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Nicolò Franco e il plagio del Tempio d'amore - Italianistica e ...

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Alessandro Capata<br />

tradizionale <strong>plagio</strong> di opere o di repertori classici, ben tollerato dall’ala protettrice<br />

<strong>del</strong>l’imitatio. <strong>Nicolò</strong> <strong>Franco</strong> è contro l’imitazione classicistica: sia nel Petrarchista<br />

che nella Pistola al Petrarca 58 le sue parole di riprovazione contro i<br />

petrarchisti sono assai dure. In quest’ultimo testo <strong>Franco</strong> parla dei petrarchisti<br />

come di coloro che sono costretti a depredare i sonetti e le canzoni <strong>del</strong> grande<br />

trecentesco perché non in grado di «far altra mostra di loro stessi», essendo<br />

«ciechi» e <strong>del</strong> tutto incapaci di procedere senza la «scorta» dei versi petrarcheschi.<br />

L’autore parla inoltre di una specie di corte di «commentatori», «imitatori»<br />

e «rubbatori» che sfrutterebbero a loro vantaggio i versi e la fama <strong>del</strong> Petrarca.<br />

<strong>Franco</strong> considera cosa spregevole l’imitazione plagiaria dei mo<strong>del</strong>li classici<br />

e reputa implicitamente più onorevole <strong>il</strong> furto da un contemporaneo. <strong>Nicolò</strong><br />

rifiuta infatti l’idea parassitaria <strong>del</strong>l’autore che sugge fino alla consunzione <strong>il</strong><br />

solito, pur prestigioso repertorio. Se <strong>Franco</strong> plagia dai contemporanei con questa<br />

fac<strong>il</strong>ità è perché ritiene i contemporanei degni di essere copiati e derubati.<br />

Plagia dai classici chi è <strong>del</strong>l’avviso che “tutto è stato detto” e procede con sprezzatura<br />

a furti e ruminazioni di materiale universalmente ritenuto degno di imitazione<br />

e riconoscib<strong>il</strong>e dal pubblico; <strong>il</strong> <strong>plagio</strong> dei contemporanei è invece diffic<strong>il</strong>mente<br />

riconducib<strong>il</strong>e nell’ottica <strong>del</strong>l’imitazione classicistica: esso si configura<br />

piuttosto come un azzardo, una scommessa che richiede fiuto ed ab<strong>il</strong>ità poiché<br />

contiene in sé la possib<strong>il</strong>ità reale <strong>del</strong>l’insuccesso. C’è senza meno in tutti i plagiari<br />

la componente fraudolenta <strong>del</strong> “furto di idee”, ma siamo ad un’altezza cronologica<br />

in cui non era ancora operativo <strong>il</strong> diritto d’autore 59 , <strong>il</strong> nostro copyright,<br />

e sembra ridicolo e pericoloso applicare criteri rigidamente privatistici a società<br />

storiche basate su un’idea <strong>del</strong>l’espressione artistica e <strong>del</strong>la comunicazione letteraria<br />

assai diversa dalla nostra.<br />

58 Cfr. N. FRANCO, Pistole vulgari, rist. anastatica cit., lett. CCLXIX, pp. 238-241.<br />

59 Cfr. M. C. DOCK, Etudes sur le droit d’auteur, Paris, Librairie Génerale de Droit et<br />

Jurisprudence, 1963.<br />

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