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136 SIMONA GAVINELLI [18 l’impaginazione a piena pagina, sono stati copiati con molte abbreviazioni da una stessa mano in veloce gotica corsiva della prima metà del sec. XV, mentre la decorazione dei capilettera sui fogli iniziali, in campo dorato e completate da decorazioni vegetali e dischetti aurei, può essere considerata un’aggiunta posteriore che rientra nel diffuso stile quattrocentesco lombardo 51 . Diventa invece estremamente importante l’aggiunta, individuabile già nel Verona, Biblioteca Cap., MCVI che contiene il De spirituali et casto verbi animaeque connubio di Lorenzo Giustiniani: sul risguardo anteriore, sopra due sigilli in ceralacca, una elegante mano umanistica del sec. XV-XVI, identificabile con quella di Girolamo Cavalli, avvalora l’autografia del codice da parte dello stesso Giustiniani 52 . Per tale ragione i due manoscritti, una volta approdati a Verona, furono conservati in reliquiario della sacrestia del capitolo veronese, per essere poi liturgicamente esposti sull’altare nel giorno della memoria santorale del patriarca di Venezia «Hoc opus eximium Laurentius edidit olim Pollice quod proprio scripsit et ipse suo. Ancipiti ne quis fallatur nomine tali. Hunc genuit venetum Iustiniana domus. Quare igitur hominis pereat ne pagina tanti Nostrae in comuni Congregationis erit. Ausus erit si quis librum surripere, statim In se succensum sentiet esse Deum». Lo stesso concetto è ribadito nel risguardo posteriore da due mani diverse. La prima, dal tratto più gotico, oltre a una delucidazione sul contenuto, insiste sulla data di copia nel 1425: 51 G. TURRINI, La biblioteca capitolare di Verona, «Italia medioevale e umanistica», 5 (1962), p. 422, in cui, oltre all’autografia del santo, lo indica erroneamente scritto in grafia umanistica. 52 A. SPAGNOLO, I Manoscritti della Biblioteca Capitolare di Verona. Catalogo descrittivo, a cura di S. Marchi, Verona 1996, pp. 764-65.
19] I codici bresciani delle opere di Lorenzo Giustiniani 137 «Librum hunc beatissimus Laurentius Iustinianus edidit atque dum in Sancto Georgio in Alga collegialiter viveret manus propria notavit anno Domini 1425. In quo docet qualiter anima possit uniri sponso suo Christo per spirituale connubium, atque in hac mortali vita per contemplationem spirituali verbi presentia frui» 53 . In corrispondenza dell’anno 1425 la mano di Cavalli aggiunse nel margine: «Anno vero etatis su [e] 43»; completò quindi l’assunto in inchiostro bruno meno brillante per precisare come il codice fosse stato recuperato in previsione della stampa complessiva del 1505, e che per l’occasione erano state aggiunte le decorazioni iniziali e la legatura, probabilmente quella in velluto azzurro per i piatti lignei, arricchita da due tondi centrali argentei, con l’effigie di S. Pietro da un lato, in onore dell’intitolazione bresciana, e dall’altro il ritratto di Giustiniani, che riprende le fattezze scavate del dipinto di Gentile Bellini. «Quem librum ego Hieronymus Caballus Brixiensis de anno 1505, cum aliis opuscolis ipsius sanctissimi patris, imprimere feci et a religandum tradidi et ornandum curavi, quia prius satis humiliter ligatus erat. Et vere non debet aliquis faciliter ipsum attrectare, sed cum maxima devotione videre et pro viribus conservare». Nel passaggio non sfugge l’eco letteraria del verbo «attrectare», che Cicerone, De haruspicum responsio oratio, 26 adotta per esempio riferendolo a chi tocca i libri con mani impure: «contaminatis manibus attrectas». Sul f. 110r, dopo la firma «Hieronymus Caballus canonicus Brixiensis», seguono altri versi rivolti al lettore, attribuibili con buona probabilità a Cavalli e, autografi54 : «Postquam sacra animae connubia candidae lector legeris, et verbo qua nova nupta placet, 53 Mi discosto per alcune inesattezze dalla lettura riportata in SPAGNO- LO I manoscritti, p. 764. 54 SPAGNOLO, I manoscritti della Biblioteca, pp. 764-65.
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