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Nicolò Franco e il plagio del Tempio d'amore - Italianistica e ...

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<strong>Nicolò</strong> <strong>Franco</strong> e <strong>il</strong> <strong>plagio</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempio</strong> d’amore<br />

Gli studiosi sono sempre stati molto duri nel giudicare <strong>il</strong> <strong>plagio</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempio</strong><br />

d’Amore 41 , riducendo tutto al fac<strong>il</strong>e desiderio di gloria di un personaggio perlomeno<br />

bizzarro, alla ricerca di scorciatoie furbesche, che ha finito i suoi giorni<br />

appeso alle forche di Ponte Sant’Angelo. 42 Ma questa interpretazione non può<br />

soddisfarci. Il tentativo <strong>del</strong> giovane <strong>Nicolò</strong> è stato certamente maldestro e privo<br />

<strong>del</strong>la necessaria sprezzatura ma <strong>il</strong> <strong>Franco</strong> era persona ben addestrata, sapeva di<br />

latino 43 e la scommessa sul poemetto <strong>del</strong> Capanio come opera di “sfondamento”<br />

era tutt’altro che casuale o furfantesca. Sbagliata fu senz’altro l’idea editoriale<br />

di proporre un testo <strong>del</strong> genere a Venezia, complici la fretta e l’ansia di <strong>Nicolò</strong><br />

di pubblicare — subito — un’opera nella nuova città dove era appena approdato;<br />

buona fu al contrario l’intuizione, scaturita in ambiente umanistico-aragonese,<br />

di puntare su questo testo <strong>del</strong> Capanio, come testo degno di essere plagiato e<br />

depredato. L’Opera nuova nomata vero tempio de Amore è infatti un testo che<br />

inaugura un genere di successo nella letteratura napoletana <strong>del</strong> Cinquecento:<br />

tutte le composizioni “in lode” <strong>del</strong>le gent<strong>il</strong>donne partenopee derivano infatti dal<br />

mo<strong>del</strong>lo fondativo <strong>del</strong> Capanio. 44 Ricordiamo, tra gli altri, i testi di Giacomo<br />

Beldando, Lo specchio <strong>del</strong>le bellissime donne napoletane (Napoli 1536), di Mario<br />

Di Leo, L’Amor prigioniero, (Napoli 1538), di Luigi Tans<strong>il</strong>lo, Clorida (Napoli<br />

1547), di Ludovico Paterno, Palagio d’amore, in Le nuove fiamme (Venezia<br />

1561), di Ferrante Carafa, Stanze (Venezia 1563).<br />

Tornando a <strong>Nicolò</strong> <strong>Franco</strong>: abbiamo cercato di andare oltre l’abusata interpretazione<br />

<strong>del</strong> <strong>plagio</strong> <strong>del</strong> <strong>Tempio</strong> d’Amore come tentativo spudorato da parte<br />

<strong>del</strong>l’autore di imporsi sulla scena veneziana rubando le ottave <strong>del</strong> Capanio.<br />

Tuttavia non ci sentiamo di condividere neppure la lettura “giustificazionista”,<br />

ugualmente moralista, che spiega questo <strong>plagio</strong> come esperimento giovan<strong>il</strong>e,<br />

min<strong>il</strong>i, dove è fitta la presenza di donne fra gli autori». Segue un lungo elenco di opere ispirate<br />

al mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong> Ruscelli (concentrate negli anni ’60 e ’70) tra cui compare Il <strong>Tempio</strong> <strong>del</strong>la<br />

divina signora Donna Geronima Colonna d’Aragona di Ottavio Sammarco (Padova, 1568),<br />

calco perfetto <strong>del</strong> titolo ruscelliano.<br />

41 Altamura, ad esempio, commentando <strong>il</strong> caso <strong>del</strong> <strong>Tempio</strong> d’Amore, parla di «carattere<br />

ambiguo e truffaldino <strong>del</strong> <strong>Franco</strong>» (op. cit., p. 9).<br />

42 <strong>Franco</strong> fu giustiziato <strong>il</strong> 10 marzo <strong>del</strong> 1570, dopo essere stato sottoposto a processo<br />

inquisitorio (settembre 1568) a causa <strong>del</strong>l’ennesimo componimento satirico contro la Curia,<br />

e in particolare contro <strong>il</strong> papa Paolo IV. Per tutta la vicenda cfr. ANGELO MERCATI, I constituti<br />

di <strong>Nicolò</strong> <strong>Franco</strong> (1568-1570) dinanzi l’Inquisizione di Roma, esistenti nell’archivio segreto<br />

<strong>del</strong> Vaticano, Città <strong>del</strong> Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1955.<br />

43 Sulla fine <strong>del</strong>la conoscenza <strong>del</strong> latino come elemento discriminante per la distinzione<br />

tra “letterati” e “non letterati” e sulla persistenza in <strong>Franco</strong>, al contrario, di una radicata tradizione<br />

letteraria umanistica legata alla sua provenienza meridionale, si veda EMILIO SPECIALE,<br />

<strong>Nicolò</strong> <strong>Franco</strong>, <strong>il</strong> libraio e la letteratura, in «Schifanoia», X, 1990, pp. 175-187.<br />

44 Cfr. Letteratura italiana. Gli autori. Dizionario bio-bibliografico e Indici, I, A-G,<br />

p. 427, scheda dedicata a Jacopo Campan<strong>il</strong>e curata da MARIA SERENA PERI.<br />

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