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Prefazione - Centro di studi Filologici Sardi

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<strong>Prefazione</strong><br />

XiX<br />

pittori 9 . All’Università nella capitale avevo sostenuto l’esame<br />

<strong>di</strong> storia dell’arte con Lionello Venturi (il corso riguardava<br />

l’arte <strong>di</strong> Caravaggio); frequentavo gallerie d’arte,<br />

rassegne e mostre personali. Ebbi persino la presunzione<br />

<strong>di</strong> scrivere sul “Corriere dell’Isola” (ma collaboravo anche<br />

a “Ichnusa”) articoli su una delle Biennali <strong>di</strong> Venezia dei<br />

primi anni cinquanta. Con i miei fratelli avevo costituito<br />

una sorta <strong>di</strong> sodalizio che fu essenziale per crescere, soprattutto<br />

per riflettere, per confrontare le nostre <strong>di</strong>verse<br />

esperienze e orientarci nel vivace <strong>di</strong>battito culturale <strong>di</strong><br />

quegli anni. Il rapporto con la già citata lunga parentesi<br />

romana fu costante, ma l’occhio era sempre rivolto alla<br />

Sardegna. L’incontro con la pittura <strong>di</strong> Biasi apparve dunque<br />

inevitabile. Un nodo da sciogliere.<br />

L’occasione fu l’apertura <strong>di</strong> una galleria d’arte a Sassari,<br />

“Il Cancello”, che ebbe origine dalla collaborazione tra<br />

me, Piero Pulina e Aldo Contini. La nuova galleria, contigua<br />

alla storica Libreria e cartoleria Dessì, fu inaugurata<br />

da una mostra <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> Giuseppe Biasi.<br />

9 Ugo Pirro (1920-2008), soggettista e sceneggiatore, tra gli altri, dei<br />

registi Carlo Lizzani ed Elio Petri. Tra le sue opere <strong>di</strong> narrativa spicca<br />

Osteria dei pittori, in cui Pirro tratteggia la Roma del dopoguerra<br />

alle prime luci del miracolo economico raccontando le vicende degli<br />

avventori dell’osteria Menghi in via Flaminia (ora “Caffè dei pittori”),<br />

dove i fratelli Menghi, osti impreve<strong>di</strong>bili che passavano le notti<br />

in interminabili <strong>di</strong>scussioni, facevano cre<strong>di</strong>to senza garanzie a tutti i<br />

promettenti talenti dell’arte astratta e d’avanguar<strong>di</strong>a dell’epoca, amici<br />

e rispettive compagne inclusi: salvavano così dalla censura del mercato<br />

e del governo una fetta significativa dell’arte italiana. Il cineasta<br />

Pirro sedeva a quei tavoli, a guisa <strong>di</strong> intruso in un universo cui non<br />

apparteneva <strong>di</strong>rettamente, e osservava, quasi fosse <strong>di</strong>etro la macchina<br />

da presa, le vicende – professionali e non – <strong>di</strong> artisti come Mafai, Vedova,<br />

Guttuso, Turcato, Consagra, Scarpitta, Mazzacurati e svariati altri.<br />

Vicende che raccontano un’epoca e la sua storia: “Oltre il piacere della<br />

letteratura e del raccontare, esse della nostra storia consegnano il senso<br />

vero” (A. Guglielmi, Nota, in U. Pirro, Osteria dei pittori, Palermo,<br />

Sellerio, 1994, pp. 13-14).

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