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….Credo che,attraverso i propri studenti,una vera scuola dovrebbe ...

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Quando arriva la malattia compaiono delle situazioni. La prima fase <strong>che</strong> è quella<br />

primaria è quella della morte. Angoscia di morte, c’è <strong>una</strong> rottura un imprevisto. La<br />

seconda fase è quella di trovare le soluzioni. Insito in noi ci sono sia l’angoscia <strong>che</strong> le<br />

soluzioni. Le risposte sono dentro di noi. L’angoscia è più amplificata in persone <strong>che</strong><br />

non riescono a accedere a queste risorse. La crisi interrompe uno stato quindi è<br />

normale <strong>che</strong> porti fuori un’angoscia. La crisi è funzionale e serve per andare a<br />

attingere alle risorse, quando ci sono troppe tensioni <strong>che</strong> non vengono scaricate,<br />

queste si cristallizzano e ci vuole più tempo per scioglierle e portare la persona in<br />

relazione con se stessa, cosa <strong>che</strong> la medicina non fa perché la sua visione è<br />

organicistica, mentre la visione del naturopata è globale. La crisi porta sempre con se<br />

un cambiamento, an<strong>che</strong> il cervello cambia, è disorientato tanto quanto quell’organo<br />

<strong>che</strong> sta parlando, e porta fuori nei momenti di crisi gli elementi, <strong>che</strong> se non ci<br />

facciamo aiutare escono delle parti negative. Il nostro cervello unità con il corpo<br />

incontra sia la risorse <strong>che</strong> le parti negative. Incontra le paure, le parti più aggressive,<br />

nocive. Il primo elemento nocivo siamo noi, contro noi stessi. Quando noi non<br />

riusciamo a stare in <strong>una</strong> situazione di sentire ma di pensare e ce ne rendiamo conto,<br />

perché lo sappiamo e non riusciamo a trasformare questa cosa, noi siamo i primi<br />

elementi contro di noi stessi. E’ da un elemento nocivo <strong>che</strong> nascono le negatività.<br />

Quando il cervello è in sofferenza an<strong>che</strong> il corpo è in sofferenza, sono un unità. Tutto<br />

questo viene registrato nell’ipotalamo <strong>che</strong> poi trasmette al ipofisi, <strong>che</strong> poi struttura gli<br />

ormoni e per questo <strong>che</strong> avviene tutto insieme. Un organo sta male sta male an<strong>che</strong> il<br />

suo cervello, l’approccio è globale. Non si possono curare solo le emozioni ma an<strong>che</strong><br />

il corpo, non è sufficiente scaricare l’emozione con un gesto ma comprendere<br />

l’emozione <strong>che</strong> mi ha portato a <strong>…</strong><strong>…</strong><strong>…</strong>faccio degli esempi : la rabbia può portare a<br />

scaricare l’aggressività verso gli altri o se stessi. Oppure i batteri non attecchiscono<br />

su <strong>una</strong> persona in equilibrio, ma sulla persona in disequilibrio, perché la persona non<br />

è capace a far funzionare le sue sentinelle. Però nel momento <strong>che</strong> le sentinelle del<br />

sistema immunitario sono impazzite, vuoi per il troppo stress si crea il disequilibrio.<br />

La persona si deve ascoltare, ci sono dei campanelli d’allarme <strong>che</strong> il corpo ha<br />

segnalato alla persona, ma <strong>che</strong> lei non ha ascoltato. Noi dobbiamo percepire quando<br />

siamo in disequilibrio e in equilibrio dettato dallo stress. Noi dobbiamo stare con il<br />

nostro ritmo e la nostra personalità. Un esempio potrebbe essere quando <strong>una</strong> persona<br />

lavora 20 ore al giorno,vuoi perché non ha nessuno <strong>che</strong> si prende cura di lei, o uno<br />

stato di angoscia perché ha paura della solitudine, o ha paura di morire di fame,<br />

ecc<strong>…</strong>.. tutte queste situazioni portano a <strong>una</strong> ritualità perchè sono sempre le stesse. Ci<br />

raccontano <strong>che</strong> nella persona si è instaurata questa situazione e queste situazioni si<br />

incancreniscono dentro e se la persona non le modifica possono portare degli stati di<br />

malessere. Ma è an<strong>che</strong> difficile uscire da queste situazioni <strong>che</strong> apparentemente mi<br />

danno la tranquillità. Si è scambiato il benessere esterno per quello interno. Bisogna<br />

lasciare il pensiero per dare spazio alle sensazioni. Bisogna lasciare parlare i sintomi.<br />

La sincronicità di Jung. Quando noi stiamo male non siamo in connessione con<br />

questa forza vitale <strong>che</strong> è quella <strong>che</strong> anima tutto l’universo ed è dentro noi. Attivando<br />

questa forza noi entriamo in collegamento con noi stessi ma per farlo bisogna<br />

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