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DIRITTI UMANI: - Governo Italiano

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LA CULTURA<br />

"La cultura è intesa come la somma complessiva di quelle manifestazioni dello spirito<br />

che avvengono spontaneamente e non rivendicano a sé nessuna validità universale e coercitiva.<br />

Ha un'azione costantemente modificatrice e disgregatrice sull'istituzione Stato e sull'istituzione<br />

Religione” 4 .<br />

Jacques Maritain ha proposto, tuttavia, questa definizione della cultura: "... la cultura, o<br />

la civiltà, consiste nell'espansione della vita propriamente umana, comprendente non solo lo<br />

sviluppo materiale necessario e sufficiente per permetterci di condurre un'esistenza retta quaggiù,<br />

ma anche e soprattutto quello sviluppo morale, quello sviluppo delle attività speculative e<br />

delle attività pratiche (artistiche ed etiche) che merita di essere propriamente chiamato uno sviluppo<br />

umano" 5 .<br />

Ma quale rapporto c'è tra la "cultura" e l'uomo?<br />

Si può immaginare la cultura come una specie di entità sociale a sé stante, diversa dall'individuo?<br />

Certamente no.<br />

La cultura non è una realtà oggettiva, indipendente dagli individui.<br />

Certo, la cultura di un popolo o di un'epoca contiene di più che non quella di un individuo<br />

determinato; e tuttavia la cultura non è nulla se non è vissuta dagli uomini come persone,<br />

come collettività.<br />

In altri termini, possiamo parlare di cultura solo nella misura in cui gli uomini, nel loro a-<br />

gire e nell'esercizio del pensiero o del lavoro, acquistano una familiarità, una sicurezza, una<br />

nuova spontaneità, che li inclinano verso i beni della cultura, in modo tale che questi beni si<br />

presentino a loro come propri beni, nei quali essi si riconoscono e coi quali si trovano ad avere<br />

un legame di parentela.<br />

La cultura è viva se la verità e i valori di cui essa è essenzialmente costituita sono elementi<br />

vitali della persona, cioè se essa è vissuta nella quotidianità di ognuno.<br />

Molto spesso la cultura si concreta nella conservazione delle cose belle, della natura,<br />

del paesaggio.<br />

a. La difficile ricerca degli eventi “culturali”<br />

Nella società contemporanea è assai facile - mancando un tempo dedicato espressamente<br />

allo sviluppo della intelligenza individuale, del sapere, mentre molto tempo ciascuno dedica<br />

al proprio corpo - che alcuni fatti ci vengano propinati sotto l'etichetta di "cultura". Il più delle<br />

volte essi sono "pseudocultura".<br />

Ci accorgiamo che questo mondo artificiale, che si è andato umanamente mettendo insieme,<br />

ci ha imposto dei ritmi, oltre che dei canali e dei sistemi di distribuzione, che sono molto<br />

pericolosi: queste macchine, che chiamiamo le città, dove siamo costretti a vivere come polli in<br />

batteria, questa sopravvivenza meccanizzata, dove chiunque potrebbe da un momento all'altro,<br />

chiudendo una valvola, sopprimere tutti, dove all'uomo - come singolo - è tolta ogni possibilità di<br />

iniziativa.<br />

Noi abbiamo molti diritti sulla carta, e li proclamiamo; di fatto siamo privati di ogni potere.<br />

Di questa oppressione materiale non è difficile accorgersi, ma, parallelamente, esiste<br />

una oppressione spirituale di cui forse non ci accorgiamo per nulla.<br />

Tutti hanno diritto al sapere, ma i mezzi per farlo crescere, i tempi perché esso si configuri<br />

sono quelli che sono.<br />

b. La cultura non è costituita solo dalla scienza<br />

A seguito di pregiudizi radicati da secoli nella nostra cultura moderna siamo convinti<br />

(nulla di più falso!) che ci sia un unico sapere possibile: quello esente da ogni metafisica, e che<br />

4<br />

5<br />

J. Burckhardt, op. cit., v. nota 1.<br />

"Cultura e istituzioni per la cultura”, a cura dell'Istituto "Max Weber", Roma, 1995.<br />

8

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