La morte e il morire nella cultura odierna "Tra tutti gli ... - Webdiocesi
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alcun spazio per una considerazione in tennini di valore di quelle esperienze umane<br />
problematiche come la sofferenza. la vecchiaia, <strong>il</strong> <strong>morire</strong> e la <strong>morte</strong>. Nei confronti di tali<br />
esperienze si intenta tutto un processo di occultamento - rimozione (Ph. Aries) o di<br />
tabuizzazione (G. Gorer), che esclude dall'universo del linguaggio e del pensiero dell'uomo<br />
quanto significa la precarietà della vita. Morte e <strong>morire</strong>. in tal senso, costituiscono un dato<br />
socialmente incongruente, scomodo, <strong>morte</strong> e <strong>morire</strong> rappresentano per <strong>il</strong> sentire e <strong>il</strong> vivere<br />
odierno, tutto incentrato sul sistema economico - produttivo e tecnologico, un sensib<strong>il</strong>e<br />
fattore di disturbo. che va rimosso dalla coscienza pubblica e personale. <strong>La</strong> sconvenienza<br />
della <strong>morte</strong> (e del <strong>morire</strong>) delegittima ogni possib<strong>il</strong>e discorso su di essa, anche come<br />
eventuale incentivo alla vitas; preoccuparsi del dover <strong>morire</strong> e scandaloso o quantoffleno e<br />
inut<strong>il</strong>e in ordine al proprio vivere. Non si esagera se si afferma che la <strong>morte</strong>, oggr viene<br />
"blasfemo","grottesco"<br />
considerata come un elemento<br />
e "orrib<strong>il</strong>e"; qualcuno la ritiene anche<br />
una vera e propria forma di "pornografia" sostitutiva dell'ormai superato tabu del sesso (G.<br />
Gorer, B Kalish. K.L. Vaux) e, in quanto taIe, <strong>gli</strong> atteggiarnenti che si assumono nei confronti<br />
di essa sono qualificati dal non - vedere, dal non - fare domande; si deve fare in modo che i<br />
barnbini siano tenuti lontani da tutto cio che può evocare la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong> e anche <strong>il</strong> lutto,<br />
che significa da sempre <strong>il</strong> cordo<strong>gli</strong>o per la perdita di una persona cara, viene semplicemente<br />
elirninato dalla sfera sociale, <strong>cultura</strong>le e religiosa. In sostanza, <strong>nella</strong> <strong>cultura</strong> <strong>odierna</strong>,<br />
programmata per <strong>il</strong> successo e quindi per I'esaltazione di ogni forma di vitalismo, la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong><br />
<strong>morire</strong> appartengono alla sfera del s<strong>il</strong>enzio e la loro gestione spetta a persone e luoghi<br />
specializzati.<br />
2. Tanatocrazia e privatismo<br />
Un elemento tipico dell'attuale vivere è certamente costituito dalla sempre più<br />
evidente privatrzzazione dello spazio sociale. Cio significa che quanto e importante per la vita<br />
delle persone non assume quasi mai una fisionornia pubblica. Gli eventi fondarnentali<br />
vengono sempre piu confinati <strong>nella</strong> sfera del privato e spesso gestiti all'interno di un ristretto<br />
contesto vitale. In questo senso, <strong>il</strong> codice sociale irnpone tacitamente che i due eventi piu<br />
significativi per ogni persona, come la nascitaela <strong>morte</strong>, vengano gestiti da una istituzione in<br />
cui risulta ardua qualsiasi forma di processo comunicativo: I'ospedale. Il risultato che ne<br />
t Già da tempo, E. Fromm avvertiva la pericolosità socio - <strong>cultura</strong>le del processo di rimo ziane - negazione della<br />
<strong>morte</strong>: "<strong>La</strong> nostra epoca si limita a negare la <strong>morte</strong>, e con essa un aspetto fondamentale della vita. Invece di<br />
lasciare che la coscienza della <strong>morte</strong> e del dolore diventino uno dei piu forti incentivi alla vita - la base della<br />
solidarietà umana e un'esperienza senza la quale la gioia e l'entusiasmo mancano di intensità e di profondità -<br />
I'individuo viene costretto a reprimerla" (l;'uga dolla liherta, Mondadori, M<strong>il</strong>ano 7982,211-212\.