto<br />

fortificato, anche se purtroppo circa 40 metri di questo<br />

muro è stato danneggiato irreparabilmente durante<br />

un maldestro tentativo di restauro effettuato negli<br />

anni ’80. L’archeologo Giuseppe Lugli, nel 1928, osservò<br />

che esisteva “…un doppio sistema di muratura,<br />

molto differente fra l’esterno e l’interno, fatto ad arte<br />

per risparmio di tempo e di materiale. Infatti, all’esterno<br />

la parete è liscia, con blocchi ben squadrati e levigati,<br />

uniti al filo gli uni con gli altri e con incassi per<br />

maggior solidità, mentre all’interno i blocchi sono informi<br />

e assai vari per grandezza e quasi per nulla sbozzati,<br />

con zeppe intermedie…”; le due cortine sono separate<br />

da un notevole riempimento di sassi e schegge<br />

calcaree che diventa sempre più esiguo man mano che<br />

aumenta la quota di spiccato del muro, fino a cessare<br />

del tutto verso la sommità del medesimo, dove i blocchi<br />

delle cortine arrivano internamente a toccarsi.<br />

Questa tecnica costruttiva oltre che al Circeo è documentata<br />

anche a Cosa (Ansedonia), Pyrgi (Santa Severa)<br />

e a Norba, e rientra, come già osservato dal Lugli,<br />

nell’ambito di un criterio puramente economico alla<br />

base della costruzione di una struttura muraria che<br />

sia allo stesso tempo solida e di relativamente rapida<br />

esecuzione.<br />

La cortina esterna del lato occidentale risulta uno dei<br />

migliori esempi della III maniera dell’opera poligonale<br />

(opus siliceum): la parete è liscia e ben levigata, i massi<br />

sono magistralmente incastrati e combacianti con<br />

connessioni perfette tra i vari blocchi rinforzati da zep-<br />

pe triangolari. Questo per non offrire appigli alla scalata<br />

degli assalitori ed evitare punti di appoggio a leve<br />

per lo smantellamento.<br />

Ad appena otto metri di distanza dall’angolo settentrionale<br />

si apre, a fil di muro, la porta Nord-Ovest, larga<br />

metri 1,30 circa. Gli stipiti si prolungano per due<br />

metri e mezzo attraversando l’intero spessore delle<br />

mura formando così un vero e proprio corridoio. Ciascun<br />

blocco<br />

esterno dei due<br />

stipiti presenta<br />

sulla faccia rivolta<br />

all’interno<br />

del corridoio un<br />

incasso: ad un<br />

foro quadrato<br />

sullo stipite destro<br />

ne corri-<br />

sponde un altro<br />

a forma di<br />

L capovolta<br />

sul lato sinistro.<br />

Nel primo<br />

veniva inserito<br />

il palo<br />

di chiusura<br />

del battente<br />

che, mediante la particolare conformazione del secondo<br />

foro, poteva essere stabilmente bloccato. Prima del<br />

“restauro”, all’interno del corridoio giacevano alcuni<br />

blocchi che ostruivano la porta, fra questi un grosso<br />

concio pressoché parallelepipedo, caduto all’esterno<br />

del recinto, costituiva uno degli elementi dell’architrave.<br />

A questa porta si dirigeva un sentiero proveniente dal<br />

sottostante abitato di S. Felice, che doveva svilupparsi<br />

con un percorso sinuoso lungo il versante Est del monte<br />

e le cui tracce sono identificabili in brevi tratti murari<br />

di sostruzione in opera poligonale rozza a blocchi di<br />

medie e grandi dimensioni. Questo sentiero era protetto<br />

verso Nord da un lungo muro, costruito nella<br />

stessa tecnica delle sostruzioni stradali che doveva<br />

partire dalla città bassa per giungere in alto fino al recinto<br />

fortificato.<br />

Una seconda porta, da tempo ipotizzata dagli studiosi,<br />

è stata soltanto recentemente accertata e individuata<br />

dalla rigorosa analisi scientifica storico-archeologica di<br />

Giorgio Calzecchi-Onesti e Pietro Tamburini: essa si<br />

apriva lungo il lato Nord del recinto fortificato rivolta a<br />

N-NE, verso cui doveva dirigersi un altro sentiero, più<br />

breve ma assai meno agevole di quello relativo alla<br />

porta Nord-Ovest, proveniente dal centro abitato; di<br />

essa si conservano i<br />

blocchi inferiori dei<br />

due stipiti e parte<br />

dell’architrave monolitico,<br />

il tutto a testimonianza<br />

di una<br />

struttura simile a<br />

quella dell’altra porta.<br />

Mura ciclopiche<br />

All’interno della cinta muraria oltre ai resti, già noti, di<br />

una cisterna con cupola ad aggetto (copertura a tholos),<br />

è stata scoperta, sempre da Calzecchi-Onesti e<br />

Tamburini, un’interessante costruzione absidata in<br />

parte interrata formata da un’unica cortina di blocchi di<br />

piccole e medie dimensioni grossolanamente sbozzati<br />

e sovrapposti a secco. All’interno di questa struttura<br />

sono stati raccolti un frammento di coppa a vernice nera<br />

e due piccole porzioni d’orlo di anfore<br />

greco-italiche: anche se questi<br />

reperti non possono essere analizzati<br />

esaurientemente, a causa del pessimo<br />

stato di conservazione, sono comunque<br />

databili al periodo ellenistico<br />

(III – II sec. a. C.) e possono fornire<br />

qualche indicazione sulla funzione<br />

della costruzione absidata che può<br />

essere considerata un deposito di viveri.<br />

Queste due strutture di servizio<br />

(la cisterna e la costruzione absidata)<br />

sono di notevole importanza per interpretare<br />

il tipo di frequentazione del<br />

recinto fortificato perché potrebbero<br />

aver costituito un elemento essenziale<br />

per la sopravvivenza di persone all’interno<br />

delle mura.<br />

In definitiva, allo stato attuale delle nostre conoscenze<br />

e in assenza di uno scavo archeologico sistematico,<br />

possiamo affermare che il recinto fortificato di Circeii<br />

aveva la funzione non solo di controllare la costa e il<br />

territorio circostante ma doveva essere utilizzato anche<br />

come eventuale rifugio della popolazione dell’abitato<br />

sottostante. A questo proposito si preferisce sostituire<br />

il termine di “acropoli” con quello di “recinto fortificato”<br />

dal momento che, come abbiamo visto, il tipo e la<br />

funzione di questa struttura muraria risultano più aderenti<br />

a una realtà del tutto extra-urbana che ad un<br />

complesso intimamente legato ad un centro abitato sia<br />

per ragioni urbanistiche, sia politiche, sia religiose, tutti<br />

elementi che sono alla base di ciò che, invece, viene<br />

propriamente chiamato “acropoli”.<br />

Per concludere, a che epoca si può far risalire il recinto<br />

fortificato di Circeii. La maggior parte degli archeologi,<br />

sulla base di considerazioni di ordine storico-archeologico,<br />

hanno proposto finora una datazione vicina<br />

al 393 a.C., anno in cui, secondo lo storico greco<br />

Diodoro Siculo fu dedotta al Circeo una colonia di diritto<br />

latino. Recentemente, però, Stefania Quilici Gigli nel<br />

suo studio sulle mura di Norba ha riscontrato delle forti<br />

somiglianze nelle tecniche costruttive fra le cinte murarie<br />

di III maniera di Norba, Circeii, Pyrgi e Cosa. Considerando<br />

che la data della fondazioni della colonia di<br />

Cosa è ben fissata al 273 a.C., l’archeologa inquadra le<br />

fortificazioni di Cosa, Pyrgi e della rocca di Circeii nel<br />

contesto delle difese della costa tirrenica predisposte<br />

alla vigilia dello scoppio della guerra tra Roma e Cartagine<br />

(prima metà del III secolo a.C.). ■<br />

* Fondazione Marcello Zei.<br />

Associazione Culturale “Il Centro Storico”<br />

Coloro che fossero interessati alle nostre iniziative possono telefonare al<br />

n. 328.6110379 o inviare un fax al n. 06.5198 5<strong>21</strong>7<br />

o inviare una e-mail a: centrostorico@sanfelicecirceo.info


Ambiente<br />

di Al. Cr.<br />

Il Punjab, Stato nel nord ovest dell’India, è la terra<br />

dei cinque fiumi e della storia dell’integrazione<br />

culturale e patria dei grandi “guru” (maestri).<br />

Vi sono musei a profusione, e lo stesso può dirsi dei<br />

luoghi sacri con il Tempio d’Oro nella capitale Amritsar.<br />

L’attuale Punjab, porzione decurtata dell’India, è<br />

divisa in tre regioni naturali, Majha, il Doaba ed il Malwa.<br />

Nei giorni scorsi sono stato a casa Singh, famiglia indiana<br />

originaria proprio di questa terra, precisamente<br />

Chak Guru, insediata da diversi anni a San Felice<br />

Circeo, dove i vari membri sono emigrati un po’ alla<br />

volta, per primo il padre arrivato nel 1998 perché alcuni<br />

amici gli avevano trovato lavoro alle locali serre.<br />

Ora fa il falegname con un fratello in un laboratorio<br />

affittato alla Molella.<br />

Dopo un primo imbarazzo generale, il colloquio si è<br />

svolto in modo semplice e anche sorridente con tutti i<br />

membri della famiglia presenti, tranne il capo famiglia,<br />

che è attualmente in India dove ogni tanto torna per<br />

costruire la casa per tutti, così che ogni volta che ci<br />

vanno, hanno dove alloggiare.<br />

Ho sollecitato questo incontro spinto dalla curiosità di<br />

sapere come una famiglia indiana si fosse integrata<br />

nella realtà sanfeliciana, avendo notato da alcuni anni<br />

aa questa parte un sempre maggior numero di persone<br />

provenienti dall’India venire in questo Paese.<br />

Di loro ho avuto bisogno alcune volte per dei lavoretti<br />

in campagna e li ho trovati sempre molto disponibili.<br />

Al cancello di casa mi accoglie Jaspreet quindici anni<br />

già conosciuto alla scuola di Borgo Montenero. Ci sediamo<br />

attorno a un tavolo dopo i saluti e le presentazioni,<br />

mentre la mamma rimane un po’ in disparte su<br />

un divano, ma viene costantemente tenuta al corrente<br />

dai figli di quello che si dice. La loro casa, in affitto, si<br />

trova al pianterreno di una villetta su via Monte Circeo.<br />

E’ arredata in modo molto semplice ed essenziale, ma<br />

non mancano televisione ed elettrodomestici vari. Alle<br />

pareti si notano le loro immagini sacre.<br />

La mamma è l’unica che non parla l’italiano, anche se<br />

lo comprende un po’, frequenta amiche della sua stessa<br />

terra d’origine e solo recentemente si è rasserenata,<br />

perché appena arrivata non si era trovata bene in<br />

un ambiente così diverso dal suo. Ha quattro figli, due<br />

maschi e due femmine.<br />

Tutte queste informazioni mi vengono date perlopiù da<br />

Jaspreet e dalla sorella più grande che è la più disinvolta,<br />

lavora in una cooperativa agricola, dove si preparano<br />

gli ortaggi che vanno poi ai mercati, comprende<br />

e parla bene l’italiano, ha la patente e si sposta con<br />

una sua macchina per andare al lavoro e per fare la<br />

spesa. Per il resto, secondo l’usanza indiana, rimane<br />

sempre in casa con la mamma e l’altra sorella.<br />

La più piccola ha raggiunto il resto della famiglia a San<br />

Felice Circeo per ultima, nel 2005, mentre gli altri erano<br />

arrivati tutti e quattro insieme il 5 settembre 2002.<br />

E’ andata subito a scuola insieme a Jaspreet, ma ha ancora<br />

tanta difficoltà nella lingua, per cui ha bisogno<br />

dell’insegnante di sostegno e delle lezioni d’italiano<br />

nel pomeriggio presso la stessa scuola. I due fratelli<br />

frequentano la terza media e non sanno cosa faranno<br />

dopo, anche se entrambi timidamente mi fanno capire<br />

che vorrebbero continuare a studiare.<br />

Alle ore 16.00 si unisce agli altri il fratello più grande,<br />

di ritorno dal lavoro anche lui presso la cooperativa<br />

agricola, alla guida della sua macchina.<br />

E’ una persona molto socievole, sorridente, entusiasta<br />

del lavoro, dell’Italia e degli italiani ed afferma con decisione<br />

che non vuole tornare in India, dove forse rientreranno<br />

definitivamente solo i genitori tra una decina<br />

di anni.<br />

Con il suo arrivo la conversazione si anima, si parla delle<br />

abitudini indiane, secondo le quali le donne stanno<br />

sempre in casa, mentre gli uomini possono uscire.<br />

Questo continua ad accadere anche in Italia e i ragazzi<br />

spesso escono per incontrarsi con gli amici e stare<br />

con loro in allegria.<br />

I papà indiani si occupano della scelta di un marito per<br />

le proprie figlie e sostengono le spese per il matrimonio.<br />

Anche il loro papà sta cercando un uomo per la<br />

prima figlia, ma sembra che ancora non abbia trovato<br />

quello “buono”. Il matrimonio sarà celebrato in India<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 11<br />

Sono indiani originari del Punjab<br />

Ho incontrato la famiglia Singh<br />

Un esempio di buona integrazione<br />

Taj Mahal<br />

India. Una danza tradizionale<br />

R I S T O R A N T E<br />

Al Convento<br />

di Lolita Capponi<br />

secondo la religione e le tradizioni locali, che prevedono<br />

due giorni di festeggiamenti, tanti amici, molti<br />

doni, begli abiti con stoffe pregiate e colorate e tanto<br />

da mangiare, sia a casa degli sposi che al ristorante.<br />

La loro religione è la Sikh, che continuano a seguire<br />

frequentando un piccolo tempio (Gurdwara) a Sabaudia<br />

due tre volte al mese e pregando in casa i dieci<br />

“gurunanak deuji”. I ragazzi che vanno a scuola, Jaspreet<br />

e la sorella più piccola, seguono l’ora di religione<br />

rimanendo in classe, mentre altri indiani preferiscono<br />

allontanarsi.<br />

Anche per l’alimentazione non hanno avuto problemi,<br />

perché esiste alla Cona un negozio specializzato e<br />

quindi, pur amando i nostri primi piatti, soprattutto pasta<br />

e pizza, continuano a cucinare e mangiare cibi tradizionali<br />

con molto peperoncino e le donne anche qui<br />

in Italia non mangiano carne.<br />

L’abbigliamento è decisamente europeo, tranne<br />

quando si frequentano tra loro.<br />

La conversazione si conclude qui, ma prima di andar<br />

via mi mostrano una video cassetta del matrimonio di<br />

una loro parente: immagini suggestive piene di colori<br />

e di allegria con una serie di rituali che, si ripetono secondo<br />

un antico cerimoniale soprattutto durante la funzione<br />

religiosa.<br />

Allontanandomi avverto la sensazione di una buona integrazione<br />

di tutti i membri della famiglia, dal più piccolo<br />

al più grande con qualche maggiore resistenza<br />

semmai da parte della signora che, insieme al marito,<br />

trova grande difficoltà nell’apprendere l’italiano che<br />

ancora oggi entrambi non parlano. Questa famiglia è<br />

rappresentativa dei tanti indiani che lavorano ormai da<br />

anni le terre sanfeliciane rispettando le regole del posto<br />

e riuscendo nel contempo a mantenere le loro tradizioni<br />

alimentari, religiose e sociali.<br />

Da parte dei sanfeliciani, peraltro, non ho mai sentito<br />

avversione nei confronti di questa grande comunità<br />

straniera, che, evidentemente, ha saputo inserirsi con<br />

discrezione e semplicità. ■<br />

Piazza Mazzini, 4 (Centro Storico) - 04017 San Felice Circeo (LT) - Tel. 0773/546167 - 348.9185443


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 12<br />

Musica<br />

di Al. Cr.<br />

Una piacevole “nota” tutta sanfeliciana<br />

Gli “Art Cafè Novecento” in tournee in Belgio<br />

Dopo la lunga e fervida attività concertistica<br />

di quest’estate, grazie alla quale si sono imposti<br />

all’attenzione di pubblico e critica per<br />

il loro ampio repertorio e l’alta qualità tecnica dei musicisti,<br />

gli Art Cafè Novecento si preparano a partire<br />

dal Circeo e a rappresentare il prestigio del paese anche<br />

all’estero con tre concerti che terranno in Belgio<br />

dalla metà di dicembre.<br />

Il gruppo musicale,<br />

diretto<br />

dal Maestro<br />

Romolo Alessandrelli,<br />

e’<br />

composto di<br />

tutti musicisti<br />

del Circeo,<br />

formatisi in<br />

Conservatorio<br />

e con anni di<br />

esperienza<br />

Delibere di Giunta Comunale<br />

N Data Oggetto<br />

204 del 27/09/06 Richiesta alla Regione Lazio finanziamento per la realizzazione del<br />

progetto assistenza educativa minori “Il Melograno”<br />

205 “ Latina Tellus: dai Latini alle Città di Fondazione. Presentazione progetti<br />

puntuali e coerenti alla L.R. 40/99<br />

206 “ Proroga alla Coop. Calypso del servizio di assistenza domiciliare agli<br />

anziani e assistenza scolastica ai minori disabili, fino ad espletamento<br />

nuova gara d’appalto<br />

207 del 06/10/06 Variazione PEG Settore LL.PP. e Tecnologico<br />

208 “ Variazione PEG<br />

209 “ Rettifica deliberazione di G.C. n. 200/06<br />

<strong>21</strong>0 “ Nomina commissione per la verifica e la valutazione dei progetti area<br />

contrasto alla povertà<br />

<strong>21</strong>1 del 09/10/06 Non proposizione appello al Consiglio di Stato avverso sentenza TAR<br />

Lazio – Latina n. 610/05<br />

<strong>21</strong>2 del 13/10/06 Intervento straordinario utente servizi sociali<br />

<strong>21</strong>3 “ Schema elenco triennale delle opere pubbliche 2007-2008-2009. Approvazione<br />

<strong>21</strong>4 “ Assegnazione delle risorse umane e strumentali ai responsabili di settore<br />

<strong>21</strong>5 del 20/10/06 Progetto: Lavorare insieme per lavorare meglio. Richiesta finanziamento.<br />

<strong>21</strong>6 del 27/10/06 Prelievo fondo di riserva per contributo Istituto Leonardo da Vinci<br />

<strong>21</strong>7 “ Approvazione progetto sistematico di erogazione del servizio taxi sociale<br />

<strong>21</strong>8 “ Autorizzazione attuazione struttura per raccolta differenziata<br />

<strong>21</strong>9 “ Variazione n. 3 al Bilancio di Previsione 2006<br />

220 “ Reclutamento n. 1 istruttore direttivo socio-assistenziale contratto<br />

agenzia interinale<br />

2<strong>21</strong> “ Autorizzazione al ricorso di cosiddette forme flessibili di lavoro per il<br />

settore urbanistico e tutela ambientale<br />

222 “ Presa d’atto dei contenuti della delibera di Giunta 184 del<br />

29/04/1992<br />

223 “ Approvazione graduatoria C.S.L. potenziamento servizi comunali di vigilanza<br />

e controllo.<br />

225 del 08/11/06 Presa d’atto graduatoria operatori e tirocinanti progetto inserimento e<br />

reinserimento socio-lavorativo. Finanziamento Regionale 2003<br />

226 “ Rettifica delibera di Giunta n. 223/06<br />

227 “ Richiesta estensione sistema tariffario Metrebus al servizio Trasporto<br />

Urbano di San Felice Circeo s<br />

Delibere Consiglio Comunale<br />

N Data Oggetto<br />

51 del 18/09/06 Verbale di seduta deserta<br />

52 del 20/09/06 Presa d’atto dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio Comunale<br />

del consigliere Fabrizi Antonino. Nomina nuovo presidente<br />

53 “ Interrogazioni<br />

alle spalle, come il sassofonista Armando Noce, il<br />

batterista Andrea D’Ascia, il chitarrista Manuel Attardo:<br />

si avvale anche della prestigiosa presenza di due<br />

grandi cantanti, la soprana Paola Fabrizi ed il baritono<br />

Carmine Monaco, che si esibiscono regolarmente<br />

nei teatri d’Italia e all’estero.<br />

Gli Art Cafè Novecento nascono da un progetto musicale<br />

di Romolo Alessandrelli, docente di Pianoforte<br />

Armonia e Storia della Musica a Siena e a Roma, il<br />

quale rielabora con originali arrangiamenti Brani del<br />

repertorio napoletano, del Musical americano, di Colonne<br />

sonore di grandi film e, nella formazione in<br />

Trio, brani Jazz, Latin e Bossa Nova.<br />

Il nome Art Cafè Novecento evoca il periodo di inizio<br />

secolo scorso e i locali di Cafè Chantant, dove le orchestre<br />

eseguivano musiche d’ascolto e di intrattenimento.<br />

Ultimamente il gruppo ha tenuto concerti in Ciociaria<br />

e per un importante Premio Letterario. Ora sta preparando<br />

nuove produzioni musicali, con cui si esibirà<br />

dal prossimo Natale (“Da Napoli a Broadway”, ”Racconti<br />

sotto l’albero”, ecc.) e porterà fino all’estate<br />

con una piacevole novità: arrangiare e proporre in veste<br />

moderna antiche e famose Canzoni dedicate proprio<br />

al Circeo!<br />

Proprio per la varietà e la vastità del repertorio, gli<br />

ART CAFE’ NOVECENTO si sono rivelati come uno dei<br />

migliori gruppi musicali del Lazio, ricevendo consensi<br />

e riconoscimenti da personalità musicali e politiche,<br />

tanto che in Belgio i Concerti saranno tenuti per<br />

il Consolato Italiano e per la Festa Annuale della Comunità<br />

Italiana all’Estero.<br />

Al gruppo musicale, che rappresenta un’assoluta nota<br />

positiva nel fervore di rinascita culturale del Circeo,<br />

auguriamo ogni migliore auspicio di successo<br />

per questa mini-tournee all’estero, e li ringraziamo<br />

fin d’ora per il loro impegno a tenere alta l’immagine<br />

ed il nome del Circeo anche al di fuori dei confini<br />

italiani. ■<br />

54 “ Richiesta alla Giunta Comunale di proposizione di ricorso al Consiglio<br />

di Stato avverso la sentenza del TAR Lazio – Sezione di Latina n.<br />

610/05<br />

55 “ Acquisizione di opere abusive al patrimonio comunale su lotto di terreno<br />

foglio 34, mapp. 364. Conservazione delle opere per prevalente<br />

interesse pubblico<br />

56 “ Acquisizione di opere abusive al patrimonio comunale su lotto di terreno<br />

foglio 16, mapp. 392 e 209/parte. Conservazione delle opere per<br />

prevalente interesse pubblico<br />

57 “ Acquisizione di opere abusive al patrimonio comunale su lotto di terreno<br />

foglio 13, mapp. 137/parte. Conservazione delle opere per prevalente<br />

interesse pubblico<br />

58 “ Acquisizione di opere abusive al patrimonio comunale su lotto di terreno<br />

foglio 34, mapp. 12/parte. Conservazione delle opere per prevalente<br />

interesse pubblico<br />

59 “ Acquisizione di opere abusive al patrimonio comunale su lotto di terreno<br />

foglio 2, mapp. 375. Conservazione delle opere per prevalente<br />

interesse pubblico<br />

60 “ Presa d’atto assenza di osservazioni elenchi definitivi e relative perimetrazioni<br />

aree boschive percorse dal fuoco periodo 2000/2004<br />

61 “ Ratifica variazione n. 1 al Bilancio di previsione anno 2006<br />

62 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio avv. Michele Perrino D.I. nn.<br />

<strong>21</strong>2/06, 234/06, 232/06<br />

63 del 25/09/06 Esame ed approvazione del rendiconto di gestione anno 2005 con allegati<br />

64 “ Approvazione nuovo Regolamento Edilizio comunale<br />

65 “ Approvazione schema di convenzione e d’obbligo per edificazione in<br />

zona agricola artt. 57-58 e 76 L.R. 8/99<br />

66 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Turco Silvio e Tholosano<br />

Maria Teresa<br />

67 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Casertano Angelina<br />

68 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Mazza Laura<br />

69 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Catani Giovanni<br />

70 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Ziarelli Maria<br />

71 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Ricci Antonia<br />

72 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Cicconi Giovanni<br />

73 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Madonna Santolo<br />

74 del 29/09/06 Elezione del presidente del Consiglio Comunale<br />

75 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio pagamento parcella avv. Igino<br />

Marcelli<br />

76 “ Riconoscimento debiti fuori bilancio D.I. avv. Michele Perrino<br />

77 “ Variazione n. 2 al bilancio di previsione anno 2006<br />

78 “ Ricognizione stato di attuazione dei programmi di salvaguardia degli<br />

equilibri di bilancio<br />

79 “ Modifica delibera n. 49/06. Punto ritirato<br />

80 del 30/10/06 Comunicazioni del sindaco<br />

81 “ Edificazione in zona agricola ai sensi degli artt. 57,58 e 76 della L.R.<br />

n. 38/99. Modifica schema di convenzione e d’obbligo approvato con<br />

del. di C.C. n 65/06<br />

82 “ Approvazione perizia integrativa di alienazione Cerasoli Gennaro<br />

83 “ Approvazione perizia di alienazione Botta Giovanni Eugenio<br />

84 “ Approvazione perizia di alienazione Pinotti Cinzia<br />

85 “ Approvazione perizia di alienazione Averardi Michela. Punto ritirato


Personaggi Tipici - Oroscopo<br />

di Simonetta Capponi<br />

Per sbaglio le fu dato il cognome della madre<br />

Vincenza Mirimik<br />

Non sarebbe male parlare una volta tanto delle donne<br />

di San Felice Circeo, e in particolare fare un<br />

omaggio a mia nonna Vincenza Mirimik, che rappresentano<br />

bene le condizioni di vita della prima metà del secolo<br />

scorso.<br />

Vincenza Mirimik nacque a S. Felice Circeo il 29 febbraio<br />

del 1904, anno bisestile, e già dalla nascita iniziarono<br />

i suoi primi problemi.<br />

Essendo nata un mese dopo la morte del padre, la madre<br />

Adele Mirimik, non sapendo a chi si rivolgesse il dipendente<br />

comunale, alla domanda di come ti chiami, diede<br />

il suo cognome da ragazza e non quello da sposata.<br />

Così mia nonna si ritrovò, dopo tre fratelli che portavano<br />

il cognome del padre, Calisi, ad aver il cognome della<br />

mamma (Mirimik).<br />

La cosa la feriva molto, ma a noi nipoti intrigava a tal<br />

punto, che iniziammo delle ricerche per sapere l’origine<br />

di questo cognome, unico al Circeo e scoprimmo così<br />

che era austriaco. Pare, infatti, che al tempo in cui gli austriaci<br />

dominavano l’Italia, una mia antenata ne sposò<br />

uno con questo cognome, che purtroppo con mia nonna<br />

sarebbe finito. Aveva tre fratelli Davide, Maria e Aristide.<br />

Il padre, che non conobbe mai, si chiamava Fortunato.<br />

Era molto bella e ricordo che quando ero bambina un anziano<br />

signore ebbe a dirmi, che al Circeo vi erano cinque<br />

belle donne e di queste cinque mia nonna Vincenza<br />

era la prima. Si sposò con<br />

Di Genua Giovanni anche lui<br />

con cognome unico al<br />

Circeo . Ebbe otto figli: Donaldo,<br />

Alfonsina, Duilio,<br />

Guido, Ada, Vera, Remo e<br />

Velio. Lavorava molto in casa<br />

e alla “cesa”, zona del<br />

Circeo dove i miei nonni coltivavano<br />

l’orto e una vigna<br />

di uva “cesanese”. Abitavano<br />

tutti in una sola<br />

grossa stanza, sopra a “gliu curtile” senza acqua corrente<br />

e servizi igienici. Le mura divisorie erano fatte da un<br />

filo di ferro a mezz’aria su cui si appendevano tessuti<br />

colorati per dividere i vari ambienti, una grossa finestra<br />

posta molto in alto era l’unica a dare luce. L’acqua si<br />

prendeva nelle fontane del paese, dove si faceva la fila<br />

con la tipica conca di coccio chiamata la “cannatozza”,<br />

che aveva qualche disegno, tracciato con una tinta rossa.<br />

Per lavare la biancheria, invece, si andava a “funtana<br />

cupella” dove l’acqua scorreva abbondante e dove le vasche<br />

permettevano di fare grossi bucati, chiacchierando<br />

e ridendo di cuore. Ci si prestava il sapone e anche la cenere<br />

per il lavaggio. Finito il tutto, mia nonna si metteva<br />

il bucato in testa e con qualche figlio che l’accompa-<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 13<br />

gnava ritornava a casa. Un giorno i tedeschi riuscirono a<br />

spaventare mia nonna a morte. Per un sabotaggio ad una<br />

linea telefonica a pochi passi dalla sua capanna (in<br />

quel periodo erano tutti sfollati al campo, detto cesa), i<br />

tedeschi volevano a tutti i costi il colpevole e decisero di<br />

fucilare mio zio Donaldo.<br />

Grazie però ad un tedesco che parlava bene l’italiano e<br />

che riuscì a spiegare al comandante la tesi di mia nonna,<br />

e cioè che non era razionale sabotare la linea proprio<br />

di fronte alla propria abitazione, a mio zio Donaldo<br />

fu salvata la vita.<br />

Da quel giorno non stette più bene.<br />

Le foto di mia nonna sono rare perchè non amava farsi<br />

fotografare. In tutto credo che ne abbia fatte due, una da<br />

giovane e una da anziana.<br />

Le donne del Circeo, di cui si parla poco, sono state le<br />

persone che più hanno dato al Paese, perchè hanno<br />

avuto tutto il peso della vita difficile di quei tempi senza<br />

mai lamentarsi, tanto lavoro, tanti sacrifici, guerre, uomini<br />

che spesso facevano fare loro lavori pesanti e pretendevano<br />

molto. Neanche quando Mussolini chiese loro<br />

di “dare oro alla Patria” si lamentarono e donarono<br />

anche le fedi nuziali. Mia nonna è morta il 15 agosto del<br />

1975, dopo tanti anni vissuti paralizzata, ma ha sempre<br />

conservato serenità, dignità e rassegnazione per la sua<br />

malattia e tanto amore per tutti. ■<br />

Oroscopo di Dicembre 2006 di Aldebaran<br />

Ariete<br />

dal <strong>21</strong>/3 al 20/4<br />

Il mese inizia bene con la Luna nel vostro<br />

segno e Giove in posizione felice.<br />

Non dovete avere paura ad esprimervi<br />

liberamente altrimenti potreste perdere<br />

il sapore di vivere gli eventi fino in<br />

fondo. Saturno vi è amico.<br />

Leone<br />

dal 23/7 al 23/8<br />

Con la presenza di Venere e Giove, in<br />

ottimo aspetto al vostro segno, avrete<br />

un mese splendido, ricco di soddisfazioni<br />

e di giorni sereni. Saranno possibili<br />

anche cambiamenti di lavoro, compresi<br />

miglioramenti economici.<br />

Sagittario<br />

dal 23/11 al <strong>21</strong>/12<br />

Sarà un mese molto intenso e pieno di<br />

risultati. Giove resterà nel vostro segno<br />

per un anno intero e vi spianerà la<br />

strada per realizzare tutti i vostri progetti<br />

e aspettative. L’amore … se non<br />

c’è … lo incontrerete presto.<br />

Toro<br />

dal <strong>21</strong>/4 al 22/5<br />

Avete vissuto ultimamente confusione<br />

e difficoltà, ma ora la musica sta cambiando.<br />

Energie planetarie vi offriranno<br />

amicizie ed incontri disinteressati<br />

che vi riserveranno sorprese ed aiuti.<br />

Ora toccherà a voi fare tutto il possibile<br />

per tornare a sorridere.<br />

Vergine<br />

dal 24/8 al 22/9<br />

Cercate di dedicare più tempo alle vostre<br />

relazioni sentimentali e alla vita di<br />

coppia … ne vale la pena! Un intuito<br />

formidabile vi farà andare dritti alla<br />

meta. Momento favorevole per comunicare<br />

e farti comprendere e forse anche<br />

per catturare coloro o chi desiderate.<br />

Capricorno<br />

dal 22/12 al 20/1<br />

Dedicate un po’ di tempo allo sport per<br />

recuperare l’equilibrio psico-fisico. Il<br />

periodo è favorevole per abbandonare<br />

la presunzione e chiedere consiglio.<br />

Cercate di mantenere alto il vostro spirito<br />

pratico.<br />

Gemelli<br />

dal 23/5 al <strong>21</strong>/6<br />

La dissonante posizione di Giove e Venere<br />

vi impegnano in amore ed, in generale,<br />

nei rapporti. Necessità economiche<br />

vi spingeranno a fare cambiamenti<br />

più saggi. Con l’anno nuovo gestirete<br />

tutto molto meglio. Auguri!<br />

Bilancia<br />

dal 23/9 al 22/10<br />

Ottimi influssi stellari vi faranno sentire<br />

vitali e sicuri di voi stessi e questo<br />

si rifletterà in amore ed anche nel lavoro.<br />

Venere e Plutone favorevoli vi<br />

doneranno fascino e magnetismo …<br />

perché non approfittare?<br />

Acquario<br />

dal <strong>21</strong>/1 al 19/2<br />

Energia, capacità ed esperienza sono<br />

le qualità che dovete mettere in campo.<br />

I risultati non si faranno attendere.<br />

In amore siete un po’ tiepidi. Amicizia<br />

e affetto non bastano ad alimentare la<br />

fiamma dei sentimenti.<br />

Cancro<br />

dal 22/6 al 22/7<br />

Grazie al vostro sesto senso potrete<br />

trovare il modo più rapido e diretto per<br />

risolvere alcuni problemi. È un buon<br />

momento questo: sappiate sfruttarlo al<br />

massimo. In amore qualche risentimento<br />

del passato può venire a galla…<br />

cercate di superarlo con generosità.<br />

Scorpione<br />

dal 23/10 al 22/11<br />

È possibile che vi giungano nuove proposte<br />

di lavoro: cercate la giusta decisione.<br />

Aprite il vostro cuore, lo avete<br />

tenuto lontano dall’amore per troppo<br />

tempo. Saturno vi sostiene: potete organizzare,<br />

negoziare ed il fiuto non vi<br />

manca.<br />

Pesci<br />

dal 20/2 al 20/3<br />

I migliori influssi astrali si dirigono sul<br />

vostro segno, pertanto sarà un ottimo<br />

mese ed anche i sogni diventeranno<br />

realtà. Netta ripresa nel lavoro. Soddisfazioni<br />

ben meritate.


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 14<br />

Sport<br />

di Tommaso Di Prospero<br />

Calcio<br />

La Circe e la dea bendata<br />

Un inizio di campionato incerto e discontinuo<br />

quella faccia un po’ così … quell’espressione<br />

un po’ così … che abbiamo<br />

“Con<br />

noi che abbiamo visto …”, comincia in<br />

questo modo una delle canzoni più conosciute di Paolo<br />

Conte che sembra adattarsi bene con l’inizio di campionato<br />

della squadra di mister Ceccarelli. In effetti, il cammino<br />

della Nuova Circe in queste prime giornate è stato<br />

alquanto incerto ed è stato caratterizzato dalla mancanza<br />

di continuità. I risultati ottenuti al Ballarin non hanno<br />

avuto riscontro nelle partite giocate in trasferta, anche<br />

se a mio avviso, la Nuova Circe ha qualcosa da recriminare<br />

sulla trasferta di Bassiano, in quella al Francioni di<br />

Latina, contro la Sa.Ma.Gor e soprattutto in casa della<br />

Nuova Itri. L’inizio, per uno scherzo del calendario, ha<br />

visto la squadra sanfeliciana impegnata sul proprio campo<br />

di gioco, in uno storico derby contro i “cugini” del<br />

Montenero Calcio e davanti ad una cornice di pubblico<br />

straordinaria (almeno 500 persone al Ballarin!), le due<br />

formazioni hanno dato vita ad un incontro ricco d’emozioni.<br />

Dopo appena due minuti, è arrivata la prima emozione<br />

con un calcio di rigore a favore del Montenero. Ci<br />

ha pensato il portiere Petrilli a detronizzare il penalty<br />

battuto da Belprato, con un grande intervento, gettandosi<br />

alla propria destra e deviando la palla in angolo.<br />

Dopo pochi minuti, è arrivato l’uno-due della Circe che<br />

con Benetti ha portato la squadra rossoblu sul doppio<br />

vantaggio. La prima delle due reti è arrivata grazie ad<br />

un’azione di rimessa, con il capitano sanfeliciano che riceveva<br />

il pallone leggermente defilato sulla sinistra rispetto<br />

al fronte d’attacco ed appena arrivato in area faceva<br />

partire un gran tiro che s’infilava sotto l’incrocio, un<br />

attimo dopo, sempre in contropiede, era Mancini che volava<br />

verso l’area e veniva messo giù, ed ancora Benetti<br />

con grande freddezza trasformava il calcio di rigore<br />

spiazzando Puntel, l’estremo difensore del Montenero.<br />

della squadra del borgo con il campionato<br />

di Prima Categoria è stato molto<br />

L’impatto<br />

difficile ed anche se con molta fatica, il<br />

Montenero sta provando a tirarsi fuori dalle “sabbie<br />

mobili” della zona retrocessione. Dopo due meritate<br />

promozioni, che hanno portato il Montenero fino in<br />

Prima Categoria, era logico attendersi una certa difficoltà<br />

nell’affrontare un campionato pieno di squadre<br />

attrezzate, con giocatori esperti e navigati. La rosa<br />

del Montenero è rimasta quella dell’ultima storica<br />

promozione, ed i pochi innesti effettuati non sono<br />

serviti a colmare la distanza con le altre squadre del<br />

campionato. Nel derby contro la Circe, la squadra del<br />

borgo non ha demeritato sul piano del gioco, ma ha<br />

palesato evidenti limiti difensivi e d’inesperienza,<br />

poiché la prima rete è arrivata su azione di rimessa e<br />

la terza a causa di un’autorete. Poi, sono arrivate in<br />

successione le sconfitte contro il Campoverde per 2-<br />

1, con il Gianola per 2-0 e con la Sa.Ma.Gor per 2-1,<br />

La terza rete per la Circe arrivava verso la fine della partita<br />

grazie ad un’autorete. Nella trasferta di Bassiano, la<br />

formazione sanfeliciana soffriva nei primi minuti, quando<br />

dopo una “dormita collettiva” arrivava la rete del<br />

Bassiano. La ripresa era un monologo della squadra<br />

sanfeliciana che schiacciava il Bassiano nella propria metà<br />

campo e pur non creando azioni da rete pericolose,<br />

teneva in apprensione la retroguardia lepina. Dopo l’eccellente<br />

prova contro la “corazzata” Bassiano, la seconda<br />

trasferta consecutiva sul terreno del Campoverde, si<br />

trasformava in una “Caporetto”, con la Circe che subiva<br />

ben cinque reti. Un’involuzione tecnica e fisica che non<br />

trova nel “caso e nel fato” gli unici colpevoli, poiché tutta<br />

la squadra si dimostrava impalpabile ed abulica.Il<br />

pronto riscatto, arrivava nella partita interna contro il<br />

Gianola, formazione del comprensorio formiano, nella<br />

quale la Nuova Circe, dopo l’immediato vantaggio di<br />

Mancini che metteva in rete un assist di capitan Benetti,<br />

chiudeva il conto nella ripresa con una doppietta di Sacchetti.<br />

Nella successiva trasferta di Latina contro la<br />

Per il Montenero un inizio traumatico<br />

Emergono evidenti limiti dovuti a mancanza di esperienza<br />

di Tommaso Di Prospero<br />

Gioia a fine derby<br />

con la squadra del capoluogo<br />

che trovava il goal<br />

della vittoria a tempo scaduto.<br />

La serie di sconfitte,<br />

veniva interrotta sul campo<br />

dell’Atletico Bainsizza, e dopo lo svantaggio iniziale,<br />

la squadra di mister Vinciguerra raddrizzava l’incontro<br />

grazie alla rete di Sortino. L’attesa vittoria, sfumava<br />

ancora una volta nella partita interna contro la<br />

Nuova Itri, e dopo aver accarezzato il sogno dei primi<br />

tre punti, grazie ad un calcio di rigore trasformato<br />

dal bomber Capponi a metà della ripresa, la squadra<br />

del borgo, veniva raggiunta dall’esperto Triolo<br />

(ex della Nuova Circe) dopo pochi minuti. Nella trasferta<br />

successiva, sul campo del Sermoneta, il Montenero<br />

perdeva per 2-0, ma l’incontro veniva sospeso<br />

prima dello scadere del tempo, perché la squadra<br />

del borgo perdeva la testa subendo ben cinque<br />

espulsioni. ■<br />

“Amatori Circeo”,<br />

nuova realtà calcistica<br />

Lodevole iniziativa da parte di un gruppo di giovani<br />

sanfeliciani che hanno dato vita ad una<br />

nuova realtà calcistica. Gli Amatori Circeo, questo il<br />

nome del sodalizio calcistico, è nato per volontà di<br />

alcuni appassionati di calcio, che per anni, si sono cimentati<br />

sui campi di calcetto e che ora hanno deciso<br />

di provare l’emozione che può dare un campo di calcio.<br />

Come ci ha raccontato Felice Capponi, l’allenatore<br />

della squadra, il fine è quello di creare un gruppo<br />

in grado di vivere piacevolmente ed in modo spensierato<br />

i due allenamenti previsti in settimana, e,<br />

chiaramente, senza l’ansia da risultato per la partita<br />

del sabato. È chiaro che la squadra degli amatori, che<br />

da quest’anno entra a far parte della “grande famiglia”<br />

della F.I.G.C (Federazione Italiana giuoco Calcio),<br />

non vuole fare la semplice comparsa, e, pur<br />

mantenendo lo spirito tanto caro al Barone De Coubertin,<br />

vuole ritagliarsi uno spazio importante che<br />

possa darle visibilità a livello locale. Gli Amatori Circeo<br />

giocano le partite casalinghe all’Aldo Ballarin di<br />

Mezzomonte. L’inizio della squadra sanfeliciana in<br />

campionato è stato eccellente, poiché gli Amatori Circeo<br />

hanno inanellato tre vittorie in altrettante partite,<br />

un buon viatico per una stagione da protagonisti. ■<br />

“Organigramma della società”.<br />

Presidente - Rossato Mirko.<br />

Vicepresidente - De Min Riccardo.<br />

Segretario - Avvisati Aldo.<br />

Consiglieri - Calisi Gionata, Mancini Toni,<br />

Altobelli Patrizio.<br />

Sa.Ma.Gor, la Circe sfiorava la rete in almeno tre occasioni<br />

con Bono, Tulli e Recchia. Le reti della Sa.Ma.Gor,<br />

che si era semplicemente limitata a controllare il gioco a<br />

metà campo, arrivavano negli unici due svarioni della difesa<br />

sanfeliciana. Ancora una volta la Circe, nel successivo<br />

incontro con l’Atletico Bainsizza, faceva valere il fattore<br />

campo, anche se pagava a caro prezzo il troppo<br />

nervosismo con l’espulsione di Recchia e Bono. La rete<br />

della vittoria arrivava verso la fine del primo tempo, grazie<br />

ad un calcio di rigore di Sacchetti per fallo su Bono.<br />

Nella trasferta di Itri, la Circe giocava la miglior partita<br />

della stagione, e dopo la rete subita all’inizio del primo<br />

tempo, su chiara azione di fuorigioco, prendeva in mano<br />

la partita e sfiorava a più riprese il goal del pareggio.<br />

Un palo di Macciacchera su punizione, un salvataggio<br />

sulla riga sempre sul difensore rosso-blu ed una miriade<br />

di palle goal, che un po’ per imprecisione, un po’ per<br />

la bravura dell’estremo difensore della formazione dell’Itri<br />

non entravano in rete. Clamorosa la palla che veniva<br />

tolta dalla rete, a tempo scaduto, su un preciso colpo<br />

di testa di Roberto Capponi. In seguito, per la formazione<br />

di mister Ceccarelli, sarà fondamentale il recupero di<br />

capitan Benetti e di Recchia, i due elementi di maggior<br />

qualità, entrambi alle prese con problemi di natura muscolare,<br />

tenendo ben presente che alcune sconfitte sono<br />

maturate a causa del calo di concentrazione e per la<br />

mancanza di un “pizzico di cinismo” in più nel momento<br />

di concludere a rete. ■


Lo spazio della città<br />

Baccalà in umido<br />

con uva passa<br />

Ingredienti:<br />

500 grammi di baccalà ammollato e<br />

spinato<br />

2 cipolle medie<br />

500 grammi di pomodori<br />

pelati<br />

50 grammi di uva passa<br />

farina<br />

olio<br />

sale<br />

alloro<br />

Tagliate il baccalà a piccoli pezzi, friggetelo<br />

in olio ben caldo e mettetelo da<br />

parte.<br />

In un tegame,possibilmente<br />

di coccio,<br />

ponete l’olio, le cipolle affettate e<br />

due foglie d’alloro. Lasciatele appassire<br />

a fuoco lento girandole spesso.<br />

Aggiungete quindi i pomodori pelati,<br />

salate e lasciate cuocere la salsa per<br />

circa 30 minuti.<br />

Aggiungete il baccalà, l’uva passa e lasciate<br />

cuocere ancora per 10 minuti affinché<br />

i sapori si amalgamino. Servire<br />

caldo. ■<br />

da “LA VISCOTTA<br />

Ricette di San Felice Circeo”<br />

di Angela Bassani<br />

ORA LEGALE<br />

<br />

Osservatorio di giurisprudenza<br />

IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 15<br />

I l<br />

nuovo film di animazione digitale della<br />

Dreamworks si tinge di nuovo di verde. Do-<br />

po l’orco buono Shrek è la volta di Steve, la<br />

siepe che separa il mondo naturale da quello culturale, gli<br />

eroi selvatici con coda, pelliccia e carapace dai meno intrepidi<br />

umani, la parsimonia degli animali del bosco dagli<br />

sprechi dei suburbani.<br />

RJ è un procione ingordo e opportunista che fa sempre per<br />

sé. A dargli una lezione ci pensa l’orso Vincent, a cui RJ ha<br />

cercato di rubare le provviste accumulate per il letargo. Nella fuga rocambolesca<br />

le leccornie di Vincent finiscono sotto un tir in corsa e RJ è costretto all’ultimatum:<br />

recuperare il cibo perduto entro una settimana o diventare cibo per orsi.<br />

L’incontro con una scombinata famiglia allargata in cui convivono appassionatamente<br />

una tartaruga, una puzzola, uno scoiattolo, due opossum e cinque istrici,<br />

correggerà il suo egoismo. A loro, sempre a caccia di provvigioni per l’inverno,<br />

RJ rivela Suburbia, la città degli uomini oltre la siepe.<br />

Dietro quel muro verde, la gang del bosco farà scorpacciate di cibo ghiotto e di<br />

amicizia. Pur nella semplificazione manicheista che vuole da sempre gli animali<br />

buoni e gli umani cattivi, La gang del bosco è una spassosissima favola ecologica<br />

che denuncia l’avidità consumistica e la vocazione guerrafondaia della middle-class<br />

americana, incarnata dal temibile disinfestatore Verminator e dalla perfida<br />

Gladys Sharp, presidente dell’Associazione dei Proprietari del ridente rione<br />

Rancho Camelot, saccheggiato allegramente dalla sbrigliata gang. Un film d’animazione<br />

dove adulti e bambini potranno ridere delle esilaranti gag comiche del<br />

protagonista e dei suoi simpatici e generosi amici. ■<br />

di Antonio Di Salvo<br />

Navigazione – Resistenza contro motovedetta della Guardia di Finanza – Reato di resistenza<br />

contro nave da guerra – Sussistenza (codice della navigazione, art. 110; Legge 1409/1956,<br />

art. 6).<br />

Corte di Cassazione – Sez. III Penale – sentenza 14 giugno/<strong>21</strong> settembre 2006 n. 31403<br />

.<br />

L’art. 1100 del codice della navigazione prevede che il comandante o l’ufficiale della nave, che commette<br />

atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione da tre<br />

a dieci anni. La pena per coloro che sono concorsi nel reato è ridotta da un terzo alla metà.<br />

Nella fattispecie risolta dalla Cassazione con la sentenza segnalata, una motovedetta della G.d.F. aveva<br />

intercettato un’imbarcazione intenta in attività di pesca abusiva notturna nella laguna veneta che – nonostante<br />

l’intimazione dell’alt – era fuggita ponendo in essere una manovra di dolosa collisione con l’imbarcazione<br />

dei militari cagionandone la rottura dell’elica.<br />

La sentenza richiamata rappresenta un’inversione di tendenza rispetto al precedente orientamento giurisprudenziale<br />

(cfr. Cass. 34028/2003) secondo il quale, nel caso di attività di contrasto alla pesca abusiva<br />

da naviglio della G.d.F., non .<br />

Ebbene la sentenza n. 31403/06 ha ribaltato la precedente interpretazione ritenendo, quindi operante<br />

l’art. 6 della L. 1409/1956, in tutti i casi di operazioni contrabbandiere e ciò in quanto, lo scopo perseguito<br />

dalla normativa del 1956 è quello di sanzionare quali reati-ostacolo tutte le attività, anche violente,<br />

di elusione/sottrazione ai controlli della G.d.F. non potendosi esigere dai militari un preventivo riscontro<br />

circa la natura del carico o la tipologia della condotta illecita posta in essere (contrabbando, pesca<br />

abusiva, ecc.).<br />

(Per un più ampio commento si rinvia a Guida al Diritto, n. 43 dell’11.11.2006, pag. 76 con nota di A.<br />

Cisterna).<br />

Per avere una risposta ai tuoi quesiti legali scrivi una e-mail a: oralegale@sanfelicecirceo.info<br />

Il film più visto<br />

di ALESSIA BRAVO<br />

LA GANG DEL BOSCO<br />

ANGOLO DELLA POESIA<br />

Sublimi<br />

reminescenze<br />

di Tommaso Di Prospero<br />

di Tim Johnson<br />

La memoria torna sovente a quei giorni<br />

oggi tanto distanti da me, e sono nitide<br />

le immagini, gli odori e le parole come se<br />

per incanto quei ricordi amino farsi cullare<br />

soavemente, da una melodia che ha le fattezze<br />

di un’estate ricca di quella rigogliosa gioventù che ora<br />

mi sta salutando.<br />

Com’è dolce ai miei occhi l’amore<br />

sofferto di quella stagione ruggente, invadente<br />

fin dentro l’anima, sublime nel suo sadico dolore<br />

ed incantevole con il suo onirico profumo.<br />

Improvviso, dirompe e si sprigiona dai miei<br />

occhi, istantanee con colori cangianti,<br />

dalla mia pelle che prova brividi di piacere<br />

al solo pensiero di quello sfiorare come<br />

un tiepido alito di vento, dalla mia bocca<br />

umida che invano cerca la sua,<br />

lontane sensazioni che fuggono via,<br />

come la musica che testimone di quell’estate<br />

volava in aria…<br />

Gennaio 2006


IL CENTRO STORICO DI SAN FELICE CIRCEO PAG. 16<br />

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Lieto evento<br />

Ai neo genitori Manuela e Graziano Stocco,<br />

vivissime congratulazioni per l’arrivo il 7 govembre<br />

del piccolo Leonardo. Da Pina, Chiara<br />

e le colleghe del Conad.<br />

Anniversario<br />

22 ottobre. Leandro e Lucia festeggiano i 55<br />

anni di matrimonio. Auguri dai figli<br />

segue dalla pag. 2<br />

Il villaggio della Mercede<br />

nella squadra di calcio di San Felice Circeo suscitando<br />

negli spettatori entusiasmo ed applausi.<br />

Alcuni Sanfeliciani lavorarono come operai nel Villaggio<br />

e per il Villaggio; altri intervennero direttamente<br />

nella formazione dei ragazzi sia attraverso la scuola<br />

( maestre, maestri, professoresse e professori) e sia<br />

in attività parascolastiche, alcune molto interessanti.<br />

Tra queste voglio ricordare la banda musicale costituita<br />

grazie al determinante impegno del musicista<br />

Nicola Capponi. Questi, (un poco per la passione alla<br />

musica che si portava dentro e un poco, forse, per<br />

una certa rivincita su Vincenzo Ceccarelli, musicista<br />

anche lui e quindi rivale, per “gelosia di mestiere”)<br />

con i ragazzi del Villaggio. riuscì a creare un discreto<br />

complesso bandistico, richiesto per prestazioni anche<br />

in altri comuni della provincia di Latina.<br />

Lasciai San Felice Circeo il 22 settembre 1964. In<br />

quel momento il Villaggio aveva grande visibilità ed<br />

era guardato con simpatia. Il mio distacco, anche se<br />

in parte voluto, non fu e non poteva essere indolore,<br />

lasciavo una grande eredità di affetti, anche se portavo<br />

con me la ricchezza di un’esperienza irripetibile.<br />

I miei brevi ritorni a San Felice fino ad un certo tempo<br />

sono stati veramente gratificanti, ora lo sono molto<br />

meno. Tanti amici non ci sono più, le persone che<br />

non conosco e dalle quali non sono conosciuto sono<br />

ormai la maggior parte, inoltre la trasformazione del<br />

Villaggio mi procura un dolore immenso. Troppi sono<br />

i ricordi legati ad altri tempi di cui ho tanta nostalgia<br />

ma che so bene non ritorneranno mai più.<br />

Non sono comunque indifferente verso questo paese<br />

dal quale ho avuto molto e col quale ho contratto<br />

un debito non giuridico ma morale, quindi più obbligante.<br />

Lo posso pagare solo con la riconoscenza.<br />

Posso quindi solo riconoscere il mio debito, ma<br />

estinguerlo: No! ■<br />

PAOLA<br />

Parrucchiera<br />

Via XXIV Maggio, 18 - S. Felice Circeo<br />

tel. 0773.549010<br />

riceve per appuntamento<br />

Compleanni<br />

– 3 dicembre. Auguroni a zio Nani il più ruspante e simpatico della famiglia Ramazzotto.<br />

– Ad Alessandra un piccolo pensiero da tutta la famiglia per augurarle un Felice Compleanno il<br />

3 dicembre.<br />

– 3 dicembre. A Gian Marco il bimbo più bello, simpatico ed esplosivo del Borgo Tantissimi Auguri<br />

per il suo 1° Compleanno dalla sorellina Francesca, dai nonni e dalle zie.<br />

– Tanti Auguri di Buon Compleanno il 5 dicembre a Gaia Ciaglia dalla sorellina e dai genitori.<br />

– Batini Manuel il 15 dicembre festeggia il Compleanno. Tanti Auguri dalla famiglia.<br />

– 15 dicembre. Buon Compleanno a Sara Micco dalla sua amichetta Giulia Matacchioni.<br />

– Tanti Auguri ad Ornella Munari il 16 dicembre dalla famiglia, in particolare dalla cucciola di casa.<br />

– Felice Compleanno il 17 dicembre a Tiziano Lamberti da tutto lo Staff familiare.<br />

– Buon Compleanno a Marco il 23 dicembre dalla sua dolce metà Elisa.<br />

– Il 25 dicembre non è solo Natale ma anche il Compleanno della nostra sorellina Donatella perciò<br />

doppi Auguri da tutte noi.<br />

– 26 dicembre. Al nostro papà Pietro infiniti auguri di Buon Compleanno.<br />

– Anna Della Rocca il 27 dicembre allunga la lista dei suoi anni. Dalle amiche delle cene …Tanti<br />

Auguri.<br />

– Il 27 dicembre Luciano Marin compie gli anni. Come al solito farà finta di niente! Ma non ci<br />

scapperà! Tanti auguri dai numerosi amici.<br />

– Al mio papi Luciano un grande bacione per il suo compleanno il 27 dicembre. Giordana.<br />

– 31 dicembre. Auguri a nonna Pia, la più bella che ci sia, per i suoi 60 anni. Da Chiara, Samuele,<br />

Barbara, Simone, Roberto e il paziente Gino.<br />

– 3 gennaio. Nicolina Capponi detta Semiramide, festeggia il suo 93° compleanno. Auguri dai figli,<br />

genero, nuore e nipoti.<br />

– 6 gennaio. Buon Compleanno ad Annamaria Bonaldo. Mai data è stata più profetica. Dalle amiche<br />

del Borgo.<br />

– Buon Compleanno ad Erick Ceglia il 9 Gennaio da mamma e papà.<br />

– 10 gennaio. A Valentina con amore auguriamo un felice compleanno mamma, papà, sorelle e<br />

nipoti.<br />

– 10 gennaio. Tantissimi auguri ad Emanuele da mamma, papà e sorelline….<br />

– 11 gennaio A Francesca la stellina di casa….tanti affettuosi auguri da tutta la famiglia.<br />

– 18… che bel numero!! Cara Michela un Augurio sincero il 16 gennaio di Buon Compleanno<br />

dalle amiche del Borgo.<br />

– 16 gennaio. Buon Compleanno a Negri Marcello dalla sua cara mogliettina.<br />

– Auguri…Auguri…Auguri……il <strong>21</strong> Gennaio alla nostra mamma Pina Barbisan. Giulia e Rossana.<br />

– Felice Compleanno ad Anna Maria Veglianti il <strong>21</strong> Gennaio dalla sorella Margherita.<br />

– Capponi Amelia il 26 Gennaio compie…..tanti auguri dalla sua amica Paola.<br />

– 28 gennaio. Buon Compleanno ad Alberica Pagliaroli dalla famiglia<br />

– Tanti Auguri a Giorgia Ciaglia il 28 Gennaio per il suo Compleanno dalla sorellina, mamma e papà.<br />

Compleanno<br />

I Soci dell’Associazione “Il Centro<br />

Storico” brindano ai 100 anni di<br />

Domenico Ceccarelli detto Memmo,<br />

nato a San Felice Circeo il 16 gennaio<br />

1907.<br />

Auguri di altri anni di vita serena.

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