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Novembre 2010 - Affari di Gola

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L’APPUNTAMENTO<br />

<strong>di</strong> Roberta Martinelli<br />

Mei: “Il peccato<br />

più grave in cucina?<br />

Mangiare da soli”<br />

Il talent scout della gastronomia italiana spiega<br />

la sua fi losofi a, un perfetto equilibrio tra immaginazione,<br />

conoscenza, gusto, costruzione del piatto ed esperienza.<br />

“Anche dai miei allievi - ammette - ho imparato tanto”.<br />

E poi confessa: “Io con<strong>di</strong>vido sempre il cibo.<br />

In compagnia è più buono”<br />

CONVIVIUM<br />

DI STELLE<br />

Il 13 <strong>di</strong>cembre<br />

pranzo<br />

e lezione<br />

al Four Seasons<br />

Un pranzo e al tempo stesso<br />

una lezione dallo chef Sergio<br />

Mei. L’Accademia del Gusto,<br />

nell’ambito della rassegna<br />

“Convivium <strong>di</strong> stelle”, il 13 <strong>di</strong>cembre<br />

organizza “un <strong>di</strong>etro le<br />

quinte”, una mattina <strong>di</strong> cotture<br />

e consistenze, stimoli e racconti<br />

all’interno della cucina del<br />

Four Seasons Hotel <strong>di</strong> Milano.<br />

Un corso per “ascoltare” e al<br />

contempo un corso da “degustare”<br />

con un pranzo che racconterà<br />

la filosofia dello chef<br />

sardo. Si parte dall’Accademia<br />

a Osio Sotto alle ore 10.30. La<br />

giornata è aperta a cuochi e operatori<br />

della ristorazione.<br />

Per informazioni e prenotazioni:<br />

Ascom Formazione tel. 035<br />

4120180/183 o 035 4185706 -<br />

www.ascomformazione.it.<br />

10 <strong>Affari</strong> <strong>di</strong> <strong>Gola</strong> novembre <strong>2010</strong><br />

È<br />

<strong>di</strong>ffi cile trovare un personaggio<br />

nella cucina italiana<br />

a cui tanti chef devono così<br />

tanto, a parte Gualtiero Marchesi<br />

(che però dalla sua ha anche l’età).<br />

Sergio Mei, executive chef del<br />

Four Seasons Hotel Milano è uno<br />

dei maestri della cucina italiana,<br />

un “talent scout” della gastronomia<br />

che ha fatto scuola ai nuovi<br />

protagonisti della ristorazione.<br />

Portavoce della cucina Italiana<br />

nel mondo, ha lavorato a Parigi,<br />

Istanbul, Nuova Delhi, Tokyo, New<br />

York, San Francisco e collezionato<br />

riconoscimenti (tra gli altri come<br />

“Cuoco dell’Anno” nel 1998 e “Medaglia<br />

d’oro” alla Culinary World<br />

Cup). La sua bravura ai fornelli è<br />

tale che persino la francese Ecole<br />

Lenotre <strong>di</strong> Plaisir <strong>di</strong> Parigi l’ha voluto<br />

come suo docente.<br />

Trovare una defi nizione alla sua<br />

cucina non è facile. Perché se da<br />

una parte è un convinto sostenitore<br />

della tra<strong>di</strong>zione e della cucina<br />

italiana (tanto da de<strong>di</strong>cargli un libro,<br />

uscito proprio in queste settimane),<br />

dall’altro è aperto alle culture<br />

gastronomiche estere e alle<br />

idee nuove, anche dei suoi stessi<br />

allievi.<br />

Gli abbiamo chiesto <strong>di</strong> parlarci del<br />

suo concetto <strong>di</strong> cucina, scopren-<br />

do così che per lui il peccato più<br />

grande in cucina... è mangiare da<br />

soli.<br />

Come nasce un suo piatto?<br />

«Nasce dall’esigenza del mercato o<br />

da una suggestione. Non per forza<br />

si deve inventare. Si viene sempre<br />

stimolati da qualcosa. Può essere la<br />

richiesta <strong>di</strong> un cliente che ti <strong>di</strong>ce<br />

che vorrebbe assaggiare qualcosa<br />

<strong>di</strong> nuovo. In quel caso creo il piatto<br />

cercando <strong>di</strong> interpretare il suo<br />

pensiero. Oppure l’idea può venire<br />

da un prodotto. Ad esempio,<br />

vado al mercato per comprare del<br />

branzino, poi vedo un pesce vetro<br />

o un dentice imperiale, che si trovano<br />

solo in quella stagione e penso:<br />

“toh, è un po’ <strong>di</strong> tempo non lo<br />

vedevo più, come potrei cucinarlo?”<br />

Certo, quando si è con<strong>di</strong>zionati<br />

da un menù non si crea qualcosa<br />

<strong>di</strong> nuovo, al più si interpreta. Se c’è<br />

scritto risotto alla milanese il mio<br />

lavoro è quello <strong>di</strong> interpretarlo e<br />

<strong>di</strong> farlo al meglio».<br />

La creazione <strong>di</strong> un piatto è più<br />

un atto <strong>di</strong> testa o <strong>di</strong> gusto?<br />

«Prima c’è l’immaginazione. Nella<br />

memoria <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi ci<br />

sono tante cose, tanti ricor<strong>di</strong> a cui<br />

si attinge come a un archivio per<br />

costruire la ricetta. Poi ci sono il<br />

gusto, la costruzione del piatto».

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