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Indicatori precoci di malattia in una popolazione pediatrica

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PROGETTO DI RICERCA<br />

<strong>In<strong>di</strong>catori</strong> <strong>precoci</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>malattia</strong> <strong>in</strong> <strong>una</strong><br />

<strong>popolazione</strong> pe<strong>di</strong>atrica<br />

In collaborazione con la Fondazione Carispaq


E’ con grande piacere che celebriamo la pubblicazione dello stu<strong>di</strong>o “ <strong>In<strong>di</strong>catori</strong> <strong>precoci</strong> <strong>di</strong> <strong>malattia</strong> <strong>in</strong><br />

<strong>una</strong> <strong>popolazione</strong> pe<strong>di</strong>atrica” realizzato dalla Fondazione Salus – Onlus con il determ<strong>in</strong>ante sostegno<br />

della Fondazione CARISPAQ.<br />

Lo Statuto della Fondazione stessa <strong>in</strong><strong>di</strong>ca, tra i suoi scopi, quello <strong>di</strong> promuovere l’attività <strong>di</strong> ricerca<br />

scientifica, con particolare riguardo al campo della nutrizione ed al fenomeno delle patologie me<strong>di</strong>che<br />

ad esso correlate, me<strong>di</strong>ante stu<strong>di</strong> f<strong>in</strong>alizzati ad approfon<strong>di</strong>re e <strong>di</strong>ffondere la conoscenza <strong>di</strong> tali<br />

<strong>di</strong>scipl<strong>in</strong>e ai f<strong>in</strong>i del progresso scientifico, sociale e culturale.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> tali f<strong>in</strong>alità abbiamo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> proposto alla Fondazione CARISPAQ <strong>di</strong> sostenere la ricerca<br />

oggetto <strong>di</strong> questa pubblicazione, ottenendo un ascolto entusiasta ed un fattivo aiuto per la sua<br />

realizzazione. Nei paesi <strong>in</strong>dustrializzati le possibilità <strong>di</strong> sviluppare l’obesità durante l’<strong>in</strong>fanzia sono<br />

elevate, ed <strong>in</strong> vorticoso aumento. Il trattamento e la prevenzione dell’obesità, sia nei bamb<strong>in</strong>i che<br />

negli adulti, possono essere molto efficaci se si <strong>in</strong>terviene precocemente.<br />

L’identificazione dei fattori <strong>di</strong> rischio legati all’obesità e del loro ruolo nel determ<strong>in</strong>are l’eccesso<br />

ponderale è qu<strong>in</strong><strong>di</strong> necessaria ed <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> pianificare strategie <strong>di</strong> successo,<br />

considerando che dal 30 al 60% dei bamb<strong>in</strong>i obesi mantengono la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> obesità nell’età<br />

adulta.<br />

Affi<strong>di</strong>amo qu<strong>in</strong><strong>di</strong> questo nostro lavoro a quanti, operatori della Sanità, del Sociale, dell’Istruzione e<br />

delle altre attività correlate, vorranno trovare <strong>in</strong> esso un riferimento ed uno stimolo per uno sviluppo<br />

più salubre delle nostre nuove generazioni.<br />

Nicola Di Lorenzo<br />

Presidente Fondazione Salus - Onlus<br />

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1. Introduzione<br />

1.1 Obesità <strong>in</strong>fantile<br />

Nei paesi <strong>in</strong>dustrializzati le possibilità <strong>di</strong> sviluppare l’obesità durante l’<strong>in</strong>fanzia sono elevate. Facendo<br />

riferimento al 95° percentile dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea (Body Mass Index, BMI) riportato nelle<br />

curve <strong>di</strong> crescita NCHS/CDC come cut-off dell’obesità, il 10.6 + 0.7% dei bamb<strong>in</strong>i dai 6 ai 17 anni erano<br />

obesi negli Stati Uniti tra il 1988 e il 1994, come rilevato nell’ambito del National Health and Nutrition<br />

Exam<strong>in</strong>ation Surveys III (NHANES III). I maschi sono tendenzialmente più obesi delle femm<strong>in</strong>e. I trend<br />

dell’obesità mostrano un cont<strong>in</strong>uo, progressivo <strong>in</strong>cremento sia nei bamb<strong>in</strong>i che negli adolescenti<br />

(Figura 1). Simili trend sono stati osservati anche <strong>in</strong> Europa.<br />

Figura 1. Prevalenza della preobesità aggiustata per età <strong>in</strong> uno stu<strong>di</strong>o nazionale condotto negli USA.<br />

Come cut-off è stato usato il 95° percentile dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea. L’età del campione è<br />

compresa tra 6 e 17 anni. In grigio vengono <strong>in</strong><strong>di</strong>cate le femm<strong>in</strong>e, <strong>in</strong> bianco i maschi. Mo<strong>di</strong>ficato da<br />

Troiano et al (1995).<br />

La considerazione che 1 bamb<strong>in</strong>o su 10 è obeso è motivo <strong>di</strong> preoccupazione, non solo a causa della<br />

vastità del fenomeno, ma specialmente a causa dell’impatto che l’obesità ha sulla salute: basti pensare<br />

al rischio <strong>di</strong> persistenza dell’obesità tra gli adulti, alla morbilità associata all’obesità essendo già<br />

presente nei bamb<strong>in</strong>i, all’effetto <strong>in</strong><strong>di</strong>pendente dell’obesità <strong>in</strong>fantile sulla mortalità degli adulti e le<br />

3


complicazioni psicosociali. È un dato impressionante che dal 30 al 60% dei bamb<strong>in</strong>i obesi mantengano<br />

la loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> obesità nell’età adulta. I figli <strong>di</strong> genitori obesi corrono il più alto rischio <strong>di</strong><br />

mantenere l’eccesso <strong>di</strong> a<strong>di</strong>posità durante la vita adulta (Tabella 1).<br />

I bamb<strong>in</strong>i obesi possono andare <strong>in</strong>contro a complicazioni metaboliche (<strong>in</strong>tolleranza al glucosio, <strong>di</strong>abete<br />

<strong>di</strong> tipo II, ipertensione e <strong>di</strong>slipidemia) così come a problemi ortope<strong>di</strong>ci, dermatologici e g<strong>in</strong>ecologici.<br />

Queste complicazioni legate all’obesità possono migliorare significativamente oppure scomparire<br />

completamente con la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> massa grassa. L’obesità <strong>in</strong>fantile è stata associata con la morbilità e la<br />

mortalità <strong>in</strong> età adulta <strong>in</strong><strong>di</strong>pendentemente da quello che sarà il peso del soggetto e dalla presenza o<br />

meno <strong>di</strong> altri fattori <strong>di</strong> rischio. Sembra, dunque, che l’esposizione ad un eccesso <strong>di</strong> a<strong>di</strong>posità durante<br />

gli anni dello sviluppo possa avere un effetto prolungato che persiste più tar<strong>di</strong> nella vita adulta e possa<br />

con<strong>di</strong>zionare <strong>in</strong> maniera significativa lo stato <strong>di</strong> salute delle persone. In f<strong>in</strong>e, l’importanza delle<br />

implicazioni sociali dell’obesità nella tarda adolescenza e nei giovani adulti supporta ulteriormente il<br />

bisogno <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>di</strong>agnosi precoce e <strong>di</strong> un trattamento dell’eccesso <strong>di</strong> a<strong>di</strong>posità durante l’<strong>in</strong>fanzia.<br />

Tabella 1 – Odds ratio per l’obesità <strong>in</strong> giovani adulti <strong>in</strong> accordo con la presenza <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> obesità nell’età<br />

evolutiva e con lo stato <strong>di</strong> obesità dei genitori, da modelli <strong>di</strong> regressione multivariata<br />

Età (anni) Soggetti obesi <strong>in</strong> età pe<strong>di</strong>atrica<br />

versus non obesi<br />

Numero <strong>di</strong> genitori obesi<br />

1 versus 0 2 versus 0<br />

1-2 1.3 3.2 13.6<br />

3-5 4.7 3.0 15.3<br />

6-9 8.8 2.6 5.0<br />

10-14 22.3 2.2 2.0<br />

15-17 17.5 2.2 5.6<br />

Mo<strong>di</strong>ficato da Whitaker et al (1997)<br />

Il trattamento e la prevenzione dell’obesità, sia nei bamb<strong>in</strong>i che negli adulti, possono essere molto<br />

efficaci se si <strong>in</strong>terviene precocemente. L’identificazione dei fattori <strong>di</strong> rischio legati all’obesità e del loro<br />

ruolo nel determ<strong>in</strong>are l’eccesso ponderale è necessaria al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> pianificare strategie <strong>di</strong> successo.<br />

4


Poiché l’obesità è <strong>una</strong> <strong>malattia</strong> multifattoriale, e la sua comparsa è il risultato <strong>di</strong> <strong>in</strong>terazioni multiple<br />

tra geni ed ambiente, sono stati <strong>in</strong>vestigati, al f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare efficaci strategie <strong>di</strong> <strong>in</strong>tervento, sia le<br />

componenti genetiche che quelle ambientali.<br />

L’obesità è caratterizzata da un eccesso del grasso corporeo. Non è stato ancora raggiunto un punto <strong>di</strong><br />

accordo <strong>in</strong>ternazionale sui cut-off dell’obesità (e/o sulla <strong>di</strong>stribuzione del grasso corporeo) sulla base<br />

dei quali sia possibile def<strong>in</strong>ire un bamb<strong>in</strong>o come obeso. Questa situazione <strong>di</strong> <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza è<br />

motivata da più ragioni. In primo luogo l’a<strong>di</strong>posità, come pure la massa magra (acqua, prote<strong>in</strong>e,<br />

carboidrati e m<strong>in</strong>erali), varia drammaticamente dalla nascita f<strong>in</strong>o all’età adulta. In particolare, la massa<br />

grassa aumenta da circa il 14% del peso corporeo alla nascita f<strong>in</strong>o a circa il 25% all’età <strong>di</strong> 6 mesi (Figura<br />

2). Dopo i sei mesi <strong>di</strong> vita, la massa grassa <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uisce progressivamente f<strong>in</strong>o all’età <strong>di</strong> 6-7 anni.<br />

Successivamente, la massa grassa relativa aumenta <strong>di</strong> nuovo f<strong>in</strong>o alla maturità, mostrando alte<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>in</strong>ter<strong>in</strong><strong>di</strong>viduali, pr<strong>in</strong>cipalmente <strong>in</strong> funzione della razza, del sesso e dello sviluppo puberale.<br />

In altri term<strong>in</strong>i, i valori <strong>di</strong> riferimento per l’obesità <strong>in</strong>fantile dovrebbero tenere <strong>in</strong> considerazione gli<br />

effetti legati alla razza, al sesso, e all’età. Questo è piuttosto <strong>di</strong>fficoltoso perché un’accurata<br />

valutazione della composizione corporea <strong>in</strong> vivo ha ancora alcune limitazioni tecniche. D’altra parte,<br />

l’analisi <strong>di</strong>retta su cadaveri <strong>di</strong> bamb<strong>in</strong>i a <strong>di</strong>fferenti età è limitata a pochi casi, cosicché i dati <strong>di</strong><br />

riferimento sono <strong>di</strong>sponibili solo per poche fasce <strong>di</strong> età. La mancanza <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> riferimento per la<br />

valutazione dell’a<strong>di</strong>posità <strong>in</strong>fantile e la relativa <strong>di</strong>fficoltà nel determ<strong>in</strong>are la massa grassa è senza<br />

dubbio uno svantaggio.<br />

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Figura 2. Variazione della massa grassa, espressa come percentuale del peso corporeo totale, dalla<br />

nascita all’età <strong>di</strong> 10 anni. Mo<strong>di</strong>ficato da Fomon et al (1982)<br />

La necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce semplice che correli con la massa grassa, sia per un uso<br />

epidemilogico che per la pratica cl<strong>in</strong>ica, ha promosso l’uso dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce <strong>di</strong> massa corporea anche per i<br />

bamb<strong>in</strong>i. Sebbene il BMI non sia <strong>una</strong> misura <strong>di</strong>retta della massa grassa, esso correla strettamente con<br />

il grasso corporeo. Inoltre il BMI è basato sulla misura del peso e della statura, che possono essere<br />

facilmente ottenuti con <strong>una</strong> buona accuratezza <strong>in</strong>ter- e <strong>in</strong>tra-operatore. Attualmente, bamb<strong>in</strong>i con un<br />

BMI più alto del 95° percentile per età e sesso (secondo i valori <strong>di</strong> riferimento <strong>in</strong> uso negli Stati Uniti) o<br />

del 97° percentile (secondo i valori <strong>di</strong> riferimento <strong>in</strong> uso <strong>in</strong> Francia) possono essere def<strong>in</strong>iti obesi.<br />

L’urgenza <strong>di</strong> trovare un punto <strong>di</strong> accordo <strong>in</strong>ternazionale ha portato all’istituzione <strong>di</strong> un International<br />

Export Committe of the International Obesity Task Force, con lo scopo <strong>di</strong> identificare valori <strong>di</strong><br />

riferimento applicabili alla <strong>popolazione</strong> <strong>in</strong> generale e <strong>di</strong> determ<strong>in</strong>are accurati cut-off per l’obesità.<br />

6


1.2 Lo sviluppo dell’obesità <strong>in</strong>fantile<br />

In un gruppo piuttosto ristretto <strong>di</strong> soggetti pe<strong>di</strong>atrici l’obesità è determ<strong>in</strong>ata <strong>di</strong>rettamente da uno<br />

specifico <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne genetico. Questi bamb<strong>in</strong>i sono affetti da fenotipi <strong>di</strong>smorfici, statura bassa e<br />

obesità. Le più comune <strong>di</strong> queste s<strong>in</strong>dromi sono quelle <strong>di</strong> Prader-Willi e Bardet-Biedl.<br />

L’obesità è uno dei s<strong>in</strong>tomi legati a queste malattie, che sono probabilmente responsabili <strong>di</strong> meno<br />

dell’1% <strong>di</strong> tutti i fenotipi obesi della <strong>popolazione</strong>. Con l’eccezione <strong>di</strong> queste s<strong>in</strong>dromi, l’obesità umana è<br />

<strong>in</strong> generale un fenomeno complesso risultante da <strong>in</strong>terazioni multiple tra geni ed ambiente.<br />

La componente genetica dell’obesità <strong>in</strong>fantile è stata confermata anche se il rapido aumento nella<br />

prevalenza <strong>di</strong> questo fenomeno non deve essere giustificato esclusivamente su base genetica. Più<br />

precisamente, i geni co<strong>in</strong>volti nell’aumento ponderale non causano <strong>di</strong>rettamente l’obesità, ma<br />

determ<strong>in</strong>ano, <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente, la pre<strong>di</strong>sposizione all’amento ponderale <strong>in</strong> soggetti esposti ad un<br />

ambiente specifico (ad alto rischio.)<br />

1.3 Geni co<strong>in</strong>volti<br />

L’obesità parentale è il più forte fattore <strong>di</strong> rischio per l’obesità <strong>in</strong>fantile. L’effetto legato<br />

all’appartenenza ad un nucleo familiare ha sia <strong>una</strong> componente genetica che <strong>una</strong> componente<br />

ambientale. La quantificazione del ruolo dei geni nel determ<strong>in</strong>are l’obesità è stata valutata nell’ambito<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su gemelli, su bamb<strong>in</strong>i adottati e su famiglie. Un’<strong>in</strong>fluenza genetica sull’evoluzione dell’obesità<br />

è suggerita da stu<strong>di</strong> su bamb<strong>in</strong>i adottati e su soggetti adulti che mostravano un BMI più simile a quello<br />

dei loro genitori biologici rispetto a quello dei genitori adottivi. Inoltre, tra i gemelli monozigoti che<br />

vengono educati separatamente, le variazioni genetiche spiegano approssimativamente il 70% della<br />

varianza dell’ere<strong>di</strong>tarietà del BMI. Ad ogni modo, l’ere<strong>di</strong>tabilità del BMI sembra essere compresa tra il<br />

25 e il 40%.<br />

Stu<strong>di</strong> l<strong>in</strong>kage hanno mostrato un’associazione tra alcuni cromosomi (specialmente 1, 2, 3, 6, 7, 10 e<br />

11) e il fenotipo “obeso”. La ricerca è ora orientata all’identificazione <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli geni associati con<br />

l’obesità. La possibile esistenza <strong>di</strong> almeno pochi alleli comuni con effetti misurabili sull’obesità ha<br />

implicazioni particolarmente importanti per la salute pubblica. Potenzialmente lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi geni<br />

può consentire l’identificazione <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui a rischio e portare all’evoluzione <strong>di</strong> nuove strategie per il<br />

trattamento dell’obesità.<br />

7


Stu<strong>di</strong> su modelli animali dell’obesità genetica hanno contribuito all’identificazione <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli geni,<br />

alcuni dei quali sono stati ritrovati anche nell’essere umano. In particolare, stu<strong>di</strong> condotti sui ro<strong>di</strong>tori<br />

hanno portato all’identificazione <strong>di</strong> mutazioni <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli geni autosomici dom<strong>in</strong>anti (yellow) e recessive<br />

(obese, fat, <strong>di</strong>abetes e tubby) associate con il fenotipo obeso. Le varie mutazioni scoperte <strong>in</strong> questi<br />

ro<strong>di</strong>tori <strong>in</strong>fluenzano la quantità <strong>di</strong> massa grassa <strong>in</strong>terrompendo, a vari livelli, la cascata biochimica che<br />

regola i meccanismi <strong>di</strong> controllo del peso corporeo.<br />

I topi ob hanno <strong>una</strong> mutazione sul cromosoma 6 del gene ob. Questo gene co<strong>di</strong>fica per la lept<strong>in</strong>a, un<br />

messaggero secreto dagli a<strong>di</strong>pociti che agisce come regolatore della massa grassa, promuovendo la<br />

spesa energetica e la riduzione dell’assunzione energetica per mezzo <strong>di</strong> uno specifico recettore<br />

ipolatamico per la lept<strong>in</strong>a (mutato nei topi Lep db e nei ratti Lep fa ). L’obesità dei topi ob è causata<br />

dall’<strong>in</strong>capacità <strong>di</strong> s<strong>in</strong>tetizzare o secernere lept<strong>in</strong>a, mentre l’obesità dei topi Lep db e dei ratti Lep fa è il<br />

risultato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fetto nel recettore specifico per la lept<strong>in</strong>a nel sistema nervoso centrale <strong>di</strong> questi<br />

animali.<br />

La carbossipeptidasi E è un enzima co<strong>in</strong>volto nella s<strong>in</strong>tesi dell’<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a e <strong>di</strong> alcuni pro-neuropepti<strong>di</strong><br />

ipotalamici (la neurtens<strong>in</strong>a e l’ormone concentrante la melan<strong>in</strong>a) ed è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>ibire l’assunzione<br />

<strong>di</strong> cibo. Una mutazione (mutazione fat) nel gene che co<strong>di</strong>fica per la carbossipeptidasi E altera<br />

l’attivazione <strong>di</strong> questi ormoni, promuovendo l’obesità.<br />

Un altro <strong>di</strong>fetto a livello <strong>di</strong> s<strong>in</strong>golo gene che causa l’obesità nel topo è <strong>una</strong> mutazione (mutazione tub)<br />

nel gene fosfo<strong>di</strong>esterasi-like. Il prodotto <strong>di</strong> questo gene è ampiamente espresso nell’ipotalamo. Un<br />

<strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> questo prodotto può teoricamente promuovere l’apoptosi <strong>in</strong> cellule specifiche<br />

dell’ipotalamo ventrome<strong>di</strong>ale.<br />

Le mutazioni a carico del gene Agouti (A y , A vy , A sy , A iy ) causano l’overespressione del gene Agouti e del<br />

suo prodotto, la prote<strong>in</strong>a segnalante Agouti (ASP, Agouti signall<strong>in</strong>g prote<strong>in</strong>). L’espressione centrale <strong>di</strong><br />

ASP nei topi gialli compete con il ligando normale per il recettore della melanocort<strong>in</strong>a-4. Questa<br />

competizione <strong>di</strong>strugge il sistema che normalmente esercita un’<strong>in</strong>ibizione del desiderio <strong>di</strong> mangiare,<br />

promuovendo <strong>in</strong> questo modo l’iperfagia <strong>in</strong> questi topi.<br />

Un altro prodotto genico che promuove la regolazione dello stimolo ad alimentarsi è stato<br />

recentemente scoperto nei topi; si tratta del peptide CART (Coca<strong>in</strong>e and Amphetam<strong>in</strong>e-Regulated<br />

Transcript peptide). CART è un’altra molecola co<strong>in</strong>volta nell’<strong>in</strong>tegrare il sistema ipotalamico che regola<br />

la fame e la sazietà. CART è regolato dalla lept<strong>in</strong>a e <strong>in</strong>teragisce con il neuropeptide Y (NPY) e con altri<br />

8


egolatori ipotalamici del comportamento alimentare che segnalano la sazietà a livello ipotalamico.<br />

CART è un potente peptide anoressizzante che, se <strong>in</strong>iettato per via <strong>in</strong>tracerebroventricolare, <strong>in</strong>ibisce<br />

sia l’alimentazione normale che quella <strong>in</strong>dotta dalla fame, e blocca completamente la risposta<br />

alimentare <strong>in</strong>dotta da <strong>in</strong>iezione <strong>di</strong> NPY nei topi.<br />

Alcuni loci genetici che controllano il grasso corporeo, il metabolismo lipoproteico e i livelli <strong>di</strong> <strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a<br />

sono stati <strong>in</strong><strong>di</strong>viduati attraverso modelli animali multifattoriali. Questi dati identificano, <strong>in</strong>oltre, le<br />

regioni can<strong>di</strong>date e i geni can<strong>di</strong>tati per lo stu<strong>di</strong>o dell’obesità e del <strong>di</strong>abete nell’essere umano.<br />

Una mutazione del gene ob, che co<strong>di</strong>fica per la lept<strong>in</strong>a, fu scoperta per prima <strong>in</strong> due bamb<strong>in</strong>i<br />

fortemente obesi. La mutazione aveva causato <strong>una</strong> severa carenza <strong>di</strong> lept<strong>in</strong>a, associata a sua volta ad<br />

iperfagia e ad un considerevole aumento del peso e del grasso corporeo. Questi s<strong>in</strong>tomi sono evoluti<br />

verso un miglioramento a seguito <strong>di</strong> un trattamento con lept<strong>in</strong>a umana metionil-ricomb<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> <strong>una</strong><br />

bamb<strong>in</strong>a <strong>di</strong> 9 anni con un’obesità grave causata da deficienza congenita <strong>di</strong> lept<strong>in</strong>a. Il trattamento<br />

<strong>in</strong>duce normofagia, che si traduce a sua volta <strong>in</strong> <strong>una</strong> significativa per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso. Un’altra mutazione<br />

responsabile della carenza <strong>di</strong> recettori specifici per la lept<strong>in</strong>a è stata scoperta recentemente. Obesità<br />

ed iperfagia erano associati <strong>in</strong> questo caso a livelli elevati <strong>di</strong> lept<strong>in</strong>a <strong>in</strong> circolo <strong>in</strong> due sorelle affette da<br />

carenza <strong>di</strong> recettori per la lept<strong>in</strong>a.<br />

Il pro-ormone convertasi I (PCI) è un’endoproteasi che attiva le pro-prote<strong>in</strong>e tramite clivaggio delle<br />

loro metà carbossiterm<strong>in</strong>ali. È responsabile dell’attivazione del processamento della pro-<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a. Le<br />

mutazioni del gene PCI promuovono <strong>una</strong> s<strong>in</strong>drome autosomica recessiva, <strong>di</strong>agnosticata per la prima<br />

volta <strong>in</strong> <strong>una</strong> donna caratterizzata da <strong>una</strong> rapida comparsa dell’obesità, amenorrea, ipoglicemia post-<br />

assorbitiva e <strong>in</strong>sonnia, con <strong>una</strong> completa assenza <strong>di</strong> <strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a e livelli estremamente elevati <strong>di</strong> pro-<br />

<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a circolante. Questa s<strong>in</strong>drome è simile al fenotipo mur<strong>in</strong>o fa/fa, che è associato con <strong>una</strong><br />

mutazione del gene per la carbossipeptidasi E (Cpe). La carbossipeptidasi E rimuove i residui basici<br />

esposti all’estremità carbossi-term<strong>in</strong>ale delle prote<strong>in</strong>e dopo clivaggio ad opera <strong>di</strong> PCI e degli enzimi<br />

correlati. Come questo <strong>di</strong>fetto possa causare l’obesità è ancora da chiarire.<br />

Il Peroxisome Proliferator-Acitivated Receptor γ2 (PPARγ2) è un membro della sottofamiglia dei<br />

recettori dell’ormone nucleare. Questi recettori giocano un ruolo pr<strong>in</strong>cipale nella regolazione della<br />

<strong>di</strong>fferenziazione da pre-a<strong>di</strong>pociti ad a<strong>di</strong>pociti. Gli ormoni come l’<strong>in</strong>sulia e i glucocorticoi<strong>di</strong>, alcune<br />

prostaglan<strong>di</strong>ne e certi farmaci (ad esempio il clofibrato) <strong>in</strong>ducono l’espressione PPARγ2. PPARγ2 <strong>di</strong>rige<br />

la <strong>di</strong>fferenziazione dei prea<strong>di</strong>pociti <strong>in</strong> a<strong>di</strong>pociti. Una mutazione con sostituzione della glutam<strong>in</strong>a con<br />

9


prol<strong>in</strong>a nella posizione 115 del PPARγ2 riduce l’<strong>in</strong>attivazione <strong>di</strong> PPARγ2, che porta ad <strong>una</strong> prote<strong>in</strong>a<br />

costitutivamente più attiva. Questo accumulo accelera la <strong>di</strong>fferenziazione degli a<strong>di</strong>pociti,<br />

promuovendo l’obesità. Per contro, <strong>una</strong> sostituzione Pro 12 Ala nel PPARγ2 era associata con <strong>una</strong><br />

ridotta attività recettoriale, un più basso BMI e <strong>una</strong> maggiore sensibilità all’<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a nei soggetti adulti.<br />

Le CCAAT Enhancer-B<strong>in</strong><strong>di</strong>ng Prote<strong>in</strong>s (C/EBP) sono fattori <strong>di</strong> trascrizione espressi negli a<strong>di</strong>pociti che<br />

sembrano aumentare l’espressione del PPAR. In particolare, C/EBPα attiva geni a<strong>di</strong>pociti-specifici che<br />

promuovono la s<strong>in</strong>tesi <strong>di</strong> <strong>una</strong> prote<strong>in</strong>a che lega gli aci<strong>di</strong> grassi <strong>in</strong>tracellulari. In f<strong>in</strong>e, nella fase precoce<br />

dell’a<strong>di</strong>pogenesi, il trascription factor A<strong>di</strong>pocyte Determ<strong>in</strong>ation and Differentiation-Dependent factor I<br />

(ADDI/SREPBI) <strong>in</strong>duce la proliferazione degli a<strong>di</strong>pociti e l’espressione del PPARγ, la s<strong>in</strong>tesi degli aci<strong>di</strong><br />

grassi e della lipoprote<strong>in</strong>lipasi.<br />

Prote<strong>in</strong>e <strong>di</strong>saccoppiate (uncopl<strong>in</strong>g) sono state implicate nell’obesità per il loro effetto sulla<br />

termogenesi e sulla spesa energetica.<br />

Un altro approccio noto come scann<strong>in</strong>g del genoma è stato usato per identificare loci quantitativi che<br />

determ<strong>in</strong>ano il fenotipo “obeso”. Questo metodo ci consente <strong>di</strong> considerare un gene can<strong>di</strong>dato dopo<br />

aver stabilito la sua prossimità al locus del tratto quantitativo identificato me<strong>di</strong>ante genome scan.<br />

Pertanto, geni che erano <strong>in</strong>izialmente non sospettati <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare il fenotipo possono essere<br />

identificati me<strong>di</strong>ante questo metodo. Ad oggi sono stati riportati trae scan del genoma per fenotipi<br />

connessi con l’obesità: nella <strong>popolazione</strong> Messicana, negli <strong>in</strong><strong>di</strong>ani Pima e nella popolaione francese.<br />

Nel primo stu<strong>di</strong>o, si è trovato che due regioni gnomiche sui cromosomi 2 e 8 correlano con i livelli <strong>di</strong><br />

lept<strong>in</strong>a e con la massa grassa. Il gene per il proormone pro-opiomelanocort<strong>in</strong>a (POMC) è collocato<br />

nella stessa regione del cromosoma 2. Il prodotto POMC è il precursore <strong>di</strong> alcuni ormoni che prendono<br />

parte all’asse ipotalamo-pituitario (l’ormone stimolante i melanociti e l’ormone adrenocorticotropo)<br />

ed è <strong>di</strong>rettamente implicato nella regolazione dell’appetito. Il cromosoma 8 porta il gene che co<strong>di</strong>fica<br />

per il recettore β-3-adrenergico (ADRB3), che gioca un ruolo nella regolazione della spesa energetica.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o sugli <strong>in</strong><strong>di</strong>ani PIMA, si è trovato che due regioni gnomiche sui cromosomi 3 (3p24.2-p22) e<br />

11 (11q21-q22) mostrano un l<strong>in</strong>kage con la massa grassa. Nello stu<strong>di</strong>o Europeo, il BMI mostra un<br />

l<strong>in</strong>kage con <strong>una</strong> regione sul cromosoma 10p e sono stati trovati altri due loci sui cromosomi 5p e 2p. In<br />

f<strong>in</strong>e, prove ulteriori per almeno due major loci <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare l’a<strong>di</strong>posità sono state<br />

recentemente riportate da Borecki et al., usando l’analisi della segregazione. Il risultato <strong>di</strong> tutti questi<br />

stu<strong>di</strong> supporta l’ipotesi che un piccolo numero <strong>di</strong> geni hanno un effetto sostanziale sull’obesità. Ad<br />

10


ogni modo, un alto numero <strong>di</strong> loci genici sono potenzialmente co<strong>in</strong>volti nello sviluppo dell’obesità.<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, è probabile che il contributo <strong>di</strong> molti <strong>di</strong> questi geni possa render conto <strong>di</strong> appena <strong>una</strong> piccola<br />

parte della varianza fenotipica<br />

Tabella 2. - S<strong>in</strong>golo geni che causano l’obesità negli animali e negli uom<strong>in</strong>i<br />

Geni Mutazione Cromosomi<br />

umani<br />

Effetti biochimici della<br />

mutazione<br />

Effetti fisiologici della<br />

mutazione<br />

Lep (Lept<strong>in</strong>a) Ob recessivo 7q31.3 Carenza <strong>di</strong> lept<strong>in</strong>a Aumento dell’assunzione <strong>di</strong><br />

alimenti e <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione<br />

della spesa energetica<br />

Lepr (Recettore per<br />

la lept<strong>in</strong>a)<br />

Cpe<br />

(Carbossipeptidasi E)<br />

Lep db<br />

Lep fa<br />

recessivo<br />

Grasso<br />

recessivo<br />

1p31 Alterazione della<br />

traduzione del segnale<br />

associata alla lept<strong>in</strong>a<br />

4q32 Carenza <strong>di</strong><br />

carbossipeptidasi E<br />

Agouti A y173<br />

20q11.2 Sovraespressione della<br />

dom<strong>in</strong>ante<br />

prote<strong>in</strong>a <strong>di</strong> segnale<br />

agouti (ASP) nel<br />

cervello<br />

Mo<strong>di</strong>ficato da Rosembaum e Leibel (1998)<br />

1.4 Ambiente<br />

Aumento dell’assunzione <strong>di</strong><br />

alimenti e <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione<br />

della spesa energetica<br />

Ridotta efficienza del<br />

processamento del<br />

proormone (<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a e<br />

neuropeptide) del<br />

trasporto <strong>in</strong>tracellulare,<br />

che porta ad iperfagia<br />

Competizione con il ligando<br />

normale per il recettore 4<br />

della melanocort<strong>in</strong>a<br />

L’utero è il primo ambiente al quale un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo è esposto. Durante la gravidanza lo stato <strong>di</strong> salute<br />

della madre, le abitu<strong>di</strong>ni alimentari e il metabolismo con<strong>di</strong>zionano la crescita fetale e <strong>in</strong>fluenzano<br />

potenzialmente lo sviluppo <strong>di</strong> meccanismi metabolici regolatori, come la <strong>di</strong>fferenziazione dei centri<br />

ipotalamici della fame e della sazietà (terzo trimestre). Le abitu<strong>di</strong>ni alimentari che, durante la<br />

gravidanza, espongono il feto ad iperglicemia (come ad esempio la sovralimentazione), sono state<br />

identificate come fattori <strong>di</strong> rischio per la comparsa dell’obesità <strong>in</strong> <strong>una</strong> fase più avanzata della vita. Gli<br />

stu<strong>di</strong> sopramenzionati ed altri ancora sono a supporto dell’ipotesi che il feto sembra essere sottoposto<br />

durante la gestazione ad <strong>una</strong> sorta <strong>di</strong> programmazione metabolica, che può con<strong>di</strong>zionare il<br />

metabolismo nell’<strong>in</strong>tero arco della vita.<br />

11


Il latte umano è il primo alimento consumato dopo la nascita. Alcuni aspetti della lattazione possono<br />

potenzialmente <strong>in</strong>fluenzare la relazione che il bamb<strong>in</strong>o sviluppa nei confronti del cibo che, a sua volta<br />

correla con il rischio <strong>di</strong> obesità. Il latte materno è, per svariate ragioni, il miglior alimento per i bamb<strong>in</strong>i<br />

durante il primo mese <strong>di</strong> vita. La composizione del latte umano si mo<strong>di</strong>fica durante l’allattamento e<br />

pers<strong>in</strong>o da <strong>una</strong> poppata all’altra nell’arco della stessa giornata. Il suo sapore risente degli alimenti che<br />

vengono consumati dalla madre, e per questa ragione cambia cont<strong>in</strong>uamente. I sapori <strong>in</strong>fluenzano<br />

l’assunzione <strong>di</strong> latte, l’accettazione <strong>di</strong> alimenti che vengono somm<strong>in</strong>istrati dopo lo svezzamento e il<br />

loro consumo. I latti <strong>in</strong> polvere non posseggono questi vantaggi. La loro composizione e il loro sapore<br />

sono costanti, e non sappiamo nulla su come essi <strong>in</strong>fluenzano il comportamento alimentare<br />

dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. Al momento attuale, sebbene sia già stato verificato che l’aumento <strong>di</strong> peso durante<br />

l’<strong>in</strong>fanzia sia più basso nei bamb<strong>in</strong>i alimentati con latte materno rispetto a quelli allevati con latte <strong>in</strong><br />

polvere, non esistono prove che la comparsa dell’obesità <strong>in</strong> fasi avanzate della vita possa <strong>di</strong>pendere<br />

dall’assunzione <strong>di</strong> latti <strong>in</strong> polvere.<br />

Pochi mesi dopo la nascita, i neonati passano da <strong>una</strong> <strong>di</strong>eta basata esclusivamente sull’assunzione <strong>di</strong><br />

latte ad <strong>una</strong> varietà <strong>di</strong> alimenti. Generalmente i neonati rifiutano i nuovi alimenti e sono necessari<br />

tentativi ripetuti per ottenere la loro accettazione. Il periodo <strong>in</strong> cui si realizza l’<strong>in</strong>troduzione <strong>di</strong> cibi<br />

soli<strong>di</strong> non correla con l’obesità. I genitori sono, <strong>in</strong>vece, responsabili della <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> alimenti e<br />

della loro accessibilità da parte dei bamb<strong>in</strong>i. Lo stile <strong>di</strong> vita familiare e le abitu<strong>di</strong>ni alimentari f<strong>in</strong>iscono<br />

<strong>in</strong>evitabilmente con l’<strong>in</strong>fluenzare le preferenze alimentari dei bamb<strong>in</strong>i, e questo può <strong>in</strong>fluire sul loro<br />

peso corporeo. Modelli <strong>di</strong> a<strong>di</strong>posità familiare possono essere spiegati, almeno <strong>in</strong> parte, me<strong>di</strong>ante la<br />

preferenza <strong>di</strong> tutti i membri <strong>di</strong> <strong>una</strong> famiglia per determ<strong>in</strong>ati alimenti a maggiore densità energetica.<br />

Un altro fattore ambientale <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare le preferenze alimentari delle famiglie e dei<br />

bamb<strong>in</strong>i è l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> guardare la televisione. La televisione non fa altro che promuovere<br />

l’assunzione <strong>di</strong> cibo me<strong>di</strong>ante gli spot pubblicitari e <strong>in</strong>duce un comportamento sedentario nei bamb<strong>in</strong>i.<br />

Non ci sorprende dunque che l’obesità aumenta proporzionalmente con l’aumentare del tempo speso<br />

ogni giorno davanti al televisore.<br />

Il clima, le stagioni e l’area geografica <strong>di</strong> appartenenza possono anch’essi <strong>in</strong>fluenzare la prevalenza<br />

dell’obesità. La massa grassa fluttua <strong>in</strong> maniera fisiologica da <strong>una</strong> stagione all’altra. Nel Nord e<br />

nell’Ovest d’Europa, la prevalenza dell’obesità tende ad essere <strong>in</strong>feriore rispetto all’Est e alle regioni a<br />

12


Sud del cont<strong>in</strong>ente. Il clima assieme a fattori etnici, socio-economici e culturali può contribuire a<br />

spigare questo fenomeno.<br />

Alcuni stu<strong>di</strong> hanno <strong>in</strong>dagato sulla relazione che <strong>in</strong>tercorre tra l’obesità <strong>in</strong>fantile e lo stato socio-<br />

economico delle famiglie, arrivando ad ottenere dati contrastanti. Lo stato socio-economico è un<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>ce cumulativo che comb<strong>in</strong>a alcuni parametri come lo stipen<strong>di</strong>o, l’educazione e l’occupazione della<br />

famiglia. Ciascuno <strong>di</strong> questi parametri può avere <strong>di</strong>fferenti e talvolta opposti effetti sull’assunzione <strong>di</strong><br />

cibo e sull’attività fisica, ciò che contribuisce a confondere la relazione tra lo stato socio-economico e<br />

l’obesità. Tenendo presenti queste considerazioni, esistono prove dell’esistenza <strong>di</strong> <strong>una</strong> relazione<br />

<strong>in</strong>versa tra il livello socio-economico della famiglia e lo stato <strong>di</strong> preobesità dei genitori, specialmente<br />

della madre, nei paesi <strong>in</strong> via <strong>di</strong> sviluppo.<br />

Sono stati suggeriti altri fattori sociali <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> aumentare le possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire obesi. Senza<br />

riferimento al sesso, si è <strong>di</strong>mostrato che il background sociale e il BMI nell’<strong>in</strong>fanzia sono dei buoni<br />

pre<strong>di</strong>ttori <strong>di</strong> obesità nell’età adulta. La cultura occidentale ha idealizzato la magrezza delle donne<br />

come simbolo <strong>di</strong> successo e <strong>di</strong> bellezza, opponendola all’obesità che rappresenta <strong>in</strong>vece mancanza <strong>di</strong><br />

forza <strong>di</strong> volontà e auto-<strong>in</strong>dulgenza. È per questa ragione che le adolescenti sono più <strong>in</strong>teressate alla<br />

loro immag<strong>in</strong>e corporea e cercano <strong>in</strong> vario modo <strong>di</strong> perdere il peso, sviluppando talvolta <strong>di</strong>sturbi del<br />

comportamento alimentare.<br />

Il comportamento sedentario è un altro fattore che contribuisce allo sviluppo dell’obesità. Il tempo<br />

speso a guardare la televisione riduce la possibilità <strong>di</strong> trascorrere del tempo all’aperto e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> riduce<br />

<strong>in</strong>evitabilmente l’opportunità <strong>di</strong> svolgere attività fisica. Il tempo de<strong>di</strong>cato all’attività fisica da parte dei<br />

genitori è associato con quello dei loro figli. Per questa ragione, i bamb<strong>in</strong>i i cui genitori sono <strong>in</strong>attivi<br />

hanno più possibilità <strong>di</strong> essere a loro volta <strong>in</strong>attivi.<br />

1.5 Assunzione energetica e <strong>di</strong> nutrienti<br />

I fattori genetici ed ambientali che causano l’obesità promuovono automaticamente un bilancio<br />

energetico positivo prolungato nel tempo, cioè a <strong>di</strong>re un’assunzione energetica più alta rispetto<br />

all’energia spesa. Sembra che i bamb<strong>in</strong>i posseggano un efficiente meccanismo <strong>di</strong> auto-regolazione<br />

dell’assunzione <strong>di</strong> cibo che tende a stabilizzare la quota <strong>di</strong> energia <strong>in</strong>trodotta con la <strong>di</strong>eta: l’assunzione<br />

energetica totale giornaliera <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong> età prepuberale, che per 6 giorni hanno avuto<br />

13


libero accesso agli alimenti che più gra<strong>di</strong>vano, è rimasta relativamente costante a <strong>di</strong>spetto della ampia<br />

<strong>di</strong>fferenza tra l’assunzione energetica <strong>di</strong> ogni s<strong>in</strong>golo pasto. In almeno il 10% dei bamb<strong>in</strong>i negli USA<br />

questo meccanismo <strong>di</strong> autoregolazione non funziona <strong>in</strong> maniera adeguata. Un bilancio energetico<br />

positivo <strong>di</strong> appena il 2% superiore rispetto al fabbisogno reale può portare <strong>in</strong> un bamb<strong>in</strong>o <strong>di</strong> 4 anni ad<br />

un significativo aumento del grasso corporeo (più del 30% <strong>di</strong> massa grassa) <strong>in</strong> 1 anno.<br />

Per quanto riguarda poi la composizione della <strong>di</strong>eta è da sottol<strong>in</strong>eare che <strong>una</strong> <strong>di</strong>eta ad alto contenuto<br />

<strong>in</strong> grassi è fortemente associata con l’obesità <strong>in</strong>fantile. L’<strong>in</strong>gestione <strong>di</strong> cibi ad alto contenuto <strong>in</strong> grassi<br />

promuove un maggiore consumo <strong>di</strong> alimenti <strong>in</strong> ragione della loro palatabiltà. Inoltre la sensazione <strong>di</strong><br />

sazietà è m<strong>in</strong>ore <strong>di</strong> quella che deriva dal consumare pasti proteici o ad alto contenuto <strong>di</strong> carboidrati.<br />

Inf<strong>in</strong>e, la termogenesi <strong>di</strong>eto-<strong>in</strong>dotta è più bassa dopo aver <strong>in</strong>gerito grassi che dopo l’assunzione <strong>di</strong><br />

carboidrati o <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e (3%, dal 5 all’8% e dal 30 al 40% del contenuto energetico del pasto <strong>in</strong>gerito<br />

rispettivamente).<br />

2. F<strong>in</strong>alità e <strong>di</strong>segno dello stu<strong>di</strong>o<br />

Questo stu<strong>di</strong>o si propone <strong>di</strong> <strong>in</strong>dagare <strong>una</strong> <strong>popolazione</strong> pe<strong>di</strong>atrica <strong>di</strong> età compresa tra i 6 e i 14 anni <strong>di</strong><br />

età. Il campione da esam<strong>in</strong>are verrà selezionato sulla base della familiarità per obesità e per altre<br />

patologie che correlano con l’obesità (come ipertensione, <strong>di</strong>slipidemie, <strong>di</strong>abete). La numerosità del<br />

campione sarà tale da essere significativa ai f<strong>in</strong>i dell’elaborazione statistica dei dati raccolti; si<br />

provvederà a selezionare 20 soggetti <strong>di</strong> sesso maschile e 20 soggetti <strong>di</strong> sesso femm<strong>in</strong>ile per ogni fascia<br />

<strong>di</strong> età (dai 6 ai 7 anni, dai 7 agli 8 anni, e così via). Il campione def<strong>in</strong>itivo sarà composto pertanto da<br />

320 soggetti.<br />

Ciascun bamb<strong>in</strong>o verrà sottoposto, previo consenso <strong>in</strong>formato rilasciato dai genitori (ve<strong>di</strong> Allegato n.<br />

3), alle seguenti misurazioni:<br />

• Valutazione della composizione corporea e dello stato nutrizionale tramite:<br />

• DXA, Dual X-ray Absorptiometry<br />

• Bioimpedenza<br />

• Antropoplicometria (peso, statura, circonferenze, altezze segmentarie, pliche) (ve<strong>di</strong> Allegato n. 2)<br />

14


• Anamnesi (familiare, fisiologica, patologica prossima e remota) (ve<strong>di</strong> Allegato n. 2)<br />

• Storia <strong>di</strong>etetica (Ve<strong>di</strong> Allegato n. 1)<br />

• Esame obiettivo (obiettività car<strong>di</strong>ovascolare, polmonare, addom<strong>in</strong>ale, apparato locomotore)<br />

• Misurazione della pressione arteriosa<br />

• Misurazione della frequenza car<strong>di</strong>aca<br />

• Misura del metabolismo basale (RER, Rest<strong>in</strong>g Energy Expen<strong>di</strong>ture) tramite calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta<br />

• Storia <strong>di</strong>etetica<br />

• Indag<strong>in</strong>e dei polimorfismi che correlano con l’obesità<br />

F<strong>in</strong>e ultimo del progetto è quello <strong>di</strong> valutare lo stato nutrizionale <strong>di</strong> un campione pe<strong>di</strong>atrico che sia<br />

rappresentativo dell’<strong>in</strong>tera <strong>popolazione</strong> abruzzese. Su questa base sarà possibile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>catori <strong>precoci</strong> del rischio <strong>di</strong> sviluppare l’obesità <strong>in</strong> <strong>una</strong> fase più avanzata della crescita e nell’età<br />

adulta. Questi <strong>in</strong><strong>di</strong>catori potranno essere usati a scopo preventivo. Sulla base dei dati raccolti sarà<br />

possibile proporre un modello per l’ottimizzazione degli <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> prevenzione primaria e<br />

secondaria nell’<strong>in</strong>fanzia, e realizzare protocolli <strong>di</strong> formazione-<strong>in</strong>formazione sui corretti stili <strong>di</strong> vita da<br />

proporre alle scolaresche e alle famiglie.<br />

Per uniformare le modalità dell’esame me<strong>di</strong>co e per la registrazione dei dati rilevati sarà realizzato,<br />

presso la Cattedra <strong>di</strong> Nutrizione Umana della Facoltà <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a – Facoltà <strong>di</strong> Tor Vergata, un<br />

questionario ad hoc.<br />

Le pr<strong>in</strong>cipali <strong>in</strong>formazioni da raccogliere sono qui <strong>di</strong> seguito riportate.<br />

L’anamnesi è sud<strong>di</strong>visa secondo la ripartizione classica <strong>in</strong> Familiare, Socio-Fisiologica, Patologica<br />

Remota e, nell’eventualità, Patologica Prossima.<br />

Nell’ambito dell’Anamnesi Familiare si focalizzerà l’attenzione sulla presenza nei genitori e nei fratelli<br />

o sorelle <strong>di</strong>:<br />

• patologie a carattere ere<strong>di</strong>tario<br />

15


• comportamenti a rischio per la salute <strong>in</strong> assenza o <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> patologie correlabili (ad esempio<br />

BPCO e fumo)<br />

Nell’ambito dell’Anamnesi Socio-Fisiologica bisognerà riportare <strong>in</strong>formazioni <strong>in</strong>erenti a:<br />

• parto (natura ed eventuali problematiche <strong>in</strong> periodo per<strong>in</strong>atale)<br />

• sviluppo puberale (epoca del menarca, regolarità, durata, entità del flusso mestruale, presenza o<br />

meno <strong>di</strong> addom<strong>in</strong>algie)<br />

• vacc<strong>in</strong>azioni eseguite<br />

• abitu<strong>di</strong>ni alimentari<br />

• abitu<strong>di</strong>ne al fumo <strong>di</strong> sigaretta (anni <strong>di</strong> fumo e numero <strong>di</strong> sigarette fumate al giorno)<br />

regolarità dell’alvo e della m<strong>in</strong>zione<br />

Nell’ambito dell’Anamnesi Patologica si ricercheranno <strong>in</strong>formazioni su:<br />

• patologie accusate <strong>in</strong> passato (o attualmente) ed <strong>in</strong>terventi chirurgici/ricoveri ospedalieri subiti<br />

• allergie<br />

• traumi pregressi<br />

• farmaci eventualmente assunti<br />

Nell’ambito dell’Esame Obiettivo saranno valutati i pr<strong>in</strong>cipali apparati:<br />

• Car<strong>di</strong>ovascolare (auscultazione car<strong>di</strong>aca, valutazione dei polsi periferici e della pressione arteriosa)<br />

• Respiratorio (auscultazione polmonare)<br />

• Organi ipocondriaci e addome (palpazione addom<strong>in</strong>ale)<br />

• Locomotore (postura, trofismo muscolare, presenza <strong>di</strong> eventuali paramorfismi e/o eterometrie degli<br />

arti).<br />

I questionari correttamente compilati saranno <strong>in</strong>viati presso la Cattedra <strong>di</strong> Nutrizione Umana<br />

dell’Università <strong>di</strong> Tor Vergata, che co<strong>di</strong>ficherà le <strong>in</strong>formazioni raccolte e procederà all’<strong>in</strong>serimento dei<br />

dati su un supporto <strong>in</strong>formatico (SPSS). I dati raccolti verranno valutati con tecniche <strong>di</strong> analisi statistica<br />

multivariata (chi-square <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenza e t-test per <strong>di</strong>fferenze tra me<strong>di</strong>e). Qui <strong>di</strong> seguito viene<br />

elencato il materiale per la ricerca e le attrezzature da laboratorio.<br />

16


Reagenti:<br />

Ficoll-Plaque Pharmacia<br />

Kit ELISA per IL-6, IL-1b, IL-1b ra, TNF- α<br />

Kit per PCR:<br />

Taq Pol kit<br />

DNTPs<br />

Primers<br />

Agarosio polvere<br />

Tampone per elettroforesi<br />

Enzima <strong>di</strong> restrizione:<br />

NlaIII<br />

NcoI<br />

EDTA<br />

provette per raccolta prelievo<br />

Materiale:<br />

sir<strong>in</strong>ghe per prelievo<br />

provette 1.5 ml, 0.5ml<br />

piastre multipozzetto<br />

pipette pasteur<br />

pipette 5, 10 ml<br />

pipettatrici gilson<br />

puntali 10, 100, 200, 500 ml<br />

Apparecchiature:<br />

Calorimetro<br />

Impedenziometro<br />

Apparecchiatura DXA<br />

Plicometro<br />

Centrifuga<br />

Spettrofotometro<br />

Apparato per elettroforesi<br />

17


3. Descrizione delle meto<strong>di</strong>che impiegate<br />

3.1 Dispen<strong>di</strong>o energetico e tecniche <strong>di</strong> misura<br />

L’organismo umano si trova <strong>in</strong> uno scambio <strong>di</strong> calore cont<strong>in</strong>uo con l’ambiente che lo circonda. L’energia<br />

è fornita all’organismo, sotto forma <strong>di</strong> legami chimici, attraverso gli alimenti. L’energia contenuta nei<br />

macronutrienti (carboidrati, lipi<strong>di</strong>, prote<strong>in</strong>e ed alcol) viene liberata durante i processi ossidativi, che<br />

implicano un consumo cont<strong>in</strong>uo <strong>di</strong> ossigeno ed <strong>una</strong> produzione <strong>di</strong> anidride carbonica. In seguito<br />

all’ossidazione dei nutrienti, viene liberata energia (calore), che viene utilizzata per mantenere la<br />

temperatura corporea costante <strong>in</strong> un range fisiologico, per lo svolgimento <strong>di</strong> lavoro chimico (bios<strong>in</strong>tesi<br />

<strong>di</strong> composti), lavoro osmotico (gra<strong>di</strong>enti ionici) e lavoro meccanico (contrazione muscolare).<br />

Gli alimenti forniscono all’organismo l’energia necessaria per compensare la spesa energetica,<br />

me<strong>di</strong>ante la combustione dei carboidrati (1 g <strong>di</strong> carboidrati fornisce 4 kcal), dei lipi<strong>di</strong> (1 g = 9 kcal), delle<br />

prote<strong>in</strong>e (1 g = 4 kcal) e dell’alcol (1 g = 7 kcal). Mentre i carboidrati ed i lipi<strong>di</strong>, <strong>in</strong> presenza <strong>di</strong> ossigeno,<br />

vengono ossidati completamente e trasformati <strong>in</strong> acqua e anidride carbonica, le prote<strong>in</strong>e producono<br />

anche composti azotati che vengono successivamente escreti sotto forma <strong>di</strong> urea.<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, per mantenere l’omeostasi metabolico-energetica <strong>in</strong> <strong>una</strong> persona sana (bilancio energetico<br />

stabile), le calorie assunte con gli alimenti (calorie esogene) devono essere bilanciate dalla quantità<br />

totale <strong>di</strong> energia spesa: <strong>in</strong> caso contrario, il peso corporeo subirà <strong>una</strong> variazione.<br />

In <strong>di</strong>versi stati patologici e fisiologici (atleti, gravidanza, allattamento), i fabbisogni calorico-nutrizionali<br />

possono variare considerevolmente e devono perciò essere valutati su base <strong>in</strong><strong>di</strong>viduale. Ad esempio,<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>vidui ustionati oppure sottoposti ad <strong>in</strong>terventi chirurgici, vanno <strong>in</strong>contro ad uno stato<br />

ipermetabolico e catabolico ed essere qu<strong>in</strong><strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposti ad uno stato nutrizionale deficitario.<br />

Pertanto, l’obiettivo <strong>di</strong> un attento programma nutrizionale deve essere quello <strong>di</strong> bilanciare il livello <strong>di</strong><br />

stress metabolico <strong>di</strong> un soggetto, <strong>di</strong> prevenire la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e viscerali e tissutali (massa magra) e<br />

<strong>di</strong> evitare <strong>una</strong> iper- o ipo-nutrizione. Per raggiungere questo obiettivo, è essenziale condurre<br />

un’accurata valutazione dello stato nutrizionale, per determ<strong>in</strong>are sia il <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale, sia<br />

la giusta miscela <strong>di</strong> substrati da somm<strong>in</strong>istrare al soggetto.


Il miglior approccio terapeutico consiste nell’uso <strong>di</strong> tecniche per la valutazione della composizione<br />

corporea, unitamente all’ausilio <strong>di</strong> test <strong>di</strong> laboratorio e della valutazione del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico<br />

giornaliero.<br />

3.1.1 Dispen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero<br />

Il trasferimento <strong>di</strong> energia dall’organismo all’ambiente viene def<strong>in</strong>ito spesa energetica, mentre il<br />

processo <strong>in</strong>verso viene detto <strong>in</strong>troito energetico.<br />

Il <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o (o spesa) energetico totale giornaliero (TDEE, Total Daily Energy Expen<strong>di</strong>ture) può essere<br />

sud<strong>di</strong>viso <strong>in</strong> tre componenti pr<strong>in</strong>cipali.<br />

1. Il metabolismo <strong>di</strong> base (BMR, Basal Metabolic Rate, o RMR, nomico Metabolic Rate);<br />

2. La termogenesi <strong>di</strong>eto-<strong>in</strong>dotta (DIT, Diet-Induced Thermogenesis);<br />

3. La termogenesi <strong>in</strong>dotta dall’attività nomic (WIT, Work-Induced Thermogenesis).<br />

Il BMR rappresenta, per def<strong>in</strong>izione, il m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico misurabile mentre il soggetto è <strong>in</strong><br />

stato <strong>di</strong> veglia. Questa misurazione viene effettuata <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni altamente standar<strong>di</strong>zzate ed è def<strong>in</strong>ita<br />

come la spesa energetica <strong>di</strong> un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo a completo riposo fisico e psico-sensoriale mentre è <strong>di</strong>steso su<br />

un lett<strong>in</strong>o, sveglio da poco tempo (circa mezz’ora), <strong>in</strong> stato termoneutrale (22-26 °C), 12-14 ore dopo<br />

l’assunzione dell’ultimo pasto. Il soggetto, <strong>in</strong>oltre, deve aver goduto <strong>di</strong> un sonno def<strong>in</strong>ito “riposante” e<br />

non deve essere portatore <strong>di</strong> alcun genere <strong>di</strong> patologia. Il term<strong>in</strong>e basale suggerisce il concetto che<br />

l’energia spesa da un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo <strong>in</strong> queste con<strong>di</strong>zioni dovrebbe corrispondere al suo m<strong>in</strong>imo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o<br />

energetico. In realtà, durante il sonno (fase non-REM) la spesa energetica (SMR, Sleep<strong>in</strong>g Metabolic<br />

Rate) può essere <strong>in</strong>feriore al BMR <strong>di</strong> circa il 5-10%.<br />

La DIT viene def<strong>in</strong>ita come l’aumento della spesa energetica basale <strong>in</strong> risposta all’assunzione <strong>di</strong> un<br />

pasto. In un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo me<strong>di</strong>o, che abbia un’alimentazione normale, la termogenesi <strong>di</strong>eto-<strong>in</strong>dotta rende<br />

19


conto <strong>di</strong> circa il 10% del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero. Lo stu<strong>di</strong>o della termogenesi <strong>di</strong>eto-<br />

<strong>in</strong>dotta com<strong>in</strong>ciò nel secolo scorso con i lavori <strong>di</strong> Rubner che osservò un aumento del consumo<br />

d’ossigeno <strong>in</strong> cani tenuti a <strong>di</strong>giuno <strong>in</strong> seguito all’<strong>in</strong>gestione <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e, grassi e carboidrati. L’aumento<br />

nel consumo d’ossigeno era particolarmente evidente dopo assunzione <strong>di</strong> un pasto proteico: Rubner<br />

chiamò questo aumento azione <strong>di</strong>namico-specifìca degli alimenti. Dopo circa un’ora dalla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> un<br />

pasto normale, possiamo misurare il massimo <strong>in</strong>cremento della spesa energetica oltre i valori basali,<br />

che verranno nuovamente raggiunti dopo circa 4-5 ore dall’assunzione del pasto. La teoria più recente<br />

ritiene che la DIT sia composta da due componenti: <strong>una</strong> cosiddetta “obbligatoria” ed <strong>una</strong> “facoltativa”.<br />

La prima sarebbe da mettere <strong>in</strong> relazione con la spesa energetica che l’organismo deve compiere per<br />

<strong>di</strong>gerire, assorbire, trasportare e assimilare i nutrienti <strong>in</strong>geriti. La frazione facoltativa, che<br />

ammonterebbe al 30-40% della DIT totale, sarebbe dovuta alla stimolazione del sistema nervoso<br />

simpatico <strong>in</strong> seguito, soprattutto, all’<strong>in</strong>gestione <strong>di</strong> carboidrati.<br />

Tuttavia, le basi biochimiche <strong>di</strong> questa componente non sono ancora state del tutto chiarite.<br />

La WIT è la spesa energetica necessaria per compiere qualunque tipo <strong>di</strong> attività fisica. La sua entità è<br />

determ<strong>in</strong>ata dal tipo, dalla durata e dall’<strong>in</strong>tensità del lavoro eseguito. L’attività fisica può provocare un<br />

notevole aumento del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico. È comunque <strong>di</strong>fficile stimare <strong>in</strong> maniera accurata la spesa<br />

energetica dovuta all’attività fisica. In particolare, risulta <strong>di</strong>fficile misurare il grado <strong>di</strong> attività spontanea<br />

(i piccoli movimenti impercettibili), il cosiddetto “fìdgetìng”. Oltre al fabbisogno energetico basale, la<br />

Termogenesi <strong>in</strong>dotta dall’attività fisica è il fattore che <strong>in</strong>fluenza maggiormente la richiesta energetica <strong>di</strong><br />

un soggetto. Per un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo che conduce un tipo <strong>di</strong> vita sedentaria, la Termogenesi <strong>in</strong>dotta<br />

dall’attività fisica è responsabile del 20-30% del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero, ma può essere<br />

<strong>in</strong>feriore nel soggetto ospedalizzato (10-15%), o al contrario, raggiungere il 50% ed oltre (per esempio <strong>in</strong><br />

un atleta) del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero.<br />

20


Meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> misura<br />

Esistono <strong>di</strong>verse meto<strong>di</strong>che per la valutazione del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico (EE, Energy Expen<strong>di</strong>ture) <strong>di</strong> un<br />

soggetto: queste tecniche <strong>di</strong>fferiscono tra loro per le modalità <strong>di</strong> esecuzione, la precisione,<br />

l’accuratezza, la trasportabilità dell’apparecchiatura, i <strong>di</strong>sagi arrecati al paziente ed il costo. Ogn<strong>una</strong> <strong>di</strong><br />

esse presenta dei vantaggi ed alcuni svantaggi che vengono presi <strong>in</strong> rassegna qui <strong>di</strong> seguito. In l<strong>in</strong>ea<br />

generale, i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibili sono sud<strong>di</strong>visi <strong>in</strong> calorimetrici e non calorimetrici. La calorimetria è<br />

def<strong>in</strong>ita come la misura della produzione o, alternativamente, della per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> calore. Tale misura può<br />

essere ottenuta <strong>di</strong>rettamente (calorimetria <strong>di</strong>retta) od <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente (calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta)<br />

misurando la per<strong>di</strong>ta totale <strong>di</strong> calore da parte dell’organismo (Tabella 3).<br />

Calorimetria <strong>di</strong>retta<br />

Tabella 3 – Meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> valutazione del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico<br />

Calorimetria <strong>di</strong>retta<br />

Calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta<br />

Metodo fattoriale<br />

Monitoraggio della Frequenza Car<strong>di</strong>aca<br />

Metodo dell’acqua doppiamente marcata<br />

La calorimetria <strong>di</strong>retta è la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> riferimento con la quale vengono convalidate le altre tecniche <strong>di</strong><br />

misura. La calorimetria <strong>di</strong>retta si basa sul pr<strong>in</strong>cipio che tutti i processi biologici del corpo umano<br />

producono calore e che questo possa essere misurato. La calorimetria <strong>di</strong>retta viene eseguita ponendo<br />

un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo dentro <strong>una</strong> apposita camera nomicosi,<br />

isolata termicamente, così da poter valutare il<br />

calore elim<strong>in</strong>ato per ra<strong>di</strong>azione, convezione, conduzione ed evaporazione. La quantità <strong>di</strong> calore<br />

<strong>di</strong>ssipata dal soggetto viene rilevata me<strong>di</strong>ante uno scambiatore <strong>di</strong> calore raffreddato ad acqua che<br />

viene posto nella camera. Il calcolo si basa sul flusso dell’acqua <strong>di</strong> raffreddamento e sul gra<strong>di</strong>ente<br />

termico che si <strong>in</strong>staura attraverso le pareti dello scambiatore <strong>di</strong> calore.<br />

21


I vantaggi pr<strong>in</strong>cipali della calorimetria <strong>di</strong>retta sono la precisione e l’accuratezza della misura, mentre gli<br />

svantaggi sono l’alto costo della strumentazione, la mancanza <strong>di</strong> <strong>in</strong>formazioni riguardo ai s<strong>in</strong>goli<br />

substrati energetici utilizzati dal soggetto ed al consumo totale.<br />

Calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta<br />

La calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta (CI) permette <strong>di</strong> valutare il <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico calcolando, tramite la misura<br />

del consumo d’ossigeno (VO2, ml/m<strong>in</strong>) e della produzione <strong>di</strong> anidride carbonica (VCO2, ml/m<strong>in</strong>), il calore<br />

(o energia) prodotto dall’organismo nell’unità <strong>di</strong> tempo. Se assumiamo che tutto l’ossigeno consumato<br />

venga utilizzato dall’organismo per ossidare i substrati energetici e che tutta l’anidride carbonica<br />

prodotta sia elim<strong>in</strong>ata a livello polmonare, è allora possibile calcolare l’EE dell’<strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. La produzione<br />

<strong>di</strong> energia viene, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, calcolata misurando lo scambio dei gas respiratori (VO2 e VCO2) associati con<br />

l’ossidazione dei quattro pr<strong>in</strong>cipali macronutrienti: carboidrati, lipi<strong>di</strong>, prote<strong>in</strong>e ed alcol. Dal VO2 è<br />

possibile poi risalire all’EE, conoscendo l’equivalente calorico per un litro <strong>di</strong> ossigeno.<br />

Tabella 4 – I parametri della calorimetria.<br />

Quoziente Respiratorio<br />

(QR)<br />

Consumo <strong>di</strong> O2<br />

(l/g)<br />

Equiv. Calorico dell’O2<br />

(kcal/l)<br />

Lipi<strong>di</strong> Gluci<strong>di</strong> Proti<strong>di</strong> Alcol<br />

0.710 1.000 0.835 0.667<br />

2.010 0.746 0.952 1.461<br />

4.683 5.044 4.652 4.855<br />

Nella Calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta, cosiddetta “whole body”, il soggetto si trova <strong>in</strong> <strong>una</strong> camera chiusa e<br />

ventilata con un flusso costante, dalla quale vengono cont<strong>in</strong>uamente raccolti dei campioni <strong>di</strong> aria per<br />

22


analizzarne la concentrazione <strong>di</strong> ossigeno e <strong>di</strong> anidride carbonica: la <strong>di</strong>fferenza tra la concentrazione dei<br />

due gas all’<strong>in</strong>terno ed all’esterno della stanza permette <strong>di</strong> calcolare l’EE del soggetto.<br />

Un metodo alternativo <strong>di</strong> raccolta dei gas espirati prevede l’utilizzo <strong>di</strong> <strong>una</strong> maschera o un boccaglio<br />

oppure <strong>di</strong> <strong>una</strong> “canopy” che circonda la testa del soggetto. Nel primo caso, si ha la raccolta dei soli gas<br />

espirati; nel secondo, l’aria espirata viene <strong>di</strong>luita all’<strong>in</strong>terno della canopy ed aspirata da <strong>una</strong> pompa<br />

me<strong>di</strong>ante un flusso <strong>di</strong> aria costante.<br />

Il VO2 e il VCO2 vengono calcolati dalla ventilazione polmonare (VE, L/m<strong>in</strong>) del soggetto e dalle<br />

concentrazioni <strong>di</strong> O2 e <strong>di</strong> CO2 nell’aria ambiente (FiO2 e FiCO2) e nell’aria espirata (FeO2 e FeCO2):<br />

VO2= (FiO2- FeO2) * VE<br />

VCO2 = (FiCO2 – FeCO2) * VE<br />

In tutti i casi, il VO2 e il VCO2, vengono calcolati riportando i valori alle con<strong>di</strong>zioni standard dei gas (T = 0<br />

°C; P = 760 mmHg; aria secca).<br />

Rispetto alla CD, la CI ha il vantaggio <strong>di</strong> fornire <strong>una</strong> misura dell’ossidazione dei <strong>di</strong>versi substrati (gluci<strong>di</strong>,<br />

lipi<strong>di</strong>, proti<strong>di</strong> ed alcol) a partire dal calcolo del rapporto tra produzione <strong>di</strong> anidride carbonica e consumo<br />

<strong>di</strong> ossigeno (QR, Quoziente Respiratorio). Il valore <strong>di</strong> questo rapporto è <strong>di</strong>verso secondo il tipo <strong>di</strong><br />

nutriente ossidato (ve<strong>di</strong> schema precedente): dal momento però che possono essere ossidati quattro<br />

<strong>di</strong>versi substrati e vengono misurati solo due parametri (VO2 e VCO2), il calcolo richiede anche la<br />

conoscenza della quantità <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e ed eventualmente <strong>di</strong> alcol ossidati al giorno. L’ossidazione<br />

proteica viene generalmente stimata dalla misura dell’azoto ur<strong>in</strong>ario (Nu) escreto nelle 24 ore (per il<br />

90-95% sotto forma <strong>di</strong> urea): l’Nu rappresenta il catabolita term<strong>in</strong>ale dell’ossidazione proteica, sapendo<br />

che 1 g <strong>di</strong> Nu corrisponde a 6.25 g <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e, è possibile risalire alla quantità giornaliera <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e<br />

ossidate. L’ossidazione dell’alcol può essere misurata dal consumo <strong>di</strong> alcol.<br />

All’<strong>in</strong>izio <strong>di</strong> questo secolo, Atwater e Bene<strong>di</strong>ct hanno <strong>di</strong>mostrato l’equivalenza tra calorimetria <strong>di</strong>retta<br />

ed <strong>in</strong><strong>di</strong>retta.<br />

23


Calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta <strong>in</strong> telemetria<br />

La maggior parte dei calorimetri <strong>in</strong><strong>di</strong>retti attualmente <strong>in</strong> uso sono <strong>in</strong>gombranti, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> non facile<br />

trasporto, per cui questa meto<strong>di</strong>ca viene normalmente utilizzata per effettuare misurazioni durante le<br />

quali il soggetto è <strong>di</strong>steso su un lett<strong>in</strong>o o svolge un determ<strong>in</strong>ato esercizio <strong>in</strong> prossimità<br />

dell’apparecchiatura. Per misurare la VO2 e la VCO2 <strong>in</strong> soggetti che svolgono un’attività non eseguibile<br />

<strong>in</strong> laboratorio si usano particolari sacchi <strong>di</strong> materiale plastico (sacchi <strong>di</strong> Douglas) <strong>in</strong> cui viene raccolta<br />

l’aria espirata dal soggetto, che viene successivamente analizzata <strong>in</strong> laboratorio. Dato il loro <strong>in</strong>gombro,<br />

tuttavia, i sacchi <strong>di</strong> Douglas presentano problemi <strong>di</strong> non facile soluzione quando vengono utilizzati “sul<br />

campo”. La tecnologia oggi <strong>di</strong>sponibile ha permesso la progettazione e l’utilizzazione <strong>di</strong><br />

apparecchiature sempre più m<strong>in</strong>iaturizzate che rappresentano l’ovvia risposta ai problemi pratici<br />

suddetti: è stato così sviluppato un sistema <strong>di</strong> rilevazione della VO2 e della VCO2 <strong>in</strong> telemetria che<br />

risulta trasportabile e semplice da usare.<br />

L’apparecchiatura è costituita da un’unità portatile (UP) fornita <strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> raccolta dell’aria<br />

espirata dal soggetto, che utilizza <strong>una</strong> maschera facciale cui è connessa <strong>una</strong> turb<strong>in</strong>a, e da due<br />

analizzatori <strong>di</strong> O2 e <strong>di</strong> CO2. L’unità portatile è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>viare i segnali dei parametri misurati,<br />

me<strong>di</strong>ante un trasmettitore ra<strong>di</strong>o, all’unità ricevente (UR) per la memorizzazione dei dati raccolti. La<br />

<strong>di</strong>stanza massima <strong>di</strong> ricezione per l’UR è <strong>di</strong> circa 800 metri <strong>in</strong> campo libero.<br />

L’UP è trasportata dal soggetto me<strong>di</strong>ante l’utilizzo <strong>di</strong> un giubbetto. Il peso complessivo dell’UP è <strong>di</strong> circa<br />

800 g.<br />

24


La composizione corporea<br />

Figura 3 – Calorimetro portatile.<br />

L’organismo umano può essere grossolanamente <strong>di</strong>st<strong>in</strong>to <strong>in</strong> due componenti, <strong>una</strong> massa grassa ed <strong>una</strong><br />

massa magra, <strong>di</strong> densità relativamente costante, ma <strong>di</strong>fferenti <strong>in</strong> composizione.<br />

La massa grassa (FM, fat mass) corrisponde al tessuto a<strong>di</strong>poso e alle strutture lipi<strong>di</strong>che cellulari, ha <strong>una</strong><br />

densità <strong>di</strong> circa 0.9 g/ml e non contiene potassio.<br />

La massa magra (FFM, fat free mass) ha <strong>una</strong> densità <strong>di</strong> circa 1.1 g/ml, anatomicamente è costituita da<br />

muscoli scheletrici (circa il 40%), muscoli non scheletrici e tessuti magri (circa il 40%), scheletro (circa il<br />

10-15%). Chimicamente è composta dal 67 al 77% <strong>di</strong> acqua (a sua volta <strong>di</strong>st<strong>in</strong>ta <strong>in</strong> <strong>in</strong>tracellulare e<br />

extracellulare), da prote<strong>in</strong>e, m<strong>in</strong>erali, carboidrati; il suo contenuto <strong>di</strong> potassio è circa 68 mEq/kg nei<br />

maschi ed un 10% <strong>in</strong> meno nelle femm<strong>in</strong>e.<br />

Nell’adulto l’acqua corporea totale rappresenta circa il 70% del peso corporeo <strong>di</strong> cui il 50% come liquido<br />

<strong>in</strong>tracellulare, il 15% come liquido <strong>in</strong>terstiziale ed il 5% come plasma.<br />

Nello stesso <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo le percentuali dei s<strong>in</strong>goli componenti non sono costanti, ma variano con il<br />

passare degli anni.<br />

25


Naturalmente esistono amplissime variazioni nella quantità della massa grassa anche fra soggetti dello<br />

stesso sesso ed età.<br />

Il tessuto a<strong>di</strong>poso è la pr<strong>in</strong>cipale variabile nella composizione percentuale dell’organismo umano. La sua<br />

percentuale all’<strong>in</strong>terno <strong>di</strong> ciascun gruppo <strong>di</strong> età può raggiungere variazioni anche <strong>di</strong> 5 volte, mentre la<br />

quantità totale <strong>di</strong> massa magra può variare f<strong>in</strong>o a 10 volte il suo valore percentuale da un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo<br />

all’altro.<br />

I meto<strong>di</strong> antropometrici<br />

I meto<strong>di</strong> antropometrici si basano su semplici misurazioni come il peso, l’altezza, alcune circonferenze<br />

ed altre misure corporee che i vari ricercatori hanno verificato come utili alla valutazione della<br />

composizione corporea delle popolazioni misurate. Effettivamente lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ampi campioni <strong>di</strong><br />

<strong>popolazione</strong>, classificate per sesso, per età e per razza, ha portato alla determ<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> valori <strong>di</strong><br />

riferimento ancor oggi utilizzati per <strong>una</strong> prima valutazione della composizione corporea. Purtroppo,<br />

però, non sempre si hanno a <strong>di</strong>sposizione tabelle <strong>di</strong> riferimento per il soggetto sottoposto alla<br />

valutazione <strong>di</strong> composizione corporea, cosicché non sempre è possibile pre<strong>di</strong>re <strong>in</strong> maniera oggettiva<br />

uno stato pre-patologico. D’altro canto i meto<strong>di</strong> antropometrici, nati più per valutazioni economico-<br />

sociali (ricerche demografiche, assicurative, stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> mercato e fabbisogni, ecc.) che per valutazioni <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>c<strong>in</strong>a preventiva, non risultano estremamente precisi e spesso superano la percentuale <strong>di</strong> errore<br />

oggi richiesta (m<strong>in</strong>ore del 5%) per un uso cl<strong>in</strong>ico-me<strong>di</strong>co.<br />

La statura<br />

La statura viene misurata con la sta<strong>di</strong>ometro, uno strumento costituito da <strong>una</strong> tavola verticale<br />

<strong>in</strong>corporante un metro ed <strong>una</strong> orizzontale da portare a contatto con il punto più alto del capo; si può<br />

trattare <strong>di</strong> uno strumento fisso o portatile.<br />

Al momento della misurazione il soggetto è scalzo o <strong>in</strong>dossa calze leggere e pochi abiti cosicché<br />

26


l’operatore ne possa costantemente controllare la posizione. I pie<strong>di</strong> poggiano su <strong>di</strong> <strong>una</strong> superficie piana<br />

sistemata ad angolo retto rispetto alla tavola verticale dello sta<strong>di</strong>ometro ed il peso è ugualmente<br />

<strong>di</strong>stribuito su <strong>di</strong> essi. La testa si trova nel piano orizzontale <strong>di</strong> Francoforte 1 ; le braccia pendono<br />

liberamente ai lati del tronco con il palmo delle mani rivolto verso le cosce; i calcagni, uniti, poggiano<br />

contro il basamento della tavola verticale ed i marg<strong>in</strong>i dei pie<strong>di</strong> formano un angolo <strong>di</strong> circa 60°. Se il<br />

soggetto presenta g<strong>in</strong>occhia valghe, ci si deve assicurare che esse non si sovrappongano. Le scapole e le<br />

natiche devono essere <strong>in</strong> contatto con la tavola verticale. In quei soggetti <strong>in</strong> cui non sia possibile<br />

mantenere sullo stesso piano verticale g<strong>in</strong>occhia, natiche, scapole e parte posteriore del cranio senza<br />

compromettere la posizione naturale del corpo si dovrà procedere ad un posizionamento delle sole<br />

natiche, g<strong>in</strong>occhia o parte posteriore del cranio contro la tavola. Si chiede al soggetto <strong>di</strong> fare<br />

un’ispirazione profonda mentre mantiene la posizione eretta. Si porta qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la barra mobile dello<br />

sta<strong>di</strong>ometro <strong>in</strong> corrispondenza del punto più alto del capo esercitando <strong>una</strong> pressione sufficiente a<br />

comprimere i capelli. La misura viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm e si annota l’ora del giorno <strong>in</strong><br />

cui la si è effettuata.<br />

Per quanto riguarda le lunghezze segmentarie vale quanto segue.<br />

Per la rilevazione si usa un metro a nastro <strong>in</strong> estensibile.<br />

Per la lunghezza totale dell’arto superiore si considera la <strong>di</strong>stanza compresa tra l’acromion e l’estremità<br />

<strong>di</strong>stale del terzo <strong>di</strong>to. La misurazione avviene lungo la faccia posteriore dell’arto a paziente eretto con<br />

braccia <strong>di</strong>stese lungo il corpo e rilasciate e deve essere bilaterale.<br />

La lunghezza totale dell’arto <strong>in</strong>feriore si misura dal grande trocantere al piano della pianta del piede<br />

(pavimento). La misurazione viene effettuata con il soggetto <strong>in</strong> posizione eretta ad arti paralleli e deve<br />

essere bilaterale.<br />

L’apertura delle braccia è la <strong>di</strong>stanza compresa tra le punte del terzo <strong>di</strong>to delle due mani (span me<strong>di</strong>o-<br />

me<strong>di</strong>o) quando le braccia sono estese ed abdotte a 90° rispetto al corpo. La misurazione deve essere<br />

eseguita anteriormente e posteriormente al soggetto.<br />

1 È il piano passante per i punti Porion (Pr, punto più alto del marg<strong>in</strong>e superiore del condotto u<strong>di</strong>tivo esterno) ed orbitale<br />

27


Il peso<br />

Nel misurare il peso corporeo, l’operatore si pone <strong>di</strong>etro la bilancia <strong>in</strong> modo da avere <strong>di</strong> fronte il<br />

soggetto e soltanto <strong>in</strong> questa posizione effettua la misurazione. Il soggetto <strong>in</strong>dossa abiti leggeri ma non<br />

scarpe, calzoni lunghi e maglie pesanti; i suoi pie<strong>di</strong> sono posizionati al centro della piattaforma ed il<br />

peso è ugualmente <strong>di</strong>stribuito su <strong>di</strong> essi. È opportuno standar<strong>di</strong>zzare il vestiario ricorrendo, ad esempio,<br />

a vestiti <strong>di</strong> carta, il cui peso non verrà peraltro sottratto da quello rilevato quando si utilizzeranno i dati<br />

<strong>di</strong> riferimento. Il peso viene registrato ai più vic<strong>in</strong>i 100 g. Il peso è la variabile antropometrica più<br />

comunemente rilevata e l’accuratezza della sua misurazione è <strong>in</strong> generale buona. L’accuratezza è<br />

peraltro funzione del rispetto della tecnica <strong>di</strong> rilevamento da parte dell’operatore.<br />

In realtà il “peso” è più <strong>una</strong> misura <strong>di</strong> massa che altro, ma il term<strong>in</strong>e “peso” è ormai <strong>in</strong>valso per <strong>in</strong><strong>di</strong>care<br />

questa misura e <strong>di</strong>fficilmente entrerà <strong>in</strong> <strong>di</strong>suso.<br />

Il peso è <strong>una</strong> misura composita della taglia corporea totale. È importante nello screen<strong>in</strong>g <strong>di</strong> crescite<br />

patologiche, obesità, magrezza e denutrizione.<br />

L’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Massa Corporea (BMI)<br />

Tra i tanti <strong>in</strong><strong>di</strong>ci def<strong>in</strong>iti <strong>in</strong> antropometria per valutare la composizione corporea risulta utile l’In<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

Massa Corporea (BMI = Body Mass Index), ancora oggi molto utilizzato come primo criterio <strong>di</strong><br />

classificazione <strong>di</strong> a<strong>di</strong>posità <strong>in</strong> soggetti adulti. Esso però non risulta adottabile per i soggetti <strong>in</strong> età<br />

pe<strong>di</strong>atrica, e nei casi <strong>di</strong> soggetti <strong>in</strong> cui solo alcuni particolari <strong>di</strong>stretti corporei risultano fuori norma<br />

come nelle donne <strong>in</strong> gravidanza e negli atleti professionisti.<br />

Le circonferenze<br />

Le circonferenze corporee esprimono le <strong>di</strong>mensioni trasversali dei vari segmenti corporei. Sia che esse<br />

siano utilizzate da sole o congiuntamente a circonferenze <strong>di</strong> altri livelli p pliche dello stesso livello, esse<br />

(Or, punto più basso del pavimento dell'orbita). Esso rappresenta il piano orizzontale <strong>di</strong> riferimento.<br />

28


sono <strong>in</strong><strong>di</strong>ci <strong>di</strong> crescita, dello stato nutrizionale e della <strong>di</strong>stribuzione della massa grassa. La misura delle<br />

circonferenze richiede l’utilizzo <strong>di</strong> un metro <strong>di</strong> misurazione. Il metro dovrebbe essere flessibile e<br />

anelastico, con un regolo largo circa 0.7 cm impresso su <strong>di</strong> un lato.<br />

Le circonferenze devono essere rilevate con l’estremità del metro corrispondente allo zero nella mano<br />

s<strong>in</strong>istra e posta sopra alla parte restante del metro tenuto nella mano destra. Variazioni <strong>in</strong>tra- e <strong>in</strong>ter-<br />

operatore nel posizionamento dell’estremità zero del metro possono compromettere l’affidabilità della<br />

misurazione. Il posizionamento del metro è importante per ogni circonferenza <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> grado <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>fluenzare la vali<strong>di</strong>tà e l’affidabilità della misura. Per la gran parte delle circonferenze, escluse quelle<br />

della testa e del collo, il piano del metro <strong>in</strong>torno al corpo deve essere perpen<strong>di</strong>colare all’asse<br />

longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> quella regione corporea. Per quelle circonferenze usualmente misurate a soggetto <strong>in</strong><br />

posizione eretta, il piano del metro deve essere pure parallelo al pavimento.<br />

Le circonferenze sembrano essere misure <strong>di</strong> facile rilevazione, ma i controllo dell’affidabilità <strong>in</strong>tra ed<br />

<strong>in</strong>ter-operatore possono essere <strong>di</strong>fficili. La scarsa affidabilità è da imputare <strong>in</strong> primo luogo all’errato<br />

posizionamento del metro e alla variazione della tensione dello strumento nel corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

misurazioni.<br />

Circonferenza della vita<br />

Il soggetto <strong>in</strong>dossa pochi abiti così da facilitare il posizionamento del metro da parte dell’operatore. La<br />

misurazione non deve essere comunque effettuata sopra vestiti <strong>di</strong> qualsiasi genere, a parte biancheria<br />

<strong>in</strong>tima o vestiti/grembiuli <strong>di</strong> carta.<br />

Il soggetto è <strong>in</strong> posizione eretta, l’addome è rilassato, le braccia pendono ai lati del corpo e i pie<strong>di</strong> sono<br />

uniti. L’operatore, che si trova <strong>di</strong> fronte al soggetto, sistema un metro anelastico a livello della vita, la<br />

parte più stretta dell’addome. È richiesto l’aiuto <strong>di</strong> un secondo operatore il quale si accerti che il metro<br />

sia nel piano orizzontale. In alcuni soggetti obesi potrebbe essere <strong>di</strong>fficile localizzare la circonferenza<br />

naturale della vita; <strong>in</strong> questi casi dovrebbe essere misurata la circonferenza orizzontale più piccola<br />

nell’area compresa tra le coste e la cresta iliaca. La misura dovrebbe essere effettuata alla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

29


espirazione normale, senza che il metro comprima la cute. Essa viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

La circonferenza della vita è un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce del tessuto a<strong>di</strong>poso profondo (Borkan et al., 1983) ed è correlato<br />

alla massa magra (Jackson & Pollock, 1976). Quando utilizzata <strong>in</strong> forma <strong>di</strong> rapporto con la circonferenza<br />

del fianco, la circonferenza della vita è un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce del grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione nomico del tessuto a<strong>di</strong>poso:<br />

quanto più alto è il rapporto vita/fianco, tanto più nomico è l’obesità e tanto più elevato è il rischio <strong>di</strong><br />

contrarre malattie come il <strong>di</strong>abete mellito <strong>di</strong> tipo II o le malattie car<strong>di</strong>ovascolari.<br />

La circonferenza della vita viene usualmente misurata quale circonferenza m<strong>in</strong>ima addom<strong>in</strong>ale (Garrett<br />

& Kennedy, 1971). Alcuni misurano la “circonferenza della vita” a livello dell’ombelico, ma i valori<br />

registrati sono maggiori.<br />

L’errore tecnico <strong>di</strong> misurazione <strong>in</strong>tra- ed <strong>in</strong>ter-operatore <strong>in</strong> adolescenti è rispettivamente <strong>di</strong> 1.31 e 1.56<br />

cm (Mal<strong>in</strong>a et al., 1973). L’errore tecnico <strong>di</strong> misurazione <strong>in</strong> età anziana è <strong>di</strong> 0.48 e 1.15 cm negli uom<strong>in</strong>i<br />

e nelle donne rispettivamente (Chumlea et al., 1984b). Dunque, la “vera” misura oscillerebbe <strong>in</strong> molti<br />

casi tra ± 1 cm il valore misurato.<br />

Circonferenza dei fianchi<br />

Il soggetto, che <strong>in</strong>dossa solo la biancheria <strong>in</strong>tima ed eventualmente un grembiule <strong>di</strong> carta al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong><br />

essa, si trova <strong>in</strong> posizione eretta, con le braccia ai lati del corpo ed i pie<strong>di</strong> uniti. L’operatore si<br />

<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhia a lato del soggetto <strong>in</strong> modo da rilevare la circonferenza massima dei glutei, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> sistema<br />

un metro anelastico a questo livello avendo cura <strong>di</strong> non comprimere la cute. È richiesto l’aiuto <strong>di</strong> un<br />

secondo operatore per posizionare il metro sul lato opposto. L’estremità zero del metro dovrebbe<br />

trovarsi al <strong>di</strong> sotto del valore che verrà registrato. Il metro è <strong>in</strong> contatto con la cute ma non ne produce<br />

deformazioni. La misura viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

Circonferenza cranica<br />

La circonferenza cranica, tra<strong>di</strong>zionalmente rilevata a livello del punto <strong>di</strong> massima ampiezza del cranio<br />

(circonferenza occipito-frontale, COF), viene misurata con un metro a nastro <strong>in</strong> estensibile che dovrà<br />

30


passare appena sopra l’arcata sopracciliare e posteriormente sulla bozza occipitale. Durante la<br />

rilevazione il paziente deve guardare <strong>di</strong>ritto davanti a sé. Per ottenere <strong>una</strong> certa precisione, la misura<br />

della COF dovrebbe essere verificata ripetendo l’<strong>in</strong>tera operazione. Possibile fonte <strong>di</strong> errore possono<br />

essere capelli particolarmente folti, trecce ed orecchie grosse.<br />

Circonferenza del braccio<br />

La circonferenza del braccio, rilevata a livello del <strong>di</strong>ametro maggiore del braccio, viene misurata con un<br />

metro a nastro <strong>in</strong> estensibile <strong>in</strong> corrispondenza del punto me<strong>di</strong>o del bicipite, al <strong>di</strong> sotto dell’<strong>in</strong>serzione<br />

<strong>di</strong>stale del deltoide. All’atto della rilevazione, il braccio è leggermente flesso <strong>in</strong> avanti e l’avambraccio<br />

viene sostenuto, cosicché il muscolo non venga posto <strong>in</strong> estensione. Allo scopo <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare la<br />

massima circonferenza può essere utile eseguire <strong>di</strong>verse misurazioni, <strong>in</strong> punti <strong>di</strong>versi e bilateralmente.<br />

Circonferenza della coscia<br />

La circonferenza della coscia viene misurata <strong>in</strong> corrispondenza del punto più ampio, che si trova al <strong>di</strong><br />

sotto della piega glutea, con un metro a nastro <strong>in</strong> estensibile sul soggetto <strong>in</strong> ortostatismo, caricando<br />

preferenzialmente sull’arto contro laterale.<br />

Il rapporto vita/fianchi<br />

A secondo della <strong>di</strong>stribuzione del grasso corporeo, si possono <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere tre tipi <strong>di</strong> obesità: nomico,<br />

Interme<strong>di</strong>a e G<strong>in</strong>oide. La <strong>di</strong>stribuzione a<strong>di</strong>posa può essere identificata con il Rapporto tra<br />

Circonferenza della Vita e la Circonferenza dei Fianchi (Waist/Hip Ratio,WHR).<br />

nomico: WHR > 0.85<br />

Obesità centripeta, prevalentemente a carico del tronco, con gambe sottili. Distribuzione del grasso al<br />

viso, collo, spalle ed addome al <strong>di</strong> sopra dell’ombelico. Aumentata <strong>in</strong>cidenza <strong>di</strong>:<br />

31


• <strong>di</strong>abete<br />

• iperlipoprote<strong>in</strong>emia glucido-sensibile ed ipercolesterolemia<br />

• iperuricemia<br />

• ipertensione ed aterosclerosi<br />

G<strong>in</strong>oide: WHR < 0.78<br />

Distribuzione del grasso tipicamente femm<strong>in</strong>ile, su anche, natiche, cosce ed addome sotto l’ombelico.<br />

Aspetto “a pera”, con accumulo del grasso sottocutaneo al <strong>di</strong> sotto dell’ombelico e agli arti <strong>in</strong>feriori. Si<br />

associano:<br />

• m<strong>in</strong>ore <strong>in</strong>cidenza <strong>di</strong> malattie metaboliche, <strong>di</strong>abete, ipertensione<br />

• maggiore <strong>in</strong>cidenza <strong>di</strong> <strong>in</strong>sufficienza venosa, artrosi del g<strong>in</strong>occhio<br />

• cellulite<br />

Interme<strong>di</strong>a: 0.78 < WHR < 0.84<br />

L’aspetto è molto più vic<strong>in</strong>o alla forma nomico, tuttavia la <strong>di</strong>stribuzione del grasso non è ben def<strong>in</strong>ita<br />

come nei casi precedenti. Si associa spesso a malattie vascolari, come succede per le forme nomico.<br />

Per maggiore precisione, il rapporto vita/fianchi (RVF) assume dei range <strong>di</strong>fferenti a seconda che si<br />

applichi agli uom<strong>in</strong>i o alle donne.<br />

Donne<br />

RVF> 0.85 obesità nomico<br />

RVF < 0.78 obesità g<strong>in</strong>oide<br />

0.79 ≤ RVF ≤ 0.84 obesità <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a<br />

Uom<strong>in</strong>i<br />

RVF> 1.0 obesità nomico<br />

RVF < 0.94 obesità g<strong>in</strong>oide<br />

0.95 ≤ RVF ≤ 0.99 obesità <strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a<br />

32


Circonferenza del polso<br />

L’operatore si trova <strong>di</strong> fronte al soggetto, <strong>in</strong> pie<strong>di</strong> e col braccio flesso <strong>in</strong> modo che il palmo della mano<br />

guar<strong>di</strong> superiormente e i muscoli della mano siano rilassati. Un metro anelastico viene sistemato<br />

appena sotto i processi stiloidei del ra<strong>di</strong>o e dell’ulna, localizzati per via palpatoria dal <strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o o<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>ce <strong>di</strong> ciasc<strong>una</strong> mano. Il metro è perpen<strong>di</strong>colare all’asse longitu<strong>di</strong>nale dell’avambraccio e si trova<br />

nello stesso piano sulla superficie anteriore e posteriore del polso. Il metro non deve essere più largo <strong>di</strong><br />

0.7 cm, <strong>di</strong> modo che possa <strong>in</strong>serirsi nelle depressioni me<strong>di</strong>ali e laterali. Esso è <strong>in</strong> rapporto stretto con la<br />

cute ma non produce compressione dei tessuti molli. La circonferenza viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o<br />

0.1 cm.<br />

La circonferenza del polso è un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce della taglia corporea poiché questa regione è relativamente priva<br />

<strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso e muscolare (Mart<strong>in</strong>, 1984). Inoltre, questa circonferenza è un utile <strong>in</strong><strong>di</strong>catore <strong>di</strong><br />

crescita. Correlazione peso-taglia corporea. In base alla misura della circonferenza del polso s<strong>in</strong>istro<br />

(CP) <strong>in</strong> centimetri:<br />

MASCHI FEMMINE<br />

Longil<strong>in</strong>ei < 16 < 14<br />

Normol<strong>in</strong>ei 16 – 20 14 – 18<br />

Brevil<strong>in</strong>ei > 20 > 18<br />

Secondo Grant, cioè <strong>in</strong> base al rapporto altezza <strong>in</strong> centimetri <strong>di</strong>viso circonferenza polso <strong>in</strong> centimetri.<br />

MASCHI FEMMINE<br />

Longil<strong>in</strong>ei > 10,4 > 11<br />

Normol<strong>in</strong>ei 9,6 – 10,4 10,1 – 11<br />

Brevil<strong>in</strong>ei < 9,6 < 10,1<br />

33


Una volta determ<strong>in</strong>ata la categoria <strong>di</strong> appartenenza sarà così possibile <strong>in</strong><strong>di</strong>viduare il corretto peso <strong>in</strong><br />

base alla altezza. È bene ricordare che i rapporti tra peso ed altezza <strong>in</strong><strong>di</strong>cati dalla apposita tabella sono<br />

stati costruiti <strong>in</strong> base alla maggior aspettativa <strong>di</strong> vita che hanno coloro che rientrano nelle fasce <strong>di</strong> peso<br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>cate .<br />

Tabella 5.- Peso ideale <strong>in</strong> rapporto alla statura secondo i pr<strong>in</strong>cipali istituti assicurativi<br />

Altezza (cm) Longitipo Normotipo Brachitipo<br />

Uom<strong>in</strong>i<br />

157 51-54 53-58 57-64<br />

160 52-56 55-60 58-65<br />

163 53-57 56-62 60-67<br />

165 55-58 58-63 61-69<br />

168 56-60 59-65 63-71<br />

170 58-62 61-67 64-73<br />

173 60-64 63-69 67-75<br />

175 62-66 64-71 68-77<br />

178 63-68 66-72 70-79<br />

180 65-70 68-75 72-81<br />

183 67-72 70-77 74-83<br />

185 59-73 72-79 76-86<br />

188 71-76 73-82 78-88<br />

191 72-77 76-84 81-90<br />

193 74-79 78-86 82-92<br />

Donne<br />

150 43-46 44-50 48-55<br />

152 44-47 46-51 49-57<br />

155 45-48 47-53 51-58<br />

157 46-50 48-54 52-58<br />

160 48-51 50-55 53-61<br />

163 49-53 51-57 55-63<br />

165 50-54 53-59 57-64<br />

168 52-55 54-61 58-66<br />

170 53-58 56-63 60-68<br />

173 55-59 58-65 62-70<br />

175 57-61 60-67 64-72<br />

178 59-63 62-68 66-74<br />

180 61-65 63-70 67-76<br />

34


Il metodo plicometrico<br />

Nella sua accezione antropometrica, il term<strong>in</strong>e “plica” designa lo spessore <strong>di</strong> <strong>una</strong> piega della cute e del<br />

tessuto a<strong>di</strong>poso sottocutaneo relativo <strong>in</strong> un punto specifico del corpo. La misura <strong>di</strong> <strong>una</strong> plica viene<br />

effettuata con un calibro (a molla o altro) le cui estremità esercitano <strong>una</strong> pressione costante e<br />

standar<strong>di</strong>zzata (10 g/mm 2 ). I calibri (plicometri) più noti ed usati sono quelli <strong>di</strong> Holtaun, <strong>di</strong> Tanner-<br />

Whitehouse, <strong>di</strong> Harpender e Lange. I plicometri (Figura 4) sono essenzialmente costituiti da <strong>una</strong> molla<br />

calibrata la cui estensione o compressione determ<strong>in</strong>a lo spostamento <strong>di</strong> un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce su <strong>una</strong> scala circolare<br />

o l<strong>in</strong>eare, proporzionalmente allo spostamento delle branche del calibro (da 0 a 40 mm).<br />

Figura 4. – Il plicometro<br />

La nomicosi ha <strong>una</strong> duplice utilità. Innanzitutto, essa rappresenta <strong>una</strong> tecnica semplice e non <strong>in</strong>vasiva<br />

<strong>di</strong> valutazione del grasso corporeo. Il grado <strong>di</strong> correlazione del grasso sottocutaneo con quello totale è<br />

funzione dell’età e varia <strong>in</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui e popolazioni. Il valore pre<strong>di</strong>ttivo delle pliche corporee<br />

per la massa grassa totale varia <strong>in</strong>oltre con il sito <strong>di</strong> misurazione: alcuni siti sono strettamente correlati<br />

alla massa grassa totale mentre altri sono relativamente <strong>in</strong><strong>di</strong>pendenti da essa.<br />

Le pliche corporee figurano quali importanti variabili <strong>di</strong> numerose equazioni antropometriche per la<br />

pre<strong>di</strong>zione della composizione corporea.<br />

35


In secondo luogo, la nomicosi consente <strong>di</strong> def<strong>in</strong>ire la topografia del grasso sottocutaneo. Vi è <strong>in</strong>fatti<br />

sempre maggiore evidenza del fatto che non tutti i depositi a<strong>di</strong>posi sottocutanei si comportano allo<br />

stesso modo <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i <strong>di</strong> contributo alle malattie associate all’obesità. È importante standar<strong>di</strong>zzare i<br />

criteri <strong>di</strong> selezione e localizzazione dei siti <strong>di</strong> misurazione, <strong>in</strong> quanto anche loro piccole variazioni<br />

possono compromettere grandemente la misurazione. La compressibilità della cute e del tessuto<br />

a<strong>di</strong>poso è funzione del grado <strong>di</strong> idratazione, dell’età, della taglia e varia da <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo a <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. Essa è<br />

maggiore nei soggetti giovani per il maggiore grado <strong>di</strong> idratazione tissutale. Peraltro, gra<strong>di</strong> estremi <strong>di</strong><br />

idratazione, coma l’edema, alterano anch’essi la compressibilità.<br />

La maggiore o m<strong>in</strong>ore facilità con cui il tessuto a<strong>di</strong>poso può essere “separato” o “sollevato” da quello<br />

muscolare sottostante varia da un sito all’altro e da un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo all’altro; gli <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui molto magri e i<br />

gran<strong>di</strong> obesi pongono i maggiori problemi <strong>di</strong> misurazione. In generale, si può affermare che quanto più<br />

spessa è <strong>una</strong> plica, tanto meno riproducibile è la sua misura.<br />

In letteratura sono <strong>di</strong>sponibili dati sull’affidabilità <strong>di</strong> misurazione delle pliche corporee <strong>in</strong> determ<strong>in</strong>ate<br />

popolazioni, <strong>in</strong> particolare per le pliche più frequentemente <strong>in</strong>dagate; per i siti meno frequentemente<br />

<strong>in</strong>dagati scarse o assenti sono le <strong>in</strong>formazioni al riguardo.<br />

La palpazione del sito prima della misurazione pre<strong>di</strong>spone il soggetto al successivo contatto dello<br />

strumento <strong>in</strong> quell’area. Il pollice e l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce della mano s<strong>in</strong>istra sollevano un doppio strato <strong>di</strong> cute e<br />

sottocute circa 1 cm al <strong>di</strong> sopra del sito <strong>di</strong> misurazione. La separazione delle <strong>di</strong>ta dal sito <strong>di</strong> misurazione<br />

è necessaria perché la pressione da esse esercitata non alteri la misura.<br />

La plica viene sollevata, con il pollice e l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce a circa 8 cm <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, su <strong>una</strong> l<strong>in</strong>ea perpen<strong>di</strong>colare<br />

all’asse longitu<strong>di</strong>nale del sito. Il pollice e l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce vengono qu<strong>in</strong><strong>di</strong> spostati l’uno verso l’altro, e la plica<br />

strettamente afferrata tra essi. I tessuti sollevati devono essere <strong>in</strong> quantità sufficiente per formare <strong>una</strong><br />

plica i cui lati siano approssimativamente paralleli. Quanto più è spesso lo strato <strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso,<br />

tanto maggiore è la <strong>di</strong>stanza richiesta tra il pollice e l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce per sollevare la plica. L’errore <strong>di</strong><br />

misurazione è maggiore per le pliche più spesse. La plica viene sollevata <strong>in</strong> modo da essere<br />

perpen<strong>di</strong>colare alla superficie del corpo a livello del sito <strong>di</strong> misurazione. L’asse longitu<strong>di</strong>nale della plica<br />

verrà all<strong>in</strong>eato secondo le istruzioni specifiche fornite per ciasc<strong>una</strong> plica.<br />

36


La plica deve essere mantenuta sollevata f<strong>in</strong>o a quando la misurazione non è stata ultimata. La mano<br />

destra sostiene il calibro mentre la s<strong>in</strong>istra solleva la plica. La misura viene effettuata <strong>in</strong> corrispondenza<br />

del punto <strong>in</strong> cui i lati della plica sono approssimativamente paralleli.<br />

Il calibro dovrebbe essere rilasciato gradualmente così da evitare sensazioni fasti<strong>di</strong>ose da parte del<br />

soggetto. La misura viene rilavata circa 4 secon<strong>di</strong> dopo che si è rilasciato il calibro, avendo cura <strong>di</strong><br />

evitare errori <strong>di</strong> parallasse. Se il calibro viene compresso per più <strong>di</strong> 4 secon<strong>di</strong>, la misura ottenuta sarà<br />

più piccola <strong>di</strong> quella reale perché i flui<strong>di</strong> saranno forzati ad uscire dai tessuti. È preferibile contare i<br />

secon<strong>di</strong> piuttosto che affidarsi al criterio che la misura esatta è quella rilevata alla f<strong>in</strong>e del decremento<br />

rapido della plica.<br />

Le pliche considerate “raccomandate” sono:<br />

• la plica bicipitale<br />

• la plica tricipitale<br />

• la plica sottoscapolare<br />

• la plica pettorale<br />

• la plica soprailiaca<br />

• la plica addom<strong>in</strong>ale<br />

Plica bicipitale<br />

La plica bicipitale viene sollevata sulla superficie anteriore del braccio <strong>in</strong> corrispondenza della<br />

protuberanza del muscolo bicipite, 1 cm al <strong>di</strong> sopra della l<strong>in</strong>ea contrassegnata per la misurazione della<br />

plica tricipitale e della circonferenza del braccio, su <strong>una</strong> l<strong>in</strong>ea verticale tracciata tra il bordo anteriore<br />

dell’acromion 2 ed il centro della fossa antecubitale. Il soggetto è <strong>in</strong> posizione eretta, le sue braccia sono<br />

rilassate ai fianchi ed il palmo delle mani guarda <strong>in</strong> avanti. Il calibro viene applicato <strong>in</strong> corrispondenza<br />

del sito contrassegnato e la misura approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

2 È <strong>una</strong> parte della scapola, e precisamente l'apofisi della sp<strong>in</strong>a scapolare.<br />

37


La plica bicipitale è un <strong>in</strong><strong>di</strong>ce del tessuto a<strong>di</strong>poso sottocutaneo e dello spessore della cute della<br />

superficie anteriore del braccio. Usata <strong>in</strong> comb<strong>in</strong>azione con altre pliche, quella bicipitale è un utile<br />

pre<strong>di</strong>ttore del grasso totale corporeo. Utilizzata con la plica tricipitale e la circonferenza del braccio,<br />

essa consente la stima dell’area de sezione “muscolo più osso” e dell’area lipi<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> questo livello. Essa<br />

può essere particolarmente utile nell’obeso, nel quale molte pliche sono <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile misurazione.<br />

Plica tricipitale<br />

La plica tricipitale è misurata sulla superficie posteriore del braccio, sopra il muscolo tricipite, <strong>in</strong><br />

corrispondenza del punto me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>una</strong> l<strong>in</strong>ea tracciata tra il processo acromiale della scapola ed il<br />

marg<strong>in</strong>e <strong>in</strong>feriore del processo olecranico dell’ulna 3 . Il sito <strong>di</strong> misurazione viene determ<strong>in</strong>ato rilevando<br />

con un metro la <strong>di</strong>stanza tra le proiezioni laterali del processo acromiale ed il bordo <strong>in</strong>feriore del<br />

processo olecranico dell’ulna, a gomito flesso <strong>di</strong> 90°. Il metro viene sistemato con l’estremità zero<br />

sull’acromion, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> viene esteso lungo il braccio ed al <strong>di</strong> sotto del gomito. Il punto me<strong>di</strong>o della l<strong>in</strong>ea<br />

così def<strong>in</strong>ito viene contrassegnato sulla superficie laterale del braccio.<br />

La misura viene effettuata <strong>in</strong> posizione eretta; la plica viene misurata con il braccio libero <strong>di</strong> pendere a<br />

lato del corpo. L’operatore, con il calibro nella mano destra, si pone <strong>di</strong>etro al soggetto e sistema il<br />

palmo della mano s<strong>in</strong>istra sul braccio <strong>di</strong> questi appena al <strong>di</strong> sotto del punto contrassegnato; il pollice e<br />

l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce dell’operatore sono rivolti <strong>in</strong> basso. La plica viene sollevata con il pollice e il <strong>di</strong>to <strong>in</strong><strong>di</strong>ce,<br />

approssimativamente 1 cm al <strong>di</strong> sopra del livello contrassegnato, e le estremità del calibro vengono<br />

applicate ad essa <strong>in</strong> corrispondenza <strong>di</strong> tale livello. Il sito <strong>di</strong> misurazione deve trovarsi sulla l<strong>in</strong>ea<br />

me<strong>di</strong>ana posteriore quando il palmo della mano è rivolto anteriormente. Particolari problemi<br />

<strong>in</strong>sorgono nella misurazione della plica tricipitale nei soggetto obesi e <strong>in</strong> quelli muscolosi con poco<br />

grasso sottocutaneo a questo livello. Se necessario, nel caso <strong>di</strong> un soggetto obeso, un secondo<br />

3 Sporgenza ossea della regione posteriore del gomito annessa al capo (epifisi) superiore dell'ulna o cubito, <strong>una</strong> delle due<br />

ossa dell'avambraccio.<br />

38


operatore può sollevare la plica con entrambe le mani, anche se questa tecnica produce valori più<br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong> quella “ad <strong>una</strong> sola mano”.<br />

Il sito <strong>di</strong> misurazione viene contrassegnato con il braccio ad angolo retto con il gomito e la plica viene<br />

misurata con il braccio libero <strong>di</strong> pendere a lato del corpo. Il posizionamento del soggetto non è<br />

cruciale, ad eccezione del fatto che questi deve essere rilassato ed il palmo della mano deve essere<br />

<strong>di</strong>retto anteriormente così da consentire la determ<strong>in</strong>azione della l<strong>in</strong>ea me<strong>di</strong>ana posteriore. Molti<br />

effettuano la misurazione <strong>in</strong> posizione eretta, per quanto pazienti non deambulanti possono essere<br />

misurati <strong>in</strong> posizione sup<strong>in</strong>a.<br />

Plica sottoscapolare<br />

La plica sottoscapolare viene sollevata sulle l<strong>in</strong>ee <strong>di</strong> Langer 4 secondo <strong>una</strong> <strong>di</strong>agonale, ad <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione<br />

<strong>in</strong>fero-laterale e formante un angolo <strong>di</strong> circa 45° con il piano orizzontale. Il sito <strong>di</strong> misurazione è situato<br />

appena sotto l’angolo <strong>in</strong>feriore della scapola. Il soggetto è <strong>in</strong> posizione eretta e le braccia sono rilassate<br />

ai lati del corpo. Per localizzare il punto <strong>di</strong> repere, l’operatore palpa la scapola, muovendo le <strong>di</strong>ta <strong>in</strong><br />

basso e lateralmente lungo il suo lato vertebrale, f<strong>in</strong>o a identificarne l’angolo <strong>in</strong>feriore. In alcuni<br />

soggetti, ed <strong>in</strong> modo particolare negli obesi, la sistemazione delle braccia <strong>di</strong>etro la schiena costituisce<br />

un ausilio per l’identificazione del sito. Le estremità del calibro vengono applicate 1 cm <strong>in</strong>fero-<br />

lateralmente al pollice ed al <strong>di</strong>to che solleva la plica. La misura viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

Cameron (1978) annovera questa plica, assieme alla tricipitale, bicipitale e soprailiaca, nella più piccola<br />

serie <strong>di</strong> pliche corporee rappresentative della massa grassa totale.<br />

4 Tutta la superficie del corpo umano è attraversata da l<strong>in</strong>ee <strong>di</strong> tensione elastica della pelle, le cosiddette l<strong>in</strong>ee <strong>di</strong> Langer.<br />

39


Plica pettorale (toracica)<br />

Per la sua misurazione lo stesso punto <strong>di</strong> riferimento dovrebbe essere utilizzato <strong>in</strong> entrambi i sessi. La<br />

plica pettorale viene misurata come <strong>una</strong> plica il cui asse longitu<strong>di</strong>nale sia <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con il capezzolo: essa<br />

viene sollevata sulla l<strong>in</strong>ea ascellare anteriore e misurata 1 cm <strong>in</strong>feriormente al punto <strong>di</strong> sollevamento.<br />

Nel corso della misurazione il soggetto mantiene la posizione eretta e le braccia pendono liberamente<br />

ai lati del tronco. Se il soggetto è costretto su un letto o su <strong>una</strong> se<strong>di</strong>a a rotelle, la misura può essere<br />

effettuata nella posizione obbligata per il soggetto presentando comunque attenzione a che le braccia<br />

siano rilassate ai fianchi. La misurazione viene arrotondata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

Plica soprailiaca<br />

La plica soprailiaca viene misurata sulla l<strong>in</strong>ea me<strong>di</strong>o-ascellare appena sopra alla cresta iliaca 5 . Il<br />

soggetto è <strong>in</strong> posizione eretta: i pie<strong>di</strong> sono uniti e le braccia pendono ai lati del corpo o, <strong>in</strong> caso <strong>di</strong><br />

necessità, sono leggermente abdotte, così da facilitare l’accesso al sito <strong>di</strong> misurazione. La misurazione<br />

viene effettuata <strong>in</strong> posizione sup<strong>in</strong>a nei soggetti che non sono <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> mantenere la posizione<br />

eretta. La plica soprailiaca viene misurata come <strong>una</strong> plica obliqua sollevata appena posteriormente alla<br />

l<strong>in</strong>ea me<strong>di</strong>o-ascellare, avendo cura <strong>di</strong> seguire le l<strong>in</strong>ee <strong>di</strong> Langer. Essa è <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ata <strong>in</strong>fero-me<strong>di</strong>almente <strong>di</strong><br />

45° rispetto al piano orizzontale. La misura, effettuata 1 cm <strong>in</strong>feriormente al punto <strong>di</strong> sollevamento,<br />

viene approssimata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm.<br />

Plica addom<strong>in</strong>ale<br />

Per la misura della plica addom<strong>in</strong>ale è necessario che il soggetto rilassi la muscolatura addom<strong>in</strong>ale e<br />

respiri normalmente. Se anche nel corso della normale respirazione la parete addom<strong>in</strong>ale dovesse<br />

andare soggetta ad escursioni significative, si <strong>in</strong>viterà il soggetto a trattenere il respiro alla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> <strong>una</strong><br />

normale espirazione. La posizione assunta dal soggetto è quella eretta, con il peso egualmente<br />

<strong>di</strong>stribuito sui pie<strong>di</strong>. I bamb<strong>in</strong>i potranno essere fatti salire su <strong>di</strong> <strong>una</strong> piattaforma sopraelevata per<br />

40


facilitare la localizzazione e l’accesso al sito <strong>di</strong> misurazione. Il sito <strong>in</strong> questione è localizzato 3 cm<br />

lateralmente all’ombelico ed 1 cm <strong>in</strong>feriormente ad esso. La plica deve essere sollevata<br />

orizzontalmente e la sua misura arrotondata al più vic<strong>in</strong>o 0.1 cm. La decisione <strong>di</strong> misurare il lato destro<br />

o s<strong>in</strong>istro <strong>di</strong>penderà dalle f<strong>in</strong>alità dello stu<strong>di</strong>o.<br />

Altre pliche oltre a quelle f<strong>in</strong> qui descritte sono la plica me<strong>di</strong>o-ascellare, la plica me<strong>di</strong>ana della coscia, la<br />

plica soprapatellare, la plica me<strong>di</strong>ale del polpaccio, la plica dell’avambraccio.<br />

Calcolo della percentuale <strong>di</strong> massa grassa<br />

Scopo ultimo della nomicosi è quello <strong>di</strong> quantificare il grasso sottocutaneo e totale e <strong>di</strong> def<strong>in</strong>ire il tipo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione. Lo spessore delle varie pliche viene <strong>in</strong>trodotto <strong>in</strong> formule validate a determ<strong>in</strong>are la<br />

densità corporea totale e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la quantità <strong>di</strong> grasso sia <strong>di</strong>strettuale che totale.<br />

Gli strumenti previsti dalla meto<strong>di</strong>ca sono, pertanto, come già accennato <strong>in</strong> un precedente punto:<br />

• il metro<br />

• il plicometro<br />

• le formule <strong>di</strong> calcolo della densità totale e della %FM (Formula <strong>di</strong> Siri)<br />

Il limite pr<strong>in</strong>cipale della nomicosi è rappresentato dall’assunzione che la quantità del grasso<br />

sottocutaneo rispecchi quella del grasso totale e dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> effettuare le misure con errori che<br />

rientr<strong>in</strong>o all’<strong>in</strong>terno dell’errore standard del 5%. A tal proposito la tecnica richiede un “tra<strong>in</strong><strong>in</strong>g <strong>di</strong><br />

standar<strong>di</strong>zzazione delle misurazioni” aff<strong>in</strong>ché l’errore delle misure (sia entro-operatore che tra-<br />

operatori) sia tenuto entro i limiti dell’errore standard suddetto.<br />

Il metodo plicometrico è, dunque, un “metodo <strong>in</strong><strong>di</strong>retto” <strong>in</strong> quanto le stesse misurazioni nomic-<br />

plicometriche dovranno <strong>in</strong>serirsi <strong>in</strong> formule per la determ<strong>in</strong>azione della densità corporea. Conoscendo<br />

5 È <strong>una</strong> parte dell'anca (bac<strong>in</strong>o) e precisamente la sua parte più alta che si cont<strong>in</strong>ua anteriormente con la sp<strong>in</strong>a iliaca<br />

anterosuperiore e posteriormente con la sp<strong>in</strong>a posterosuperiore.<br />

41


quest’ultima sarà possibile risalire alla quantità <strong>di</strong> grasso corporeo (FM) utilizzando altre espressioni<br />

come ad esempio la già citata formula <strong>di</strong> Siri.<br />

Molti ricercatori hanno ideato e nomico formule per il calcolo della densità totale corporea (Dt) che<br />

richiedevano <strong>di</strong>verse e specifiche misurazioni (oltre alle pliche erano <strong>in</strong>clusi altri valori antropometrici<br />

quali statura, peso, circonferenze, ecc.), ma nessuno <strong>di</strong> questi è riuscito a rendere più preciso il metodo<br />

che risulterebbe affetto da un errore accidentale che si attesta appena al <strong>di</strong> sotto del 5%.<br />

In ogni caso, per <strong>una</strong> prima valutazione del grasso corporeo, il metodo plicomentrico risulta il metodo<br />

più usato <strong>in</strong> cl<strong>in</strong>ica, non fosse altro, per l’economicità, la trasportabilità e la facilità d’uso qualora<br />

effettuato da personale opport<strong>una</strong>mente addestrato.<br />

Durn<strong>in</strong> & Womersley (1974) hanno proposto per il calcolo della massa grassa la trasformazione<br />

logaritmica della somma delle quattro pliche: bicipitale (B), tricipitale (T), sottoscapolare (SS), e<br />

soprailiaca (SI). Il considerare quattro pliche al posto <strong>di</strong> <strong>una</strong> sola ci fornisce <strong>una</strong> migliore def<strong>in</strong>izione<br />

topografica del tessuto a<strong>di</strong>poso. L’uso del logaritmo al posto del valore assoluto delle pliche è<br />

giustificato dal fatto che la relazione tra pliche e densità non è l<strong>in</strong>eare, ma curvil<strong>in</strong>ea ed i valori delle<br />

pliche hanno nel corpo <strong>una</strong> <strong>di</strong>stribuzione non omogenea.<br />

Jackson & Pollock (1978) hanno suggerito la somma <strong>di</strong> sette pliche: la plica pettorale (C, chest), la plica<br />

ascellare (AX, nomic), la plica tricipitale (T, triceps), la plica sottoscapolare (SS, subscapolar), la plica<br />

addom<strong>in</strong>ale (AB, abdom<strong>in</strong>al), la plica soprailiaca (SI, suprailiac) e la plica della coscia anteriore (TH,<br />

tihigh). La formula <strong>di</strong> Jackson & Pollock prende <strong>in</strong>oltre <strong>in</strong> considerazione il sesso, l’età e, nelle donne, la<br />

circonferenza dei fianchi.<br />

Sloan (1967) propone un’equazione nella quale vengono contemplate solo due pliche, quella anteriore<br />

della coscia (TH) e quella sottoscapolare (SS).(Sloan, 1967)<br />

42


D = 1104.3 – 1.327 (TH) – 1.310 (SS) (Durn<strong>in</strong> & Womersle, 1974)<br />

D = 1176.5 – 74.4log (B + T + SS + SI) (Jackson & Pollock, 1978)<br />

D = 1.112 – 0.0004399X1 + 0.000055X1 2 – 0.00028826X2 *<br />

D = 1.147 – 0.0004293X1 + 0.00000065X1 2 – 0.00009975X2 – 0.00062415X3 **<br />

dove:<br />

X1 = somma delle sette pliche<br />

X2 = età espressa <strong>in</strong> anni<br />

X3 = circonferenza dei fianchi<br />

N. equazione valida per gli uom<strong>in</strong>i<br />

** equazione valida per le donne<br />

La formula <strong>di</strong> Siri consente <strong>di</strong> calcolare la percentuale <strong>di</strong> grasso corporeo, <strong>una</strong> volta nota la densità.<br />

% <strong>di</strong> grasso corporeo = (4.951 BD – 4.5) 10<br />

Impedenziometria<br />

La capacità del corpo umano <strong>di</strong> condurre corrente elettrica è nota da più <strong>di</strong> cento anni. Nel 1800 Volta<br />

<strong>di</strong>mostrava che l’<strong>in</strong>terfaccia elettrodo–elettrolita costituiva la sorgente <strong>di</strong> un potenziale elettrico. Ohm<br />

nel 1826 sceglieva <strong>una</strong> coppia bismuto termofila come sorgente del potenziale elettrico; ciò avrebbe<br />

condotto alla formulazione della legge che porta il suo nome. Successivamente è stato ipotizzato che<br />

l’<strong>in</strong>terfaccia elettrodo–elettrolita possedesse proprietà <strong>di</strong> capacitanza. La prima misura della<br />

capacitanza dell’<strong>in</strong>terfaccia veniva effettuata nel 1871 da Varley. Il primo modello <strong>di</strong> soluzione<br />

elettrolitica con misura della capacitanza viene attribuito ad Helmholtz nel 1879. Oggi è noto che i<br />

tessuti acquosi del corpo possono essere considerati alla stregua <strong>di</strong> soluzioni elettrolitiche, contenendo<br />

l’acqua corporea numerosi soluti.<br />

43


L’impedenziometria (BIA, Bioelectrical nomicos Analysis) (Schoeller D. A.) è stata messa a punto allo<br />

scopo <strong>di</strong> misurare numerosi aspetti della composizione corporea, <strong>in</strong>cluso l’acqua totale corporea (TBW,<br />

Total Body Water), l’acqua <strong>in</strong>tracellulare (ICW, Intra Cellular Water), l’acqua extracellulare (ECW, Extra<br />

Cellular Water), la massa magra (FFM, Fat Free Mass), la massa cellulare metabolicamente attiva<br />

(BCM, Body Cell Mass) e il grasso corporeo (FM, Fat Mass). Più correttamente, l’impedenziometria non<br />

è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> misurare <strong>di</strong>rettamente nessuno dei parametri citati. Per essere più esatti, questa tecnica<br />

misura la resistenza del corpo al passaggio <strong>di</strong> <strong>una</strong> corrente elettrica. La resistenza, o il suo opposto, la<br />

conduttanza, è <strong>una</strong> delle proprietà colligative <strong>di</strong> <strong>una</strong> soluzione. Dipende dalla concentrazione sal<strong>in</strong>a<br />

della soluzione, dalla forza ionica dei sali, dalla mobilità degli ioni, e dalla geometria del fluido, per<br />

citare solo i pr<strong>in</strong>cipali fattori che <strong>in</strong>fluenzano la conduttività.<br />

Come proposto nelle prime pubblicazioni <strong>di</strong> Hoffer, <strong>in</strong> con<strong>di</strong>zioni controllate <strong>di</strong> queste variabili<br />

maggiori, l’impedenziometria può fornire <strong>una</strong> misura <strong>di</strong>retta del volume della soluzione. Più<br />

specificamente, se <strong>una</strong> soluzione acquosa <strong>di</strong> note proprietà ioniche è posta <strong>in</strong> un cil<strong>in</strong>dro <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

uniformi, allora la resistenza A. della soluzione potrebbe essere data da:<br />

R = ρ L/<br />

dove ρ è la resistività specifica per unità <strong>di</strong> lunghezza e per area della sezione nomico, L è la lunghezza<br />

del cil<strong>in</strong>dro, ed A è l’area della sezione nomico. Riarrangiando questa equazione si ha quanto segue:<br />

A = ρ L/R<br />

Moltiplicando tutti e due i membri <strong>di</strong> questa equazione per la lunghezza del cil<strong>in</strong>dro si ottiene la<br />

seguente formula:<br />

V = ρ L 2 /R<br />

dove V è il volume. La misurazione della resistenza può, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, essere correlata <strong>di</strong>rettamente al<br />

volume della soluzione. Questa proprietà ha permesso l’utilizzazione della meto<strong>di</strong>ca BIA (impedenza<br />

bioelettrica) per la valutazione dei <strong>di</strong>stretti corporei, sfruttando le caratteristiche elettriche dei tessuti<br />

al passaggio <strong>di</strong> corrente alternata (la corrente non può essere erogata <strong>in</strong> modo cont<strong>in</strong>uo per evitare<br />

fenomeni <strong>di</strong> elettrolisi). Si considera il tessuto biologico come costituito da due <strong>di</strong>stretti flui<strong>di</strong>:<br />

44


extracellulari (ECW, Extra Cellular Water) ed <strong>in</strong>tracellulari (ICW, Intra Cellular Water). Il<br />

comportamento elettrico dei tessuti corporei è equiparabile a quello <strong>di</strong> un circuito elettrico costituito<br />

da <strong>una</strong> resistenza ed un condensatore <strong>in</strong> parallelo, <strong>in</strong> cui il comparto <strong>in</strong>tracellulare (ICW) funge da<br />

condensatore e quello extracellulare (ECW) simula la resistenza. La corrente (I) attraverserà il tratto<br />

capacitivo ICW (IICF) e, preferenzialmente, il tratto resistivo ECW (IECF). Il tratto resistivo esplicherà il suo<br />

effetto oppositivo <strong>in</strong> modo cont<strong>in</strong>uo e costante nel tempo e proporzionalmente alla quantità <strong>di</strong><br />

elettroliti presenti nel comparto ECW. Il tratto ICW, ossia il condensatore, permetterà un buon<br />

passaggio <strong>di</strong> corrente da <strong>una</strong> certa frequenza <strong>di</strong> corrente <strong>in</strong> poi (>5 Khertz), determ<strong>in</strong>ando uno<br />

sfasamento del flusso <strong>di</strong> corrente <strong>in</strong> uscita. Tale effetto si chiama reattanza capacitiva (Xc).<br />

L’impedenza 6 (Z), rappresentata <strong>in</strong> forma vettoriale, esprime l’impe<strong>di</strong>mento totale al passaggio <strong>di</strong><br />

corrente essendo la somma degli effetti del tratto resistivo A. e capacitivo (Xc).<br />

Il corpo umano viene, qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, assimilato ad un cil<strong>in</strong>dro conduttore <strong>in</strong> cui R=ρH/S (dove R è la resistenza,<br />

H è la statura del soggetto sottoposto alla misurazione, ed S è la sezione traversa, che per convenzione<br />

si assume costante). Da qui: V=ρH 2 /R (equazione che relaziona il volume del cil<strong>in</strong>dro con il valore della<br />

resistenza).<br />

Tale equazione risulta alla base delle formule per la determ<strong>in</strong>azione della TBW o della FFM. In<br />

particolare, la seguente equazione<br />

TBW = a(H 2 /R)+b<br />

(equazione <strong>di</strong> tipo l<strong>in</strong>eare, dove i coefficienti a e b sono calcolati su popolazioni specifiche) pone <strong>in</strong><br />

relazione il volume <strong>di</strong> acqua totale corporea (TBW) e l’<strong>in</strong><strong>di</strong>ce BIA (H 2 /R). Qu<strong>in</strong><strong>di</strong>, dopo la misura<br />

dell’impedenza corporea (Z) con l’apposito strumento (impedenziometro), essa viene <strong>in</strong>serita <strong>in</strong><br />

apposite formule per la determ<strong>in</strong>azione della TBW o della FFM.<br />

6 Dal lat<strong>in</strong>o <strong>in</strong> e pes (piede), <strong>in</strong><strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> un “imbrigliamento” o “avviluppamento”.<br />

45


Sfort<strong>una</strong>tamente il corpo umano non è un cil<strong>in</strong>dro uniforme, e i flui<strong>di</strong> corporei non hanno proprietà<br />

ioniche costanti. A causa <strong>di</strong> ciò, l’impedenziomeria non può misurare <strong>di</strong>rettamente il volume dei flui<strong>di</strong>.<br />

Al contrario, questa meto<strong>di</strong>ca viene calibrata ponendola a confronto con altre tecniche che forniscono<br />

<strong>una</strong> misurazione più accurata della composizione corporea. Una delle pr<strong>in</strong>cipali <strong>di</strong>fficoltà è che la gran<br />

parte dei compartimenti corporei <strong>di</strong> <strong>in</strong>teresse, <strong>in</strong>cludendo l’acqua totale corporea, l’acqua<br />

<strong>in</strong>tracellulare, l’acqua extracellulare, la massa magra e la massa cellulare metabolicamente attiva,<br />

risultano essere tra <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>rettamente correlati. Per superare questa limitazione, molti ricercatori<br />

hanno adottato un approccio che limita la correlazione normalmente esistente tra i compartimenti<br />

corporei. I due meto<strong>di</strong> massimamente usati consistono nell’effettuare la fase <strong>di</strong> calibrazione <strong>in</strong><br />

<strong>in</strong><strong>di</strong>vidui nei quali la normale relazione è stata resa meno forte da patologie <strong>in</strong> atto, o <strong>in</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui nei<br />

quali questa relazione è stata alterata da <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> breve durata. Così, ad esempio, è possibile<br />

testare la BIA <strong>in</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui <strong>in</strong> buono stato <strong>di</strong> salute nei quali è stata alterata la relazione tra acqua<br />

<strong>in</strong>tracellulare, acqua extracellulare e acqua totale corporea me<strong>di</strong>ante <strong>in</strong>fusione <strong>di</strong> un fluido contenente<br />

elettroliti (Lactated R<strong>in</strong>ger’s solution), o somm<strong>in</strong>istrando un <strong>di</strong>uretico che <strong>in</strong>duca <strong>una</strong> rapida per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

flui<strong>di</strong>. Il trattamento dura tre ore, e la BIA deve essere misurata prima e dopo la somm<strong>in</strong>istrazione,<br />

parallelamente alla <strong>di</strong>luizione con deuterio e con bromuro allo scopo <strong>di</strong> misurare l’acqua totale<br />

corporea e l’acqua extracellulare.<br />

Esistono <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> apparecchi impedenziometrici; alcuni vengono def<strong>in</strong>iti monofrequenziali, dal<br />

momento che erogano corrente alternata alla frequenza costante <strong>di</strong> 50 kHz.<br />

Attualmente vengono utilizzati anche impedenziometri che lavorano a più frequenze, detti<br />

multifrequenziali. Si è, <strong>in</strong>fatti, visto che mentre a bassa frequenza il contributo resistivo è<br />

massimalmente dovuto al comparto extra-cellulare, ad alta frequenza anche il tratto capacitivo fa<br />

sentire la sua <strong>in</strong>fluenza, man mano che i vari condensatori si “attivano”, sfasando più o meno la<br />

corrente <strong>in</strong> uscita. In tal modo, da <strong>una</strong> serie <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> resistenza A., reattanza (Xc), angolo <strong>di</strong> fase (f)<br />

e impedenza (Z), ottenute a varie frequenze <strong>di</strong> corrente erogata, è possibile determ<strong>in</strong>are la cosiddetta<br />

frequenza caratteristica (Fc). Tale parametro, <strong>in</strong>trodotto <strong>in</strong> formule più complesse <strong>di</strong> quella<br />

fondamentale, permette la determ<strong>in</strong>azione <strong>di</strong> valori più accurati <strong>di</strong> TBW, ICW, ECW, e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong> FFM.<br />

46


Il metodo spettroscopico (BIS, Bioimpedenza nomicosica)<br />

consente <strong>di</strong> analizzare nell’ambito <strong>di</strong> un<br />

range <strong>di</strong> frequenze erogate (1kHz-1MHz) uno spettro <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> resistenza A. e reattanza (Xc) utile per<br />

la determ<strong>in</strong>azione della frequenza caratteristica (Fc), della resistenza del comparto ECW (RECW) e della<br />

resistenza del comparto ICW (RICW). Ad un modello tissutale evoluto corrisponde un modello elettrico<br />

(Cole-Cole) che tiene conto della <strong>di</strong>versificazione cellulare. Nella misurazione delle impedenze è<br />

possibile determ<strong>in</strong>are <strong>una</strong> circonferenza (equazione <strong>di</strong> Hanai) con la quale risulta possibile stimare per<br />

<strong>in</strong>terpolazione la Resistenza del comparto ECW a frequenza 0 (Rfo), la Frequenza caratteristica (Fc) alla<br />

più alta reattanza, e la resistenza del comparto ICW (RICW).<br />

Figura 5 – Impedenziometro monofrequenziale Akern.<br />

47


Figura 6 – La meto<strong>di</strong>ca BIA si serve <strong>di</strong> elettro<strong>di</strong> applicati <strong>in</strong> particolari punti <strong>di</strong> repere sulla mano e sul<br />

piede.<br />

48


Tabella 6 – Esempi <strong>di</strong> equazioni <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione per l’acqua totale corporea (TBW), l’acqua extracellulare (ECW) e la massa libera da grasso<br />

(FFM) ottenute con la meto<strong>di</strong>ca BIA.<br />

Età Soggetti Equazione <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>zione<br />

Equazione BIA a s<strong>in</strong>gola frequenza (50kHz) per TBW<br />

19-61 20F,88M 0.484 (H 2 /R) + 0.1444Wt+ 1.356S + 0.105Xc – 0.057età<br />

Equazione BIA a s<strong>in</strong>gola frequenza (50kHz) per FFM<br />

16-83 661 0.34 (H 2 /R) + 15.34H + 0.273Wt + 4.56S – 0.127età – 12.44<br />

Equazione BIA a doppia frequenza per TBW ed ECW<br />

16-83 661 TBW = 0.483 (H2/Z 100 ) + 8.4<br />

ECW = 0.229 (H 2 /Z1) + 4.5<br />

SEE Autore, anno<br />

1.53 L Zillikens, 1991<br />

2.63kg Deurenberg,1991<br />

2.27kg<br />

1.14kg<br />

Deurenberg,1994<br />

De Lorenzo,1994


Esempi <strong>di</strong> equazioni per il calcolo della TBW (donne obese <strong>di</strong> nazionalità italiana, De Lorenzo):<br />

TBW = 0.69 [ HC 2 /(4π*Z100) ] + 19.671 (2.3.6)<br />

TBW = a (V/Z1) + b [V(Z1*Z100)(Z1 - Z100)] + c (–.3.7)<br />

Dove TBW è l’acqua totale corporea, H è la statura del soggetto (cm), C è la circonferenza fianchi (cm), Z1 è l’impedenza a 1 kHz, Z100 è<br />

l’impedenza a 100 kHz, V è pari a HC 2 /4π, SEE (Standard Error of Estimate) è l’errore standard. Anche la massa muscolare può essere<br />

misurata con l’impedenziometria utilizzando <strong>una</strong> equazione <strong>di</strong>retta:<br />

Massa muscolare = 103.39 * H 2 /Z * 2754.74 * Sex – 47.42 * Età + 4278.85<br />

(A. De Lorenzo)<br />

In questa formula H è la statura espressa <strong>in</strong> metri; la voce Sex è assunta pari a 1 per i maschi e pari a 0 per le femm<strong>in</strong>e; l’età è espressa <strong>in</strong><br />

anni; Z è il valore dell’impedenza corporea.


Tabella 7 – Equazioni per il calcolo della massa grassa.<br />

Autori Equazione pre<strong>di</strong>ttiva della<br />

% <strong>di</strong> Massa Grassa<br />

Guo et al (1987) % FM (Maschi) = - 17.9991 + 0.7572 (bicipitale) d<br />

+0.6538(polpaccio) d + 0.4630 (tricipitale) d<br />

%FM (Femm<strong>in</strong>e)= - 8.4773 + 0.4296 (bicipitale) d<br />

+ 1.3404(polpaccio) d – 0.845 (HT 2 /R)+0.3833(WT)<br />

Khaled et al (1988)<br />

Coefficiente <strong>di</strong> correlazione<br />

r 2 = 0.74<br />

%FM = - 30.027 + 41.523 [(Z x WT)/ HT 2 ] r = 0.987<br />

De Lorenzo et al (2000) %FM = 797.229 (WT) – 703.313 (HT 2 /Z 50 ) + 1290.369<br />

%FM (per BMI> 25) = 844 (WT) – 711.418 (HT 2 /Z 50 ) + 895.288<br />

%FM (per BMI< 25) = 894.747 (WT) – 745 (HT 2 /Z 50 ) – 1943.452<br />

r = 0.779<br />

r = 0.911<br />

r = 0.938<br />

d = circonferenza <strong>in</strong> cm, HT = altezza <strong>in</strong> cm, R = resistenza (ohm), WT = peso <strong>in</strong> kg, Z = impedenza (ohm).<br />

51


L’analisi dell’impedenza corporea consente misure più accurate dell’a<strong>di</strong>posità rispetto alle<br />

meto<strong>di</strong>che antropometriche (nomicosi e circonferenze corporee), sebbene queste ultime<br />

possano fornire utili <strong>in</strong>formazioni relative alla <strong>di</strong>stribuzione della massa grassa. In aggiunta,<br />

l’impedenziometria può essere più facilmente standar<strong>di</strong>zzata e trova applicazione nei<br />

programmi <strong>di</strong> trattamento (per produrre un bilanciato calo ponderale) degli obesi a lungo<br />

term<strong>in</strong>e. Recentemente <strong>in</strong> un ampio campione <strong>di</strong> <strong>popolazione</strong> <strong>di</strong> razza caucasica, sottoposto<br />

a misure impedenziomentriche e sud<strong>di</strong>viso <strong>in</strong> percentili <strong>di</strong> massa grassa, è stato documentato<br />

un aumento progressivo della quota <strong>di</strong> massa grassa con l’avanzare dell’età: tali dati<br />

costituiscono, <strong>in</strong>oltre, valori <strong>di</strong> riferimento per la misura della massa grassa totale me<strong>di</strong>ante<br />

meto<strong>di</strong>ca BIA. L’errore <strong>di</strong> misura della meto<strong>di</strong>ca impedenziometrica sulla percentuale <strong>di</strong><br />

massa grassa corporea è risultato pari a circa il 10% del peso corporeo. In aggiunta, <strong>in</strong> stu<strong>di</strong> <strong>in</strong><br />

cui la meto<strong>di</strong>ca densitometrica (tecnica della pesata idrostatica) rappresentava la meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

riferimento, l’analisi dell’impedenza bioelettrica presentava un più basso errore pre<strong>di</strong>ttivo<br />

nella misura dell’a<strong>di</strong>posità corporea rispetto alle meto<strong>di</strong>che antropometriche (2.7 vs 3.9%).<br />

Disposizione degli elettro<strong>di</strong><br />

La <strong>di</strong>sposizione degli elettro<strong>di</strong> varia a seconda che la misurazione effettuata sia “a tutto<br />

corpo” o “segmentale”. La misurazione a tutto corpo può essere a sua volta effettuata con<br />

modalità “<strong>di</strong>stale” o “prossimale”.<br />

Per la BIA a tutto corpo effettuata con modalità <strong>di</strong>stale, gli elettro<strong>di</strong> sono così sistemati<br />

(Lukaski et al., 1985): i) <strong>in</strong>iettori: sulla superficie dorsale della mano e del piede ai metacarpi<br />

e metatarsi <strong>di</strong>stali rispettivamente; ii) sensori: tra le prom<strong>in</strong>enze <strong>di</strong>stali del ra<strong>di</strong>o e dell’ulna e<br />

tra il malleolo me<strong>di</strong>ale e laterale della caviglia (ve<strong>di</strong> Figura 6).<br />

Gli elettro<strong>di</strong> devono essere <strong>di</strong>stanti almeno 5 cm. È questa la <strong>di</strong>stanza m<strong>in</strong>ima che garantisce<br />

l’assenza d’<strong>in</strong>terferenza elettromagnetica tra elettro<strong>di</strong> <strong>in</strong>iettori e sensori (Deurenberg, 1994).<br />

In un soggetto adulto, la <strong>di</strong>stanza tra i punti <strong>di</strong> repere prossimali e <strong>di</strong>stali è sempre tale da<br />

sod<strong>di</strong>sfare questo criterio. Nel bamb<strong>in</strong>o è spesso necessaria <strong>una</strong> sistemazione maggiormente<br />

“prossimale” degli elettro<strong>di</strong>. Questa ultima è, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, <strong>in</strong><strong>di</strong>spensabile nel neonato (Gartner et<br />

al., 1993).<br />

52


Un particolare problema è rappresentato dalla scelta dell’emisoma su cui effettuare la<br />

registrazione. Alcuni Autori hanno <strong>in</strong>fatti osservato valori d’impedenza maggiori per<br />

l’emisoma destro rispetto al s<strong>in</strong>istro. Nella pratica, l’emisoma s<strong>in</strong>istro è quello <strong>di</strong> riferimento.<br />

Cavi <strong>di</strong> collegamento allo strumento<br />

Adeguatamente schermati, essi devono correre <strong>in</strong> modo rettil<strong>in</strong>eo e senza venire <strong>in</strong> contatto<br />

tra loro su <strong>di</strong> <strong>una</strong> superficie non conduttiva, lontano dai campi elettromagnetici. Poiché<br />

anche il calcolatore elettronico eventualmente collegato allo strumento è <strong>una</strong> sorgente <strong>di</strong><br />

campi elettromagnetici, esso deve essere tenuto a debita <strong>di</strong>stanza dai cavi <strong>di</strong> collegamento. Si<br />

rammenta che la possibilità <strong>di</strong> <strong>in</strong>terferenze cresce all’aumentare della frequenza della<br />

corrente somm<strong>in</strong>istrata.<br />

Posizione del soggetto<br />

Il soggetto giace sup<strong>in</strong>o su <strong>di</strong> <strong>una</strong> superficie piana non conduttiva. Gli arti sono abdotti <strong>di</strong> 30°-<br />

45° per evitare cortocircuitamenti ella corrente prodotti dal contatto tra gli arti <strong>in</strong>feriori o tra<br />

gli arti superiori e il tronco (Lukaski et al., 1985). La postura assunta dal soggetto è<br />

fondamentale per l’<strong>in</strong>terpretazione del dato impedenziometrico. Il passaggio dalla posizione<br />

eretta a quella sup<strong>in</strong>a è associato ad un rapido decl<strong>in</strong>o dell’impedenza (≈ 3%), imputabile al<br />

movimento <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> dal versante <strong>in</strong>terstiziale a quello vascolare (Roos et al., 1992). In<br />

aggiunta a questa mo<strong>di</strong>ficazione “rapida” dell’impedenza, se ne <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guono <strong>una</strong><br />

“<strong>in</strong>terme<strong>di</strong>a” e <strong>una</strong> “tar<strong>di</strong>va”. Queste hanno <strong>una</strong> m<strong>in</strong>ore importanza pratica <strong>in</strong> quanto<br />

occorrono da 40 a 80 e da 80 a 180 m<strong>in</strong>uti rispettivamente dalla mo<strong>di</strong>ficazione “rapida”<br />

(Kushner et al., 1994). Esse debbono comunque essere considerate nel soggetto allettato. Le<br />

variazioni posturali dell’impedenza sono maggiori a frequenze ≤ 10 kHz, dove sono ritenute<br />

espressive delle mo<strong>di</strong>ficazioni che occorrono <strong>in</strong> seno ai liqui<strong>di</strong> extracellulari (Gu<strong>di</strong>kava et al.,<br />

1992; Kushner et al., 1994).<br />

Errori <strong>di</strong> 1.0 – 1.5 l nella stima <strong>di</strong> TBW possono essere prodotti dalla mancata<br />

standar<strong>di</strong>zzazione della postura (Kushner et al., 1994). Alla Conferenza Internazionale <strong>di</strong><br />

53


Roma, è stato consigliato <strong>di</strong> effettuare la misurazione dell’impedenza entro 5-10 m<strong>in</strong>uti<br />

dall’assunzione della posizione sup<strong>in</strong>a (Deurenberg, 1994).<br />

Temperatura cutanea<br />

Il microcircolo cutaneo è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>latarsi <strong>in</strong> risposta ad un aumento della temperatura<br />

della cute. Al contrario, la <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione della temperatura cutanea produce vasocostrizione,<br />

con <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione del flusso ematico. Questo spiega perché valori più alti <strong>di</strong> impedenza<br />

possano essere registrati <strong>in</strong> seguito a raffreddamento della cute (Caton et al., 1988; Garby et<br />

al., 1990). In presenza <strong>di</strong> febbre, la BIA è <strong>in</strong>atten<strong>di</strong>bile. Essa registrerà <strong>in</strong>fatti valori<br />

artificiosamente bassi d’impedenza.<br />

Preparazione della cute<br />

La conducibilità elettrica della cute è migliorata dal pretrattamento con alcool etilico o<br />

isopropilico (Kushner, 1992). Tale trattamento allontana <strong>in</strong>fatti secrezioni e cellule<br />

desquamate dallo strato corneo. È da evitare l’impiego <strong>di</strong> sostanze contenenti elettroliti (ad<br />

esempio derivati dell’ammonio quaternario) <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare<br />

artificiosamente la conducibilità elettrica della cute. È <strong>in</strong><strong>di</strong>cata la rimozione <strong>di</strong> peluria<br />

abbondante.<br />

Cibo e bevande<br />

Kushner (1992) consiglia che il soggetto sia a <strong>di</strong>giuno da liqui<strong>di</strong> e soli<strong>di</strong> da almeno 2-5 ore. Il<br />

contenuto del canale alimentare può <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>terferire con la misurazione dell’impedenza.<br />

Inoltre, nella fase post-assorbitiva, il passaggio <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> nel torrente circolatorio può<br />

produrre valori spuri <strong>di</strong> impedenza. Tuttavia, Fogelholm et al. (1993) hanno osservato che<br />

l’errore prodotto dalla misurazione dell’impedenza a 2-5 ore da un pasto può essere<br />

accettabile a livello <strong>di</strong> gruppo ma non del s<strong>in</strong>golo <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo. Pertanto, essi propongono <strong>una</strong><br />

notte <strong>di</strong> <strong>di</strong>giuno (8 h) quale procedura standard per la BIA.<br />

54


D<strong>in</strong>amica respiratoria<br />

È opportuno verificare che la frequenza e escursione respiratoria siano quelle “fisologiche”<br />

per il soggetto. Mo<strong>di</strong>ficazioni dell’escursione della gabbia toracica possono comportare <strong>in</strong>fatti<br />

<strong>una</strong> mo<strong>di</strong>ficazione del volume conduttivo, e conseguentemente, dell’impedenza.<br />

Esercizio fisico<br />

L’esercizio fisico moderato non è <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare la BIA. Al contrario, quando <strong>in</strong>tenso<br />

e prolungato, esso produce valori artificiosamente bassi d’impedenza. L’aumento della<br />

temperatura cutanea e, possibilmente, <strong>una</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> acqua prevalente su <strong>una</strong> <strong>di</strong> elettroliti,<br />

possono spiegare questo fenomeno.<br />

Ciclo mestruale<br />

Il ciclo mestruale comporta variazioni “fisiologiche” dell’impedenza bioelettrica. Esse sono<br />

state poste <strong>in</strong> relazione a: i) mo<strong>di</strong>ficazioni della compartimentazione <strong>di</strong> TBW, come ad<br />

esempio, la possibile espansione premestruale <strong>di</strong> ECW, ii) mo<strong>di</strong>ficazioni della temperatura<br />

corporea, per l’effetto termogenico del progesterone e, iii) mo<strong>di</strong>ficazioni del comportamento<br />

alimentare, particolarmente <strong>in</strong> fase premestruale. Gleichauf & Roe (1989) hanno osservato<br />

che la variabilità nella misurazione dell’impedenza nel corso <strong>di</strong> un ciclo mestruale è da<br />

imputare più alla variazione fisiologica che non all’errore <strong>di</strong> misurazione. Esse consigliano <strong>di</strong><br />

standar<strong>di</strong>zzare la misurazione relativamente al periodo del ciclo mestruale e <strong>di</strong> effettuare,<br />

ove possibile, misurazioni multiple.<br />

L’impiego <strong>di</strong> contraccettivi orali non è apparentemente associato ad alterazioni<br />

dell’impedenza (Chumlea et al., 1987).<br />

DXA (Dual energy X-ray Absorptiometry)<br />

La Dual energy X-ray Absorptiometry (DXA) è <strong>una</strong> tecnica relativamente nuova, <strong>in</strong>izialmente<br />

utilizzata per la determ<strong>in</strong>azione della densità m<strong>in</strong>erale ossea e successivamente impiegata<br />

55


anche nell’analisi dei tessuti molli, massa lipi<strong>di</strong>ca (FM) e massa alipi<strong>di</strong>ca (FFM).<br />

L’attenuazione che un tessuto biologico oppone ad un fascio <strong>in</strong>cidente <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>azioni è<br />

funzione dello spessore, della densità e della composizione chimica del tessuto stesso. La<br />

meto<strong>di</strong>ca DXA per lo stu<strong>di</strong>o della massa lipi<strong>di</strong>ca ed <strong>in</strong> generale dei tessuti molli si basa sul<br />

pr<strong>in</strong>cipio che tali tessuti determ<strong>in</strong>ano <strong>una</strong> attenuazione costante alla emissione <strong>di</strong> due<br />

def<strong>in</strong>ite ra<strong>di</strong>azioni energetiche <strong>di</strong> 40 kV e 70 kV (raggi X). Il fenomeno dell’attenuazione si<br />

basa sull’effetto fotoelettrico e sull’effetto Compton. Nella realtà il fenomeno della<br />

attenuazione non è l<strong>in</strong>eare, tuttavia assumendo che sia costante si ha per un tessuto<br />

costituito da sola massa lipi<strong>di</strong>ca Rf = 1,21, e per un tessuto costituito dal sola massa alipi<strong>di</strong>ca<br />

Rl = 1,399; l’attenuazione per il tessuto osseo risulterebbe molto più alta. Poiché<br />

nell’organismo umano ogni tessuto è costituito da più componenti <strong>in</strong> proporzioni <strong>di</strong>verse,<br />

l’attenuazione energetica risultante corrisponde ad un valore me<strong>di</strong>o.<br />

È stata elaborata la seguente espressione:<br />

dove:<br />

R f l<br />

=<br />

( R f l − R f )<br />

( R l − R f )<br />

Rfl: attenuazione misurata e Rf e Rl rispettivamente le costanti riferite al solo tessuto lipi<strong>di</strong>co<br />

ed al solo tessuto alipi<strong>di</strong>co.<br />

Nella misura della massa lipi<strong>di</strong>ca corporea, si ritiene che il 40-45% dei pixel 7 contiene massa<br />

m<strong>in</strong>erale ossea e che il restante (circa la metà del volume corporeo) è rappresentato dai<br />

tessuti molli.<br />

Il sistema DXA consta <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> rilevazione <strong>in</strong> cui sono <strong>in</strong>seriti i sensori per il rilevamento<br />

dell’attenuazione. A tale piano viene applicato un carrello mobile che scorre<br />

longitu<strong>di</strong>nalmente e che trasporta l’emettitore <strong>di</strong> energia che a sua volta può scorrere su<br />

b<strong>in</strong>ari <strong>in</strong> modo trasversale me<strong>di</strong>ante un motore <strong>di</strong> precisione. Per mezzo <strong>di</strong> un computer<br />

idoneo si determ<strong>in</strong>a il moto longitu<strong>di</strong>nale e trasversale dell’emettitore, l’acquisizione dei dati<br />

<strong>di</strong> attenuazione rilevati e la successiva elaborazione dei dati per la stampa o la lettura dei<br />

7 Punti lum<strong>in</strong>osi <strong>di</strong> cui è costituita l’immag<strong>in</strong>e ra<strong>di</strong>ologica sul monitor, il cui tono nella scala dei grigi è <strong>in</strong> relazione alla<br />

densità del volume del tessuto analizzato<br />

56


isultati della composizione corporea. È <strong>in</strong> preparazione <strong>una</strong> strumentazione che prevede<br />

l’uso <strong>di</strong> un triplice raggio energetico come estensione della meto<strong>di</strong>ca DXA.<br />

Figura 7 – Apparecchiatura DXA.<br />

I valori misurati con meto<strong>di</strong>ca DXA per la massa ossea, massa alipi<strong>di</strong>ca e massa lipi<strong>di</strong>ca sono<br />

stati comparati con misure effettuate con altre tecniche. In particolare, il confronto con<br />

misure derivate dall’analisi dell’attivazione neutronica (NAA) ha dato <strong>una</strong> buona correlazione<br />

per il calcio totale corporeo (2-3% <strong>di</strong> variabilità).<br />

L’errore <strong>di</strong> tale meto<strong>di</strong>ca è stato valutato <strong>in</strong>torno al 3–4% per la massa lipi<strong>di</strong>ca corporea e<br />

<strong>di</strong>pende prevalentemente da stati <strong>di</strong> alterata idratazione e dallo spessore antero-posteriore<br />

corporeo (quest’ultimo se maggiore <strong>di</strong> 20 cm comporta un errore superiore a quello def<strong>in</strong>ito).<br />

La riproducibilità della misura <strong>di</strong>pende <strong>in</strong>vece dalla risoluzione adottata (numero <strong>di</strong> punti<br />

scansionati per cm 2 <strong>di</strong> area corporea); tale riproducibilità risulterebbe ottimale per<br />

misurazioni che consentono l’analisi <strong>di</strong> 5-10 punti per cm 2 .<br />

La tecnica DXA risulta un metodo preciso ed accurato per la misura della massa lipi<strong>di</strong>ca<br />

corporea totale e <strong>di</strong>strettuale. La misura della massa lipi<strong>di</strong>ca <strong>di</strong>strettuale risulta più accurata<br />

e precisa <strong>in</strong> soggetti adulti con peso corporeo <strong>in</strong>feriore a 100 kg. La misura della massa<br />

lipi<strong>di</strong>ca corporea a livello <strong>in</strong>traddom<strong>in</strong>ale è stata stu<strong>di</strong>ata con la meto<strong>di</strong>ca tomografica (TC,<br />

meto<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> riferimento) e confrontata con le determ<strong>in</strong>azioni ottenute me<strong>di</strong>ante<br />

antropometria (nomicosi) e DXA; le misure della massa lipi<strong>di</strong>ca addom<strong>in</strong>ale ottenute con<br />

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meto<strong>di</strong>ca DXA risultavano valide (r = 0,9, s.e.e .= 7%) ed il valore pre<strong>di</strong>ttivo veniva migliorato<br />

dalla comb<strong>in</strong>azione con le misure antropometriche.<br />

Qu<strong>in</strong><strong>di</strong> la bassa <strong>in</strong>vasività (circa 0,06 mrem) rispetto alle meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> immag<strong>in</strong>e (es:<br />

Tomografia Computerizzata) e la possibilità <strong>di</strong> ottenere misure segmentali corporee (tessuto<br />

a<strong>di</strong>poso <strong>in</strong>traddom<strong>in</strong>ale), consigliano l’utilizzo <strong>di</strong> tale tecnica a scopo prognostico e<br />

<strong>di</strong>agnostico per il paziente obeso.<br />

Ruolo del polimorfismo dei geni per citoch<strong>in</strong>e pro-<strong>in</strong>fiammatorie ed enzimi<br />

metabolici <strong>in</strong> soggetti obesi<br />

Ipertensione, <strong>di</strong>slipidemie, <strong>di</strong>abete mellito <strong>di</strong> tipo2 ed obesità si ritrovano spesso nella stessa<br />

persona.<br />

Le citoch<strong>in</strong>e sembrano essere tra i maggiori regolatori del metabolismo del tessuto a<strong>di</strong>poso: gli<br />

a<strong>di</strong>pociti, <strong>in</strong>fatti, possono s<strong>in</strong>tetizzare il tumor necrosis factor α ( TNF- α) e molte <strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>e tra<br />

cui, <strong>di</strong> maggior rilievo, l’<strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>a-6 ( IL-6) e l’<strong>in</strong>terleuch<strong>in</strong>a-1 beta ( IL-1β).<br />

In soggetti obesi, l’espressione del TNF- α aumenta e correla con l’<strong>in</strong>sorgenza dell’ iper<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>emia.<br />

In particolare il polimorfismo 308 G/A nel sito <strong>di</strong> trascrizione del TNF α è stato associato con<br />

l’obesità nella <strong>popolazione</strong> europea (J-Y. Um et al. Cl<strong>in</strong>. Chim. Acta, 2004).<br />

La IL-1 <strong>in</strong>ibisce il <strong>di</strong>fferenziamento degli a<strong>di</strong>pociti, l’espressione ed attività della lipoprote<strong>in</strong>a<br />

lipasi (Price et al., Bioc. Bioph. Acta, 1986).<br />

Stimola la lipolisi ed <strong>in</strong>ibisce la nomicosi <strong>in</strong>ibendo l’espressione delle prote<strong>in</strong>e <strong>di</strong> trasporto degli<br />

aci<strong>di</strong> grassi ed <strong>una</strong> traslocasi nel tessuto a<strong>di</strong>poso.<br />

Il sistema IL-1 β <strong>in</strong>clude IL-1 IL-1 recettore <strong>di</strong> tipo I (IL-1RI) e l’antagonista del recettore <strong>di</strong> IL-1<br />

(IL-1ra). Concentrazioni seriche dell’antagonista del recettore per IL-1 (IL-1ra) aumentano <strong>in</strong> caso<br />

<strong>di</strong> obesità e <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uiscono dopo per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> peso conseguente a by-pass chirurgico (Meier et al.<br />

J.Cl<strong>in</strong> End. Met., 2002).<br />

Sono stati descritti polimorfismi <strong>in</strong> molti dei geni co<strong>di</strong>ficanti per le prote<strong>in</strong>e della famiglia delle IL-1<br />

presenti nel locus 2q12-q21.<br />

Concentrazioni seriche <strong>di</strong> IL-1ra aumentano <strong>in</strong> soggetti obesi mentre il polimorfismo IL-1ra,<br />

localizzato nella VNTR (penta-allelic 86 bp tandem repeat) dell’<strong>in</strong>trone 2, ha un’<strong>in</strong>fluenza sulla<br />

concentrazione delle citoch<strong>in</strong>e prodotte (J-Y. Um et al. Cl<strong>in</strong>. Chim. Acta, 2004).<br />

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IL-6 possiede <strong>di</strong>versi effetti pleiotropici su <strong>di</strong>versi processi metabolici, tra cui la regolazione della<br />

lipoprote<strong>in</strong>a lipasi degli a<strong>di</strong>pociti. Concentrazioni elevate <strong>di</strong> IL-6 si ritrovano nel plasma <strong>di</strong> soggetti<br />

obesi ed il polimorfismo 174 C/G a monte del sito <strong>di</strong> <strong>in</strong>izio della trascrizione del gene <strong>di</strong> IL-6 è stato<br />

associato alla sensibilità all’ <strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a ed ai livelli <strong>di</strong> trigliceri<strong>di</strong> plasmatici (M. Mohl<strong>in</strong>g, et al., J Cl<strong>in</strong><br />

End. & Met., 2004).<br />

Scopo <strong>di</strong> questa parte del progetto è comprendere se alcuni dei polimorfismi <strong>di</strong> citoch<strong>in</strong>e pro<br />

<strong>in</strong>fiammatorie, quali IL-6, TNF α, IL1-beta, e <strong>di</strong> enzimi metabolici quali adenos<strong>in</strong>a deam<strong>in</strong>asi (ADA),<br />

fosfatasi acida locus1(ACP1), fosfoglucomutasi (PGM1) correl<strong>in</strong>o con l’<strong>in</strong>cidenza <strong>di</strong> obesità<br />

nell’ambito della <strong>popolazione</strong> pe<strong>di</strong>atrica selezionata.<br />

Si vuole altresì valutare l’espressione delle elencate citoch<strong>in</strong>e e il ruolo eventuale dei loro<br />

polimorfismi <strong>in</strong> soggetti sottoposti a terapie <strong>di</strong>magranti.<br />

4.1 Campione<br />

Circa 5 ml <strong>di</strong> sangue venoso <strong>di</strong> ciascun soggetto raccolto <strong>in</strong> EDTA vengono separati <strong>in</strong> due aliquote<br />

per saggi biochimici e determ<strong>in</strong>azione genotipica.<br />

Il campione dell’aliquota 1) viene centrifugato a 1000 RPM per 10 m<strong>in</strong>. Il sopranatante viene<br />

conservato a –20 °C. Il sopranatante sarà utilizzato per la misurazione dei livelli <strong>di</strong> espressione<br />

delle citoch<strong>in</strong>e IL-6, TNF α e del recettore IL-1ra. Il pellet viene conservato a –20 °C.<br />

Separazione dei l<strong>in</strong>fociti da sangue secondo meto<strong>di</strong>ca Ficoll-Plaque (Pharmacia).<br />

Il campione dell’aliquota 2) viene conservato a –20 °C. Sarà utilizzato per la determ<strong>in</strong>azione <strong>di</strong><br />

polimorfismi dei geni per le citoch<strong>in</strong>e pro<strong>in</strong>fiammatorie e per gli enzimi metabolici.<br />

4.2 Saggi biochimici<br />

Misurazione dei livelli <strong>di</strong> espressione delle citoch<strong>in</strong>e IL-6, TNF α, IL-1ra, con meto<strong>di</strong>ca ELISA.<br />

Determ<strong>in</strong>azioni ematiche dei valori dei trigliceri<strong>di</strong>, colesterolo totale, lipoprote<strong>in</strong>e ad alta densità<br />

(HDL), lipoprote<strong>in</strong>e a bassa densità (LDL), glicemia ed <strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a: misurazioni con meto<strong>di</strong>che<br />

standard automatizzate nei Laboratori <strong>di</strong> Analisi Cl<strong>in</strong>iche del territorio.<br />

4.3 Determ<strong>in</strong>azione genotipica<br />

Il DNA nomico, da sangue venoso periferico raccolto <strong>in</strong> EDTA, è estratto secondo la meto<strong>di</strong>ca<br />

Amersham (Kit, Life Science).<br />

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La concentrazione del DNA è valutata spettrofotometricamente stimando l’assorbanza del<br />

campione a 260/280 nm.<br />

I polimorfismi delle citoch<strong>in</strong>e e degli enzimi metabolici vengono determ<strong>in</strong>ati sul DNA nomico<br />

usando il metodo RFLP-PCR.<br />

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Legenda<br />

BIA, Bioelectrical Impedante Analysis = impedenziometria<br />

TBW, Total Body Water = acqua totale corporea<br />

ICW, Intra Cellular Body = acqua <strong>in</strong>tracellulare<br />

ECW, Extra Cellular Body = acqua extracellulare<br />

FFM, Fat Free Mass = massa magra<br />

BCM, Body Cell Mass = massa cellulare metabolicamente attiva<br />

FM, Fat Mass = massa grassa<br />

RMR, Rest<strong>in</strong>g Metabolic Rate = <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico a riposo<br />

BMR, Basal Metabolic Rate = metabolismo basale<br />

TDEE, Total Daily Energy Expen<strong>di</strong>ture = <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o calorico totale giornaliero<br />

DIT, Diet-Induced Thermogenesis = termogenesi <strong>di</strong>eto-<strong>in</strong>dotta o <strong>in</strong>dotta dagli alimenti<br />

WIT, Work-Induced Thermogenesis = termogenesi <strong>in</strong>dotta dall’attività fisica<br />

SMR, Sleep<strong>in</strong>g Metabolic Rate = <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o calorico durante la fase <strong>di</strong> sonno<br />

EE, Energy Expen<strong>di</strong>ture = <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico<br />

CI = calorimetria <strong>in</strong><strong>di</strong>retta<br />

CD = calorimetria <strong>di</strong>retta<br />

QR = quoziente respiratorio<br />

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