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primo piano<br />

interessante confrontare due<br />

È accordi recentemente firmati<br />

tra aziende e la controparte<br />

sindacale. Mi riferisco al famoso<br />

accordo imposto da Marchionne<br />

a Mirafiori e a quello, forse meno<br />

famoso ma altrettanto importante,<br />

siglato alla Valbruna di Vicenza.<br />

Il primo ha visto la firma solo<br />

di una parte dei sindacati (FIM-<br />

CISL, UILM, FISMIC, UGL), il secondo<br />

è stato firmato<br />

da tutte le organizzazioni<br />

sindacali. Questi<br />

due accordi sono<br />

differenti sia per<br />

forma che per contenuti.<br />

Il diktat padronale<br />

di Marchionne<br />

Quello di Mirafiori<br />

è permeato da una<br />

spasmodica ricerca<br />

di competere nel<br />

mercato abbattendo<br />

i costi ed eliminando qualsiasi<br />

potenziale conflitto. Questa visione<br />

dei rapporti industriali, di<br />

fatto, peggiora le condizioni di<br />

lavoro e riduce i diritti dei lavoratori.<br />

L’accordo di Mirafiori (e,<br />

prima, quello di Pomigliano) ha,<br />

di fatto, distrutto il contratto nazionale<br />

ed è conseguente a un’interpretazione<br />

stravagante e a tutto<br />

vantaggio del padrone delle leggi<br />

dello Stato e della Costituzione.<br />

Il diritto di sciopero viene, di fat-<br />

to, cancellato, il diritto alla salute<br />

(e alla cura) viene subordinato a<br />

una media annuale dell’incidenza<br />

delle assenze per malattia. Parte<br />

integrante dell’accordo è, poi, il<br />

sistema Ergo Uas. Un sistema di<br />

monitoraggio e organizzazione del<br />

lavoro che trasforma l’operaio addetto<br />

alla catena a un ingranaggio<br />

fissando tempi e metodi che porteranno<br />

necessariamente all’aumento<br />

della fatica e dell’alienazione.<br />

Sul fronte dell’occupazione c’è<br />

la dichiarata volontà di assumere<br />

nuovi lavoratori (eventualmente e<br />

se ce ne fosse necessità) soltanto<br />

utilizzando contratti<br />

a tempo determinato<br />

o di apprendistato. In<br />

una situazione nella<br />

quale l’età media<br />

degli operai addetti<br />

al montaggio è di 48<br />

anni, questa decisione<br />

di precarizzazione<br />

delle assunzioni non<br />

dà alcuna garanzia<br />

sul futuro. Nulla di<br />

moderno ma un ritorno<br />

ad epoche passate,<br />

con meno garanzie<br />

per i lavoratori. La trattativa, poi,<br />

è stata inesistente, basata su un<br />

ricatto (o si accetta l’accordo così<br />

com’è o si chiude la produzione e<br />

la fabbrica). Alla fine i lavoratori<br />

sono stati “costretti” ad esprimersi<br />

tra l’accettazione dei diktat<br />

padronali e la perdita del posto di<br />

lavoro. Più che un accordo, l’imposizione<br />

di una decisione senza<br />

possibilità di contrattazione. Questo<br />

metodo arrogante e ultimativo<br />

è stato supinamente accettato<br />

dalle sigle sindacali che hanno<br />

controfirmato l’accordo. La Fiom,<br />

che non ha firmato, è stata tacciata<br />

di estremismo e di scarso interesse<br />

allo sviluppo del paese. In<br />

base all’accordo stesso, non potrà<br />

più essere presente in fabbrica. La<br />

contestazione della Fiom e di gran<br />

parte degli operai della catena di<br />

montaggio aveva come obiettivo<br />

una produzione di qualità. L’unica<br />

in grado di competere con la concorrenza.<br />

Si chiedeva un piano di<br />

investimenti e di sviluppo concreto<br />

e non solo enunciato, sul quale<br />

si potesse discutere e trattare. Si<br />

voleva conoscere la quantità e la<br />

qualità reale degli investimenti<br />

più volte annunciati da Marchionne<br />

ma che nessuno ha ancora potuto<br />

vedere scritti nero su bianco<br />

in un progetto degno di questo<br />

nome.<br />

Un esempio positivo<br />

da Vicenza<br />

L’accordo Valbruna è il risultato<br />

diverso di una trattativa “normale”.<br />

Si tratta di un accordo integrativo<br />

che fissa condizioni migliorative<br />

rispetto al contratto in<br />

essere. Non ci sono clausole che<br />

peggiorano i diritti dei lavoratori.<br />

Nulla che impedisca lo sciopero o<br />

lo limiti. Non ci sono norme che<br />

impediscano a un’organizzazione<br />

sindacale di fare il suo mestiere.<br />

Anzi, nell’art.2 si dichiara testualmente<br />

che “le parti confermano<br />

l’impegno a mantenere un sistema<br />

adeguato di relazioni sindacali<br />

basato su uno scambio preventivo<br />

di informazioni tra la Direzione<br />

Aziendale, la RSU e le OO.SS. Provinciali”.<br />

Per quanto riguarda il<br />

mercato del lavoro si afferma (art.<br />

13) che “fermo restando la centralità<br />

del rapporto di lavoro a tempo<br />

indeterminato” le assunzioni con<br />

altri contratti verranno comunque<br />

disciplinate. Per quanto concerne<br />

il tempo determinato, ad esempio,<br />

è specificato che “saranno utilizzati<br />

per un periodo massimo di mesi<br />

11 nell’arco di un biennio; superato<br />

tale periodo il lavoratore sarà assunto<br />

con contratto a tempo indeterminato”.<br />

Un’impostazione completamente<br />

diversa da quella usata<br />

da Marchionne alla Fiat. Non vengono<br />

barattati aumenti e adeguamenti<br />

salariali con la perdita di<br />

diritti o con l’aumento insostenibile<br />

dei ritmi di lavoro in catena<br />

di montaggio. Si legano i premi ai<br />

risultati ottenuti e alla qualità del<br />

prodotto. Alla Valbruna tutte le sigle<br />

sindacali hanno firmato e hanno<br />

ottenuto un accordo che non<br />

lede i diritti fondamentali dei lavoratori.<br />

Un accordo che può essere<br />

definito un buon accordo. A Mirafiori<br />

la Fiom è stata lasciata sola a<br />

contrastare un brutto accordo. Il<br />

risultato è sotto gli occhi di tutti.<br />

La linea di Marchionne è, purtroppo,<br />

chiara. La Fiat, in Italia, è<br />

destinata a diventare<br />

una succursale della<br />

Chrysler. Ai padroni<br />

della Fiat non inte-<br />

ressa se la produzione<br />

resterà in Italia, se la<br />

progettazione verrà<br />

fatta a Torino o in altra<br />

parte del mondo.<br />

Non interessa se i<br />

lavoratori avranno o<br />

no lavoro e se il lavoro<br />

che avranno sarà<br />

precario. Non credo<br />

che la proprietà della<br />

Valbruna sia “di sinistra” o meno<br />

interessata al profitto. Credo che,<br />

almeno in questo caso, sia stata<br />

più lungimirante di Marchionne.<br />

Forse ha intenzioni serie di conti-<br />

numero 207 del 11 febbraio 2011 pag 5<br />

Amenduni, il nuovo<br />

Marchionne, il vecchio<br />

Confronto tra il “contratto-ricatto” di Mirafiori<br />

e quello “normale” della Valbruna<br />

di Giorgio Langella<br />

Con<br />

Marchionne<br />

trattativa<br />

inesistente:<br />

o accetti<br />

o perdi il lavoro<br />

| Sergio Marchinne, Ad Fiat<br />

Condizioni<br />

migliori<br />

per i lavoratori<br />

sono possibili,<br />

mantenendo<br />

alta la qualità<br />

del prodotto<br />

| Nicola Amenduni, fondatore Valbruna<br />

nuare la produzione nel nostro territorio,<br />

in Italia. E, forse, ha capito<br />

che la sfida va accettata puntando<br />

sulla qualità del prodotto e del<br />

processo e non sull’abbattimento<br />

dei costi. L’aumento della produttività<br />

non significa lavorare di più a<br />

costo minore, ma produrre meglio<br />

un prodotto di qualità superiore.<br />

Che i lavoratori diventino servi,<br />

che i ritmi diventino insostenibili,<br />

che si diminuiscano le pause, che<br />

si aumentino le ore<br />

di cassa integrazione<br />

non significa produrre<br />

meglio. Significa<br />

solo produrre male<br />

un prodotto che non<br />

sarà né innovativo,<br />

né qualitativamente<br />

migliore di altri.<br />

Chi ha applaudito<br />

Marchionne come<br />

un “innovatore” dovrebbe<br />

fare ammenda.<br />

Il confronto tra<br />

l’accordo di Mirafiori<br />

e quello della Valbruna dimostra<br />

che condizioni di lavoro migliori<br />

sono possibili. Basta contrattare e<br />

non subire senza discussione quello<br />

che vuole il padrone.

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