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La morte e il morire nella cultura odierna "Tra tutti gli ... - Webdiocesi

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deriva e che le persone non hanno piu diritto a "gestire" <strong>il</strong> proprio <strong>morire</strong> e la propria <strong>morte</strong>.<br />

Questi sono problerni che vengono invece gestiti da un personale speciahzzato (i signori della<br />

<strong>morte</strong>:l tunafocrati), che istituisce <strong>il</strong> protocollo medico piu opportuno in relazione al caso.<br />

Terapie, tecniche e apparecchiature si appropriano del morente, <strong>il</strong> quale si trasforma in un<br />

dato professionale da gestire al me<strong>gli</strong>o dell'organizzazione ospedaliera. Così, "la <strong>morte</strong> non<br />

appartiene piu ne al moribondo - prirna irresponsab<strong>il</strong>e, poi incosciente --ne alla fami<strong>gli</strong>a<br />

persuasa della propria incapacità. È regolata e organizzafa da una burocrazia la cui<br />

competenza e urnanità non possono impedire che tratti la <strong>morte</strong> come cosa sua, una cosa che<br />

deve crearle <strong>il</strong> minor impaccio possib<strong>il</strong>e nell'interesse generale'*. E non c'è dubbio che la<br />

solitudine costituisce lo stato proprio dei rnorenti. In tale condizione cio che piu emerge non e<br />

tanto <strong>il</strong> senso di una sofferenza frsica radicale ed estrema, fiìa <strong>il</strong> vuoto affettivo e spirituale che<br />

si sperirnenta in concreto. Chi muore avverte di essere ormai privo di importanza per le<br />

persone che lo circondano e soprattutto sa di costituire un motivo di imbarazzo per <strong>tutti</strong>, anche<br />

per lo stesso personale rnedico. Morendo sempre piu al di fuori dell'ordinario contesto<br />

esistenziale, isolati dal proprio vissuto relazionale, le persone che stanno consumando <strong>gli</strong><br />

ultimi giorni della loro vita tendono ad attribuire all'evento della <strong>morte</strong> <strong>il</strong> senso di una<br />

esperienza altamente disumana e quindi caratterizzata dall'assoluta tragicità. Si comprende<br />

così l'asprcazione di tanti uornini e donne del nostro tempo: una <strong>morte</strong> improwisa, indolore e<br />

ignorata, che non disturba nessuno, perche s<strong>il</strong>enziosa e non dispendiosa; un affare<br />

esclusivamente privato, che rispetta <strong>il</strong> sempre piu discreto "st<strong>il</strong>e del <strong>morire</strong>" della <strong>cultura</strong><br />

<strong>odierna</strong>.<br />

3. Banalizzazione mass - mediale<br />

Se <strong>il</strong> contatto concreto con la <strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong> costituisce oggi uno di quei fatti<br />

disgustosi da tenere lontano dall'esperrenza quotidiana, non altrettanto awiene per la "<strong>morte</strong><br />

in diretta" offerta soprattutto dai canali cinematogafici e televisivi. <strong>La</strong> spettacolanzzazione<br />

della <strong>morte</strong>, programmata piu livelli di fruizione per <strong>gli</strong> utenti, sostiene significativamente le<br />

cifre dell'autlience e de<strong>gli</strong> incassi; tra I'altro, e un prodotto che si vende bene! Attraverso i<br />

mecliu, che assediano in nrodo costante <strong>il</strong> quotidiano vivere dell'uomo contemporaneo, la<br />

<strong>morte</strong> e <strong>il</strong> <strong>morire</strong>, ridotte essenzialmente alle cosiddette scene di forte impatto emotivo<br />

" Ph. .dqtÎ';, L'uomo e la morle dsl ltledioevo a oggi, <strong>La</strong>terza, Bari 1989, 695. Tale mentalità, ad onor del vero,<br />

in parte sta mutando. Sono infatti molteplici i tentativi "organizzati" che da qualche tempo stanno impegnando <strong>il</strong><br />

mcrndo della salute in generale. al fine di umanizzare la sofferenza e la <strong>morte</strong>. si cfr. in merito M Pp:rRrxrl. I<br />

luoghi clel <strong>morire</strong>, in l<strong>il</strong>., <strong>La</strong> curaalla./ine dellat,ita. Linee e$sistenziali, eriche, pastorali, Aracne, Roma 2004,<br />

I 3e-l 82

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