Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
FIANO ROMANO<br />
“A partire dal 15 febbraio 2006, Acea Ato 2 S.p.A. ha<br />
acquisito la gestione del ciclo integrato delle acque,<br />
ovvero dei servizi di acquedotto, fognatura e depurazione<br />
del Comune di Fiano Romano. A partire da<br />
quella data, quindi, - spiega il vice sindaco Davide<br />
Santonastaso - Acea Ato 2, che comprende tutto il<br />
sottobacino dell’Aniene e i bacini regionali del litorale,<br />
Roma e 111 comuni, è l’unico Gestore essendo subentrato<br />
al Comune.<br />
Ci sono problemi di inquinamento o di presenza di<br />
arsenico?<br />
Il Comune di Fiano Romano non ha problemi di arsenico,<br />
piuttosto il problema delle nostra acqua è<br />
la durezza, problema che si potrebbe risolvere con<br />
l’allaccio all’acquedotto del peschiera da Civitella<br />
San Paolo. Questo intervento stabilito già con Acea<br />
e avendo già contatti con la società vincitrice dell’appalto,<br />
potrebbe evitare anche i problemi di quantità<br />
e di qualità dell’acqua. Per le analisi se ne occupa<br />
mensilmente la Asl.<br />
E per l’acqua leggera?<br />
La fontanella dell’acqua leggera è stata installata a<br />
seguito di un finanziamento regionale “Riduci Imballi”<br />
e i soldi li incassa direttamente il Comune: in questo<br />
modo rimangono pubblici e vengono rinvestiti per i<br />
cittadini. Il costo è sempre di 0,05 centesimi per 1,5<br />
litri, ma purtroppo spesso viene rotta per rubare l’incasso.<br />
Per risolvere il problema verranno presto installate<br />
delle telecamere. Non è facile stabilire se con<br />
l’installazione delle macchinette ci sia stata una riduzione<br />
della plastica perché bisogna tener conto di diverse<br />
variabili, ma certamente è un servizio molto<br />
utile per i cittadini.<br />
Laura Bernardini<br />
ACQUA<br />
ACQUA IN BOCCA<br />
Ogni italiano “beve” seimila litri di acqua al giorno. La<br />
maggior parte è acqua “nascosta” nei cibi che consumiamo.<br />
Perché se è vero che molta acqua è usata per<br />
bere, cucinare e lavare, ancora di più è quella utilizzata<br />
per produrre cibo, ma anche carta, vestiti in cotone etc.<br />
Lo svela il rapporto WWF “L’impronta idrica dell’Italia”<br />
presentato in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua<br />
del 22 marzo.<br />
L’impronta idrica è l’indicatore che consente di calcolare<br />
l’uso di acqua diretto e indiretto, del consumatore e del<br />
produttore. È il volume totale di acqua dolce utilizzata<br />
per produrre i beni e i servizi consumati.<br />
Impronta idrica in Italia: circa 132 miliardi di metri cubi<br />
di acqua l’anno e comprende anche l’acqua nei beni importati:<br />
- consumo di cibo: 89% dell'impronta idrica totale giornaliera<br />
degli italiani;<br />
- consumo di acqua per usi domestici (pulire, cucinare,<br />
bere): 4%;<br />
- consumo manifattura industriale: 7%.<br />
I prodotti di origine animale (compresi latte, uova, carne<br />
e grassi animali) rappresentano il 50% dell'impronta<br />
idrica in Italia.<br />
1 fetta di formaggio: 152 litri di acqua<br />
un hamburger: fino a 2.400 litri<br />
1 kg. di carne di manzo: 16.000 litri<br />
L’Italia è il terzo Paese importatore al mondo di acqua nascosta<br />
nei cibi che provengono dall’estero, con 62 miliardi<br />
di metri cubi l’anno. L’acqua utilizzata per ottenere i prodotti<br />
che usiamo tutti i giorni, infatti, spesso proviene da<br />
paesi e regioni in cui le risorse idriche scarseggiano.<br />
Consigli Utili: evitare frutta e verdura di Paesi notoriamente<br />
desertici e preferire, invece, prodotti locali, di stagione<br />
o di zone ricche d’acqua. Diminuire il consumo di<br />
carne soprattutto se proveniente da allevamenti intensivi.<br />
E bere acqua del rubinetto.<br />
Un altro primato dell’Italia, infatti, è quello di essere fra<br />
i primi consumatori di acqua in bottiglia al mondo con<br />
per famiglia all’anno (più di noi solo il Messico).<br />
Certo è che non sempre l’acqua degli italiani è di ottima<br />
qualità (e anche quella imbottigliata non è poi così sicura).<br />
Recentemente sono cresciuti gli allarmi di contaminazione<br />
delle acque potabili in alcune zone d’Italia da<br />
parte di elementi potenzialmente nocivi, in particolare<br />
l’arsenico.<br />
L’arsenico si trova naturalmente in molti pozzi a causa<br />
di condizioni chimiche particolari nell’acquifero o dalla<br />
presenza di minerali sulfurei che contengono l’arsenico.<br />
Non dipende quindi direttamente dall’inquinamento di<br />
attività umane velenose o dallo stato delle condutture,<br />
quanto piuttosto da condizioni chimiche particolari (seppur<br />
non tutti concordino sulla non incidenza dell’attività<br />
umana). Se assunto in quantità eccessive può provocare<br />
danni di diversa entità all’organismo: da irritazioni a stomaco<br />
e pelle, a tumori e danni cardiovascolari. E i rischi<br />
sono maggiori per i minori di 18 anni.<br />
Il limite previsto dalla Commissione europea è di dieci microgrammi<br />
di arsenico per litro di acqua potabile (contro<br />
i cinquanta finora tollerati). Soprattutto in Italia centrale<br />
(con particolare concentrazione nelle province di Roma e<br />
Viterbo) il problema non è ancora risolto e coinvolge complessivamente<br />
circa un milione di persone.<br />
Eliminare chimicamente l’arsenico è possibile attraverso<br />
alcuni “filtri”. Costo intorno ai 250.000 euro. Per le<br />
aziende erogatrici di acqua e per i Comuni è una spesa<br />
non sempre sostenibile. Così in molti casi si preferisce<br />
fornire l’acqua così com’è avvisando però i cittadini di<br />
non usarla per cucinare, per lavarsi i denti e tantomeno<br />
per bere.<br />
D. B.