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Indicatori precoci di malattia in una popolazione pediatrica

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prol<strong>in</strong>a nella posizione 115 del PPARγ2 riduce l’<strong>in</strong>attivazione <strong>di</strong> PPARγ2, che porta ad <strong>una</strong> prote<strong>in</strong>a<br />

costitutivamente più attiva. Questo accumulo accelera la <strong>di</strong>fferenziazione degli a<strong>di</strong>pociti,<br />

promuovendo l’obesità. Per contro, <strong>una</strong> sostituzione Pro 12 Ala nel PPARγ2 era associata con <strong>una</strong><br />

ridotta attività recettoriale, un più basso BMI e <strong>una</strong> maggiore sensibilità all’<strong>in</strong>sul<strong>in</strong>a nei soggetti adulti.<br />

Le CCAAT Enhancer-B<strong>in</strong><strong>di</strong>ng Prote<strong>in</strong>s (C/EBP) sono fattori <strong>di</strong> trascrizione espressi negli a<strong>di</strong>pociti che<br />

sembrano aumentare l’espressione del PPAR. In particolare, C/EBPα attiva geni a<strong>di</strong>pociti-specifici che<br />

promuovono la s<strong>in</strong>tesi <strong>di</strong> <strong>una</strong> prote<strong>in</strong>a che lega gli aci<strong>di</strong> grassi <strong>in</strong>tracellulari. In f<strong>in</strong>e, nella fase precoce<br />

dell’a<strong>di</strong>pogenesi, il trascription factor A<strong>di</strong>pocyte Determ<strong>in</strong>ation and Differentiation-Dependent factor I<br />

(ADDI/SREPBI) <strong>in</strong>duce la proliferazione degli a<strong>di</strong>pociti e l’espressione del PPARγ, la s<strong>in</strong>tesi degli aci<strong>di</strong><br />

grassi e della lipoprote<strong>in</strong>lipasi.<br />

Prote<strong>in</strong>e <strong>di</strong>saccoppiate (uncopl<strong>in</strong>g) sono state implicate nell’obesità per il loro effetto sulla<br />

termogenesi e sulla spesa energetica.<br />

Un altro approccio noto come scann<strong>in</strong>g del genoma è stato usato per identificare loci quantitativi che<br />

determ<strong>in</strong>ano il fenotipo “obeso”. Questo metodo ci consente <strong>di</strong> considerare un gene can<strong>di</strong>dato dopo<br />

aver stabilito la sua prossimità al locus del tratto quantitativo identificato me<strong>di</strong>ante genome scan.<br />

Pertanto, geni che erano <strong>in</strong>izialmente non sospettati <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare il fenotipo possono essere<br />

identificati me<strong>di</strong>ante questo metodo. Ad oggi sono stati riportati trae scan del genoma per fenotipi<br />

connessi con l’obesità: nella <strong>popolazione</strong> Messicana, negli <strong>in</strong><strong>di</strong>ani Pima e nella popolaione francese.<br />

Nel primo stu<strong>di</strong>o, si è trovato che due regioni gnomiche sui cromosomi 2 e 8 correlano con i livelli <strong>di</strong><br />

lept<strong>in</strong>a e con la massa grassa. Il gene per il proormone pro-opiomelanocort<strong>in</strong>a (POMC) è collocato<br />

nella stessa regione del cromosoma 2. Il prodotto POMC è il precursore <strong>di</strong> alcuni ormoni che prendono<br />

parte all’asse ipotalamo-pituitario (l’ormone stimolante i melanociti e l’ormone adrenocorticotropo)<br />

ed è <strong>di</strong>rettamente implicato nella regolazione dell’appetito. Il cromosoma 8 porta il gene che co<strong>di</strong>fica<br />

per il recettore β-3-adrenergico (ADRB3), che gioca un ruolo nella regolazione della spesa energetica.<br />

Nello stu<strong>di</strong>o sugli <strong>in</strong><strong>di</strong>ani PIMA, si è trovato che due regioni gnomiche sui cromosomi 3 (3p24.2-p22) e<br />

11 (11q21-q22) mostrano un l<strong>in</strong>kage con la massa grassa. Nello stu<strong>di</strong>o Europeo, il BMI mostra un<br />

l<strong>in</strong>kage con <strong>una</strong> regione sul cromosoma 10p e sono stati trovati altri due loci sui cromosomi 5p e 2p. In<br />

f<strong>in</strong>e, prove ulteriori per almeno due major loci <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong>fluenzare l’a<strong>di</strong>posità sono state<br />

recentemente riportate da Borecki et al., usando l’analisi della segregazione. Il risultato <strong>di</strong> tutti questi<br />

stu<strong>di</strong> supporta l’ipotesi che un piccolo numero <strong>di</strong> geni hanno un effetto sostanziale sull’obesità. Ad<br />

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