I farmaci del servizio sanitario nazionale - Ministero della Salute
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AGGIORNAMENTI<br />
- i risultati ottenuti anche solo con piccole riduzioni<br />
<strong>del</strong>la pressione determinate dagli ACE-inibitori<br />
appaiono molto interessanti, e ciò solleva l’ipotesi<br />
che gli effetti di questi <strong>farmaci</strong> non siano mediati<br />
solamente dalla riduzione pressoria;<br />
- i risultati indicano la necessità di cautela nel raccomandare<br />
i calcio antagonisti come terapia antipertensiva<br />
iniziale in individui ad alto rischio di coronaropatia<br />
e di insufficienza cardiaca. Al contrario,<br />
può essere corretta la prescrizione di calcio antagonisti<br />
quale terapia antipertensiva iniziale in pazienti<br />
ad alto rischio di ictus e a basso rischio di coronaropatia;<br />
- la combinazione di diuretici, beta-bloccanti, ACEinibitori,<br />
calcio antagonisti, basata sul livello di<br />
rischio assoluto <strong>del</strong> paziente per una malattia cardiovascolare<br />
causa-specifica, può fornire in molti<br />
pazienti l’approccio migliore alla prevenzione di<br />
morbidità e mortalità correlate alla pressione arteriosa.<br />
Bibliografia<br />
1. Pahor M et al. Health outcomes associated with calcium<br />
antagonists compared with other first-line antihypertensive<br />
therapies: a meta-analysis of randomised controlled trials.<br />
Lancet 2000;356:1949-54.<br />
2. Neal B et al. Effects of ACE inhibitors, calcium antagonists,<br />
and other blood-pressure-lowering drugs: results of<br />
prospectively designed overviews of randomised trials.<br />
Blood Pressure Lowering Treatment Trialists’ Collaboration.<br />
Lancet 2000;356:1955-64.<br />
3. He J, Whelton PK. Selection of initial antihypertensive<br />
drug therapy. Lancet 2000;356:1942-3.<br />
4. The Joint National Committee on Prevention, Detection,<br />
Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure.<br />
The Sixth Report of the Joint National Committee<br />
on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment<br />
of High Blood Pressure. Arch Intern Med 1997;<br />
157:2413-46.<br />
Gli antipsicotici di nuova generazione, o atipici, rappresentano<br />
realmente un salto di qualità?<br />
“Con la disponibilità dei nuovi <strong>farmaci</strong> antipsicotici<br />
atipici, il campo <strong>del</strong>la schizofrenia è stato invaso da un<br />
ottimismo contagioso. Tuttavia, uno studio di Geddes et<br />
al., pubblicato in questo numero <strong>del</strong>la rivista, fornisce<br />
evidenze più temperate, che sollevano dubbi su questa<br />
materia”. Inizia così un Editoriale pubblicato su British<br />
Medical Journal <strong>del</strong> 2 dicembre 2000 (1), che suona<br />
quantomeno strano in un tempo in cui gli antipsicotici<br />
atipici (clozapina, olanzapina, quetiapina, risperidone,<br />
ecc.) sono largamente utilizzati, in quanto giudicati più<br />
efficaci e meglio tollerati degli antipsicotici tradizionali,<br />
tanto da rappresentare buona parte <strong>del</strong>le attuali prescrizioni<br />
di antipsicotici. Il lavoro a cui l’Editoriale fa riferimento<br />
(2) è una meta-analisi di 52 studi randomizzati,<br />
comprendenti complessivamente 12.649 pazienti, in cui<br />
6 antipsicotici atipici (amisulpride, clozapina, olanzapina,<br />
quetiapina, risperidone, sertindolo) sono stati confrontati<br />
con antipsicotici tradizionali, di solito aloperidolo<br />
o clorpromazina. I principali outcome valutati sono<br />
stati la riduzione dei sintomi e l’incidenza di drop out<br />
(quale espressione <strong>del</strong>la tollerabilità) e di effetti indesiderati,<br />
in particolare extrapiramidali.<br />
Due principali conclusioni traggono gli autori di questa<br />
meta-analisi. La prima si riferisce all’utilità clinica<br />
dei nuovi antipsicotici: nei pazienti schizofrenici mostrano<br />
di essere leggermente più efficaci e meglio tollerati e<br />
presentano un rischio significativamente minore di effetti<br />
extrapiramidali. Tuttavia - e questa è la seconda conclusione<br />
- tenendo conto che i dosaggi degli antipsicotici<br />
tradizionali utilizzati in alcuni studi sono più elevati<br />
<strong>del</strong>le dosi raccomandate, pur restando un modesto vantaggio<br />
in termini di effetti extrapiramidali a favore degli<br />
antipsicotici tipici, non si riscontrano differenze per<br />
quanto concerne l’efficacia e la tollerabilità complessiva.<br />
Tutto ciò suggerisce che molti dei benefici osservati con<br />
gli antipsicotici atipici siano in realtà dovuti a dosaggi<br />
eccessivi dei <strong>farmaci</strong> tradizionali utilizzati negli studi di<br />
confronto. Tenendo conto di queste evidenze, secondo<br />
gli autori <strong>del</strong>lo studio, non è corretto affermare che i<br />
nuovi antipsicotici siano da considerare di prima scelta<br />
se non esiste una chiara dimostrazione di una loro superiorità<br />
complessiva in termini di efficacia e di tollerabilità.<br />
Pertanto, nel trattamento iniziale di un episodio di<br />
schizofrenia, la preferenza dovrebbe essere accordata ad<br />
aloperidolo e clorpromazina, utilizzati a basso dosaggio,<br />
e il passaggio ai nuovi antipsicotici ha senso nel caso in<br />
cui i pazienti non rispondano adeguatamente o presentino<br />
effetti extrapiramidali inaccettabili.<br />
Gli autori <strong>del</strong>l’Editoriale rilevano invece che una più<br />
bassa incidenza di effetti collaterali extrapiramidali può<br />
di per sé giustificare l’ampio impiego degli antipsicotici<br />
più recenti.<br />
Bibliografia<br />
1. Kapur S, Remington G. Atypical antipsychotics. BMJ<br />
2000;321:1360-1.<br />
2. Geddes J et al. Atypical antipsychotics in the treatment of<br />
schizophrenia: systematic overview and meta-regression<br />
analysis. BMJ 2000;321:1371-6.<br />
14 BIF Gen-Feb 2001 - N. 1