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Indicatori precoci di malattia in una popolazione pediatrica

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1.2 Lo sviluppo dell’obesità <strong>in</strong>fantile<br />

In un gruppo piuttosto ristretto <strong>di</strong> soggetti pe<strong>di</strong>atrici l’obesità è determ<strong>in</strong>ata <strong>di</strong>rettamente da uno<br />

specifico <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne genetico. Questi bamb<strong>in</strong>i sono affetti da fenotipi <strong>di</strong>smorfici, statura bassa e<br />

obesità. Le più comune <strong>di</strong> queste s<strong>in</strong>dromi sono quelle <strong>di</strong> Prader-Willi e Bardet-Biedl.<br />

L’obesità è uno dei s<strong>in</strong>tomi legati a queste malattie, che sono probabilmente responsabili <strong>di</strong> meno<br />

dell’1% <strong>di</strong> tutti i fenotipi obesi della <strong>popolazione</strong>. Con l’eccezione <strong>di</strong> queste s<strong>in</strong>dromi, l’obesità umana è<br />

<strong>in</strong> generale un fenomeno complesso risultante da <strong>in</strong>terazioni multiple tra geni ed ambiente.<br />

La componente genetica dell’obesità <strong>in</strong>fantile è stata confermata anche se il rapido aumento nella<br />

prevalenza <strong>di</strong> questo fenomeno non deve essere giustificato esclusivamente su base genetica. Più<br />

precisamente, i geni co<strong>in</strong>volti nell’aumento ponderale non causano <strong>di</strong>rettamente l’obesità, ma<br />

determ<strong>in</strong>ano, <strong>in</strong><strong>di</strong>rettamente, la pre<strong>di</strong>sposizione all’amento ponderale <strong>in</strong> soggetti esposti ad un<br />

ambiente specifico (ad alto rischio.)<br />

1.3 Geni co<strong>in</strong>volti<br />

L’obesità parentale è il più forte fattore <strong>di</strong> rischio per l’obesità <strong>in</strong>fantile. L’effetto legato<br />

all’appartenenza ad un nucleo familiare ha sia <strong>una</strong> componente genetica che <strong>una</strong> componente<br />

ambientale. La quantificazione del ruolo dei geni nel determ<strong>in</strong>are l’obesità è stata valutata nell’ambito<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> su gemelli, su bamb<strong>in</strong>i adottati e su famiglie. Un’<strong>in</strong>fluenza genetica sull’evoluzione dell’obesità<br />

è suggerita da stu<strong>di</strong> su bamb<strong>in</strong>i adottati e su soggetti adulti che mostravano un BMI più simile a quello<br />

dei loro genitori biologici rispetto a quello dei genitori adottivi. Inoltre, tra i gemelli monozigoti che<br />

vengono educati separatamente, le variazioni genetiche spiegano approssimativamente il 70% della<br />

varianza dell’ere<strong>di</strong>tarietà del BMI. Ad ogni modo, l’ere<strong>di</strong>tabilità del BMI sembra essere compresa tra il<br />

25 e il 40%.<br />

Stu<strong>di</strong> l<strong>in</strong>kage hanno mostrato un’associazione tra alcuni cromosomi (specialmente 1, 2, 3, 6, 7, 10 e<br />

11) e il fenotipo “obeso”. La ricerca è ora orientata all’identificazione <strong>di</strong> s<strong>in</strong>goli geni associati con<br />

l’obesità. La possibile esistenza <strong>di</strong> almeno pochi alleli comuni con effetti misurabili sull’obesità ha<br />

implicazioni particolarmente importanti per la salute pubblica. Potenzialmente lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questi geni<br />

può consentire l’identificazione <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>vidui a rischio e portare all’evoluzione <strong>di</strong> nuove strategie per il<br />

trattamento dell’obesità.<br />

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