10 febbraio 2005 - Provincia di Milano

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L’occasione era appunto questa di ricordare questo Giorno del Ricordo, proprio per dare un significativo quadro di come determinate violenze che ci sono state in un secolo come quello del ‘900, del quale non dobbiamo avere paura, perché nonostante tante atrocità ha portato – parlo in generale – anche delle effervescenze, ha portato delle masse e dei popoli sicuramente a lottare per idee nelle quali credevano. Qui si aprirebbe un dibattito storico sul ‘900 in generale, perché spesso è anche facile condannarlo per cercare, in nome magari di un altro modello istituzionale, di dire: adesso facciamo la conta dei morti, facciamo il derby e poi sistemiamo tutto. Ci sono i buoni, ci sono i cattivi, si va al di là ovviamente di un discorso di questo genere. Ma per fare questo c’è bisogno di avere il coraggio, così come io non ho alcun tipo di imbarazzo nel condannare determinate violenze che appartengono ad un periodo storico ben determinato, vedo invece che la stessa riflessione molte volte non la riscontro dall’altra parte. Questo un po’ per spiegare anche che non si voleva connettere il discorso della resistenza a quello delle foibe per cercare di attuare il “derby” degli estremismi, ma era a mio avviso una riflessione su come nelle scuole sia importante veicolare determinati messaggi di pacificazione, di attivazione della memoria storica, propri per dare agli studenti una coscienza civile che sia di conoscenza e di riflessione su dei fatti che sono avvenuti nei territori italiani. Questa era la base di partenza di tutto il discorso, quindi scindiamo la commemorazione che è stata fatta, ed anch’io mi dispiaccio che non fosse presente il Presidente della Provincia a partecipare attivamente a questa commemorazione, e invece il problema dell’informativa alle scuole, che comunque è attinente perché è prevista dal secondo comma del primo articolo della legge istitutiva del Giorno del Ricordo fatta dal Parlamento italiano. Questo era quello che volevo affermare, per un discorso di chiarezza.” Vice Presidente Vicario del Consiglio: “Barbaro, per fatto personale, ultimo intervento.” Consigliere Barbaro: “La soggettività, talvolta strumentale, in malafede, mi assumo tutta la responsabilità delle affermazioni che faccio, induce a processi veramente puerili, da parte del collega. Con rispetto, se lui è chiaro nell’espressione dei suoi pensieri, altrettanto lo sono io. Sarebbe opportuno che tu ti documentassi, lo dico senza nessuna polemica, che un gruppo di Sindaci hanno chiesto alla seconda commissione l’audizione per porre il problema che vivono quotidianamente i pendolari, che è diventata un’odissea. L’ordine del giorno della commissione recita “Audizione”, quindi i comizietti li fai tu, li invio al mittente, i pistolotti non li faccio io come hai dichiarato l’altra sera. Ti invito ad essere rispettoso, si può non condividere ma l’invito che ti faccio è di rimanere nel linguaggio ortodosso ed educato, perché io non sono abituato al linguaggio da cortile. Noi avevamo un obbligo, che era quello di ascoltare. Nessuno dei Consiglieri è intervenuto, in quanto si è concordato che era una commissione straordinaria, non è una giustificazione, questa è la verità dei fatti, quindi una richiesta protocollata da un gruppo di Sindaci in audizione, e si è concordato di dare continuità ai lavori che da commissione straordinaria diventerà commissione ordinaria. Quindi abbiamo aggiornato i lavori della commissione, è stata aggiornata. Si può non condividere, io rispettosamente ne prendo atto, ma rimango della mia convinzione, non si è trattato di soffocare, perché non dipende dalle mie prerogative soffocare la libertà di ogni Consigliere, come ogni cittadino, ma si è trattato di programmare i lavori della commissione. Se fossimo intervenuti, eravamo quaranta o cinquanta persone, alle 20,10 si rimaneva in quattro o cinque, quindi perdeva l’efficacia. Colgo l’occasione per comunicare al collega, se ho sbagliato chiedo scusa, non voglio nascondere nulla, che certamente il sottoscritto non è abituato a giochetti di basso profilo politico istituzionale, perché non mi piace, tanto meno si è trattato di sperpero. Sarà mia premura inviare copia, come Ufficio 12
di Presidenza, della richiesta dei Sindaci dell’audizione. Era dovuto ai colleghi Consiglieri esprimere il percorso della commissione, che ritengo corretto e lineare.” Nel frattempo è entrato in aula l’Assessore Rotondi. Vice Presidente Vicario del Consiglio: “De Nicola per fatto personale.” Consigliere De Nicola: “Presidente, siccome io non sono molto aduso a questi strumenti diabolici, perché sono da poco in mezzo a voi, e non sono neanche aduso al cortile, sono aduso però a certi termini. La malafede, così come la buonafede, è un dato, dice la legge. La malafede va provata. Chi parla di malafede è già in malafede solamente per averlo detto, quindi io invito il Presidente Barbaro a ritirare il termine altamente offensivo sulla malafede, tranne approvare quello che ha detto. Per quanto riguarda poi la sua offesa e il fatto che lui si sia offeso perché io mi sono permesso di parlare di comizietti, è vero, anche di pistolotti, io chiedo scusa se nel termine pistolotto e comizietto qualcuno abbia potuto leggere una accentazione dissacrante. Allora dico l’aulica e importantissima relazione con cui il Presidente ha aperto i lavori della commissione e l’altrettanto aulica e importantissima relazione con cui il Presidente Barbaro ha chiuso i lavori della commissione. Siamo rimasti tutti estremamente soddisfatti e rimborsati? Dovremo rimborsare forse i cittadini lombardi, perché come Consiglieri abbiamo fatto un compito molto significativo, quello di ascoltare da quaranta voci l’identico discorso.” Nel frattempo è uscito dall’aula il Consigliere Del Nero. (presenti 39) Consigliere Bruschi: “Non so se sia previsto, ma chiederei la presenza del Segretario Generale o sua, come Presidente, se si sente di darmi la risposta. Le spiego subito perché. Non entro nel merito di quanto successo in commissione trasporti, ma nel metodo sì. Mi risulta assolutamente stravagante il fatto che una commissione riunita in sede di audizione non preveda l’intervento dei Consiglieri. Questo lo dico senza nessun intento polemico, ed esclusivamente perché il Consigliere Maestri, e mai avrei creduto che il Consigliere Maestri possa dare lezioni di democrazia al Consigliere Barbaro, ma in effetti devo dire che il Muro di Berlino per una volta è caduto in senso estremamente positivo, ci convoca in continua audizione e in queste continue audizioni i Consiglieri vengono tranquillamente lasciati intervenire. Per cui io chiedo a questo punto un chiarimento da parte dell’Ufficio di Presidenza o da parte del Segretario Generale sul regolamento, se il Presidente di una commissione riunita in sede di audizione possa negare la parola ai Consiglieri.” Vice Presidente Vicario del Consiglio: “Io direi però che questo non mi pare tema di questo Consiglio, lo verificheremo. Verificheremo il regolamento e quant’altro. …. Chiedo scusa, chiudiamo questa pagina relativa al problema di una sua commissione e alla sua audizione, proseguiamo nei lavori. L’Ufficio di Presidenza verificherà poi come sono andati i fatti, nella consapevolezza che nulla di irregolare è stato effettuato. Proseguiamo con i lavori.” Il Vice Presidente Vicario del Consiglio pone quindi in trattazione lo: ARGOMENTO N. 2/11 DELL’ORDINE DEL GIORNO – Ordine del giorno presentato in data 13 gennaio 2005, primo firmatario il Consigliere Frassinetti, in merito alla commemorazione della giornata del ricordo dei martiri delle foibe. 13
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