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“Montagne dolomitiche, inverno dolomitico, sole dolomitico; questa ...

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Cadore e dell’Ampezzano, dando origine ad una prima rete viaria,<br />

senza lasciare testimonianze storiche rilevanti salvo tracce di una<br />

strada consolare e cippi militari lungo l’Alta Pusteria. Alla caduta<br />

dell’Impero Romano d’Occidente inizia un lungo periodo di cui non<br />

rimangono testimonianze di alcun genere. Nel periodo fra il VI e IX<br />

secolo l’area fu occupata da nuovi abitanti provenienti dalle vicine<br />

valli, che vi trovarono rifugio durante la stagione delle invasioni barbariche;<br />

queste popolazioni sono identificabili nei primi Ladini dolomitici.<br />

Successivamente al XI secolo sono pervenute sino ad oggi testimonianze<br />

scritte in lingua latina riportanti atti di compravendita che<br />

dimostrano una vivace attività commerciale anche con le popolazioni<br />

della lontana pianura veneta. La valle del Boite era percorsa da<br />

una strada che univa i porti dell’Adriatico ai paesi di lingua tedesca<br />

del Nord, così che nel periodo compreso fra il XIII e il XVIII secolo<br />

fu <strong>questa</strong> la via più importante per pellegrini e traffici commerciali:<br />

ne sono testimonianza l’ospizio per viandanti e la chiesetta di Ospitale<br />

nei pressi di Cimabanche e i ruderi del soprastante castello di<br />

Bodestagno, costruito in posizione strategica di controllo.<br />

Mentre le vallate attualmente appartenenti alla provincia di Bolzano<br />

entravano stabilmente nell’orbita culturale della lingua tedesca,<br />

dopo l’anno 1000 la valle d’Ampezzo si trovò sotto l’amministrazione<br />

politica del Patriarcato di Aquileia fino al 1420, della Repubblica di<br />

Venezia fino al 1511 ed in seguito alla separazione dal Cadore del<br />

1518 venne accorpata al Tirolo e rimase sotto il dominio dell’Impero<br />

Austro-Ungarico fino alla conclusione del primo conflitto mondiale.<br />

L’area delle Dolomiti Settentrionali durante la prima guerra mondiale<br />

fu attraversata da una linea difensiva in senso Est-Ovest da Cimabanche<br />

al Lagazuoi e dopo 2 anni di aspri combattimenti e migliaia<br />

di morti il territorio rimase completamente disboscato dalla devastazione<br />

delle bombe.<br />

I ladini<br />

I Ladini delle Dolomiti comprendono le popolazioni delle Vallate di<br />

Fassa, Gardena, Badia e Marebbe in Trentino Alto Adige, Livinallongo<br />

e Ampezzo in Veneto, attualmente suddivisi fra 3 province,<br />

ma la loro ambizione è da sempre, sin dai tempi del domino austriaco<br />

e dopo l’Unità d’Italia, quella di appartenere ad un’unica regione<br />

per evidenziare le peculiari caratteristiche storiche e culturali.<br />

La loro è considerata dagli studiosi una vera e propria lingua, originata<br />

nel medioevo con il contributo di una base di lingue retiche<br />

e della lingua latina (i Reti sono le popolazioni definite con<br />

questo nome dagli stessi conquistatori romani). La variante ampezzana<br />

si differenzia dalle versioni delle vallate altoatesine come<br />

un dialetto locale.<br />

Le Regole d’Ampezzo<br />

Per Regole ampezzane si intende un istituto di proprietà collettive<br />

delle terre da pascolo e forestali, basato su un’antica struttura longobarda,<br />

secondo cui sono le 800 famiglie “Regoliere” originarie<br />

ad amministrare i terreni che devono rimanere ad uso agro-silvopastorale<br />

comune e non possono essere suddivisi o ceduti ad altri,<br />

così che il territorio naturale della Valle d’Ampezzo si è mantenuto<br />

integro fino ai giorni nostri.<br />

Un insieme di famiglie gode da tempi immemorabili dei diritti d’uso<br />

del territorio e da almeno otto secoli ne ha cura, disciplinando nei<br />

“Laudi” l’uso dei boschi e dei pascoli per un totale di 16000 ettari.<br />

Conca di Cortina e Dolomiti<br />

d'Ampezzo di Paul Grohmann<br />

del 1862<br />

(arch.CAI)<br />

Vecchia immagine di Cortina<br />

(arch. CAI)<br />

Costumi ampezzani 1850<br />

(arch. CAI)<br />

Cortina incisione fine<br />

ottocento<br />

(arch. CAI)<br />

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