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Link al File PDF - Le Famiglie della Visitazione

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7<br />

Andiamo a conoscere la Tanzania<br />

Mentre sorvoliamo il Sudan il monitor ci ricorda che il fuso orario è cambiato,<br />

occorre mettere avanti di un’ora l’orologio rispetto <strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia.<br />

Fuori le nuvole sembrano cime innevate o meglio cornetti <strong>al</strong>la panna montata<br />

o … ancora …. morbida bambagia. Mi verrebbe la tentazione di rotolarmici<br />

sopra o meglio di sprofondarmi in essa. Bellissime! Riflessi di sole<br />

illuminano, ravvivano e accendono i grossi nuvoloni che emergono radiosi<br />

dai raggi del sole. Sembrano grandi sagome immobili. Coi loro chiari-scuri<br />

paiono t<strong>al</strong>ora anim<strong>al</strong>i, a volte oggetti, ma hanno qu<strong>al</strong>cosa di straordinario,<br />

di non contenibile, di non descrivibile. Eccoli ergersi come costruzioni maestose,<br />

misteriose. Ora sono e fra un attimo hanno già cambiato forma. Si<br />

scompongono e si ricompongono con grande facilità mosse d<strong>al</strong>le correnti<br />

d’aria.<br />

Quante foto ci vorrebbero per fissare le bellezze natur<strong>al</strong>i? E’ quello che<br />

colpisce il cuore e la mente che rimane e ci colpisce nel profondo. In fondo<br />

…. non sono le nuvole … ma quanta armonia, quanto splendore, quanta<br />

delicatezza, quanto buon gusto! Ma noi vediamo, apprezziamo. Gustiamo<br />

ciò che ci circonda? O guardiamo con uno sguardo superfici<strong>al</strong>e, distratto?<br />

Il tempo trascorre tra conversazioni, spuntini, pranzo, cena, sorseggiamenti<br />

di bevande, e intanto, fuori si è fatto buio; in lontananza si vedono luci<br />

fioche, esili. Il nostro arrivo è previsto per le 20,52 e così avviene <strong>al</strong>l’incirca.<br />

Poliziotti sorridenti ci s<strong>al</strong>utano mentre noi ci apprestiamo ad entrare<br />

<strong>al</strong>l’aereoporto Kilimanjaro <strong>della</strong> Tanzania. L’aria c<strong>al</strong>da (23°) ci ricorda che<br />

siamo in Africa (anche se qui ora è inverno).<br />

Dopo aver notato farf<strong>al</strong>line notturne, zanzare, cav<strong>al</strong>lette che svolazzano,<br />

istintivamente ricominciamo a spruzzarci prodotti qu<strong>al</strong>i Autan e Off, come<br />

già avevamo fatto prima di scendere d<strong>al</strong>l’aereo. Angela e Gabriele, pazienti<br />

e affettuosi, ci attendono con il pullman <strong>al</strong>l’uscita dell’aereoporto; il<br />

pullman che ci porterà <strong>al</strong>la nostra prima sistemazione, la sede del Vescovo<br />

di Arusha. Fin d’ora ci appaiono già i due grandi volti dell’Africa: la sua<br />

ricchezza (la grande cordi<strong>al</strong>ità <strong>della</strong> gente) e la sua enorme povertà (grande<br />

miseria economica). Notiamo infatti che tanti vorrebbero aiutarci a caricare<br />

le nostre v<strong>al</strong>igie, spinti probabilmente da re<strong>al</strong>i necessità.<br />

E ancora ci colpisce la presenza nella sede arcivescovile di una guardia<br />

armata che veglierà tutta la notte, fuori <strong>al</strong> freddo, anche per la nostra incolumità.<br />

In più, una volta arrivati, pur avendo già cenato sull’aereo, ci sentiamo in<br />

dovere di non rifiutare e di non offendere la generosità delle suorine che<br />

attendendoci un po’ prima ci hanno preparato la cena. Così, per non essere<br />

scortesi, ci rimpinziamo ancora, consapevoli che non abbiamo fatto <strong>al</strong>tro<br />

che mangiare e bere tutto il giorno in aereo e ci sentiamo un po’ in colpa<br />

perché sappiamo che non lontano da noi molte persone soffrono la fame.

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