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Prefazione - Centro di studi Filologici Sardi

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XiV nicola tanda<br />

Altara a Zedda», il composito alfabeto degli illustratori<br />

sar<strong>di</strong> finisce così per rivelare le ine<strong>di</strong>te valenze <strong>di</strong> un’adesione<br />

al movimento modernista, tanto folgorante da<br />

colorarsi <strong>di</strong> anticipi. E non vale qui invocare contiguità e<br />

influenze continentali, da Giuseppe Biasi a Primo Sinòpico,<br />

da Mario Mossa de Murtas a Remo Branca, da Pino e<br />

Melkiorre Melis a E<strong>di</strong>na Altara, da Carmelo Floris a Francesco<br />

Ciusa, senza <strong>di</strong>menticare i più occasionali […] Sembra,<br />

infatti […] che, consumato il primo furore futurista,<br />

l’approdo al Déco europeo delle avanguar<strong>di</strong>e grafiche italiane<br />

passasse più agevolmente attraverso la strada che le<br />

Secessioni tedesche e austriache andavano sperimentando<br />

sulle superfici bi<strong>di</strong>mensionali della pagina e del manifesto;<br />

mentre una singolare identità viene soprattutto delineandosi<br />

tra la vicenda sarda e quell’avanguar<strong>di</strong>a russa,<br />

che nei primi decenni del secolo rifletteva sulla propria etnia,<br />

traendo ispirazione dalla grande libertà e autonomia<br />

espressiva che si era affermata attraverso le stampe popolari<br />

e l’arte decorativa. La stessa felice nozione <strong>di</strong> Secessione<br />

sarda, trova ampia giustificazione nella evidenziazione<br />

dell’in<strong>di</strong>rizzo verso il quale muovevano le più consapevoli<br />

ricerche degli artisti isolani all’inizio del secolo. Ma il processo<br />

d’indagine, oltre a favorire la più puntuale messa a<br />

fuoco delle fisionomie <strong>di</strong> artisti già parzialmente noti, trae<br />

dall’anonimato e dall’oblio sfolgoranti protagonisti della<br />

grafica e dell’arte applicata sarda: basterebbe fra tutti citare<br />

il nome <strong>di</strong> Nino Siglienti, vera e propria scoperta, alla<br />

cui bottega gli autori hanno de<strong>di</strong>cato un esauriente stu<strong>di</strong>o<br />

critico in occasione dell’antologica inaugurata a Sassari<br />

nella primavera del 1989”.<br />

Il clima creativo e fattivo <strong>di</strong> quegli anni a Sassari, dove<br />

Stanis Dessy aveva aperto una scuola <strong>di</strong> incisione, fu premiato<br />

a metà degli anni trenta con la creazione dell’Istituto<br />

Statale d’Arte. Questo polo artistico, unico in Sardegna,<br />

era stato proposto e promosso sostanzialmente dal fervo-

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