Famiglie antiche e recenti movimenti della popolazione (PDF)
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fAmigLie<br />
e Condizioni<br />
di ViTA<br />
a cura di Pietro Podetti
fAmigLie AnTiChe<br />
e reCenTi<br />
moVimenTi deLLA<br />
popoLAzione
1. PRIME nOTIZIE DELLA POPOLAZIOnE<br />
“DE LA COMEZADURA”<br />
Secondo il “Liber focorum” delleValli del Noce del 1350, a Commezzadura<br />
vivevano 47 famiglie dalle quali il regolano riscuoteva le imposte per il vescovo,<br />
mentre i nobili erano esenti dalle tasse:“in Cappella Colmezadure sunt<br />
XLVII foci” 1 . Per “fuoco” ci si riferiva alla famiglia che viveva sotto lo stesso<br />
tetto e quindi mediamente più numerosa delle nostre.<br />
Dal 1350 al 1500 vi fu un aumento notevole <strong>della</strong> <strong>popolazione</strong>, dovuto alla<br />
bonifica del suolo ed allo sfruttamento del bosco.<br />
2. CURAZIE: UFFICI DI STATO CIvILE<br />
Con il Concilio di Trento (1545-1563) i sacerdoti erano obbligati a tenere<br />
i libri dei battesimi, dei matrimoni e dei morti delle comunità a cui erano<br />
stati assegnati in cura d’anime, mentre precedentemente, non esistendo<br />
questo obbligo, si hanno dei dati saltuari ed incompleti, per cui è difficile se<br />
non impossibile risalire a tempi più remoti, se non attraverso brevi note su<br />
testi del tempo o sugli “Inventari e Regesti…”<br />
Occorre precisare che fino al 1595 le comunità di Commezzadura dipendevano<br />
dalla Curazia di Mezzana e Roncio, per cui è logico pensare che i<br />
primi registri di stato civile venissero compilati nella canonica di Mezzana;<br />
purtroppo il I libro dei battezzati, il I e II libro dei matrimoni e il I e II libro<br />
dei morti furono distrutti nell’incendio del 1862 che bruciò anche la<br />
canonica.<br />
I libri presenti nell’Archivio Parrocchiale di Commezzadura sono i seguenti 2 :<br />
a) Libri battesimali n. 9<br />
Vol. I dal 1627-1699 Vol. II dal 1700-1780<br />
Vol. III “ 1780-1815 Vol. IV “ 1816-1820<br />
Vol.V “ 1820-1880 (con indice) Vol.VI “ 1880-1904 (con indice)<br />
Vol.VII dal 1904-1949 (con indice) Vol.VIII “ 1950-1983<br />
Vol IX “ 1984-<br />
1 Cfr. Q. Be z z i “LeValli di Non e di Sole” in un iber focorum del 1350 – p. 191.<br />
2 I 4 primi libri dei batt., matr., e morti formano solo 4 volumi; le prime pagine del V<br />
volume dei batt. contengono le Memorie intorno ai curati <strong>della</strong> Commezzadura, compilate<br />
dal curato don Cipriano Dalpiaz, aa. 1828-1843. Nei libri dei matrimoni c’è una<br />
lacuna che riguarda gli anni tra il 1664-1699. Nell’Archivio Parrocchiale è presente<br />
un’importante anagrafe <strong>della</strong> <strong>popolazione</strong> elaborata nel 1906 da don Cesare Guarnieri<br />
e ne esiste un’altra compilata nel 1953 da don Mario Leonardi e successivamente aggiornata.<br />
161
162<br />
b) Libri dei matrimoni n. 10<br />
Vol. I dal 1613-1663<br />
Vol. II “ 1700-1780<br />
Vol. III “ 1780-1815<br />
Vol. IV “ 1816-1820<br />
Vol.V “ 1820-1880 (con indice)<br />
Vol.VI “ 1880-1904 “<br />
Vol.VII “ 1904-1941 “<br />
Vol.VIII “ 1930-1957 3 “<br />
Vol. IX “ 1958-1980 “<br />
Vol X “ 1981c)<br />
Libri dei morti n. 9<br />
Vol. I dal 1683-1699<br />
Vol. II “ 1700-1780<br />
Vol. III “ 1780-1815<br />
Vol. IV “ 1815-1820<br />
Vol.V “ 1820-1881 (con indice)<br />
Vol.VI “ 1881-1942 “<br />
Vol.VII “ 1943-1957<br />
Vol.VIII “ 1958-2001<br />
Vol IX “ 2002-<br />
3. I SOPRAnnOMI<br />
Quando le famiglie con lo stesso cognome incominciarono ad aumentare<br />
notevolmente, bisognava trovare un soprannome per poterle distinguere.<br />
Per lo più i soprannomi derivavano dall’aspetto fisico delle persone (“Mòri”<br />
– “Riciòti”), dal ripetersi da padre in figlio dello stesso nome (“Bepolini”,<br />
“Battistini”,“Andreini”), dall’entrata in famiglia di una donna, spesso autoritaria<br />
(“Bernardèi”,“Pressoni”,“Magagna”), dal nome di un familiare particolarmente<br />
significativo o inusuale (“Lode” da Lodadio”,“Selsi” da Celso).<br />
I soprannomi venivano usati anche per le singole persone, poiché nella stessa<br />
comunità erano presenti più persone con lo stesso nome e sovente anche<br />
con lo stesso cognome: venivano così usati i soprannomi <strong>della</strong> famiglia, i nomi<br />
dei genitori, aspetti fisici <strong>della</strong> persona, la professione (“Pistór”,“Scarpolìn”,<br />
Crautàro”).<br />
3 I matrimoni celebrati tra il 20 febbraio 1930 e il 13 dicembre 1941 sono stati ricopiati<br />
dal registro precedente n. 7.
4. FAMIGLIE AnTIChE ESTInTE O EMIGRATE 4<br />
ALMAZZAGO<br />
Guardi sec. XIV Claser sec. XV Fantelli sec. XV<br />
Borzatti sec. XV Cabonetti sec. XVI Zicheretti sec. XVI<br />
Pongherini sec. XVI Celezio sec. XVI Dei Martini sec. XVII<br />
Pasotti sec. XVII Zanoni sec. XVII Dolzani sec. XVII<br />
Cosi sec. XVIII Gabrielli sec. XVIII Albertini sec. XVIII<br />
DEGGIANO E ROVINA<br />
Framba sec. XV Pontirolli sec. XVI Tabacchini sec. XVI<br />
Fadigati sec. XVI<br />
Baita<br />
(dei Filippi)<br />
sec. XVI Gambeta sec. XVI<br />
Dei Biroldi sec. XVII Maracani sec. XVII<br />
MASTELLINA<br />
Mathana sec. XV Magatelli sec. XV Zuanella sec. XVI<br />
Guardi sec. XVI Renaldo sec. XVI del Pin sec. XVI<br />
<strong>della</strong> Zuanna sec. XVI Facomo sec. XVI Ioanoti sec. XVI<br />
Bonamico sec. XVI Zanoni sec. XVII<br />
MESTRIAGO<br />
Bonazonta sec. XV Traversini sec. XV Dorna sec. XV<br />
dalla<br />
Mirandola<br />
sec. XVI Moser sec. XVI Thomino sec. XVI<br />
del Donà sec. XVI<br />
PIANO<br />
Sartori sec. XV Mathana sec. XV Sandri sec. XV<br />
Baitèla sec. XV<br />
Rossi<br />
(de Rubeis)<br />
sec. XVI Zanoni sec. XVI<br />
Chiori sec. XVI<br />
dei<br />
Franceschi<br />
sec. XVI Pelegrinelo sec. XVI<br />
a Covai sec. XVI Iovanoni sec. XVII Dolzani sec. XVII<br />
Cosi (Rabbi) sec. XVIII Boni sec. XVIII<br />
4 Per elaborare il seguente elenco è stato usato il vol. I “Inventari e regesti…” di G. cicc<br />
o l i n i ed i registri di Stato Civile (battezzati, matrimoni, morti) dell’Archivio Parrocchiale<br />
di Commezzadura. Il secolo indica l’inizio <strong>della</strong> presenza <strong>della</strong> famiglia nella Comunità<br />
di Commezzadura.<br />
163
164<br />
5. DESCRIZIOnE DELLE FAMIGLIE<br />
Note Importanti:<br />
Le famiglie vengono presentate in ordine alla loro anzianità di residenza sul<br />
territorio, documentata dai testi a disposizione; dati aggiornati al 31.12.07.<br />
La loro residenza non deve essere inferiore agli anni 50.<br />
Risulta logico che le famiglie con meno anni di residenza, avranno notizie<br />
e dati più <strong>recenti</strong>.<br />
ALMAZZAGO<br />
Fam. bORROnI<br />
(Boron, Boriol, de Boriolis = dei Borioli, Boriolo, Boronus, Borono, Boroni,<br />
Borróni).<br />
La famiglia Borroni è presente ad Almazzago fin dal 1400 ed è il casato più<br />
vecchio del paese ancora presente oggi.<br />
Nel 1492 Giovanni Boron del fu Avancino di Almazzago viene citato nel<br />
documento di compravendita “del Monte da la Costa o dalli laghi…”<br />
Nel 1510 lo stesso Giovanni Boron è presente alla regola per votare l’erezione<br />
di una chiesa in Almazzago 5 .<br />
Alla regola del 1602, convocata per cercare “un accordo onde liberarsi in<br />
perpetuo dell’onere del ponte di Ronc”, per Almazzago sono presenti tra gli<br />
altri: Michele de Boriolis,Antonio Boriolo, Gian Antonio Boriolo, Gio.Boriolo<br />
e Adamo del Ross di Boroni 6 . Nell’anno 1629 a pag. 9 del I Libro dei<br />
Battezzati di Commezzadura è registrato il primo Borroni: “Anna Maria filia<br />
Antonij Borioli et Dominicae eius uxoris…”<br />
Tra i sacerdoti viene ricordato don Alessandro (1844-1922) di Michele e di<br />
Teresa Guardi di Almazzago.<br />
Tra i nomi più usati si ricordano:Antonio, Michele, Simone,Angelo, Graziano,<br />
Rosa, Domenica, Maria.<br />
Fam. CLASER<br />
(Classer, de Claseris = dei Claseri, Claserio, Claserij, Claserius, Clasero, Clàser)<br />
5 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e regesti degli Archivi Parrocchiali <strong>della</strong>Val di Sole –Vol.<br />
I – La Pieve di Ossana” – 1936, p. 306.<br />
6 Ibidem – p. 319.
La famiglia era presente ad Almazzago fin dal 1400: nel documento di compravendita<br />
del “Monte da la Costa” o “dalli laghi” del 1492 sono ricordati<br />
“ser Domenico Classer fu Antonio ed i fratelli Ognibene e Giovanni.<br />
Nel “regesto” del 1510 è ricordato “Ognibene fu ser Domenico d. Claser” 7 ;<br />
nel “regesto” del 1602 vengono ricordati “Michele Clasero e Gio.Claserio”.<br />
Qui viene riportato per la prima volta il termine “dalla Mirandola”:Antonio<br />
dalla Mirandola era presente alla riunione di Bargiana in qualità di regolano<br />
di Mestriago, accompagnato da Ognibene e suo fratello Domenico<br />
dalla Mirandola 8 . Questo termine, legato alla famiglia Claser, è stato usato<br />
come soprannome o anche cognome delle famiglie Claser andate ad abitare<br />
in Daolasa, località chiamata per molto tempo Mirandola.<br />
Certamente i Claser costituivano un casato molto stimato ed importante nel<br />
paese ed i suoi componenti hanno rivestito cariche di primo piano e sono<br />
stati presenti nei momenti più significativi <strong>della</strong> comunità.<br />
I Claser ad Almazzago sono stati presenti sino alla fine del 1800.<br />
A pag. 14 del notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” anno<br />
2001, n. 4, Udalrico Fantelli ci presenta Marco Claseri, persona forse da noi<br />
poco conosciuta, ma certamente illustre. Nato ad Almazzago verso il 1570 9<br />
“emigrò a Venezia per apprendere l’arte <strong>della</strong> stampa, egli iniziò la sua attività a partire<br />
dal 1597, introdusse la stampa in tre cittadine venete e fu ammirato per la sua intraprendenza<br />
e tenacia. La figura, l’opera e l’importanza di Marco Claseri furono oggetto<br />
di un’approfondita ed accurata tesi di laurea <strong>della</strong> Dr.ssa Maria Rita Sonego”.<br />
Il sacerdote Giovanni Maria Claser di Almazzago fu curato di Commezzadura<br />
dal 1627 al 1678. Il sacerdote Domenico Claser (1747-1817) di Almazzago<br />
fu beneficiato nella sua comunità.<br />
Fam. SAvInELLI<br />
(Savinel, de Savinelis = dei Savineli, Savinellus, Savinelo, Savinèlli)<br />
Nei “Regesti” dell’anno 1551 è citato come teste “Gio. de Savinel fu Ognibene”<br />
10 ; si può quindi ritenere che i Savinelli abbiano incominciato a radicarsi<br />
in Almazzago nel 1500. Oggi è la seconda famiglia (dopo i Borroni)<br />
più vecchia del paese ancora presente.<br />
Alla regola del 1602, convocata per decidere le sorti del ponte di Ronc, per<br />
7 Ibidem – p. 306.<br />
8 Ibidem – p. 319.<br />
9 Cfr. U. fa n t e l l i – “Marco Claseri” – Notiziario del Centro Studi per laVal di Sole “La<br />
Val” – 2001, n. 4 – p. 14.<br />
10 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” – p. 308.<br />
165
166<br />
Almazzago sono presenti tra gli altri: Ognibene Savinelo (giurato) e Francesco<br />
Savinelo 11 .<br />
Benché il casato si sia molto allargato nel 1800 e nella prima metà del 1900,<br />
ha mantenuto l’unico soprannome di “Mosca”.<br />
I Savinelli univano spesso all’attività di contadino un lavoro artigianale quale<br />
il calzolaio e soprattutto il falegname in cui hanno raggiunto livelli elevati.<br />
Nel lontano passato i nomi preferiti erano Giovanni, Domenico, Domenica<br />
e Caterina; più di recente si registrano una pluralità di nomi, taluni da noi<br />
poco usati come Leonzio, Sperandio,Amadio, Dionisio, Blanda (da cui derivano<br />
i “Blandi” di Mestriago).<br />
Fam. FAnTELLI di Almazzago<br />
(Fantelet, Fantello, Fantellus, Fantèlli).<br />
La famiglia Fantelli era presente ad Almazzago fin dal sec. XV. Nel “Regesto…”<br />
del 1510 viene citato Simone d. Fantelet di Bartolomeo fu Zenone<br />
12 .<br />
Alla Regola del 1602, convocata per decidere le sorti del ponte di “Ronc”,<br />
per Almazzago sono presenti tra gli altri Antonio Fantello, regolano Armezagi,<br />
Simone Fantello, Simone fu Gio. Fantello e Adamo Fantelo 13 . In un regesto<br />
del 1624 viene citato un Zovan Fantello giurato.<br />
Nell’anno 1636 – pag. 29 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato<br />
il primo Fantelli: “Maria filia Christophori Fantelli et Margaretae<br />
eius ux…”<br />
Nel 1780 Bortolo Ant. Fantelli è sindaco di Commezzadura 14 .<br />
I nomi preferiti dalle famiglie Fantelli sono Silvestro (da cui è nato il soprannome<br />
“Vestri”), Simone, Bartolomeo, Antonio, Maria, Giuseppe, Domenica,<br />
Maddalena. Di Almazzago è don Silvestro Fantelli (1749-1826).<br />
I Fantelli di Almazzago si sono estinti nel primo ventennio del 1900.<br />
Fam. CAbOnETTI<br />
(Chaboneto, Cabonetus, Caboneti, Cabonétti)<br />
La famiglia Cabonetti era presente ad Almazzago fin dal sec. XVI.<br />
Alla Regola tenuta in Bargiane il 22.5.1602 era presente per conto di Al-<br />
11 Ibidem – p. 319.<br />
12 Ibidem – p. 306.<br />
13 Ibidem – p. 319.<br />
14 Ibidem – p. 351.
mazzago Andrea Chaboneto 15 . Nel 1624 Bartolomeo Caboneto è regolano<br />
di Almazzago 16 .<br />
Nell’anno 1655 a pag. 99 del I Libro dei Battezzati viene riportato il primo<br />
Cabonetti registrato:“Maria filia Antonij Cabonetti de Almezago et Beatricis<br />
ux…”.<br />
Nel 1658 al battesimo di “Andreas filius Andreae Baita de Ruina” i padrini<br />
furono “Nob. D. Bartolomeus Cabonetus et D. Dominica ux. spectabilis D.<br />
Andreae Rossi de Plano”.<br />
I nomi preferiti dalla famiglia Cabonetti erano Michele (da cui è nato il soprannome<br />
di “Michelini”), Bartolomeo, Giovanni, Gio.Batta, Maria, Maddalena.<br />
La famiglia si è estinta nella prima metà del 1900. La comunità di Almazzago<br />
ha dedicato ai Cabonetti “laVia di Cabonet”.<br />
Fam. ZAnOnI<br />
(Per le variazioni del cognome vedere Zanoni di Mastellina).<br />
La famiglia Zanoni è presente ad Almazzago dal 1600 al 1800.<br />
Qui i soprannomi vengono rivolti soprattutto alle persone singole: per cui<br />
troviamo un Giovanni detto “Pistorel” nel 1600, un Ognibene detto “Bazegot”<br />
nel 1700, un Gio.Antonio detto “Folet” ed un Luigi detto “Moletta”<br />
nel 1800.<br />
Da rilevare: nel 1702 Giovanni Zanoni è sindaco <strong>della</strong> chiesa di S.Agata 17 .<br />
Nell’incendio del 1844, per il quale del paese di Almazzago era rimasta una<br />
sola casa, morirono 4 persone: due erano i coniugi Giuseppe Zanoni detto<br />
“Moletta” di anni 57 e la moglie Margherita di anni 46 (dall’archivio Parrocchiale).<br />
Fam. PASOTTI<br />
(de Pasotis = dei Pasoti, Pasotus, Pasoto, Pasòtti)<br />
Con il matrimonio nel 1650 del Nobile Gaspare “de Pasotis de Tueno” con<br />
Caterina Claser a Mirandola ha inizio una lunga presenza in Almazzago di<br />
questo illustre casato che si protrae nei secoli XVIII e XIX.<br />
A pag. 86 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura – anno 1651 – è registrata<br />
la nascita <strong>della</strong> primogenita “Dominica figlia Nob. D.ni Gasparis Pa-<br />
15 Ibidem – p. 319.<br />
16 Ibidem – p. 325.<br />
17 Ibidem – p. 341.<br />
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168<br />
soti deThueno incolae Almizaghi et D.Catterinae eius uxoris”; nel 1652 nasce<br />
il figlio Giovanni Maria e nel 1657 il figlio Ognibene.<br />
La famiglia originaria di Tuenno viene elevata alla nobiltà episcopale nel<br />
1643 dal PrincipeVescovo Carlo Madruzzo e alla nobiltà imperiale nel 1726<br />
dall’Imperatore CarloVI col predicato di “Friedenberg”.<br />
Stemma antico. Campo dello scudo: d’oro alla colomba d’argento tenente nel becco un<br />
ramoscello d’ulivo, in atto di spiccare il volo da un monte di tre cime di verde; Cimiero:<br />
la colomba del campo dello scudo 18 .<br />
Fam. TEvInI<br />
(de Thevinis = dei Tevini,Thevini,Tevìni)<br />
Carlo fu Giovanni nato a Mocenigo di Rumo verso il 1660, nel 1691 si trasferì<br />
con la moglie Anna ed i figli Giovanni Ant., Matteo, Maria e Rosa a<br />
Mastellina, dove sono nati Bartolomeo, Carlo e Bartolomeo.<br />
Nel I libro dei Battezzati di Commezzadura nell’anno 1692 a pag. 246 è registrato<br />
“Bartholomeus filius Caroli Tevini de Rhumo, incolae Mastellinae<br />
et Annae eius uxoris…”<br />
Matteo di Carlo nato a Rumo il 1685 si è coniugato il 1713 con Lucia Savinelli<br />
a Dimaro, dove è nato Lorenzo (1714-1805) coniugato il 1750 con<br />
M. Domenica Pangrazzi di Rabbi.<br />
A Dimaro è nato il figlio Matteo (1761-1832), coniugato il 1793 con M.<br />
Domenica Claser e trasferitosi ad Almazzago. È Pietro (1802-1884) e poi il<br />
figlio Giosafat (1838-1885) a continuare la dinastia dei Tevini di Almazzago.<br />
I componenti <strong>della</strong> famiglia vennero soprannominati “Bete” dal nome<br />
di Elisabetta attribuito alla nonna ed a due nipoti. Giovanni Tevini (1913-<br />
1985) è stato presidente dell’A.S.U.C. di Almazzago e per diversi anni sindaco<br />
di Commezzadura.<br />
Fam. PEnASA<br />
Il primo Penasa iscritto nel Libro dei Battezzati di Commezzadura è Anna<br />
Domenica di Giovanni e di Anna Maria nell’anno 1741, dimoranti ad Almazzago.<br />
Pietro Penasa di Giovanni (1745-?), nativo <strong>della</strong> Val di Rabbi, in seguito al<br />
matrimonio con Domenica Zanoni nel 1776, si accasò ad Almazzago ed<br />
ebbe i figli: Giovanni, Gio.Batta, Maria Maddalena, Maria Domenica, Giov.<br />
Andrea, Pietro,Agata.<br />
18 Cfr. G. M. rau z i “Araldica Tridentina” – 1987 – p. 250.
Oggi ad Almazzago vivono tre gruppi di famiglie Penasa, tutte originarie<br />
di Rabbi e vengono individuate mediante il soprannome:“Selsi”,“Padele”,<br />
“Valenti”.<br />
I “Selsi”<br />
Il soprannome deriva dal nome Celso con modifica <strong>della</strong> lettera iniziale.<br />
Gaspare Penasa (1741-?) oriundo da Rabbi, coniugato con Maria Stanchina<br />
di Carciato, si trasferì ad Almazzago verso il 1770 dove nacquero i figli Giovanni,<br />
Gio.Batta, Giov.Domenico,Antonio e Gaspare.<br />
Giovanni Domenico (1783 -1851) coniugato nel 1809 con Teresa Mòser di<br />
Mestriago, ebbe i figli Giovanni,Tomaso e Maddalena.<br />
Giovanni (1819-1899) coniugato nel 1851 con Teresa Fantelli è il padre di<br />
Celso.<br />
Celso (1856-1909), coniugato nel 1886 con Maria Ramponi (1864-1911)<br />
ebbe 6 figli di cui ricordiamo Giov.Antonio (1898-1945) coniugato nel<br />
1927 con Teresa Rossi di Paolo di Mastellina.<br />
I “Padele”<br />
Antonio Penasa (1851-1923) detto “Padela”, nato a S. Bernardo di Rabbi,<br />
nel 1898 si trasferì con la moglie Rachele Girardi e 3 figli ad Almazzago, dove<br />
nacquero altri 7 figli di cui il primo fu Leopoldo (1899-2002) che ebbe<br />
la fortuna di festeggiare il secolo di vita.<br />
Augusto Penasa (1923-2004) di Severino rivestì più volte incarichi amministrativi<br />
nell’A.S.U.C. e nel Comune.<br />
I “valenti”<br />
Valentino (1896-1976) diValentino è nato a Stablum di Rabbi, coniugato il<br />
1928 con Lina Gosetti di Montes,si accasò dapprima a Mangiasa di Malé dove<br />
nacque la primogenita Bianca; si è poi trasferito con la famiglia ad Almazzago<br />
nel 1930, dove sono nati Mario, Martino, Remo Giovanni, Cesare.<br />
Fam. AnGELI del “pont de Roìna”<br />
Nel 1802 Antonio Angeli di Croviana, in seguito al matrimonio con Lucia<br />
Melchiori di Deggiano, si trasferì al Ponte di Rovina (Villa di Almazzago)<br />
dove nel 1803 nacque la figlia Maria Caterina, la prima Angeli iscritta nei libri<br />
dei battezzati di Commezzadura. Il figlio Giuseppe, coniugato con Rosa<br />
Fantelli, svolgeva l’attività di oste e di contadino e suo fratello Melchiore,<br />
coniugato con Giuseppa Fantelli, era calzolaio.<br />
Fam. AnGELI<br />
Giuseppe Angeli (1848-1922) di Andrea, nato a Croviana e la moglie Iache-<br />
169
170<br />
lini Virginia (1851-1923) di Pangrazio, nata a Pracorno di Rabbi, coniugati<br />
nel 1886, sono i genitori dei gemelli Priamo e Pangrazio, nati “sul mont”<br />
di Deggiano nel 1892 e trasferitisi con la famiglia ad Almazzago nel 1896.<br />
Priamo e Pangrazio hanno sposato due sorelle, Marinolli Desolina e Teresa,<br />
rispettivamente nel 1921 e 1922; hanno avuto entrambi 8 figli e deceduti<br />
entrambi nel 1980 all’età di 88 anni.<br />
Fam. MARInOLLI<br />
Nel 1828 Cristoforo Marinolli (1786-1874) di Giovanni, di Pracorno di<br />
Rabbi, con la moglie Domenica Iachelini (1789-1869) si sono trasferiti ai<br />
“masi de mont de Degian” dove sono nati i due figli Maria Domenica, e<br />
Cristoforo.<br />
Nel 1833 la famiglia si trasferì al “mas de Liberdon” di Almazzago dove nacque<br />
nel 1835 il terzogenito Bartolomeo.<br />
Cristoforo del 1832, coniugato con Teresa Iachelini, diede al suo primo figlio<br />
il nome di Adamo (1856-1928) che portò alla famiglia il soprannome<br />
di “Dami”.<br />
Adamo si è coniugato in seconde nozze con Barbara Ravelli di Piano nel<br />
1894 ed è il padre di Luigi detto “Gigi Damo”, fratello di Desolina e Teresa,<br />
mogli dei gemelli Priamo e Pangrazio Angeli.<br />
Fam. POLLI (Pòlli)<br />
Bortolo Polli di Massimeno in Val Rendena, di Domenico e Caterina Polli,<br />
in seguito al matrimonio celebrato nel 1843 con Lucia Tevini di Matteo<br />
e Maria Claser, si trasferì ad Almazzago.<br />
È Maria Caterina di Bortolo del 1844 la prima Polli iscritta sul libro dei battezzati<br />
di Commezzadura.<br />
Nel 1846 è nato Santo,coniugato il 1875 con Rosa Guardi (1852-1924);nel<br />
1848 è nato Domenico, coniugato il 1883 con Cavallar Rosa di Daolasa.<br />
Da rilevare il susseguirsi del nome Domenico: Domenico (1898-1971) coniugato<br />
il 1926 con Domenica Savinelli (1896-1989), Domenico (1933-<br />
1999).<br />
Fam. DAPRá del “Pero delle Giovàne”<br />
Daprà Giovanni (1842-1922) è nato ad Almazzago da Pietro e Caterina<br />
Dallaserra, entrambi nati a Rabbi e trasferiti ad Almazzago nel 1840.<br />
Dei 10 figli di Giovanni, coniugato nel 1869 con Rossi Caterina di Mastellina,<br />
si ricordano Pietro (1887-1970) coniugato nel 1912 con Maddale-
na Marinolli fu Bortolo, e Vittoria (1882-1961) che ha seguito la vita religiosa<br />
a Trento.<br />
Elisa, nata ad Almazzago nel 1921, figlia di Pietro e di Maddalena, dopo aver<br />
conseguito il diploma di abilitazione magistrale, ha svolto la sua attività di<br />
insegnamento a Commezzadura ed a Dimaro.<br />
Fam. DAPRá<br />
Antonio Daprà (1857-1911) di Domenico e Lucia Lorengo di San Bernardo-Rabbi,<br />
coniugato nel 1892 con Barbara Zanon (1870-1928) si trasferì ad<br />
Almazzago nel 1906 con i suoi 7 figli, dove ne ebbe altri tre;Angela (1897-<br />
1977) si è coniugata nel 1921 con Mattarei Ippolito (abitante ad Almazzago),<br />
Ampelio (1905-1979) si è coniugato con Maria Penasa nel 1929, Fiorentina<br />
(1908-1994) ha scelto la via religiosa (Suor Barberina).<br />
Fam. IAChELInI<br />
Giovanni Iachelini (1827-1897) <strong>della</strong>Valle di Rabbi, in seguito al matrimonio<br />
con Margherita Claser (1845-1931) di Piano, nel 1870 si accasò al “mas<br />
de Liberdon” di Almazzago dove nacquero 5 figli dei quali solo Pietro detto<br />
Böga (1883-1973) portò avanti il casato sposando nel 1918 Illuminata Marinolli<br />
(1894-1963, di Adamo e Barbara Ravelli) con cui ebbe i figli: Ilda,<br />
Pierina,Tranquillo, Lino, Giovanni e Margherita.<br />
Fam. MATTAREI<br />
Luigi Mattarei (1853-1924) nato a S.Bernardo di Rabbi (loc. Mattarei), coniugato<br />
nel 1884 a Piazzola con Angela Pedergnana (1859-1923) si trasferì<br />
ad Almazzago nel 1895 con la moglie ed i figli: Battista, Ippolito,Valeria,<br />
Stefano (disperso nella guerra del 1914-’18), Costante; ad Almazzago nacquero<br />
Geremia e Ciro.<br />
Battista (1885-1961) coniugato nel 1919 con Illuminata Borroni (1889-<br />
1948) ha avuto due figli:Adelinda ed Enrico; si è risposato nell’ottobre del<br />
1951 con Albasini Maria (1913-1983) e nel 1952 è nato Dario.<br />
Ippolito (1887-1971) coniugato nel 1921 con Angela Daprà (1897-1977)<br />
ha avuto 6 figli: Stefano, Lino, Luigi,Antonio, Rina, Stefano.<br />
Fam. ZAnInI “Mangiasa”<br />
Luigi Zanini (1883-1966), nato a Mangiasa di Malé, si è trasferito ad Almazzago<br />
nel 1913 in seguito al matrimonio con Rosa Penasa (1887-1921) dalla<br />
quale ebbe i figli Serafina, Bortolo (deceduto nella II guerra mondiale) e<br />
171
172<br />
Lina; coniugato nel 1922 in seconde nozze con Maria Mattarei ebbe la figlia<br />
Carolina.<br />
Fam. PAnGRAZZI “Zodi”<br />
Evaristo Pangrazzi (1900-1983), nato in località Zodi di Pracorno-Rabbi,<br />
coniugato nel 1925 con Maria Pedergnana, si è trasferito nello stesso anno<br />
del matrimonio ad Almazzago, dove sono nati i figli: Giacomo,Agnese, Emilia,Tullia,<br />
Paolo,Agnese,Angela.<br />
DEGGIAnO<br />
Fam. MELChIORI (<strong>della</strong> Zuanna)<br />
La famiglia Melchiori è radicata a Mastellina e Deggiano fin dal sec. XVI.<br />
Il primo appellativo alla famiglia è “<strong>della</strong> Zuana”, successivamente dal nome<br />
Melchiore deriva il cognome Melchiori che viene premesso al primo o<br />
lasciato da solo.<br />
Nel 1602 alla Regola in Barzana del 22 maggio viene citato presente “ser<br />
Gaspare <strong>della</strong> Zuana” per conto di Mastellina 19 .<br />
Nel I Libro dei Battezzati di Commezzadura sono registrati:<br />
– a. 1628 – pag. 8 “Carolus filius Petri <strong>della</strong> Zuana et Antoniae eius uxoris…omnes<br />
de Mastelina”.<br />
– a. 1633 – pag. 20 “Margarita filia Melchioris de Melchioribus et Magdalenae<br />
ux :… omnes de Dezano”.<br />
– a. 1644 – pag. 57 “Gaspar filius Melchioris <strong>della</strong> Zuana et Magdalenae<br />
ux…”<br />
La famiglia Melchiori <strong>della</strong> Zuana acquista prestigio con l’illustre figlio di<br />
Deggiano Giovanni Maria “morto eroicamente nel 1632 durante la Guerra dei<br />
Trent’anni a Lützen vicino a Lipsia, tanto da meritare il titolo nobiliare dell’Impero<br />
alla sua famiglia: diploma conferito nel 1634 dall’Imp. Ferdinando II. Furono nobilitati<br />
i figli di Gaspare Melchiori: Gio.Battista conte palatino e canonico <strong>della</strong> Cattedrale<br />
di Vienna, Pietro e Giov.Domenico e i loro consanguinei Gio.Maria, Pietro e<br />
M.Antonio da tempo residenti a Sopronio in Ungheria” 20 .<br />
19 Cfr. G. ci c c o l i n i “Inventari e Regesti…” – p. 319.<br />
20 Cfr.A. Mo s c a – “Melchiori e Guardi: dalla Commezzadura ai campi di battaglia d’Europa”<br />
– Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” – anno 2001, n. 4, pp.<br />
23/25.
Nel 1739 Gian Dom. Melchiori di Deggiano è sindaco di Commezzadura<br />
21 .<br />
Verso al fine del 1700 riappaiono i due cognomi Melchiori <strong>della</strong> Zuana (o<br />
<strong>della</strong> Zovanna).<br />
La linea nobile passa attraverso la seguente successione: Gio.Gaspare (n.<br />
1662) – Gio.Domenico (n. 1698) – Pietro Gregorio (n. 1738), Gio.Domenico<br />
(n. 1766) – Giuseppe (1799-1866) – Bortolo Gregorio (1854-1916) e<br />
Tito (1896-1976).<br />
Gio.Domenico (1766-1831) si è coniugato con Palma Cominelli di Terzolas<br />
nel 1791.<br />
Bortolo Gregorio (1854-1916) si è coniugato nel 1887 con Adelaide Irene<br />
Cazzuffi (1864-1952) detta “Magagna” (dal cognome <strong>della</strong> madre Rosa) di<br />
Cogolo; dei figli si ricordano Barbara che intraprese la carriera religiosa,Tito<br />
e Ida; egli è morto nel campo di concentramento di Katzenau (Linz) dove<br />
è morto anche il fratello Giuseppe (1851-1917).<br />
Il fratello Domenico (1841-1917) si è coniugato nel 1881 con Maria Ravelli<br />
di Presson ed è il padre di Malvina (1886-1970), coniugata nel 1911 con<br />
Oreste Gramola “Bazeg”.<br />
Gio.Batta (1819-1913) di Domenico (1784-1871) e di Maria Zappini di<br />
Cis, coniugato nel 1846 con Maddalena Mochen di Dimaro ha dato inizio<br />
ai Melchiori detti “Mandolini”.<br />
Domenico (1820-1888) di Bortolo (1789-1865) e di Maria Brusacoram,<br />
coniugato nel 1846 conTeresa Moser ha dato inizio ai Melchiori detti “Magagna”:<br />
Gio.Batta (1854-1918), coniugato nel 1885 con Marianna Flessati (1863-<br />
1941) è padre di Teresa, Amelia, Caterina, Maria, Clemente, Pietro, Lucrezia,<br />
Vittoria, Lucia, Sabina,Alessandro, Battista, Libera (2), Eugenio e Domenico;<br />
Bortolo (1859-1936), coniugato nel 1884 con Rosa Gramola, è padre di<br />
Erina, Illuminata, Barbara e Palmira.<br />
Domenico (1861-1908), coniugato nel 1981 con Giuseppa Carnessalini è<br />
padre di Elio, Enrico,Attilio,Anna,Teresa, Giuseppina e Marino.<br />
Fam. GRAMOLA (Gràmola)<br />
La famiglia Gramola è presente a Deggiano dal sec. XVI. Nel 1581 Ognibene<br />
fu Pietro Gramola è sindaco di S.Agata 22 .<br />
21 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” – p. 348.<br />
22 Ibidem, p. 313.<br />
173
174<br />
Nel “Regesto…” del 1602 viene citato presente alla Regola per Deggiano<br />
Pietro fu Antonio Gramola 23 .<br />
Nell’anno 1632 a pag. 17 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene<br />
riportato:“Andreas filius Francisci Gramolae ed Annae eius uxoris…”.<br />
Il sacerdote Don Pietro Gramola (1649?-1722) nato a Deggiano, fu curato<br />
di Commezzadura per 44 anni (1678-1722).<br />
La famiglia Gramola più radicata in paese è quella dei “Bazeghi”, soprannome<br />
usato fin dal 1600.<br />
Cesare (1849-1926) di Giovanni e di Maria Battaiola di Bolentina coniugato<br />
con Maddalena Tabacchini, ebbe 10 figli fra il 1873 ed il 1892: Romano,<br />
Eugenio, Oreste, Maria Margherita, Rosalìa, Giacomo, Concetta, Felicita,Attilio<br />
e Massimo. Oreste (1877-1929) coniugato con Malvina Melchiori<br />
nel 1911 diede origine ai “Malvini”.<br />
La fam. Gramola “Cenini” di Gabriele Antonio (1834-1915) di Gio.Batta e<br />
di Maria Carnessalini si è estinta per emigrazione in Toscana.<br />
Fam. bORZATTI di Almazzago, Deggiano e Rovina<br />
(de Borzatis = dei Borzati, Borzat, Borzato, Borzàtti).<br />
La famiglia Borzatti è presente ad Almazzago fin dal sec. XV. Infatti nel Regesto<br />
del 1510 viene citato “Bartol. D. Borzato fu Ognibene” abitante ad Almazzago<br />
24 ; si parla <strong>della</strong> “controversia sorta per causa d’un legato testamentario del<br />
fu Pietro Borzati, tra le di lui figlie Maria, Caterina e Rosa…” 25 .<br />
Alla fine del XVI secolo iniziò il trasferimento <strong>della</strong> famiglia nella frazione<br />
di Deggiano-Rovina. Nel Regesto del 1629 viene citato Martino Borzato<br />
abitante a Deggiano-Rovina 26 .<br />
Nel Regesto del 1619 viene nominato Antonio Borzat di Deggiano, quale<br />
sindaco generale di Commezzadura e Pietro Borzat quale regolano di Almazzago<br />
27 .<br />
Nel 1769 e 1789 Gio.Batta Borzati di Deggiano è sindaco di Commezzadura<br />
28 . Nel 1800 i Borzatti sono presenti solo a Rovina con Gio.Batta (1836-<br />
1899) detto “Ballerin” di Simone e di Maria Tabacchini e Anselmo (1840-<br />
23 Ibidem, p. 319.<br />
24 Ibidem, p. 306.<br />
25 Ibidem, p. 308.<br />
26 Ibidem, p. 319.<br />
27 Ibidem, p. 323.<br />
28 Ibidem, pp. 351 e 354.
1903) di Battista e di Pòli Maria di Almazzago. Pio Borzatti (n. 1946) di Iginio<br />
e di Ruffini Guerrina, pronipote di Anselmo, dopo 10 anni trascorsi con<br />
i Camilliani fino alla Maturità Classica, 18 anni impiegato alla Ignis-Iret di<br />
Lavis, gli studi di teologia, nel 1994 viene ordinato sacerdote e mandato parroco<br />
a Peio; nel 2003, causa precarie condizioni di salute, viene nominato<br />
collaboratore del parroco inVal di Peio.<br />
Fam. TAbACChInI<br />
La famiglia Tabacchini era presente a Deggiano fin dal sec. XV.<br />
In un rogito del 1514 viene citato “Giovannino detto Tabachino fuVanollo<br />
di Deggiano” quale sindaco dell’altare del SS. Rosario di S.Agata 29 .<br />
Alla Regola tenuta in “Barzana” il 22 maggio 1602 erano presenti sul conto<br />
di Deggiano Battista e Taddeo Tabacchino 30 .<br />
Nell’anno 1639 a pag. 40 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene<br />
riportato il primo Tabacchini registrato:“Magdalena filia Georgij Tabacchini<br />
et Mariae uxoris…”<br />
Nell’anno 1893 sul registro dei nati di Deggiano viene riportato l’ultimo<br />
Tabacchini: è Lodovico Pompeo.<br />
Fam. FADIGATI<br />
(de Fatigatis = dei Fatigati, Fattigatus, Fadigadelo)<br />
La famiglia Fadigati era presente a Deggiano fin la sec. XVI.<br />
Alla Regola tenuta in “Barzana” il 22 maggio 1602 erano presenti per conto<br />
di Deggiano Gregorio e Bortolomeo Fadigadelo 31 .<br />
Nell’anno 1628 a pag. 6 del I Libro dei Battezzati viene riportato il primo<br />
Fadigati registrato: “Gregorius filius Omniboni ac Marthae eius uxoris de<br />
Fatigatis de Dezano…” La famiglia si estinse nel corso del 1700.<br />
Fam. CARnESSALInI<br />
(Carnessalin – Carnessalinus)<br />
La famiglia Carnessalini è presente a Deggiano dalla fine del secolo XVI.<br />
In occasione <strong>della</strong> “lite per i banchi di S.Agata” nel 1619, Gio. Carnessalin è<br />
sindaco <strong>della</strong> stessa chiesa 32 .<br />
29 Ibidem, p. 319.<br />
30 Ibidem, p. 307.<br />
31 Ibidem, p. 319.<br />
32 Ibidem, p. 323.<br />
175
176<br />
Il primo Carnessalini registrato sui Libri dei Battezzati di Commezzadura<br />
è del 1628 a pag. 4:“Stefanus filius Ioannis Ant. Carnessalini ac Catherinae<br />
uxoris…”<br />
Antonio Carnessalini, nato a Deggiano nel 1659 da Giovanni e Domenica,<br />
viene segnalato negli anni 1702-1713 quale notaio abitante a Mastellina ed<br />
operante nella comunità di Commezzadura 33 .<br />
Un notevole impulso alla famiglia Carnessalini viene dato da Antonio<br />
(1835-1919, dei “Giovanini”) di Simone e Anna Melchiori, coniugato nel<br />
1861 con Angeli Lucia; ebbe 10 figli di cui si ricordano: Antonio (1868-<br />
1951), coniugato con Ida Mochen nel 1900 e padre di Alfredo, Luigi e Ugo;<br />
Andrea (1873-1945), coniugato con Belfanti Teresa e padre di Melchiore<br />
(dei “Restéi”); Bortolo (1877-1946), coniugato conValeria Flessati; Emiliano<br />
(1879-1966) coniugato con Rosalìa Gramola.<br />
Fam. bAITA<br />
La famiglia Baita viene ricordata anche con il termine “de Filippis” = dei<br />
Filippi.<br />
Essa è radicata a Rovina dal sec. XVI al sec XVIII, con qualche presenza ad<br />
Almazzago nel 1700.<br />
“Domenico fu Ognibene Baita e Antonio fu Giacomo Baita” erano presenti<br />
alla Regola del 22 maggio 1602 per conto di Deggiano e Rovina 34 .<br />
Nell’anno 1627 a pag. 3 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene<br />
riportato il primo Baita registrato: “Agnes filia mag.ci Martini Baita et<br />
Margaritae eius uxoris…”; il secondo registrato è dell’anno 1639 a pag. 38:<br />
“Stefanus filius Andreae de Filippis (Baita) de Ruina incolae Mastellinae et<br />
D.Antoniae uxoris…”<br />
La famiglia Baita era molto stimata dai “vicini de la Comezadura” ed i suoi<br />
componenti venivano spesso scelti per incarichi importanti e di prestigio.<br />
Fam. bELFAnTI<br />
La famiglia Belfanti è presente a Deggiano dal sec. XVII.<br />
Nell’anno 1645 a pag. 60 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura viene<br />
riportato il primo Belfanti registrato:“Rosa figlia Omniboni Belfanti et<br />
Caterinae ux…”, il secondo è “Petrus filius Omniboni Belfanti Dezani et<br />
Catherinae ux.” anno 1648.<br />
33 Ibidem, pp. 341 e 343.<br />
34 Ibidem, p. 319.
Nel 1800 si registra la notevole diffusione <strong>della</strong> famiglia Belfanti e la nascita<br />
dei soprannomi:<br />
fam. Belfanti “Solai” di Gio.Batta (1832-1882) di Pietro e Maria Rossi, coniugato<br />
con Cunegonda Port di Almazzago: il figlio Pietro (1865-1929), coniugato<br />
con Daprà Isabella ebbe Giuseppe (1892-1927) e Giovanni (1905-<br />
1962) coniugato con Teresa Melchiori; il figlio Giovanni (1879-1942) coniugato<br />
con Maria Margherita Gramola, ebbe Romano, Eugenio e Francesco;<br />
fam. Belfanti “Rossi” di Gio.Batta (detto “Rosso” 1847-1894) di Giovanni<br />
e Margherita Maracani: i figli sono Attilio (1885-1962, emigrato in America)<br />
e Riccardo (1887-1973);<br />
fam. Belfanti “Michéi” di Giuseppe Antonio (1860-1892) di Battista e Teresa<br />
Wegher: il figlio Giuseppe (1892-1966), coniugato con Orsolina Flessati,<br />
è padre di 11 figli;<br />
fam.Belfanti“Magrasi”di Arturo (1880-1945) di Gaspare e Maddalena Gramola,<br />
coniugato con Concetta Gramola.<br />
Fam. MARACAnI<br />
Giorgio Maracani e la moglie Maria, originari <strong>della</strong> Val di Rabbi si sono<br />
trasferiti a Deggiano verso il 1680. La prima figlia Anna Maria è registrata<br />
a pag. 222 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura – anno 1681; poi<br />
seguono i figli Andrea,Vigilio, Domenica, Agnese. L’ultimo Maracani nato<br />
a Deggiano è Pompeo Giuseppe nel 1894 di Vigilio e di Maria Melchiori,<br />
morto nel 1915 durante la guerra in Galizia.<br />
Da sottolineare la preferenza per i nomiVigilio e Gio.Batta.<br />
Fam. FLESSATI<br />
Nel 1800 ebbe inizio un progressivo trasferimento di famiglie Flessati da<br />
Mestriago- Daolasa a Deggiano.<br />
Nel 1810 è registrato il primo Flessati nato a Deggiano: è Gio.Batta di Bortolo<br />
e di Caterina Albertini.<br />
Nel 1812 è registrato il secondo Flessati nato a Deggiano: è Salvatore di Salvatore<br />
e di Marta Melchiori.<br />
Con l’allargarsi <strong>della</strong> famiglia nascono i primi soprannomi:<br />
Flessati Domenico (1828-1904) coniugato con Lucia Battaiola da Bolentina<br />
padre di Don Domenico (1864-1917, morto in Boemia), di Pietro (1868-<br />
1912) e di Cesare (1870-1917), diede inizio ai Flessati “Biroudi”.<br />
Flessati Giuseppe (1826-1897) di Antonio, coniugato con Orsola Zanoni<br />
di Cavizzana, padre di Ant.Giuseppe (1862-1937) coniugato con Marinolli<br />
177
178<br />
Teresa e di Giuseppe (1867-1917 morto aVienna), coniugato nel 1897 con<br />
Elisabetta Trettel, diede inizio ai Flessati “Toni” (dal padre Antonio).<br />
Placido (1886-1968) di Pietro e di Rizzi Vittoria di Cavizzana, il fratello<br />
Giosuè Severo (1885-1915, morto in guerra in Galizia) e la sorella Angelica<br />
erano chiamati “Bortoléti” (dal nonno Bortolo). Salvatore (1838-1889)<br />
di Gio.Batta e di Caterina Angeli di Carciato, coniugato con Cristina Brusacoram<br />
ed il fratello Stefano (1840-1913) coniugato con Giuseppa Angeli<br />
di Almazzago, erano chiamati “Salvadori” (dal nonno Salvatore).<br />
Fam. MOSER (Mòser)<br />
Giuseppe Moser (1826-1897) di Melchiore di Mestriago nel 1855 si trasferisce<br />
a Deggiano in seguito al matrimonio con Rosa Gramola di Gio.Batta.<br />
Dal 1858 al 1875 nascono i figli Bartolomeo, Gio.Batta, Rosalìa, Melchiore,<br />
Giovanni, Giuseppe, Riccardo, Maria Carolina.<br />
Melchiore (1865-1909), coniugato con Adelaide Belfanti, è padre di Ferruccio<br />
(1894-1975), coniugato con Palmira Melchiori.<br />
Giovanni (1867-1930), coniugato con Assunta Cavallar, è padre di Maria<br />
Annunziata, Giuseppe (1902-2001, coniugato con Irene Belfanti), Bortolo,<br />
Enrica,Adelina.<br />
Fam. vALEnTInELLI<br />
Gio.Batta Valentinelli detto “Cribol” verso il 1860 lasciò Bolentina per accasarsi<br />
a Deggiano in seguito al matrimonio con BarbaraTabacchini di Giovanni.<br />
Il primogenito Bonaventura (1862-1930) coniugato con Maria Flessati, ebbe<br />
sette figli: Gio.Batta,Angelico, Severina, Barbara (3), Giuseppina.<br />
Gio.Batta (1892-1976), coniugato con Adele Belfanti ebbe sei figli: Severino,<br />
Maria (2), Palmina (2),Agnese (coniugata con Battista Rossi di Mastellina).<br />
Fam. PODETTI “Gèdi”<br />
Pietro Podetti (1844-1917) detto “Gè” di Piano si trasferì a Deggiano nel<br />
1874 in seguito al matrimonio conTeresa Marinolli (1847-1934) di Bernardo<br />
e Maria Ruatti: sono nati i figli Gabriele, Gio.Batta (1876-1914, morto<br />
in guerra in Galizia), Giuliano, Ester, Camillo.<br />
Camillo (1887-1942) coniugato nel 1921 con Maria Belfanti, ebbe 4 figli:<br />
Giovanni (1922-1943, morto in guerra a Popowka – Russia), Giuseppe, Cesira-Ester<br />
e Tullio-Gabriele.
Fam. MAGnOnI – vernago.<br />
Giovanni Magnoni (1869-1946) di Antonio ed Isabella Dalla Valle, nato a<br />
Ceresè di S.Bernardo di Rabbi, coniugato nel 1903 con Maria Zinzarella<br />
(1879-1930), in seguito ad una valanga che nel 1931 ha abbattuto la sua<br />
abitazione, si trasferì a Rovina di Almazzago con la moglie ed i suoi 10 figli:<br />
Isabella, Silvia,Vittore, Francesco Giuseppe (coniugato con Gina Cavallari),<br />
Diomira, Pietro (coniugato conVirginia Pedergnana), Severino, Lina Maria<br />
(coniugata con Remo Savinelli), Emma (coniugata con Paolo Flessati), Enrico<br />
(cl. 1921, caduto nel 1941 durante la guerra in Montenegro). Nel 1957<br />
la famiglia si trasferì aVernago.<br />
Fam. IOb<br />
Marco Iob (1914-1977), nato a Cunevo da Germano (1869-1927) e da Carolina<br />
Cavallari “Castellir” (1885-1927), restò orfano ancora adolescente,per<br />
cui venne mandato nel Collegio Artigianelli diTrento ad imparare il mestiere<br />
di sarto. Nei periodi liberi era affidato alla cugina Maria Moser a Deggiano<br />
dove conobbe Maddalena Gramola (1919-2003), di Romano (1873-<br />
1919) e di Flessati Amabile Cristina (1881-1954), sua futura consorte: si sposarono<br />
nel 1939 ed ebbero otto figli: Romano, Livio,Vittorio, Nives, Germano,<br />
Luciana, Renzo e Dino.<br />
Fam. PEnASA<br />
Penasa Armando (n. 1943) di Daniele e di Noemi Melchiori, si è coniugato<br />
nel 1966 con AngelicaValentinelli; i loro figli sono Mauro e Ivana.<br />
MASTELLInA<br />
Fam. GUARDI<br />
di Almazzago e Mastellina<br />
(Delguardus, de Guardis = dei Guardi, Guard, Guardo, De Guardi)<br />
La famiglia Guardi 35 è già radicata in Commezzadura nel XIV. secolo con<br />
Delguardus di Almazzago (linea principale): verso la metà del 1500 Stefano<br />
35 Cfr. Ricerche di don F.tu r r i n i e di A. Mo s c a nella Rivista “Studi Trentini di Scienze<br />
Storiche – Anno XXXIII, fasc: 1-4/2-3” pubblicate sul Notiziario del Centro Studi<br />
per la Val di Sole “La Val” del 1993, n. 2 e del 2001, n. 4. Ricerche di Marina Rossi<br />
pubblicate sul Notiziario Comunale di Commezzadura “Aieri,Ancöi, Doman”, febbraio<br />
2005, n. 12 – pp. 20-34.<br />
179
180<br />
si trasferisce a Mastellina; la linea Mozinus rimane ad Almazzago e si estingue<br />
verso la fine del 1800.<br />
A Mastellina la famiglia Guardi trova un ambiente favorevole per affermarsi<br />
con Domenico di Stefano, il figlio Guardo, il nipote notaio Marc’Antonio:<br />
il titolo di “ser”, che si ritrova anche successivamente, indica già una distinzione<br />
onorifica; nel 1601 ser Guardo dei Guardi è sindaco di Commezzadura.<br />
Nel 1619 Stefano del Guardo è regolano di Mastellina.<br />
Nel 1663 Domenico (?-1679) è sindaco di Commezzadura e riceve il comando<br />
di cambiare le assi sotto il ponte di Rovina, punto di confine tra la<br />
Pieve di Malé e di Ossana: nello stesso anno si parla del “nobile Domenico<br />
Guardi”. La famiglia era stata nobilitata con decreto dell’Imperatore Ferdinando<br />
III d’Asburgo nel 1643 verso la fine <strong>della</strong> Guerra dei Trent’anni; nel<br />
1666 Domenico viene chiamato “magnifico”. Dal 1669 alcuni atti sono firmati<br />
dal notaio Stefano (1633-1693), fratello di Domenico, linea di Denno.<br />
La numerosa famiglia di Domenico,coniugato nel 1635 con Caterina Guardi,<br />
registra dei figli illustri: Giovanni (1641-1717, canonico del Duomo di S.<br />
Stefano aVienna); Guardo (1644-1718), nel 1678 sua moglie Felicita dà alla<br />
luce Domenico, padre del “Grande pittore” Francesco, nel 1681 è sindaco<br />
<strong>della</strong> chiesa di S.Agata; Marc’Antonio (1650-1717), colonnello nell’esercito<br />
bavarese, si distingue in diverse operazioni belliche, muore ad Ingolstadt dopo<br />
aver visto esaudito il suo ultimo desiderio che al suo vecchio reggimento<br />
fosse assegnato il nipoteTommaso (1680-1771, figlio del fratello Guardo),<br />
anche lui consegue una brillante carriera da ufficiale, nel 1760 è promosso<br />
“tenente generale maresciallo di campo” e nel 1771 muore novantenne a<br />
Donauwörth dove a suo ricordo rimane la lapide sepolcrale affissa all’esterno<br />
<strong>della</strong> chiesa parrocchiale cattolica. Nel 1703 Giovanni Antonio Guardi è<br />
sindaco e regolano generale di Commezzadura.<br />
Domenico Guardi (1678-1716) dopo aver studiato pittura a Vienna, ospite<br />
dello zio don Giovanni, nel 1698 sposa Maria Claudia Pichler di Egna, nel<br />
1699 nasce il primogenito Giovanni Antonio.<br />
Nel frattempo Domenico si trasferisce con la famiglia aVenezia dove vive a<br />
S.Polo, nel 1702 nasce la figlia Maria Cecilia sposa del famoso pittore Gian<br />
Battista Tiepolo, nel 1712 nasce Francesco: in quel periodo il padre acquista<br />
una bottega ai Santi Apostoli, nel 1715 nasce l’ultimo figlio Nicolò; purtroppo<br />
l’anno successivo Domenico muore a soli 38 anni.<br />
La famiglia viene a trovarsi nelle ristrettezze economiche e “le possibilità di<br />
sopravvivenza sono legate alle povere rendite dei terreni inVal di Sole ed al<br />
titolo di nobiltà”: questa situazione difficile viene superata dopo alcuni anni
con le doti artistiche di Gianantonio e poi di Francesco. L’avv. Pietro Bernardelli<br />
s’interessò dell’eredità dei Guardi di Mastellina e alcuni suoi manoscritti<br />
parlano:<br />
1) del periodo in cui la casa è stata ereditata dai figli Francesco, donVincenzo<br />
(1760-1803) e Giacomo (1764-1835) verso il 1800;<br />
2-3) dei terreni venduti da Giacomo Guardi negli anni 1815-’16 (don Vincenzo<br />
muore nel 1803) al curato di Dimaro don Pietro Rossi di Mastellina;<br />
4) dei chiarimenti del 18 febbraio 1816 sulle precedenti vendite (compresa<br />
la casa di Mastellina) e l’intenzione di vendere i banchi di S.Agata ed il monumento<br />
sepolcrale.<br />
Con la morte di Nicolò (1773-1860), pronipote di Francesco, nel 1860 si<br />
estingue la nobile famiglia dei Guardi di Mastellina.<br />
Tra i sacerdoti del casato si ricordano: don Giovanni (1600 ?-1670) di Mastellina,<br />
primo curato di Dimaro e Carciato per 46 anni 36 ; don Pietro Guardi<br />
(1751-1826) di Almazzago.<br />
Fam. MATAnA<br />
(de Matanis = dei Matani, Mathana, Mattani)<br />
La famiglia Matana era presente a Mastellina dal sec. XV al sec. XVII.<br />
Nel documento di compravendita del “Monte da la Costa” o “dalli Laghi” del<br />
1492 era presente sul conto di Mastellina “Antonio detto Matana, figlio del fu<br />
Bonamico, per sé e i suoi fratelli e quale sindaco di tutta la comunità di Commezzadura”.<br />
Nei secoli sopra ricordati la famiglia Matana era presente anche a Piano:<br />
nel Regesto del 1602 vengono citati Ognibene e Cristoforo Mathana 37 .<br />
Fam. MAGATELLI<br />
(de Magatellis = dei Magatelli, Magatelo, Magatèlli)<br />
La famiglia Magatelli era presente a Mastellina dal sec. XV al sec. XVII.<br />
Nel documento di “Compravendita del Monte dalla Costa” del 1492 erano<br />
presenti per conto di Mastellina “Bonomo e Matteo del fu Giovanni de Magatelli,<br />
Antonio del fu ser Giacomo de Magatelli, principalmente per sé e quale tutore<br />
degli eredi del fu Simone de Magatelli”<br />
Nel Regesto del 1510 viene citato “Giacomo detto Bertoldo fu Simone de<br />
Magatellis de Mastellina” 38 .<br />
36 Cfr. U. fa n t e l l i “Carciato, il Paese e la gente” – 1992 – pag. 125.<br />
37 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” p. 319.<br />
38 Ibidem – p. 306.<br />
181
182<br />
Nel Regesto del 1602 viene citato Michele Magatelo quale regolano di Mastellina<br />
39 .<br />
Fam. ROSSI di Mastellina<br />
(Rubei, Rubeus, de Rubeis = dei Rossi, Rossij)<br />
La famiglia Rossi è radicata a Mastellina fin dal sec. XVI. Alla Regola del<br />
1602 40 , convocata per decidere le sorti del ponte di “Ronc”, per Mastellina<br />
sono presenti tra gli altri, ser Florino de Rubeis,Vigilio de Rubeis e Domenico<br />
de Rubeis.<br />
Nei Regesti dell’anno 1619 viene citato Domenico fu Gio.Antonio, regolano<br />
di Mastellina 41 .<br />
Nell’anno 1632 a pag. 17 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato<br />
il primo Rossi:“Benvenuta f. Stefani et Ioannae eius uxoris de Rubeis<br />
de Mastelina; nell’anno 1635 a pag. 28 troviamo “Ioannes Petrus filius<br />
Georgij Rubei et Barbarae eius uxoris de Mastelina.”<br />
Il casato dei Rossi ha dato alla comunità diversi pubblici amministratori:sindaci<br />
<strong>della</strong> Commezzadura, regolani, sindaci delle chiese di S. Agata e di S.<br />
Antonio.<br />
Nei “Regesti…” dell’anno 1719 viene citato il notaio Gio.Pietro Rossi di<br />
Mastellina 42 .<br />
Nel 1800 si ebbe una notevole diffusione delle famiglie Rossi, per cui si è<br />
reso indispensabile l’uso dei soprannomi:<br />
Fam. Rossi “Pechelli” di Giuseppe (1842-1917) di Bartolomeo, coniugato<br />
con Rosa Borroni (il figlio Romolo fu proprietario dell’osteria e negozio<br />
alimentari di Mastellina, sulla strada nazionale);<br />
Fam. Rossi “Beadeghi” di Fortunato (1858-1933) di Pietro, coniugato con<br />
Maria Borroni e del fratello Giuseppe (1866-?) coniugato con Maria Rossi<br />
ed emigrato in America; i figli di Fortunato sono Paradisa, Enrica,Arturo<br />
(1890-1976, coniugato con Giuditta Cavallari nel 1921), Ciro (morto durante<br />
la Ia Guerra Mondiale) ed Angelica.<br />
Fam. Rossi “Bazeni” di Giovanni (1850-1925) diVigilio, coniugato con Silvia<br />
Rossi, e di Luigi (1854-1919) diVigilio, coniugato con Luigia Cavallar di<br />
Daolasa (il figlio Albino fu chiamato “Stradin” per la professione esercitata);<br />
39 Ibidem – p. 319.<br />
40 Ibidem – p. 319.<br />
41 Ibidem – p. 323.<br />
42 Ibidem – p. 344.
Fam. Rossi “Cipriani” di Giuseppe (1874-1910) di Cipriano, coniugato con<br />
Savina Tevini, di Antonio (1876-1918) di Cipriano, coniugato con Adele<br />
Rossi (il figlio Paolo Giuseppe si è trasferito a Piano nel 1933 in seguito<br />
al matrimonio con Serafina Podetti) e di Livio (1879-1951) di Cipriano<br />
(1837-1905), coniugato con Teresa Brusacoram;<br />
Fam. Rossi “Lode” di Giovanni (1862 -1920) di Lodadio, coniugato con<br />
Giulia Bonvecchio di Castello: tra i suoi figli si ricordano Ettore (1889-<br />
1978, coniugato nel 1919 con Rossi Geltrude) – Giovanni (1892-1918,<br />
morto nella Ia Guerra Mondiale) – Giulio (1899-1986, coniugato nel 1926<br />
con Fortunata Cavallari “Catini”) – Attilio (1906-1979, morto in Francia);<br />
di Guglielmo (1869-1952) di Lodadio, coniugato in prime nozze con Molignoni<br />
Elisabetta ed in seconde nozze conViola Cabonetti vedova del fratello,<br />
e di Cesare (1872-1917) di Lodadio (1832-1915), coniugato conViola<br />
Cabonetti (il figlio Remo si è trasferito a Mestriago nel 1933 in seguito<br />
al matrimonio con Flessati Lucrezia);<br />
Fam. Rossi “Battistini” di Battista (1847-1918) di Gio.Batta, coniugato con<br />
Smalzi Maddalena diVermiglio (il figlio Andrea, coniugato con Giulia Conta,<br />
fu podestà di Commezzadura dal 1935 al 1945);<br />
Fam. Rossi “Magagne” di Pietro (1847-1934) di Domenico, coniugato con<br />
Eugenia Boni: il figlio Domenico (1902-2003) coniugato con Anna Pontirolli,<br />
era soprannominato “Menegac”;<br />
Fam. Rossi “Vilioti” di Attilio (1874-1952) di Gio.Batta, coniugato prima<br />
con Maria Penasa e poi con Giuseppa Gardener di Fiemme (dei 16 figli ricordiamo<br />
Romolo morto in Russia nel 1943 e Luigi, falegname ed amministratore<br />
comunale); la famiglia si è trasferita a Daolasa verso il 1920.<br />
Fam. Rossi “Boçj” di Paolo (1871-1916) morto in guerra in Ungheria, di<br />
Bonaventura, coniugato con IreneWegher di Rumo: il figlio Andrea è morto<br />
in guerra nel 1943, Adriano (1910-1996) e la moglie Irma Gosetti di<br />
Montes sono i genitori di don Paolo (nato 1942) parroco di Pellizzano e di<br />
S. Giacomo inVal di Sole.<br />
Fra i sacerdoti del casato si ricordano: don Pietro Fiorino Rossi (1704-<br />
1795), don Pietro Rossi (1794-1875) di Pietro di Bartolomeo e di Margherita,<br />
curato di Dimaro dal 1846 al 1860, morì ad Ossana; don Giovanni Battista<br />
(1809-1883), fratello di don Pietro e parroco di Ossana.<br />
Fam. ZAnOnI<br />
(Zuanon, Zuanoni, de Zanonis = dei Zanoni, Zanon, Zanóni)<br />
La famiglia Zanoni è presente a Mastellina dal 1600 al 1800. Essa si distin-<br />
183
184<br />
se particolarmente per la radicata religiosità e senso del sociale. Il sacerdote<br />
Zanoni don Giovanni (1707-1756) fu curato di Commezzadura. Un altro<br />
sacerdote omonimo nel 1800 era cappellano di Tione.<br />
Di singolare oculatezza e di profonda religiosità è permeato il testamento<br />
stilato il 20.1.1801 dal sig. Bortolameo Zanoni (1765-1801) di Bortolameo<br />
e di Teresa Rossi di Piano, alla presenza del curato don Girolamo Rossi ed<br />
altri parenti. Nel 1802 si diede pratica attuazione al testamento dando vita<br />
alla fondazione “Beneficio Missario romano cattolico e cura d’anime Zanoni Bortolameo<br />
fu Bortolameo” in Mastellina. (Nell’archivio parrocchiale c’è un faldone<br />
di documenti sul “Beneficio Zanoni di Mastellina, 1801-1955).<br />
Fam. CAvALLARI “Premagnai”<br />
(Cavalar, Cavallar, Cavallàri – dopo il 1923)<br />
Giovanni Cavalar (1766-1833), nato a Rabbi (loc. Cavalar), coniugato con<br />
Maria Paller di Lauregno (1779-1837), nel 1818 si accasò al “maso di Premagnai”<br />
(m 1300 s.l.m) dove nacque il figlio Giuseppe (1819-1883). Egli si<br />
coniugò con Maddalena Donati di Arnago ed ebbe 10 figli dal 1843 al 1862:<br />
Lucia, Maria, Giovanni, Lucia Margherita, Liberato (1851-1912 coniugato<br />
con Pedergnana Maddalena, ebbe 13 figli): Geremia (1853-1932), Chiara,<br />
Onorina,Teresa e Pietro (1862-1905).<br />
Geremia, coniugato nel 1881 con Rosa Smalzi di Vermiglio, nel 1895 acquistò<br />
parte <strong>della</strong> ex casa Guardi di Mastellina dove si trasferì con la famiglia:<br />
la moglie ed i figli Ernesto, Raimondo (1885-1966), Giuseppe, Lodadio,<br />
Saverio e Maria.<br />
Pietro, coniugato nel 1886 con Dalla Valle Rosa, si accasò a Mastellina ed<br />
ebbe 6 figli:Adolfo (deceduto in guerra nel 1915),Angelo, Giuditta, Massimo<br />
(1897-1970), Elisabetta e Giuseppe (1903-1964).<br />
Fam. CAvALLARI “Castellir”<br />
(Cavalar, Cavallar, Cavallari – dopo il 1923)<br />
Giovanni Cavalar, nato a Rabbi nel 1795, coniugato con Maddalena Stablum<br />
(1803-1873) di Almazzago, nel 1830 si trasferì al “mas de Castellir” (m<br />
1050 s.l.m.) dove nacquero Celestino, Rachele, Massenza,Anna Maria, Geltrude<br />
e Giovanni.<br />
Giovanni (1842-1914), coniugato nel 1868 con Caterina Borzatti (1844-<br />
1920) dimorò al “mas de Castellir” dove nacquero 12 figli fra il 1869 e il<br />
1888: Giovanni, Simone, Rodolfo,Assunta Massenza,Vittorio, Paolo, Benvenuto,Attilio,<br />
Fioravante, Carolina e Maria.
Rodolfo (1873-1939), coniugato con Teresa Belfanti nel 1899, ebbe 7 figli<br />
(Maria Maddalena, Emma, Giovanni (2), Francesco, Rosa e Gabriela).<br />
Paolo (1879-1931) detto “Florin”, conigato nel 1906 con Brusacoram Maria,<br />
ebbe 9 figli: Paolo,Vittorio, Lina, Albino (2), Dante (morto in guerra),<br />
Ettore, Noemi e Gina.<br />
Fioravante (1884-1929) coniugato nel 1914 con Ester Boni, ebbe 11 figli:<br />
di loro ricordiamo Bruno coniugato con Maddalena Adelaide Gramola di<br />
Deggiano, Enrico e Giuseppe.<br />
Fam. DALLA TORRE di Mastellina – Daolasa<br />
Marino Dalla Torre (1790-1876) di Marino e Anna M.Gosetti di Mezzana,<br />
si trasferì a Mastellina con la moglie Maria Largaiolli di Presson verso il<br />
1830 ed ebbe 10 figli, ma la famiglia è stata decimata dalle emigrazioni.<br />
Fra essi Felice (1832-?), coniugato con Eletta Flessati (1840-1914), continuò<br />
la discendenza con Marino (1869-1948) che si è coniugato nel 1902 con<br />
Emilia Santimaria nata in provincia di Padova.<br />
Felice (1905-1982) di Marino si è coniugato nel 1938 con Giuseppa Flessati,<br />
ma i loro figli sono emigrati.<br />
Fam. LOnGhI<br />
I fratelli segantini diVermiglio Antonio e Matteo di Matteo si sono trasferiti<br />
il primo a Mastellina ed il secondo a Dimaro.<br />
Antonio (1832-1891) si è coniugato nel 1855 con Marianna Flessati di Bortolo<br />
e dei suoi figli ricordiamo Bortolo, Matteo e Amabile, coniugata nel<br />
1922 con Giovanni Savinelli.<br />
Matteo si è coniugato con Rosa Ramponi ed è il padre di Pietro (1859-<br />
1931) il quale, in seguito al matrimonio con Caterina Flessati di Pietro nel<br />
1884, si è trasferito a Daolasa dove sono nati Fiorenzo (1886-1952) coniugato<br />
con Emma Rossi “Bazena”, Giulia, Carmela (coniugata il 1923 con<br />
Giovanni Flessati detto “Gamba”).<br />
Fam. RIZZI di Cavizzana<br />
Michele Rizzi (1870-1954) di Cavizzana,coniugato conTeresa Rossi (1881-<br />
1925) di Gioacchino, si è trasferito a Mastellina con la moglie e la piccola<br />
Eufrasina nel 1910.<br />
Nel 1915 è nato Guerrino coniugato nel 1939 con Pia Podetti (1913-<br />
1997).<br />
185
186<br />
Fam. bERnARDELLI di Mastellina<br />
Germano Bernardelli (1877-1962) di Gio.Batta e Domenica Albasini, nato<br />
a Piano, si trasferì a Mastellina nel 1921 in seguito al matrimonio con la vedova<br />
Adele Rossi da cui ebbe 4 figli: Cesare,Aurelio, Luigi Enrico, Felice.<br />
Fam. STAbLUM<br />
Romano Stablum (1908-1974) di Giuseppe e di Ciatti Barbara, rimasto<br />
presto orfano di madre, verso il 1930 si è trasferito con padre e fratelli da<br />
Rabbi-S. Bernardo, a Pramagnai. Nel 1931 in seguito al matrimonio con<br />
Maria Flessati (1911-1999), proprietaria del II piano <strong>della</strong> Casa Domenicale<br />
(ex casa Guardi) si è accasato a Mastellina dove ha avuto 7 figli: Umberto,<br />
Ines, Franca, Sisinio,Anna Maria, Ermes, Gabriella.<br />
Fam. CIARLA<br />
Nazzareno Ciarla (1910-1994), nato a Velletri (Roma) carabiniere, si è coniugato<br />
nel 1943 con Gemma Rossi (cl. 1922) e si è stabilito a Mastellina,<br />
dove sono nati 3 figli: Nazzarena, Oreste e Italo.<br />
MESTRIAGO<br />
Fam. FLESSATI<br />
(Flessi, Flesso, de Flesatis = dei Flessati, Flesat, Flessato, Flesatum, Flessàti)<br />
La famiglia Flessati è presente a Mestriago fin dal sec. XVI. Nel 1528 Antonio<br />
fu Gio.Flessi di Mestriago è sindaco <strong>della</strong> chiesa di S.Agata 43 .<br />
Alla regola del 1602 era presente per conto dei “vicini di Mestriago” il sarto<br />
Bartol. Flessato 44 .<br />
Nell’anno 1636 a pag. 30 del I Libro dei Battezzati di Commezzadura è registrato<br />
il primo Flessati:“Catherina f. Ioannis Flessati et Marinae uxoris…”<br />
Nel 1800 con l’espandersi delle famiglie nascono i soprannomi:<br />
fam. Flessati “Serafini” di Serafino (1839-1894) coniugato con Angela Gosetti;<br />
fam. Flessati “Candidi” di Bortolo (1841-1910) coniugato con Candida Daprà;<br />
fam. Flessati “delle Fedrighe” di Federico (1843-1900) coniugato con Domenica<br />
Ravelli;<br />
43 Ibidem – p. 307.<br />
44 Ibidem – p. 319.
fam. Flessati “Tonilonghi” (dal padre Antonio) di Luigi (1845-1902) coniugato<br />
con Carlina Donati. (Serafino, Bortolo, Federico e Luigi sono 4 fratelli,<br />
figli di Antonio).<br />
fam. Flessati “Ferdinandi” di Ferdinando (1837-1911) coniugato tre volte:<br />
Elisabetta Flessati, Maria Donati, Maria Magnon. Il figlio Giovanni (1894-<br />
1969) fu soprannominato “Gamba” perché era un ottimo camminatore.<br />
Fam. Flessati “Gaetani” di Gaetano (1839-1899) coniugato con Lucia Cavallar;<br />
il figlio Giuseppe, data la sua statura, diede origine ai “Beponi” (Ferdinando<br />
e Gaetano sono 2 fratelli, figli di Pietro).<br />
Fam. MOSER (Mòser)<br />
La Famiglia Moser era presente a Mestriago fin dal sec. XVI.<br />
Alla regola del 1602 erano presenti fra “i vicini de la Comezadura” Romedio<br />
Moser e Nicolò Moser 45 .<br />
Nella lite “per i banchi di S. Agata” del 1619 Gio.Maria Moser era giurato<br />
per Mestriago 46 .<br />
Nel 1648 Salvatore Moser era sindaco di S. Agata 47 . Di Mestriago è don<br />
Melchiore Moser (1706-1789).<br />
I nomi più usati sono Salvatore, Bartolomeo,Tommaso, Melchiore, Giovanni,<br />
Giuseppe, Maria.<br />
La famiglia Moser di Mestriago si è estinta nel corso del 1800, ma ancora oggi<br />
esistono segni concreti <strong>della</strong> sua presenza:“prà del Moser” (territorio comunale<br />
a sud di Daolasa confinante con Mastellina);“mas del Moser” di proprietà<br />
di Giulio e Anna Flessati a nord <strong>della</strong> malga Cortina di Mestriago.<br />
Fam. bRUSACORAM<br />
(Brusacorami, Brusacoràm dal 1682)<br />
La famiglia Brusacoram è presente a Mestriago-Daolasa dal sec. XVI: fino al<br />
1682 veniva chiamata Brusacorami, talvolta si trova anche l’appellativo Brusacoram<br />
alla Mirandola.<br />
Alla regola del 1602 per Mestriago sono presenti tra gli altri Pietro Brusacoram<br />
e Antonio Brusacoram 48 .<br />
Nell’anno 1636 a pag. 24 del I Libro dei Battezzati viene riportato:“Ioannes<br />
45 Ibidem – p. 319.<br />
46 Ibidem – p. 323.<br />
47 Ibidem – p. 327.<br />
48 Ibidem – p. 319.<br />
187
188<br />
filius Georgij Brusacorami de Daolasa et Ioanninae eius uxoris”.<br />
Nel 1651 Giorgio e nel 1677 G.Pietro sono sindaci di S.Agata 49 .<br />
Nel 1800, aumentando le famiglie, sono nati i soprannomi:<br />
Fam. Brusacoram “Tarini” di Giovanni (1850-1934) di Giovanni, coniugato<br />
con Giustina Rossi di Mastellina; dei 12 figli ricordiamoVittorio (1884-<br />
1969), coniugato con Maria Flessati di Federico, e Dante (1891-1977) coniugato<br />
con Carolina Cavallari;<br />
Fam. Brusacoram “Blandi” diVenanzio (1852-1914) di Domenico, coniugato<br />
con Blandina Savinelli: dei 10 figli ricordiamo Giovanni (1879-1965) coniugato<br />
con Caterina Flessati;<br />
Fam. Brusacoram “Bacanèi” di Giuliano (1853-?) coniugato con Domenica<br />
Ravelli di Mezzana;<br />
Fam. Brusacoram “Vigìli” di Vigilio (1871-1933) coniugato dapprima con<br />
DomenicaValentinelli e poi con Filomena Iachelini di S. Bernardo di Rabbi:<br />
il figlio Cesare si trasferì a Piano nel 1941 in seguito al matrimonio con<br />
Ottilia Marinolli.<br />
Fam. Brusacoram “Verardi” di Everardo (1887-1954) di Alessandro, maestro<br />
e direttore didattico per venti anni a Taio, coniugato prima con Maria Eccher<br />
di Rumo e poi con Lucrezia Podetti “Bernardèi” da cui ebbe due figli:<br />
don Mario (nato 1932), ordinato sacerdote nel 1958, cappellano di Bolognano,<br />
parroco di Dorsino e di Terzolas, ora decano a Taio, e Alessandro<br />
(1938-1998) prima dipendente comunale e dal 1964 segretario del Padre<br />
Provinciale d’Italia <strong>della</strong> Compagnia di Gesù a Roma.<br />
Da ricordare il professor Gustavo Brusacoram (1896-1940) insegnante presso<br />
l’Istituto Magistrale di Trento.<br />
Fam. DOnATI<br />
(del Donà, de Donatis = dei Donati, Donatus, Donàti)<br />
La famiglia Donati era presente in Mestriago fin dal sec. XVI.<br />
Nell’anno 1585 Antonio fu Domenico Donati di Mestriago era sindaco di<br />
S.Agata 50 . Domenico Del Donà era presente alla regola del 1602 per conto<br />
“dei vicini di Mestriago” 51 e nel 1609 era sindaco di S.Agata.<br />
Occorre precisare che nel 1600 ed inizi del 1700 la famiglia Donati veniva<br />
chiamata anche Bonaconta (Bonagionta – Bonazonta) o tutti e due gli ap-<br />
49 Ibidem – pp. 328 e338.<br />
50 Ibidem – pp. 313-314.<br />
51 Ibidem – p. 319.
pellativi insieme.<br />
Nel corso del 1800 erano presenti diverse famiglie Donati a Deggiano.<br />
Tra i sacerdoti viene ricordato don Pietro (1803-1882) di Bortolo e di Domenica<br />
Fantelli e don Gregorio (1736-1795) di Gio.Battista e di Domenica<br />
Fantelli.<br />
I fratelli Pietro (1847-1929) e Domenico (1841-1930) di Pietro, erano chiamati<br />
“Gosi” di soprannome.<br />
Tra i figli di Domenico ricordiamo Pietro (1886-1943), coniugato con Cavallar<br />
Speranza dalla quale ebbe 6 figli: Caterina, Agnese, Remo,Valentino,<br />
Gisella, Paolina.<br />
La famiglia Donati di Mestriago si estinse nel corso del 1900 per le molte<br />
emigrazioni, soprattutto in Francia.<br />
Fam. CLASER “Mirandoi”<br />
Per capire e collegare quanto segue, occorre prima aver letto quanto scritto<br />
sopra sui Claser di Almazzago.<br />
Infatti si ritiene certo che delle famiglie Claser di Almazzago abbiano lasciato<br />
la loro comunità per costruire una casa in Bargiana con annesso mulino e<br />
segheria, costruzioni successivamente asportate da un’alluvione del torrente<br />
Noce e ricostruite più a monte, dove esistono ancora i resti. I Claser con<br />
l’appellativo “dalla Mirandola” sono presenti in Daolasa fin dal sec. XVI.<br />
Alessandro Claser (1866-1941) detto “Mirandol” di Gio.Batta e di Dalla<br />
Torre Teresa di Bresimo, coniugato nel 1893 con Teresa Rossi (1869-1917)<br />
detta “Pechella”, ebbe 9 figli:Teresa, Giuseppe, Angelo, Rosa, Battista, Maria,<br />
Luigi,Valeria, Emanuele.<br />
Nel 1917 morì la mamma Teresa con marito e due figli in guerra.<br />
Il padre Alessandro che gestiva mulino e segheria, affidò al figlio Luigi il<br />
mulino ed al figlio Battista la segheria che abbandonò presto per andare minatore<br />
in Belgio.Tale attività si concluse nel 1960 quando lo straripamento<br />
del Noce distrusse la “roggia” in legno che alimentava di acqua il mulino<br />
e la segheria. Luigi va ricordato per essere stato sindaco di Commezzadura<br />
per diversi anni.<br />
Fam. MAGAGnA di Revò<br />
Gio.Batta di Federico di Revò, in seguito al matrimonio nel 1772 con Caterina<br />
Claser a Mirandola, nella chiesa di S.Antonio, si trasferì a Mastellina<br />
dove ebbe 11 figli: Gio. Federico (2), Gio. Batta, Gio.Tomaso (2), Stefano,<br />
Gio. Stefano (2), Gio. Giacomo, M.Agata e M. Caterina.<br />
189
190<br />
Gio. Federico (1781-1854), coniugato con Maria Ramponi, abitò dapprima<br />
la Casa del Beneficio Zanoni di Mastellina e nel 1811 costruì con i fratelli<br />
a Mestriago la casa chiamata “Magagna”, oggi completamente ristrutturata<br />
(vedi altre notizie a pag. 251).<br />
Egli ebbe 7 figli: Gio.Batta, Gio.Stefano, Giovanni, Barbara, Stefano Simone,<br />
Simon Pietro e Rosa (1826-1867). Gio.Giacomo (1789-1828), coniugato<br />
con Elisabetta Martini di Revò, ebbe 4 figli: M.Caterina, Maria, Gio.<br />
Batta e Agata.<br />
Stefano Simone (1822-1866) di Federico fu sacerdote ed insegnante presso<br />
il Ginnasio Inferiore di Trento (vedi lapide sulla parete sud <strong>della</strong> chiesa<br />
di S.Agata).<br />
Fam. CAvALLARI “voltabella” (Almazzago)<br />
“Catini” (Daolasa)<br />
(Cavalar, Cavallar, Cavallari dopo il 1923)<br />
Giovanni Cavalar (1765-1831) di Rabbi, coniugato con Maria Domenica<br />
Dallaserra si stabilì, verso il 1810, con la moglie ed i figli Giovanni, Maria,<br />
Giuseppe,Andrea e Maria Caterina al maso “allaVoltabella” di Almazzago.<br />
Giovanni (1794-1864) detto “Voltabella”, coniugato con Caterina Trettel<br />
nel 1836 si accasò a Daolasa ed ebbe i figli Natale, Giuseppe, Maria, Giovanni,<br />
Domenico.<br />
Giovanni (1853-1917) coniugato nel 1879 con Amabile Cabonetti ebbe sei<br />
figli: Giovanni, Caterina,Vittorio (2), Arturo e Carolina (1897), coniugata<br />
con Dante Brusacoram nel 1922.<br />
Domenico (1858-1918) coniugato nel 1884 con Videlma Rossi (1858-<br />
1899), ebbe 5 figli; coniugato in seconde nozze nel 1900 con Erminia Kespamer<br />
(1870-1904) di Piano, ebbe un figlio; coniugato in terze nozze nel<br />
1904 con Rosa Dapoz (1868-1946), ebbe 2 figli: Fortunata (nata nel 1905 e<br />
coniugata il 1926 con Giulio Rossi di Mastellina), e Ferruccio.<br />
Giovanni (1880-1928) coniugato nel 1909 con Caterina Berrera (1884-<br />
1959) ebbe 9 figli: Maria, Giuseppa e Lina (religiose), Luigi (Salesiano), Giuseppe,<br />
Domenico (è stato proprietario dell’ex Albergo Grazia di Mestriago),<br />
Valeria ed Iginio.<br />
Fam. COnTA a Mestriago (Daolasa)<br />
Nel 1826 i coniugi Domenico Conta e Maria da Monclassico si sono trasferiti<br />
a Mestriago (Daolasa) con il figlio Giovanni (1800-1870) che nel 1828 si<br />
è coniugato con Caterina Claser: sono nati i figli M.Domenica, Isabella, Sa-
a,Antonio (1842-1917 morto in Francia) e Domenico (1845-1915).<br />
Domenico, coniugato nel 1875 con Rossi Margherita (1847-1877) e nel<br />
1879 con Rossi Filomena ebbe i figli: Giovanni, Margherita, Modesto, Giulia<br />
(coniugata con Andrea Rossi di Mastellina), Melania e Marcello.<br />
Marcello (1898-1994) merita un discorso a parte.Giovane studente,fu coinvolto<br />
nelle vicende <strong>della</strong> Ia Guerra Mondiale; ottenuto il Diploma di Abilitazione<br />
Magistrale a Rovereto, svolse l’attività di insegnante ad Ortisè e a<br />
Malé dove fu anche Direttore Didattico;promosso Direttore Regionale dell’ONAIRC<br />
nel 1936, svolse con impegno e competenza la sua attività a favore<br />
delle Scuole Materne e delle Scuole Elementari disagiate <strong>della</strong> Regione<br />
Trentino-Alto Adige fino al pensionamento nel 1961.<br />
Fam. PEDRI<br />
Antonio Pedri (1782-1861) di Pinzolo in seguito al matrimonio con Maria<br />
Cavalar “Voltabella” (1796-1866) verso il 1820 si trasferì a Daolasa, dove<br />
nacquero sette figli: Maria Domenica (2), Domenico,Teodora (2), Crescenza,<br />
Biagio.<br />
Antonio (1874-1964) di Domenico, coniugato nel 1903 con Costanza Claser<br />
(1872-1946), ebbe 8 figli: Domenico (2) coniugato con Teresa Marinolli,<br />
Lucia, Battista,Vittorio (2),Teresa e Alessandro (apprezzato amministratore<br />
dell’A.S.U.C.).<br />
Fam. TAPPARELLI<br />
Bartolameo Tapparelli (1818-?), oriundo di Celentino e domiciliato in Mirandola<br />
(Carpi), nel 1851 si è trasferito a Mestriago in seguito al matrimonio<br />
con Lucrezia Moser. Tomaso (1858-1947), Bartolameo (1883-1971) e<br />
Vittorio (1912-2001) vengono ricordati per la loro attività di elettricista per<br />
il Comune e per i privati.<br />
Fam. TRETTEL<br />
Simone Trettel (1804-1861), originario <strong>della</strong> Val di Fiemme (Panchià) si è<br />
trasferito inVal di Sole verso il 1825 ed ha dimorato diversi anni a Magras.<br />
Si è coniugato prima con Elisabetta Marinelli, poi con Elisabetta Paternoster.<br />
Nel 1840, in seguito al matrimonio con Caterina Flessati, si è trasferito<br />
in Commezzadura (Mestriago) dove ha avuto il figlio Antonio (1841-1891),<br />
coniugato nel 1861 con Maria Turri di Peio e per questo vennero soprannominati<br />
“Pegaesi”. Antonio e Maria ebbero diversi figli: Elisabetta (1862-<br />
1931), Simone (1864-1924 coniugato nel 1895 con Caterina Boni di Mon-<br />
191
192<br />
classico e così la famiglia prese il soprannome di “Bonini”), Speranza (1866-<br />
1905),Adele (1868-1948), Maddalena (1870-1948), Rodolfo e Teodolinda.<br />
Simone ha avuto 2 figli: Giovanni (1896-1980) coniugato nel 1932 con Caterina<br />
Ravelli (1899-1982) ed Antonio emigrato in Francia.<br />
Fam. GUARnIERI<br />
Il sacerdote Guarnieri don Cesare (1873-1954) nato a Caldes fu curato e I<br />
parroco di Commezzadura dal 1902 al 1942. La Curazia di S.Agata fu elevata<br />
a Parrocchia nel 1919. Nel 1925 don Cesare acquistò laVilla S.Giuseppe<br />
di Mestriago dalla signora Mina Lisa deVellenfels (Francia) alla quale era stata<br />
venduta 10 anni prima dai fratelli Podetti Francesco, Ferruccio ed Igino<br />
di Guglielmo e di MariaVanzo.<br />
Il nipote Salvatore Guarnieri (1905-1942) nato a Fiorenzuola d’Arda (PC)<br />
dove i genitori si erano trasferiti, si accasò a Mestriago nel 1936 in seguito<br />
al matrimonio con Olga Pedrazzoli (1907-1998), insegnante elementare a<br />
Commezzadura dal 1937 al 1967. LaVilla “S.Giuseppe” è stata ereditata dal<br />
pronipote Giordano nato a Mestriago nel 1937.<br />
Fam. DALLA TORRE<br />
Adriano Dalla Torre (1869-1922) dei “Feliciti” e Barberina Dalla Torre<br />
(1874-1924) dei “Zorzini” di Mezzana nel 1904 vennero ad abitare a Mestriago<br />
con i loro figli Marino, Paolo ed Albino, dopo aver acquistato la casa<br />
da poco costruita al bivio per Almazzago, onde poter ampliare la loro attività<br />
commerciale: osteria, negozio alimentari e ricevitoria postale.<br />
Nel 1905 nacque il quarto figlio Carlo, coniugato nel 1930 conValeria Claser,<br />
padre di Bruno,Ada, Bruna e Barberina, svolse l’attività di oste per tutta<br />
la vita.<br />
Fam. PAnGRAZZI “Zodi”<br />
Augusto Pangrazzi (1897-1962), nato in località Zodi di Pracorno-Rabbi,<br />
coniugato nel 1923 con Amabile Pedergnana nata a Mezzana, si è trasferito<br />
prima ad Almazzago dove sono nati Candida, Mario, Pietro e Guido, poi<br />
a San Giacomo dove è nata Paola e nel 1930 a Daolasa dove sono nati Romano,<br />
Lina,Antonio,Agata Olga, Luigi e Lorenzo.<br />
Fam. CICOLInI<br />
Massimiliano Cicolini (1900-1982), nato a San Bernardo di Rabbi coniugato<br />
con Italia Rossi di Mastellina nel 1929, si è trasferito con la moglie e la
figlia Serafina a Commezzadura nel 1931, prima a Mastellina e poi a Daolasa,<br />
dove sono nati Giovanni ed Enrico.<br />
Fam. PEGhInI<br />
Giulio Peghini (1905-1965), nato a Monclassico, nel 1934 si è coniugato<br />
con AngelaTurrini di Arco dove è nata la primogenita Maria Antonia. Nello<br />
stesso anno del matrimonio la famiglia si è trasferita a Commezzadura dove<br />
il capofamiglia era impiegato presso il Comune, prima domiciliata a Piano,<br />
poi a Mastellina dove sono nati Adele e Giuliano e quindi a Mestriago<br />
dove è nata Carmen.<br />
Fam. PEnASA<br />
Giuseppe Penasa (1902-1982) diValentino, nato a Stablum di Rabbi, coniugato<br />
nel 1937 con Pia Gionta, si è trasferito a Presson dove ha gestito un negozio<br />
e dove sono nati Bruna e Rodolfo; nel 1940 la famiglia si è accasata a<br />
Mestriago dove sono nati Maria Pia, Riccardo, Renato, Danilo e Roberto.<br />
Fam. CALPICChI<br />
Luigi Calpicchi (1899-1945) di Veiano (Viterbo), carabiniere, si è coniugato<br />
nel 1934 con Angela Melchiori (1906-1978) diValentino, nata a Piano al<br />
“mas de mont”. La famiglia ha avuto 5 figli: Cornelia,Adriana, Sergio (Maresciallo<br />
Maggiore <strong>della</strong> Finanza), Bruno e Pierangelo. Nel 1943 si sono stabiliti<br />
a Commezzadura, ma due anni dopo il padre è deceduto nel campo di<br />
concentramento di Dachau in Germania.<br />
Fam. MASÈ<br />
Nel 1945 da Strembo –Val Rendena si è accasato a Daolasa Masé Severino<br />
(1913-1974) con la mansione di guardia forestale, con la moglie Kobal Maria<br />
di Studeno – Slovenia e la figlia Bruna nata a Senosecchia – Trieste, insegnante<br />
elementare a Mestriago per 18 anni.<br />
Fam. STEFAnI<br />
Giovanni Stefani (1873-1916) nato a Gardolo, coniugato nel 1908 con Caterina<br />
Flessati, si trasferì a Fiera di Primiero dove nacquero i figli Erina (coniugata<br />
con Bortolo Marinolli di Piano) e Federico (1911-1976, coniugato<br />
con Rina Brusacoram di Mestriago). Ritornato a Gardolo nacquero i figli<br />
Ilda e Cesare (1914-2004 coniugato con Lucrezia Zappini di Deggiano).<br />
La famiglia si trasferì a Mestriago nel 1947.<br />
193
194<br />
Fam. ROSAnI<br />
Baldassare Rosani (1905-1984), nato a Caldes, coniugato nel 1932 con Camilla<br />
Gentilini, dopo un periodo trascorso in Francia dove sono nati Lucia<br />
ed Alberto, nel 1947 si trasferì con la famiglia a Mastellina, dove gestì l’Osteria<br />
“dei Romoi” e nacque Camillo. Nel 1962 la famiglia si spostò a Mestriago<br />
dove costruì la casa con negozio di alimentari. Alberto, insegnante elementare,<br />
è stato sindaco di Commezzadura dal 1990 al 2000.<br />
Fam. PALMIERI<br />
Goffredo Palmieri (1907-1978), Plotegher prima del 1927, coniugato con<br />
Carmela Gadotti da Besenello (TN) si è trasferito a Cognola diTrento e nel<br />
1949 a Mestriago dove il figlio Sergio ha costruito la casa con negozio di<br />
materiale elettrico, elettrodomestici e casalinghi, mentre il figlio Franco si è<br />
trasferito in Germania.<br />
Fam. DAPRà<br />
Daprà Albino (1914-1967) di Attilio e di Emilia Penasa, nato a Rabbi e coniugato<br />
a Dimaro con Bonetti Domenica (1915-1992), si trasferì a Mestriago<br />
nel 1951 con i figli Bruno, Maria Luigia ed Attilio.<br />
Fam. PULLER<br />
Puller Luigi (1920-1985) nato a Castello, coniugato con Flessati Anna Maria<br />
nel 1953, si trasferì a Commezzadura nel 1957; i loro figli sono Giancarlo,<br />
Pietro,Agnese e Tiziano.<br />
PIAnO<br />
Fam. ROSSI di S. Giuliana da Piano<br />
(dal Rì, a Rido, del Ross, de Rubeis = dei Rossi, Rubeus, Rubei, De Rossi,<br />
Róssi)<br />
La famiglia Rossi di S. Giuliana è presente a Piano con diverse denominazioni<br />
fin dal sec. XVI. Nel 1600 era il cognome più numeroso nella frazione<br />
e si estinse verso la fine del 1800.<br />
Alla Regola in Bargiana del 1602 per decidere sulle sorti del ponte “Ronc”<br />
erano presenti tra gli altri, per conto di Piano, Gio.Antonio fu Andrea de<br />
Rubeis, regolano di Piano, Girolamo fu Pietro a Rido,Antonio a Rido, Gio.<br />
de Rubeis, Bernardo fu Gio.a Rido,Antonio de Rubeis 52 .<br />
52 Ibidem – p. 319.
Apre il I Libro dei Battezzati – anno 1627:“Magdalena filia q. Bartolomei<br />
et Dominicae eius uxoris de Rubeis a Rido Plani…”<br />
Il casato ha dato alla comunità diverse persone illustri: sacerdoti, canonici,<br />
regolani, sindaci, notai.<br />
In un documento del 12 maggio del 1645 53 si legge: “Il pievano don Gio.Andrea<br />
Rossi solandro, il primo luglio 1643 aveva ottenuto un canonicato a Bressanone<br />
per nomina pontificia. Le trattative per un successore andarono per le lunghe”.<br />
Un altro documento del 23 maggio 1646 54 riporta: “Il pievano Gio.Andrea<br />
Rossi era stato fatto canonico di Bressanone, come visto sopra nel 1643 e aveva messo<br />
al suo posto il fratello don Antonio come vice pievano. I fassani si premuniscono e<br />
si preparano a presentargli le loro richieste”.<br />
L’origine del predicato di “S. Giuliana” deriva dal fatto che i pievani sopra<br />
ricordati erano particolarmente affezionati alla chiesetta di S. Giuliana inVigo<br />
di Fassa 55 .<br />
Mons. Gio.Andrea Rossi (1588-1669) nato a Piano, canonico di Bressanone<br />
dal 1643, ha il grande merito di aver curato la costruzione <strong>della</strong> Chiesa di<br />
S. Giuseppe di Piano, eretta tra il 1650 ed il 1672 56 ; mons. Gio.Andrea istituì<br />
un beneficio a favore <strong>della</strong> Chiesa di S. Giuseppe di 5 Sante Messe settimanali<br />
e di assistere il curato <strong>della</strong> Commezzadura alle sacre funzioni (dall’Archivio<br />
Parrocchiale).<br />
“La famiglia Rossi di S. Giuliana di Piano fu elevata nel 1649 alla dignità<br />
nobiliare dall’Imperatore Ferdinando III, nel 1720 un ramo <strong>della</strong> famiglia<br />
ottenne anche il diploma baronale. Nel 1745 il principe Vescovo di Trento<br />
Domenico Ant. Dei Conti Thun confermò ai Rossi la nobiltà imperiale”.<br />
Stemma antico: “Araldica” di G.Maria Rauzi “Campo dello scudo: d’azzurro al<br />
leone d’argento dalla coda bifida; cimiero: il leone al campo dello scudo nascente dalla<br />
corona 57 ”.<br />
Fra i sacerdoti del casato si ricordano:<br />
– Don Simone dei Rubeis a Rido, curato di Mezzana e primo curato di<br />
Commezzadura (1595-1613) – Don Simone Ant. Rossi – Don Girolamo<br />
53 Cfr. Fr. Frumenzio gh e t ta – “Documenti per la Storia <strong>della</strong> Comunità di Fassa” – Sedute<br />
e delibere dei rappresentanti <strong>della</strong> Comunità di Fassa 1550-1780, 1998 Trento, p.<br />
302.<br />
54 Ibidem – p. 314.<br />
55 Cfr.H.Bru n e r –“Pfarrherren und Decane von Fügen –Tiroler Anzeiger del 9/2/1837<br />
– Innsbruck”.<br />
56 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” – p. 296.<br />
57 Cfr. G. M. rau z i – “Araldica Tridentina” – 1987, p. 291.<br />
195
196<br />
Rossi (1741-1818) curato a Commezzadura (1780-1818) – Don Giuseppe<br />
Rossi (1793-1828) curato a Commezzadura (1818-1828).<br />
Fra i sindaci <strong>della</strong> chiesa di S.Agata si ricordano:<br />
– 1579 Giovanni Dal Rì fu Antonio “del Ross” – 1592 Pietro fu Giovanni<br />
a Rido (de Rubeis) 58 .<br />
Nell’elenco elaborato da Giovanni Podetti di Piano e residente a Trento,<br />
mediante la consultazione di “Inventari e Regesti…” del prof. G. Ciccolini<br />
e pubblicato sul Notiziario del Centro Studi per la Val di Sole “La Val” del<br />
2000, n. 6 – vengono ricordati i seguenti notai Rossi di Piano:<br />
– 1648 Andrea Rossi fu Girolamo (de Rubeis) – 1650 Gio.Andrea de Rubeis<br />
– 1667 Gian Antonio fu del nobile Girolamo Rossi – 1721 Nicolò<br />
Rossi – 1743 Tomaso Rossi – 1762 Giuseppe Rossi – 1778 Carlo Rossi<br />
– 1786 Gio.Carlo Rossi: ha compilato l’Urbario delle chiese di Commezzadura<br />
nel 1786 59 .<br />
Fam. bERnARDELLI<br />
(de Bernardelis = dei Bernardelli, Bernardel, Bernardelus, Bernardelo,<br />
Bernardèlli)<br />
È difficile stabilire la data dei primi Bernardelli abitanti a Piano, anche perché<br />
prima del Concilio diTrento venivano usati solo il nome del figlio e del<br />
padre („Petrus quondam Antonii“). Si può ragionevolmente pensare, da una<br />
lettura dei nomi, che i Bernardelli fossero presenti alla “Compravendita del<br />
Monte da la Costa…” del 1492. Sicuramente sono presenti a Piano nel 1500<br />
in quanto nel Regesto del 22 maggio 1602 vengono citati i nomi di Bartol.<br />
e Marino Bernardelo 60 .<br />
Nel I Libro dei Battezzati – anno 1627 – pag. 2, viene riportato il primo<br />
Bernardelli:“Thomas filius Ioannis Bernardeli et Catarinae eius uxoris…”;<br />
il secondo nell’anno 1628 – pag. 4:“Cristophorus filius Antonij Bernardeli<br />
ac Margaritae eius uxoris…”.<br />
Nel 1600 era il secondo cognome più diffuso a Piano (dopo i Rossi), e per<br />
distinguere le famiglie, talvolta con cognome e nomi uguali dei capifamiglia,<br />
si usavano fin da allora i soprannomi; così sorsero i “de Bettis” = dei Betti da<br />
Elisabetta, i “de Marinis” = dei Marini.<br />
Nel 1700 nacquero gli “Andreini” (da Andrea, nome preferito) ai quali nella<br />
58 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” – pp. 312 e 315.<br />
59 Ibidem – p. 297.<br />
60 Ibidem – p. 319.
toponomastica del paese è stata dedicata la “Salita degli Andreini” che parte<br />
dalla loro vecchia abitazione, dietro la Chiesa di S. Giuseppe, ora abitata dai<br />
fratelli Zanon; i “Rizzòti” e poi i “Riciòti”, anche a loro è stato dedicato il<br />
“Vicolo dei Riciòti” ad Est del paese vecchio.<br />
Nel 1800 nacquero i soprannomi:“i Pressoni” da Barbara Largaiolli di Presson,<br />
coniugata con Giovanni (1802-1844) chiamati anche “Bafi”: tra i suoi<br />
figli si ricorda Gio.Battista (1840-1910), coniugato nel 1870 con Domenica<br />
Albasini di Dimaro; “i Cinti” da Giacinta Bernardelli (1854-?) di Gio.Domenico<br />
e sorella di Alessandro: il figlio Riccardo Annibale nel 1932 si è trasferito<br />
con la famiglia a Mestriago.<br />
Tra i sacerdoti ricordiamo:<br />
don Giovanni Battista (1625 ?-1702) di Piano,curato di Pellizzano ed Ognano,<br />
autore di un dettagliato ed interessante testamento del 1701, elaborato<br />
dal notaio G. Carlo Gaggia di Cusiano, tradotto dal latino da padre Frumenzio<br />
Ghetta 61 ; don Giuseppe Antonio (1784-1843) di Piano, curato di Castello<br />
e di Samoclevo.<br />
Sicuramente il personaggio più prestigioso del casato è l’avv. Pietro Bernardelli<br />
(1803-1868), al quale viene dedicata la seguente apposita scheda elaborata<br />
da Marina Rossi nell’anno 2003.<br />
Avv.to PIETRO<br />
bERnARDELLI<br />
Commezzadura, 14.04.1803 – Trento,<br />
06.03.1868<br />
PIETRO BERNARDELLI nasce a<br />
Piano di Commezzadura il 14.04.1803<br />
da Bartolomeo Bernardelli e Caterina<br />
Pontirolli ed ha tre fratelli: Gio Batta,<br />
Gian Antonio e Maria.<br />
Il padre Bartolomeo per il suo lavoro<br />
di mercante dovette trasferire la famiglia<br />
a Trento.<br />
Qui Pietro intraprese gli studi ginnasiali<br />
e frequentò la facoltà di giurisprudenza.<br />
61 Cfr. Giovanni Po d e t t i (residente a Trento) – “Il testamento di Don Gio. Batta Bernardelli<br />
di Piano” – Notiziario Centro Studi per laVal di Sole “LaVal” – anno 2000, n. 3 –<br />
pp. 34 – 35.<br />
197
198<br />
Conseguita la laurea di dottore in legge, aprì uno studio di avvocato, ma dopo<br />
poco tempo dismise tale professione per dedicarsi alle istituzioni e si impegnò<br />
per il bene ed il decoro <strong>della</strong> città di Trento. Divenne infatti Podestà<br />
di Trento e Preside <strong>della</strong> Congregazione di Gesù, un’associazione del tempo<br />
dedita alla carità ed assistenza.<br />
Fondò nel 1839 la prima “Società di Agricoltura” inTrentino di tipo cooperativo<br />
per la coltivazione <strong>della</strong> campagna, che restò attiva fino al 1848.<br />
Fu Deputato al Parlamento diVienna, negli anni 1848-1849, ove rappresentò<br />
i Distretti di Riva,Tione e Condino e svolse un ruolo di primo piano negli<br />
eventi politici di quel periodo. Noto infatti per la sua cultura e per i suoi<br />
sentimenti italiani, i liberali lo avevano proposto candidato alla Dieta di Francoforte,<br />
candidatura che egli non accettò perché riteneva che gli interessi del<br />
Trentino non potessero essere perseguiti da un’Assemblea politica tedesca.<br />
Fra i vari possedimenti di Pietro Bernardelli a Trento sono da ricordare: Palazzo<br />
Geremia, attuale sede di rappresentanza del Comune di Trento, Villa<br />
Bernardelli in zona Gocciadoro che ora ospita il “Villaggio del Fanciullo<br />
S.O.S.” ed alcune proprietà terriere tra le quali la zona di Gocciadoro, attuale<br />
sede dell’Ospedale S. Chiara e località “Ischia Podetti” che prende nome appunto<br />
dal suo erede universale Guglielmo Podetti figlio <strong>della</strong> sorella Maria.<br />
A Trento egli legò parte delle sue rendite a scopo benefico, all’ospedale, per<br />
borse di studio di giovani meccanici ed agricoltori, lasciando testimonianza<br />
del suo valore di persona capace e generosa.<br />
Pietro Bernardelli è nominato infatti fra i benemeriti Fondatori e Donatori<br />
del Comune di Trento come riportato sul “Prospetto” esposto presso l’Archivio<br />
Storico <strong>della</strong> città.<br />
Anche a Commezzadura lasciò memoria dei suo impegno per la cultura e la<br />
carità destinando due fondazioni: – Il legato di stipendio per dare la possibilità<br />
ai giovani delle famiglie di Piano in ristrettezze economiche di accedere<br />
a corsi di studi superiori, come previsto dal Codicillo dell’11 giugno 1857, da<br />
lui redatto, che regolamentava tale lascito-. L’elemosina per i poveri: fondazione<br />
a favore delle famiglie povere di Piano gestita dal Curato in collaborazione<br />
con il Capocomune, il quale aveva il compito di redigere ogni anno<br />
una graduatoria delle famiglie più bisognose del paese alle quali il 6 marzo<br />
(anniversario <strong>della</strong> sua morte), dopo la funzione commemorativa, fossero attribuiti<br />
i frutti del lascito, come previsto dal Codicillo del 5 agosto 1858.<br />
Attento raccoglitore di fonti e notizie sulla storia del Trentino pubblicò alcuni<br />
lavori storici tra i quali si distinguono quelli relativi al periodo da lui<br />
vissuto. I suoi scritti più importanti sono: “Il nuovo pomerio <strong>della</strong> città di Tren-
to” (1852), “Proposta di una ristampa delle carte di regola dei Comuni del Tirolo<br />
Italiano” (1861),“De’governi del Trentino dal 1796” (Milano, 1868) ed altri,<br />
pubblicati in giornali e riviste del suo tempo.<br />
Il dottor Pietro Bernardelli è morto a Trento il 6 marzo 1868 ed è stato sepolto<br />
nel Cimitero di Trento – edicola I classe, n. 39 – (edicola: trattasi di una<br />
tomba di proprietà posta sotto un colonnato, ndr). Della famiglia Bernardelli, l’ultima<br />
ad essere ivi sepolta il 17 ottobre 1921, fu Maria figlia di Gian Antonio<br />
(fratello di Pietro).<br />
Su volontà del nipote Guglielmo Podetti è stato commissionato allo scultore<br />
Andrea Malfatti di Mori un busto in marmo che lo raffigura.Tale scultura<br />
è rimasta esposta al pubblico all’interno del “Museo del Risorgimento” del<br />
Castello del Buonconsiglio di Trento fino al dicembre 2002. Attualmente,<br />
in attesa <strong>della</strong> fine dei lavori per la predisposizione del nuovo Museo Storico<br />
provinciale che sarà ubicato negli spazi espositivi dell’ex-Museo Risorgimento,<br />
è archiviato inVia Torre d’Augusto a Trento.<br />
Presso l’Archivio Storico del Comune di Trento sono conservati i manoscritti<br />
relativi ai suoi anni di studio, traduzioni di classici latini, studi di giurisprudenza,<br />
alcuni studi genealogici su famiglie <strong>della</strong>Val di Sole, un consistente<br />
numero di documenti del XVIII secolo sul Trentino raccolti dal Bernardelli<br />
e parecchi manoscritti relativi alla sua attività parlamentare svolta nelle<br />
Costituente germanica di Francoforte ed austriaca diVienna e Kremsier, alla<br />
Costituente dell’Impero d’Austria ed alla Dieta Tirolese del 1848 e 1849.<br />
bibliografia relativa alla presente scheda<br />
– “Scrittori ed artisti trentini”: R.Ambrosi<br />
– “Val di Sole”: Quirino Bezzi – Italo Covi – Antonio Scaglia<br />
– “La collina di Trento. Storia, paesaggio, itinerari”: Giuseppe e Aldo Gorfer<br />
– “Passeggiate Trentine”: don Gabriele Rizzi<br />
– Lamberto Cesarini Sforza, La Biblioteca e il Museo comunali nel 1921,“Studi<br />
trentini di Scienze Storiche” –Vol. III (1922)<br />
– “Le Chiese <strong>della</strong>Val di Sole nella storia e nell’arte” sac. Simone Weber<br />
– Notiziario dei Centro Studi per laVai di Sole “LaVal”- Anno XXIX – 2001 luglio-agosto<br />
n. 4<br />
– Breve guida al “Museo Storico in Trento” – ONLUS<br />
– Archivio del Comune di Commezzadura.<br />
199
200<br />
Fam. PODETTI<br />
(Podeto, de Podetis = dei Podetti, Podetus, Podet, Podeti, Podétti)<br />
La famiglia Podetti è radicata a Piano dal 1500 e si può dire senza dubbio<br />
che dal 1750 in poi ha rappresentato il nucleo più numeroso del paese.<br />
Alla riunione del 1602 tenuta in Bargiana per decidere le sorti del ponte<br />
“Ronc” per Piano erano presenti tra gli altri “Pietro e Antonio Podeto,Vigilio<br />
de Podetis” 62 .<br />
Nel I Libro dei Battezzati di Commezzadura nell’anno 1630 -pag. 12- viene<br />
riportato “Agnes filia Petri e Catherinae de Podetis de Plano…”; nel 1631 -<br />
pag. 16- è riportato “Petrus filius Petri Podeti et Catherinae ux…”.<br />
Nel 1624 Pietro Podeto è regolano di Piano 63 ; nel 1658 Bonamigo Podetto<br />
è sindaco generale di Commezzadura 64 ; nel 1736Vigilio Podetti e nel 1738<br />
Giovanni Podetti sono sindaci generali di Commezzadura 65 ; nel 1677 Antonio<br />
Podetti è sindaco di S.Agata 66 .<br />
Nella seconda metà del 1700 e nel 1800 sono nati i molteplici soprannomi<br />
<strong>della</strong> famiglia Podetti ad eccezione dei “Bortolazzi” che hanno il loro capostipite<br />
in Bortolameo (1652-1711) detto “Bortolaccio”.Tra gli appartenenti<br />
al casato dei “Bortolazzi” si ricordano i fratelli Egildo e Severino.<br />
Egildo Podetti (1919-2004) contadino, si è dedicato con impegno e capacità<br />
all’Amministrazione Pubblica, condivisa tra Caseificio di Piano, Cassa Rurale<br />
di Mezzana,ASUC di Piano,Amministrazione Comunale di cui fu sindaco<br />
dal 1969 al 1974 e dal 1985 al 1990; dal 1934 al 1976 ha fatto parte del<br />
Coro Parrocchiale di cui fu capocoro per 32 anni.<br />
Severino Podetti (1938-2006) impiegato comunale, ha profuso il suo impegno<br />
extraprofessionale nel settore del volontariato (Sci Club Val di Sole,<br />
Gruppo AVIS e Circolo Anziani) e nel campo religioso (per 40 anni sacrestano<br />
in più chiese di Commezzadura e collaboratore locale <strong>della</strong> rivista<br />
diocesana “Vita Trentina”).<br />
Pietro Antonio Podetti (1771-1854) di Melchiore, coniugato con Giovanna<br />
Gosetti nel 1801, diede origine ai Podetti “Vizi”, dei suoi figli è Melchiore<br />
(1802-1855, coniugato nel 1843 con MariaValorz) a garantire la successione<br />
con il figlio Tomaso (1849-1916).<br />
62 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…” – p. 319.<br />
63 Ibidem – p. 325.<br />
64 Ibidem – p. 331.<br />
65 Ibidem – p. 347.<br />
66 Ibidem – p. 338.
Giovanni Podetti (1799-1882) di Vigilio e Anna Maria Sartori era soprannominato<br />
“Bonamich”.<br />
Pietro Podetti (1777-1854), detto “Vecio Perinel” coniugato con Maria Zanon,<br />
diede origine ai Podetti “Perinei” che si sono estinti in Francia il secolo<br />
scorso.<br />
Giuseppe Ant.Podetti (1783-1829) di Gio.Batta,coniugato con Giulia Rossi<br />
(1786-1870), figlia del notaio Carlo, diede origine ai Podetti “Spelaini”:<br />
in questo casato per 6 generazioni si sono alternati i nomi di Gio.Batta e di<br />
Giuseppe; ad esso appartiene il sacerdote don Alessandro (1839-1922).<br />
Giuseppe Podetti (1813-1892) di Giuseppe Ant.“Spelaini”, coniugato con<br />
Maddalena Moser nel 1835, diede origine ai Podetti “Bepolini”.<br />
Gio.Batta Podetti (1794-1870) di Gio.Batta, coniugato nel 1817 con Giuseppa<br />
Guardi, diede origine ai Podetti “Mòri”: i suoi figli sono Barbara<br />
Lucrezia, Gio.Batta, Gius. Antonio, Giovanna, Pietro (1826-1884, coniugato<br />
nel 1866 con Lucrezia Pontirolli), Bortolo (1828-1910, coniugato nel<br />
1861 con Lucrezia Podetti “Bepolina”), Lucrezia e Giovanna; i figli di Pietro<br />
“Mòro” (1826-1884) presero il soprannome dall’attività esercitata: Gio.<br />
Batta “ciapera” e Giuseppe “casar”.<br />
Maria Bernardelli (1788-1856) di Bartolomeo, sorella dell’avvocato Pietro,<br />
detta “mercantessa” per l’attività svolta dal padre, coniugata con Simone<br />
Francesco (1785-1815, morto tragicamente) diede origine ai Podetti “Bernardèi”.<br />
Essi acquistarono verso la fine del 1700 – inizio 1800 –l’ex Casa de<br />
Rubeis, ora Casa Podetti “Bernardèi”: nel 1859 con l’istituzione del Catasto<br />
austriaco essa era intestata a Bortolo Podetti (1815-1891) ed eredi; il fratello<br />
Giovanni (1812-1873) partecipò ai moti del 1848 con la Compagnia Solandra<br />
dei “Corpi Franchi” 67 , fu un esperto raccoglitore di preziosità botaniche<br />
e minerali ed aprì un centro commerciale a Bologna dove morì.<br />
Tra i figli di Bortolo si ricordano: Giuliano (1845-1901) laureato in ingegneria<br />
ed architettura, fu il progettista del campanile e del protiro <strong>della</strong> chiesa<br />
di S. Giuseppe di Piano e del progetto <strong>della</strong> chiesa nuova di Magras, mai<br />
realizzata; Giustiniano (1853-1925) coniugato con Caterina Carli nel 1884<br />
e con AdeleTrettel nel 1896 e Guglielmo (1847 – ? coniugato nel 1874 con<br />
MariaVanzo).<br />
Giovanni Podetti (1895-1918) di Giustiniano fu “arrestato, internato nella<br />
compagnia di disciplina di Beneschau”, lì deceduto 68 .<br />
67 Cfr. Q. Be z z i – “Val di Sole”, 1974 – p. 80.<br />
68 Cfr. Q. Be z z i – opera citata, 1974 – p. 83.<br />
201
202<br />
Dei Podetti “Gèdi” si è parlato con Deggiano: qui si vuol precisare che essi<br />
provengono dal gruppo più numeroso di Piano: il nonno di Pietro “Gè”<br />
(1844-1917) è Pietro Antonio, fratello di Gio. Batta “Moro” (1794-1870).<br />
Fam. SARTORI<br />
(del Sartor, de Sartoribus = dei Sartori, Sartorij, Sartòri)<br />
La famiglia Sartori era presente a Piano fin dal sec. XV: nel documento di<br />
compravendita “del Monte da la Costa” del 1492 viene citato Ognibene figlio<br />
del fu Giovanni Sartore e Giorgio Sartori (Sartore?).<br />
Alla regola del 1602 per Piano era presente tra gli altri Odorico fu Giacomo<br />
del Sartor 69 .<br />
Nei Regesti dell’anno 1648 è testimone Giacomo Sartori di Piano 70 .<br />
Donato Sartori (1634-1721) nel 1681 acquistò il feudo “Bel Veder de Lodrono”<br />
di Croviana e la famiglia Sartori diede inizio ad una affermata discendenza<br />
di notai 71 . Donato Sartori è nato a Piano di Commezzadura come<br />
testimonia il I Libro dei Battezzati a pag. 22, anno 1634:“Donatus f. Iacobi<br />
de Sartoribus et Margaritae eius uxoris de Plano…”.<br />
La famiglia Sartori a Piano si estinse nei primi anni del 1900.<br />
Fam. ZAnOnI – (Per le variazioni del cognome vedere ZANONI<br />
di Mastellina)<br />
Nei secoli XVI e XVII erano presenti a Piano i Zanoni. Nella riunione in<br />
Bargiana del 22.5.1602 viene citato Pietro de Zanonis quale sindaco generale<br />
<strong>della</strong> Commezzadura 72 .<br />
Nel I Libro dei Battezzati è registrato nell’anno 1631 “Ioannes Petrus filius<br />
Ioannis Zuanoni et Agnetis eius uxoris…” Nel 1700 e nel 1800 i Zanoni<br />
sono ancora presenti ad Almazzago ed a Mastellina.<br />
Fam. POnTIROLLI<br />
(de Pontirolis = dei Pontiroli, Pontirol, Pontirolo, Pontiròlli)<br />
Si ritiene che la famiglia abbia avuto origine dallaValtellina. Essa è presente:<br />
a Carciato ed a Deggiano tra il 1500 ed il 1700, a Piano dalla seconda metà<br />
del 1500 in poi.<br />
69 Cfr. G. ci c c o l i n i “Inventari e Regesti…” p. 319.<br />
70 Ibidem – p. 156.<br />
71 Cfr.A. Mo s c a – “Croviana nella storia” – 2002 – pp. 127/131.<br />
72 Cfr. G. ci c c o l i n i – “Inventari e Regesti…”- p. 319.
Nel 1530 il locatario del dazio di Dimaro per conto del capitano del Castel<br />
Mani (Banale) è “Bartolomeo de Pontirolis da Carzà” e lo stesso incarico gli<br />
viene rinnovato dal PrincipeVescovo di Trento 73 .<br />
Nel 1711 Gian Domenico Stanchina diTerzolas si trasferisce a Carciato e sposa<br />
Domenica Pontirol ivi nata nel 1692 (Archivio Parrocchiale di Dimaro).<br />
Nel 1602 Simone Pontirolo è regolano di Deggiano: alla regola sono presenti<br />
i fratelli Francesco, Giovanni ed il sarto Bartolameo fu Salvatore 74 .<br />
Nel 1619 Salvatore Pontirol è regolano di Deggiano 75 .<br />
Nel 1652 Melchiore Pontirol di Piano è sindaco <strong>della</strong> chiesa di S.Agata 76 .<br />
Nel 1704 Salvatore Pontirol è sindaco generale <strong>della</strong> Commezzadura 77 .<br />
Da ricordare il Notaio Giacomo (1711-1773).<br />
Osservando l’albero genealogico risulta evidente che in tale famiglia dapprima<br />
venivano preferiti i nomi Melchiore ed Ognibene, poi Giuseppe e Teodosio;<br />
per le donne Anna Maria, Caterina, Maddalena, Margherita.<br />
Il cognome nel paese è sempre stato contenuto, anche per le numerose emigrazioni<br />
in Francia.<br />
Fam. PEnASA<br />
Nicolò Penasa (1755-1837) oriundo di Rabbi, in seguito al matrimonio nel<br />
1787 con M. Maddalena Podetti (1764-1824) di Melchiore, si accasò a Piano<br />
ed ebbe 7 figli: Melchiore, Melchiore Antonio (2), M. Maddalena (3),<br />
Celso Melchiore.<br />
Fam. MARInOLLI<br />
Gottardo Marinolli (1787-1869) di Rabbi verso il 1820 in seguito al matrimonio<br />
con Maddalena Podetti di Bortolo, si trasferì a Piano dove ebbe 8 figli<br />
chiamati i “Gottardi”.<br />
Di essi ricordiamo Bartolomeo (1835-1912) che diede inizio alla Famiglia<br />
dei “Gottardi” ed Alessio (1837-1918) la cui famiglia prese il soprannome di<br />
“Lessi”. Di Bartolameo ricordiamo il figlio Giuseppe (1871-1957) falegname<br />
(detto “Vecio Gottard”), coniugato con Domenica Bonetti nel 1900, e<br />
la sorella Rosa.<br />
73 Cfr. U. fa n t e l l i – “Carciato, il paese e la gente” 1992 – pp. 46/48.<br />
74 Cfr. G. ci c c o l i n i “Inventari e Regesti…”- p. 319.<br />
75 Ibidem – p. 323.<br />
76 Ibidem – p. 328.<br />
77 Ibidem – p. 341.<br />
203
204<br />
Di Alessio ricordiamo i figli Giovanni (1875-1942) coniugato con Penasa<br />
Elisa di Almazzago nel 1908, ed Agostino (1879-1946) coniugato nel 1913<br />
con la cugina Rosa (1875-1959).<br />
Vicino alla Malga Panciana, oggi trasformata in un ristorante, si trovano ancora<br />
i resti di un rudere denominato “el bait del Gotard”.<br />
Fam. RAvELLI “beadeghi”<br />
Antonio Ravelli di Carciato, domiciliato a Piano dal 1820, in seguito al matrimonio<br />
nel 1824 con Barbara Podetti di Giovanni, diede inizio ad una<br />
nuova famiglia di Ravelli chiamati “Beadeghi”. Il figlio Giovanni (1825-<br />
1873) coniugato con Agata Rossi, per diversi anni sacrestano di S. Agata,<br />
consolida la discendenza con 12 figli ma, a causa di molti decessi infantili, in<br />
giovane età ed emigrazioni, il casato rimane limitato. Solo il nipote Pietro<br />
(1869-1929) porta avanti il cognome con Livio (1903-1971).<br />
Fam. vALORZ “Crautàri”<br />
PietroValorz (1814-1856) oriundo di Lauregno, in seguito al matrimonio con<br />
Caterina Flessati di Deggiano, nel 1841 (pag. 21 – libroV dei Matrimoni), si è<br />
domiciliato a Piano “al mas de mont”. Il figlio Bortolo (1848-1912), coniugato<br />
con Annunziata Carnessalini, ha abitato al “mas badilet” in loc. Contre. Dei<br />
7 figli viene qui ricordato Pietro (1882-1963) detto “Pero crautaro”, coniugato<br />
nel 1924 con Giuseppa Pedergnana, sacrestano per molti anni <strong>della</strong> chiesa<br />
di S. Giuseppe, falegname di attrezzi rurali e contadino. Nella seconda metà<br />
del 1700 era presente una famigliaValorz a Mastellina ed una ad Almazzago.<br />
Fam. ROSSI “Molinari”<br />
Felice Rossi (1845-1889) da Rallo, in seguito al matrimonio con Maddalena<br />
Podetti (1841-1918) di Giovanni “Bonamich”, nel 1869 si trasferì a Piano<br />
dove continuò l’attività nel mulino locale. Il figlio Benedetto (1877-<br />
1968), coniugato con Anna Bernardelli, portò avanti il lavoro di mugnaio e<br />
per diversi anni fu il sacrestano <strong>della</strong> chiesa di S.Agata. Le figlie sono Caterina<br />
e Angelica<br />
Il nipote Felice (1907-1948) fu sindaco di Commezzadura dal 1946 al 1948<br />
e Carlo (1909-1947) fu per diversi anni il capocoro <strong>della</strong> chiesa parrocchiale.<br />
Fam. PEDERGnAnA “Scolàri”<br />
Giovanni Pedergnana (1820-1891) nato a Rabbi (loc. Scolari di Pracorno),<br />
coniugato con Bonetti Luigia (1825-1893) si trasferì verso il 1850 a Piano
“al mas de mont” dove nacquero i figli Maddalena (1851-1910), Innocente<br />
(1856-1925), Giovanni (1858-1886), Domenico (1860-1936), Antonio<br />
(1862-?) e Giuseppe (1865-1936).<br />
Domenico, coniugato nel 1885 con Marina Stanchina di Dimaro dimorò<br />
“al mas de mont” con moglie e figli fino al 1921, quando vendette le sue<br />
proprietà a Geremia Zanon di S. Bernardo di Rabbi; Giuseppe, coniugato<br />
nel 1893 con Lucia Brusacoram, dapprima dimorò “al mas de mont” dove<br />
nacquero i figli Giovanni, Attilio e Giuseppa Caterina, e dove conservò la<br />
falegnameria, e poi a Piano dove nel frattempo aveva acquistato casa.<br />
Il figlio Giovanni (1894-1961) sposò nel 1920 Adele Podetti (1888-1969)<br />
dei “Bepolini” ed ebbe 6 figli: Attilio (1897-1962) sposò nel 1923 Cunegonda<br />
Florek <strong>della</strong> Galizia (Polonia) dove aveva prestato servizio militare e<br />
dove nacquero 5 figli; nel 1937 la famiglia, ritornata a Piano, andò ad abitare<br />
“al mas de mont” fin verso il 1950.<br />
Fam. PEDRAZZOLI (Pedrazzòli)<br />
Dante Pedrazzoli (1891-1941) nato a Termenago, coniugato nel 1914 con<br />
Maria Zinzarella (1892-1965) di Pracorno-Rabbi, dopo una breve permanenza<br />
aVernago, nel 1923 si trasferì con la famiglia a Piano. Dante morì a 50<br />
anni in seguito ad incidente sul lavoro; la moglie Maria visse gli ultimi anni<br />
<strong>della</strong> sua vita con la figlia Emma (nata il 1936; ultima di 13 figli, vivente)<br />
coniugata a Mastellina con Adolfo Cavallari.<br />
Fam. MAFFEIS<br />
Giovanni Maffeis (1884-1952) nato a Ponte di Legno (BS), muratore, coniugato<br />
nel 1908 con Lucia Bonetti di Dimaro, si recò in Svizzera a lavorare,<br />
dove sono nati i figli Domenico, Maria, Pierina, Francesco,Valeria.<br />
Nel 1919 la famiglia si è trasferita a Piano, dove è nata l’ultima figlia Anna.<br />
Fam. ZAnInI “Mangiasa”<br />
Serafino Zanini (1889-1943), nato a Mangiasa di Malé coniugato il 1919<br />
conVirginia Redolfi (1889-1975) di Roncio, si è trasferito nel 1920 con la<br />
moglie e il figlio Mario a Piano dove sono nate le figlie Pierina, Leopolda<br />
e Maria.<br />
Fam. ZAnOn<br />
Massimiliano Zanon (1891-1975), nato a San Bernardo-Rabbi, con la moglie<br />
Diomira Zanon e la figlia Elda, nel 1921 si è trasferito a Piano dove, nel<br />
1922 è nato Eugenio (deceduto in Russia durante la II Guerra Mondiale) e<br />
successivamente Rosalia, Cornelia, Simone e Pietro.<br />
205
206<br />
Fam. STAbLUM<br />
Andrea Agostino (1879-1951) fu Giuseppe, nato a S. Bernardo di Rabbi, coniugato<br />
con Piazzola Erminia (1884-1973) nel 1909,“ha girato il mondo” in<br />
cerca di lavoro; dal 1924 al 1939 è accasato “a Mont de Plan” dove è nata Teresa,<br />
l’ultima di 10 figli.A noi interessa ricordare il terzogenito Andrea (1912-<br />
2002) nato a S.Andrea in Monte (BZ), coniugato con Rosa Maria Pedrazzoli<br />
nel 1939; dei suoi 2 figli,Anna Maria e Giorgio, la primogenita è nata “a Mont<br />
de Plan” e dopo qualche mese dalla nascita la famiglia si è trasferita a Piano.<br />
Fam. PEDERGnAnA “Ortisédi”<br />
Stefano Pedergnana (1877-1957) di Ortisé, coniugato nel 1907 con Angela<br />
Parolari (1880-1950) si trasferì con la moglie e i 4 figli (Michele,Tomaso,<br />
Sperandio ed Augusto) a Piano nel 1925, anno in cui acquistarono la casa e<br />
la campagna dai fratelli Remigio, Cesare e Elena Podetti fu Giuseppe.<br />
Dante (nato 1952) di Michele (1908-1958) e di Modesta Podetti è sindaco<br />
di Commezzadura dall’anno 2000.<br />
Fam. GEnTILInI “Fonài”<br />
Giuseppe Gentilini (1906-1993),nato ad Almazzago da Davide (1852-1923)<br />
di “Fonài” di Pracorno-Rabbi e Maria Zanini, in seguito al matrimonio con<br />
Gisella Podetti nel 1930, si è trasferito a Piano dove ha avuto 6 figli: Battista,<br />
Irene, Giulia, Giovanni, Franco, Carmen.<br />
Fam. DALLA vALLE (Dallavalle)<br />
Dalla località Moresana di Mezzana Antonio DallaValle (1886-1935) con la<br />
moglie Maria Salvadori (1889-1976) ed i 3 figli Antonia, Giovanni (deceduto<br />
in guerra in Montenegro nel 1942 e Angelo), nel 1933 si accasò a Piano<br />
dove aveva acquistato casa e campagna.<br />
Dalla Valle Giuseppe (1921-1996) nipote di Antonio, nato ai “Farini” di<br />
Mezzana, si è accasato prima a Piano (1953) e poi a Mastellina con la moglie<br />
Teresa Flessati.<br />
Fam. RAvELLI “alle Giare”<br />
Federico Ravelli (1910-1990) di Paolo detto “Brida”, gendarme austriaco,<br />
e di Maria Gschwendner, nato a Freising (Baviera), coniugato il 1940 con<br />
Maria Ottavia Pangrazzi delle “Plaze” di Mezzana, dove è nata la figlia Luciana.<br />
Nel 1943 la famiglia si trasferì in loc.“Giare” di Piano dove aveva acquistato<br />
casa e la campagna circostante e dove nacquero altri 5 figli.
Fam. AnGELI “Lani”<br />
Albino Angeli (1899-1968), nato a Croviana coniugato nel 1931 con Pierina<br />
Ravelli di Piano, nel 1937 si è trasferito con la moglie ed i figli Albina<br />
eVittorio all’Aprica (SO) con la mansione di guardiacaccia, dove sono nati<br />
Lina e Pietro. Nel 1946 la famiglia si è trasferita definitivamente a Piano.<br />
6. EMIGRAZIOnE<br />
Nei secoli XVII e XVIII la <strong>popolazione</strong> in valle rimase per lo più costante a<br />
causa delle frequenti calamità naturali (inondazioni e siccità), malattie e pestilenze.<br />
Nel secolo XIX si ebbe un notevole incremento <strong>della</strong> <strong>popolazione</strong><br />
e rimanendo i mezzi di sostentamento gli stessi, si verificò un continuo esodo<br />
verso gli stati europei dove c’era richiesta di manodopera e tale emigrazione,<br />
pur con diversa intensità, continuò fino al 1960.<br />
Anche a Commezzadura ebbe così inizio un’emigrazione stagionale degli<br />
uomini con un abbandono del paese nel periodo invernale per ritornare in<br />
primavera con l’inizio dei lavori di campagna.<br />
Negli anni 1870-1890 l’emigrazione stagionale registrava due rotte principali:<br />
verso l’interno dell’Italia, nella Pianura Padana (dove c’era bisogno di<br />
ramai – in dialetto chiamati “ciapére”, fumisti e giornalieri); verso il centro<br />
Europa e le coste meridionali del Mar Baltico, dove c’era bisogno di boscaioli<br />
e segantini per tagliare e fatturare il legname adoperato per le traverse<br />
ferroviarie (“svélleri”).<br />
Verso la fine del sec. XIX e l’inizio del sec. XX con il venir meno del lavoro<br />
nell’Europa Centrale, cominciò l’espatrio di intere famiglie oltre-oceano<br />
con destinazione America del Nord dove gli emigrati si dedicavano al dissodamento<br />
di terre vergini ad al lavoro in miniera. Parte di essi, costruitasi<br />
una discreta posizione economica, si stabilì definitivamente in America, altri,<br />
meno fortunati o più nostalgici, ritornarono in patria con un “gruzzolo”<br />
di denaro da far fruttare.Terminata la I Guerra Mondiale 1914-18, considerate<br />
le buone condizioni economiche <strong>della</strong> Francia e del Belgio, le frazioni<br />
di Piano e di Mestriago registrarono una notevole emigrazione verso<br />
quegli Stati, per lo più in modo definitivo. Dopo la II Guerra Mondiale<br />
1940-45 vi fu ancora una notevole emigrazione verso la Francia, l’Australia<br />
e la Svizzera, per lo più in via definitiva.<br />
Nel dicembre 1952 alcune famiglie giovani di Commezzadura partirono<br />
per il Cile, ma trovato un terreno arido ed ostile alla coltivazione, ben presto<br />
furono costrette al rimpatrio. Negli anni successivi vi furono diverse possibi-<br />
207
208<br />
lità di lavoro, ma bisognava spostarsi dalla propria residenza ai luoghi di concentrazione<br />
<strong>della</strong> produttività (Mezzocorona,Trento, Bolzano): nasceva il fenomeno<br />
del pendolarismo. I dati statistici riportati nei vari censimenti ci offrono<br />
la possibilità di fare delle considerazioni documentate sui <strong>movimenti</strong><br />
<strong>della</strong> <strong>popolazione</strong> nei diversi periodi.A partire dal secondo censimento del<br />
1837 riportato nel prospetto, Commezzadura dimostra di non aver subito<br />
grossi spostamenti di <strong>popolazione</strong> nel suo insieme: semmai si sono verificate<br />
delle limitate sistemazioni entro le varie frazioni.<br />
Ciò non significa che sia mancata l’emigrazione, ma essa è avvenuta in modo<br />
razionale e secondo le possibilità di sopravvivenza offerte dal territorio.<br />
7. CEnSIMEnTI DELLA POPOLAZIOnE<br />
Anni/Frazioni 1817 1 1837 2 1850 3 1870 4 1890 5 1900 6 1910 7 1921 8<br />
Piano 183 245 232 218 204 191 190 182<br />
Mestriago 104 155 171 158 203 187 178 188<br />
Mastellina 135 119 137 120 133 139 134 131<br />
Almazzago 102 175 178 168 153 135 147 160<br />
Deggiano 161 167 162 177 199 188 198 204<br />
Totale 685 861 880 841 892 840 847 865<br />
Anni/Frazioni 1931 9 1936 10 1951 11 1961 12 1971 13 1981 14 1991 15 2001 16<br />
Piano 209 206 236 240 229 221 242 317<br />
Mestriago 169 174 197 225 250 279 273 187<br />
Mastellina 127 131 148 129 113 101 86 97<br />
Almazzago 154 175 177 188 166 161 197 211<br />
Deggiano 175 169 149 142 122 113 98 94<br />
Totale 834 855 907 924 880 875 906 906<br />
1 Cfr. A. Mo s c a – La Val di Sole in un “censimento” del 1817 – Notiziario del Centro<br />
Studi “LaVal” – 2003 n. 3, p. 19;<br />
2 Cfr. Prospetto di notizie statistiche del Circolo di Trento estratte da rapporti delle Autorità<br />
Politiche con osservazioni, rettificazioni ed aggiunte dell’I.R. Ingegnere Circolare<br />
di Trento Giuseppe Maria Ducati – Staffler, 4311, n. 13;<br />
3 Cfr.A. Pe r i n i – Statistica del Trentino –Vol. II Trento 1852 – p. 298;<br />
4 Cfr. Repertorio topografico <strong>della</strong> contea principesca del Tirolo e delVoralberg. Elaborato<br />
in base all’anagrafe <strong>della</strong> <strong>popolazione</strong> del 31/12/69, dall’I.R. Commissione centrale<br />
statistica inVienna, Innsbruck, 1873, pp. 24-25;<br />
5 Cfr. M. co g o l i – “L’emigrazione <strong>della</strong> Val di Sole nella seconda metà del sec. XIX” –<br />
Tesi di laurea – A.A. 1993/94, pp. 6-7;<br />
6 Ibidem, pp. 6-7;<br />
7 Ibidem, pp. 6-7;<br />
8 Cfr. Servizio Statistico <strong>della</strong> P.A.T. – Trento;<br />
9 Cfr.Archivio Comunale di Commezzadura – faldone apposito;
Stemma <strong>della</strong> famiglia Pasotti<br />
Stemma <strong>della</strong> famiglia Guardi di Mastellina<br />
come si presenta a tutt’oggi<br />
scolpito sulla chiave di volta<br />
del portale ad arco di Casa Guardi<br />
Stemma <strong>della</strong> famiglia Rossi di S. Giuliana<br />
Stemma <strong>della</strong> famiglia Melchiori<br />
10 Cfr. Servizio Statistico <strong>della</strong> P.A.T. – Trento;<br />
11 Cfr.Istituto Centrale di Statistica – IX. censimento generale <strong>della</strong> <strong>popolazione</strong> 4/11/51<br />
–Vol. I – Dati sommari per Comune – fasc. 18 Prov. di Trento – Roma 1955;<br />
12 Ibidem, Roma 1964;<br />
13 Ibidem, Roma 1974;<br />
14 Cfr.Archivio Comunale di Commezzadura;<br />
15 Ibidem;<br />
16 Ibidem.<br />
209
iSorSe eConomiChe<br />
1) a g r i c o l t u ra:<br />
a) Allevamento del bestiame<br />
e lavorazione del latte<br />
b) Coltivazione dei campi<br />
e lavorazione del grano<br />
c) Allevamento del baco da seta<br />
ed altre colture<br />
2) s e l v i c o l t u ra<br />
3) a r t i g i a n a t o<br />
4) c o m m e r c i o<br />
5) industria<br />
6) t u r i s m o
1) AGRICOLTURA<br />
Anche a Commezzadura come in tutta laVal di Sole, la <strong>popolazione</strong> in passato<br />
(fino al 1960-65) era dedita per lo più alla coltivazione dei campi e dei<br />
prati ed era costretta ad utilizzare ogni piccolo spazio anche disagiato <strong>della</strong><br />
montagna, pur di ricavare il necessario sostentamento alle famiglie spesso<br />
molto numerose.<br />
Seguendo il corso del Torrente Noce sulla sinistra orografica, a Nord del<br />
paese di Piano esistevano due abitazioni con relativi masi, raggiungibili a<br />
piedi in ¾ d’ora di cammino percorrendo “el senter deleVal” o, in alternativa,“la<br />
strada <strong>della</strong> Salve Regina” ricavata nella roccia metamorfica. Questa<br />
zona <strong>della</strong> montagna è chiamata “Masóncla” e più in alto “Mont de Plan”<br />
(1150 – 1200 m s.l.m.) e consentiva la sopravvivenza di 2 – 3 famiglie.<br />
Marco Melchiori (1904 – 1985) che è vissuto a “Mont de Plan” fino al 1921<br />
così si esprime:<br />
“Avevamo lassù la casa di abitazione che per il luogo dove si trovava era abbastanza<br />
decorosa ed accogliente, separata e distanziata dalla masserizia. Vicino<br />
alla casa la masserizia con stalla, pollai e fienili ed a 15 minuti più a monte<br />
un altro maso chiamato -Potö- nel centro di un prato dal nome omonimo.<br />
Mantenevamo dai 6 agli 8 capi di bestiame bovino comprese un paio di mucche<br />
lattifere, una o due capre, un suino a catena ed oltre ai prati, per il mantenimento<br />
nei mesi invernali del suddetto bestiame, avevamo circa 7400 metri<br />
quadrati di terreno arativo coltivato a patate, segala, orzo e legumi vari”. 1<br />
Confinante con “el Mont de Plan” c’era la Malga Cortina di Mestriago;<br />
poiché le malghe di Commezzadura per la monticazione del bestiame erano<br />
19, si è ritenuto opportuno elaborare un prospetto per una visione d’insieme<br />
delle stesse con nome, comune catastale e proprietà, altitudine s.l.m.,<br />
uso, situazione odierna (vedi alle pagine seguenti).Verranno aggiunte altre<br />
informazioni in fondo al prospetto, qualora si rendano necessarie.<br />
Nelle vicinanze del pascolo <strong>della</strong> ex malga Cortina sono stati costruiti dei<br />
masi privati (“el mas dei Moseri” – “el mas dei Ghelmi” – “el mas di Tamagiöl”<br />
dei Tarini), ora per lo più in stato d’abbandono: essi servivano come<br />
luogo di riferimento nel periodo <strong>della</strong> lavorazione dei campi (patate, orzo,<br />
segale) e del taglio dell’erba. Oltre la vegetazione arborea si parla <strong>della</strong> presenza<br />
<strong>della</strong> Malga Mandrie per il bestiame asciutto e presto abbandonata per<br />
1 Cfr. M. Me l c h i o r i – “Cose d’altri tempi” – Monte di Piano, Malé, 1964, p. 4.<br />
211
212<br />
1921, Monte di Piano<br />
la mancanza delle condizioni di base per la monticazione dei bovini: il loro<br />
posto è stato utilizzato dalle pecore che ben si adattano anche a zone molto<br />
elevate <strong>della</strong> montagna.<br />
In località “Premagnai” di Mastellina (m. 1300 s.l.m.) si erano costruiti il<br />
maso i Rossi “Beadeghi” e “el Pero del Tasca”; nel 1818 si accasò quassù la<br />
famiglia di Cavalar Giovanni proveniente da Rabbi; verso il 1930 arrivò anche<br />
la famiglia di Stablum Giuseppe. Nel 1938 la frazione di Mastellina acquistò<br />
masi e campagna dai privati per costruire la malga che accogliesse il<br />
bestiame asciutto.<br />
In località “Mont de Degian” (Sopramonte) a m. 1250 s.l.m. i privati hanno<br />
costruito diversi masi per accogliere il bestiame da ottobre a gennaio per<br />
consumare il fieno raccolto in estate e produrre il letame per la concimazione<br />
dei prati circostanti. Campolaveggio, territorio oltre la vegetazione arborea,<br />
posseduto dai Flessati “Biroudi”, fu venduto dagli stessi al Comune di<br />
Mastellina agli inizi del 1900, dove vi costruirono una malga che ha avuto<br />
breve durata a causa delle valanghe che l’hanno presto distrutta.
PROSPETTO<br />
Malghe di Commezzadura<br />
Nome malga<br />
C.C.<br />
e proprietà<br />
Cortina Mestriago 1.300 m.<br />
Sinistra orografica del Noce<br />
altitudine uso situazione odierna<br />
Bovini<br />
asciutti<br />
giovenche salt.<br />
1917: costruita<br />
1972: stallone demolito,<br />
conservata la casina<br />
Plazze “ 1.600 m. “ 1995: ridotta a ruderi<br />
Mandrie “ 2.100 m. “ inesistente<br />
Pramagnai Mastellina 1.300 m. “<br />
Plazze Deggiano 1.600 m. “<br />
1938: costruita;<br />
2003: bruciata<br />
1955: bruciata<br />
1956: ricostruita<br />
Campolaveggio “ 2.168 m. “ 1992: ricostruita la cascina<br />
Nome malga<br />
C.C.<br />
e proprietà<br />
Prafaé Piano 1.100 m.<br />
Bassa “ 1.410 m.<br />
Alta<br />
(Panciana)<br />
Viga<br />
(Lago Malghette)<br />
Destra orografica del Noce<br />
altitudine uso situazione odierna<br />
Giovenche<br />
(manzara)<br />
Bovini asciutti<br />
e da latte<br />
“ 1.886 m. “<br />
buona conservazione<br />
1973: demolita<br />
nel 1974 trasformata<br />
la cascina in bar e ristorante<br />
nel 1986 ristrutturata<br />
integralmente<br />
“ 1.910 m. Bovini asciutti abbandonata anni ‘50<br />
Bassa Mestriago 1.320 m.<br />
Vitelle<br />
e mucche<br />
da latte<br />
buona conservazione<br />
affittata<br />
Alta “ 1.750 m. “ 1958: ristrutturata<br />
Bassa Mastellina 1.400 m. “ rimasta solo la cascina<br />
Alta “ 1.634 m. “ ruderi da ristrutturare<br />
Bassa<br />
(el Malghet)<br />
Almazzago 1.400 m.<br />
Mucche<br />
da latte<br />
buona conservazione<br />
affittata<br />
213
214<br />
Nome malga<br />
Vaglianella<br />
Vagliana<br />
Centonia<br />
(bassa)<br />
Scale (alta)<br />
C.C.<br />
e proprietà<br />
Ragoli (di<br />
Almazzago)<br />
Ragoli (di<br />
Almazzago)<br />
Carciato<br />
(di Deggiano)<br />
Carciato<br />
(di Deggiano)<br />
Destra orografica del Meledrio<br />
altitudine uso situazione odierna<br />
1.800 m. Bovini asciutti<br />
1.980 m.<br />
1.358 m.<br />
Mucche da latte<br />
alcune giovenche<br />
Mucche da<br />
latte<br />
1994: bruciata<br />
2003: ricostruita<br />
1984: bruciata<br />
1986: ricostruita<br />
1972: abbattuta<br />
1.552 m. “ fatiscente<br />
Passando alla destra orografica del Noce a 1.100 m. s.l.m. nel c.c. di Piano<br />
troviamo l’unica malga del Comune atta ad ospitare le giovenche (“manze”)<br />
che venivano tenute nella stalla per il trasporto del fieno e consegnate<br />
al pastore nei giorni liberi.<br />
Nel 1960 Malga Prafaé è stata ristrutturata per ospitare anche le mucche da<br />
latte di Piano e di Deggiano. È questo un periodo di profonde trasformazioni<br />
nel mondo agricolo per dare spazio all’avanzare del turismo.<br />
Un po’ di spazio va riservato al sistema di alpeggio di Almazzago. Il 19 giugno<br />
di ogni anno le mucche da latte venivano condotte “al malghet” verso il<br />
M.Vigo di Dimaro, il 30 giugno venivano condotte in M.gaVagliana (c.c. di<br />
Ragoli) fino al 7 – 10 settembre, per ritornare “al malghet” fino alla vigilia<br />
di S. Matteo. Il bestiame asciutto di 1 – 2 anni partiva il 20 giugno dalla stalla<br />
per essere condotto a M.gaVaglianella (c.c. di Ragoli) e ritornarvi ai primi<br />
di settembre.Di alcune malghe,oggi non più utilizzate,è stata ristrutturata la<br />
cascina ad uso dei cacciatori e degli amanti locali <strong>della</strong> montagna.<br />
Pochi erano i masi costruiti in mezzo alla campagna del fondovalle, perché i<br />
contadini, avendone la possibilità, preferivano avere tutto il foraggio nel maso<br />
vicino all’abitazione.<br />
Sulla destra del Noce nel c.c. di Piano ci sono “el mas di Casaline” dei Podetti<br />
“Spelaini” (oggi stalla di Dante Bezzi),“el mas dei Lessi” di Giovanni e<br />
Guido Marinolli,“el mas de Sarbolai” dei Podetti “Bortolazzi” (ristrutturato<br />
ad abitazione turistica),“el mas di Badilet” deiValorz “Crautari”,“ el mas<br />
del Dosio” e poi “del Tito” (completamente ristrutturato).<br />
Nel c.c. di Mestriago si trova “el mas del Blando” dei Brusacoram “Blandi”.
Nel c.c. di Almazzago si trova “el mas de la Fam” – “el mas deVoltabella” (ristrutturati<br />
ad abitazioni turistiche),“el mas dei Moschi”.<br />
Sulla sinistra del Noce nel c.c. di Mastellina si trova l’abitazione ed il maso<br />
di “Novaia” 2 . Gli ultimi abitanti sono stati i fratelli Cavallari Giovanni ed<br />
Adelina.<br />
a) Allevamento del bestiame e lavorazione del latte.<br />
Fino al 1965 circa l’allevamento del bestiame bovino era un’attività molto<br />
praticata: quasi tutte le famiglie possedevano una stalla con un numero<br />
di capi che variava da 2 a 10-12 (tra vitelle “noèle”, giovenche e mucche<br />
da latte).<br />
Con il bestiame locale si riempivano tutte le malghe a disposizione: nel<br />
1900 Commezzadura disponeva di 724 capi di bestiame bovino 3 .<br />
Ogni anno i proprietari del bestiame erano tenuti a prestare a turno delle<br />
giornate gratuite di lavoro, in proporzione ai capi monticati: per pulire<br />
il pascolo dai sassi e dalle piante basse e cespugliose, per sistemare i sentieri<br />
dove transitava il bestiame, per migliorare i canali in cui far passare il liquame<br />
che veniva utilizzato per fertilizzare il pascolo, per sistemare il tetto <strong>della</strong><br />
malga che essendo di tegole di legno (“scandole de lares”), aveva bisogno<br />
di frequenti ritocchi.<br />
La giornata trascorsa in malga dove c’erano molte mucche da latte era particolarmente<br />
impegnativa per casaro e pastori 4 .<br />
Termini dialettali indicanti l’organizzazione del lavoro in malga e la lavorazione<br />
del latte: (per la pronuncia vedere Cap.“Usanze e Tradizioni” – paragrafo<br />
“Il dialetto” a pagina 262).<br />
– Mas ^ àr (da “massaro”: colui che raccoglieva le tasse sotto il<br />
PrincipeVescovo di Trento) – contadino che a turno<br />
provvedeva alla gestione <strong>della</strong> malga: procurare<br />
l’occorrente, tenere la contabilità;<br />
– casàr casaro;<br />
– vacàr pastore capo;<br />
– vacaról aiutante del pastore capo;<br />
2 Cfr. C. re d o l f i – “Vi racconto di Novaia” –Videocassetta anno 2000 – Mezzana.<br />
3 Cfr. M.co g o l i – “L’emigrazione dalla Valle di Sole nella seconda metà del sec. XIX –<br />
Tesi di laurea A.A. 1993/94, p. 34.<br />
4 Cfr. E. Po d e t t i – Una giornata “a casèra” nella vecchia cascina di “Malga Panciana col<br />
paradis” – Notiziario Comunale n. 2, 1998 – pp. 28 e 29.<br />
215
216<br />
Malga Bassa di Mestriago ristrutturata<br />
1973, traino del fieno con le giovenche
Lavorazione del latte in malga 2005, nuova Azienda Agricola in loc. Foni di Rovina<br />
– malgalìn aiutante del casaro e dei pastori;<br />
– manzàr pastore delle “manze” (giovenche);<br />
– pai caldaia per preparare il formaggio;<br />
– termometro per misurare la temperatura del latte;<br />
– mastèle recipienti per il raffreddamento del latte;<br />
– bugn del lat vasca dove mettere le “Mastèle” piene di latte;<br />
– caza da telar grande mestolo per levare la panna dal latte;<br />
– col del lat colino del latte;<br />
– zàngola attrezzo per preparare il burro;<br />
– fascère lame di legno per contenere il formaggio fresco;<br />
– tarài attrezzo in legno per frangere la cagliata;<br />
– stamp del botér stampo per il burro;<br />
– pesaról bilancia per pesare il latte;<br />
– asdóa asse per far scolare il siero dal formaggio fresco;<br />
– as del formài asse dove mettere il formaggio a stagionare;<br />
– caròta da la poìna recipiente con fori per contenere la ricotta fresca;<br />
– barìl dei agri barile degli acidi.<br />
Nel periodo in cui il bestiame rimaneva nella stalla consumava il fieno raccolto<br />
nei prati. Fino agli anni 1950 erano presenti nelle stalle le capre che<br />
venivano utilizzate per avere il latte in famiglia quando le mucche erano in<br />
malga o per nutrire i bambini piccoli (neonati).<br />
I cavalli (10-12 in tutto) venivano mantenuti per il trasporto del legname e<br />
per i lavori di campagna.<br />
In quasi tutte le famiglie venivano allevati uno o due maiali all’anno per ricavare<br />
il fabbisogno di carne e grasso per il condimento dei cibi, mentre il<br />
217
218<br />
burro veniva portato al negozio quale merce di scambio con alimenti strettamente<br />
necessari (farina da polenta, zucchero ecc).<br />
Termini dialettali indicanti gli attrezzi agricoli <strong>della</strong> stalla e per la lavorazione<br />
del fieno:<br />
– fauc ^ falce per tagliare il fieno;<br />
– preda attrezzo in pietra usato per affilare la falce;<br />
– cozàr porta cote – piccolo contenitore di acqua contenente<br />
la “preda”;<br />
– plàntola battifalce;<br />
– gióf giogo;<br />
– congiómbla capestro per giovenche;<br />
– cavìcla attrezzo in legno o in ferro per fermare “Congiómbla”<br />
e “Vete” al timone;<br />
– vete attrezzo di pelle intrecciata per collegare il giogo al<br />
timone per mezzo <strong>della</strong> “cavìcla”;<br />
– fum fune;<br />
– restél rastrello;<br />
– forca del fen tridente;<br />
– broz del fen carro a due ruote per trasportare il fieno dalla montagna;<br />
– broz misura agraria: a Commezzadura vale mq 735;<br />
– macanicola freno per carro;<br />
– machina del zot trinciaforaggio;<br />
– forca dela grasa quadridente;<br />
– bena dela grasa contenitore del letame formato con l’intreccio di<br />
legno pieghevole;<br />
– broz dela grasa contenitore del letame poggiante su asse e due ruote;<br />
– patuc ^ strame di latifoglie;<br />
– spina strame di aghifoglie (larice);<br />
– preséf mangiatoia;<br />
– fos fossa del letame;<br />
– banca da monger panchetto per mungitura;<br />
– sampógn campanaccio di ferro o rame;<br />
– bronzìna campanaccio di bronzo con suono più dolce del<br />
“sampógn”;<br />
– clape ferri per rinforzare gli zoccoli delle giovenche addette<br />
al traino;
– bugn del chet trugolo del maiale;<br />
– tres porcile, recinto entro la stalla.<br />
Il latte prodotto nella stalla veniva lavorato al caseificio, dove venivano usati<br />
attrezzi simili a quelli usati in malga; molto spesso gli attrezzi più costosi venivano<br />
portati ogni anno dal caseificio alla malga e viceversa (“el senter del<br />
pai“ per Malga Scale).<br />
Tutte le frazioni di Commezzadura avevano un proprio caseificio, per lo più<br />
posto al piano terra dell’edificio scolastico. Mestriago aveva costruito il caseificio<br />
verso il 1880 di fronte allaVilla di S. Giuseppe (ora abitazione di Italo<br />
Ciarla).<br />
Costruito l’edificio comunale nel 1953, si ricavò il nuovo caseificio al piano<br />
terra dello stesso, utilizzato dai contadini di Mestriago e di Mastellina.<br />
Erano gli anni in cui i caseifici venivano dotati di attrezzatura all’avanguardia<br />
per quei tempi: scrematrice e zangola elettrica, caldaie per due qualità di<br />
formaggio, pompa del siero, rigeneratrice.<br />
Purtroppo era destinata a durare poco: i tempi erano in rapida trasformazione<br />
ed anche l’agricoltura doveva trovare nuove forme di collaborazione che<br />
potessero far diminuire le spese e fornire un prodotto qualificato.<br />
Nel 1961 Deggiano univa con Piano caseificio e malga, nel 1969 anche il<br />
caseificio di Almazzago chiudeva l’attività.<br />
Dal 1973 al 1992 il casaro Lino Pancheri di Samoclevo ha gestito il caseificio<br />
di Mestriago lavorando il latte delle sue mucche e di alcuni produttori<br />
di Commezzadura.<br />
Nel 1980 ebbe inizio l’attività del Caseificio Sociale Presanella di Mezzana 5<br />
e diversi soci di Commezzadura scelsero di portare il latte in detto caseificio<br />
comprensoriale.<br />
Oggi sono presenti a Commezzadura solo tre produttori, dotati di stalla<br />
moderna a stabulazione libera e conferenti il latte al Caseificio Presanella<br />
di Mezzana:<br />
– stalla di Alberto Podetti situata in loc. Gazzini – c.c. di Piano – costruita<br />
nel 2004, capienza 27 mucche da latte e 15 bovini asciutti;<br />
– stalla di Dante Bezzi, ricavata dalla ristrutturazione del maso di Casaline<br />
nel 1989 – c.c. di Piano -, capienza 10 mucche da latte, 13 bovini asciutti,<br />
1 cavallo;<br />
5 Cfr. P. dalla to r r e – “Mezzana e le sue frazioni: Roncio, Menas, Ortisé e Marilleva”<br />
– 2005 – Malé, p. 109.<br />
219
220<br />
– stalla di Flavio Flessati, situata in loc. Foni,Via Rovina – c.c. Deggiano –<br />
costruita nel 2005, capienza 30 mucche da latte, 15 bovini asciutti.<br />
b) Coltivazione dei campi e lavorazione del grano.<br />
La maggior parte dei campi erano situati sulla sinistra orografica del Noce<br />
fino al limitare del bosco perché ben esposti al sole. Poiché il terreno è molto<br />
ripido venivano costruiti dei muri con il sistema del terrazzamento. Almazzago<br />
ed in particolare Mastellina avevano i campi sulla destra del Noce.<br />
Le colture principalmente praticate (fin verso il 1960) erano i cereali (segale,<br />
orzo, frumento, grano turco, grano saraceno) e le patate.<br />
Mulino a pale usato fino agli anni 1970
La segala veniva seminata in autunno e maturava verso la prima settimana<br />
del mese di luglio: veniva usata per preparare il pane casalingo; dopo la mietitura<br />
<strong>della</strong> segala, al suo posto, in giorni che i contadini ritenevano più adatti<br />
in base all’osservazione <strong>della</strong> luna, seminavano il grano saraceno che arrivava<br />
a maturazione prima dei freddi autunnali, e veniva usato per preparare<br />
la polenta scura.<br />
L’orzo veniva seminato i primi giorni d’aprile e maturava verso la prima settimana<br />
d’agosto: veniva usato per preparare la minestra d’orzo, per alimentare<br />
bestiame e galline; dopo la mietitura dell’orzo, al suo posto i contadini<br />
seminavano le rape che venivano utilizzate insieme ai cavoli per preparare i<br />
“crauti casalinghi” e per alimentare il bestiame.<br />
Per ottenere una maggior resa dalla coltivazione dei campi veniva praticata<br />
una rotazione delle colture secondo il seguente schema:<br />
1° anno: segala e grano saraceno; 2° anno: patate; 3° anno: orzo e rape.<br />
Prima dell’introduzione <strong>della</strong> coltivazione <strong>della</strong> patata (2° decennio del<br />
1800) molti campi venivano coltivati a panìco (panìc ^ ), pianta esile terminante<br />
in una lunga pannocchia ricurva e carica di chicchi, usata per preparare<br />
la minestra e costituiva uno dei pochi alimenti a disposizione durante<br />
la Ia Guerra Mondiale.<br />
Per pulire il grano dalla pula diverse famiglie possedevano un mulino (di legno)<br />
ad aria, prodotta facendo azionare una manovella che metteva in moto<br />
delle pale di legno: chi non lo aveva lo chiedeva in prestito (vedi foto a lato).<br />
I chicchi di grano venivano misurati in staia, quarte, minele, quindi relegati<br />
in sacchi di tela (non esistevano i sacchi di carta o di nylon) e legati con<br />
corregge ricavate da pelle conciata di capra o di mucca, od addirittura con<br />
ramoscelli molto pieghevoli, ed infine portati al mulino per essere macinati<br />
(segala, granoturco, grano saraceno) o per essere pestati (orzo, panìco).<br />
Il mugnaio non veniva pagato con denaro, perché la moneta in circolazione<br />
nel passato era sempre ridotta al minimo, ma in natura: esso tratteneva per sé<br />
la crusca o parte <strong>della</strong> farina ricavata (in proporzione al lavoro svolto) oppure<br />
con formaggio o con burro.<br />
Termini dialettali indicanti le colture e gli attrezzi agricoli per la coltivazione<br />
dei campi e la lavorazione del grano:<br />
– panìc ^ panìco;<br />
– segàla ségala;<br />
– orz orzo;<br />
– formént frumento;<br />
221
222<br />
– formentàc ^ granoturco;<br />
– formentón grano saraceno;<br />
– rava rapa;<br />
– capùs cavolo;<br />
– fasól fagiolo;<br />
– bis pisello;<br />
– aràdro aratro;<br />
– sesla falcetto;<br />
– sarclo zappa;<br />
– rampinàr togliere le erbe con il quadridente ricurvo dal campo<br />
da poco seminato a patate;<br />
– sarìr rompere la terra dei campi di patate quando stanno<br />
per spuntare le piantine;<br />
– ledràr formare dei solchi tra le file delle piantine di patate<br />
e rincalzando la terra;<br />
– scodiciàr togliere i chicchi di grano dalla spiga con l’ausilio o<br />
senza del “flel”;<br />
– flel correggiato per “scodiciàr”<br />
– molìn del gran mulino del grano;<br />
– val vaglio;<br />
– sdrac ^ setaccio;<br />
– star-quarta-minela misure di capacità per il grano;<br />
– star misura agraria: a Commezzadura vale mq. 495.<br />
Due sono i mulini “ad acqua” che hanno cessato la loro attività a memoria<br />
d’uomo: nel 1955 fu demolito il mulino di Piano di proprietà di Benedetto<br />
Rossi (1877 – 1968) situato ad ovest del paese in prossimità del Ponte “alle<br />
Giare”; nel 1960 cessò l’attività il mulino di Luigi Claser “Mirandol”, situato<br />
in Daolasa sulla destra del Noce ad ovest <strong>della</strong> segheria, in seguito allo<br />
straripamento del torrente che distrusse la “rogia” dell’acqua.<br />
La “strada dei Molinaci” a Piano lungo il Noce sulla sinistra dopo il ponte<br />
in cemento costruito nel 1953, fa pensare all’esistenza di più di un mulino;<br />
sulla destra dopo lo stesso ponte c’è una segheria non più in attività e più ad<br />
ovest si trovava un mulino del 1600 6 .<br />
Ad Almazzago il mulino “ad acqua” situato sulla destra del Noce a nord di<br />
Liberdon fu distrutto dalle inondazioni del 1882.<br />
6 Cfr. G. Po d e t t i – “El molin del 1600” – Notiziario Comunale di Commezzadura – n.<br />
12, 2005, pp. 35-38.
Sul confine tra Mestriago e Mastellina al limite nord tra campagna e bosco<br />
lungo il “RioVallone” in seguito alla valanga del 1986, fu ritrovato un supporto<br />
dell’asse di una ruota da mulino, conservata da Aldo Brusacoram di<br />
Mestriago.<br />
A Deggiano si trova “el prà dela molinara”, dove esisteva un mulino azionato<br />
dai buoi: la macina è stata trasportata a valle dalla frana del 1951 e quindi<br />
spezzata dai mezzi meccanici che hanno risistemato il terreno.<br />
c) Allevamento del baco da seta e altre colture.<br />
Il gelso ha bisogno di un clima temperato e la sua coltura arrivava fino a Piano<br />
solo nelle migliori posizioni 7 : si può ritenere che l’allevamento del baco<br />
da seta abbia avuto una pratica limitata.<br />
Colture limitate al fabbisogno locale erano anche il lino, la canapa e gli alberi<br />
da frutto.<br />
Al lino ed alla canapa venivano riservati piccoli appezzamenti di terreno per<br />
non togliere troppo spazio alle colture più importanti e indispensabili.<br />
Il lino veniva seccato sul campo; la canapa, dopo la mietitura aveva bisogno<br />
di un prolungato periodo di macerazione e veniva posta in apposite pozze<br />
d’acqua.A Deggiano lino e canapa sono stati coltivati fino agli anni 1950 ed<br />
esiste ancora la località “ai Maseri”; ad Almazzago si trova “el Pra del Màser”.<br />
Gramola, cognome di Deggiano molto antico, può far pensare alla sua derivazione<br />
da uno strumento usato nella lavorazione del lino e <strong>della</strong> canapa.<br />
Le fibre di canapa venivano utilizzate per ricavare le corde (“soghe”).<br />
Le fibre di lino venivano utilizzate per ottenere tessuti pregiati ed i semi di lino<br />
erano usati per preparare colori conservanti del legno (“oio cot”), per il bestiame,<br />
per curare malattie quali ascessi e foruncoli, come emolliente <strong>della</strong> pelle.<br />
Gli alberi da frutto vennero introdotti verso la fine del 1800, ma ad essi non<br />
venivano riservate particolari cure e la quantità era limitata al fabbisogno famigliare:<br />
fra le mele si ricordano “i Napoleoni, la Rosa di Caldaro, i Fragoni,<br />
l’Ananas. Dopo la Ia Guerra Mondiale vennero introdotte la Renetta del<br />
Canadà, la Pearmain dorata (“Palmandòr”), la Bella di Bosco, la Grafenstein<br />
(“Agostesi”); fra le pere:“i Spadoni, i Williams, i Bona Luigia”.<br />
2) SELvICOLTURA<br />
L’uso del bosco e del pascolo a disposizione <strong>della</strong> comunità nel passato ha<br />
sempre costituito una delle principali risorse economiche di sostentamento.<br />
7 Cfr.A. Pe r i n i – Statistiche del Trentino –Vol. II – 1852, p. 378.<br />
223
224<br />
Trasporto del legname a valle con la “bàzega”<br />
Il bosco era strettamente legato all’attività agricola e zootecnica 8 : da esso si<br />
ricavava il pascolo, lo strame (“spina” e “patuc ^ ”), il legname per gli attrezzi,<br />
terreno per ricavare nuovi prati e campi (“far frata rasa”).<br />
Già nel 1200 il bosco era ben conosciuto ed offriva alle comunità, oltre a<br />
quanto riportato sopra, la legna da ardere, legname da opera per costruire le<br />
case ed i mobili, prodotti secondari per l’alimentazione quali i frutti del sottobosco<br />
(mirtilli neri e rossi, lamponi, fragole, asparagi), funghi (poco conosciuti<br />
prima delle ricerche di don Giacomo Bresadola 1847-1929), prodotti<br />
per la salute quali piante officinali e trementina, animali selvatici procurati<br />
con la caccia.<br />
Con l’apertura delle cave minerarie a Comasine ed a Rabbi nei secoli XV<br />
e XVI la richiesta di legname è aumentata per la necessità di fondere i metalli,<br />
ma il fabbisogno restava pur sempre limitato.<br />
Nel 1700 parte del legname veniva utilizzato per produrre carbone: lo testimoniano<br />
i toponimi rimasti di “Aial” (posto pianeggiante) nel bosco di Piano,<br />
Mestriago ed Almazzago, di “Carbonare basse” e “Carbonare alte” nel<br />
bosco di Piano.<br />
8 Cfr. M. co l a o n e – Bosco ed economia inVal di Sole dal XIII al XVII secolo – Convegni<br />
di Malé – 1979/80, p. 2.
1910 – Segheria ditta Feltrinelli Legnami a Mastellina.<br />
Solo verso la metà del 1800 iniziò un vero e proprio commercio del legname,<br />
utilizzando per il trasporto le nuove vie di comunicazione realizzate<br />
nella nostra Regione.<br />
Nel 1851 fu emanata un’importante opera “Sul governo dei boschi e sulla tutela<br />
dei monti” dell’I.R. Capo Ispettorato Meguscher 9 per invitare le comunità<br />
a riservare più interesse e cura alla montagna.<br />
Nel passato un ruolo molto importante è stato svolto dalle segherie ad acqua.<br />
Un documento del 1684 ci riporta importanti notizie sulla “Fabbricazione<br />
di una sega comunale a Piano” 10 che doveva provvedere al fabbisogno<br />
di tutta la comunità; gli ultimi segantini (“segòti”) furono Marinolli Giovanni<br />
ed il figlio Domenico. Oggi la segheria esiste ancora, ma è adibita a<br />
magazzino-deposito del Comune.<br />
Diverse erano le segherie ad acqua (“veneziane”) esistenti sul territorio di<br />
Commezzadura negli anni 1930 11 . Oltre alla segheria “ai Ponti” di Piano già<br />
9 Cfr.A. Pe r i n i – Statistiche del Trentino –Vol. I – 1852, pp. 701 – 710.<br />
10 Cfr. G. Po d e t t i – “La fabbricazione di una sega comunale a Piano” – Notiziario Comunale<br />
di Commezzadura – n. 12, 2005 – p. 36-38.<br />
11 Cfr. E. Po d e t t i – “Segherie esistenti a Commezzadura negli anni ‘30” – Notiziario del<br />
Centro Studi per laVal di Sole “LaVal” – 1996, n. 3 – p. 23.<br />
225
226<br />
ricordata sopra, a Mestriago esisteva la “sega dei Mirandoi” sulla destra del<br />
Noce, gestita da Claser Alessandro e poi dal figlio Battista.<br />
Sulla sinistra del Noce esisteva una segheria con mulino di proprietà, nel<br />
1859 dei fratelli Magagna 12 , nel 1905 proprietaria <strong>della</strong> segheria (il mulino<br />
era stato abbattuto) era Cazzuffi Maria fu Dionigio; nel 1937 acquistò la segheria<br />
Pasquinelli Silvio, titolare di una ditta di legnami che cessò l’attività<br />
nel 1952.<br />
A Mestriago, ad est dell’osteria del “Carleto” Domenico Cavallari costruì<br />
nel 1946 una segheria elettrica che operò fino al 1972, allorché fu demolita<br />
per il passaggio dell’attuale supestrada.<br />
A Mastellina ci sono ancora i ruderi, ad est del campo sportivo, di una segheria<br />
di proprietà <strong>della</strong> Ditta Feltrinelli Legnami.<br />
Ad Almazzago esistevano due segherie: una sulla destra del Noce a nord del<br />
paese e distrutta dalle alluvioni del 1882 e l’altra costruita a sud del paese all’inizio<br />
del bosco, azionata dall’acqua del Rio Almazzago, con la quale veniva<br />
segato tutto il fabbisogno <strong>della</strong> comunità: fu demolita nel 1964.<br />
Tra le persone che dedicavano gran parte <strong>della</strong> loro attività nel bosco sono<br />
da ricordare “el boràr, el sautàr, l’argaiól”.<br />
“El boràr” (boscaiolo) prima dell’avvento dei mezzi meccanici svolgeva<br />
un lavoro particolarmente faticoso. Egli provvedeva al taglio, alla fatturazione<br />
ed al trasporto delle “bore” (tronchi) in segheria con strumenti rudimentali<br />
quali:“el segón” (sega a due mani),“el manaròt” (scure),“el zapìn” (artiglio<br />
per tronchi),“le plantole” (raffi),“el broz” (carro a due ruote),“la bàzega”<br />
(slitta a mano a strascico da usare sulla neve): essa era usata anche per il<br />
trasporto <strong>della</strong> legna da ardere in quanto le strade del bosco, dove esistevano,<br />
erano per lo più delle mulattiere 13 .“I cerini” erano cerchi di polloni di betulla<br />
intrecciati e usati per frenare “la bàzega” sulle forti pendenze.<br />
“El sautàr”, poi “guardaboschi” (custode forestale) fino alla Ia Guerra<br />
Mondiale svolgeva più mansioni: a quella di custode forestale univa quelle<br />
di messo comunale e di guardia urbana.<br />
“L’argaiól” (da “argà” = trementina) prendeva a contratto per più anni dal<br />
Comune l’autorizzazione a prelevare la trementina dai larici che ne avevano<br />
in abbondanza: questa attività cessò negli anni 1970.<br />
Dal 1968 tutte le A.S.U.C. (Amministrazioni Separate Uso Civico) <strong>della</strong><br />
12 Cfr. Catasto Austriaco 1859 – Protocollo degli Edifici c/o Ufficio del Catasto di Malé.<br />
13 Cfr. E. Po d e t t i – “L’uso <strong>della</strong> slitta inVal di Sole” – Notiziario Centro Studi per laVal<br />
di Sole “LaVal” – 1997, n. 1 – 2, pp. 13 e 14.<br />
Cfr. C. re d o l f i – “Guardandomi indietro” –Videocassetta anno 1998 – Mezzana.
Commezzadura (Deggiano già dal 1958) sono amministrate dal Comune<br />
“per una più razionale gestione del patrimonio silvo-pastorale”.<br />
Gli ultimi custodi forestali comunali furono Teodosio Podetti “Bortolazzo”<br />
(1885-1967) e Battista Bernardelli (1913 – 1977).<br />
Nel 1972 al fine di dare maggiore organicità alla mansione dei custodi forestali<br />
<strong>della</strong> Val di Sole ed unificare il loro territorio di competenza, furono<br />
istituiti i Consorzi Forestali: il territorio di Commezzadura <strong>della</strong> destra<br />
orografica del Noce fu inserito nel Consorzio MediaVal di Sole con sede a<br />
Mezzana, quello <strong>della</strong> sinistra orografica fu inserito nel Consorzio Forestale<br />
Meledrio-Noce con sede a Malé.<br />
Nel 1994 vennero riunificati i due Consorzi Forestali sopra ricordati a formare<br />
il Consorzio Media Val di Sole con sede a Presson, comprendente i<br />
Comuni di Ossana – Pellizzano – Mezzana – Commezzadura – Dimaro<br />
– Monclassico, mentre Croviana e Malé passarono con il Consorzio Forestale<br />
Alto Noce e Rabbies. I custodi forestali interessati a Commezzadura<br />
sono Framba Pierluigi (c.c. Piano), Dalla Torre Remo (c.c.Almazzago,<br />
Deggiano, Mastellina, Mestriago),Albasini Sergio (per Centonia e Scale<br />
in c.c. di Carciato), Stanchina Alberto (per Vagliana e Vaglianella in c.c.<br />
di Ragoli).<br />
Per mantenere il bosco nella sua ottimale conservazione e praticare un taglio<br />
razionale di legname da opera e legna da ardere (“brosca”), a partire dai primi<br />
anni dopo la IIa Guerra Mondiale furono previsti e tuttora attuati i “Piani<br />
Economici dei beni silvo-pastorali” o “Piani di Assestamento” con scadenza<br />
per lo più decennale.<br />
Nel 2000 gli operatori dell’Ufficio Distrettuale Forestale di Malé hanno elaborato<br />
il seguente prospetto di sintesi sulla produzione del bosco di Commezzadura:<br />
– superficie boscata 66%, superficie non boscata 34%;<br />
– fustaia di produzione 68%, fustaia di protezione 32%.<br />
Fustaia di produzione<br />
(superficie produttiva)<br />
Provvigione Incremento<br />
Totale a ettaro corrente percentuale<br />
1236 ha 386243 mc 312 mc/ha 5,71 mc/ha 1,83%<br />
Ripresa<br />
Annua ad ettaro<br />
Ripresa annua<br />
Provvigione<br />
Ripresa<br />
Incremento<br />
Valore medio<br />
di vendita 1997<br />
4855 mc 3,93 mc/ha 1,26% 68,7% 173.493 £/mc<br />
227
228<br />
I larici secolari “de la Tegia”<br />
Il tema -I larici secolari “de la Tegia”- oggetto di uno<br />
studio approfondito e di una mostra presso il Municipio<br />
nell’estate 2002 14 ,dove alle rotelle di larice si affiancavano<br />
le opere del pittore Luigi Gaspari, si collega<br />
per certi aspetti all’argomento <strong>della</strong> silvicoltura.<br />
“LaTegia”, riscontrabile in più zone <strong>della</strong>Val di Sole<br />
sul versante orografico sinistro <strong>della</strong> montagna al<br />
limite <strong>della</strong> vegetazione ed oltre, è un falso piano<br />
dove nel passato si appostava “el broz” (carro a ruote<br />
su cui si caricava il fieno di monte attraverso l’uso<br />
dei “palanchi” ed a strascico con le giovenche veniva<br />
trainato al maso del paese). Anche la frazione di<br />
Mestriago possiede la località <strong>della</strong> “Tegia” a 1800-<br />
1900 m s.l.m. dove, oltre ad utilizzare il pascolo per il bestiame asciutto in<br />
forma collettiva, veniva falciato il fieno da utilizzare nei mesi invernali.<br />
Per il trasporto del fieno servivano, come detto sopra, dei “palanchi” che venivano<br />
in parte ricavati dai larici cresciuti sul luogo. Queste piante, oltre a<br />
crescere in condizioni difficili, soggette all’azione dirompente di valanghe, lavine<br />
e forti venti, venivano sfruttate anche dall’uomo, per cui erano costrette<br />
ad emettere nuovi rami che prendevano la forma di candelabro, mentre l’ingresso<br />
di funghi nelle ferite favorivano il marciume interno delle piante 15 .<br />
L’analisi dendrocronologia alle rotelle di larice è stata affidata dal Comune<br />
alla dott. Christa Backmeroff. Ciò ha consentito, attraverso la numerazione<br />
degli anelli di accrescimento, di stabilire l’età dell’albero studiato e al momento<br />
<strong>della</strong> morte aveva superato i 400 anni di vita (1500-1970) 16 .<br />
L’analisi alle piante vive ha evidenziato in diversi casi il superamento dei tre<br />
secoli di vita. Oggi i larici “de la Tegia” di Mestriago sono considerati per<br />
la loro longevità monumenti vegetali e quindi di particolare attenzione da<br />
parte del Distretto Forestale di Malé: per migliorare la possibilità di accesso<br />
alla zona medio-alta con mezzi motorizzati si è realizzata una strada forestale<br />
in quota dalla Malga Monte di Mezzana (strada dei “brozi de l’agola”) e la<br />
possibilità di un prolungamento pedonale.<br />
14 Cfr. Cristina Po d e t t i – “I larici secolari: arte e natura” – Notiziario Com.le 2003 – n.<br />
10, pp. 22-23.<br />
15 Cfr. Fabio an g e l i – I Larici “de la Tegia” – Ibidem pp. 24-27.<br />
16 Cfr. Christa Ba c k M e ro f f – Analisi dendrocronologia di una rotella di larice – Ibidem p. 28.
3) ARTIGIAnATO<br />
Nel primo paragrafo di questo capitolo si è parlato <strong>della</strong> lavorazione del latte,<br />
<strong>della</strong> lavorazione del grano, di quella del lino e <strong>della</strong> canapa. Sono tutte<br />
forme di lavoro artigianale che nel passato hanno raggiunto spesso un’elevata<br />
qualificazione professionale.<br />
In quasi tutte le case esisteva “la róda da filar” (ruota per filare) la lana, il lino,<br />
la canapa.<br />
“El sartór” (il sarto) e “el scarpolìn” (il calzolaio) venivano chiamati in<br />
casa dai privati, per il tempo necessario a confezionare e riparare i vestiti e<br />
le scarpe di cui tutta la famiglia riteneva di avere bisogno in un anno od in<br />
una stagione. Oltre alla paga giornaliera, sempre molto bassa, essi avevano la<br />
possibilità di consumare i pasti insieme alla famiglia per cui lavoravano.<br />
“El marangón” (il falegname) era una professione molto ricercata per l’alto<br />
grado di specializzazione che doveva possedere chi l’esercitava. I mobili<br />
venivano costruiti a mano con precisione e particolare cura, spesso venivano<br />
intagliati e decorati. I falegnami meno specializzati si dedicavano alla costruzione<br />
di attrezzi di campagna (“màneghi dei badii, dele forche, ecc., bròzi,<br />
carióle a 2 ruote) e per il bosco (“màneghi dei manaròti, dei zapìni, ecc.,<br />
bàzeghe, barcèi, ecc.).<br />
“El rödàr” (il costruttore di ruote) e “el feràr” (il fabbro-ferraio) erano<br />
due professioni collaterali al lavoro di campagna: gli attrezzi con l’intelaiatura<br />
di legno venivano completati con pezzi e bordature di ferro.Alle unghie<br />
degli zoccoli delle giovenche venivano applicate le “clape” in ferro che davano<br />
sicurezza ed appoggio alle bestie nel traino del carro.<br />
Saltuariamente arrivavano in paese artigiani ambulanti quali “el fumàdro”<br />
per aggiustare “le fum, le vete, le congiómble, ecc.”, “el parolòt” ed “el<br />
moléta” per riparare od affilare utensili di casa.<br />
4) COMMERCIO<br />
Poiché le famiglie avevano in casa quasi tutto ciò che serviva al loro sostentamento<br />
(avevano le mucche nella stalla per il latte ed il formaggio, allevavano<br />
il maiale ed il pollame per la carne, preparavano il pane di segala e si industriavano<br />
il più possibile a confezionare vestiario e scarpe in proprio), il<br />
commercio, sia di generi alimentari che di abbigliamento, era molto limitato<br />
e ridotto all’indispensabile.<br />
In località “Rovina” di Almazzago si stabilì nel 1802 la famiglia Angeli Antonio<br />
di Croviana: il figlio Giuseppe aprì l’osteria nella casa oggi di proprietà<br />
degli eredi di Emilio Marinelli.<br />
229
230<br />
“Si racconta che essendo la località abbastanza isolata, in quei luoghi si giocasse<br />
d’azzardo e qualcuno abbia dilapidato un’intera sostanza 17 ”.<br />
L’abitato di Almazzago era privo di osteria e di negozio di alimentari. Solo<br />
verso il 1935 fu aperto un “Dopolavoro” e nel 1945 trasformato in “<br />
Enal”.<br />
Nel 1959 Luigi Mattarei costruì l’Albergo Almazzago (oggi Hotel Almazzago)<br />
con annesso bar ancora funzionante e negozio di alimentari (fino al<br />
1989).<br />
Nell’I.R. Catasto Austriaco del 1859 a nome dei fratelli Magagna risulta una<br />
casa di abitazione con osteria a Mestriago. L’osteria “alla Magagna” continuò<br />
l’attività fino al 1945.<br />
Sempre a Mestriago nella casa al vecchio bivio per Almazzago, nel 1904<br />
Adriano Dalla Torre di Mezzana aprì una trattoria con annessa la rivendita<br />
di generi alimentari. Il bar “del Carleto” è stato chiuso nel 1993 e contemporaneamente<br />
è stato aperto a fianco il Bar – caffè “La Stube”.<br />
Verso il 1920 Caterina Berrera in Cavallari aprì un’osteria in Daolasa fino<br />
agli anni 1945/46.<br />
Giuseppe Podetti “Bortolazzo” (1887 – 1972) aprì un negozio di “Generi<br />
Alimentari – Manifatture – Mercerie” a Mestriago, la cui attività iniziò nel<br />
1932 e si concluse nel 1971.<br />
Bortolo Podetti ed eredi (“Bernardei”) nell’I.R. Catasto Austriaco del 1859<br />
risultano proprietari a Piano di un’osteria alla quale vennero annessi “Tabacchi”<br />
e “Generi Alimentari”: le attività continuarono fino al 1978.<br />
Nel 1931 Giuseppina Rossi dei “Bazèni” di Mastellina acquistò un negozio<br />
di “Generi Alimentari – Manifatture – Mercerie” da Pietro Pontirolli (1873<br />
– 1946) la cui attività cessò nel 1973.<br />
Nel 1956 Alfonso Podetti aprì un bar a Piano la cui attività cessò nel 1980.<br />
Bezzi Dante eVirginia aprirono a Piano un negozio di “Generi Alimentari”<br />
nel 1976 e un bar nel 1986.<br />
Verso il 1900 Rossi Romolo con le sorelle Isabella e Narcisa, detti “Pecheli”,<br />
aprirono una trattoria con annessi “Generi Alimentari” a Mastellina, sulla<br />
strada nazionale; dal 1947 al 1962 l’attività venne portata avanti dalla famiglia<br />
di Bardassare Rosani e quindi dalla famiglia di Cornelio Flessati. Oggi<br />
è aperto solo il bar.<br />
All’esterno delle osterie dei Podetti “Bernardèi”, <strong>della</strong> “Magagna”, di Adria-<br />
17 Cfr. E. Po d e t t i – “Osterie di Commezzadura” – Notiziario del Centro Studi per laVal<br />
di Sole “LaVal” – 1996, n. 1-2, pp. 16 e 17.
no Dalla Torre e di Romolo “Pechelo” esistevano delle greppie (“magnadóre”)<br />
dove i cavalli che trasportavano le varie merci da Malé inVal di Sole<br />
potevano rifocillarsi con un po’ di biada.<br />
A Deggiano osteria e negozi sono più difficili da gestire.<br />
Pietro Belfanti (1865 – 1929) gestì un’osteria con negozio di “Generi Alimentari”<br />
per una decina d’anni dopo la Ia Guerra Mondiale;Amabile Flessati<br />
gestì un “DopoLavoro” dal 1940 al 1945; Malvina De Melchiori in Gramola<br />
gestì un’osteria dal 1947 al 1965.<br />
5) InDUSTRIA<br />
Nel 1953 venne costruito a Piano un ponte sul Noce in cemento ad arcata<br />
unica per sostituire quello vecchio in legno, anche in previsione <strong>della</strong> costruendo<br />
fabbrica di laterizi in località “Casaline”. Infatti l’autunno del 1954<br />
iniziarono i lavori per la costruzione dell’ I.L.A.P. (Industria Laterizi Attilio<br />
Pozzatti) di Piano. Il progetto elaborato dal geometra Luigi Svaizer di Malé<br />
su commissione dell’impresario edile Attilio Pozzatti di Dimaro trovò il pieno<br />
appoggio del segretario comunale Enrico Pancheri, del Consiglio Comunale<br />
e dell’ASUC di Piano.<br />
La frazione di Piano mise a disposizione, a titolo gratuito, per la costruzione<br />
<strong>della</strong> fabbrica ventimila metri quadri di terreno e lo sfruttamento del terreno<br />
argilloso in affitto per 10 anni, su corresponsione di un canone simbolico.<br />
Il proprietario <strong>della</strong> fabbrica, che dava lavoro a 60 operai, si era impegnato<br />
ad assumere il 75% <strong>della</strong> mano d’opera in loco.<br />
“Il materiale argilloso era facilmente lavorabile, con buona percentuale di silice che favorisce<br />
la refrattarietà dei laterizi” 18 .<br />
L’apparato macchinario, fra i migliori sul mercato, “era in grado di produrre 4<br />
– 5 mila mattoni pieni all’ora o materiale forato umido pari a 100 quintali”.<br />
Nel 1966 la fabbrica di mattoni chiuse per aver esaurito la materia prima.<br />
6) TURISMO<br />
Negli anni 1960-’70 la Val di Sole vive un periodo di notevole riscatto sociale<br />
ed economico: già la fabbrica di laterizi (ILAP) sorta a Piano e attiva<br />
dal 1954 al 1966 aveva rallentato la massiccia emigrazione del primo dopo<br />
guerra 1940-1945, nel 1958 veniva istituita l’Azienda Autonoma di Cu-<br />
18 Cfr. Articolo pubblicato il 25/5/1956 riprodotto sul Notiziario Comunale di Commezzadura<br />
n. 6 – 2000, p. 22.<br />
231
232<br />
ra e Soggiorno delleValli di Sole, Peio e Rabbi con sede a Malé per dar vita<br />
ad una politica turistica unitaria in valle. Nel 1962 nasceva la Comunità<br />
di Valle (Consorzio dei Comuni) per dare maggiore forza alle iniziative da<br />
intraprendere.<br />
Nel 1967 veniva approvato il Piano Urbanistico Provinciale (P.U.P.) – fortemente<br />
voluto dall’allora Presidente <strong>della</strong> Provincia Bruno Kessler – in cui<br />
erano individuati precisi obiettivi urbanistici ed economici e l’istituzione<br />
dei Comprensori; il C7 <strong>della</strong>Val di Sole fu istituito nel 1972. Grandi erano<br />
quindi fra la gente solandra le aspettative di sviluppo e di progresso a fronte<br />
“di problemi numerosi e complessi: l’emigrazione, la crisi dell’economia tradizionale<br />
incentrata ancora sull’attività agricola, la disoccupazione, la bassa scolarizzazione,<br />
l’isolamento e l’assenza di adeguati servizi sociali, sanitari e culturali sul territorio<br />
“ 19 .<br />
Per la Val di Sole la priorità del P.U.P. era costituita dallo sviluppo del turismo<br />
invernale e la realizzazione di strutture a supporto dello stesso turismo.<br />
Oltre alla stazione turistica già affermata delTonale, stava crescendo Folgarida<br />
(il primo impianto di risalita nel 1965), era in fase di progettazione Marilleva.<br />
Inverno 1976/1977 – Mastellina sotto la neve<br />
19 Cfr. Salvatore fe r r a r i – “La Val di Sole dal 1967 al 1977” – Notiziario C.S. per la Val<br />
di Sole “LaVal” – 2007, n. 1 – pp. 18-21.
Nel 1967 veniva fondato il Centro Studi per la Val di Sole e contemporaneamente<br />
il Coro Sasso Rosso.<br />
A partire dal 1970 a Commezzadura veniva realizzato il villaggio turistico di<br />
Costa Rotian con villette a schiera di mattoni pieni a faccia a vista in località<br />
“Sort” di Almazzago nei pressi del quarto tornante <strong>della</strong> S.S. 239 che porta<br />
a Madonna di Campiglio. Nello stesso anno, constatata la necessità di incrementare<br />
il turismo invernale nel fondovalle, l’Azienda Autonoma di Cura<br />
e Soggiorno, unitamente all’Amministrazione Comunale e agli albergatori<br />
locali, realizzò in loc.”Trentin” di Almazzago uno skilift a servizio degli<br />
sciatori che funzionò fino al 1983 20 .Allora gli alberghi presenti sul territorio<br />
comunale erano quattro:“Grazia” ora “Hotel Sasso Rosso” – “Almazzago”-<br />
“Vittoria”- “Costa Rotian”.<br />
Avendo stipulato degli accordi per la realizzazione di piste da sci sul proprio<br />
territorio che favorivano le stazioni di Folgarida e Marilleva, Commezzadura<br />
si sentiva poco remunerata per il servizio dato, cercava quindi nuove<br />
vie per ottenere uno sviluppo adeguato sul proprio territorio: nasceva così<br />
la S.p.A.“Stuaccia” dove l’Amministrazione comunale metteva a disposizione<br />
il pascolo e la Malga Bassa di Piano a 1.400 m. s.l.m., zona interessata all’attraversamento<br />
<strong>della</strong> prevista strada Folgarida-Fazzon che avrebbe dovuto<br />
collegare le nascenti stazioni turistiche in quota.<br />
Nella citata società il Comune disponeva del 50% delle azioni per la proprietà<br />
del terreno, mentre i tecnici arch. Sergio Giovanazzi ed ing. Luciano<br />
Perini disponevano del rimanente 50% per l’ideazione e la progettazione<br />
delle infrastrutture e degli insediamenti: il capitale sociale veniva fissato<br />
ad un milione di lire 21 .<br />
Nel 1974 la Malga Alta di Piano denominata “Panciana” veniva trasformata<br />
in bar- ristorante a servizio degli sciatori nei mesi invernali.<br />
Con il cambio dell’amministrazione comunale, avvenuto nel novembre<br />
1974, la S.p.A.“Stuaccia” veniva sciolta.<br />
In questi anni molti solandri trovavano lavoro alla “Lancia” di Bolzano o<br />
nelle aziende <strong>della</strong> Piana Rotaliana.<br />
Nasceva così la grande contestazione degli insediamenti turistici in quota,<br />
in quanto non offrivano comunque la piena occupazione locale tanto auspicata.<br />
Nel 1977 gli amministratori comprensoriali promossero ed organizzarono<br />
20 Cfr.Archivio Comunale di Commezzadura – delibera n. 6 del 21.01.1970.<br />
21 Cfr. Ibidem – Delibera n. 6 del 21.01.1970.<br />
233
234<br />
un referendum sul futuro turistico in alta quota: il 34,6% dei solandri che<br />
partecipò al voto, in larga maggioranza si schierò contro la costruzione di<br />
“nuove Marilleve” 22 .<br />
Lo sviluppo turistico doveva quindi trovare una modalità diversa, attraverso un<br />
collegamento con il fondovalle e la creazione di una mentalità imprenditoriale<br />
locale che ponesse fine alla svendita del nostro territorio.Tuttavia è necessario<br />
precisare che anche Commezzadura ha beneficiato dell’indotto economico<br />
procurato dallo sviluppo turistico inValle: è confermato dalla presenza e<br />
crescita di numerose aziende artigianali, alcune di esse beneficiando anche <strong>della</strong><br />
specializzazione maturata all’estero (Francia, Svizzera,…) di alcuni imprenditori<br />
ritornati al luogo di origine per continuare la professione appresa.<br />
Nel 1987 a Commezzadura le aziende artigianali erano 39 con 101 addetti,<br />
oggi le aziende artigianali sono aumentate notevolmente e sono costituite<br />
da muratori, carpentieri del legno e del ferro, falegnami, termo-idraulici,<br />
elettricisti, imbianchini.<br />
Anche gli alberghi hanno rinnovato le loro strutture per adeguarle alle sempre<br />
crescenti esigenze degli ospiti; ai quattro alberghi precedentemente citati<br />
si sono aggiunti l’Hotel Tevini, l’Hotel “La Noria”, l’Hotel Genzianella, il<br />
Garnì Mountain Resort e sono in fase di ultimazione il Benny Bio Hotel, il<br />
Garnì “Il Giglio” e la Residenza Turistico-Alberghiera “La Moretina”.<br />
Anche il settore extralbeghiero ha avuto un grande sviluppo attraverso la<br />
realizzazione di numerosi appartamenti e seconde case.<br />
Dopo numerosi anni di impegno delle varie amministrazioni comunali che<br />
si sono succedute per favorire la realizzazione di un impianto di collegamento<br />
diretto con l’area sciabile del carosello di Folgarida-Marilleva-Madonna<br />
di Campiglio, oggi si può finalmente affermare di aver ottenuto quanto auspicato.<br />
È infatti stata realizzata dalla Società Funivie Folgarida-Marilleva<br />
Spa ed è entrata in funzione il 23 dicembre 2007 una telecabina ad 8 posti<br />
con partenza da Daolasa ed arrivo in zona Bassetta del Monte Vigo a quota<br />
2030 m. s.l.m, con una fermata intermedia presso il Malghetto di Mastellina<br />
a quota 1350 m. s.l.m. 23 dove sarà ristrutturato radicalmente ed ampliato<br />
lo stesso fabbricato per ricavarne un bar-ristorante a servizio degli sciatori<br />
annesso alla pista da sci.<br />
Nella zona di partenza <strong>della</strong> telecabina,presso la StazioneTelecabina Daolasa,<br />
è in fase di realizzazione un’area multifunzionale con la stazione <strong>della</strong> Ferro-<br />
22 Cfr. sopra nota n. 19, p. 20.<br />
23 Cfr. Concessione Edilizia Comune di Commezzadura n. 87 del 30.12.2005.
1962, Lavoratori di Commezzedura in Svizzera<br />
235
236<br />
via Trentino Trasporti che costituisce il primo esempio di intermodalità fune-rotaia,<br />
con annessa piazza e relativi parcheggi, attività commerciali e di<br />
ristorazione connesse allo sci. Nelle vicinanze di tale zona sorgerà la nuova<br />
struttura a servizio dei Campionati Mondiali di Mountain Bike del 2008 e<br />
dello sci di fondo.<br />
Il Comitato Turistico<br />
L’incremento del movimento turistico derivante dalla realizzazione di alberghi<br />
e soprattutto di appartamenti aveva indotto, con delibera n. 94 del<br />
30.10.1985, l’Amministrazione comunale e l’Azienda Autonoma di Cura e<br />
Soggiorno ad istituire uno strumento operativo “un’integrazione degli strumenti<br />
operativi del Comune e dell’Azienda, come associazione di persone in rappresentanza<br />
fiduciaria di Enti, Associazioni e Categorie, organicamente costituite, che<br />
operano o sono direttamente o volontariamente interessate nello sviluppo del settore<br />
turistico”<br />
Inizialmente il ComitatoTuristico era composto da: il Sindaco o un Assessore<br />
suo delegato, due Consiglieri Comunali (di cui uno proposto dal Gruppo<br />
di Minoranza) ed un rappresentante <strong>della</strong> categoria degli albergatori, un<br />
rappresentante delle categorie degli artigiani, commercianti e pubblici esercenti,<br />
due rappresentati delle Società Sportive, un rappresentante del Grup-<br />
Nuovo impianto di arroccamento “Telecabina Daolasa Val Mastellina” con vista su Mestriago
po A.N.A, uno del Corpo deiVigili del Fuoco, un rappresentante del Consiglio<br />
di Interclasse <strong>della</strong> Scuola Elementare. Ogni membro doveva essere nominato,<br />
in apposita adunanza, dal Presidente dell’Azienda Autonoma, su designazione<br />
dei rispettivi Enti,Associazioni, Categorie e Società Sportive.<br />
Fra i principali compiti assegnati a questo nuovo organismo c’è la “promozione<br />
di iniziative turistiche e culturali che sono peculiari delle tradizioni locali”, “coordinare<br />
l’attività turistica all’interno del Comune realizzando manifestazioni in collaborazione<br />
con le categorie interessate al turismo e con la <strong>popolazione</strong>”, “determinare<br />
la quota di recupero annuale fra gli operatori turistici”.<br />
Il finanziamento del Comitato è sostenuto da contributi ordinari e straordinari<br />
stanziati dall’Amministrazione Comunale di Commezzadura, dall’Azienda<br />
di Cura e Soggiorno delle Valli di Sole, Peio e Rabbi, dalla quota<br />
di contributo degli operatori turistici ed economici e da ogni altra entrata<br />
proveniente da altri Enti o privati. Il primo Presidente, nonché promotore<br />
<strong>della</strong> fondazione fu il Consigliere Comunale Paolo Podetti, al quale succedette<br />
a metà legislatura Augusto Flessati.<br />
Successivamente, dal 1990 al 2000, per ben dieci anni Bruno Suelotto ha<br />
guidato questo organismo,anche lui nominato come rappresentate dell’Amministrazione<br />
Comunale.A partire dall’anno 2000 la guida del Comitato è<br />
stata assegnata a Cristina Podetti fino al termine <strong>della</strong> legislatura nel 2005,<br />
rinominata anche nel maggio del 2005 ed è tutt’ora in carica.<br />
Nel corso degli anni l’operato del Comitato ha cercato di adeguarsi alle svariate<br />
istanze che il mercato turistico ha evidenziato, cercando di rispondere<br />
alle nuove esigenze dettate da una sempre più pressante necessità di migliorare<br />
la qualità e la quantità dei servizi offerti per essere competitivi con<br />
un mercato nel quale la concorrenza e le esigenze degli ospiti sono notevolmente<br />
aumentate nel corso degli anni.<br />
L’istituzione del Comitato ha dato vita al locale Ufficio Informazioni 24 che,<br />
attraverso l’apertura stagionale, offre informazioni turistiche sulle varie attrattive<br />
presenti in valle, nonché sulle manifestazioni, mostre, musei ecc.<br />
Durante la stagione estiva ed invernale, il Comitato coordina e programma<br />
una serie di eventi e manifestazioni organizzate in forma diretta o dalle diverse<br />
associazioni che operano sul territorio.<br />
Partecipa inoltre, attraverso la collaborazione con l’ Azienda per il Turismo<br />
<strong>della</strong>Val di Sole e con le altre realtà associative nel settore turistico, all’individuazione<br />
degli indirizzi ed obiettivi nel campo turistico <strong>della</strong> valle.<br />
24 Cfr. Delibera del Consiglio Comunale n. 50 del 24.07.85.<br />
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