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“Corrispondenti: curricula a<br />
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Quindicinale di fatti,<br />
personaggi e vita vicentina<br />
Ospedale unico<br />
di Schio, contratto<br />
da rinegoziare<br />
pag 10<br />
Valchiampo,<br />
ultima chiamata<br />
per i fanghi<br />
pag 11<br />
Lo<br />
spettacolo<br />
è finito<br />
pag 13<br />
Direttore responsabile Giovanni Coviello In edicola il venerdì<br />
uN’altra storia<br />
C<br />
’è un giovane nordafricano che da<br />
qualche inverno soggiorna clandestinamente<br />
nella nostra ospitale città. A.K.,<br />
queste le sue iniziali, alcune notti fa stava<br />
morendo congelato non avendo trovato riparo<br />
in alcun luogo coperto. Dopo essere<br />
stato allontanato dalle sale di attesa della<br />
locale stazione ferroviaria, pare abbia cercato<br />
rifugio all’albergo dei poveri e presso<br />
alcuni centri d’accoglienza, dove tuttavia<br />
gli sarebbe stato rifiutato ricovero perché<br />
sprovvisto di un documento d’identità.<br />
Solo di primo mattino, ormai semi-congelato,<br />
è stato soccorso per strada da alcuni<br />
passanti. Un gesto di carità cristiana che<br />
gli ha salvato probabilmente la vita. Ma è<br />
un caso. Altrove, in questi stessi giorni, ci<br />
sono stati barboni morti di freddo sotto i<br />
ponti delle nostre civili e progredite metropoli<br />
o bambini arsi vivi in una fetida baracca<br />
di un limitrofo, ignorato mondo.<br />
di Paolo Mele Senior<br />
Poche ciàcole<br />
n° 207<br />
11 febbraio 2011<br />
euro 1,00<br />
e Ovest - Alto Vicentino<br />
I fatti vincono sulle parole<br />
L<br />
’esplosione del degrado di San Lazzaro,<br />
dopo la chiusura momentanea di campo<br />
Marzo (qualcuno conosce il principio dei<br />
vasi comunicanti? Se chiudi <strong>qui</strong>, si apre lì) affrontato<br />
con sante fiaccolate e laici sit in, ma<br />
soprattutto con tanto fariseismo. L’emergenza<br />
abitativa per i nuovi poveri affidata alla<br />
programmazione del “caso per caso”, mentre<br />
centinaia di appartamenti rimangono sfitti.<br />
La cultura, come il sociale, uccisa dai tagli<br />
e dall’insensibilità di chi dovrebbe capire<br />
che crescita economica o, per l’altra linea di<br />
pensiero, decrescita umanizzata richiedono<br />
investimenti sul sapere e sulla ricerca, da<br />
sempre non graditi a chi per mantenere il potere<br />
nel medioevo spacciava per conoscenza<br />
le litanie recitate in latino dai contadini e ora<br />
cortocircuita i neuroni residui con Il Grande<br />
fratello e con Amici. E quanta comunicazione<br />
per nascondere o distrarre dai problemi<br />
reali! Questo numero di <strong>VicenzaPiù</strong>, l’ultimo<br />
prima di quello che ci darà la medaglietta<br />
dei cinque anni di vita, risponde alla “propaganda”<br />
con tanti “contributi” giornalistici<br />
esterni: e chi ha scritto risponde di cosa ha<br />
scritto. E’ il nuovo che possiamo fare noi,<br />
oltre che continuare a denunciare e segnalare<br />
fatti e misfatti. Eppure è possibile una<br />
Vicenza nuova, tra i mille silenzi mafiosi che<br />
da tempo la avvolgono più della nebbia, se la<br />
Valbruna degli Amenduni, famiglia cardine<br />
dei cosiddetti poteri forti locali, è capace di<br />
firmare con i sindacati, tutti, un contratto<br />
migliore per i dipendenti di quello della Fiat<br />
made in Marchionne. E se lo scrive un vecchio<br />
“comunista”, orgoglioso di esserlo, come<br />
Giorgio Langella c’è una lezione: i fatti, prima<br />
o poi, vincono sulle parole. Anche a Vicenza.<br />
di Giovanni Coviello<br />
Valbruna batte Mirafiori<br />
Continua a pag 5...<br />
interessante confrontare due accordi<br />
È recentemente firmati tra aziende e la<br />
controparte sindacale. Mi riferisco al famoso<br />
accordo imposto da Marchionne a<br />
Mirafiori e a quello, forse meno famoso ma<br />
altrettanto importante, siglato alla Valbruna<br />
di Vicenza. Il primo ha visto la firma<br />
solo di una parte dei sindacati (FIM-CISL,<br />
UILM, FISMIC, UGL), il secondo è stato<br />
firmato da tutte le organizzazioni sindacali.<br />
Questi due accordi sono differenti sia<br />
per forma che per contenuti.<br />
di Giorgio Langella<br />
Gran<br />
casino<br />
Valdastico sud,<br />
voce di un espropriato<br />
Quando dalla dorsale euganea si piega<br />
verso il Polesine si attraversa una porzione<br />
di quella campagna veneta che negli<br />
anni del boom economico è sempre stata<br />
additata come «poco sviluppata». Proprio<br />
grazie a questo «mancato sviluppo» però,<br />
più che in altre zone della regione, il territorio<br />
si era mantenuto un po’ più intatto<br />
che in altre realtà ben più industrializzate.<br />
Moretti,<br />
la vice ambiziosa<br />
Continua a pag 4... Continua a pag 3...<br />
di Marco Miglioni di Alessio Mannino<br />
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Scommettiamo che Alessandra Moretti<br />
ce la ritroveremo in un posto-chiave,<br />
una candidatura prestigiosa, forse persino,<br />
in un futuro, a correre come aspirante sindaco?<br />
Oggi è la vice di Variati («me lo propose<br />
lui per fargli, diciamo, da contraltare»),<br />
nonché assessore all’istruzione e alle<br />
politiche giovanili.
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l’intervista<br />
Direttore Responsabile<br />
GIOVANNI COVIELLO<br />
direttore@vicenzapiu.com<br />
Editore<br />
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redazione@vicenzapiu.com<br />
Segretaria di redazione<br />
ANGELA MIGNANO<br />
a.mignano@manymedia.it<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 3<br />
Moretti, variatiana ma non troppo<br />
La vicesindaco non nasconde le sue ambizioni (“A Roma? Ok, anche se là si è solo un numero”)<br />
Promette la prima pietra del centro giovanile “fra un mese” e il lancio dello spritz universitario<br />
Ma invita i ragazzi a essere più propositivi<br />
di Alessio Mannino<br />
Scommettiamo che Alessandra<br />
Moretti ce la ritroveremo in<br />
un posto-chiave, una candidatura<br />
prestigiosa, forse persino, in un<br />
futuro, a correre come aspirante<br />
sindaco? Oggi è la vice di Variati<br />
(«me lo propose lui per fargli, diciamo,<br />
da contraltare»), nonché<br />
assessore all’istruzione e alle politiche<br />
giovanili. Lei assicura che<br />
le piace un sacco il lavoro di amministratore,<br />
e scorrendo il lungo<br />
elenco di iniziative intraprese<br />
dal suo assessorato in questi tre<br />
anni non viene da dubitarne. Ma<br />
l’impressione che lascia a pelle è<br />
di un’ine<strong>qui</strong>vocabile ambizione.<br />
Che, intendiamoci, non è affatto<br />
una cosa necessariamente brutta:<br />
«Certo che sono ambiziosa! Se<br />
uno lavora bene non vedo cosa ci<br />
sia di male a cercare di rivestire<br />
ruoli di responsabilità».<br />
La vedremo a Roma, in caso<br />
di elezioni anticipate?<br />
“Io sono molto giovane per i canoni<br />
della politica italiana (ha<br />
37 anni, ndr). Sono un amministratore<br />
ancora fresco, mi piace<br />
imparare. Ma non escludo che se<br />
mi fosse chiesto io mi metterei a<br />
disposizione. Ora però mi piace<br />
moltissimo quello che faccio, e poi<br />
diciamocelo: a Roma sei solo un<br />
numero…”<br />
Dal 2009 lei è nella direzione<br />
nazionale del Partito Democratico.<br />
Una buona posizione,<br />
come ci è arrivata?<br />
“Sono stata scelta in qualità di<br />
giovane amministratore per le<br />
cose che ho fatto. Siamo stati gli<br />
unici <strong>qui</strong> a introdurre il piatto<br />
unico nelle mense scolastiche, ad<br />
esempio”.<br />
Variati come l’ha presa?<br />
“Mi ha fatto i complimenti”.<br />
I beninformati dicono che se<br />
la sia un po’ presa. Sopravanzato<br />
dalla propria vice entrata<br />
nel Pd appena nel 2008, lui<br />
che da anni era capogruppo<br />
regionale del partito…<br />
“Voi giornalisti cercate sempre di<br />
mettere l’uno contro l’altro!”<br />
Si può girarla in positivo:<br />
largo ai giovani in un partito<br />
dominato dai matusalemme.<br />
“Siccome nessun vecchio è disposto<br />
a far crescere i giovani,<br />
noi giovani dobbiamo prendere<br />
campo, ma le mosse bisogna far-<br />
le con intelligenza, costruendo, in<br />
modo da far regredire la parte a<br />
cui si vuol far perdere terreno. Ma<br />
attenzione: Bersani ha dato vita<br />
a una segreteria molto giovane,<br />
e lui stesso è senz’altro politicamente<br />
più giovane, ad esempio, di<br />
D’Alema”.<br />
Sappiamo che lei è bersaniana.<br />
Ma è anche variatiana?<br />
Il Pd vicentino esiste o è una<br />
proiezione psichica di Achille<br />
il sindaco civico e critico<br />
del suo stesso partito?<br />
“Con Enrico Peroni (segretario<br />
cittadino del Pd, ndr) c’è stato un<br />
rinnovamento, ha voglia di fare,<br />
è propositivo. Ci sono stati il “Riparty<br />
Democratico” per iscriversi<br />
al partito, i gazebo… Variati è il<br />
sindaco di tutta la città, e giustamente<br />
scinde fra politica di partito<br />
e amministrazione”.<br />
Fino a inglobare Udc e la lista<br />
di destra di Cicero.<br />
“Sì ma ne abbiamo parlato moltissimo,<br />
ognuno ha detto la sua, non<br />
ha scelto da solo. Con l’Udc non ci<br />
sono grandi problemi di affinità,<br />
ma neppure con Cicero, che segue<br />
fedelmente la linea dell’amministrazione”.<br />
Però la scelta di premiare i<br />
disobbedienti oggi riuniti<br />
al Presidio affidando loro il<br />
bocciodromo, chiara mossa<br />
politica per con<strong>qui</strong>starne il<br />
consenso, ha provocato alcuni<br />
mal di pancia nel Pd.<br />
Quella è stata un’idea di Bulgarini,<br />
capo di gabinetto del<br />
sindaco.<br />
“Bulgarini è il regista della strategia<br />
comunicativa. Ma quello<br />
presentato per il bocciodromo è<br />
un buon progetto, l’ho visto e mi<br />
è piaciuto”.<br />
A proposito: che ne pensa di<br />
tutto il can can del vecchio<br />
fronte trasversale Dal Lago-<br />
Alifuoco-Menarin eccetera<br />
per far costruire la sede della<br />
Protezione Civile nel futuro<br />
Parco della Pace?<br />
“Lì non si fa, su questo teniamo<br />
duro. Lì si fa il parco”.<br />
Veniamo alla politica per i<br />
giovani. E’ stata accantonata<br />
l’idea di recuperare le ex<br />
circoscrizioni? E che fine ha<br />
fatto il progetto di un centro<br />
giovanile all’ex scuola materna<br />
Burci?<br />
“Sì, l’idea delle circoscrizioni è<br />
stata accantonata. Fra un mese<br />
partiranno i lavori per il polo giovanile<br />
all’ex Burci, e ci vorrà un<br />
anno, un anno e mezzo, per finirli.<br />
Mi auguro comunque prima della<br />
fine del mandato. Importante che<br />
sia stato co-progettato coi ragazzi,<br />
con ViLab, con associazioni e<br />
volontariato. Ci saranno un bar,<br />
sale prove, un palco per suonare,<br />
e nella parte sopra uno spazio per<br />
i giochi di squadra su internet.<br />
Fuori si potranno fare sport underground”.<br />
Nella Consulta giovanile i<br />
ragazzi del Pdl e della Lega<br />
se ne sono andati accusando<br />
quest’organo di non essere<br />
superpartes.<br />
“Polemizzavano inutilmente e se<br />
ne sono andati per piantare la loro<br />
bandierina”.<br />
Non è che poi il polo giovanile<br />
verrà monopolizzato dalle<br />
voci allineate al centrosinistra?<br />
“Io vorrei che i giovani istituissero<br />
un consiglio di amministrazione,<br />
un comitato di gestione o come<br />
vogliamo chiamarlo”.<br />
Sì ma composto da chi, e<br />
come?<br />
“Da chi si proporrà, in massima<br />
libertà. Poi noi vaglieremo le proposte”.<br />
Finora il momento più alto<br />
di partecipazione giovanile<br />
è stata l’insurrezione contro<br />
la parziale chiusura del<br />
bar Cancelletto l’estate scorsa.<br />
Dopo quel bell’incontro<br />
del 13 luglio scorso con lei,<br />
il sindaco e l’assessore alla<br />
sicurezza Antonio Dalla Pozza<br />
non ce ne sono stati altri,<br />
come invece Variati promise?<br />
“Col sindaco no. Io ho iniziato con<br />
gli universitari il confronto per<br />
lanciare lo spritz universitario e<br />
così cominciare a integrare città<br />
e mondo dell’università, che oggi<br />
sono ancora scollegati. Stiamo<br />
studiando varie ipotesi sulla base<br />
delle proposte che mi arrivano”.<br />
In quell’occasione lei e Dalla<br />
Pozza sembravate recitare la<br />
parte, rispettivamente, del<br />
poliziotto buono e di quello<br />
cattivo.<br />
“Ognuno ha il suo stile, ma in ogni<br />
caso un’amministrazione non può<br />
muoversi su un binario unico: in<br />
un settore devi essere più duro,<br />
ma io non posso chiudere il dialogo.<br />
E invitai i ragazzi a essere<br />
propositivi non solo quando c’è di<br />
mezzo lo spritz!”<br />
Resterà per sempre un’uto-<br />
pia un servizio di trasporto<br />
pubblico notturno anti-alcolismo<br />
di massa?<br />
“Ci abbiamo provato coi tassisti<br />
ma non è andata a buon fine. Ora<br />
ci riproveremo con loro e anche<br />
con Aim, ma per l’orario serale,<br />
non per la notte. Costa troppo”.<br />
Chiudiamo, vista la manifestazione<br />
del 13 febbraio delle<br />
donne contro il “modello<br />
Ruby” delle serate di Arcore,<br />
con una domanda alla politica<br />
donna, giovane e carina:<br />
certi maschi saranno pure<br />
porci, Berlusconi sarà affetto<br />
da laidezza senile, ma non<br />
è che, più semplicemente, ci<br />
sono pure le donne che si offrono,<br />
cioè ci sono, chiamiamole<br />
col loro nome, le eterne<br />
e ineliminabili puttane?<br />
“C’è un dato che dice che tre uomini<br />
italiani su quattro sono andati<br />
Caporedattore<br />
ENRICO SOLI<br />
e.soli@vicenzapiu.com<br />
ALESSIO MANNINO<br />
a.mannino@vicenzapiu.com<br />
MARCO MILIONI<br />
m.milioni@vicenzapiu.com<br />
Hanno collaborato<br />
a questo numero:<br />
GIUSEPPE BEDIN<br />
CARLOTTA BUOSI<br />
ANNAMARIA DE CILLIS<br />
RENATO ELLERO<br />
ANDREA GENITO<br />
GIORGIO LANGELLA<br />
PAOLO MELE SENIOR<br />
GIULIO TODESCAN<br />
Giornale chiuso in redazione alle<br />
ore 24,00 di mercoledì 9 febbraio 2011<br />
a puttane, e questo è un problema<br />
sociale, delle famiglie. Ma, stando<br />
alle intercettazioni, Berlusconi ha<br />
pagato una minorenne e questo è<br />
un reato. Non faccio la morale, ma<br />
il Presidente del Consiglio è una<br />
figura pubblica, deve dare l’esempio”.<br />
Al di là dei reati, sui quali<br />
non si discute, non è che anche<br />
a sinistra si patisce il moralismo<br />
di origine cattolica?<br />
“Sì, forse lo patiamo, ma un premier<br />
deve tener conto anche della<br />
Chiesa. Così come si deve tener<br />
conto dei cambiamenti radicali<br />
sopravvenuti nella nostra società,<br />
risolvendo i problemi come aveva<br />
tentato di fare la Bindi con la proposta<br />
dei Dico”.<br />
Lei si definisce cattolica o<br />
laica?<br />
“Laica! Anzi, agnostica: mi piacerebbe<br />
ci fosse un Dio…”<br />
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Stampa<br />
CENTRO SERVIzI EDITORIALI<br />
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V. Del Lavoro, 18<br />
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Tribunale di Vicenza n. 1181<br />
del 22 agosto 2008<br />
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ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto<br />
a riconoscere il giusto compenso.<br />
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e fotografie) distribuiti gratuitamente con le<br />
licenze Creative Commons “Attribuzione”e<br />
“Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo<br />
tutti gli autori che ci permettono di utilizzare<br />
i loro lavori segnalando il nome o il link ad un<br />
loro spazio web personale. Per maggiori informazioni:<br />
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il caso<br />
Quando dalla dorsale euganea<br />
si piega verso il Polesine si<br />
attraversa una porzione di quella<br />
campagna veneta che negli anni<br />
del boom economico è sempre<br />
stata additata come «poco svi-<br />
luppata». Proprio grazie a questo<br />
«mancato sviluppo» però, più che<br />
in altre zone della regione, il territorio<br />
si era mantenuto un po’ più<br />
intatto che in altre realtà ben più<br />
industrializzate. La realizzazione,<br />
ancora in fieri, della autostrada<br />
Valdastico Sud ha stampigliato il<br />
bollino della modernità anche su<br />
questo angolo di pianura che idealmente<br />
va da Vicenza a Rovigo<br />
attraversando la bassa Padovana<br />
e quella Veronese. Ed è su questo<br />
palco immaginario e reale al contempo<br />
che è andata in scena «una<br />
rappresentazione dell’assurdo»<br />
che vede come protagonista un<br />
imprenditore agricolo che non si è<br />
rassegnato al «meccanismo perverso<br />
degli espropri portati avanti<br />
senza cognizione di causa e come<br />
mero esercizio di potere e di arroganza».<br />
L’imprenditore in questione<br />
si chiama Mario Tabarelli,<br />
un agronomo trentino che sui<br />
primi degli anni Duemila ha deciso<br />
di aprire un’ attività di taglio<br />
familiare che «dà comunque lavoro<br />
ad alcuni dipendenti» e sulla<br />
quale è stata calata «la scure della<br />
Valdastico Sud». Una scure maneggiata<br />
secondo l’imprenditore<br />
dalla «Società Autostradale Brescia<br />
Padova» che sta appunto realizzando<br />
il troncone meridionale<br />
della vecchia PiRuBi. L’oggetto<br />
del contenzioso è una floricoltura<br />
che insiste su una proprietà di<br />
14 ettari nel comune padovano di<br />
Masi «ormai ridotta sì e no ad otto<br />
in forza di un esproprio realizzato<br />
in maniera tanto<br />
violenta quanto kafkiana»<br />
rispetto al<br />
quale l’imprenditore<br />
denuncia anche «un<br />
altro smacco». La<br />
Serenissima «oltre<br />
ad avere stabilito un<br />
indennizzo ridicolo<br />
non mi ha corrisposto<br />
neppure quello».<br />
Tabarelli, che è titolare<br />
dell’omonimo<br />
vivaio gestito su un<br />
terreno preso in affitto,<br />
spiega di avere scritto lettere<br />
a carrettate al presidente di<br />
Brescia Padova Attilio Schneck<br />
nonché all’ex presidente della<br />
stessa società, Manuela Dal Lago.<br />
Due vicentini doc, due pezzi grossi<br />
del Carroccio veneto. «Dal capoluogo<br />
berico - sottolinea l’agronomo<br />
- mi sarei aspettato una<br />
risposta esaustiva, soprattutto da<br />
chi milita in un partito che si dichiara<br />
vicino agli imprenditori».<br />
Tabarelli mentre parla ha il volto<br />
e la voce segnati «dai ricordi di<br />
una storia che ha cambiato la mia<br />
vita», ma lo sguardo è quello del<br />
combattente che non «ha intenzione<br />
di mollare» nonostante una<br />
mazzata da 500.000 euro («la cifra<br />
è in difetto ma il danno effettivo<br />
è ancora tutto da quantificare).<br />
Tabarelli così ha cominciato<br />
una guerra di carte bollate che ha<br />
avuto un primo passaggio davanti<br />
al tribunale civile di Padova. La<br />
sentenza di primo grado però non<br />
lo ha convinto, tanto che la battaglia<br />
si è spostata in corte d’appello<br />
a Venezia «dove la vicenda<br />
processuale sta prendendo una<br />
piega ben diversa». L’imprenditore<br />
sostanzialmente accusa la Brescia-Padova<br />
di avere pattuito con<br />
proprietari terrieri e fittavoli una<br />
serie di indennizzi. Indennizzi<br />
che comunque «dopo oltre cinque<br />
anni non sono arrivati, nemmeno<br />
negli importi ridicoli stabiliti<br />
dalla stessa società». Senonché<br />
l’agronomo trentino non si dà per<br />
vinto e promette: «Magari ci vorranno<br />
anni, ma voglio dimostrare<br />
di avere ragione. La<br />
disgrazia è che dopo<br />
bisognerà chiedere il<br />
riconoscimento del<br />
danno e lì sarà un’altra<br />
battaglia legale».<br />
Tant’è che l’impren-<br />
ditore agricolo ne<br />
ha per tutti. Dice di<br />
avere passato le pene<br />
dell’inferno quando<br />
«addirittura i carabinieri<br />
mi hanno arrestato<br />
con l’accusa ridicola<br />
e strampalata<br />
di avere occupato indebitamente<br />
un terreno espropriato con una<br />
denuncia fatta da chi nemmeno<br />
ne aveva la potestà». Il tribunale<br />
di Padova alla fine lo ha assolto<br />
da ogni addebito, «ma ci hanno<br />
messo un anno per scrivere la<br />
sentenza, il che ha inevitabilmente<br />
ostacolato, spero non volontariamente,<br />
la mia linea processuale<br />
nella causa civile<br />
parallela». Il trentino<br />
non ha peli sulla<br />
lingua, non bacchetta<br />
questa o quella<br />
istituzione, questo<br />
o quel personaggio,<br />
ma se la prende «col<br />
sistema nella sua<br />
interezza» che definisce<br />
«una vera e<br />
propria aberrazione».<br />
Poi un’altra stilettata:<br />
«Sono pronto<br />
a sfidare chiunque,<br />
carte alla mano (carte che vengono<br />
pubblicate pure su VicenzaPiu.<br />
com affiancate da un ampio servizio,<br />
Ndr)». Rispetto a questa<br />
situazione Tabarelli se la prende<br />
anche con il Carroccio padovano:<br />
«A parole mi hanno difeso, ma<br />
poi si sono defilati quando hanno<br />
visto che idealmente dall’altra<br />
parte della barricata c’erano<br />
i papaveri che tutti conosciamo».<br />
Stesso giudizio senza appello sulle<br />
associazioni degli agricoltori:<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 4<br />
«La Valdastico Sud<br />
mi ha rovinato la vita»<br />
Mario Tabarelli imprenditore“ribelle” di Masi Padovano ha scritto<br />
a Schneck e Dal Lago per denunciare «una storia di soprusi da parte<br />
di un intero sistema», ma dalle istituzioni non ha ottenuto risposta<br />
di Marco Milioni<br />
Carellate di<br />
lettere inutili<br />
ai leghisti<br />
vicentini<br />
Anche il<br />
Carroccio<br />
padovano si è<br />
defilato<br />
«Non hanno mosso un dito e hanno<br />
piegato la testa ai diktat della<br />
Serenissima». Parole che pesano<br />
come pietre soprattutto quando<br />
si considera un altro j’accuse di<br />
Tabarelli: «Queste cose in Trentino<br />
con Autobrennero<br />
non succedono.<br />
Primo perché gli<br />
amministratori sono<br />
abituati ad ascoltare<br />
tutti. Secondo<br />
perché se ci fossero<br />
comportamenti<br />
arbitrari la gente si<br />
farebbe sentire con<br />
forza». Una staffilata<br />
<strong>qui</strong>ndi anche ai<br />
veneti «tartassati<br />
come me da Brescia<br />
Padova i quali per<br />
<strong>qui</strong>eto vivere hanno inghiottito e<br />
mandato giù di tutto, ovviamente<br />
in silenzio». Ma di fronte a tutti<br />
questi rovesci Tabarelli ha mai<br />
pensato di mollare e di tornare<br />
a lavorare in Trentino? «Qui a<br />
Masi ho stabilito la mia azienda.<br />
Qui lavoro coi miei figli - spiega<br />
l’agronomo - la battaglia la faccio<br />
per loro nonostante i silenzi della<br />
politica, compreso quello del ministro<br />
alle attività agricole Giancarlo<br />
Galan del Pdl».
primo piano<br />
interessante confrontare due<br />
È accordi recentemente firmati<br />
tra aziende e la controparte<br />
sindacale. Mi riferisco al famoso<br />
accordo imposto da Marchionne<br />
a Mirafiori e a quello, forse meno<br />
famoso ma altrettanto importante,<br />
siglato alla Valbruna di Vicenza.<br />
Il primo ha visto la firma solo<br />
di una parte dei sindacati (FIM-<br />
CISL, UILM, FISMIC, UGL), il secondo<br />
è stato firmato<br />
da tutte le organizzazioni<br />
sindacali. Questi<br />
due accordi sono<br />
differenti sia per<br />
forma che per contenuti.<br />
Il diktat padronale<br />
di Marchionne<br />
Quello di Mirafiori<br />
è permeato da una<br />
spasmodica ricerca<br />
di competere nel<br />
mercato abbattendo<br />
i costi ed eliminando qualsiasi<br />
potenziale conflitto. Questa visione<br />
dei rapporti industriali, di<br />
fatto, peggiora le condizioni di<br />
lavoro e riduce i diritti dei lavoratori.<br />
L’accordo di Mirafiori (e,<br />
prima, quello di Pomigliano) ha,<br />
di fatto, distrutto il contratto nazionale<br />
ed è conseguente a un’interpretazione<br />
stravagante e a tutto<br />
vantaggio del padrone delle leggi<br />
dello Stato e della Costituzione.<br />
Il diritto di sciopero viene, di fat-<br />
to, cancellato, il diritto alla salute<br />
(e alla cura) viene subordinato a<br />
una media annuale dell’incidenza<br />
delle assenze per malattia. Parte<br />
integrante dell’accordo è, poi, il<br />
sistema Ergo Uas. Un sistema di<br />
monitoraggio e organizzazione del<br />
lavoro che trasforma l’operaio addetto<br />
alla catena a un ingranaggio<br />
fissando tempi e metodi che porteranno<br />
necessariamente all’aumento<br />
della fatica e dell’alienazione.<br />
Sul fronte dell’occupazione c’è<br />
la dichiarata volontà di assumere<br />
nuovi lavoratori (eventualmente e<br />
se ce ne fosse necessità) soltanto<br />
utilizzando contratti<br />
a tempo determinato<br />
o di apprendistato. In<br />
una situazione nella<br />
quale l’età media<br />
degli operai addetti<br />
al montaggio è di 48<br />
anni, questa decisione<br />
di precarizzazione<br />
delle assunzioni non<br />
dà alcuna garanzia<br />
sul futuro. Nulla di<br />
moderno ma un ritorno<br />
ad epoche passate,<br />
con meno garanzie<br />
per i lavoratori. La trattativa, poi,<br />
è stata inesistente, basata su un<br />
ricatto (o si accetta l’accordo così<br />
com’è o si chiude la produzione e<br />
la fabbrica). Alla fine i lavoratori<br />
sono stati “costretti” ad esprimersi<br />
tra l’accettazione dei diktat<br />
padronali e la perdita del posto di<br />
lavoro. Più che un accordo, l’imposizione<br />
di una decisione senza<br />
possibilità di contrattazione. Questo<br />
metodo arrogante e ultimativo<br />
è stato supinamente accettato<br />
dalle sigle sindacali che hanno<br />
controfirmato l’accordo. La Fiom,<br />
che non ha firmato, è stata tacciata<br />
di estremismo e di scarso interesse<br />
allo sviluppo del paese. In<br />
base all’accordo stesso, non potrà<br />
più essere presente in fabbrica. La<br />
contestazione della Fiom e di gran<br />
parte degli operai della catena di<br />
montaggio aveva come obiettivo<br />
una produzione di qualità. L’unica<br />
in grado di competere con la concorrenza.<br />
Si chiedeva un piano di<br />
investimenti e di sviluppo concreto<br />
e non solo enunciato, sul quale<br />
si potesse discutere e trattare. Si<br />
voleva conoscere la quantità e la<br />
qualità reale degli investimenti<br />
più volte annunciati da Marchionne<br />
ma che nessuno ha ancora potuto<br />
vedere scritti nero su bianco<br />
in un progetto degno di questo<br />
nome.<br />
Un esempio positivo<br />
da Vicenza<br />
L’accordo Valbruna è il risultato<br />
diverso di una trattativa “normale”.<br />
Si tratta di un accordo integrativo<br />
che fissa condizioni migliorative<br />
rispetto al contratto in<br />
essere. Non ci sono clausole che<br />
peggiorano i diritti dei lavoratori.<br />
Nulla che impedisca lo sciopero o<br />
lo limiti. Non ci sono norme che<br />
impediscano a un’organizzazione<br />
sindacale di fare il suo mestiere.<br />
Anzi, nell’art.2 si dichiara testualmente<br />
che “le parti confermano<br />
l’impegno a mantenere un sistema<br />
adeguato di relazioni sindacali<br />
basato su uno scambio preventivo<br />
di informazioni tra la Direzione<br />
Aziendale, la RSU e le OO.SS. Provinciali”.<br />
Per quanto riguarda il<br />
mercato del lavoro si afferma (art.<br />
13) che “fermo restando la centralità<br />
del rapporto di lavoro a tempo<br />
indeterminato” le assunzioni con<br />
altri contratti verranno comunque<br />
disciplinate. Per quanto concerne<br />
il tempo determinato, ad esempio,<br />
è specificato che “saranno utilizzati<br />
per un periodo massimo di mesi<br />
11 nell’arco di un biennio; superato<br />
tale periodo il lavoratore sarà assunto<br />
con contratto a tempo indeterminato”.<br />
Un’impostazione completamente<br />
diversa da quella usata<br />
da Marchionne alla Fiat. Non vengono<br />
barattati aumenti e adeguamenti<br />
salariali con la perdita di<br />
diritti o con l’aumento insostenibile<br />
dei ritmi di lavoro in catena<br />
di montaggio. Si legano i premi ai<br />
risultati ottenuti e alla qualità del<br />
prodotto. Alla Valbruna tutte le sigle<br />
sindacali hanno firmato e hanno<br />
ottenuto un accordo che non<br />
lede i diritti fondamentali dei lavoratori.<br />
Un accordo che può essere<br />
definito un buon accordo. A Mirafiori<br />
la Fiom è stata lasciata sola a<br />
contrastare un brutto accordo. Il<br />
risultato è sotto gli occhi di tutti.<br />
La linea di Marchionne è, purtroppo,<br />
chiara. La Fiat, in Italia, è<br />
destinata a diventare<br />
una succursale della<br />
Chrysler. Ai padroni<br />
della Fiat non inte-<br />
ressa se la produzione<br />
resterà in Italia, se la<br />
progettazione verrà<br />
fatta a Torino o in altra<br />
parte del mondo.<br />
Non interessa se i<br />
lavoratori avranno o<br />
no lavoro e se il lavoro<br />
che avranno sarà<br />
precario. Non credo<br />
che la proprietà della<br />
Valbruna sia “di sinistra” o meno<br />
interessata al profitto. Credo che,<br />
almeno in questo caso, sia stata<br />
più lungimirante di Marchionne.<br />
Forse ha intenzioni serie di conti-<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 5<br />
Amenduni, il nuovo<br />
Marchionne, il vecchio<br />
Confronto tra il “contratto-ricatto” di Mirafiori<br />
e quello “normale” della Valbruna<br />
di Giorgio Langella<br />
Con<br />
Marchionne<br />
trattativa<br />
inesistente:<br />
o accetti<br />
o perdi il lavoro<br />
| Sergio Marchinne, Ad Fiat<br />
Condizioni<br />
migliori<br />
per i lavoratori<br />
sono possibili,<br />
mantenendo<br />
alta la qualità<br />
del prodotto<br />
| Nicola Amenduni, fondatore Valbruna<br />
nuare la produzione nel nostro territorio,<br />
in Italia. E, forse, ha capito<br />
che la sfida va accettata puntando<br />
sulla qualità del prodotto e del<br />
processo e non sull’abbattimento<br />
dei costi. L’aumento della produttività<br />
non significa lavorare di più a<br />
costo minore, ma produrre meglio<br />
un prodotto di qualità superiore.<br />
Che i lavoratori diventino servi,<br />
che i ritmi diventino insostenibili,<br />
che si diminuiscano le pause, che<br />
si aumentino le ore<br />
di cassa integrazione<br />
non significa produrre<br />
meglio. Significa<br />
solo produrre male<br />
un prodotto che non<br />
sarà né innovativo,<br />
né qualitativamente<br />
migliore di altri.<br />
Chi ha applaudito<br />
Marchionne come<br />
un “innovatore” dovrebbe<br />
fare ammenda.<br />
Il confronto tra<br />
l’accordo di Mirafiori<br />
e quello della Valbruna dimostra<br />
che condizioni di lavoro migliori<br />
sono possibili. Basta contrattare e<br />
non subire senza discussione quello<br />
che vuole il padrone.
opinioni<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 6<br />
Mai dire case chiuse<br />
In occasione della fiaccolata del<br />
Pd davanti al famigerato condominio<br />
“Campiello” di viale San<br />
Lazzaro il segretario cittadino del<br />
partito Enrico Peroni ha presentato<br />
la sua ricetta per regolare il fenomeno<br />
della prostituzione:“Tornare alle<br />
case chiuse o istituire un reato per<br />
tale attività”. L’indeterminatezza<br />
della proposta ha scatenato reazioni<br />
sul forum www.vicenzapiu.com<br />
“Serve legge<br />
su prostituzione come professione”<br />
di Irene Rui,<br />
Federazione della Sinistra<br />
Peroni afferma che una delle cause<br />
del degrado del quartiere San<br />
Lazzaro è la mancanza di una<br />
normativa che preveda il reato di<br />
prostituzione e le “case chiuse”.<br />
Non c’è ombra di dubbio che alcuni<br />
cittadini del quartiere soffrano<br />
per la presenza delle “lucciole”,<br />
ma arrivare ad affermare che la<br />
loro professione dovrebbe essere<br />
fuori legge o addirittura che devono<br />
rinascere le “case chiuse”,<br />
è eccessivo. Si può capire che la<br />
vendita del proprio corpo vada<br />
contro una certa morale, ma non<br />
si capisce perché l’esercizio di tale<br />
professione debba essere un reato.<br />
La prostituzione dovrebbe essere<br />
riconosciuta ai fini professionali,<br />
affinché anche le lucciole possano<br />
versare i loro contributi sia<br />
fiscali che previdenziali. Non si<br />
può dopo anni di lotte per l’autodeterminazione<br />
del corpo, sentire<br />
che certe persone considerino le<br />
donne ufficialmente degli oggetti;<br />
che si arrivi al punto che qualche<br />
maschio asserisca (tra l’altro vecchia<br />
battaglia dei leghismi veneti)<br />
di introdurre le case chiuse, affin-<br />
Un futuro per il Campiello<br />
e il quartiere<br />
di Patrizia Barbieri<br />
L<br />
’Amministrazione comunale<br />
dovrebbe ac<strong>qui</strong>stare gli appartamenti<br />
del Campiello e ristrutturarli<br />
creando unità immobiliari<br />
più grandi che saranno gestite<br />
ché non solo si nasconda ciò che è<br />
considerato immorale, ma si possa<br />
sfruttare meglio il corpo della<br />
donna e non solo, magari anche<br />
la sua soggettività. Fin tanto che<br />
la prostituzione è esercitata in coscienza<br />
e liberamente per alcune<br />
ore della giornata, queste persone<br />
possono disporre per l’altra parte<br />
del proprio corpo e tenersi una<br />
propria soggettività; ma se fossero<br />
rinchiuse nei “bordelli”, non<br />
sarebbero più libere, ma schiave<br />
e alla mercè del o della loro titolare.<br />
Forse ci siamo dimenticati<br />
della piaga dei casini, e delle lotte<br />
che la Merlin ha fatto per ottenere<br />
la loro chiusura. Purtroppo<br />
nell’arco della storia, ci troviamo<br />
a combattere con la stessa osten-<br />
dall’Agenzia per la casa. Oppure<br />
stipulare una convenzione con<br />
l’Università e un numero significativo<br />
di questi appartamenti<br />
potranno essere trasformati in<br />
alloggi universitari con portierato.<br />
O ancora, alla luce dei nuovi<br />
progetti dell’IPAB, pensare di<br />
darli in gestione alla stessa perché<br />
possano venire assegnati a per-<br />
tazione moralista e maschilista<br />
che persone come Peroni portano<br />
avanti. Con il ritorno delle case<br />
chiuse non si combatte lo sfruttamento<br />
della prostituzione, anzi<br />
tutte quelle schiave della prostituzione<br />
potrebbero essere maggiormente<br />
sfruttate e addirittura non<br />
avrebbero nemmeno un nome,<br />
clandestine che possono scomparire<br />
da un momento all’altro dopo<br />
i “bunga-bunga” o i giochi erotici<br />
recentemente venuti alla cronaca.<br />
“Mi si giudica senza conoscere<br />
il mio percorso”<br />
Enrico Peroni,<br />
segretario del Partito democratico<br />
cittadino<br />
sone anziane sole completamente<br />
autosufficienti, ma che sentono la<br />
necessità di avere una presenza<br />
sanitaria (infermiere professionale)<br />
e una sorveglianza sulla loro<br />
condizione. Il complesso edilizio<br />
Campiello non è un insediamento<br />
di fortuna, ma un complesso<br />
immobiliare importante. La sua<br />
frequentazione negativa non è<br />
Irene Rui ha compreso in maniera<br />
assolutamente errata le mie<br />
dichiarazioni e dimostra di non<br />
conoscere assolutamente né il mio<br />
percorso umano né il mio percorso<br />
politico. Personalmente ho<br />
sempre avuto come faro e come<br />
modello formativo la lotta di liberazione<br />
del femminismo che<br />
ho adattato alla mia vita con una<br />
lotta di liberazione che è quella<br />
del movimento omosessuale che<br />
assicuro a tutti essere tanto difficile<br />
quanto quella delle donne negli<br />
anni ‘70. In merito alla vicenda<br />
della prostituzione io parto da due<br />
presupposti: possiamo continuare<br />
ad accettare che migliaia di giovani<br />
vengano sfruttate (per strada o<br />
in appartamento è la stessa identi-<br />
dovuta solo a chi vive negli appartamenti,<br />
ma anche alle “furbizie”<br />
di chi li affitta. Queste case, edificate<br />
da un costruttore privato,<br />
vennero ac<strong>qui</strong>state da famiglie e<br />
persone vicentine per investimento.<br />
Pertanto, all’interno del complesso<br />
ora c’è di tutto: da famiglie<br />
che non trovano un altro alloggio<br />
e vivono in condizioni pessime,<br />
ca cosa) sotto i nostri occhi? E’ accettabile<br />
che non esista una legge<br />
che preveda una vera e dura lotta<br />
a questo scempio? E per scempio<br />
intendo lo sfruttamento per strada<br />
e negli appartamenti. Credo<br />
infatti che ci siano due soggetti<br />
sconfitti e un solo soggetto trionfatore.<br />
Gli sconfitti sono le giovani<br />
prostitute sfruttate e i cittadini<br />
che vivono a ridosso dei quartieri<br />
a luci rosse che sono le nostre<br />
strade. I trionfatori sono tragicamente<br />
i magnaccia. Per combattere<br />
tutto questo vi è la proposta<br />
di creare delle case chiuse, ossia<br />
delle strutture in cui “la prostituzione<br />
dovrebbe essere riconosciuta<br />
ai fini professionali, affinché<br />
anche le lucciole possano versare<br />
i loro contributi sia fiscali, sia<br />
previdenziali” (citazione sua). Mi<br />
permetta di asserire che se le case<br />
chiuse degli anni Quaranta erano<br />
un luogo di sfruttamento, è assolutamente<br />
sciocco pensare che lo<br />
sarebbero ancora oggi. Dubito, infatti,<br />
che nei quartieri a luci rosse<br />
di Liverpool o Amsterdam funzioni<br />
lo sfruttamento nelle case<br />
chiuse. L’introduzione del reato<br />
di prostituzione su strada e in appartamento<br />
sarebbe da realizzare<br />
congiuntamente a quanto detto<br />
sopra se si vuole effettivamente<br />
rendere la legge funzionante. Ho<br />
iniziato a lottare per il diritto di<br />
vivere liberamente la mia omosessualità<br />
a 16 anni e la mia prima<br />
esperienza politica è stata la battaglia<br />
sulla fecondazione assistita<br />
(referendum 2005). Ciò nonostante<br />
non mi stupisce questo attacco,<br />
tipico di chi fa politica sparando<br />
sui colleghi invece che sugli avversari.<br />
Una vecchia e brutta politica,<br />
pericolosa per le forze del<br />
progresso, a cui rispondo con la<br />
chiarezza di questo mio scritto.<br />
poiché stanno in tanti in uno spazio<br />
molto ridotto, a persone che<br />
appartengono a categorie sociali<br />
a rischio. Un quartiere più vivo e<br />
più vivibile è anche un quartiere<br />
più sicuro, poiché restituisce, tra<br />
l’altro, le condizioni adatte per lo<br />
sviluppo di quella coesione sociale<br />
che, nelle aree più degradate<br />
delle città, facilmente si perde.
opinioni<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 7<br />
Scontro sulla sicurezza<br />
Dopo Campo Marzo, il caso<br />
“Campiello” ha riacceso il<br />
dibattito cittadino tra centro-sinistra<br />
e centro-destra sulla vivibilità<br />
di Vicenza. Un confronto a<br />
distanza tra rappresentanti degli<br />
opposti schieramenti evidenzia<br />
due modi antitetici di approcciarsi<br />
al problema. Se Formisano fa<br />
riferimento ai numeri forniti dalle<br />
forze dell’ordine per affermare<br />
che <strong>qui</strong> non è l’inferno, Sorrentino<br />
rivendica i risultati della politica<br />
di intervento che caratterizzava<br />
la precedente amministrazione.<br />
Da nessuno dei due però arriva<br />
un’idea sulla prostituzione.<br />
San Lazzaro<br />
non è il Bronx<br />
di Federico Formisano<br />
Chiariamo subito che San Lazzaro<br />
non è un quartiere a rischio né<br />
tantomeno un ghetto di Vicenza.<br />
Ogni qualvolta si verifica un fatto<br />
di sangue nella nostra città, la<br />
zona dove tale fatto si consuma<br />
finisce al centro di attenzioni pesantemente<br />
negative. E non solo<br />
dei giornali o delle televisioni locali.<br />
E’ capitato di recente a Campo<br />
Marzo, era successo in passato<br />
per altre zone della città.<br />
Vicenza non è nemmeno lontanamente<br />
confrontabile con Milano<br />
o con città metropolitane in cui il<br />
difficile e<strong>qui</strong>librio basato su una<br />
civile convivenza è costantemente<br />
a rischio. Non sono io ad affermarlo,<br />
sono le statistiche sfornate<br />
ogni anno dalla Questura e dalle<br />
altre forze di polizia.<br />
Certo non si può nascondere la<br />
testa sotto la sabbia. Sappiamo<br />
bene che la vita delle città non<br />
è più quella di una volta: la crisi<br />
economica colpisce soprattutto i<br />
ceti più deboli ed indifesi. La stratificazione<br />
sociale oggi è cambiata<br />
e bisogna prendere atto di questo<br />
dato di fatto che rende il nostro<br />
Paese multietnico e multirazziale<br />
con tutte le implicazioni che questo<br />
dato genera. Ineludibilmente.<br />
Rispetto a questo è necessario<br />
tenere alta l’attenzione verso tutti<br />
i fenomeni di devianza e ogni ri-<br />
duzione degli stanziamenti economici<br />
destinati alla sicurezza rappresenta<br />
un imperdonabile errore<br />
che potremmo pagare tra qualche<br />
anno. E’ indiscutibile che quando<br />
si affronta il tema di San Lazzaro<br />
non si possa non associarlo ai<br />
temi della prostituzione. Anni fa a<br />
Vicenza esisteva una sorte di zona<br />
franca che nella stessa definizione<br />
veniva accostata al concetto di<br />
quartiere a luci rosse: si trattava<br />
della zona attorno alla Stazione e<br />
lungo il mitico Viale Mazzini.<br />
Volendo stroncare il fenomeno<br />
lungo quelle zone si sono messe<br />
le premesse per spalmare le postazioni<br />
delle peripatetiche lungo<br />
tutto l’asse verso Verona da Via<br />
Milano fino a San Lazzaro, da<br />
Ponte Alto a Tavernelle. Credo che<br />
questo fenomeno non possa essere<br />
stroncato esclusivamente con misure<br />
di ordine pubblico. Venerdì 4<br />
febbraio ho partecipato alla fiaccolata<br />
del Partito Democratico di<br />
fronte al Campiello e ho sentito i<br />
pareri di alcuni residenti e di funzionari<br />
della Polizia: le retate fatte<br />
la sera prima avevano ottenuto un<br />
effetto importante, i passaggi ad<br />
andatura turistica delle gazzelle<br />
dei carabinieri e della polizia<br />
avevano sortito un attenuazione<br />
quasi totale del fenomeno. Ma per<br />
quanto tempo? Alla stessa stregua<br />
ho apprezzato la manifestazione<br />
organizzata dalla parrocchia a cui<br />
hanno partecipato molti fedeli e<br />
non solo. Però è evidente che così<br />
non si vince il problema profondo<br />
della prostituzione. Bastava allontanarsi<br />
di qualche centinaia di metri<br />
o attendere qualche giorno per<br />
rivedere le stesse minigonne, gli<br />
stessi squallidi approcci, le stesse<br />
vite buttate. Molti diranno che<br />
sono un utopista, ma io credo che<br />
solo una profonda svolta culturale<br />
possa cambiare una situazione<br />
che continua la sua discesa verso<br />
una china di cui non si intravvede<br />
la fine. Da un lato deve crescere<br />
nella donna il convincimento del<br />
rispetto del proprio corpo, dall’altro<br />
deve avanzare a grandi passi<br />
la consapevolezza dell’uomo che<br />
esperienze come queste rappre-<br />
sentano solo un abbruttimento e<br />
un decadimento della propria personalità.<br />
La scuola e la famiglia,<br />
la Chiesa e gli enti locali devono<br />
trovare il modo per interagire sul<br />
piano dell’educazione ad una sana<br />
sessualità, al rispetto dell’altro<br />
sesso, all’emarginazione dei fenomeni<br />
più eclatanti.<br />
Le prime misure dovrebbero essere<br />
quelle di un investimento massiccio<br />
in educazione, di una rivisitazione<br />
globale delle trasmissioni<br />
televisive, oggi troppo spesso incentrate<br />
sulla bellezza fisica come<br />
valore. Ci vorrà molto tempo, ci<br />
vorranno molti investimenti, ci<br />
vorrà nel contempo anche una<br />
politica di controllo e di repressione.<br />
Ma lasciatemi pensare che<br />
tra qualche anno le brutture a<br />
cui oggi assistiamo con frequenza<br />
possano essere eliminate dalle<br />
nostre strade.<br />
Variati ha fallito<br />
di Valerio Sorrentino<br />
È un fatto difficilmente contestabile<br />
che Vicenza stia attraversando<br />
un brutto periodo per quanto<br />
riguarda la questione sicurezza. Si<br />
badi bene, quando si parla di sicurezza,<br />
non si intende la casistica<br />
dei reati denunciati o le percentuali<br />
di atti delinquenziali. Guardando<br />
i dati, ci sarà sicuramente<br />
qualcuno che farà notare che il numero<br />
dei reati non è affatto incrementato<br />
rispetto al passato e che<br />
<strong>qui</strong>ndi non viviamo certamente<br />
in una fase d’emergenza. Eppure,<br />
il cittadino medio si sente sempre<br />
più insicuro ed abbandonato.<br />
Come mai? Questo avviene perché<br />
gli episodi che generano allarme<br />
sociale non sono solo quelli contemplati<br />
dalla legge come reati,<br />
ma tutti i fatti che comunque determinano<br />
degrado ed invivibilità.<br />
Si tratta di episodi di inciviltà<br />
o anche di cattiva educazione civica<br />
che, presi isolatamente, non<br />
sembrano gravi, ma, contestualizzati,<br />
rendono praticamente invivibile<br />
una zona, in maniera ancora<br />
maggiore di quello che può provocare<br />
un reato. Nei confronti di<br />
quest’ultimo è difatti<br />
possibile invocare<br />
l’intervento delle<br />
Forze dell’Ordine;<br />
nei confronti di chi<br />
sporca, disturba, si<br />
ubriaca, insomma<br />
provoca degrado è<br />
il più delle volte inutile<br />
chiamare aiuto:<br />
nessuno interverrà<br />
“ perché ci sono<br />
cose più importanti<br />
da reprimere” Appunto,<br />
i reati. Per<br />
tornare ai nostri<br />
giorni, vi è da sottolineare<br />
che, in ogni<br />
caso, gli episodi di<br />
criminalità ultimamente<br />
registrati<br />
mai si erano verificati<br />
in città. Basti<br />
pensare all’anziano<br />
ucciso dal pugno di<br />
un giovane rumeno:<br />
se fosse accaduto<br />
a Roma o Milano,<br />
statene certi, il clamore sarebbe<br />
stato devastante. Nei confronti<br />
di episodi del genere sappiamo<br />
bene non si può certo imputare<br />
nulla ad un’Amministrazione Comunale;<br />
ma nei confronti del degrado<br />
che imperversa il discorso<br />
è ben diverso. La giunta Variati<br />
ha responsabilità evidenti, se si<br />
fa un confronto con il passato. Il<br />
fallimento del nostro sindaco sta<br />
nell’aver ritenuto che servissero<br />
effimere iniziativa culturali per<br />
combattere il degrado. Lo speaker<br />
corner ed altre amenità in Campo<br />
Marzo sono semplice fumo negli<br />
occhi nel momento in cui nulla si<br />
fa per bonificare l’area. Ricordare<br />
quanto venne attuato dalla passata<br />
Amministrazione non è esercizio<br />
retorico, ma dovrebbe essere<br />
utile per evitare errori. Oltre a<br />
dotare la città di un modernissimo<br />
sistema di videosorveglianza,<br />
prevedemmo un servizio di custodia<br />
di Campo Marzo, affidato a<br />
privati, che si rivelò un formidabile<br />
deterrente nei confronti sia del<br />
degrado che della microcriminalità.<br />
Piaccia o non piaccia, spaccio<br />
e degrado diminuirono d’incanto.<br />
Serviva qualcuno che facesse sentire<br />
la presenza del Comune, che<br />
facesse capire ai malintenzionati<br />
che lì c’era chi sorvegliava. Il sottoscritto,<br />
lo rivendico con orgoglio,<br />
è stato il primo in Italia ad<br />
emanare ordinanze antibivacco,<br />
antimendicità, antialcol. Facemmo<br />
scalpore a tal punto che in<br />
città arrivarono le Iene e Maurizio<br />
Costanzo aprì una trasmissione<br />
trattandoci come deficienti. La<br />
sinistra di allora si scatenò contro<br />
i provvedimenti. Poco tempo<br />
dopo le ordinanze furono copiate<br />
in tutta Italia, anche dalle giunte<br />
di sinistra. Certo, non basta l’ordinanza,<br />
occorre che vi sia chi la<br />
applica; ciò che con l’attuale giunta<br />
manca del tutto. Rivitalizzare<br />
una zona con iniziative ludiche o<br />
culturali è sicuramente utile. Allo<br />
stesso tempo, tuttavia, sarebbe<br />
necessario far sentire sul territorio<br />
che il Comune non è assente e<br />
che il cittadino non è abbandonato.<br />
Questa, e i fatti lo dimostrano,<br />
non è una priorità della giunta<br />
Variati.<br />
Tocca alla politica nazionale<br />
di Giorgio Conte<br />
bastato che il bravo parro-<br />
È co di San Lazzaro annunciasse<br />
la volontà di promuovere<br />
una manifestazione senza bandiere<br />
politiche per scatenare<br />
la macchina organizzativa del<br />
PD, impegnato a prevaricare<br />
con la politica l’iniziativa civica.<br />
E <strong>qui</strong>ndi tutti assieme, assessori,<br />
parlamentari ed esponenti vari a<br />
sostenere un ardito parallelo tra<br />
Arcore e viale San Lazzaro, dimenticando<br />
che il responsabile<br />
della sicurezza in città è proprio<br />
un uomo del PD. La manifesta-<br />
zione voluta dalla parrocchia con<br />
i cittadini protagonisti è stata comunque<br />
un successo dell’impegno<br />
civico, di una città che non vuole<br />
sempre voltare lo sguardo dall’altra<br />
parte. E il sindaco, anch’egli<br />
del PD, lo ha compreso puntualmente<br />
inviando alla manifestazione,<br />
in sua rappresentanza, un<br />
assessore. Considerazione finale:<br />
purtroppo, come prevedibile, terminate<br />
le manifestazioni, il degrado<br />
in viale San Lazzaro è rimasto.<br />
Il palliativo dell’inclusione sociale,<br />
dell’animazione di strada, della<br />
politica dell’ascolto, perseguita<br />
dalla giunta Variati, mostra tutti i<br />
suoi limiti e porta a casa un colossale<br />
fallimento. Perché tocca alla<br />
politica nazionale immaginare e<br />
costruire una soluzione nuova (o<br />
vecchia?) per togliere il fenomeno<br />
della prostituzione dalle strade.<br />
Tocca proprio alla politica nazionale<br />
destinare nuove risorse alle<br />
forze dell’ordine per rispondere<br />
alle esigenze di sicurezza e vivibilità<br />
delle nostre città. Senza demagogia,<br />
senza sindaci-sceriffo,<br />
senza ronde e bandiere di partito.
wetblue - crust - articoli finiti<br />
DEPOSITO<br />
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36071 Arzignano (Vicenza)<br />
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Schio<br />
Piscina comunale:<br />
sarà l’anno del rilancio?<br />
Dal 2000 l’impianto patisce un continuo calo di presenze. In cantiere un centro benessere o una Spa<br />
Si attendono investimenti dai privati guidati da Marcello Cestaro<br />
di Andrea Genito<br />
Da oltre un decennio è centro<br />
natatorio tra i più importanti<br />
e completi del Vicentino però fatica<br />
a decollare, complici difficoltà<br />
gestionali e di bilancio abbastanza<br />
pesanti. Le piscine comunali di<br />
località Campagnola rappresentano<br />
un punto di riferimento non<br />
solo durante la stagione estiva, ma<br />
faticano a proporsi come realtà<br />
realmente concorrenziale, tanto<br />
da aver perso utenza a vantaggio<br />
dei più moderni impianti di Malo,<br />
Dueville e Montecchio Precalcino.<br />
(A.G.) Baratto, si volta pagina. Il<br />
nuovo corso chiude la falla creata<br />
dalla precedente gestione e archivia<br />
finalmente il rischio derivati<br />
che aveva seriamente messo in<br />
pericolo bilancio ed autonomia gestionale<br />
dell’Ente di assistenza per<br />
anziani. “Era una spada di Damocle<br />
molto pericolosa, che condizionava<br />
ogni strategia futura- conferma<br />
il neo-Presidente della C.A.S.A.<br />
Faustino Tabelli- Non è stato facile<br />
entrare in carica e dover subito<br />
gestire questa patata bollente”.<br />
In realtà Tabelli è nel Consiglio di<br />
Amministrazione da maggio del<br />
2006, quando presidente era Sergio<br />
Piazzo, ma si trattava di un logico<br />
apprendistato operativo in vista<br />
della staffetta al vertice e pochi<br />
Nonostante l’exploit di visibilità<br />
del 1997, quando <strong>qui</strong> venne ospitato<br />
il ritiro della Nazionale di<br />
nuoto, il calo è stato progressivo.<br />
Giusto dieci anni fa venne lanciato<br />
un sondaggio sul gradimento<br />
dei servizi: allora oltre 200.ooo<br />
persone avevano frequentato l’impianto,<br />
oggi si supera di poco la<br />
metà. Nessun problema per i corsi<br />
di acquaticità per bambini e quelli<br />
per principianti, molto frequentati,<br />
meno appetibile invece risulta<br />
l’offerta per il nuoto libero e per il<br />
relax. Un gap che però potrebbe finalmente<br />
esser colmato in questo<br />
2011, anno in cui dovrebbe essere<br />
preso in considerazione il progetto<br />
di creare un centro benessere<br />
avevano idea di quanto accadesse<br />
nella tesoreria dell’Ente, tanto che<br />
il bubbone è scoppiato molto dopo.<br />
“Nonostante il segretario generale<br />
del Comune di Schio, che controlla<br />
la C.A.S.A., avesse sconsigliato<br />
la stipula di questi rischiosissimi<br />
contratti finanziari (una sorta di<br />
scommessa su sottostanti come<br />
azioni, tassi o indici…più adatta a<br />
smaliziati speculatori)- ricorda Tabelli-<br />
due mesi prima dell’uscita di<br />
scena del vecchio Cda le banche riuscirono<br />
a venderci questi prodotti.<br />
Una scelta non certo felice, che<br />
è emersa in tutta la sua drammaticità<br />
solo al momento della stesura<br />
del bilancio preventivo 2008. Da<br />
allora abbiamo cercato di tamponare,<br />
ma continuavano a crescere<br />
o addirittura una Spa, obiettivo<br />
ambizioso ma raggiungibile vista<br />
la disponibilità di spazi e le risorse<br />
che potrebbero essere messe sul<br />
tavolo dal pool di privati attualmente<br />
guidati dal patròn Famila,<br />
Marcello Cestaro, imprenditore<br />
lungimirante che nello sport e nel<br />
tempo libero ha sempre coraggiosamente<br />
investito. La “palla al piede”<br />
deriva però dai zoppicanti CdA<br />
Schio Nuoto del passato, anch’essi<br />
con un mix pubblico-privato, partiti<br />
tra mille proclami e poi arenatisi<br />
di fronte ad ingenti e imprevisti<br />
costi di gestione. Durante l’ultima<br />
Amministrazione guidata dal sindaco<br />
Giuseppe Berlato Sella, siamo<br />
nel 2003, i possibili investi-<br />
le perdite conseguenti ai derivati,<br />
che evidentemente non avevano<br />
vinto la loro scommessa. La trattativa<br />
con le banche è stata lunga e<br />
stressante ma ora, con soddisfazione,<br />
posso assicurare che ne siamo<br />
fuori. Un errore che <strong>qui</strong> non dovrà<br />
più ripetersi, anche se so che molte<br />
amministrazioni a noi vicine l’hanno<br />
commesso (emerse da una nota<br />
puntata di Report, ndr). Noi amministriamo<br />
soldi altrui, tra rette e<br />
contributi, destinati all’assistenza:<br />
non possiamo sprecarli o utilizzarli<br />
in maniera impropria, mettendoli<br />
a rischio”. Chiusa la falla, la CASA<br />
riparte con nuovi progetti e obiettivi,<br />
per dare un calcio alle polemiche<br />
passate e tornare ad essere un<br />
punto di riferimento importante<br />
menti già presentati in Consiglio<br />
Comunale furono appunto frenati<br />
da un pesante “buco” mai quantificato<br />
ufficialmente, ma stimato<br />
dai più attorno ai 400.000 Euro.<br />
Un fardello difficile da smaltire,<br />
accumulatosi probabilmente in<br />
più gestioni, a partire dal trasferimento<br />
degli impianti da Via Riboli<br />
alla zona industriale. La voragine<br />
fu oggetto di grosse polemiche,<br />
ma l’Amministrazione fu abile<br />
nell’evitare il tracollo e la chiusura<br />
delle Piscine Comunali, trovando<br />
in Cestaro un partner affidabile<br />
e sicuro. Oggi l’impianto, che ha<br />
nell’acquapark il suo fiore all’occhiello,<br />
ospita un importante trofeo<br />
di nuoto nella piscina coperta<br />
La C.A.S.A. esce dal guado<br />
Finalmente alle spalle il buco finanziario<br />
E con la cessione dei chiostri al Comune non resterà più nulla del vecchio ospedale<br />
nella città. “La nostra mission è la<br />
promozione della salute, del benessere<br />
psicofisico e il miglioramento<br />
della qualità della vita delle persone<br />
anziane autosufficienti e non, e<br />
dei loro famigliari, rispettandone<br />
la dignità e i diritti- prosegue Tabelli-<br />
Gli interventi sono caratterizzati<br />
dalla personalizzazione delle<br />
risposte assistenziali e sociosanitarie<br />
in relazione alle diverse problematiche<br />
presentate dall’utenza<br />
assicurando il coinvolgimento e la<br />
partecipazione attiva delle famiglie.<br />
Entro pochi mesi vogliamo<br />
ultimare la ristrutturazione del<br />
complesso dell’ala Ovest, che ospita<br />
anziani non autosufficienti, <strong>qui</strong>ndi<br />
miglioreremo i servizi della RSA e<br />
delle strutture residenziali. L’offer-<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 9<br />
di 25 metri, ma è nella zona esterna<br />
che dovrebbe conoscere il suo<br />
rilancio. Più comfort nel solarium<br />
ed educazione alla sicurezza per i<br />
bambini dei centri estivi Pimpa e<br />
Nemo Club, in collaborazione coi<br />
Vigili del Fuoco, sono le novità introdotte<br />
già l’anno scorso, ma l’appeal<br />
maggiore deriverà dal settore<br />
wellness, seguendo un trend oramai<br />
globale. “Intendiamo assecondare<br />
ed agevolare tutte le iniziative<br />
che portino ad una valorizzazione<br />
delle Piscine- sottolinea l’Assessore<br />
allo Sport del Comune di Schio,<br />
Gabriele Terragin- l’impianto deve<br />
rispondere a più esigenze e d’estate<br />
non essere limitato nell’utenza dalle<br />
bizze meteorologiche”.<br />
ta deve restare competitiva, senza<br />
incidere sulle rette. Quindi ci sarà<br />
il passaggio della cessione dei Chiostri,<br />
non più adatti alle nostre esigenze,<br />
al Comune di Schio. Senza<br />
retorica, si tratta di un evento epocale<br />
e si chiude, in pratica, un lungo<br />
iter secolare: da quel momento non<br />
resterà più nulla del vecchio ospedale<br />
che poi era il vecchio Baratto<br />
(formalmente fino al 1957, ndr):<br />
la C.A.S.A. sarà a tutti gli effetti<br />
un centro per anziani”. Un altro<br />
importante obiettivo è il rilancio<br />
dell’asilo aziendale “La Casa dei<br />
Bambini” chiuso per le difficoltà<br />
economiche della cooperativa<br />
S.I.C.U.R.I., che l’aveva in gestione.<br />
Le prime iscrizioni sono previste<br />
proprio in questi giorni.
Schio<br />
di Andrea Genito<br />
Tutti di nuovo attorno ad un tavolo.<br />
Sembra essere questo lo<br />
spiraglio aperto dalle polemiche<br />
seguite alla pubblicazione ufficiale<br />
dei costi fissi che la Ulss 4 Altovicentino<br />
dovrà sostenere per foraggiare<br />
il nuovo ospedale unico. Dopo<br />
il nostro articolo di due settimane<br />
fa, che aveva portato alla luce vaste<br />
preoccupazioni sull’impatto economico<br />
del project-financing nella sanità,<br />
molte altre redazioni hanno ripreso<br />
ad occuparsi del tema e molti<br />
dibattiti sono seguiti, a partire da<br />
quelli promossi da Cgil e Commissione<br />
Sanità del Comune di Schio,<br />
nei giorni scorsi. Se il Sindaco scledense,<br />
Luigi Dalla Via, in un suo<br />
intervento ha auspicato che si mantenga<br />
la promessa di valorizzare gli<br />
ospedali che diverranno “periferici”<br />
(Schio appunto, Valdagno e Thiene)<br />
come strutture per acuti e bacino<br />
ambulatoriale d’eccellenza, c’è chi si<br />
è spinto più in là, anche nel centrodestra<br />
che poi ha avallato il projectfinancing,<br />
chiedendo a gran voce<br />
una rinegoziazione del contratto,<br />
apparso troppo sbilanciato verso i<br />
privati, che a Santorso investiranno<br />
circa 62milioni di euro ed avranno<br />
un guadagno previsto di 468milioni<br />
di euro nell’arco dei 24 anni. Si<br />
propone, in alternativa, l’ac<strong>qui</strong>sto<br />
dei muri del nuovo ospedale da<br />
parte della Regione, il che porterebbe<br />
ad un risparmio Iva per la Ulss<br />
4 di circa 5 milioni di Euro. “Era il<br />
segreto di Pulcinella, lo si sapeva da<br />
tempo, come si sapeva già che tutto<br />
questo porterà ad una riduzione<br />
dei posti letto disponibili, ma solo<br />
ora monta l’indignazione” tuona<br />
Pietro Veronese di Communitas<br />
Inmovimento per Schio. Claudio<br />
Rizzato, Consigliere Regionale Pd,<br />
Responsabile Regionale Welfare e<br />
c omp onente<br />
della Consulta<br />
Nazionale<br />
Sanità nel suo partito sottolinea<br />
invece come recentemente, all’unanimità,<br />
a Venezia si sia deciso lo<br />
stop ai nuovi ospedali in “project<br />
financing” decisi con contratti firmati<br />
dalle singole Ulss. “Se ce ne<br />
saranno altri, sarà la Regione a dover<br />
approvare ogni clausola del contratto.<br />
Alla luce di questo verdetto<br />
bisogna cercare di rivedere alcune<br />
clausole-capestro dei contratti già<br />
in vigore a Venezia e nell’Alto Vicentino”.<br />
Il neodirettore generale<br />
della Ulss 4, Ermanno Angonese,<br />
intervenuto proprio in uno di questi<br />
dibattiti sui canoni a carico del<br />
suo Ente, tende però a minimizzare:<br />
“Per anni questa è stata sempre<br />
una Ulss virtuosa, con avanzi di bilancio.<br />
Un progetto così importante<br />
può anche giustificare un parziale<br />
e momentaneo indebitamento, che<br />
sarebbe perfettamente sostenibile”.<br />
“Stupidaggini- replica Rizzato-<br />
questa presunta virtuosità è frutto<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 10<br />
Ospedale unico. Rinegoziazione del contratto?<br />
Ripensamenti pure nel centrodestra che ha avvallato il project-financing<br />
Dalla Regione stop a nuove strutture promosse così dalle singole Ulss<br />
Il consigliere regionale Pd Claudio Rizzato<br />
contro il direttore generale della Ulss 4 Ermanno Angonese<br />
già di pesanti tagli e risparmi sulla<br />
pelle dei cittadini. La Ulss 4 ha la<br />
spesa più bassa sui farmaci e può…<br />
vantare il più alto tasso di malattie<br />
cardiovascolari nel territorio. Per le<br />
patologie più gravi i nostri malati<br />
sono già scaricati sulla Ulss 6 e questo<br />
previsto aggravio di spesa andrà<br />
ulteriormente a discapito dei servizi.<br />
D’altronde c’è già una relazione<br />
allarmistica in tal senso ed arriva<br />
dalla loro direttrice amministrativa<br />
Annamaria Tommasella. Lo scenario,<br />
visto che parliamo, lo ricordo,<br />
dei prossimi 24 anni, non è certo<br />
tran<strong>qui</strong>llizzante e bisogna rivedere<br />
certi accordi presi troppo frettolosamente<br />
con la Summania Hospital.<br />
La Regione Veneto ha il suo bel<br />
buco di 2 miliardi e non farà elemosine<br />
alle Ulss indebitate. Se non si<br />
vorrà provvedere ci penserà forse la<br />
Corte dei Conti, dove giacciono dal<br />
2006 due esposti sulla sostenibilità<br />
del contratto”.<br />
Futura compie due anni<br />
e non si butta in politica<br />
Vasco Bicego: “Non più solo un’anima del centrosinistra di Schio:<br />
siamo autonomi e molti di noi non hanno tessere in tasca”<br />
(A.G.) Nata praticamente da una<br />
costola del Pd scledense, l’Associazione<br />
culturale Futura oggi<br />
non accetta più l’etichetta di corrente<br />
che frettolosamente le era<br />
stata attribuita alle sue prime<br />
uscite ufficiali. “Probabilmente fa<br />
comodo confinarci in quel recinto-<br />
spiega il consigliere comunale<br />
Vasco Bicego, presidente e fondatore<br />
di Futura- Noi sin da subito,<br />
pur non rinnegando quella provenienza<br />
politica, ci siamo posti<br />
diversamente. Il nostro obiettivo<br />
è allargare la base del coinvolgimento<br />
dei cittadini sulle vicende<br />
dell’amministrazione cittadina, in<br />
un momento tra l’altro dove l’affezione<br />
e l’interesse per la politica<br />
ha toccato i minimi storici per lo<br />
spettacolo non proprio edificante<br />
che stanno offrendo i partiti<br />
sui media. Noi siamo autonomi<br />
e molti di noi non hanno tessere<br />
in tasca, forse proprio per questo<br />
le adesioni a Futura e la parteci-<br />
pazione alle sue iniziative sono in<br />
continua crescita. I nostri iscritti<br />
arrivano da diverse realtà, da<br />
quella operaia a quella imprenditoriale;<br />
a loro cerchiamo di offrire<br />
varie occasioni di incontro, di aggregazione<br />
dei cittadini, di approfondimento<br />
e riflessione sui fenomeni<br />
socio-economici, culturali e<br />
politici in atto nel nostro territorio<br />
e nel nostro Paese; il raffronto tra<br />
esperienze, idee, culture e opinioni<br />
diverse, è il passaggio fondamentale<br />
per comprendere la dinamica<br />
del mondo contemporaneo,<br />
per maturare quella consapevolezza<br />
individuale e collettiva che<br />
è il patrimonio comune e il punto<br />
di partenza del progresso della<br />
nostra società. L’obiettivo dichiarato<br />
è incentivare il coinvolgimento<br />
della comunità, in particolare<br />
dei giovani, nell’analisi obiettiva e<br />
nel dialogo pluralistico, che sono<br />
il presupposto della democrazia,<br />
affinché siano i protagonisti della<br />
| A sinistra Claudio Rizzato, a destra Ermanno Angonese<br />
progettazione della Schio, appunto,<br />
‘Futura’. Nei partiti attuali, mi<br />
fermo al contesto locale, non vediamo<br />
altrettanta disponibilità ed<br />
apertura ad accettare contributi<br />
che non siano della<br />
Nomenklatura,<br />
insomma guai a<br />
parlare al macchinista!<br />
Così magari<br />
si compatta il consenso,<br />
ma non si<br />
crea il necessario<br />
ricambio generazionale:<br />
non basta<br />
lavorare a tavolino<br />
per vincere le<br />
elezioni, bisogna<br />
saper realmente<br />
ascoltare le istanze<br />
della gente e coinvolgerla nelle decisioni.<br />
Futura vorrebbe fornire,<br />
in questo senso, un piccolo contributo,<br />
dando spazio veramente<br />
a tutti, senza preclusioni”. Grandissimo<br />
riscontro, nel frattempo,<br />
hanno riscosso due dibattiti promossi<br />
nel 2010 dall’Associazione<br />
ed ospitati in un gremitissimo<br />
Teatro dei Salesiani a Schio. Dapprima<br />
un incontro col giornalista<br />
e scrittore Gian<br />
Antonio Stella sul<br />
tema delle discriminazioni<br />
e poi<br />
con Antonio Spampinato,<br />
anche lui<br />
cronista e direttore<br />
dell’osser vator io<br />
O2 sulla libertà<br />
d’i n for m a z ione ,<br />
a c c o m p a g n a t o<br />
nell’occasione da<br />
| Vasco Bicego<br />
don Antonio Tellatin,<br />
referente di<br />
Libera Veneto. “La<br />
folta partecipazione conferma che<br />
magari c’è disaffezione verso i politici-<br />
conclude Bicego- ma grande<br />
interesse verso i temi sociali e le<br />
aberrazioni del mondo della comunicazione.<br />
In questo secondo<br />
anno di Futura vogliamo staccarci<br />
definitivamente da ogni legame<br />
politico, pur avendo molti di noi<br />
un lungo vissuto in vari partiti,<br />
ricoprendo incarichi importanti.<br />
Non vogliamo più essere accusati<br />
di essere una spina nel fianco del<br />
centrosinistra, tanto più che non<br />
abbiamo mai avuto intenzione di<br />
costituirci come Lista Civica: da<br />
oggi Futura è solo un’associazione<br />
culturale che fornisce stimoli al<br />
dibattito e cerca di ricoinvolgere<br />
chi pensa che è tutto inutile, che<br />
tutto si decide a prescindere dalle<br />
istanze della gente. Saremo un<br />
pungolo propositivo politico, ma<br />
nel senso di pòlis cioè interesse<br />
per la città. C’è bisogno di un<br />
ingente ricambio e noi vogliamo<br />
aiutare a crescere una generazione<br />
consapevole, dando voce a tutti<br />
senza preclusioni. Utopia? Senza<br />
sognare non si cambia nulla,<br />
lo dice uno più importante di me<br />
come Barack Obama”.
ovest<br />
ipotesi progettuale di un im-<br />
L’ pianto per il trattamento dei<br />
fanghi del comparto conciario<br />
sta suscitando molte reazioni in<br />
Valchiampo. La popolazione, la<br />
cittadinanza, gli imprenditori, la<br />
politica al momento si presentano<br />
in ordine sparso. Ma come mai<br />
l’impianto previsto ad Arzignano<br />
ha fatto irruzione sulla scena del<br />
dibattito dell’Ovest Vicentino? Il<br />
primo motivo riguarda lo smaltimento<br />
dei fanghi di conceria.<br />
Al ritmo attuale le discariche le<br />
quali ospitano tali scarti saranno<br />
colme. Per di più un recente provvedimento<br />
della Ue impedisce ai<br />
fanghi stessi, almeno nelle condizioni<br />
in cui vengono conferiti<br />
oggi, di continuare ad essere rilasciati<br />
in discarica.<br />
All’interno di questo quadro l’ente<br />
sovracomunale che coordina<br />
la politica idrica dei comuni della<br />
zona (è l’Ato Valchiampo) ha<br />
nominato «una commissione di<br />
esperti» che avrà il compito di<br />
cercare una soluzione per trattare<br />
i fanghi in modo definitivo. I<br />
nuovi membri della commissione<br />
sono Paolo Canu, Gabriele Scaltriti<br />
e Vittorio Sandri che fanno<br />
riferimento all’Università di Padova;<br />
l’ex assessore all’ambiente<br />
di palazzo Nievo Walter Formenton,<br />
che è un chimico. Poi ci sono<br />
Lorenzo Asso, Daniele Refosco,<br />
Alessandro Rebellato,<br />
Maria Luisa<br />
Cracco di Acque del<br />
Chiampo, la municipalizzata<br />
che cura il<br />
ciclo idrico del comprensorio.<br />
E ancora:<br />
Luigi Culpo, Stefano<br />
Paccanaro e Luca<br />
Calderato di Medio<br />
Chiampo (un’altra<br />
spa municipalizzata<br />
del comprensorio);<br />
Fabio Strazzabosco<br />
della direzione regionale tutela<br />
ambiente nonché Andrea Baldisseri,<br />
funzionario settore ambiente<br />
della provincia berica. In ultimo<br />
Vincenzo Restaino direttore Arpav<br />
di Vicenza e Anna Tosini, direttore<br />
di Ato Valle del Chiampo.<br />
La nomina dei commissari è avvenuta<br />
a fine gennaio, ma subito<br />
dopo sono giunte le prime polemiche<br />
e con esse l’interesse dei media.<br />
Il primo cittadino di Montecchio<br />
Maggiore, la leghista Milena<br />
Cecchetto, ha subito fatto sapere<br />
la contrarietà della giunta con<br />
un gigantesco striscione esposto<br />
lungo l’asse attrezzato che collega<br />
il casello di Alte-Montecchio alla<br />
grande rotatoria di Alte Ceccato.<br />
Ma il Pdl come la pensa? «Il fatto<br />
che usiamo toni misurati non<br />
significa che abbiamo poco da<br />
dire» spiega Andrea Pellizzari.<br />
Quest’ultimo non solo è uno dei<br />
consiglieri di spicco in seno all’assemblea<br />
municipale della città del<br />
Grifo, ma è anche assessore all’innovazione<br />
in provincia. Uno degli<br />
uomini di punta del Pdl nell’Ovest<br />
Vicentino <strong>qui</strong>ndi.<br />
Allora Pellizzari come mai<br />
tanto clamore improvviso attorno<br />
a questo impianto. Che<br />
cosa sta succedendo?<br />
«Anzitutto credo che sia necessario<br />
spiegare una cosa. L’impianto<br />
di cui si traccia un possibile<br />
identikit sui giornali non sarà un<br />
inceneritore; le ipotesi allo studio<br />
sono varie e sarà questa materia<br />
degli specialisti. Nel complesso<br />
questa è la base di partenza di<br />
ogni discorso, ovvero il no ad un<br />
impianto che brucia i fanghi».<br />
E <strong>qui</strong>ndi?<br />
«Se qualcuno pensa ad un qualcosa<br />
che brucia e che poi spara<br />
diossina nell’aria ovviamente ha<br />
sbagliato strada e commette un<br />
errore marchiano. Spero <strong>qui</strong>ndi<br />
che i media facciano<br />
un buon lavoro in tal<br />
senso e spieghino<br />
con rigore i termini<br />
della questione. E<br />
tengo a ribadire che<br />
se un giorno arrivasse<br />
sul tappeto l’ipotesi<br />
di un combustore,<br />
questa sarebbe<br />
seccamente respinta.<br />
Con la salute e<br />
con l’ambiente non<br />
si scherza. Per ottenere<br />
una cosa del genere dovrebbero<br />
passare sul cadavere del Pdl;<br />
sempre che ci si riesca. Poi c’è una<br />
seconda premessa da fare, che è<br />
importante quanto la prima».<br />
Quale?<br />
«La commssione non ha realizzato<br />
alcun progetto. Le è stato sem-<br />
plicemente assegnato un compito.<br />
Quello di studiare la possibilità di<br />
un impianto utile allo scopo. Se e<br />
solo se i riscontri scientifici saranno<br />
ampiamente confortanti. Se e<br />
solo se il progetto sarà accompagnato<br />
per mano e condiviso con la<br />
popolazione, allora si passerà alla<br />
fase operativa».<br />
Qual è lo scenario di fondo<br />
sul quale è cominciata la discussione?<br />
«In Valchiampo la concia è il motore<br />
dell’economia. Si parla di un<br />
paio di miliardi di euro di fatturato,<br />
vale a dire tra il punto e due<br />
punti percentuali del Pil italiano.<br />
Quando le discariche saranno tutte<br />
piene o quando comunque la<br />
norma non permetterà più il conferimento<br />
“in situ” gli industriali<br />
saranno costretti ad affronatre il<br />
problema dello smaltimento con<br />
una prospettiva preoccupante».<br />
Ovvero?<br />
«Quella di rimanere fuori mercato,<br />
magari con l’opzione di chiudere<br />
o di delocalizzare».<br />
Il Pdl però non è il partito<br />
che affronta i temi dell’economia<br />
con un’ottica liberale?<br />
Non è questa in prima istanza<br />
una preoccupazione degli<br />
imprenditori?<br />
«Sul piano astratto sì. Tanto è<br />
vero che a Montecchio, dove domina<br />
l’industria meccanica, credo<br />
che facciano proprio questo ragionamento.<br />
Ovviamente saremmo<br />
ciechi se non valutassimo la ricaduta<br />
sociale e sul lavoro qualora la<br />
situazione si aggravasse. In questo<br />
senso dobbiamo ascoltare con<br />
attenzione le istanze dei cittadini,<br />
dei lavoratori, del sindacato e degli<br />
imprenditori. Per questo motivo<br />
spero che in futuro a Montecchio<br />
prevalga la linea del dialogo e<br />
del ragionamento».<br />
Quali sono i tempi in gioco?<br />
«Prima di tutto debbo dire che<br />
sto parlando in linea generale.<br />
Io sono un esponente del partito,<br />
ma non ho ruoli amministrativi<br />
specifici. Ciò constatato mi viene<br />
naturale precisare, senza vis<br />
polemica verso chicchessia, che<br />
l’epoca d’oro in cui la politica poteva<br />
mettere in piedi un piano con<br />
risorse abbondanti sia pubbliche<br />
sia private, anche in termini di<br />
tempo, purtroppo è passato. In<br />
più il tempo medesimo scarseggia.<br />
Oggi abbiamo un orizzonte<br />
di due-quattro anni. Bisogna fare<br />
bene ma senza pause ingiustificate.<br />
Contemporaneamente bisogna<br />
anche cercare di ampliare la prospettiva<br />
pensando non solo al futuro,<br />
ma pure al passato».<br />
In che senso?<br />
«Da politico mi auspico<br />
che l’impianto<br />
che sarà eventualmente<br />
progettato<br />
non sia solo in grado<br />
di smaltire i fanghi<br />
futuri. Spero invece<br />
che possa trattare<br />
anche i fanghi attualmente<br />
presenti nelle<br />
discariche. Questo<br />
sarebbe un modo intelligente<br />
per bonificare<br />
in via definitiva<br />
i sette-otto siti usati sino ad oggi.<br />
Io credo che questo dovrebbe essere<br />
lo spirito che anima tutti<br />
noi».<br />
Se la cosa si può fare, la si<br />
farà con quali soldi?<br />
«Le risorse vanno cercate tra i<br />
privati, tra gli enti locali. E con<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 11<br />
Fanghi, ultima spiaggia<br />
In Valchiampo prosegue il dibattito attorno all’impianto per smaltire gli scarti conciari<br />
Andrea Pellizzari: «Se lo costruiranno non sarà un inceneritore»<br />
E intanto «il tempo corre veloce»<br />
di Marco Milioni<br />
Non sarà<br />
qualcosa<br />
che brucia e<br />
spara diossina<br />
nell’aria<br />
Se non sarà<br />
possibile<br />
trattare i fanghi<br />
in modo pulito,<br />
bisognerà<br />
cambiare rotta<br />
| Andrea Pellizzari<br />
loro però dovrebbero intervenire<br />
in modo significativo la regione<br />
come il governo nazionale. Ognuno<br />
dovrebbe fare la sua parte.<br />
Certo che parlare oggi di cifre<br />
sarebbe prematuro. Anzi illogico,<br />
senza ipotesi progettuali».<br />
Quale è il messaggio che voi<br />
del Pdl della Valchiampo<br />
volete affidare<br />
all’opinione pubblica?<br />
«Se esiste un modo<br />
pulito e tecnologicamente<br />
innovativo<br />
per scindere trattare<br />
e smaltire i fanghi,<br />
magari con l’aiuto<br />
di sistemi all’avanguardia,<br />
ma senza<br />
bruciare i fanghi<br />
stessi, ben venga. Se<br />
le evidenze scientifiche<br />
invece diranno che la cosa<br />
non è fattibile sul piano chimico,<br />
fisico, tecnico o dei costi, la stessa<br />
opinione pubblica e le categorie<br />
socio-economiche, dovranno<br />
prendere atto che le amministrazioni,<br />
siano esse di centrosinistra<br />
o centrodestra, non possono più<br />
percorrere questa strada».
tecnologia<br />
ViPiù Tecnologia<br />
Quanti di noi usano Skype<br />
dal pc di casa? Tantissimi.<br />
Quanti lo usano dal palmare?<br />
Molti meno, ma<br />
sono ugualmente<br />
un bel numero.<br />
Tanto che Vodafone<br />
in alcuni paesi<br />
europei ha tolto la<br />
possibilità ai piani<br />
ricaricabili low cost<br />
per cellulari e smartphone<br />
la possibilità<br />
di connettersi<br />
via internet e telefonare<br />
con Skype<br />
e software simili.<br />
Il motivo è semplice, almeno secondo<br />
Vodafone. Se tutti ac<strong>qui</strong>-<br />
stano solo traffico dati, alla fine<br />
nessuno paga più le telefonate<br />
e gli investimenti (una parola<br />
furba per celare anche i profitti)<br />
finiscono in cavalleria. Ovviamente<br />
la cosa ha mandato su<br />
tutte le furie proprio il colosso<br />
Skype (che appartiene ad Ebay).<br />
La querelle è poi rimbalzata nel<br />
ciberspazio grazie<br />
all’autorevole webmagazine<br />
Punto In-<br />
formatico (http://<br />
punto-informatico.<br />
it/) che pubblica un<br />
appr o f o n d i m e nto<br />
di Claudio Tamburrino.<br />
Quest’ultimo<br />
infatti riporta le dichiarazioni<br />
di fuoco<br />
di Jean-Jacques<br />
Sahel, un top manager<br />
di Skype che<br />
argomenta così il suo punto di<br />
vista: «Siamo fermamente convinti<br />
che dovrebberoessere<br />
gli utenti<br />
di internet e<br />
nessun altro a<br />
scegliere che<br />
cosa fare online...<br />
Alcuni<br />
operatori di<br />
telefonia mobile<br />
in diversi<br />
paesi euro-<br />
pei hanno messo in atto in<br />
modo arbitrario restrizioni<br />
contrattuali, tecniche o finanziarie<br />
che limitano quello<br />
che gli utenti finali e gli<br />
innovatori possono fare una<br />
volta connessi». Tamburrino<br />
però allarga anche<br />
lo spettro del dibattito<br />
e spiega che «in base<br />
alla nuova normativa<br />
dell’Unione Europea<br />
sulle telecomunicazioni,<br />
il<br />
cui recepimento<br />
nelle leggi<br />
n a z i o n a l i<br />
è previsto<br />
entro maggio<br />
2011,<br />
le autorità<br />
devono<br />
proteggere<br />
le libertà di<br />
rete, compresa la possibilità<br />
per gli utenti finali di<br />
accedere ed utilizzare le applicazioni,<br />
i contenuti e i servizi a<br />
loro scelta su Internet». Facile<br />
immaginare che Vodafone la<br />
pensi in modo opposto. E la linea<br />
della compagnia telefonica<br />
è ugualmente riportata da Punto<br />
Informatico: «La priorità per la<br />
nostra azienda è la trasparenza:<br />
offriamo tariffe di ogni tipo e<br />
per ogni fascia di utenza. Alcune<br />
comprendono il VoIP, altre no.<br />
Naturalmente, il traffico VoIP<br />
ha un costo, ma è un tipo di servizio<br />
che può non interessare a<br />
tutti. Per questo tipo di clienti,<br />
ci sono offerte che non comprendono<br />
l’utilizzo del VoIP, a costi<br />
inferiori rispetto a quelle che lo<br />
comprendono».<br />
In realtà le limitazioni poste dagli<br />
operatori sul sistema di telefonia<br />
VoIP, quello di Skype per<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 12<br />
La guerra delle cornette<br />
Gli operatori della telefonia mobile cominciano a limitare il traffico dati<br />
se usato con programmi VoIP<br />
E mentre si attende di capire se l’Europa acconsentirà, Skype si ribella<br />
di Marco Milioni<br />
i confini tra<br />
internet,<br />
telefonia, tv e<br />
radio potrebbero<br />
saltare e poi<br />
fondersi<br />
intenderci, non sono una novità.<br />
Anche Tim, Tre e Wind in passato<br />
o ancora oggi mettono in campo<br />
soluzioni restrittive del genere.<br />
La vera novità però sta nella<br />
durissima presa di posizione da<br />
parte di Skype. Potrebbe trattarsi<br />
di un presagio non di poco<br />
conto, segno evidente che l’interconnessione<br />
è in aumento e che i<br />
confini tra internet, telefonia, tv,<br />
radio, potrebbe definitivamente<br />
saltare per poi fondersi in un<br />
unico flusso polidirezionale di<br />
dati. Le cifre in gioco sono ovviamente<br />
astronomiche e le avvisaglie<br />
di queste settimane non<br />
fanno che riproporre lo scontro<br />
di sempre tra detentori della<br />
struttura fisica e gestori delle<br />
piattaforme virtuali. Una querelle<br />
complessa cui si affianca<br />
quella relativa ad un web a due<br />
velocità. Rapido per chi paga,<br />
lento per chi va gratis. Si tratta<br />
ovviamente di una eventualità<br />
vista come il demonio in chiesa<br />
dai fautori della neutralità di internet<br />
che annunciano in tal senso<br />
una battaglia durissima.
focus<br />
Lo spettacolo<br />
è finito<br />
Il titolo volutamente allarmistico<br />
del convegno svoltosi al Teatro<br />
Astra mercoledì 9 febbraio - «SOS<br />
Cultura» - ha portato anche a Vicenza<br />
una discussione pubblica<br />
sullo stato del settore culturale,<br />
inteso anche in senso economico e<br />
occupazionale. Nell’era dei tagli al<br />
Fus, il fondo unico dello spettacolo<br />
passato dai 414 milioni di euro<br />
del 2010 ai 258 per il 2011, chi lavora<br />
nel settore culturale si trova<br />
travolto da uno tsunami. Se n’è<br />
parlato all’Astra con l’ex segretario<br />
Cgil Guglielmo Epifani, il cantautore<br />
Luca Bassanese, il critico<br />
Marco Cavalli, l’attrice<br />
Marta Cuscunà, il<br />
poeta Paolo Lanaro,<br />
l’assessore comunale<br />
alla cultura Francesca<br />
Lazzari e il presidente<br />
della biblioteca<br />
Bertoliana Giuseppe<br />
Pupillo. Con loro<br />
c’era anche Carlo<br />
Presotto, attore regista<br />
e drammaturgo<br />
della compagnia La<br />
Piccionaia- I Carrara,<br />
e animatore del Coordinamento<br />
lavoratori della cultura di Vicenza,<br />
nato nel 2009 come laboratorio il<br />
cui obiettivo è «dissodare un humus<br />
ricco e vivace che ha fermentato<br />
sotto la neve, riconoscerne i<br />
sentieri vecchi ancora praticabili,<br />
e soprattutto scoprirne di nuovi».<br />
Un coordinamento di cui fanno<br />
parte una cinquantina di persone<br />
che lavorano in ambito culturale,<br />
che è autonomo dalle sigle sindacali<br />
e vuole ragionare sul tema<br />
«del lavoro della cultura e della<br />
cultura del lavoro» come spiega<br />
Presotto. L’incontro vicentino è<br />
tra le tappe che stanno portando<br />
la Cgil verso gli Stati generali della<br />
conoscenza, con la campagna<br />
«Abbracciamo la cultura». In Italia<br />
oggi sono a rischio la cultura e<br />
lo spettacolo intesi come mestieri<br />
con i quali potersi guadagnare<br />
onestamente da vivere. «A livello<br />
nazionale e locale non c’è riconoscimento<br />
dell’arte come lavoro -<br />
spiega Presotto - In Italia ci sono<br />
250mila lavoratori dello spettacolo,<br />
ovvero cinema teatro musica<br />
dal vivo: sono più degli operai della<br />
Fiat e stanno vivendo una delle<br />
più gravi crisi dell’ultimo secolo<br />
perché bruscamente si sta passando,<br />
nel volgere di un paio di anni,<br />
da un sistema in cui il pubblico era<br />
abituato a pagare poco gli eventi,<br />
perché in gran parte erano assistiti<br />
dallo Stato, al dimezzamento<br />
del sostegno pubblico. E’ come se<br />
nel giro di due anni si volesse rivoluzionare<br />
la sanità passando dal<br />
modello pubblico universale di<br />
stampo europeo a quello privato<br />
di stampo americano<br />
basato sulle assicurazioni.<br />
Sarebbe<br />
molto difficile da<br />
gestire, non solo per<br />
chi ci lavora ma anche<br />
per gli utenti». In<br />
pericolo c’è il patrimonio<br />
italiano, ma<br />
anche il destino di<br />
artisti e tecnici che<br />
stanno dietro alle<br />
produzioni che girano<br />
il paese. «Oggi<br />
si corre il rischio di sacrificare<br />
sull’altare della liberalizzazione<br />
una serie di saperi - continua Presotto<br />
- come quelli delle grandi<br />
tradizioni dell’opera lirica, delle<br />
orchestre, ma anche del teatro<br />
sociale, che si rivolge ad esempio<br />
ai ragazzi e che impiega decine di<br />
migliaia di persone in Italia. In<br />
questo momento mettere in discussione<br />
che una persona possa<br />
fare l’artista come lavoro penalizza<br />
in modo molto forte la qualità<br />
della cultura e <strong>qui</strong>ndi della vita<br />
delle persone». La vita dell’artista<br />
o dell’addetto allo spettacolo non<br />
è mai stata facile, ma di certo di<br />
questi tempi si fa sempre più dura.<br />
«In questo momento la pressione<br />
fiscale è enorme - spiega Presotto<br />
- Un dato: un attore che vada a fare<br />
un intervento di laboratorio in una<br />
scuola, su 100 euro pagati<br />
lordi, togliendo le detrazioni<br />
Iva, Enpals e Irpef,<br />
prende 28 euro netti.<br />
Di conseguenza la spinta<br />
è quella a farlo in nero o<br />
gratuitamente». Con il<br />
rischio concreto che, alla<br />
fine, ad andare avanti<br />
siano solo i “ricchi di famiglia”.<br />
Oppure gli “amici<br />
dei potenti”, visto che il<br />
taglio dei fondi aumenta<br />
la concorrenza fra gruppi<br />
e compagnie, e potrebbe<br />
premiare chi è più “vicino”<br />
alle fonti di finanziamento.<br />
Ovvero alla politica.<br />
Qui le modalità di<br />
finanziamento variano<br />
da regione a regione, e il<br />
Veneto non sembra essere<br />
un modello di trasparenza.<br />
«In Veneto non è<br />
molto diffusa l’abitudine, quando<br />
si vuole finanziare un progetto<br />
teatrale o affidare in gestione uno<br />
spazio teatrale, di promuovere un<br />
bando - dice l’attore - con l’apertura<br />
a tutti e con una commissione<br />
di valutazione che si basi su punteggi<br />
oggettivi e pubblichi poi i<br />
risultati. In Veneto si usa molto<br />
l’assegnazione diretta, il “progettino”,<br />
e questo sistema non fa bene<br />
a nessuno: crea una competitività<br />
non molto trasparente, rivalità<br />
causate da regole del gioco non<br />
chiare. In realtà, nel lavoro del<br />
nostro coordinamento, abbiamo<br />
notato che i lavoratori della cultura<br />
sono molto coesi e solidali. Uno<br />
spettacolo può piacermi o non<br />
piacermi, ma alla base c’è rispetto<br />
per il lavoro che ci sta dietro». Il<br />
paradosso è che, mentre la scure<br />
dei tagli rende incerto il futuro dei<br />
teatri, le sale si vanno riempiendo.<br />
Un po’ come sta capitando al<br />
cinema, trainato dai blockbuster<br />
comici italiani e da numeri in crescita<br />
al botteghino, una realtà che<br />
però nasconde la lenta e costante<br />
diminuzione, anno dopo anno, del<br />
numero dei film prodotti. Dal suo<br />
osservatorio vicentino, ma anche<br />
dalle tournee che lo portano ai<br />
quattro angoli d’Italia, Carlo Presotto<br />
vede segnali incoraggianti:<br />
«A Vicenza vediamo un fenomeno<br />
di segno opposto: i teatri si stanno<br />
riempiendo. Il teatro Astra, ne<br />
parlo perché è la realtà di cui ho<br />
conoscenza diretta, ha dovuto<br />
raddoppiare gli spettacoli per le<br />
famiglie della domenica pomeriggio<br />
perché la domanda di spettatori<br />
famiglie è aumentata di molto,<br />
ha dovuto raddoppiare<br />
le repliche degli spettacoli<br />
per le scuole,<br />
mentre sul fronte del<br />
teatro contemporaneo<br />
e di ricerca la stagione<br />
di Gusti Astrali va alla<br />
grande. La cosa positiva<br />
è soprattutto che c’è<br />
un pubblico nuovo che<br />
ha fame di teatro, ed è<br />
il pubblico dei giovani<br />
sotto i trent’anni». Una<br />
primavera teatrale che<br />
sboccia anche sul tacco<br />
della penisola: «Sono in tournee<br />
da ottobre - continua l’attore - e ho<br />
girato la Puglia dove c’è un fenomeno<br />
bellissimo: il progetto Teatri<br />
Abitati. Lì la Regione ha censito<br />
tutti i teatri e promosso un bando<br />
pubblico chiedendo alle compa-<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 13<br />
Dal 2010 al 2011 quasi dimezzato il fondo statale destinato al settore<br />
Eppure in Italia ci sono più lavoratori di cinema, teatro e musica che operai della Fiat<br />
Carlo Presotto: “L’arte non è considerata lavoro. In Veneto si rimane a casa senza ammortizzatori”<br />
di Giulio Todescan<br />
“E’ come<br />
passare dalla<br />
sanità pubblica<br />
europea a<br />
quella privata<br />
americana”<br />
gnie di rivitalizzarli con rassegne<br />
o produzioni originali».<br />
In Veneto c’è attesa invece per la<br />
legge regionale che sancirebbe il<br />
passaggio della gestione dei fondi<br />
dallo stato all’ente regionale. «Da<br />
un po’ di anno ci stanno lavorando,<br />
ma forse adesso ci siamo vicini<br />
- dice Presotto - La legge è uno<br />
strumento essenziale perché permetterebbe<br />
alla Regione di attivare<br />
gli ammortizzatori<br />
sociali per le situazioni<br />
di crisi. La<br />
Liguria ad esempio<br />
lo ha già fatto, lì i<br />
lavoratori del teatro<br />
Carlo Felice di Genova<br />
hanno sottoscritto<br />
un contratto<br />
di solidarietà, sono<br />
in pratica in cassa<br />
integrazione sostenuta<br />
dai fondi regionali.<br />
In Veneto<br />
questo non è ancora<br />
possibile». Le stime parlano di 80<br />
mila lavoratori dello spettacolo in<br />
bilico. «Se in Veneto una struttura<br />
teatrale va in crisi, oggi, ed è costretta<br />
a sospendere i lavori - conclude<br />
- chi ci lavora se ne va a casa<br />
senza ammortizzatori».<br />
“La Regione<br />
non è un<br />
modello di<br />
trasparenza nei<br />
finanziamenti”
grandangolo<br />
Renato Ellero<br />
(docente di diritto penale<br />
Università di Padova)<br />
Se Silvio Berlusconi abbia consumato<br />
o meno con la minore<br />
denominata Ruby rapporti<br />
sessuali a pagamento e se Nicole<br />
Minetti, Emilio Fede e Lele Mora<br />
siano o meno dei prosseneti sono<br />
argomenti sinceramente di grande<br />
attrazione, ma non interesseranno<br />
questo breve approfondimento.<br />
Il diritto è talmente poco<br />
misterioso per chi lo conosce, che<br />
si riesce a capire dalla linea difen-<br />
siva che uno o due avvocati scelgono<br />
se sono convinti dell’innocenza<br />
o della colpevolezza del loro<br />
assistito. A buon intenditor poche<br />
parole. Al contrario mi interessa<br />
un argomento che sento ingannevolmente<br />
ripetere in comunicati<br />
stampa e solilo<strong>qui</strong> ma sul quale<br />
colpevolmente i media mantengono<br />
il lettore nella più assoluta<br />
ignoranza. Parto dalla frase chiave,<br />
sia sul piano concettuale sia<br />
su quello politico, con la quale il<br />
presidente Berlusconi afferma che<br />
i pm di Milano non sono il «suo»<br />
giudice naturale precostituito<br />
per legge: il riferimento è all’articolo<br />
25 comma primo del testo<br />
costituzionale. Contestualmente<br />
il premier afferma che si presenterà<br />
solo davanti al suo giudice<br />
naturale precostituito per legge.<br />
Ciò con preciso riferimento alla<br />
legge numero 1 del 1989 la quale<br />
riguarda i reati commessi dal<br />
«Presidente del Consiglio o dai<br />
Ministri nell’esercizio delle loro<br />
funzioni». Non entrerò nel merito<br />
dell’intervento a favore di certa<br />
“Ruby Rubacuori” presso la questura<br />
di Milano poiché l’argomento,<br />
assieme alle relative giustificazioni,<br />
mi infastidisce. Certo non<br />
v’è dubbio che i pm milanesi non<br />
siano i giudici naturali e precostituiti<br />
per legge, ma questo per il sol<br />
fatto che i pm sono magistrati, ma<br />
non giudici. L’argomento difensivo<br />
salta da solo. Che il premier si<br />
presenti o no davanti ai magistrati<br />
re<strong>qui</strong>renti è del tutto irrilevante.<br />
Ciò che interessa conoscere è se il<br />
«Tribunale per i Ministri» esista;<br />
e, se esiste, interessa sapere che<br />
cosa sia. Va subito chiarito che il<br />
tribunale è come sua qualificazione<br />
giuridica un organo collegiale<br />
o monocratico, dipende dal tipo<br />
di reati, che decide con sentenza<br />
se l’imputato sia colpevole o innocente.<br />
Faccio grazia al lettore<br />
della terminologia tecnica agganciata<br />
ai concetti di colpevolezza<br />
o innocenza. Il «Tribunale dei<br />
Ministri» <strong>qui</strong>ndi non esiste ed è<br />
espressione terminologica gergale<br />
ed invero anche assai infelice.<br />
Ai fini del ragionamento <strong>qui</strong>ndi<br />
è utile ricordare il famoso processo<br />
Lockheed del ‘79. All’epoca<br />
il parlamento si trovò davanti ad<br />
una serie di polemiche nate sulla<br />
previsione costituzionale di<br />
allora: costi del processo, unico<br />
grado senza appello, la Corte Costituzionale<br />
allargata bloccata per<br />
mesi. Il legislatore decise così di<br />
modificare la normativa costituzionale.<br />
Tant’è che dopo un non<br />
breve periodo di discussione varò<br />
appunto la «Legge 1 del 1989». In<br />
questa legge la funzione tipica del<br />
pubblico ministero che svolge le<br />
indagini preliminari viene svolta<br />
da un collegio di tre giudici mai<br />
denominato tribunale. Più nello<br />
specifico si tratta di tre giudici<br />
effettivi e di tre giudici supplenti<br />
estratti a sorte tra i magistrati in<br />
servizio nei tribunali del distretto<br />
che abbiano certe caratteristiche<br />
di carriera. Questo collegio dura<br />
in carica due anni, vale a dire viene<br />
rinnovato ogni due anni. In ragione<br />
dell’articolo 8 di detta legge<br />
costituzionale, questo collegio<br />
svolge in un termine ristretto di<br />
tempo, ovvero in novanta giorni,<br />
le indagini preliminari; vale a dire<br />
quegli atti che nel processo ordinario<br />
vengono svolti dal pubblico<br />
ministero. Grossolanamente potremmo<br />
definirlo pm collegiale.<br />
Terminate le indagini preliminari<br />
questo collegio, che potremmo<br />
considerare istruttore con un<br />
richiamo al precedente codice di<br />
procedura penale uscito di scena<br />
proprio nel 1989, chiede al pubblico<br />
ministero che ha trasmesso il<br />
fascicolo il parere. Il pm può chiedere<br />
l’archiviazione, nuovi atti<br />
d’indagine o il rinvio a giudizio.<br />
Il collegio può disporre nuovi atti<br />
d’indagine, archiviare con decreto<br />
o chiedere al procuratore della<br />
repubblica di trasmettere alla<br />
camera competente le conclusioni<br />
favorevoli al rinvio a giudizio.<br />
Ma anch’esso non è un giudice,<br />
perché non può emettere una sentenza<br />
di condanna o assoluzione.<br />
Allora perché assistiamo a questa<br />
distorsione concettuale quando si<br />
attribuisce a tale organo collegiale<br />
una qualità che non ha? Perché<br />
la decisione sul rinvio a giudizio<br />
è subordinata all’autorizzazione<br />
allo svolgimento del processo, che<br />
nel caso di Berlusconi deve essere<br />
concessa dalla Camera dei Deputati.<br />
Questa può a maggioranza<br />
assoluta dei componenti (316) decidere<br />
(si veda il parere dell’attuale<br />
«Giunta per le Immunità») di<br />
non concederla qualora in ragione<br />
dell’articolo 9, comma secondo,<br />
sempre della legge 1 del 1989, il<br />
ministro «in<strong>qui</strong>sito abbia agito<br />
per la tutela di un interesse dello<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 14<br />
Il “Tribunale dei Ministri”<br />
non esiste<br />
Stato costituzionalmente rilevante<br />
ovvero per il perseguimento di<br />
un preminente interesse pubblico<br />
nell’esercizio della funzione di Governo».<br />
Ipotizziamo una situazione<br />
che i comportamenti recenti (si<br />
ricordi il caso Cosentino) rendono<br />
pressoché incredibile e cioè che<br />
la Camera dei Deputati autorizzi<br />
il processo a Berlusconi. Quale<br />
sarà, allora sì, il giudice naturale<br />
precostituito per legge in base<br />
all’articolo 25 della Costituzione?<br />
Sarà il «Tribunale di Milano» in<br />
formazione collegiale, esattamente<br />
lo stesso cui Berlusconi sarebbe<br />
rinviato qualora il gip accogliesse<br />
l’ipotizzata richiesta di rito immediato<br />
da parte dei pm. Il giudice<br />
naturale precostituito per legge è<br />
lo stesso in entrambi i casi. Prima<br />
domanda: ma allora perchè tanto<br />
rumore? Seconda domanda, retorica:<br />
c’è qualcuno che crede che la<br />
stessa aula che non ha autorizzato<br />
l’uso delle prove dirette a dimostrare<br />
l’appartenenza di Nicola<br />
Cosentino alla camorra, autorizzi<br />
i giudici a processare Berlusconi<br />
per accertare la sua colpevolezza<br />
o la sua non colpevolezza? Per<br />
chiudere vorrei tran<strong>qui</strong>llizzare<br />
comunque i sostenitori sullo status<br />
parentale di tale “Ruby Rubacuori”,<br />
i quali ritengono che Berlusconi<br />
abbia salvato i rapporti<br />
diplomatici italiani con Hosni<br />
Mubarak e di conseguenza la serenità<br />
politica dell’Egitto. In tal senso<br />
rivolgo ai membri della giunta<br />
per le immunità, con l’onorevole<br />
Maurizio Paniz in testa, l’invito ad<br />
accendere il televisore. Vedranno<br />
che a preservare quella serenità ci<br />
stanno già pensando gli egiziani.
vicentinità<br />
Libri rari,<br />
che passione!<br />
A Vicenza l’’associazione In Antica Charta riunisce antiquari, esperti<br />
di caratteri gotici, restauratori di libri, bibliotecari, librai e docenti,<br />
soprattutto di materie letterarie.<br />
di Annamaria De Cillis<br />
La passione per testi antichi e rari<br />
resta un mercato di nicchia che<br />
desta grande interesse. Le pagine<br />
ingiallite portano ad immaginare<br />
chi lo ha maneggiato, chi lo ha letto,<br />
chi lo ha toccato. E’ così che il libro<br />
d’epoca diventa un oggetto di culto e<br />
di venerazione. Gianfranco Cardone,<br />
ingegnere vicentino con la passione<br />
per i libri, ha un migliaio di antiche<br />
opere in casa. “Ho libri sparsi un<br />
po’ ovunque - dice - ma sempre in<br />
ambienti protetti dall’umidità che<br />
è nemica della carta. E’ importante<br />
fare un trattamento contro i tarli già<br />
al momento dell’ac<strong>qui</strong>sto. Io amo le<br />
prime edizioni, sono appassionato<br />
della Divina Commedia e ne possiedo<br />
una illustrata del Cinquecento.<br />
La mia passione per i libri antichi è<br />
in parte innata, è una passione che<br />
tuttora aumenta ogni volta che tocco<br />
un libro, lo sfoglio, ne sento l’odore.<br />
Tutto questo mi porta a immaginare<br />
chi l’ha scritto, in quale situazione<br />
poteva trovarsi rispetto all’epoca vissuta,<br />
immagino quanti proprietari<br />
abbia avuto prima e anch’io mi sento<br />
proprietario di una parte di storia<br />
antica”. Dove è più facile reperire gli<br />
Donna, vicentina, madre, professoressa,<br />
ma soprattutto, scrittrice.<br />
Mariapia Veladiano scrive da<br />
sempre, di tutto, ma fino ad ora ha<br />
pubblicato un solo libro: “La vita accanto”.<br />
Inviato alla commissione del<br />
Premio Calvino un po’ per gioco, un<br />
po’ a causa di quella speranza che c’è<br />
sempre, nella mente ma soprattutto<br />
nel cuore di chi scrive, questa insegnante<br />
di storia e italiano, laureata in<br />
Teologia e Filosofia, il premio poi lo<br />
ha vinto. Ed ora che il suo libro esce<br />
nelle librerie, dopo che la prestigiosa<br />
casa editrice Einaudi ha vinto l’aspra<br />
contesa per i diritti della storia in<br />
italiano, e quelli in inglese sono già<br />
stati venduti, questa storia apparentemente<br />
semplice, ma mai banale, si<br />
antichi cartacei? “Io non ho un luogo<br />
specifico dove ac<strong>qui</strong>stare - continua<br />
Cardone - Li cerco quando viaggio,<br />
in Italia e all’estero, e valuto le opportunità<br />
che spesso nei miei spostamenti<br />
casualmente si presentano.<br />
E’ un modo per conoscere meglio la<br />
realtà locale a livello storico e culturale,<br />
anche attraverso il rapporto<br />
personale che si instaura con chi mi<br />
vende un libro. Ac<strong>qui</strong>sto nelle librerie,<br />
nei mercati dell’antiquariato,<br />
on line. Vengo a conoscenza anche<br />
attraverso il passaparola, perché tra<br />
collezionisti e appassionati ci si conosce<br />
un po’ tutti”. Ciò che affascina<br />
l’appassionato di libri antichi non è<br />
solo il gusto dell’antico e l’energia che<br />
trasmette, ma anche il piacere estetico.<br />
Lo conferma Gerardo Barcaro,<br />
vicentino, ex responsabile commerciale<br />
di un’azienda artigiana e, ovviamente,<br />
appassionato di libri d’epoca:<br />
“Il libro nei tempi antichi era un oggetto<br />
di prestigio, di eleganza, di raffinatezza.<br />
Le decorazioni, le preziose<br />
rilegature, le illustrazioni lo trasformavano<br />
in una vera e propria opera<br />
d’arte. Ci sono persone che hanno lasciato<br />
segni fugaci del loro passaggio<br />
eppure ancora rintracciabili. Quello<br />
che si coglie sfogliando le pagine di<br />
un libro antico è innanzitutto un<br />
sapore di cose perdute, le atmosfere<br />
ormai appartenenti a un passato<br />
lontano e l’amore per i nostri padri”.<br />
colloca già a pieno titolo nella categoria:<br />
irrinunciabili.<br />
Si tratta del suo primo romanzo,<br />
o del primo pubblicato?<br />
“E’ il primo pubblicato. Scrivo da<br />
sempre, libri, novelle, lettere, e faccio<br />
anche giornalismo: collaboro con “Il<br />
Regno”, una rivista di approfondimento<br />
teologico e attualità”.<br />
Si aspettava un tale successo?<br />
“Su questo preferisco essere prudente!<br />
Lascio decidere ai lettori il successo,<br />
se vorranno leggerlo.<br />
Io ci spero! Comunque mi ha stupito<br />
l’interesse dimostrato da Einaudi”.<br />
Il Premio Calvino, che lei ha<br />
vinto, è una competizione riservata<br />
agli inediti, <strong>qui</strong>ndi<br />
vengono valutati i manoscritti.<br />
Cosa l’ha spinta a mandare<br />
proprio questo, fra i suoi molti<br />
scritti?<br />
“Sa, quando uno scrive per anni, e<br />
Ma quanto costa un libro d’epoca?<br />
“Con il tempo sono diventato più<br />
esigente - dice Cardone - e mi trovo<br />
ad ac<strong>qui</strong>stare libri anche per qualche<br />
migliaio di euro”. La passione per<br />
i libri antichi ha condotto Cardone<br />
a creare a Vicenza un’associazione,<br />
“In Antica Charta”, i cui soci aderenti<br />
sono in prevalenza appassionati di<br />
scrittura, amanti delle opere d’epoca,<br />
antiquari, esperti di caratteri gotici,<br />
restauratori di libri, bibliotecari, librai<br />
e docenti, soprattutto di materie<br />
letterarie. Nella prima settimana del<br />
mese di marzo l’associazione renderà<br />
omaggio allo scrittore vicentino<br />
Antonio Fogazzaro, in occasione del<br />
centeranio della sua morte. “Ci sarà<br />
un’esposizione delle prime edizioni<br />
originali dell’autore a Palazzo Terzi,<br />
in corso Fogazzaro - annuncia Diego<br />
Retis, titolare di una web tv e aderente<br />
all’associazione - Con la proiezione<br />
di video esclusivi girati in Villa<br />
Fogazzaro, nelle vicinanze di Como,<br />
in cui lo scrittore ha trascorso lunghi<br />
periodi della sua esistenza”.<br />
accumula molte cose, ad un certo<br />
punto comincia a chiedersi: perché<br />
lo faccio? Si comincia a chiedersi se<br />
ciò che si è scritto possa comunicare<br />
qualcosa, e in questo caso si cerca tra<br />
essi la cosa che si ritiene possa essere<br />
più comunicativa”.<br />
Di che cosa parla, dunque, il libro?<br />
“E’ la storia di una bambina, nata a<br />
Vicenza, e che è molto brutta. E’ la<br />
storia di come lei, Rebecca, veda il<br />
mondo chiudersi intorno a sé a causa<br />
del suo aspetto fisico. Non si sente<br />
amata, e infatti il libro parla di questo:<br />
del non essere amati. Il fatto della<br />
bruttezza è, potremmo dire, l’aspetto<br />
letterario della tematica”.<br />
Come mai proprio una donna<br />
brutta?<br />
“I libri nascono dalla nostra dimensione<br />
profonda. Forse io ho intercettato<br />
qualcosa dalla mia esperienza di<br />
insegnante, a scuola, vedendo quel<br />
dolore che provano tutte le ragazze<br />
che non si sentono in linea con il canone<br />
crudele ed esigente che le tiranneggia”.<br />
Che cosa ne pensa del fenomeno<br />
odierno e tanto discusso<br />
della svalutazione della figura<br />
femminile, per esempio nel<br />
proporre un certo tipo di modelli<br />
televisivi?<br />
“Bé, il libro è stato scritto decisamente<br />
prima dei recenti e drammatici avvenimenti<br />
a riguardo!<br />
Il dramma vero è che si tratta di cose<br />
che accadono da molto tempo. Comunque<br />
il libro non ha una tesi, né<br />
un messaggio: è il racconto della vita<br />
che è possibile per chiunque, e che sta<br />
nell’amare e nell’essere amati”.<br />
Cosa si aspetta che il libro comunichi<br />
alle donne, giovani e<br />
non, belle e non?<br />
“Il mio è in realtà un libro sul dolore,<br />
non sulla bruttezza in sé. Questo do-<br />
numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 15<br />
Dall’antiquariato<br />
al vintage<br />
Come è cambiato<br />
il commercio di oggetti più o meno antichi<br />
(ADC) C’erano una volta gli antiquari.<br />
Oggi i commercianti “del<br />
passato” devono fare i conti con<br />
una società diversa da quella di<br />
un tempo. Molti hanno chiuso a<br />
causa delle spese di gestione, del<br />
costo dell’attività e del numero ridotto<br />
di ac<strong>qui</strong>renti. “Il mercato è<br />
cominciato a calare intorno agli<br />
anni Novanta - dice Carlo Matteuzzi,<br />
libraio e antiquario che da<br />
anni opera nel centro<br />
storico di Vicenza<br />
- C’è sempre meno<br />
richiesta perché le<br />
abitudini e gli stili di<br />
vita sono cambiati: la<br />
gente cambia spesso<br />
casa, vive in ambienti<br />
più ridotti e fa un po’<br />
fatica a tenere oggetti<br />
e articoli d’epoca”.<br />
Al di là dell’antico<br />
comò, del tavolino in<br />
stile o del quadro da<br />
collezione, i vicentini<br />
si orientano più per<br />
l’ac<strong>qui</strong>sto di accessori vintage<br />
come gioielli, cappellini, borsette,<br />
oggettistica minuta e articoli particolari.<br />
Anche se il cartaceo, le<br />
stampe da collezione, soprattutto<br />
quelle che ritraggono la Vicenza<br />
antica, e i libri, destano sempre un<br />
fascino particolare. “Ho venduto<br />
molto bene carte manoscritte mai<br />
edite, stampe da collezione e mappe<br />
della provincia di Vicenza datate<br />
1800 - prosegue Matteuzzi - I<br />
clienti non sono necessariamente<br />
danarosi, ma appassionati che<br />
comprano per soddisfazione personale.<br />
Magari preferiscono rega-<br />
Il gran debutto della Veladiano<br />
Una donna brutta, un racconto bello, una storia sul non essere amati<br />
di Carlotta Buosi<br />
larsi una stampa antica piuttosto<br />
che farsi un weekend in montagna”.<br />
Internet è un concorrente?<br />
“Io lo uso poco. Tra noi ricercatori<br />
di oggetti antichi vige più il passaparola,<br />
la ricerca di preziosi in antiche<br />
ville, il contatto con altri appassionati<br />
e intenditori”. Vicenza<br />
offre l’opportunità di apprezzare<br />
il passato. Ogni seconda domenica<br />
del mese in piazza dei Signori c’è<br />
il mercato dell’antiquariato e dallo<br />
scorso mese di novembre, nel<br />
chiostro di San Lorenzo, ogni prima<br />
domenica del mese è allestita<br />
la mostra “Pagine in-chiostro”<br />
con l’esposizione di libri, stampe<br />
e curiosità cartacee. I vicentini<br />
vi si recano più per passeggio che<br />
per motivazione all’ac<strong>qui</strong>sto, ma<br />
qualcuno alla fine compra. “Saremo<br />
pure nel Terzo millennio, ma<br />
un quadro, un libro, un oggetto<br />
antico - conclude Matteuzzi - hanno<br />
sempre un fascino e un’energia<br />
particolari che li rendono pezzi<br />
immortali e assolutamente unici”.<br />
lore ha però una prospettiva di luce,<br />
io la vedo, ed è data dagli incontri con<br />
quelle persone, tutte donne in questo<br />
caso, che vedono tutti gli aspetti della<br />
vita. Sono queste persone che vedono<br />
davvero Rebecca, ed è l’incontro vero<br />
con esse che permette a chiunque<br />
di vivere bene. Rebecca non diventa<br />
bella, ma accetta la vita”.<br />
Manzoni, lei lo saprà, diceva di<br />
avere l’utile come fine, il vero<br />
come oggetto, il dilettevole<br />
come mezzo. Quali sono, <strong>qui</strong>ndi,<br />
il fine, l’oggetto e il mezzo di<br />
Mariapia Veladiano?<br />
“Personalmente non sono convinta<br />
che lo scrittore debba necessariamente<br />
proporsi uno scopo.<br />
Si devono cercare una scrittura che<br />
sia coltivata, mai banale, una storia<br />
con sentimenti riconoscibili, un linguaggio<br />
che sia, appunto, il più lontano<br />
possibile dalla banalità”.