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Indicatori precoci di malattia in una popolazione pediatrica

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conto <strong>di</strong> circa il 10% del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero. Lo stu<strong>di</strong>o della termogenesi <strong>di</strong>eto-<br />

<strong>in</strong>dotta com<strong>in</strong>ciò nel secolo scorso con i lavori <strong>di</strong> Rubner che osservò un aumento del consumo<br />

d’ossigeno <strong>in</strong> cani tenuti a <strong>di</strong>giuno <strong>in</strong> seguito all’<strong>in</strong>gestione <strong>di</strong> prote<strong>in</strong>e, grassi e carboidrati. L’aumento<br />

nel consumo d’ossigeno era particolarmente evidente dopo assunzione <strong>di</strong> un pasto proteico: Rubner<br />

chiamò questo aumento azione <strong>di</strong>namico-specifìca degli alimenti. Dopo circa un’ora dalla f<strong>in</strong>e <strong>di</strong> un<br />

pasto normale, possiamo misurare il massimo <strong>in</strong>cremento della spesa energetica oltre i valori basali,<br />

che verranno nuovamente raggiunti dopo circa 4-5 ore dall’assunzione del pasto. La teoria più recente<br />

ritiene che la DIT sia composta da due componenti: <strong>una</strong> cosiddetta “obbligatoria” ed <strong>una</strong> “facoltativa”.<br />

La prima sarebbe da mettere <strong>in</strong> relazione con la spesa energetica che l’organismo deve compiere per<br />

<strong>di</strong>gerire, assorbire, trasportare e assimilare i nutrienti <strong>in</strong>geriti. La frazione facoltativa, che<br />

ammonterebbe al 30-40% della DIT totale, sarebbe dovuta alla stimolazione del sistema nervoso<br />

simpatico <strong>in</strong> seguito, soprattutto, all’<strong>in</strong>gestione <strong>di</strong> carboidrati.<br />

Tuttavia, le basi biochimiche <strong>di</strong> questa componente non sono ancora state del tutto chiarite.<br />

La WIT è la spesa energetica necessaria per compiere qualunque tipo <strong>di</strong> attività fisica. La sua entità è<br />

determ<strong>in</strong>ata dal tipo, dalla durata e dall’<strong>in</strong>tensità del lavoro eseguito. L’attività fisica può provocare un<br />

notevole aumento del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico. È comunque <strong>di</strong>fficile stimare <strong>in</strong> maniera accurata la spesa<br />

energetica dovuta all’attività fisica. In particolare, risulta <strong>di</strong>fficile misurare il grado <strong>di</strong> attività spontanea<br />

(i piccoli movimenti impercettibili), il cosiddetto “fìdgetìng”. Oltre al fabbisogno energetico basale, la<br />

Termogenesi <strong>in</strong>dotta dall’attività fisica è il fattore che <strong>in</strong>fluenza maggiormente la richiesta energetica <strong>di</strong><br />

un soggetto. Per un <strong>in</strong><strong>di</strong>viduo che conduce un tipo <strong>di</strong> vita sedentaria, la Termogenesi <strong>in</strong>dotta<br />

dall’attività fisica è responsabile del 20-30% del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero, ma può essere<br />

<strong>in</strong>feriore nel soggetto ospedalizzato (10-15%), o al contrario, raggiungere il 50% ed oltre (per esempio <strong>in</strong><br />

un atleta) del <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o energetico totale giornaliero.<br />

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