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“Corrispondenti: curricula a<br />

direttore@vicenzapiu.com<br />

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curricula a<br />

editore@manymedia.it<br />

www.vicenzapiu.com<br />

Quindicinale di fatti,<br />

personaggi e vita vicentina<br />

Ospedale unico<br />

di Schio, contratto<br />

da rinegoziare<br />

pag 10<br />

Valchiampo,<br />

ultima chiamata<br />

per i fanghi<br />

pag 11<br />

Lo<br />

spettacolo<br />

è finito<br />

pag 13<br />

Direttore responsabile Giovanni Coviello In edicola il venerdì<br />

uN’altra storia<br />

C<br />

’è un giovane nordafricano che da<br />

qualche inverno soggiorna clandestinamente<br />

nella nostra ospitale città. A.K.,<br />

queste le sue iniziali, alcune notti fa stava<br />

morendo congelato non avendo trovato riparo<br />

in alcun luogo coperto. Dopo essere<br />

stato allontanato dalle sale di attesa della<br />

locale stazione ferroviaria, pare abbia cercato<br />

rifugio all’albergo dei poveri e presso<br />

alcuni centri d’accoglienza, dove tuttavia<br />

gli sarebbe stato rifiutato ricovero perché<br />

sprovvisto di un documento d’identità.<br />

Solo di primo mattino, ormai semi-congelato,<br />

è stato soccorso per strada da alcuni<br />

passanti. Un gesto di carità cristiana che<br />

gli ha salvato probabilmente la vita. Ma è<br />

un caso. Altrove, in questi stessi giorni, ci<br />

sono stati barboni morti di freddo sotto i<br />

ponti delle nostre civili e progredite metropoli<br />

o bambini arsi vivi in una fetida baracca<br />

di un limitrofo, ignorato mondo.<br />

di Paolo Mele Senior<br />

Poche ciàcole<br />

n° 207<br />

11 febbraio 2011<br />

euro 1,00<br />

e Ovest - Alto Vicentino<br />

I fatti vincono sulle parole<br />

L<br />

’esplosione del degrado di San Lazzaro,<br />

dopo la chiusura momentanea di campo<br />

Marzo (qualcuno conosce il principio dei<br />

vasi comunicanti? Se chiudi <strong>qui</strong>, si apre lì) affrontato<br />

con sante fiaccolate e laici sit in, ma<br />

soprattutto con tanto fariseismo. L’emergenza<br />

abitativa per i nuovi poveri affidata alla<br />

programmazione del “caso per caso”, mentre<br />

centinaia di appartamenti rimangono sfitti.<br />

La cultura, come il sociale, uccisa dai tagli<br />

e dall’insensibilità di chi dovrebbe capire<br />

che crescita economica o, per l’altra linea di<br />

pensiero, decrescita umanizzata richiedono<br />

investimenti sul sapere e sulla ricerca, da<br />

sempre non graditi a chi per mantenere il potere<br />

nel medioevo spacciava per conoscenza<br />

le litanie recitate in latino dai contadini e ora<br />

cortocircuita i neuroni residui con Il Grande<br />

fratello e con Amici. E quanta comunicazione<br />

per nascondere o distrarre dai problemi<br />

reali! Questo numero di <strong>VicenzaPiù</strong>, l’ultimo<br />

prima di quello che ci darà la medaglietta<br />

dei cinque anni di vita, risponde alla “propaganda”<br />

con tanti “contributi” giornalistici<br />

esterni: e chi ha scritto risponde di cosa ha<br />

scritto. E’ il nuovo che possiamo fare noi,<br />

oltre che continuare a denunciare e segnalare<br />

fatti e misfatti. Eppure è possibile una<br />

Vicenza nuova, tra i mille silenzi mafiosi che<br />

da tempo la avvolgono più della nebbia, se la<br />

Valbruna degli Amenduni, famiglia cardine<br />

dei cosiddetti poteri forti locali, è capace di<br />

firmare con i sindacati, tutti, un contratto<br />

migliore per i dipendenti di quello della Fiat<br />

made in Marchionne. E se lo scrive un vecchio<br />

“comunista”, orgoglioso di esserlo, come<br />

Giorgio Langella c’è una lezione: i fatti, prima<br />

o poi, vincono sulle parole. Anche a Vicenza.<br />

di Giovanni Coviello<br />

Valbruna batte Mirafiori<br />

Continua a pag 5...<br />

interessante confrontare due accordi<br />

È recentemente firmati tra aziende e la<br />

controparte sindacale. Mi riferisco al famoso<br />

accordo imposto da Marchionne a<br />

Mirafiori e a quello, forse meno famoso ma<br />

altrettanto importante, siglato alla Valbruna<br />

di Vicenza. Il primo ha visto la firma<br />

solo di una parte dei sindacati (FIM-CISL,<br />

UILM, FISMIC, UGL), il secondo è stato<br />

firmato da tutte le organizzazioni sindacali.<br />

Questi due accordi sono differenti sia<br />

per forma che per contenuti.<br />

di Giorgio Langella<br />

Gran<br />

casino<br />

Valdastico sud,<br />

voce di un espropriato<br />

Quando dalla dorsale euganea si piega<br />

verso il Polesine si attraversa una porzione<br />

di quella campagna veneta che negli<br />

anni del boom economico è sempre stata<br />

additata come «poco sviluppata». Proprio<br />

grazie a questo «mancato sviluppo» però,<br />

più che in altre zone della regione, il territorio<br />

si era mantenuto un po’ più intatto<br />

che in altre realtà ben più industrializzate.<br />

Moretti,<br />

la vice ambiziosa<br />

Continua a pag 4... Continua a pag 3...<br />

di Marco Miglioni di Alessio Mannino<br />

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+39 0444 022567<br />

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Scommettiamo che Alessandra Moretti<br />

ce la ritroveremo in un posto-chiave,<br />

una candidatura prestigiosa, forse persino,<br />

in un futuro, a correre come aspirante sindaco?<br />

Oggi è la vice di Variati («me lo propose<br />

lui per fargli, diciamo, da contraltare»),<br />

nonché assessore all’istruzione e alle<br />

politiche giovanili.


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l’intervista<br />

Direttore Responsabile<br />

GIOVANNI COVIELLO<br />

direttore@vicenzapiu.com<br />

Editore<br />

MEDIA CHOICE s.r.l.<br />

Via Pirandello, 11 - Vicenza<br />

Tel/fax 0444 923362<br />

info@mediachoice.it<br />

Pubblicità<br />

MEDIA CHOICE s.r.l.<br />

MANY MEDIA s.r.l.<br />

Via Pirandello, 11 - Vicenza<br />

Tel/fax 0444 923362<br />

info@mediachoice.it<br />

info@manymedia.it<br />

Redazione<br />

Via Pirandello, 11 - Vicenza<br />

Tel/fax 0444 923362<br />

redazione@vicenzapiu.com<br />

Segretaria di redazione<br />

ANGELA MIGNANO<br />

a.mignano@manymedia.it<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 3<br />

Moretti, variatiana ma non troppo<br />

La vicesindaco non nasconde le sue ambizioni (“A Roma? Ok, anche se là si è solo un numero”)<br />

Promette la prima pietra del centro giovanile “fra un mese” e il lancio dello spritz universitario<br />

Ma invita i ragazzi a essere più propositivi<br />

di Alessio Mannino<br />

Scommettiamo che Alessandra<br />

Moretti ce la ritroveremo in<br />

un posto-chiave, una candidatura<br />

prestigiosa, forse persino, in un<br />

futuro, a correre come aspirante<br />

sindaco? Oggi è la vice di Variati<br />

(«me lo propose lui per fargli, diciamo,<br />

da contraltare»), nonché<br />

assessore all’istruzione e alle politiche<br />

giovanili. Lei assicura che<br />

le piace un sacco il lavoro di amministratore,<br />

e scorrendo il lungo<br />

elenco di iniziative intraprese<br />

dal suo assessorato in questi tre<br />

anni non viene da dubitarne. Ma<br />

l’impressione che lascia a pelle è<br />

di un’ine<strong>qui</strong>vocabile ambizione.<br />

Che, intendiamoci, non è affatto<br />

una cosa necessariamente brutta:<br />

«Certo che sono ambiziosa! Se<br />

uno lavora bene non vedo cosa ci<br />

sia di male a cercare di rivestire<br />

ruoli di responsabilità».<br />

La vedremo a Roma, in caso<br />

di elezioni anticipate?<br />

“Io sono molto giovane per i canoni<br />

della politica italiana (ha<br />

37 anni, ndr). Sono un amministratore<br />

ancora fresco, mi piace<br />

imparare. Ma non escludo che se<br />

mi fosse chiesto io mi metterei a<br />

disposizione. Ora però mi piace<br />

moltissimo quello che faccio, e poi<br />

diciamocelo: a Roma sei solo un<br />

numero…”<br />

Dal 2009 lei è nella direzione<br />

nazionale del Partito Democratico.<br />

Una buona posizione,<br />

come ci è arrivata?<br />

“Sono stata scelta in qualità di<br />

giovane amministratore per le<br />

cose che ho fatto. Siamo stati gli<br />

unici <strong>qui</strong> a introdurre il piatto<br />

unico nelle mense scolastiche, ad<br />

esempio”.<br />

Variati come l’ha presa?<br />

“Mi ha fatto i complimenti”.<br />

I beninformati dicono che se<br />

la sia un po’ presa. Sopravanzato<br />

dalla propria vice entrata<br />

nel Pd appena nel 2008, lui<br />

che da anni era capogruppo<br />

regionale del partito…<br />

“Voi giornalisti cercate sempre di<br />

mettere l’uno contro l’altro!”<br />

Si può girarla in positivo:<br />

largo ai giovani in un partito<br />

dominato dai matusalemme.<br />

“Siccome nessun vecchio è disposto<br />

a far crescere i giovani,<br />

noi giovani dobbiamo prendere<br />

campo, ma le mosse bisogna far-<br />

le con intelligenza, costruendo, in<br />

modo da far regredire la parte a<br />

cui si vuol far perdere terreno. Ma<br />

attenzione: Bersani ha dato vita<br />

a una segreteria molto giovane,<br />

e lui stesso è senz’altro politicamente<br />

più giovane, ad esempio, di<br />

D’Alema”.<br />

Sappiamo che lei è bersaniana.<br />

Ma è anche variatiana?<br />

Il Pd vicentino esiste o è una<br />

proiezione psichica di Achille<br />

il sindaco civico e critico<br />

del suo stesso partito?<br />

“Con Enrico Peroni (segretario<br />

cittadino del Pd, ndr) c’è stato un<br />

rinnovamento, ha voglia di fare,<br />

è propositivo. Ci sono stati il “Riparty<br />

Democratico” per iscriversi<br />

al partito, i gazebo… Variati è il<br />

sindaco di tutta la città, e giustamente<br />

scinde fra politica di partito<br />

e amministrazione”.<br />

Fino a inglobare Udc e la lista<br />

di destra di Cicero.<br />

“Sì ma ne abbiamo parlato moltissimo,<br />

ognuno ha detto la sua, non<br />

ha scelto da solo. Con l’Udc non ci<br />

sono grandi problemi di affinità,<br />

ma neppure con Cicero, che segue<br />

fedelmente la linea dell’amministrazione”.<br />

Però la scelta di premiare i<br />

disobbedienti oggi riuniti<br />

al Presidio affidando loro il<br />

bocciodromo, chiara mossa<br />

politica per con<strong>qui</strong>starne il<br />

consenso, ha provocato alcuni<br />

mal di pancia nel Pd.<br />

Quella è stata un’idea di Bulgarini,<br />

capo di gabinetto del<br />

sindaco.<br />

“Bulgarini è il regista della strategia<br />

comunicativa. Ma quello<br />

presentato per il bocciodromo è<br />

un buon progetto, l’ho visto e mi<br />

è piaciuto”.<br />

A proposito: che ne pensa di<br />

tutto il can can del vecchio<br />

fronte trasversale Dal Lago-<br />

Alifuoco-Menarin eccetera<br />

per far costruire la sede della<br />

Protezione Civile nel futuro<br />

Parco della Pace?<br />

“Lì non si fa, su questo teniamo<br />

duro. Lì si fa il parco”.<br />

Veniamo alla politica per i<br />

giovani. E’ stata accantonata<br />

l’idea di recuperare le ex<br />

circoscrizioni? E che fine ha<br />

fatto il progetto di un centro<br />

giovanile all’ex scuola materna<br />

Burci?<br />

“Sì, l’idea delle circoscrizioni è<br />

stata accantonata. Fra un mese<br />

partiranno i lavori per il polo giovanile<br />

all’ex Burci, e ci vorrà un<br />

anno, un anno e mezzo, per finirli.<br />

Mi auguro comunque prima della<br />

fine del mandato. Importante che<br />

sia stato co-progettato coi ragazzi,<br />

con ViLab, con associazioni e<br />

volontariato. Ci saranno un bar,<br />

sale prove, un palco per suonare,<br />

e nella parte sopra uno spazio per<br />

i giochi di squadra su internet.<br />

Fuori si potranno fare sport underground”.<br />

Nella Consulta giovanile i<br />

ragazzi del Pdl e della Lega<br />

se ne sono andati accusando<br />

quest’organo di non essere<br />

superpartes.<br />

“Polemizzavano inutilmente e se<br />

ne sono andati per piantare la loro<br />

bandierina”.<br />

Non è che poi il polo giovanile<br />

verrà monopolizzato dalle<br />

voci allineate al centrosinistra?<br />

“Io vorrei che i giovani istituissero<br />

un consiglio di amministrazione,<br />

un comitato di gestione o come<br />

vogliamo chiamarlo”.<br />

Sì ma composto da chi, e<br />

come?<br />

“Da chi si proporrà, in massima<br />

libertà. Poi noi vaglieremo le proposte”.<br />

Finora il momento più alto<br />

di partecipazione giovanile<br />

è stata l’insurrezione contro<br />

la parziale chiusura del<br />

bar Cancelletto l’estate scorsa.<br />

Dopo quel bell’incontro<br />

del 13 luglio scorso con lei,<br />

il sindaco e l’assessore alla<br />

sicurezza Antonio Dalla Pozza<br />

non ce ne sono stati altri,<br />

come invece Variati promise?<br />

“Col sindaco no. Io ho iniziato con<br />

gli universitari il confronto per<br />

lanciare lo spritz universitario e<br />

così cominciare a integrare città<br />

e mondo dell’università, che oggi<br />

sono ancora scollegati. Stiamo<br />

studiando varie ipotesi sulla base<br />

delle proposte che mi arrivano”.<br />

In quell’occasione lei e Dalla<br />

Pozza sembravate recitare la<br />

parte, rispettivamente, del<br />

poliziotto buono e di quello<br />

cattivo.<br />

“Ognuno ha il suo stile, ma in ogni<br />

caso un’amministrazione non può<br />

muoversi su un binario unico: in<br />

un settore devi essere più duro,<br />

ma io non posso chiudere il dialogo.<br />

E invitai i ragazzi a essere<br />

propositivi non solo quando c’è di<br />

mezzo lo spritz!”<br />

Resterà per sempre un’uto-<br />

pia un servizio di trasporto<br />

pubblico notturno anti-alcolismo<br />

di massa?<br />

“Ci abbiamo provato coi tassisti<br />

ma non è andata a buon fine. Ora<br />

ci riproveremo con loro e anche<br />

con Aim, ma per l’orario serale,<br />

non per la notte. Costa troppo”.<br />

Chiudiamo, vista la manifestazione<br />

del 13 febbraio delle<br />

donne contro il “modello<br />

Ruby” delle serate di Arcore,<br />

con una domanda alla politica<br />

donna, giovane e carina:<br />

certi maschi saranno pure<br />

porci, Berlusconi sarà affetto<br />

da laidezza senile, ma non<br />

è che, più semplicemente, ci<br />

sono pure le donne che si offrono,<br />

cioè ci sono, chiamiamole<br />

col loro nome, le eterne<br />

e ineliminabili puttane?<br />

“C’è un dato che dice che tre uomini<br />

italiani su quattro sono andati<br />

Caporedattore<br />

ENRICO SOLI<br />

e.soli@vicenzapiu.com<br />

ALESSIO MANNINO<br />

a.mannino@vicenzapiu.com<br />

MARCO MILIONI<br />

m.milioni@vicenzapiu.com<br />

Hanno collaborato<br />

a questo numero:<br />

GIUSEPPE BEDIN<br />

CARLOTTA BUOSI<br />

ANNAMARIA DE CILLIS<br />

RENATO ELLERO<br />

ANDREA GENITO<br />

GIORGIO LANGELLA<br />

PAOLO MELE SENIOR<br />

GIULIO TODESCAN<br />

Giornale chiuso in redazione alle<br />

ore 24,00 di mercoledì 9 febbraio 2011<br />

a puttane, e questo è un problema<br />

sociale, delle famiglie. Ma, stando<br />

alle intercettazioni, Berlusconi ha<br />

pagato una minorenne e questo è<br />

un reato. Non faccio la morale, ma<br />

il Presidente del Consiglio è una<br />

figura pubblica, deve dare l’esempio”.<br />

Al di là dei reati, sui quali<br />

non si discute, non è che anche<br />

a sinistra si patisce il moralismo<br />

di origine cattolica?<br />

“Sì, forse lo patiamo, ma un premier<br />

deve tener conto anche della<br />

Chiesa. Così come si deve tener<br />

conto dei cambiamenti radicali<br />

sopravvenuti nella nostra società,<br />

risolvendo i problemi come aveva<br />

tentato di fare la Bindi con la proposta<br />

dei Dico”.<br />

Lei si definisce cattolica o<br />

laica?<br />

“Laica! Anzi, agnostica: mi piacerebbe<br />

ci fosse un Dio…”<br />

www.vicenzapiu.com<br />

Stampa<br />

CENTRO SERVIzI EDITORIALI<br />

36040 Grisignano Di zocco (VI)<br />

V. Del Lavoro, 18<br />

Tel. 0444 414303<br />

Autorizzazione<br />

Tribunale di Vicenza n. 1181<br />

del 22 agosto 2008<br />

Associato Unione Stampa<br />

Periodica Italiana<br />

Copyright: Le condizioni di utilizzo dei testi e<br />

delle foto sono concordate con i detentori. Se<br />

ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto<br />

a riconoscere il giusto compenso.<br />

<strong>VicenzaPiù</strong> si avvale di opere d’ingegno (testi<br />

e fotografie) distribuiti gratuitamente con le<br />

licenze Creative Commons “Attribuzione”e<br />

“Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo<br />

tutti gli autori che ci permettono di utilizzare<br />

i loro lavori segnalando il nome o il link ad un<br />

loro spazio web personale. Per maggiori informazioni:<br />

www.creativecommons.it


il caso<br />

Quando dalla dorsale euganea<br />

si piega verso il Polesine si<br />

attraversa una porzione di quella<br />

campagna veneta che negli anni<br />

del boom economico è sempre<br />

stata additata come «poco svi-<br />

luppata». Proprio grazie a questo<br />

«mancato sviluppo» però, più che<br />

in altre zone della regione, il territorio<br />

si era mantenuto un po’ più<br />

intatto che in altre realtà ben più<br />

industrializzate. La realizzazione,<br />

ancora in fieri, della autostrada<br />

Valdastico Sud ha stampigliato il<br />

bollino della modernità anche su<br />

questo angolo di pianura che idealmente<br />

va da Vicenza a Rovigo<br />

attraversando la bassa Padovana<br />

e quella Veronese. Ed è su questo<br />

palco immaginario e reale al contempo<br />

che è andata in scena «una<br />

rappresentazione dell’assurdo»<br />

che vede come protagonista un<br />

imprenditore agricolo che non si è<br />

rassegnato al «meccanismo perverso<br />

degli espropri portati avanti<br />

senza cognizione di causa e come<br />

mero esercizio di potere e di arroganza».<br />

L’imprenditore in questione<br />

si chiama Mario Tabarelli,<br />

un agronomo trentino che sui<br />

primi degli anni Duemila ha deciso<br />

di aprire un’ attività di taglio<br />

familiare che «dà comunque lavoro<br />

ad alcuni dipendenti» e sulla<br />

quale è stata calata «la scure della<br />

Valdastico Sud». Una scure maneggiata<br />

secondo l’imprenditore<br />

dalla «Società Autostradale Brescia<br />

Padova» che sta appunto realizzando<br />

il troncone meridionale<br />

della vecchia PiRuBi. L’oggetto<br />

del contenzioso è una floricoltura<br />

che insiste su una proprietà di<br />

14 ettari nel comune padovano di<br />

Masi «ormai ridotta sì e no ad otto<br />

in forza di un esproprio realizzato<br />

in maniera tanto<br />

violenta quanto kafkiana»<br />

rispetto al<br />

quale l’imprenditore<br />

denuncia anche «un<br />

altro smacco». La<br />

Serenissima «oltre<br />

ad avere stabilito un<br />

indennizzo ridicolo<br />

non mi ha corrisposto<br />

neppure quello».<br />

Tabarelli, che è titolare<br />

dell’omonimo<br />

vivaio gestito su un<br />

terreno preso in affitto,<br />

spiega di avere scritto lettere<br />

a carrettate al presidente di<br />

Brescia Padova Attilio Schneck<br />

nonché all’ex presidente della<br />

stessa società, Manuela Dal Lago.<br />

Due vicentini doc, due pezzi grossi<br />

del Carroccio veneto. «Dal capoluogo<br />

berico - sottolinea l’agronomo<br />

- mi sarei aspettato una<br />

risposta esaustiva, soprattutto da<br />

chi milita in un partito che si dichiara<br />

vicino agli imprenditori».<br />

Tabarelli mentre parla ha il volto<br />

e la voce segnati «dai ricordi di<br />

una storia che ha cambiato la mia<br />

vita», ma lo sguardo è quello del<br />

combattente che non «ha intenzione<br />

di mollare» nonostante una<br />

mazzata da 500.000 euro («la cifra<br />

è in difetto ma il danno effettivo<br />

è ancora tutto da quantificare).<br />

Tabarelli così ha cominciato<br />

una guerra di carte bollate che ha<br />

avuto un primo passaggio davanti<br />

al tribunale civile di Padova. La<br />

sentenza di primo grado però non<br />

lo ha convinto, tanto che la battaglia<br />

si è spostata in corte d’appello<br />

a Venezia «dove la vicenda<br />

processuale sta prendendo una<br />

piega ben diversa». L’imprenditore<br />

sostanzialmente accusa la Brescia-Padova<br />

di avere pattuito con<br />

proprietari terrieri e fittavoli una<br />

serie di indennizzi. Indennizzi<br />

che comunque «dopo oltre cinque<br />

anni non sono arrivati, nemmeno<br />

negli importi ridicoli stabiliti<br />

dalla stessa società». Senonché<br />

l’agronomo trentino non si dà per<br />

vinto e promette: «Magari ci vorranno<br />

anni, ma voglio dimostrare<br />

di avere ragione. La<br />

disgrazia è che dopo<br />

bisognerà chiedere il<br />

riconoscimento del<br />

danno e lì sarà un’altra<br />

battaglia legale».<br />

Tant’è che l’impren-<br />

ditore agricolo ne<br />

ha per tutti. Dice di<br />

avere passato le pene<br />

dell’inferno quando<br />

«addirittura i carabinieri<br />

mi hanno arrestato<br />

con l’accusa ridicola<br />

e strampalata<br />

di avere occupato indebitamente<br />

un terreno espropriato con una<br />

denuncia fatta da chi nemmeno<br />

ne aveva la potestà». Il tribunale<br />

di Padova alla fine lo ha assolto<br />

da ogni addebito, «ma ci hanno<br />

messo un anno per scrivere la<br />

sentenza, il che ha inevitabilmente<br />

ostacolato, spero non volontariamente,<br />

la mia linea processuale<br />

nella causa civile<br />

parallela». Il trentino<br />

non ha peli sulla<br />

lingua, non bacchetta<br />

questa o quella<br />

istituzione, questo<br />

o quel personaggio,<br />

ma se la prende «col<br />

sistema nella sua<br />

interezza» che definisce<br />

«una vera e<br />

propria aberrazione».<br />

Poi un’altra stilettata:<br />

«Sono pronto<br />

a sfidare chiunque,<br />

carte alla mano (carte che vengono<br />

pubblicate pure su VicenzaPiu.<br />

com affiancate da un ampio servizio,<br />

Ndr)». Rispetto a questa<br />

situazione Tabarelli se la prende<br />

anche con il Carroccio padovano:<br />

«A parole mi hanno difeso, ma<br />

poi si sono defilati quando hanno<br />

visto che idealmente dall’altra<br />

parte della barricata c’erano<br />

i papaveri che tutti conosciamo».<br />

Stesso giudizio senza appello sulle<br />

associazioni degli agricoltori:<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 4<br />

«La Valdastico Sud<br />

mi ha rovinato la vita»<br />

Mario Tabarelli imprenditore“ribelle” di Masi Padovano ha scritto<br />

a Schneck e Dal Lago per denunciare «una storia di soprusi da parte<br />

di un intero sistema», ma dalle istituzioni non ha ottenuto risposta<br />

di Marco Milioni<br />

Carellate di<br />

lettere inutili<br />

ai leghisti<br />

vicentini<br />

Anche il<br />

Carroccio<br />

padovano si è<br />

defilato<br />

«Non hanno mosso un dito e hanno<br />

piegato la testa ai diktat della<br />

Serenissima». Parole che pesano<br />

come pietre soprattutto quando<br />

si considera un altro j’accuse di<br />

Tabarelli: «Queste cose in Trentino<br />

con Autobrennero<br />

non succedono.<br />

Primo perché gli<br />

amministratori sono<br />

abituati ad ascoltare<br />

tutti. Secondo<br />

perché se ci fossero<br />

comportamenti<br />

arbitrari la gente si<br />

farebbe sentire con<br />

forza». Una staffilata<br />

<strong>qui</strong>ndi anche ai<br />

veneti «tartassati<br />

come me da Brescia<br />

Padova i quali per<br />

<strong>qui</strong>eto vivere hanno inghiottito e<br />

mandato giù di tutto, ovviamente<br />

in silenzio». Ma di fronte a tutti<br />

questi rovesci Tabarelli ha mai<br />

pensato di mollare e di tornare<br />

a lavorare in Trentino? «Qui a<br />

Masi ho stabilito la mia azienda.<br />

Qui lavoro coi miei figli - spiega<br />

l’agronomo - la battaglia la faccio<br />

per loro nonostante i silenzi della<br />

politica, compreso quello del ministro<br />

alle attività agricole Giancarlo<br />

Galan del Pdl».


primo piano<br />

interessante confrontare due<br />

È accordi recentemente firmati<br />

tra aziende e la controparte<br />

sindacale. Mi riferisco al famoso<br />

accordo imposto da Marchionne<br />

a Mirafiori e a quello, forse meno<br />

famoso ma altrettanto importante,<br />

siglato alla Valbruna di Vicenza.<br />

Il primo ha visto la firma solo<br />

di una parte dei sindacati (FIM-<br />

CISL, UILM, FISMIC, UGL), il secondo<br />

è stato firmato<br />

da tutte le organizzazioni<br />

sindacali. Questi<br />

due accordi sono<br />

differenti sia per<br />

forma che per contenuti.<br />

Il diktat padronale<br />

di Marchionne<br />

Quello di Mirafiori<br />

è permeato da una<br />

spasmodica ricerca<br />

di competere nel<br />

mercato abbattendo<br />

i costi ed eliminando qualsiasi<br />

potenziale conflitto. Questa visione<br />

dei rapporti industriali, di<br />

fatto, peggiora le condizioni di<br />

lavoro e riduce i diritti dei lavoratori.<br />

L’accordo di Mirafiori (e,<br />

prima, quello di Pomigliano) ha,<br />

di fatto, distrutto il contratto nazionale<br />

ed è conseguente a un’interpretazione<br />

stravagante e a tutto<br />

vantaggio del padrone delle leggi<br />

dello Stato e della Costituzione.<br />

Il diritto di sciopero viene, di fat-<br />

to, cancellato, il diritto alla salute<br />

(e alla cura) viene subordinato a<br />

una media annuale dell’incidenza<br />

delle assenze per malattia. Parte<br />

integrante dell’accordo è, poi, il<br />

sistema Ergo Uas. Un sistema di<br />

monitoraggio e organizzazione del<br />

lavoro che trasforma l’operaio addetto<br />

alla catena a un ingranaggio<br />

fissando tempi e metodi che porteranno<br />

necessariamente all’aumento<br />

della fatica e dell’alienazione.<br />

Sul fronte dell’occupazione c’è<br />

la dichiarata volontà di assumere<br />

nuovi lavoratori (eventualmente e<br />

se ce ne fosse necessità) soltanto<br />

utilizzando contratti<br />

a tempo determinato<br />

o di apprendistato. In<br />

una situazione nella<br />

quale l’età media<br />

degli operai addetti<br />

al montaggio è di 48<br />

anni, questa decisione<br />

di precarizzazione<br />

delle assunzioni non<br />

dà alcuna garanzia<br />

sul futuro. Nulla di<br />

moderno ma un ritorno<br />

ad epoche passate,<br />

con meno garanzie<br />

per i lavoratori. La trattativa, poi,<br />

è stata inesistente, basata su un<br />

ricatto (o si accetta l’accordo così<br />

com’è o si chiude la produzione e<br />

la fabbrica). Alla fine i lavoratori<br />

sono stati “costretti” ad esprimersi<br />

tra l’accettazione dei diktat<br />

padronali e la perdita del posto di<br />

lavoro. Più che un accordo, l’imposizione<br />

di una decisione senza<br />

possibilità di contrattazione. Questo<br />

metodo arrogante e ultimativo<br />

è stato supinamente accettato<br />

dalle sigle sindacali che hanno<br />

controfirmato l’accordo. La Fiom,<br />

che non ha firmato, è stata tacciata<br />

di estremismo e di scarso interesse<br />

allo sviluppo del paese. In<br />

base all’accordo stesso, non potrà<br />

più essere presente in fabbrica. La<br />

contestazione della Fiom e di gran<br />

parte degli operai della catena di<br />

montaggio aveva come obiettivo<br />

una produzione di qualità. L’unica<br />

in grado di competere con la concorrenza.<br />

Si chiedeva un piano di<br />

investimenti e di sviluppo concreto<br />

e non solo enunciato, sul quale<br />

si potesse discutere e trattare. Si<br />

voleva conoscere la quantità e la<br />

qualità reale degli investimenti<br />

più volte annunciati da Marchionne<br />

ma che nessuno ha ancora potuto<br />

vedere scritti nero su bianco<br />

in un progetto degno di questo<br />

nome.<br />

Un esempio positivo<br />

da Vicenza<br />

L’accordo Valbruna è il risultato<br />

diverso di una trattativa “normale”.<br />

Si tratta di un accordo integrativo<br />

che fissa condizioni migliorative<br />

rispetto al contratto in<br />

essere. Non ci sono clausole che<br />

peggiorano i diritti dei lavoratori.<br />

Nulla che impedisca lo sciopero o<br />

lo limiti. Non ci sono norme che<br />

impediscano a un’organizzazione<br />

sindacale di fare il suo mestiere.<br />

Anzi, nell’art.2 si dichiara testualmente<br />

che “le parti confermano<br />

l’impegno a mantenere un sistema<br />

adeguato di relazioni sindacali<br />

basato su uno scambio preventivo<br />

di informazioni tra la Direzione<br />

Aziendale, la RSU e le OO.SS. Provinciali”.<br />

Per quanto riguarda il<br />

mercato del lavoro si afferma (art.<br />

13) che “fermo restando la centralità<br />

del rapporto di lavoro a tempo<br />

indeterminato” le assunzioni con<br />

altri contratti verranno comunque<br />

disciplinate. Per quanto concerne<br />

il tempo determinato, ad esempio,<br />

è specificato che “saranno utilizzati<br />

per un periodo massimo di mesi<br />

11 nell’arco di un biennio; superato<br />

tale periodo il lavoratore sarà assunto<br />

con contratto a tempo indeterminato”.<br />

Un’impostazione completamente<br />

diversa da quella usata<br />

da Marchionne alla Fiat. Non vengono<br />

barattati aumenti e adeguamenti<br />

salariali con la perdita di<br />

diritti o con l’aumento insostenibile<br />

dei ritmi di lavoro in catena<br />

di montaggio. Si legano i premi ai<br />

risultati ottenuti e alla qualità del<br />

prodotto. Alla Valbruna tutte le sigle<br />

sindacali hanno firmato e hanno<br />

ottenuto un accordo che non<br />

lede i diritti fondamentali dei lavoratori.<br />

Un accordo che può essere<br />

definito un buon accordo. A Mirafiori<br />

la Fiom è stata lasciata sola a<br />

contrastare un brutto accordo. Il<br />

risultato è sotto gli occhi di tutti.<br />

La linea di Marchionne è, purtroppo,<br />

chiara. La Fiat, in Italia, è<br />

destinata a diventare<br />

una succursale della<br />

Chrysler. Ai padroni<br />

della Fiat non inte-<br />

ressa se la produzione<br />

resterà in Italia, se la<br />

progettazione verrà<br />

fatta a Torino o in altra<br />

parte del mondo.<br />

Non interessa se i<br />

lavoratori avranno o<br />

no lavoro e se il lavoro<br />

che avranno sarà<br />

precario. Non credo<br />

che la proprietà della<br />

Valbruna sia “di sinistra” o meno<br />

interessata al profitto. Credo che,<br />

almeno in questo caso, sia stata<br />

più lungimirante di Marchionne.<br />

Forse ha intenzioni serie di conti-<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 5<br />

Amenduni, il nuovo<br />

Marchionne, il vecchio<br />

Confronto tra il “contratto-ricatto” di Mirafiori<br />

e quello “normale” della Valbruna<br />

di Giorgio Langella<br />

Con<br />

Marchionne<br />

trattativa<br />

inesistente:<br />

o accetti<br />

o perdi il lavoro<br />

| Sergio Marchinne, Ad Fiat<br />

Condizioni<br />

migliori<br />

per i lavoratori<br />

sono possibili,<br />

mantenendo<br />

alta la qualità<br />

del prodotto<br />

| Nicola Amenduni, fondatore Valbruna<br />

nuare la produzione nel nostro territorio,<br />

in Italia. E, forse, ha capito<br />

che la sfida va accettata puntando<br />

sulla qualità del prodotto e del<br />

processo e non sull’abbattimento<br />

dei costi. L’aumento della produttività<br />

non significa lavorare di più a<br />

costo minore, ma produrre meglio<br />

un prodotto di qualità superiore.<br />

Che i lavoratori diventino servi,<br />

che i ritmi diventino insostenibili,<br />

che si diminuiscano le pause, che<br />

si aumentino le ore<br />

di cassa integrazione<br />

non significa produrre<br />

meglio. Significa<br />

solo produrre male<br />

un prodotto che non<br />

sarà né innovativo,<br />

né qualitativamente<br />

migliore di altri.<br />

Chi ha applaudito<br />

Marchionne come<br />

un “innovatore” dovrebbe<br />

fare ammenda.<br />

Il confronto tra<br />

l’accordo di Mirafiori<br />

e quello della Valbruna dimostra<br />

che condizioni di lavoro migliori<br />

sono possibili. Basta contrattare e<br />

non subire senza discussione quello<br />

che vuole il padrone.


opinioni<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 6<br />

Mai dire case chiuse<br />

In occasione della fiaccolata del<br />

Pd davanti al famigerato condominio<br />

“Campiello” di viale San<br />

Lazzaro il segretario cittadino del<br />

partito Enrico Peroni ha presentato<br />

la sua ricetta per regolare il fenomeno<br />

della prostituzione:“Tornare alle<br />

case chiuse o istituire un reato per<br />

tale attività”. L’indeterminatezza<br />

della proposta ha scatenato reazioni<br />

sul forum www.vicenzapiu.com<br />

“Serve legge<br />

su prostituzione come professione”<br />

di Irene Rui,<br />

Federazione della Sinistra<br />

Peroni afferma che una delle cause<br />

del degrado del quartiere San<br />

Lazzaro è la mancanza di una<br />

normativa che preveda il reato di<br />

prostituzione e le “case chiuse”.<br />

Non c’è ombra di dubbio che alcuni<br />

cittadini del quartiere soffrano<br />

per la presenza delle “lucciole”,<br />

ma arrivare ad affermare che la<br />

loro professione dovrebbe essere<br />

fuori legge o addirittura che devono<br />

rinascere le “case chiuse”,<br />

è eccessivo. Si può capire che la<br />

vendita del proprio corpo vada<br />

contro una certa morale, ma non<br />

si capisce perché l’esercizio di tale<br />

professione debba essere un reato.<br />

La prostituzione dovrebbe essere<br />

riconosciuta ai fini professionali,<br />

affinché anche le lucciole possano<br />

versare i loro contributi sia<br />

fiscali che previdenziali. Non si<br />

può dopo anni di lotte per l’autodeterminazione<br />

del corpo, sentire<br />

che certe persone considerino le<br />

donne ufficialmente degli oggetti;<br />

che si arrivi al punto che qualche<br />

maschio asserisca (tra l’altro vecchia<br />

battaglia dei leghismi veneti)<br />

di introdurre le case chiuse, affin-<br />

Un futuro per il Campiello<br />

e il quartiere<br />

di Patrizia Barbieri<br />

L<br />

’Amministrazione comunale<br />

dovrebbe ac<strong>qui</strong>stare gli appartamenti<br />

del Campiello e ristrutturarli<br />

creando unità immobiliari<br />

più grandi che saranno gestite<br />

ché non solo si nasconda ciò che è<br />

considerato immorale, ma si possa<br />

sfruttare meglio il corpo della<br />

donna e non solo, magari anche<br />

la sua soggettività. Fin tanto che<br />

la prostituzione è esercitata in coscienza<br />

e liberamente per alcune<br />

ore della giornata, queste persone<br />

possono disporre per l’altra parte<br />

del proprio corpo e tenersi una<br />

propria soggettività; ma se fossero<br />

rinchiuse nei “bordelli”, non<br />

sarebbero più libere, ma schiave<br />

e alla mercè del o della loro titolare.<br />

Forse ci siamo dimenticati<br />

della piaga dei casini, e delle lotte<br />

che la Merlin ha fatto per ottenere<br />

la loro chiusura. Purtroppo<br />

nell’arco della storia, ci troviamo<br />

a combattere con la stessa osten-<br />

dall’Agenzia per la casa. Oppure<br />

stipulare una convenzione con<br />

l’Università e un numero significativo<br />

di questi appartamenti<br />

potranno essere trasformati in<br />

alloggi universitari con portierato.<br />

O ancora, alla luce dei nuovi<br />

progetti dell’IPAB, pensare di<br />

darli in gestione alla stessa perché<br />

possano venire assegnati a per-<br />

tazione moralista e maschilista<br />

che persone come Peroni portano<br />

avanti. Con il ritorno delle case<br />

chiuse non si combatte lo sfruttamento<br />

della prostituzione, anzi<br />

tutte quelle schiave della prostituzione<br />

potrebbero essere maggiormente<br />

sfruttate e addirittura non<br />

avrebbero nemmeno un nome,<br />

clandestine che possono scomparire<br />

da un momento all’altro dopo<br />

i “bunga-bunga” o i giochi erotici<br />

recentemente venuti alla cronaca.<br />

“Mi si giudica senza conoscere<br />

il mio percorso”<br />

Enrico Peroni,<br />

segretario del Partito democratico<br />

cittadino<br />

sone anziane sole completamente<br />

autosufficienti, ma che sentono la<br />

necessità di avere una presenza<br />

sanitaria (infermiere professionale)<br />

e una sorveglianza sulla loro<br />

condizione. Il complesso edilizio<br />

Campiello non è un insediamento<br />

di fortuna, ma un complesso<br />

immobiliare importante. La sua<br />

frequentazione negativa non è<br />

Irene Rui ha compreso in maniera<br />

assolutamente errata le mie<br />

dichiarazioni e dimostra di non<br />

conoscere assolutamente né il mio<br />

percorso umano né il mio percorso<br />

politico. Personalmente ho<br />

sempre avuto come faro e come<br />

modello formativo la lotta di liberazione<br />

del femminismo che<br />

ho adattato alla mia vita con una<br />

lotta di liberazione che è quella<br />

del movimento omosessuale che<br />

assicuro a tutti essere tanto difficile<br />

quanto quella delle donne negli<br />

anni ‘70. In merito alla vicenda<br />

della prostituzione io parto da due<br />

presupposti: possiamo continuare<br />

ad accettare che migliaia di giovani<br />

vengano sfruttate (per strada o<br />

in appartamento è la stessa identi-<br />

dovuta solo a chi vive negli appartamenti,<br />

ma anche alle “furbizie”<br />

di chi li affitta. Queste case, edificate<br />

da un costruttore privato,<br />

vennero ac<strong>qui</strong>state da famiglie e<br />

persone vicentine per investimento.<br />

Pertanto, all’interno del complesso<br />

ora c’è di tutto: da famiglie<br />

che non trovano un altro alloggio<br />

e vivono in condizioni pessime,<br />

ca cosa) sotto i nostri occhi? E’ accettabile<br />

che non esista una legge<br />

che preveda una vera e dura lotta<br />

a questo scempio? E per scempio<br />

intendo lo sfruttamento per strada<br />

e negli appartamenti. Credo<br />

infatti che ci siano due soggetti<br />

sconfitti e un solo soggetto trionfatore.<br />

Gli sconfitti sono le giovani<br />

prostitute sfruttate e i cittadini<br />

che vivono a ridosso dei quartieri<br />

a luci rosse che sono le nostre<br />

strade. I trionfatori sono tragicamente<br />

i magnaccia. Per combattere<br />

tutto questo vi è la proposta<br />

di creare delle case chiuse, ossia<br />

delle strutture in cui “la prostituzione<br />

dovrebbe essere riconosciuta<br />

ai fini professionali, affinché<br />

anche le lucciole possano versare<br />

i loro contributi sia fiscali, sia<br />

previdenziali” (citazione sua). Mi<br />

permetta di asserire che se le case<br />

chiuse degli anni Quaranta erano<br />

un luogo di sfruttamento, è assolutamente<br />

sciocco pensare che lo<br />

sarebbero ancora oggi. Dubito, infatti,<br />

che nei quartieri a luci rosse<br />

di Liverpool o Amsterdam funzioni<br />

lo sfruttamento nelle case<br />

chiuse. L’introduzione del reato<br />

di prostituzione su strada e in appartamento<br />

sarebbe da realizzare<br />

congiuntamente a quanto detto<br />

sopra se si vuole effettivamente<br />

rendere la legge funzionante. Ho<br />

iniziato a lottare per il diritto di<br />

vivere liberamente la mia omosessualità<br />

a 16 anni e la mia prima<br />

esperienza politica è stata la battaglia<br />

sulla fecondazione assistita<br />

(referendum 2005). Ciò nonostante<br />

non mi stupisce questo attacco,<br />

tipico di chi fa politica sparando<br />

sui colleghi invece che sugli avversari.<br />

Una vecchia e brutta politica,<br />

pericolosa per le forze del<br />

progresso, a cui rispondo con la<br />

chiarezza di questo mio scritto.<br />

poiché stanno in tanti in uno spazio<br />

molto ridotto, a persone che<br />

appartengono a categorie sociali<br />

a rischio. Un quartiere più vivo e<br />

più vivibile è anche un quartiere<br />

più sicuro, poiché restituisce, tra<br />

l’altro, le condizioni adatte per lo<br />

sviluppo di quella coesione sociale<br />

che, nelle aree più degradate<br />

delle città, facilmente si perde.


opinioni<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 7<br />

Scontro sulla sicurezza<br />

Dopo Campo Marzo, il caso<br />

“Campiello” ha riacceso il<br />

dibattito cittadino tra centro-sinistra<br />

e centro-destra sulla vivibilità<br />

di Vicenza. Un confronto a<br />

distanza tra rappresentanti degli<br />

opposti schieramenti evidenzia<br />

due modi antitetici di approcciarsi<br />

al problema. Se Formisano fa<br />

riferimento ai numeri forniti dalle<br />

forze dell’ordine per affermare<br />

che <strong>qui</strong> non è l’inferno, Sorrentino<br />

rivendica i risultati della politica<br />

di intervento che caratterizzava<br />

la precedente amministrazione.<br />

Da nessuno dei due però arriva<br />

un’idea sulla prostituzione.<br />

San Lazzaro<br />

non è il Bronx<br />

di Federico Formisano<br />

Chiariamo subito che San Lazzaro<br />

non è un quartiere a rischio né<br />

tantomeno un ghetto di Vicenza.<br />

Ogni qualvolta si verifica un fatto<br />

di sangue nella nostra città, la<br />

zona dove tale fatto si consuma<br />

finisce al centro di attenzioni pesantemente<br />

negative. E non solo<br />

dei giornali o delle televisioni locali.<br />

E’ capitato di recente a Campo<br />

Marzo, era successo in passato<br />

per altre zone della città.<br />

Vicenza non è nemmeno lontanamente<br />

confrontabile con Milano<br />

o con città metropolitane in cui il<br />

difficile e<strong>qui</strong>librio basato su una<br />

civile convivenza è costantemente<br />

a rischio. Non sono io ad affermarlo,<br />

sono le statistiche sfornate<br />

ogni anno dalla Questura e dalle<br />

altre forze di polizia.<br />

Certo non si può nascondere la<br />

testa sotto la sabbia. Sappiamo<br />

bene che la vita delle città non<br />

è più quella di una volta: la crisi<br />

economica colpisce soprattutto i<br />

ceti più deboli ed indifesi. La stratificazione<br />

sociale oggi è cambiata<br />

e bisogna prendere atto di questo<br />

dato di fatto che rende il nostro<br />

Paese multietnico e multirazziale<br />

con tutte le implicazioni che questo<br />

dato genera. Ineludibilmente.<br />

Rispetto a questo è necessario<br />

tenere alta l’attenzione verso tutti<br />

i fenomeni di devianza e ogni ri-<br />

duzione degli stanziamenti economici<br />

destinati alla sicurezza rappresenta<br />

un imperdonabile errore<br />

che potremmo pagare tra qualche<br />

anno. E’ indiscutibile che quando<br />

si affronta il tema di San Lazzaro<br />

non si possa non associarlo ai<br />

temi della prostituzione. Anni fa a<br />

Vicenza esisteva una sorte di zona<br />

franca che nella stessa definizione<br />

veniva accostata al concetto di<br />

quartiere a luci rosse: si trattava<br />

della zona attorno alla Stazione e<br />

lungo il mitico Viale Mazzini.<br />

Volendo stroncare il fenomeno<br />

lungo quelle zone si sono messe<br />

le premesse per spalmare le postazioni<br />

delle peripatetiche lungo<br />

tutto l’asse verso Verona da Via<br />

Milano fino a San Lazzaro, da<br />

Ponte Alto a Tavernelle. Credo che<br />

questo fenomeno non possa essere<br />

stroncato esclusivamente con misure<br />

di ordine pubblico. Venerdì 4<br />

febbraio ho partecipato alla fiaccolata<br />

del Partito Democratico di<br />

fronte al Campiello e ho sentito i<br />

pareri di alcuni residenti e di funzionari<br />

della Polizia: le retate fatte<br />

la sera prima avevano ottenuto un<br />

effetto importante, i passaggi ad<br />

andatura turistica delle gazzelle<br />

dei carabinieri e della polizia<br />

avevano sortito un attenuazione<br />

quasi totale del fenomeno. Ma per<br />

quanto tempo? Alla stessa stregua<br />

ho apprezzato la manifestazione<br />

organizzata dalla parrocchia a cui<br />

hanno partecipato molti fedeli e<br />

non solo. Però è evidente che così<br />

non si vince il problema profondo<br />

della prostituzione. Bastava allontanarsi<br />

di qualche centinaia di metri<br />

o attendere qualche giorno per<br />

rivedere le stesse minigonne, gli<br />

stessi squallidi approcci, le stesse<br />

vite buttate. Molti diranno che<br />

sono un utopista, ma io credo che<br />

solo una profonda svolta culturale<br />

possa cambiare una situazione<br />

che continua la sua discesa verso<br />

una china di cui non si intravvede<br />

la fine. Da un lato deve crescere<br />

nella donna il convincimento del<br />

rispetto del proprio corpo, dall’altro<br />

deve avanzare a grandi passi<br />

la consapevolezza dell’uomo che<br />

esperienze come queste rappre-<br />

sentano solo un abbruttimento e<br />

un decadimento della propria personalità.<br />

La scuola e la famiglia,<br />

la Chiesa e gli enti locali devono<br />

trovare il modo per interagire sul<br />

piano dell’educazione ad una sana<br />

sessualità, al rispetto dell’altro<br />

sesso, all’emarginazione dei fenomeni<br />

più eclatanti.<br />

Le prime misure dovrebbero essere<br />

quelle di un investimento massiccio<br />

in educazione, di una rivisitazione<br />

globale delle trasmissioni<br />

televisive, oggi troppo spesso incentrate<br />

sulla bellezza fisica come<br />

valore. Ci vorrà molto tempo, ci<br />

vorranno molti investimenti, ci<br />

vorrà nel contempo anche una<br />

politica di controllo e di repressione.<br />

Ma lasciatemi pensare che<br />

tra qualche anno le brutture a<br />

cui oggi assistiamo con frequenza<br />

possano essere eliminate dalle<br />

nostre strade.<br />

Variati ha fallito<br />

di Valerio Sorrentino<br />

È un fatto difficilmente contestabile<br />

che Vicenza stia attraversando<br />

un brutto periodo per quanto<br />

riguarda la questione sicurezza. Si<br />

badi bene, quando si parla di sicurezza,<br />

non si intende la casistica<br />

dei reati denunciati o le percentuali<br />

di atti delinquenziali. Guardando<br />

i dati, ci sarà sicuramente<br />

qualcuno che farà notare che il numero<br />

dei reati non è affatto incrementato<br />

rispetto al passato e che<br />

<strong>qui</strong>ndi non viviamo certamente<br />

in una fase d’emergenza. Eppure,<br />

il cittadino medio si sente sempre<br />

più insicuro ed abbandonato.<br />

Come mai? Questo avviene perché<br />

gli episodi che generano allarme<br />

sociale non sono solo quelli contemplati<br />

dalla legge come reati,<br />

ma tutti i fatti che comunque determinano<br />

degrado ed invivibilità.<br />

Si tratta di episodi di inciviltà<br />

o anche di cattiva educazione civica<br />

che, presi isolatamente, non<br />

sembrano gravi, ma, contestualizzati,<br />

rendono praticamente invivibile<br />

una zona, in maniera ancora<br />

maggiore di quello che può provocare<br />

un reato. Nei confronti di<br />

quest’ultimo è difatti<br />

possibile invocare<br />

l’intervento delle<br />

Forze dell’Ordine;<br />

nei confronti di chi<br />

sporca, disturba, si<br />

ubriaca, insomma<br />

provoca degrado è<br />

il più delle volte inutile<br />

chiamare aiuto:<br />

nessuno interverrà<br />

“ perché ci sono<br />

cose più importanti<br />

da reprimere” Appunto,<br />

i reati. Per<br />

tornare ai nostri<br />

giorni, vi è da sottolineare<br />

che, in ogni<br />

caso, gli episodi di<br />

criminalità ultimamente<br />

registrati<br />

mai si erano verificati<br />

in città. Basti<br />

pensare all’anziano<br />

ucciso dal pugno di<br />

un giovane rumeno:<br />

se fosse accaduto<br />

a Roma o Milano,<br />

statene certi, il clamore sarebbe<br />

stato devastante. Nei confronti<br />

di episodi del genere sappiamo<br />

bene non si può certo imputare<br />

nulla ad un’Amministrazione Comunale;<br />

ma nei confronti del degrado<br />

che imperversa il discorso<br />

è ben diverso. La giunta Variati<br />

ha responsabilità evidenti, se si<br />

fa un confronto con il passato. Il<br />

fallimento del nostro sindaco sta<br />

nell’aver ritenuto che servissero<br />

effimere iniziativa culturali per<br />

combattere il degrado. Lo speaker<br />

corner ed altre amenità in Campo<br />

Marzo sono semplice fumo negli<br />

occhi nel momento in cui nulla si<br />

fa per bonificare l’area. Ricordare<br />

quanto venne attuato dalla passata<br />

Amministrazione non è esercizio<br />

retorico, ma dovrebbe essere<br />

utile per evitare errori. Oltre a<br />

dotare la città di un modernissimo<br />

sistema di videosorveglianza,<br />

prevedemmo un servizio di custodia<br />

di Campo Marzo, affidato a<br />

privati, che si rivelò un formidabile<br />

deterrente nei confronti sia del<br />

degrado che della microcriminalità.<br />

Piaccia o non piaccia, spaccio<br />

e degrado diminuirono d’incanto.<br />

Serviva qualcuno che facesse sentire<br />

la presenza del Comune, che<br />

facesse capire ai malintenzionati<br />

che lì c’era chi sorvegliava. Il sottoscritto,<br />

lo rivendico con orgoglio,<br />

è stato il primo in Italia ad<br />

emanare ordinanze antibivacco,<br />

antimendicità, antialcol. Facemmo<br />

scalpore a tal punto che in<br />

città arrivarono le Iene e Maurizio<br />

Costanzo aprì una trasmissione<br />

trattandoci come deficienti. La<br />

sinistra di allora si scatenò contro<br />

i provvedimenti. Poco tempo<br />

dopo le ordinanze furono copiate<br />

in tutta Italia, anche dalle giunte<br />

di sinistra. Certo, non basta l’ordinanza,<br />

occorre che vi sia chi la<br />

applica; ciò che con l’attuale giunta<br />

manca del tutto. Rivitalizzare<br />

una zona con iniziative ludiche o<br />

culturali è sicuramente utile. Allo<br />

stesso tempo, tuttavia, sarebbe<br />

necessario far sentire sul territorio<br />

che il Comune non è assente e<br />

che il cittadino non è abbandonato.<br />

Questa, e i fatti lo dimostrano,<br />

non è una priorità della giunta<br />

Variati.<br />

Tocca alla politica nazionale<br />

di Giorgio Conte<br />

bastato che il bravo parro-<br />

È co di San Lazzaro annunciasse<br />

la volontà di promuovere<br />

una manifestazione senza bandiere<br />

politiche per scatenare<br />

la macchina organizzativa del<br />

PD, impegnato a prevaricare<br />

con la politica l’iniziativa civica.<br />

E <strong>qui</strong>ndi tutti assieme, assessori,<br />

parlamentari ed esponenti vari a<br />

sostenere un ardito parallelo tra<br />

Arcore e viale San Lazzaro, dimenticando<br />

che il responsabile<br />

della sicurezza in città è proprio<br />

un uomo del PD. La manifesta-<br />

zione voluta dalla parrocchia con<br />

i cittadini protagonisti è stata comunque<br />

un successo dell’impegno<br />

civico, di una città che non vuole<br />

sempre voltare lo sguardo dall’altra<br />

parte. E il sindaco, anch’egli<br />

del PD, lo ha compreso puntualmente<br />

inviando alla manifestazione,<br />

in sua rappresentanza, un<br />

assessore. Considerazione finale:<br />

purtroppo, come prevedibile, terminate<br />

le manifestazioni, il degrado<br />

in viale San Lazzaro è rimasto.<br />

Il palliativo dell’inclusione sociale,<br />

dell’animazione di strada, della<br />

politica dell’ascolto, perseguita<br />

dalla giunta Variati, mostra tutti i<br />

suoi limiti e porta a casa un colossale<br />

fallimento. Perché tocca alla<br />

politica nazionale immaginare e<br />

costruire una soluzione nuova (o<br />

vecchia?) per togliere il fenomeno<br />

della prostituzione dalle strade.<br />

Tocca proprio alla politica nazionale<br />

destinare nuove risorse alle<br />

forze dell’ordine per rispondere<br />

alle esigenze di sicurezza e vivibilità<br />

delle nostre città. Senza demagogia,<br />

senza sindaci-sceriffo,<br />

senza ronde e bandiere di partito.


wetblue - crust - articoli finiti<br />

DEPOSITO<br />

Via Enrico Fermi 47<br />

36071 Arzignano (Vicenza)<br />

T/F 0444 676910<br />

Kronos srl - Via Vicenza 23 - 36070 Trissino (Vicenza) - info@kronossrl.191.it


Schio<br />

Piscina comunale:<br />

sarà l’anno del rilancio?<br />

Dal 2000 l’impianto patisce un continuo calo di presenze. In cantiere un centro benessere o una Spa<br />

Si attendono investimenti dai privati guidati da Marcello Cestaro<br />

di Andrea Genito<br />

Da oltre un decennio è centro<br />

natatorio tra i più importanti<br />

e completi del Vicentino però fatica<br />

a decollare, complici difficoltà<br />

gestionali e di bilancio abbastanza<br />

pesanti. Le piscine comunali di<br />

località Campagnola rappresentano<br />

un punto di riferimento non<br />

solo durante la stagione estiva, ma<br />

faticano a proporsi come realtà<br />

realmente concorrenziale, tanto<br />

da aver perso utenza a vantaggio<br />

dei più moderni impianti di Malo,<br />

Dueville e Montecchio Precalcino.<br />

(A.G.) Baratto, si volta pagina. Il<br />

nuovo corso chiude la falla creata<br />

dalla precedente gestione e archivia<br />

finalmente il rischio derivati<br />

che aveva seriamente messo in<br />

pericolo bilancio ed autonomia gestionale<br />

dell’Ente di assistenza per<br />

anziani. “Era una spada di Damocle<br />

molto pericolosa, che condizionava<br />

ogni strategia futura- conferma<br />

il neo-Presidente della C.A.S.A.<br />

Faustino Tabelli- Non è stato facile<br />

entrare in carica e dover subito<br />

gestire questa patata bollente”.<br />

In realtà Tabelli è nel Consiglio di<br />

Amministrazione da maggio del<br />

2006, quando presidente era Sergio<br />

Piazzo, ma si trattava di un logico<br />

apprendistato operativo in vista<br />

della staffetta al vertice e pochi<br />

Nonostante l’exploit di visibilità<br />

del 1997, quando <strong>qui</strong> venne ospitato<br />

il ritiro della Nazionale di<br />

nuoto, il calo è stato progressivo.<br />

Giusto dieci anni fa venne lanciato<br />

un sondaggio sul gradimento<br />

dei servizi: allora oltre 200.ooo<br />

persone avevano frequentato l’impianto,<br />

oggi si supera di poco la<br />

metà. Nessun problema per i corsi<br />

di acquaticità per bambini e quelli<br />

per principianti, molto frequentati,<br />

meno appetibile invece risulta<br />

l’offerta per il nuoto libero e per il<br />

relax. Un gap che però potrebbe finalmente<br />

esser colmato in questo<br />

2011, anno in cui dovrebbe essere<br />

preso in considerazione il progetto<br />

di creare un centro benessere<br />

avevano idea di quanto accadesse<br />

nella tesoreria dell’Ente, tanto che<br />

il bubbone è scoppiato molto dopo.<br />

“Nonostante il segretario generale<br />

del Comune di Schio, che controlla<br />

la C.A.S.A., avesse sconsigliato<br />

la stipula di questi rischiosissimi<br />

contratti finanziari (una sorta di<br />

scommessa su sottostanti come<br />

azioni, tassi o indici…più adatta a<br />

smaliziati speculatori)- ricorda Tabelli-<br />

due mesi prima dell’uscita di<br />

scena del vecchio Cda le banche riuscirono<br />

a venderci questi prodotti.<br />

Una scelta non certo felice, che<br />

è emersa in tutta la sua drammaticità<br />

solo al momento della stesura<br />

del bilancio preventivo 2008. Da<br />

allora abbiamo cercato di tamponare,<br />

ma continuavano a crescere<br />

o addirittura una Spa, obiettivo<br />

ambizioso ma raggiungibile vista<br />

la disponibilità di spazi e le risorse<br />

che potrebbero essere messe sul<br />

tavolo dal pool di privati attualmente<br />

guidati dal patròn Famila,<br />

Marcello Cestaro, imprenditore<br />

lungimirante che nello sport e nel<br />

tempo libero ha sempre coraggiosamente<br />

investito. La “palla al piede”<br />

deriva però dai zoppicanti CdA<br />

Schio Nuoto del passato, anch’essi<br />

con un mix pubblico-privato, partiti<br />

tra mille proclami e poi arenatisi<br />

di fronte ad ingenti e imprevisti<br />

costi di gestione. Durante l’ultima<br />

Amministrazione guidata dal sindaco<br />

Giuseppe Berlato Sella, siamo<br />

nel 2003, i possibili investi-<br />

le perdite conseguenti ai derivati,<br />

che evidentemente non avevano<br />

vinto la loro scommessa. La trattativa<br />

con le banche è stata lunga e<br />

stressante ma ora, con soddisfazione,<br />

posso assicurare che ne siamo<br />

fuori. Un errore che <strong>qui</strong> non dovrà<br />

più ripetersi, anche se so che molte<br />

amministrazioni a noi vicine l’hanno<br />

commesso (emerse da una nota<br />

puntata di Report, ndr). Noi amministriamo<br />

soldi altrui, tra rette e<br />

contributi, destinati all’assistenza:<br />

non possiamo sprecarli o utilizzarli<br />

in maniera impropria, mettendoli<br />

a rischio”. Chiusa la falla, la CASA<br />

riparte con nuovi progetti e obiettivi,<br />

per dare un calcio alle polemiche<br />

passate e tornare ad essere un<br />

punto di riferimento importante<br />

menti già presentati in Consiglio<br />

Comunale furono appunto frenati<br />

da un pesante “buco” mai quantificato<br />

ufficialmente, ma stimato<br />

dai più attorno ai 400.000 Euro.<br />

Un fardello difficile da smaltire,<br />

accumulatosi probabilmente in<br />

più gestioni, a partire dal trasferimento<br />

degli impianti da Via Riboli<br />

alla zona industriale. La voragine<br />

fu oggetto di grosse polemiche,<br />

ma l’Amministrazione fu abile<br />

nell’evitare il tracollo e la chiusura<br />

delle Piscine Comunali, trovando<br />

in Cestaro un partner affidabile<br />

e sicuro. Oggi l’impianto, che ha<br />

nell’acquapark il suo fiore all’occhiello,<br />

ospita un importante trofeo<br />

di nuoto nella piscina coperta<br />

La C.A.S.A. esce dal guado<br />

Finalmente alle spalle il buco finanziario<br />

E con la cessione dei chiostri al Comune non resterà più nulla del vecchio ospedale<br />

nella città. “La nostra mission è la<br />

promozione della salute, del benessere<br />

psicofisico e il miglioramento<br />

della qualità della vita delle persone<br />

anziane autosufficienti e non, e<br />

dei loro famigliari, rispettandone<br />

la dignità e i diritti- prosegue Tabelli-<br />

Gli interventi sono caratterizzati<br />

dalla personalizzazione delle<br />

risposte assistenziali e sociosanitarie<br />

in relazione alle diverse problematiche<br />

presentate dall’utenza<br />

assicurando il coinvolgimento e la<br />

partecipazione attiva delle famiglie.<br />

Entro pochi mesi vogliamo<br />

ultimare la ristrutturazione del<br />

complesso dell’ala Ovest, che ospita<br />

anziani non autosufficienti, <strong>qui</strong>ndi<br />

miglioreremo i servizi della RSA e<br />

delle strutture residenziali. L’offer-<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 9<br />

di 25 metri, ma è nella zona esterna<br />

che dovrebbe conoscere il suo<br />

rilancio. Più comfort nel solarium<br />

ed educazione alla sicurezza per i<br />

bambini dei centri estivi Pimpa e<br />

Nemo Club, in collaborazione coi<br />

Vigili del Fuoco, sono le novità introdotte<br />

già l’anno scorso, ma l’appeal<br />

maggiore deriverà dal settore<br />

wellness, seguendo un trend oramai<br />

globale. “Intendiamo assecondare<br />

ed agevolare tutte le iniziative<br />

che portino ad una valorizzazione<br />

delle Piscine- sottolinea l’Assessore<br />

allo Sport del Comune di Schio,<br />

Gabriele Terragin- l’impianto deve<br />

rispondere a più esigenze e d’estate<br />

non essere limitato nell’utenza dalle<br />

bizze meteorologiche”.<br />

ta deve restare competitiva, senza<br />

incidere sulle rette. Quindi ci sarà<br />

il passaggio della cessione dei Chiostri,<br />

non più adatti alle nostre esigenze,<br />

al Comune di Schio. Senza<br />

retorica, si tratta di un evento epocale<br />

e si chiude, in pratica, un lungo<br />

iter secolare: da quel momento non<br />

resterà più nulla del vecchio ospedale<br />

che poi era il vecchio Baratto<br />

(formalmente fino al 1957, ndr):<br />

la C.A.S.A. sarà a tutti gli effetti<br />

un centro per anziani”. Un altro<br />

importante obiettivo è il rilancio<br />

dell’asilo aziendale “La Casa dei<br />

Bambini” chiuso per le difficoltà<br />

economiche della cooperativa<br />

S.I.C.U.R.I., che l’aveva in gestione.<br />

Le prime iscrizioni sono previste<br />

proprio in questi giorni.


Schio<br />

di Andrea Genito<br />

Tutti di nuovo attorno ad un tavolo.<br />

Sembra essere questo lo<br />

spiraglio aperto dalle polemiche<br />

seguite alla pubblicazione ufficiale<br />

dei costi fissi che la Ulss 4 Altovicentino<br />

dovrà sostenere per foraggiare<br />

il nuovo ospedale unico. Dopo<br />

il nostro articolo di due settimane<br />

fa, che aveva portato alla luce vaste<br />

preoccupazioni sull’impatto economico<br />

del project-financing nella sanità,<br />

molte altre redazioni hanno ripreso<br />

ad occuparsi del tema e molti<br />

dibattiti sono seguiti, a partire da<br />

quelli promossi da Cgil e Commissione<br />

Sanità del Comune di Schio,<br />

nei giorni scorsi. Se il Sindaco scledense,<br />

Luigi Dalla Via, in un suo<br />

intervento ha auspicato che si mantenga<br />

la promessa di valorizzare gli<br />

ospedali che diverranno “periferici”<br />

(Schio appunto, Valdagno e Thiene)<br />

come strutture per acuti e bacino<br />

ambulatoriale d’eccellenza, c’è chi si<br />

è spinto più in là, anche nel centrodestra<br />

che poi ha avallato il projectfinancing,<br />

chiedendo a gran voce<br />

una rinegoziazione del contratto,<br />

apparso troppo sbilanciato verso i<br />

privati, che a Santorso investiranno<br />

circa 62milioni di euro ed avranno<br />

un guadagno previsto di 468milioni<br />

di euro nell’arco dei 24 anni. Si<br />

propone, in alternativa, l’ac<strong>qui</strong>sto<br />

dei muri del nuovo ospedale da<br />

parte della Regione, il che porterebbe<br />

ad un risparmio Iva per la Ulss<br />

4 di circa 5 milioni di Euro. “Era il<br />

segreto di Pulcinella, lo si sapeva da<br />

tempo, come si sapeva già che tutto<br />

questo porterà ad una riduzione<br />

dei posti letto disponibili, ma solo<br />

ora monta l’indignazione” tuona<br />

Pietro Veronese di Communitas<br />

Inmovimento per Schio. Claudio<br />

Rizzato, Consigliere Regionale Pd,<br />

Responsabile Regionale Welfare e<br />

c omp onente<br />

della Consulta<br />

Nazionale<br />

Sanità nel suo partito sottolinea<br />

invece come recentemente, all’unanimità,<br />

a Venezia si sia deciso lo<br />

stop ai nuovi ospedali in “project<br />

financing” decisi con contratti firmati<br />

dalle singole Ulss. “Se ce ne<br />

saranno altri, sarà la Regione a dover<br />

approvare ogni clausola del contratto.<br />

Alla luce di questo verdetto<br />

bisogna cercare di rivedere alcune<br />

clausole-capestro dei contratti già<br />

in vigore a Venezia e nell’Alto Vicentino”.<br />

Il neodirettore generale<br />

della Ulss 4, Ermanno Angonese,<br />

intervenuto proprio in uno di questi<br />

dibattiti sui canoni a carico del<br />

suo Ente, tende però a minimizzare:<br />

“Per anni questa è stata sempre<br />

una Ulss virtuosa, con avanzi di bilancio.<br />

Un progetto così importante<br />

può anche giustificare un parziale<br />

e momentaneo indebitamento, che<br />

sarebbe perfettamente sostenibile”.<br />

“Stupidaggini- replica Rizzato-<br />

questa presunta virtuosità è frutto<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 10<br />

Ospedale unico. Rinegoziazione del contratto?<br />

Ripensamenti pure nel centrodestra che ha avvallato il project-financing<br />

Dalla Regione stop a nuove strutture promosse così dalle singole Ulss<br />

Il consigliere regionale Pd Claudio Rizzato<br />

contro il direttore generale della Ulss 4 Ermanno Angonese<br />

già di pesanti tagli e risparmi sulla<br />

pelle dei cittadini. La Ulss 4 ha la<br />

spesa più bassa sui farmaci e può…<br />

vantare il più alto tasso di malattie<br />

cardiovascolari nel territorio. Per le<br />

patologie più gravi i nostri malati<br />

sono già scaricati sulla Ulss 6 e questo<br />

previsto aggravio di spesa andrà<br />

ulteriormente a discapito dei servizi.<br />

D’altronde c’è già una relazione<br />

allarmistica in tal senso ed arriva<br />

dalla loro direttrice amministrativa<br />

Annamaria Tommasella. Lo scenario,<br />

visto che parliamo, lo ricordo,<br />

dei prossimi 24 anni, non è certo<br />

tran<strong>qui</strong>llizzante e bisogna rivedere<br />

certi accordi presi troppo frettolosamente<br />

con la Summania Hospital.<br />

La Regione Veneto ha il suo bel<br />

buco di 2 miliardi e non farà elemosine<br />

alle Ulss indebitate. Se non si<br />

vorrà provvedere ci penserà forse la<br />

Corte dei Conti, dove giacciono dal<br />

2006 due esposti sulla sostenibilità<br />

del contratto”.<br />

Futura compie due anni<br />

e non si butta in politica<br />

Vasco Bicego: “Non più solo un’anima del centrosinistra di Schio:<br />

siamo autonomi e molti di noi non hanno tessere in tasca”<br />

(A.G.) Nata praticamente da una<br />

costola del Pd scledense, l’Associazione<br />

culturale Futura oggi<br />

non accetta più l’etichetta di corrente<br />

che frettolosamente le era<br />

stata attribuita alle sue prime<br />

uscite ufficiali. “Probabilmente fa<br />

comodo confinarci in quel recinto-<br />

spiega il consigliere comunale<br />

Vasco Bicego, presidente e fondatore<br />

di Futura- Noi sin da subito,<br />

pur non rinnegando quella provenienza<br />

politica, ci siamo posti<br />

diversamente. Il nostro obiettivo<br />

è allargare la base del coinvolgimento<br />

dei cittadini sulle vicende<br />

dell’amministrazione cittadina, in<br />

un momento tra l’altro dove l’affezione<br />

e l’interesse per la politica<br />

ha toccato i minimi storici per lo<br />

spettacolo non proprio edificante<br />

che stanno offrendo i partiti<br />

sui media. Noi siamo autonomi<br />

e molti di noi non hanno tessere<br />

in tasca, forse proprio per questo<br />

le adesioni a Futura e la parteci-<br />

pazione alle sue iniziative sono in<br />

continua crescita. I nostri iscritti<br />

arrivano da diverse realtà, da<br />

quella operaia a quella imprenditoriale;<br />

a loro cerchiamo di offrire<br />

varie occasioni di incontro, di aggregazione<br />

dei cittadini, di approfondimento<br />

e riflessione sui fenomeni<br />

socio-economici, culturali e<br />

politici in atto nel nostro territorio<br />

e nel nostro Paese; il raffronto tra<br />

esperienze, idee, culture e opinioni<br />

diverse, è il passaggio fondamentale<br />

per comprendere la dinamica<br />

del mondo contemporaneo,<br />

per maturare quella consapevolezza<br />

individuale e collettiva che<br />

è il patrimonio comune e il punto<br />

di partenza del progresso della<br />

nostra società. L’obiettivo dichiarato<br />

è incentivare il coinvolgimento<br />

della comunità, in particolare<br />

dei giovani, nell’analisi obiettiva e<br />

nel dialogo pluralistico, che sono<br />

il presupposto della democrazia,<br />

affinché siano i protagonisti della<br />

| A sinistra Claudio Rizzato, a destra Ermanno Angonese<br />

progettazione della Schio, appunto,<br />

‘Futura’. Nei partiti attuali, mi<br />

fermo al contesto locale, non vediamo<br />

altrettanta disponibilità ed<br />

apertura ad accettare contributi<br />

che non siano della<br />

Nomenklatura,<br />

insomma guai a<br />

parlare al macchinista!<br />

Così magari<br />

si compatta il consenso,<br />

ma non si<br />

crea il necessario<br />

ricambio generazionale:<br />

non basta<br />

lavorare a tavolino<br />

per vincere le<br />

elezioni, bisogna<br />

saper realmente<br />

ascoltare le istanze<br />

della gente e coinvolgerla nelle decisioni.<br />

Futura vorrebbe fornire,<br />

in questo senso, un piccolo contributo,<br />

dando spazio veramente<br />

a tutti, senza preclusioni”. Grandissimo<br />

riscontro, nel frattempo,<br />

hanno riscosso due dibattiti promossi<br />

nel 2010 dall’Associazione<br />

ed ospitati in un gremitissimo<br />

Teatro dei Salesiani a Schio. Dapprima<br />

un incontro col giornalista<br />

e scrittore Gian<br />

Antonio Stella sul<br />

tema delle discriminazioni<br />

e poi<br />

con Antonio Spampinato,<br />

anche lui<br />

cronista e direttore<br />

dell’osser vator io<br />

O2 sulla libertà<br />

d’i n for m a z ione ,<br />

a c c o m p a g n a t o<br />

nell’occasione da<br />

| Vasco Bicego<br />

don Antonio Tellatin,<br />

referente di<br />

Libera Veneto. “La<br />

folta partecipazione conferma che<br />

magari c’è disaffezione verso i politici-<br />

conclude Bicego- ma grande<br />

interesse verso i temi sociali e le<br />

aberrazioni del mondo della comunicazione.<br />

In questo secondo<br />

anno di Futura vogliamo staccarci<br />

definitivamente da ogni legame<br />

politico, pur avendo molti di noi<br />

un lungo vissuto in vari partiti,<br />

ricoprendo incarichi importanti.<br />

Non vogliamo più essere accusati<br />

di essere una spina nel fianco del<br />

centrosinistra, tanto più che non<br />

abbiamo mai avuto intenzione di<br />

costituirci come Lista Civica: da<br />

oggi Futura è solo un’associazione<br />

culturale che fornisce stimoli al<br />

dibattito e cerca di ricoinvolgere<br />

chi pensa che è tutto inutile, che<br />

tutto si decide a prescindere dalle<br />

istanze della gente. Saremo un<br />

pungolo propositivo politico, ma<br />

nel senso di pòlis cioè interesse<br />

per la città. C’è bisogno di un<br />

ingente ricambio e noi vogliamo<br />

aiutare a crescere una generazione<br />

consapevole, dando voce a tutti<br />

senza preclusioni. Utopia? Senza<br />

sognare non si cambia nulla,<br />

lo dice uno più importante di me<br />

come Barack Obama”.


ovest<br />

ipotesi progettuale di un im-<br />

L’ pianto per il trattamento dei<br />

fanghi del comparto conciario<br />

sta suscitando molte reazioni in<br />

Valchiampo. La popolazione, la<br />

cittadinanza, gli imprenditori, la<br />

politica al momento si presentano<br />

in ordine sparso. Ma come mai<br />

l’impianto previsto ad Arzignano<br />

ha fatto irruzione sulla scena del<br />

dibattito dell’Ovest Vicentino? Il<br />

primo motivo riguarda lo smaltimento<br />

dei fanghi di conceria.<br />

Al ritmo attuale le discariche le<br />

quali ospitano tali scarti saranno<br />

colme. Per di più un recente provvedimento<br />

della Ue impedisce ai<br />

fanghi stessi, almeno nelle condizioni<br />

in cui vengono conferiti<br />

oggi, di continuare ad essere rilasciati<br />

in discarica.<br />

All’interno di questo quadro l’ente<br />

sovracomunale che coordina<br />

la politica idrica dei comuni della<br />

zona (è l’Ato Valchiampo) ha<br />

nominato «una commissione di<br />

esperti» che avrà il compito di<br />

cercare una soluzione per trattare<br />

i fanghi in modo definitivo. I<br />

nuovi membri della commissione<br />

sono Paolo Canu, Gabriele Scaltriti<br />

e Vittorio Sandri che fanno<br />

riferimento all’Università di Padova;<br />

l’ex assessore all’ambiente<br />

di palazzo Nievo Walter Formenton,<br />

che è un chimico. Poi ci sono<br />

Lorenzo Asso, Daniele Refosco,<br />

Alessandro Rebellato,<br />

Maria Luisa<br />

Cracco di Acque del<br />

Chiampo, la municipalizzata<br />

che cura il<br />

ciclo idrico del comprensorio.<br />

E ancora:<br />

Luigi Culpo, Stefano<br />

Paccanaro e Luca<br />

Calderato di Medio<br />

Chiampo (un’altra<br />

spa municipalizzata<br />

del comprensorio);<br />

Fabio Strazzabosco<br />

della direzione regionale tutela<br />

ambiente nonché Andrea Baldisseri,<br />

funzionario settore ambiente<br />

della provincia berica. In ultimo<br />

Vincenzo Restaino direttore Arpav<br />

di Vicenza e Anna Tosini, direttore<br />

di Ato Valle del Chiampo.<br />

La nomina dei commissari è avvenuta<br />

a fine gennaio, ma subito<br />

dopo sono giunte le prime polemiche<br />

e con esse l’interesse dei media.<br />

Il primo cittadino di Montecchio<br />

Maggiore, la leghista Milena<br />

Cecchetto, ha subito fatto sapere<br />

la contrarietà della giunta con<br />

un gigantesco striscione esposto<br />

lungo l’asse attrezzato che collega<br />

il casello di Alte-Montecchio alla<br />

grande rotatoria di Alte Ceccato.<br />

Ma il Pdl come la pensa? «Il fatto<br />

che usiamo toni misurati non<br />

significa che abbiamo poco da<br />

dire» spiega Andrea Pellizzari.<br />

Quest’ultimo non solo è uno dei<br />

consiglieri di spicco in seno all’assemblea<br />

municipale della città del<br />

Grifo, ma è anche assessore all’innovazione<br />

in provincia. Uno degli<br />

uomini di punta del Pdl nell’Ovest<br />

Vicentino <strong>qui</strong>ndi.<br />

Allora Pellizzari come mai<br />

tanto clamore improvviso attorno<br />

a questo impianto. Che<br />

cosa sta succedendo?<br />

«Anzitutto credo che sia necessario<br />

spiegare una cosa. L’impianto<br />

di cui si traccia un possibile<br />

identikit sui giornali non sarà un<br />

inceneritore; le ipotesi allo studio<br />

sono varie e sarà questa materia<br />

degli specialisti. Nel complesso<br />

questa è la base di partenza di<br />

ogni discorso, ovvero il no ad un<br />

impianto che brucia i fanghi».<br />

E <strong>qui</strong>ndi?<br />

«Se qualcuno pensa ad un qualcosa<br />

che brucia e che poi spara<br />

diossina nell’aria ovviamente ha<br />

sbagliato strada e commette un<br />

errore marchiano. Spero <strong>qui</strong>ndi<br />

che i media facciano<br />

un buon lavoro in tal<br />

senso e spieghino<br />

con rigore i termini<br />

della questione. E<br />

tengo a ribadire che<br />

se un giorno arrivasse<br />

sul tappeto l’ipotesi<br />

di un combustore,<br />

questa sarebbe<br />

seccamente respinta.<br />

Con la salute e<br />

con l’ambiente non<br />

si scherza. Per ottenere<br />

una cosa del genere dovrebbero<br />

passare sul cadavere del Pdl;<br />

sempre che ci si riesca. Poi c’è una<br />

seconda premessa da fare, che è<br />

importante quanto la prima».<br />

Quale?<br />

«La commssione non ha realizzato<br />

alcun progetto. Le è stato sem-<br />

plicemente assegnato un compito.<br />

Quello di studiare la possibilità di<br />

un impianto utile allo scopo. Se e<br />

solo se i riscontri scientifici saranno<br />

ampiamente confortanti. Se e<br />

solo se il progetto sarà accompagnato<br />

per mano e condiviso con la<br />

popolazione, allora si passerà alla<br />

fase operativa».<br />

Qual è lo scenario di fondo<br />

sul quale è cominciata la discussione?<br />

«In Valchiampo la concia è il motore<br />

dell’economia. Si parla di un<br />

paio di miliardi di euro di fatturato,<br />

vale a dire tra il punto e due<br />

punti percentuali del Pil italiano.<br />

Quando le discariche saranno tutte<br />

piene o quando comunque la<br />

norma non permetterà più il conferimento<br />

“in situ” gli industriali<br />

saranno costretti ad affronatre il<br />

problema dello smaltimento con<br />

una prospettiva preoccupante».<br />

Ovvero?<br />

«Quella di rimanere fuori mercato,<br />

magari con l’opzione di chiudere<br />

o di delocalizzare».<br />

Il Pdl però non è il partito<br />

che affronta i temi dell’economia<br />

con un’ottica liberale?<br />

Non è questa in prima istanza<br />

una preoccupazione degli<br />

imprenditori?<br />

«Sul piano astratto sì. Tanto è<br />

vero che a Montecchio, dove domina<br />

l’industria meccanica, credo<br />

che facciano proprio questo ragionamento.<br />

Ovviamente saremmo<br />

ciechi se non valutassimo la ricaduta<br />

sociale e sul lavoro qualora la<br />

situazione si aggravasse. In questo<br />

senso dobbiamo ascoltare con<br />

attenzione le istanze dei cittadini,<br />

dei lavoratori, del sindacato e degli<br />

imprenditori. Per questo motivo<br />

spero che in futuro a Montecchio<br />

prevalga la linea del dialogo e<br />

del ragionamento».<br />

Quali sono i tempi in gioco?<br />

«Prima di tutto debbo dire che<br />

sto parlando in linea generale.<br />

Io sono un esponente del partito,<br />

ma non ho ruoli amministrativi<br />

specifici. Ciò constatato mi viene<br />

naturale precisare, senza vis<br />

polemica verso chicchessia, che<br />

l’epoca d’oro in cui la politica poteva<br />

mettere in piedi un piano con<br />

risorse abbondanti sia pubbliche<br />

sia private, anche in termini di<br />

tempo, purtroppo è passato. In<br />

più il tempo medesimo scarseggia.<br />

Oggi abbiamo un orizzonte<br />

di due-quattro anni. Bisogna fare<br />

bene ma senza pause ingiustificate.<br />

Contemporaneamente bisogna<br />

anche cercare di ampliare la prospettiva<br />

pensando non solo al futuro,<br />

ma pure al passato».<br />

In che senso?<br />

«Da politico mi auspico<br />

che l’impianto<br />

che sarà eventualmente<br />

progettato<br />

non sia solo in grado<br />

di smaltire i fanghi<br />

futuri. Spero invece<br />

che possa trattare<br />

anche i fanghi attualmente<br />

presenti nelle<br />

discariche. Questo<br />

sarebbe un modo intelligente<br />

per bonificare<br />

in via definitiva<br />

i sette-otto siti usati sino ad oggi.<br />

Io credo che questo dovrebbe essere<br />

lo spirito che anima tutti<br />

noi».<br />

Se la cosa si può fare, la si<br />

farà con quali soldi?<br />

«Le risorse vanno cercate tra i<br />

privati, tra gli enti locali. E con<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 11<br />

Fanghi, ultima spiaggia<br />

In Valchiampo prosegue il dibattito attorno all’impianto per smaltire gli scarti conciari<br />

Andrea Pellizzari: «Se lo costruiranno non sarà un inceneritore»<br />

E intanto «il tempo corre veloce»<br />

di Marco Milioni<br />

Non sarà<br />

qualcosa<br />

che brucia e<br />

spara diossina<br />

nell’aria<br />

Se non sarà<br />

possibile<br />

trattare i fanghi<br />

in modo pulito,<br />

bisognerà<br />

cambiare rotta<br />

| Andrea Pellizzari<br />

loro però dovrebbero intervenire<br />

in modo significativo la regione<br />

come il governo nazionale. Ognuno<br />

dovrebbe fare la sua parte.<br />

Certo che parlare oggi di cifre<br />

sarebbe prematuro. Anzi illogico,<br />

senza ipotesi progettuali».<br />

Quale è il messaggio che voi<br />

del Pdl della Valchiampo<br />

volete affidare<br />

all’opinione pubblica?<br />

«Se esiste un modo<br />

pulito e tecnologicamente<br />

innovativo<br />

per scindere trattare<br />

e smaltire i fanghi,<br />

magari con l’aiuto<br />

di sistemi all’avanguardia,<br />

ma senza<br />

bruciare i fanghi<br />

stessi, ben venga. Se<br />

le evidenze scientifiche<br />

invece diranno che la cosa<br />

non è fattibile sul piano chimico,<br />

fisico, tecnico o dei costi, la stessa<br />

opinione pubblica e le categorie<br />

socio-economiche, dovranno<br />

prendere atto che le amministrazioni,<br />

siano esse di centrosinistra<br />

o centrodestra, non possono più<br />

percorrere questa strada».


tecnologia<br />

ViPiù Tecnologia<br />

Quanti di noi usano Skype<br />

dal pc di casa? Tantissimi.<br />

Quanti lo usano dal palmare?<br />

Molti meno, ma<br />

sono ugualmente<br />

un bel numero.<br />

Tanto che Vodafone<br />

in alcuni paesi<br />

europei ha tolto la<br />

possibilità ai piani<br />

ricaricabili low cost<br />

per cellulari e smartphone<br />

la possibilità<br />

di connettersi<br />

via internet e telefonare<br />

con Skype<br />

e software simili.<br />

Il motivo è semplice, almeno secondo<br />

Vodafone. Se tutti ac<strong>qui</strong>-<br />

stano solo traffico dati, alla fine<br />

nessuno paga più le telefonate<br />

e gli investimenti (una parola<br />

furba per celare anche i profitti)<br />

finiscono in cavalleria. Ovviamente<br />

la cosa ha mandato su<br />

tutte le furie proprio il colosso<br />

Skype (che appartiene ad Ebay).<br />

La querelle è poi rimbalzata nel<br />

ciberspazio grazie<br />

all’autorevole webmagazine<br />

Punto In-<br />

formatico (http://<br />

punto-informatico.<br />

it/) che pubblica un<br />

appr o f o n d i m e nto<br />

di Claudio Tamburrino.<br />

Quest’ultimo<br />

infatti riporta le dichiarazioni<br />

di fuoco<br />

di Jean-Jacques<br />

Sahel, un top manager<br />

di Skype che<br />

argomenta così il suo punto di<br />

vista: «Siamo fermamente convinti<br />

che dovrebberoessere<br />

gli utenti<br />

di internet e<br />

nessun altro a<br />

scegliere che<br />

cosa fare online...<br />

Alcuni<br />

operatori di<br />

telefonia mobile<br />

in diversi<br />

paesi euro-<br />

pei hanno messo in atto in<br />

modo arbitrario restrizioni<br />

contrattuali, tecniche o finanziarie<br />

che limitano quello<br />

che gli utenti finali e gli<br />

innovatori possono fare una<br />

volta connessi». Tamburrino<br />

però allarga anche<br />

lo spettro del dibattito<br />

e spiega che «in base<br />

alla nuova normativa<br />

dell’Unione Europea<br />

sulle telecomunicazioni,<br />

il<br />

cui recepimento<br />

nelle leggi<br />

n a z i o n a l i<br />

è previsto<br />

entro maggio<br />

2011,<br />

le autorità<br />

devono<br />

proteggere<br />

le libertà di<br />

rete, compresa la possibilità<br />

per gli utenti finali di<br />

accedere ed utilizzare le applicazioni,<br />

i contenuti e i servizi a<br />

loro scelta su Internet». Facile<br />

immaginare che Vodafone la<br />

pensi in modo opposto. E la linea<br />

della compagnia telefonica<br />

è ugualmente riportata da Punto<br />

Informatico: «La priorità per la<br />

nostra azienda è la trasparenza:<br />

offriamo tariffe di ogni tipo e<br />

per ogni fascia di utenza. Alcune<br />

comprendono il VoIP, altre no.<br />

Naturalmente, il traffico VoIP<br />

ha un costo, ma è un tipo di servizio<br />

che può non interessare a<br />

tutti. Per questo tipo di clienti,<br />

ci sono offerte che non comprendono<br />

l’utilizzo del VoIP, a costi<br />

inferiori rispetto a quelle che lo<br />

comprendono».<br />

In realtà le limitazioni poste dagli<br />

operatori sul sistema di telefonia<br />

VoIP, quello di Skype per<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 12<br />

La guerra delle cornette<br />

Gli operatori della telefonia mobile cominciano a limitare il traffico dati<br />

se usato con programmi VoIP<br />

E mentre si attende di capire se l’Europa acconsentirà, Skype si ribella<br />

di Marco Milioni<br />

i confini tra<br />

internet,<br />

telefonia, tv e<br />

radio potrebbero<br />

saltare e poi<br />

fondersi<br />

intenderci, non sono una novità.<br />

Anche Tim, Tre e Wind in passato<br />

o ancora oggi mettono in campo<br />

soluzioni restrittive del genere.<br />

La vera novità però sta nella<br />

durissima presa di posizione da<br />

parte di Skype. Potrebbe trattarsi<br />

di un presagio non di poco<br />

conto, segno evidente che l’interconnessione<br />

è in aumento e che i<br />

confini tra internet, telefonia, tv,<br />

radio, potrebbe definitivamente<br />

saltare per poi fondersi in un<br />

unico flusso polidirezionale di<br />

dati. Le cifre in gioco sono ovviamente<br />

astronomiche e le avvisaglie<br />

di queste settimane non<br />

fanno che riproporre lo scontro<br />

di sempre tra detentori della<br />

struttura fisica e gestori delle<br />

piattaforme virtuali. Una querelle<br />

complessa cui si affianca<br />

quella relativa ad un web a due<br />

velocità. Rapido per chi paga,<br />

lento per chi va gratis. Si tratta<br />

ovviamente di una eventualità<br />

vista come il demonio in chiesa<br />

dai fautori della neutralità di internet<br />

che annunciano in tal senso<br />

una battaglia durissima.


focus<br />

Lo spettacolo<br />

è finito<br />

Il titolo volutamente allarmistico<br />

del convegno svoltosi al Teatro<br />

Astra mercoledì 9 febbraio - «SOS<br />

Cultura» - ha portato anche a Vicenza<br />

una discussione pubblica<br />

sullo stato del settore culturale,<br />

inteso anche in senso economico e<br />

occupazionale. Nell’era dei tagli al<br />

Fus, il fondo unico dello spettacolo<br />

passato dai 414 milioni di euro<br />

del 2010 ai 258 per il 2011, chi lavora<br />

nel settore culturale si trova<br />

travolto da uno tsunami. Se n’è<br />

parlato all’Astra con l’ex segretario<br />

Cgil Guglielmo Epifani, il cantautore<br />

Luca Bassanese, il critico<br />

Marco Cavalli, l’attrice<br />

Marta Cuscunà, il<br />

poeta Paolo Lanaro,<br />

l’assessore comunale<br />

alla cultura Francesca<br />

Lazzari e il presidente<br />

della biblioteca<br />

Bertoliana Giuseppe<br />

Pupillo. Con loro<br />

c’era anche Carlo<br />

Presotto, attore regista<br />

e drammaturgo<br />

della compagnia La<br />

Piccionaia- I Carrara,<br />

e animatore del Coordinamento<br />

lavoratori della cultura di Vicenza,<br />

nato nel 2009 come laboratorio il<br />

cui obiettivo è «dissodare un humus<br />

ricco e vivace che ha fermentato<br />

sotto la neve, riconoscerne i<br />

sentieri vecchi ancora praticabili,<br />

e soprattutto scoprirne di nuovi».<br />

Un coordinamento di cui fanno<br />

parte una cinquantina di persone<br />

che lavorano in ambito culturale,<br />

che è autonomo dalle sigle sindacali<br />

e vuole ragionare sul tema<br />

«del lavoro della cultura e della<br />

cultura del lavoro» come spiega<br />

Presotto. L’incontro vicentino è<br />

tra le tappe che stanno portando<br />

la Cgil verso gli Stati generali della<br />

conoscenza, con la campagna<br />

«Abbracciamo la cultura». In Italia<br />

oggi sono a rischio la cultura e<br />

lo spettacolo intesi come mestieri<br />

con i quali potersi guadagnare<br />

onestamente da vivere. «A livello<br />

nazionale e locale non c’è riconoscimento<br />

dell’arte come lavoro -<br />

spiega Presotto - In Italia ci sono<br />

250mila lavoratori dello spettacolo,<br />

ovvero cinema teatro musica<br />

dal vivo: sono più degli operai della<br />

Fiat e stanno vivendo una delle<br />

più gravi crisi dell’ultimo secolo<br />

perché bruscamente si sta passando,<br />

nel volgere di un paio di anni,<br />

da un sistema in cui il pubblico era<br />

abituato a pagare poco gli eventi,<br />

perché in gran parte erano assistiti<br />

dallo Stato, al dimezzamento<br />

del sostegno pubblico. E’ come se<br />

nel giro di due anni si volesse rivoluzionare<br />

la sanità passando dal<br />

modello pubblico universale di<br />

stampo europeo a quello privato<br />

di stampo americano<br />

basato sulle assicurazioni.<br />

Sarebbe<br />

molto difficile da<br />

gestire, non solo per<br />

chi ci lavora ma anche<br />

per gli utenti». In<br />

pericolo c’è il patrimonio<br />

italiano, ma<br />

anche il destino di<br />

artisti e tecnici che<br />

stanno dietro alle<br />

produzioni che girano<br />

il paese. «Oggi<br />

si corre il rischio di sacrificare<br />

sull’altare della liberalizzazione<br />

una serie di saperi - continua Presotto<br />

- come quelli delle grandi<br />

tradizioni dell’opera lirica, delle<br />

orchestre, ma anche del teatro<br />

sociale, che si rivolge ad esempio<br />

ai ragazzi e che impiega decine di<br />

migliaia di persone in Italia. In<br />

questo momento mettere in discussione<br />

che una persona possa<br />

fare l’artista come lavoro penalizza<br />

in modo molto forte la qualità<br />

della cultura e <strong>qui</strong>ndi della vita<br />

delle persone». La vita dell’artista<br />

o dell’addetto allo spettacolo non<br />

è mai stata facile, ma di certo di<br />

questi tempi si fa sempre più dura.<br />

«In questo momento la pressione<br />

fiscale è enorme - spiega Presotto<br />

- Un dato: un attore che vada a fare<br />

un intervento di laboratorio in una<br />

scuola, su 100 euro pagati<br />

lordi, togliendo le detrazioni<br />

Iva, Enpals e Irpef,<br />

prende 28 euro netti.<br />

Di conseguenza la spinta<br />

è quella a farlo in nero o<br />

gratuitamente». Con il<br />

rischio concreto che, alla<br />

fine, ad andare avanti<br />

siano solo i “ricchi di famiglia”.<br />

Oppure gli “amici<br />

dei potenti”, visto che il<br />

taglio dei fondi aumenta<br />

la concorrenza fra gruppi<br />

e compagnie, e potrebbe<br />

premiare chi è più “vicino”<br />

alle fonti di finanziamento.<br />

Ovvero alla politica.<br />

Qui le modalità di<br />

finanziamento variano<br />

da regione a regione, e il<br />

Veneto non sembra essere<br />

un modello di trasparenza.<br />

«In Veneto non è<br />

molto diffusa l’abitudine, quando<br />

si vuole finanziare un progetto<br />

teatrale o affidare in gestione uno<br />

spazio teatrale, di promuovere un<br />

bando - dice l’attore - con l’apertura<br />

a tutti e con una commissione<br />

di valutazione che si basi su punteggi<br />

oggettivi e pubblichi poi i<br />

risultati. In Veneto si usa molto<br />

l’assegnazione diretta, il “progettino”,<br />

e questo sistema non fa bene<br />

a nessuno: crea una competitività<br />

non molto trasparente, rivalità<br />

causate da regole del gioco non<br />

chiare. In realtà, nel lavoro del<br />

nostro coordinamento, abbiamo<br />

notato che i lavoratori della cultura<br />

sono molto coesi e solidali. Uno<br />

spettacolo può piacermi o non<br />

piacermi, ma alla base c’è rispetto<br />

per il lavoro che ci sta dietro». Il<br />

paradosso è che, mentre la scure<br />

dei tagli rende incerto il futuro dei<br />

teatri, le sale si vanno riempiendo.<br />

Un po’ come sta capitando al<br />

cinema, trainato dai blockbuster<br />

comici italiani e da numeri in crescita<br />

al botteghino, una realtà che<br />

però nasconde la lenta e costante<br />

diminuzione, anno dopo anno, del<br />

numero dei film prodotti. Dal suo<br />

osservatorio vicentino, ma anche<br />

dalle tournee che lo portano ai<br />

quattro angoli d’Italia, Carlo Presotto<br />

vede segnali incoraggianti:<br />

«A Vicenza vediamo un fenomeno<br />

di segno opposto: i teatri si stanno<br />

riempiendo. Il teatro Astra, ne<br />

parlo perché è la realtà di cui ho<br />

conoscenza diretta, ha dovuto<br />

raddoppiare gli spettacoli per le<br />

famiglie della domenica pomeriggio<br />

perché la domanda di spettatori<br />

famiglie è aumentata di molto,<br />

ha dovuto raddoppiare<br />

le repliche degli spettacoli<br />

per le scuole,<br />

mentre sul fronte del<br />

teatro contemporaneo<br />

e di ricerca la stagione<br />

di Gusti Astrali va alla<br />

grande. La cosa positiva<br />

è soprattutto che c’è<br />

un pubblico nuovo che<br />

ha fame di teatro, ed è<br />

il pubblico dei giovani<br />

sotto i trent’anni». Una<br />

primavera teatrale che<br />

sboccia anche sul tacco<br />

della penisola: «Sono in tournee<br />

da ottobre - continua l’attore - e ho<br />

girato la Puglia dove c’è un fenomeno<br />

bellissimo: il progetto Teatri<br />

Abitati. Lì la Regione ha censito<br />

tutti i teatri e promosso un bando<br />

pubblico chiedendo alle compa-<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 13<br />

Dal 2010 al 2011 quasi dimezzato il fondo statale destinato al settore<br />

Eppure in Italia ci sono più lavoratori di cinema, teatro e musica che operai della Fiat<br />

Carlo Presotto: “L’arte non è considerata lavoro. In Veneto si rimane a casa senza ammortizzatori”<br />

di Giulio Todescan<br />

“E’ come<br />

passare dalla<br />

sanità pubblica<br />

europea a<br />

quella privata<br />

americana”<br />

gnie di rivitalizzarli con rassegne<br />

o produzioni originali».<br />

In Veneto c’è attesa invece per la<br />

legge regionale che sancirebbe il<br />

passaggio della gestione dei fondi<br />

dallo stato all’ente regionale. «Da<br />

un po’ di anno ci stanno lavorando,<br />

ma forse adesso ci siamo vicini<br />

- dice Presotto - La legge è uno<br />

strumento essenziale perché permetterebbe<br />

alla Regione di attivare<br />

gli ammortizzatori<br />

sociali per le situazioni<br />

di crisi. La<br />

Liguria ad esempio<br />

lo ha già fatto, lì i<br />

lavoratori del teatro<br />

Carlo Felice di Genova<br />

hanno sottoscritto<br />

un contratto<br />

di solidarietà, sono<br />

in pratica in cassa<br />

integrazione sostenuta<br />

dai fondi regionali.<br />

In Veneto<br />

questo non è ancora<br />

possibile». Le stime parlano di 80<br />

mila lavoratori dello spettacolo in<br />

bilico. «Se in Veneto una struttura<br />

teatrale va in crisi, oggi, ed è costretta<br />

a sospendere i lavori - conclude<br />

- chi ci lavora se ne va a casa<br />

senza ammortizzatori».<br />

“La Regione<br />

non è un<br />

modello di<br />

trasparenza nei<br />

finanziamenti”


grandangolo<br />

Renato Ellero<br />

(docente di diritto penale<br />

Università di Padova)<br />

Se Silvio Berlusconi abbia consumato<br />

o meno con la minore<br />

denominata Ruby rapporti<br />

sessuali a pagamento e se Nicole<br />

Minetti, Emilio Fede e Lele Mora<br />

siano o meno dei prosseneti sono<br />

argomenti sinceramente di grande<br />

attrazione, ma non interesseranno<br />

questo breve approfondimento.<br />

Il diritto è talmente poco<br />

misterioso per chi lo conosce, che<br />

si riesce a capire dalla linea difen-<br />

siva che uno o due avvocati scelgono<br />

se sono convinti dell’innocenza<br />

o della colpevolezza del loro<br />

assistito. A buon intenditor poche<br />

parole. Al contrario mi interessa<br />

un argomento che sento ingannevolmente<br />

ripetere in comunicati<br />

stampa e solilo<strong>qui</strong> ma sul quale<br />

colpevolmente i media mantengono<br />

il lettore nella più assoluta<br />

ignoranza. Parto dalla frase chiave,<br />

sia sul piano concettuale sia<br />

su quello politico, con la quale il<br />

presidente Berlusconi afferma che<br />

i pm di Milano non sono il «suo»<br />

giudice naturale precostituito<br />

per legge: il riferimento è all’articolo<br />

25 comma primo del testo<br />

costituzionale. Contestualmente<br />

il premier afferma che si presenterà<br />

solo davanti al suo giudice<br />

naturale precostituito per legge.<br />

Ciò con preciso riferimento alla<br />

legge numero 1 del 1989 la quale<br />

riguarda i reati commessi dal<br />

«Presidente del Consiglio o dai<br />

Ministri nell’esercizio delle loro<br />

funzioni». Non entrerò nel merito<br />

dell’intervento a favore di certa<br />

“Ruby Rubacuori” presso la questura<br />

di Milano poiché l’argomento,<br />

assieme alle relative giustificazioni,<br />

mi infastidisce. Certo non<br />

v’è dubbio che i pm milanesi non<br />

siano i giudici naturali e precostituiti<br />

per legge, ma questo per il sol<br />

fatto che i pm sono magistrati, ma<br />

non giudici. L’argomento difensivo<br />

salta da solo. Che il premier si<br />

presenti o no davanti ai magistrati<br />

re<strong>qui</strong>renti è del tutto irrilevante.<br />

Ciò che interessa conoscere è se il<br />

«Tribunale per i Ministri» esista;<br />

e, se esiste, interessa sapere che<br />

cosa sia. Va subito chiarito che il<br />

tribunale è come sua qualificazione<br />

giuridica un organo collegiale<br />

o monocratico, dipende dal tipo<br />

di reati, che decide con sentenza<br />

se l’imputato sia colpevole o innocente.<br />

Faccio grazia al lettore<br />

della terminologia tecnica agganciata<br />

ai concetti di colpevolezza<br />

o innocenza. Il «Tribunale dei<br />

Ministri» <strong>qui</strong>ndi non esiste ed è<br />

espressione terminologica gergale<br />

ed invero anche assai infelice.<br />

Ai fini del ragionamento <strong>qui</strong>ndi<br />

è utile ricordare il famoso processo<br />

Lockheed del ‘79. All’epoca<br />

il parlamento si trovò davanti ad<br />

una serie di polemiche nate sulla<br />

previsione costituzionale di<br />

allora: costi del processo, unico<br />

grado senza appello, la Corte Costituzionale<br />

allargata bloccata per<br />

mesi. Il legislatore decise così di<br />

modificare la normativa costituzionale.<br />

Tant’è che dopo un non<br />

breve periodo di discussione varò<br />

appunto la «Legge 1 del 1989». In<br />

questa legge la funzione tipica del<br />

pubblico ministero che svolge le<br />

indagini preliminari viene svolta<br />

da un collegio di tre giudici mai<br />

denominato tribunale. Più nello<br />

specifico si tratta di tre giudici<br />

effettivi e di tre giudici supplenti<br />

estratti a sorte tra i magistrati in<br />

servizio nei tribunali del distretto<br />

che abbiano certe caratteristiche<br />

di carriera. Questo collegio dura<br />

in carica due anni, vale a dire viene<br />

rinnovato ogni due anni. In ragione<br />

dell’articolo 8 di detta legge<br />

costituzionale, questo collegio<br />

svolge in un termine ristretto di<br />

tempo, ovvero in novanta giorni,<br />

le indagini preliminari; vale a dire<br />

quegli atti che nel processo ordinario<br />

vengono svolti dal pubblico<br />

ministero. Grossolanamente potremmo<br />

definirlo pm collegiale.<br />

Terminate le indagini preliminari<br />

questo collegio, che potremmo<br />

considerare istruttore con un<br />

richiamo al precedente codice di<br />

procedura penale uscito di scena<br />

proprio nel 1989, chiede al pubblico<br />

ministero che ha trasmesso il<br />

fascicolo il parere. Il pm può chiedere<br />

l’archiviazione, nuovi atti<br />

d’indagine o il rinvio a giudizio.<br />

Il collegio può disporre nuovi atti<br />

d’indagine, archiviare con decreto<br />

o chiedere al procuratore della<br />

repubblica di trasmettere alla<br />

camera competente le conclusioni<br />

favorevoli al rinvio a giudizio.<br />

Ma anch’esso non è un giudice,<br />

perché non può emettere una sentenza<br />

di condanna o assoluzione.<br />

Allora perché assistiamo a questa<br />

distorsione concettuale quando si<br />

attribuisce a tale organo collegiale<br />

una qualità che non ha? Perché<br />

la decisione sul rinvio a giudizio<br />

è subordinata all’autorizzazione<br />

allo svolgimento del processo, che<br />

nel caso di Berlusconi deve essere<br />

concessa dalla Camera dei Deputati.<br />

Questa può a maggioranza<br />

assoluta dei componenti (316) decidere<br />

(si veda il parere dell’attuale<br />

«Giunta per le Immunità») di<br />

non concederla qualora in ragione<br />

dell’articolo 9, comma secondo,<br />

sempre della legge 1 del 1989, il<br />

ministro «in<strong>qui</strong>sito abbia agito<br />

per la tutela di un interesse dello<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 14<br />

Il “Tribunale dei Ministri”<br />

non esiste<br />

Stato costituzionalmente rilevante<br />

ovvero per il perseguimento di<br />

un preminente interesse pubblico<br />

nell’esercizio della funzione di Governo».<br />

Ipotizziamo una situazione<br />

che i comportamenti recenti (si<br />

ricordi il caso Cosentino) rendono<br />

pressoché incredibile e cioè che<br />

la Camera dei Deputati autorizzi<br />

il processo a Berlusconi. Quale<br />

sarà, allora sì, il giudice naturale<br />

precostituito per legge in base<br />

all’articolo 25 della Costituzione?<br />

Sarà il «Tribunale di Milano» in<br />

formazione collegiale, esattamente<br />

lo stesso cui Berlusconi sarebbe<br />

rinviato qualora il gip accogliesse<br />

l’ipotizzata richiesta di rito immediato<br />

da parte dei pm. Il giudice<br />

naturale precostituito per legge è<br />

lo stesso in entrambi i casi. Prima<br />

domanda: ma allora perchè tanto<br />

rumore? Seconda domanda, retorica:<br />

c’è qualcuno che crede che la<br />

stessa aula che non ha autorizzato<br />

l’uso delle prove dirette a dimostrare<br />

l’appartenenza di Nicola<br />

Cosentino alla camorra, autorizzi<br />

i giudici a processare Berlusconi<br />

per accertare la sua colpevolezza<br />

o la sua non colpevolezza? Per<br />

chiudere vorrei tran<strong>qui</strong>llizzare<br />

comunque i sostenitori sullo status<br />

parentale di tale “Ruby Rubacuori”,<br />

i quali ritengono che Berlusconi<br />

abbia salvato i rapporti<br />

diplomatici italiani con Hosni<br />

Mubarak e di conseguenza la serenità<br />

politica dell’Egitto. In tal senso<br />

rivolgo ai membri della giunta<br />

per le immunità, con l’onorevole<br />

Maurizio Paniz in testa, l’invito ad<br />

accendere il televisore. Vedranno<br />

che a preservare quella serenità ci<br />

stanno già pensando gli egiziani.


vicentinità<br />

Libri rari,<br />

che passione!<br />

A Vicenza l’’associazione In Antica Charta riunisce antiquari, esperti<br />

di caratteri gotici, restauratori di libri, bibliotecari, librai e docenti,<br />

soprattutto di materie letterarie.<br />

di Annamaria De Cillis<br />

La passione per testi antichi e rari<br />

resta un mercato di nicchia che<br />

desta grande interesse. Le pagine<br />

ingiallite portano ad immaginare<br />

chi lo ha maneggiato, chi lo ha letto,<br />

chi lo ha toccato. E’ così che il libro<br />

d’epoca diventa un oggetto di culto e<br />

di venerazione. Gianfranco Cardone,<br />

ingegnere vicentino con la passione<br />

per i libri, ha un migliaio di antiche<br />

opere in casa. “Ho libri sparsi un<br />

po’ ovunque - dice - ma sempre in<br />

ambienti protetti dall’umidità che<br />

è nemica della carta. E’ importante<br />

fare un trattamento contro i tarli già<br />

al momento dell’ac<strong>qui</strong>sto. Io amo le<br />

prime edizioni, sono appassionato<br />

della Divina Commedia e ne possiedo<br />

una illustrata del Cinquecento.<br />

La mia passione per i libri antichi è<br />

in parte innata, è una passione che<br />

tuttora aumenta ogni volta che tocco<br />

un libro, lo sfoglio, ne sento l’odore.<br />

Tutto questo mi porta a immaginare<br />

chi l’ha scritto, in quale situazione<br />

poteva trovarsi rispetto all’epoca vissuta,<br />

immagino quanti proprietari<br />

abbia avuto prima e anch’io mi sento<br />

proprietario di una parte di storia<br />

antica”. Dove è più facile reperire gli<br />

Donna, vicentina, madre, professoressa,<br />

ma soprattutto, scrittrice.<br />

Mariapia Veladiano scrive da<br />

sempre, di tutto, ma fino ad ora ha<br />

pubblicato un solo libro: “La vita accanto”.<br />

Inviato alla commissione del<br />

Premio Calvino un po’ per gioco, un<br />

po’ a causa di quella speranza che c’è<br />

sempre, nella mente ma soprattutto<br />

nel cuore di chi scrive, questa insegnante<br />

di storia e italiano, laureata in<br />

Teologia e Filosofia, il premio poi lo<br />

ha vinto. Ed ora che il suo libro esce<br />

nelle librerie, dopo che la prestigiosa<br />

casa editrice Einaudi ha vinto l’aspra<br />

contesa per i diritti della storia in<br />

italiano, e quelli in inglese sono già<br />

stati venduti, questa storia apparentemente<br />

semplice, ma mai banale, si<br />

antichi cartacei? “Io non ho un luogo<br />

specifico dove ac<strong>qui</strong>stare - continua<br />

Cardone - Li cerco quando viaggio,<br />

in Italia e all’estero, e valuto le opportunità<br />

che spesso nei miei spostamenti<br />

casualmente si presentano.<br />

E’ un modo per conoscere meglio la<br />

realtà locale a livello storico e culturale,<br />

anche attraverso il rapporto<br />

personale che si instaura con chi mi<br />

vende un libro. Ac<strong>qui</strong>sto nelle librerie,<br />

nei mercati dell’antiquariato,<br />

on line. Vengo a conoscenza anche<br />

attraverso il passaparola, perché tra<br />

collezionisti e appassionati ci si conosce<br />

un po’ tutti”. Ciò che affascina<br />

l’appassionato di libri antichi non è<br />

solo il gusto dell’antico e l’energia che<br />

trasmette, ma anche il piacere estetico.<br />

Lo conferma Gerardo Barcaro,<br />

vicentino, ex responsabile commerciale<br />

di un’azienda artigiana e, ovviamente,<br />

appassionato di libri d’epoca:<br />

“Il libro nei tempi antichi era un oggetto<br />

di prestigio, di eleganza, di raffinatezza.<br />

Le decorazioni, le preziose<br />

rilegature, le illustrazioni lo trasformavano<br />

in una vera e propria opera<br />

d’arte. Ci sono persone che hanno lasciato<br />

segni fugaci del loro passaggio<br />

eppure ancora rintracciabili. Quello<br />

che si coglie sfogliando le pagine di<br />

un libro antico è innanzitutto un<br />

sapore di cose perdute, le atmosfere<br />

ormai appartenenti a un passato<br />

lontano e l’amore per i nostri padri”.<br />

colloca già a pieno titolo nella categoria:<br />

irrinunciabili.<br />

Si tratta del suo primo romanzo,<br />

o del primo pubblicato?<br />

“E’ il primo pubblicato. Scrivo da<br />

sempre, libri, novelle, lettere, e faccio<br />

anche giornalismo: collaboro con “Il<br />

Regno”, una rivista di approfondimento<br />

teologico e attualità”.<br />

Si aspettava un tale successo?<br />

“Su questo preferisco essere prudente!<br />

Lascio decidere ai lettori il successo,<br />

se vorranno leggerlo.<br />

Io ci spero! Comunque mi ha stupito<br />

l’interesse dimostrato da Einaudi”.<br />

Il Premio Calvino, che lei ha<br />

vinto, è una competizione riservata<br />

agli inediti, <strong>qui</strong>ndi<br />

vengono valutati i manoscritti.<br />

Cosa l’ha spinta a mandare<br />

proprio questo, fra i suoi molti<br />

scritti?<br />

“Sa, quando uno scrive per anni, e<br />

Ma quanto costa un libro d’epoca?<br />

“Con il tempo sono diventato più<br />

esigente - dice Cardone - e mi trovo<br />

ad ac<strong>qui</strong>stare libri anche per qualche<br />

migliaio di euro”. La passione per<br />

i libri antichi ha condotto Cardone<br />

a creare a Vicenza un’associazione,<br />

“In Antica Charta”, i cui soci aderenti<br />

sono in prevalenza appassionati di<br />

scrittura, amanti delle opere d’epoca,<br />

antiquari, esperti di caratteri gotici,<br />

restauratori di libri, bibliotecari, librai<br />

e docenti, soprattutto di materie<br />

letterarie. Nella prima settimana del<br />

mese di marzo l’associazione renderà<br />

omaggio allo scrittore vicentino<br />

Antonio Fogazzaro, in occasione del<br />

centeranio della sua morte. “Ci sarà<br />

un’esposizione delle prime edizioni<br />

originali dell’autore a Palazzo Terzi,<br />

in corso Fogazzaro - annuncia Diego<br />

Retis, titolare di una web tv e aderente<br />

all’associazione - Con la proiezione<br />

di video esclusivi girati in Villa<br />

Fogazzaro, nelle vicinanze di Como,<br />

in cui lo scrittore ha trascorso lunghi<br />

periodi della sua esistenza”.<br />

accumula molte cose, ad un certo<br />

punto comincia a chiedersi: perché<br />

lo faccio? Si comincia a chiedersi se<br />

ciò che si è scritto possa comunicare<br />

qualcosa, e in questo caso si cerca tra<br />

essi la cosa che si ritiene possa essere<br />

più comunicativa”.<br />

Di che cosa parla, dunque, il libro?<br />

“E’ la storia di una bambina, nata a<br />

Vicenza, e che è molto brutta. E’ la<br />

storia di come lei, Rebecca, veda il<br />

mondo chiudersi intorno a sé a causa<br />

del suo aspetto fisico. Non si sente<br />

amata, e infatti il libro parla di questo:<br />

del non essere amati. Il fatto della<br />

bruttezza è, potremmo dire, l’aspetto<br />

letterario della tematica”.<br />

Come mai proprio una donna<br />

brutta?<br />

“I libri nascono dalla nostra dimensione<br />

profonda. Forse io ho intercettato<br />

qualcosa dalla mia esperienza di<br />

insegnante, a scuola, vedendo quel<br />

dolore che provano tutte le ragazze<br />

che non si sentono in linea con il canone<br />

crudele ed esigente che le tiranneggia”.<br />

Che cosa ne pensa del fenomeno<br />

odierno e tanto discusso<br />

della svalutazione della figura<br />

femminile, per esempio nel<br />

proporre un certo tipo di modelli<br />

televisivi?<br />

“Bé, il libro è stato scritto decisamente<br />

prima dei recenti e drammatici avvenimenti<br />

a riguardo!<br />

Il dramma vero è che si tratta di cose<br />

che accadono da molto tempo. Comunque<br />

il libro non ha una tesi, né<br />

un messaggio: è il racconto della vita<br />

che è possibile per chiunque, e che sta<br />

nell’amare e nell’essere amati”.<br />

Cosa si aspetta che il libro comunichi<br />

alle donne, giovani e<br />

non, belle e non?<br />

“Il mio è in realtà un libro sul dolore,<br />

non sulla bruttezza in sé. Questo do-<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 15<br />

Dall’antiquariato<br />

al vintage<br />

Come è cambiato<br />

il commercio di oggetti più o meno antichi<br />

(ADC) C’erano una volta gli antiquari.<br />

Oggi i commercianti “del<br />

passato” devono fare i conti con<br />

una società diversa da quella di<br />

un tempo. Molti hanno chiuso a<br />

causa delle spese di gestione, del<br />

costo dell’attività e del numero ridotto<br />

di ac<strong>qui</strong>renti. “Il mercato è<br />

cominciato a calare intorno agli<br />

anni Novanta - dice Carlo Matteuzzi,<br />

libraio e antiquario che da<br />

anni opera nel centro<br />

storico di Vicenza<br />

- C’è sempre meno<br />

richiesta perché le<br />

abitudini e gli stili di<br />

vita sono cambiati: la<br />

gente cambia spesso<br />

casa, vive in ambienti<br />

più ridotti e fa un po’<br />

fatica a tenere oggetti<br />

e articoli d’epoca”.<br />

Al di là dell’antico<br />

comò, del tavolino in<br />

stile o del quadro da<br />

collezione, i vicentini<br />

si orientano più per<br />

l’ac<strong>qui</strong>sto di accessori vintage<br />

come gioielli, cappellini, borsette,<br />

oggettistica minuta e articoli particolari.<br />

Anche se il cartaceo, le<br />

stampe da collezione, soprattutto<br />

quelle che ritraggono la Vicenza<br />

antica, e i libri, destano sempre un<br />

fascino particolare. “Ho venduto<br />

molto bene carte manoscritte mai<br />

edite, stampe da collezione e mappe<br />

della provincia di Vicenza datate<br />

1800 - prosegue Matteuzzi - I<br />

clienti non sono necessariamente<br />

danarosi, ma appassionati che<br />

comprano per soddisfazione personale.<br />

Magari preferiscono rega-<br />

Il gran debutto della Veladiano<br />

Una donna brutta, un racconto bello, una storia sul non essere amati<br />

di Carlotta Buosi<br />

larsi una stampa antica piuttosto<br />

che farsi un weekend in montagna”.<br />

Internet è un concorrente?<br />

“Io lo uso poco. Tra noi ricercatori<br />

di oggetti antichi vige più il passaparola,<br />

la ricerca di preziosi in antiche<br />

ville, il contatto con altri appassionati<br />

e intenditori”. Vicenza<br />

offre l’opportunità di apprezzare<br />

il passato. Ogni seconda domenica<br />

del mese in piazza dei Signori c’è<br />

il mercato dell’antiquariato e dallo<br />

scorso mese di novembre, nel<br />

chiostro di San Lorenzo, ogni prima<br />

domenica del mese è allestita<br />

la mostra “Pagine in-chiostro”<br />

con l’esposizione di libri, stampe<br />

e curiosità cartacee. I vicentini<br />

vi si recano più per passeggio che<br />

per motivazione all’ac<strong>qui</strong>sto, ma<br />

qualcuno alla fine compra. “Saremo<br />

pure nel Terzo millennio, ma<br />

un quadro, un libro, un oggetto<br />

antico - conclude Matteuzzi - hanno<br />

sempre un fascino e un’energia<br />

particolari che li rendono pezzi<br />

immortali e assolutamente unici”.<br />

lore ha però una prospettiva di luce,<br />

io la vedo, ed è data dagli incontri con<br />

quelle persone, tutte donne in questo<br />

caso, che vedono tutti gli aspetti della<br />

vita. Sono queste persone che vedono<br />

davvero Rebecca, ed è l’incontro vero<br />

con esse che permette a chiunque<br />

di vivere bene. Rebecca non diventa<br />

bella, ma accetta la vita”.<br />

Manzoni, lei lo saprà, diceva di<br />

avere l’utile come fine, il vero<br />

come oggetto, il dilettevole<br />

come mezzo. Quali sono, <strong>qui</strong>ndi,<br />

il fine, l’oggetto e il mezzo di<br />

Mariapia Veladiano?<br />

“Personalmente non sono convinta<br />

che lo scrittore debba necessariamente<br />

proporsi uno scopo.<br />

Si devono cercare una scrittura che<br />

sia coltivata, mai banale, una storia<br />

con sentimenti riconoscibili, un linguaggio<br />

che sia, appunto, il più lontano<br />

possibile dalla banalità”.

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