La morte e il morire nella cultura odierna "Tra tutti gli ... - Webdiocesi
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<strong>La</strong> <strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong> <strong>nella</strong> <strong>cultura</strong> <strong>odierna</strong><br />
"<strong>Tra</strong> <strong>tutti</strong> <strong>gli</strong> esseri viventi l'uomo rappresenta la sola specie animale cui la <strong>morte</strong> e<br />
onnipresente durante tutta la sua vita (e sia pure solo a livello di fantasmi); la sola specie<br />
animale che accompagna la <strong>morte</strong> con un rituale funebre complesso e ricco di sirnboli; la sola<br />
specie animale che ha potuto credere, e spesso ancora crede, alla sopravvivenza e alla<br />
rinascita dei defunti: in breve, la sola specie per la quale la <strong>morte</strong> biologica, fatto di natura, si<br />
trova continuamente superata dalla <strong>morte</strong> come fatto di <strong>cultura</strong>"r.<br />
Quanto appena riferito<br />
con le parole del grande antropologo L. -V. Thomas<br />
suggerisce chiaramente che la <strong>morte</strong>, intesa come atto dell'esistenza, e <strong>il</strong> <strong>morire</strong>, come<br />
processo che interessa l'intero arco dell'esistere e che si conclude con la cessazrone del<br />
vivere2, sono questioni che interessano propriamente l'uolrìo, sono radicate <strong>nella</strong> profondità<br />
della sua condizione, e ia loro interpretazione è strettamente dipendente dai fattori che<br />
determinano la sua <strong>cultura</strong>. ln parole piu semplici, tra <strong>morte</strong> (e <strong>morire</strong>) e vita esiste un legame<br />
inscindib<strong>il</strong>e ovviamente influenzato dalla <strong>cultura</strong> dominante3; un legame cosi percepib<strong>il</strong>e<br />
anche <strong>nella</strong> complessa e problematica <strong>cultura</strong> <strong>odierna</strong>, sostanzialmente determinata dal mito<br />
della tecnoscienza e perv'asa da una considerazione riduzionistica dell'umano (<strong>il</strong> rnonismo del<br />
corpo), e che si esplicita in direzioni moireplrcr e spesso contraddittorie.<br />
1. Questioni sconvenienti<br />
ln una <strong>cultura</strong> come la nostra. dorninata e, per tanti versi, ossessionata dal concetto di<br />
"qualità della vita", le questioni relative alla <strong>morte</strong> e al <strong>morire</strong> sono oltremodo in<strong>il</strong>evanti e<br />
sconvenienti e quindi da evitare o rimuovere. Il sisterna vitale sorretto dalla nostra <strong>cultura</strong> e<br />
tradotto <strong>nella</strong> realtà si caratterizza, infatti, per la ricerca e la promozione del benessere psicofisico.<br />
Salute e benessere costituiscono di sicuro un dovere da perseguire, ma e indubbio che<br />
quando assumono valore di assolutezza" al punto da ritenere insignificante e indecente una<br />
vita priva di bellezza e di sanità globale, essi trasformano in criterio normativo supremo <strong>il</strong><br />
concetto di "qualita della vita'4. In questa <strong>cultura</strong> di riferimento per molti e ovvio che non c'è<br />
: L -V TFlol&ts, Antropologiq clell(t morÍe, Garzanti,lVl<strong>il</strong>ano 1976, nota I I a p.10.<br />
- Lií. A, i'{()l.l}.lA[ìo, i ívcre -- irìorire -- :;opíí]i",]ivei'e o oltre vrvere,ln lD. - t . ttt1 MACI1DO (edcl.), t dopo la<br />
v<strong>il</strong>a'l L'uomo e <strong>il</strong> .vro de.ytitro, Pro Sanctitate, Roma20A6, 12.<br />
3.-.-., .-r-,r.-:i--,-.-r ^rf:-^ ^*.^--:^--^ J^r!^ r!-^!^-,<br />
\Jrro srrrlrr'lc e\r Errrl..ve prussrrr..ar\-,rrL L.rlrre.rpurugic interpretativg cielia <strong>morte</strong> declinate <strong>nella</strong> storia <strong>cultura</strong>le<br />
dell'Occidente la si rirttraccia nel contributo divulgativo di A. Rtr.zl, L'uomo di.fronte allu <strong>morte</strong>,Pazzini, V<strong>il</strong>la<br />
Verucchio IRN) 2006. 5-26.<br />
o Cfr. R. Pnccn\rt, Oualiru ctella viÍa, in PoNtmrcro CoNstct.ro pER r.A FAMr(;r.tn (ed.), Lexicon. T'ermini<br />
omhigti e cliscus.si suJhmi<strong>gli</strong>q, v<strong>il</strong>ct e que,slioni etiche. Dehoniane, Bologna2003.763-768.
alcun spazio per una considerazione in tennini di valore di quelle esperienze umane<br />
problematiche come la sofferenza. la vecchiaia, <strong>il</strong> <strong>morire</strong> e la <strong>morte</strong>. Nei confronti di tali<br />
esperienze si intenta tutto un processo di occultamento - rimozione (Ph. Aries) o di<br />
tabuizzazione (G. Gorer), che esclude dall'universo del linguaggio e del pensiero dell'uomo<br />
quanto significa la precarietà della vita. Morte e <strong>morire</strong>. in tal senso, costituiscono un dato<br />
socialmente incongruente, scomodo, <strong>morte</strong> e <strong>morire</strong> rappresentano per <strong>il</strong> sentire e <strong>il</strong> vivere<br />
odierno, tutto incentrato sul sistema economico - produttivo e tecnologico, un sensib<strong>il</strong>e<br />
fattore di disturbo. che va rimosso dalla coscienza pubblica e personale. <strong>La</strong> sconvenienza<br />
della <strong>morte</strong> (e del <strong>morire</strong>) delegittima ogni possib<strong>il</strong>e discorso su di essa, anche come<br />
eventuale incentivo alla vitas; preoccuparsi del dover <strong>morire</strong> e scandaloso o quantoffleno e<br />
inut<strong>il</strong>e in ordine al proprio vivere. Non si esagera se si afferma che la <strong>morte</strong>, oggr viene<br />
"blasfemo","grottesco"<br />
considerata come un elemento<br />
e "orrib<strong>il</strong>e"; qualcuno la ritiene anche<br />
una vera e propria forma di "pornografia" sostitutiva dell'ormai superato tabu del sesso (G.<br />
Gorer, B Kalish. K.L. Vaux) e, in quanto taIe, <strong>gli</strong> atteggiarnenti che si assumono nei confronti<br />
di essa sono qualificati dal non - vedere, dal non - fare domande; si deve fare in modo che i<br />
barnbini siano tenuti lontani da tutto cio che può evocare la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong> e anche <strong>il</strong> lutto,<br />
che significa da sempre <strong>il</strong> cordo<strong>gli</strong>o per la perdita di una persona cara, viene semplicemente<br />
elirninato dalla sfera sociale, <strong>cultura</strong>le e religiosa. In sostanza, <strong>nella</strong> <strong>cultura</strong> <strong>odierna</strong>,<br />
programmata per <strong>il</strong> successo e quindi per I'esaltazione di ogni forma di vitalismo, la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong><br />
<strong>morire</strong> appartengono alla sfera del s<strong>il</strong>enzio e la loro gestione spetta a persone e luoghi<br />
specializzati.<br />
2. Tanatocrazia e privatismo<br />
Un elemento tipico dell'attuale vivere è certamente costituito dalla sempre più<br />
evidente privatrzzazione dello spazio sociale. Cio significa che quanto e importante per la vita<br />
delle persone non assume quasi mai una fisionornia pubblica. Gli eventi fondarnentali<br />
vengono sempre piu confinati <strong>nella</strong> sfera del privato e spesso gestiti all'interno di un ristretto<br />
contesto vitale. In questo senso, <strong>il</strong> codice sociale irnpone tacitamente che i due eventi piu<br />
significativi per ogni persona, come la nascitaela <strong>morte</strong>, vengano gestiti da una istituzione in<br />
cui risulta ardua qualsiasi forma di processo comunicativo: I'ospedale. Il risultato che ne<br />
t Già da tempo, E. Fromm avvertiva la pericolosità socio - <strong>cultura</strong>le del processo di rimo ziane - negazione della<br />
<strong>morte</strong>: "<strong>La</strong> nostra epoca si limita a negare la <strong>morte</strong>, e con essa un aspetto fondamentale della vita. Invece di<br />
lasciare che la coscienza della <strong>morte</strong> e del dolore diventino uno dei piu forti incentivi alla vita - la base della<br />
solidarietà umana e un'esperienza senza la quale la gioia e l'entusiasmo mancano di intensità e di profondità -<br />
I'individuo viene costretto a reprimerla" (l;'uga dolla liherta, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 7982,211-212\.
deriva e che le persone non hanno piu diritto a "gestire" <strong>il</strong> proprio <strong>morire</strong> e la propria <strong>morte</strong>.<br />
Questi sono problerni che vengono invece gestiti da un personale speciahzzato (i signori della<br />
<strong>morte</strong>:l tunafocrati), che istituisce <strong>il</strong> protocollo medico piu opportuno in relazione al caso.<br />
Terapie, tecniche e apparecchiature si appropriano del morente, <strong>il</strong> quale si trasforma in un<br />
dato professionale da gestire al me<strong>gli</strong>o dell'organizzazione ospedaliera. Così, "la <strong>morte</strong> non<br />
appartiene piu ne al moribondo - prirna irresponsab<strong>il</strong>e, poi incosciente --ne alla fami<strong>gli</strong>a<br />
persuasa della propria incapacità. È regolata e organizzafa da una burocrazia la cui<br />
competenza e urnanità non possono impedire che tratti la <strong>morte</strong> come cosa sua, una cosa che<br />
deve crearle <strong>il</strong> minor impaccio possib<strong>il</strong>e nell'interesse generale'*. E non c'è dubbio che la<br />
solitudine costituisce lo stato proprio dei rnorenti. In tale condizione cio che piu emerge non e<br />
tanto <strong>il</strong> senso di una sofferenza frsica radicale ed estrema, fiìa <strong>il</strong> vuoto affettivo e spirituale che<br />
si sperirnenta in concreto. Chi muore avverte di essere ormai privo di importanza per le<br />
persone che lo circondano e soprattutto sa di costituire un motivo di imbarazzo per <strong>tutti</strong>, anche<br />
per lo stesso personale rnedico. Morendo sempre piu al di fuori dell'ordinario contesto<br />
esistenziale, isolati dal proprio vissuto relazionale, le persone che stanno consumando <strong>gli</strong><br />
ultimi giorni della loro vita tendono ad attribuire all'evento della <strong>morte</strong> <strong>il</strong> senso di una<br />
esperienza altamente disumana e quindi caratterizzata dall'assoluta tragicità. Si comprende<br />
così l'asprcazione di tanti uornini e donne del nostro tempo: una <strong>morte</strong> improwisa, indolore e<br />
ignorata, che non disturba nessuno, perche s<strong>il</strong>enziosa e non dispendiosa; un affare<br />
esclusivamente privato, che rispetta <strong>il</strong> sempre piu discreto "st<strong>il</strong>e del <strong>morire</strong>" della <strong>cultura</strong><br />
<strong>odierna</strong>.<br />
3. Banalizzazione mass - mediale<br />
Se <strong>il</strong> contatto concreto con la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong> costituisce oggi uno di quei fatti<br />
disgustosi da tenere lontano dall'esperrenza quotidiana, non altrettanto awiene per la "<strong>morte</strong><br />
in diretta" offerta soprattutto dai canali cinematogafici e televisivi. <strong>La</strong> spettacolanzzazione<br />
della <strong>morte</strong>, programmata piu livelli di fruizione per <strong>gli</strong> utenti, sostiene significativamente le<br />
cifre dell'autlience e de<strong>gli</strong> incassi; tra I'altro, e un prodotto che si vende bene! Attraverso i<br />
mecliu, che assediano in nrodo costante <strong>il</strong> quotidiano vivere dell'uomo contemporaneo, la<br />
<strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong>, ridotte essenzialmente alle cosiddette scene di forte impatto emotivo<br />
" Ph. .dqtÎ';, L'uomo e la morle dsl ltledioevo a oggi, <strong>La</strong>terza, Bari 1989, 695. Tale mentalità, ad onor del vero,<br />
in parte sta mutando. Sono infatti molteplici i tentativi "organizzati" che da qualche tempo stanno impegnando <strong>il</strong><br />
mcrndo della salute in generale. al fine di umanizzare la sofferenza e la <strong>morte</strong>. si cfr. in merito M Pp:rRrxrl. I<br />
luoghi clel <strong>morire</strong>, in l<strong>il</strong>., <strong>La</strong> curaalla./ine dellat,ita. Linee e$sistenziali, eriche, pastorali, Aracne, Roma 2004,<br />
I 3e-l 82
(violenze e incidenti individuali e collettivi. guerre, catastrofi, genocidi, ecc.), raggiungono<br />
rn<strong>il</strong>ioni di persone e si presentano come puri e semplici fatti da vedere comodamente, senza<br />
alcuna partecipazione diretta e quindi senza coinvolgimento personale. Tale rappresentazione<br />
della <strong>morte</strong> comporta indubbiamente sentimenti di paura e di pietà. ma si tratta, in ogni rnodo<br />
e sempre, della <strong>morte</strong> dell'altro; si tratta di una <strong>morte</strong> che non ci tocca da vicino e che non<br />
comporta conseguenze di carattere pratico; si dimentica tutto non appena I'immagine<br />
scompare alla nostra vista. <strong>La</strong> <strong>morte</strong> spettacolo, in altri termini, fa parte di quei banali<br />
consumi di cui e satura la nostra società; un consumo collettivo che non aiuta a capire o a<br />
sentire in profondita I'importanza dei problemi. In questo senso, la <strong>morte</strong> viene percepita<br />
come una realtà inoffensiva che lascia l'uomo indifierente, perche assuefatto alle<br />
rappresentazioni che, di per se, non hanno alcuna relaziane con la coscienza personale.<br />
"[n<br />
fondo, e naturale che una civ<strong>il</strong>tà che teme la rnorte e la dispensa volentieri, a volte se ne sazi<br />
in modo sadomasochista (sdoppiament o catarsi) e a volte la riduca a un'informazione che<br />
solleva nello spettatore una curiosa mescolanza dr indignazione, di soddisfazione (si tratta di<br />
una <strong>morte</strong>, data o vissuta, per procura) e di molle indifferenza"T. Nella sostanza, la<br />
banalizzazlone mass<br />
mediale della <strong>morte</strong> e del <strong>morire</strong>, con tutto <strong>il</strong> suo baga<strong>gli</strong>o di<br />
rappresentazione macabra e di "fiction che manca di ogni forma di relazione con <strong>il</strong> concreto<br />
vissuto dell'Lromo, contribuisce non poco a tutto quel processo <strong>cultura</strong>le di rimozione -<br />
tabuizzazione de<strong>gli</strong> eventi ultimi della vita che connota la nostra società occidentale. <strong>La</strong> <strong>morte</strong><br />
rappresentata lascia <strong>il</strong> pubblico lontano dal dramma; essa riguarda <strong>tutti</strong> e nessuno e proprio<br />
per questo risulta priva di significato per la vita.<br />
,1. Paradossale interesse<br />
ll processo di occultamento della <strong>morte</strong> e del <strong>morire</strong> viene controb<strong>il</strong>anciato <strong>nella</strong><br />
nostra <strong>cultura</strong> contemporanea da alcuni fenomeni. che meritano attenzione, in quanto<br />
rappresentano un sintomo di sensib<strong>il</strong>e disagio delle coscienze. Se da una parte, infatti, si<br />
rimuove tutto quanto è in relazione alla <strong>morte</strong>, dall'altra si va sempre piu diffondendo<br />
I'interesse per certe esperienze di confine e soprattutto per <strong>il</strong> particolare f<strong>il</strong>one letterario che le<br />
divulga8. Gli scaffali delle librerie sono colmi di pubblicazioni riguardanti le questioni<br />
sull'ald<strong>il</strong>à e che propongono temi come la vita fuori dal corpo, le esperienze di pre-<strong>morte</strong>, le<br />
apparizioni di defuntí, i fenomeni di b<strong>il</strong>ocazione e altre cose del genere. Si pensi all'enorme<br />
" L -V TIu,rMAs, Antrcrytoktgia della mone, cit. 179.<br />
' in questo contestc non cl rrrèrramc ovvlamente ai rrnnovato rnteresse per r teml cieiia mone e ciei monre cia pane cieiia<br />
storiografìa. della teologia e della pratica pastorale, che non ha nulla di paradossale.
successo avuto da R. A. Moody jr. con i suoi libn su la v<strong>il</strong>a oltre la vitu, che intendono<br />
appunto descrivere quanto accade dopo la <strong>morte</strong>' e dai suoi epigoni, che da oltre un trentennio<br />
vanno diffondendo esperienz e teorie sul mondo soprannaturale dell'ald<strong>il</strong>à. Si pensi anche al<br />
ritorno di moda della parapsicologia e del parapsichismo e di tuua una serie di iniziative,<br />
intraprese da gruppi di persone che sostengono idee straordinarie sul mondo ultraterreno. con<br />
lo scopo di rispondere al fbrte bisogno che oggi c'e di "curiosare" intorno alla <strong>morte</strong> e oltre la<br />
<strong>morte</strong>. In sostanza, siamo di fronte ad un paradossale interesse che dà da pensare. C'è da<br />
chiedersi" ad esernpio, se tali fenomeni non costituiscano una banale trascrizione sul piano<br />
dell'esperienza (una sorta di sub-<strong>cultura</strong>) di quanto e profondamente radicato <strong>nella</strong> condizione<br />
umana. Comunque sia, si fraÍta di esperienze che vanno seriamente interpretate e non<br />
semplicemente negate. A nostro parere, esse sono segni rivelatori del disagio di cui soffre<br />
I'uomo contemporaneo e senza ombra di dubbio suggeriscono l'urgenza <strong>cultura</strong>le di dover<br />
cambiare <strong>gli</strong> atteggiamenti che si assumono oggi nei confronti della <strong>morte</strong> e del <strong>morire</strong>. In<br />
questo senso, risulta oltremodo irnportante recuperare la convinzione che la presenza della<br />
<strong>morte</strong> alla vita è l'accadere di un continuo appuntamento che l'uomo non potrà evitare in<br />
alcun modo, nonostante le <strong>il</strong>lusioni di una congiura del s<strong>il</strong>enzio'- e dal modo con cui I'uomo si<br />
confronterà con essa dipenderà <strong>il</strong> senso e la qualità della sua vita.<br />
Ciovanni Ancona<br />
n R.A. Mtxtoy JR., Itt,tt<strong>il</strong>a olÍre lo t,itcr. SnuJi e rittelazioni sulfenomeno della sopratwittenza,Mondadori, M<strong>il</strong>ano 1977,<br />
It).. Nuot'e Ìpotesi .w <strong>La</strong> v<strong>il</strong>a ohre lu yitcr. Mondadori- M<strong>il</strong>ano 1978.