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opinioni<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 6<br />

Mai dire case chiuse<br />

In occasione della fiaccolata del<br />

Pd davanti al famigerato condominio<br />

“Campiello” di viale San<br />

Lazzaro il segretario cittadino del<br />

partito Enrico Peroni ha presentato<br />

la sua ricetta per regolare il fenomeno<br />

della prostituzione:“Tornare alle<br />

case chiuse o istituire un reato per<br />

tale attività”. L’indeterminatezza<br />

della proposta ha scatenato reazioni<br />

sul forum www.vicenzapiu.com<br />

“Serve legge<br />

su prostituzione come professione”<br />

di Irene Rui,<br />

Federazione della Sinistra<br />

Peroni afferma che una delle cause<br />

del degrado del quartiere San<br />

Lazzaro è la mancanza di una<br />

normativa che preveda il reato di<br />

prostituzione e le “case chiuse”.<br />

Non c’è ombra di dubbio che alcuni<br />

cittadini del quartiere soffrano<br />

per la presenza delle “lucciole”,<br />

ma arrivare ad affermare che la<br />

loro professione dovrebbe essere<br />

fuori legge o addirittura che devono<br />

rinascere le “case chiuse”,<br />

è eccessivo. Si può capire che la<br />

vendita del proprio corpo vada<br />

contro una certa morale, ma non<br />

si capisce perché l’esercizio di tale<br />

professione debba essere un reato.<br />

La prostituzione dovrebbe essere<br />

riconosciuta ai fini professionali,<br />

affinché anche le lucciole possano<br />

versare i loro contributi sia<br />

fiscali che previdenziali. Non si<br />

può dopo anni di lotte per l’autodeterminazione<br />

del corpo, sentire<br />

che certe persone considerino le<br />

donne ufficialmente degli oggetti;<br />

che si arrivi al punto che qualche<br />

maschio asserisca (tra l’altro vecchia<br />

battaglia dei leghismi veneti)<br />

di introdurre le case chiuse, affin-<br />

Un futuro per il Campiello<br />

e il quartiere<br />

di Patrizia Barbieri<br />

L<br />

’Amministrazione comunale<br />

dovrebbe ac<strong>qui</strong>stare gli appartamenti<br />

del Campiello e ristrutturarli<br />

creando unità immobiliari<br />

più grandi che saranno gestite<br />

ché non solo si nasconda ciò che è<br />

considerato immorale, ma si possa<br />

sfruttare meglio il corpo della<br />

donna e non solo, magari anche<br />

la sua soggettività. Fin tanto che<br />

la prostituzione è esercitata in coscienza<br />

e liberamente per alcune<br />

ore della giornata, queste persone<br />

possono disporre per l’altra parte<br />

del proprio corpo e tenersi una<br />

propria soggettività; ma se fossero<br />

rinchiuse nei “bordelli”, non<br />

sarebbero più libere, ma schiave<br />

e alla mercè del o della loro titolare.<br />

Forse ci siamo dimenticati<br />

della piaga dei casini, e delle lotte<br />

che la Merlin ha fatto per ottenere<br />

la loro chiusura. Purtroppo<br />

nell’arco della storia, ci troviamo<br />

a combattere con la stessa osten-<br />

dall’Agenzia per la casa. Oppure<br />

stipulare una convenzione con<br />

l’Università e un numero significativo<br />

di questi appartamenti<br />

potranno essere trasformati in<br />

alloggi universitari con portierato.<br />

O ancora, alla luce dei nuovi<br />

progetti dell’IPAB, pensare di<br />

darli in gestione alla stessa perché<br />

possano venire assegnati a per-<br />

tazione moralista e maschilista<br />

che persone come Peroni portano<br />

avanti. Con il ritorno delle case<br />

chiuse non si combatte lo sfruttamento<br />

della prostituzione, anzi<br />

tutte quelle schiave della prostituzione<br />

potrebbero essere maggiormente<br />

sfruttate e addirittura non<br />

avrebbero nemmeno un nome,<br />

clandestine che possono scomparire<br />

da un momento all’altro dopo<br />

i “bunga-bunga” o i giochi erotici<br />

recentemente venuti alla cronaca.<br />

“Mi si giudica senza conoscere<br />

il mio percorso”<br />

Enrico Peroni,<br />

segretario del Partito democratico<br />

cittadino<br />

sone anziane sole completamente<br />

autosufficienti, ma che sentono la<br />

necessità di avere una presenza<br />

sanitaria (infermiere professionale)<br />

e una sorveglianza sulla loro<br />

condizione. Il complesso edilizio<br />

Campiello non è un insediamento<br />

di fortuna, ma un complesso<br />

immobiliare importante. La sua<br />

frequentazione negativa non è<br />

Irene Rui ha compreso in maniera<br />

assolutamente errata le mie<br />

dichiarazioni e dimostra di non<br />

conoscere assolutamente né il mio<br />

percorso umano né il mio percorso<br />

politico. Personalmente ho<br />

sempre avuto come faro e come<br />

modello formativo la lotta di liberazione<br />

del femminismo che<br />

ho adattato alla mia vita con una<br />

lotta di liberazione che è quella<br />

del movimento omosessuale che<br />

assicuro a tutti essere tanto difficile<br />

quanto quella delle donne negli<br />

anni ‘70. In merito alla vicenda<br />

della prostituzione io parto da due<br />

presupposti: possiamo continuare<br />

ad accettare che migliaia di giovani<br />

vengano sfruttate (per strada o<br />

in appartamento è la stessa identi-<br />

dovuta solo a chi vive negli appartamenti,<br />

ma anche alle “furbizie”<br />

di chi li affitta. Queste case, edificate<br />

da un costruttore privato,<br />

vennero ac<strong>qui</strong>state da famiglie e<br />

persone vicentine per investimento.<br />

Pertanto, all’interno del complesso<br />

ora c’è di tutto: da famiglie<br />

che non trovano un altro alloggio<br />

e vivono in condizioni pessime,<br />

ca cosa) sotto i nostri occhi? E’ accettabile<br />

che non esista una legge<br />

che preveda una vera e dura lotta<br />

a questo scempio? E per scempio<br />

intendo lo sfruttamento per strada<br />

e negli appartamenti. Credo<br />

infatti che ci siano due soggetti<br />

sconfitti e un solo soggetto trionfatore.<br />

Gli sconfitti sono le giovani<br />

prostitute sfruttate e i cittadini<br />

che vivono a ridosso dei quartieri<br />

a luci rosse che sono le nostre<br />

strade. I trionfatori sono tragicamente<br />

i magnaccia. Per combattere<br />

tutto questo vi è la proposta<br />

di creare delle case chiuse, ossia<br />

delle strutture in cui “la prostituzione<br />

dovrebbe essere riconosciuta<br />

ai fini professionali, affinché<br />

anche le lucciole possano versare<br />

i loro contributi sia fiscali, sia<br />

previdenziali” (citazione sua). Mi<br />

permetta di asserire che se le case<br />

chiuse degli anni Quaranta erano<br />

un luogo di sfruttamento, è assolutamente<br />

sciocco pensare che lo<br />

sarebbero ancora oggi. Dubito, infatti,<br />

che nei quartieri a luci rosse<br />

di Liverpool o Amsterdam funzioni<br />

lo sfruttamento nelle case<br />

chiuse. L’introduzione del reato<br />

di prostituzione su strada e in appartamento<br />

sarebbe da realizzare<br />

congiuntamente a quanto detto<br />

sopra se si vuole effettivamente<br />

rendere la legge funzionante. Ho<br />

iniziato a lottare per il diritto di<br />

vivere liberamente la mia omosessualità<br />

a 16 anni e la mia prima<br />

esperienza politica è stata la battaglia<br />

sulla fecondazione assistita<br />

(referendum 2005). Ciò nonostante<br />

non mi stupisce questo attacco,<br />

tipico di chi fa politica sparando<br />

sui colleghi invece che sugli avversari.<br />

Una vecchia e brutta politica,<br />

pericolosa per le forze del<br />

progresso, a cui rispondo con la<br />

chiarezza di questo mio scritto.<br />

poiché stanno in tanti in uno spazio<br />

molto ridotto, a persone che<br />

appartengono a categorie sociali<br />

a rischio. Un quartiere più vivo e<br />

più vivibile è anche un quartiere<br />

più sicuro, poiché restituisce, tra<br />

l’altro, le condizioni adatte per lo<br />

sviluppo di quella coesione sociale<br />

che, nelle aree più degradate<br />

delle città, facilmente si perde.

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