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Prefazione - Centro di studi Filologici Sardi

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<strong>Prefazione</strong><br />

Al Liceo classico “Azuni” <strong>di</strong> Sassari, durante il periodo fascista<br />

e prima della riforma Gentile, la mia generazione<br />

stu<strong>di</strong>ava la storia dell’arte italiana dal manuale <strong>di</strong> Mary<br />

Pittaluga, una delle prime allieve <strong>di</strong> Lionello Venturi. Le<br />

illustrazioni erano, ovviamente, in bianco e nero. Potevamo<br />

incontrare i professori che allora insegnavano la storia<br />

dell’arte nei licei solo un’ora alla settimana – in prima e in<br />

seconda – e due ore in terza. Erano considerati con<strong>di</strong>scendenti,<br />

come i professori <strong>di</strong> religione, ed erano competenti<br />

e professionali, sostanzialmente prestati all’insegnamento.<br />

Nei tre anni in cui ho frequentato l’“Azuni” si sono<br />

avvicendati un pittore importante come Stanis Dessy e<br />

un giornalista melomane, <strong>di</strong> cultura raffinata e <strong>di</strong> penna<br />

arguta, Aldo Cesaraccio. Anche se, su “La Nuova Sardegna”,<br />

Cesaraccio curava la rubrica della critica musicale<br />

e lo scultore Eugenio Tavolara quella della critica d’arte.<br />

Ed ebbi modo <strong>di</strong> apprezzarne le qualità <strong>di</strong> critico aggiornatissimo<br />

e raffinato quando, ancor prima della laurea,<br />

temerariamente, manifestavo con articoli interesse per la<br />

critica d’arte. D’altra parte, Gian Battista Vico <strong>di</strong>ceva che<br />

l’uomo conosce bene solo quello che fa. E gli artisti, come<br />

i poeti, poiché l’arte la fanno, la sanno anche interpretare.<br />

E giu<strong>di</strong>care. Difatti, che cosa <strong>di</strong>ceva lo stesso Tavolara<br />

<strong>di</strong> Biasi? Ecco alcune sue affermazioni: “Comprese subito<br />

che il compito affidatogli dal destino era quello <strong>di</strong> fissare<br />

con mezzi artistici questo mondo mitico, sopravissuto<br />

al grigiore della civiltà moderna […] La Sardegna […] fu<br />

piuttosto la ragione della sua vita, della sua fatica umana” 1 .<br />

1 E. Tavolara, Sar<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Biasi, in AA.VV., Giuseppe Biasi 1885-1945,<br />

Sassari, Cordella – Stamperia della L.I.S., 1947, p. 59. Nel suo intervento<br />

raccolto nel volume voluto dall’Associazione della Stampa e dall’Associazione<br />

degli Artisti per onorare l’arte <strong>di</strong> Giuseppe Biasi a due anni

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