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Rinunciare ai manicomi come passo verso la liberazione nonviolenta

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Testimoni di pace<br />

“Che cos’è <strong>la</strong> nonviolenza”.<br />

Quando parliamo delle tecniche di “spiazzamento”<br />

e di “gestione creativa dei conflitti”<br />

non possiamo non avere questi bagagli<br />

di riferimento.<br />

L’esempio che Lanza cita è proprio quello<br />

tratto dal vangelo a proposito del “porgere<br />

l’altra guancia”, che non fa del nonviolento<br />

un martire, quanto una persona provocatoria<br />

che si confronta con il nemico,<br />

ovviamente anche in forma simbolica, il<br />

tutto dipende dal contesto e dalle epoche<br />

storiche, per dimostrargli che si può tenere<br />

il nemico o l’avversario in scacco facendo<br />

leva sullo spirito di giustizia che non può<br />

non essere in lui <strong>come</strong> in ogni altro uomo.<br />

“La nonviolenza è cosa semplice, ma sottile”,<br />

ribadisce Lanza ed è diretta alle forme<br />

più subdole e nocive del<strong>la</strong> violenza che sono<br />

<strong>la</strong> menzogna, l’abuso e <strong>la</strong> sopraffazione.<br />

Nonviolenza, fine e mezzo<br />

La scommessa del<strong>la</strong> nonviolenza è proprio<br />

quel<strong>la</strong> di non evitare il conflitto, di non invocare<br />

<strong>la</strong> neutralità, ma di ricorrere al<strong>la</strong><br />

“quinta strategia”, <strong>come</strong> <strong>la</strong> chiama Lanza,<br />

che evita le altre quattro:<br />

a) La neutralità: il nonviolento prende posizione<br />

b) La baruffa: dal corpo a corpo non si potrà<br />

che moltiplicare <strong>la</strong> violenza e il conflitto<br />

diventa guerra<br />

c) La fuga: <strong>la</strong> nonviolenza non volta le<br />

spalle al problema<br />

d) La capito<strong>la</strong>zione: il nonviolento non implora<br />

misericordia.<br />

Eccoci dunque arrivati nel cuore dell’argomento:<br />

Il ribaltamento o rovesciamento<br />

dell’avversario è il fine del<strong>la</strong> nonviolenza;<br />

mi preme sottolineare qui una doverosa attenzione<br />

al discorso che Lanza fa sui fini<br />

e sui mezzi per ottenerli: <strong>la</strong> nonviolenza<br />

è il contrario del<strong>la</strong> posizione secondo <strong>la</strong><br />

quale “Il fine giustifica i mezzi”, egli propone<br />

esattamente <strong>la</strong> prospettiva opposta:<br />

“La nonviolenza è l’adattamento dei fini al<br />

mezzo, e se il fine è giusto anche i mezzi<br />

devono esserlo”.<br />

Lo dimostra il fatto che giuridicamente<br />

nel<strong>la</strong> storia degli uomini e delle istituzioni<br />

che ci si è dati, abbiamo avuto epoche nelle<br />

quali una “Giustizia Violenta”, sembrava<br />

essere l’unico mezzo per riscattare torti altrettanto<br />

ingiusti che le parti offese rec<strong>la</strong>mavano<br />

di aver subito.<br />

Ma i “concatenamenti” di una simile giustizia,<br />

abbiamo visto che possono solo produrre<br />

ulteriori crimini violenti, per questo<br />

Lanza usa il termine concatenamento.<br />

Ma oltre al<strong>la</strong> giustizia violenta, l’umanità<br />

ha pensato anche ad una forma di “Violenza<br />

Legittima” per giustificare le sentenze di<br />

condanna e per legittimare <strong>la</strong> risposta ad<br />

una offesa con una offesa ancora maggiore.<br />

Se per giustizia violenta, Lanza del Vasto<br />

par<strong>la</strong>va di concatenamenti violenti, per violenza<br />

legittima si par<strong>la</strong> di “Scatenamenti”.<br />

Cosa sono per l’umanità gli scatenamenti?<br />

Risposta univoca: LA GUERRA.<br />

Con questa affermazione <strong>la</strong>pidaria, credo<br />

che Lanza del Vasto durante <strong>la</strong> sua vita intesa<br />

<strong>come</strong> testimonianza di scelte nonviolente<br />

abbia voluto smascherare le astuzie<br />

di un pensiero razionale o razionalistico<br />

che giustificava e legittimava prima a livello<br />

teorico, ma successivamente anche politico<br />

e strategico posizioni decisamente inclini<br />

al<strong>la</strong> violenza, all’uso delle armi e del<br />

contrattacco al nemico.<br />

La scelta teoretica di Lanza che ho premesso<br />

nel<strong>la</strong> parte iniziale di questo articolo, che fa<br />

riferimento all’Uno inteso <strong>come</strong> Unico, <strong>come</strong><br />

possibilità di riconoscere all’interno delle<br />

diverse religioni una unica strada di condivisione<br />

del rapporto con Dio, nasce proprio<br />

dallo scontento delle correnti di pensiero<br />

basate su eccessivi razionalismi, che portavano<br />

l’Uomo ben lontano da quelle che potevano<br />

essere le alternative di una salvezza<br />

intesa non <strong>come</strong> facile pacifismo, ma <strong>come</strong><br />

Nonviolenza capace di pacificazione.<br />

Non è inoltre una mistica astratta quel<strong>la</strong><br />

di Lanza quando pensa che gli uomini non<br />

possono par<strong>la</strong>re di Dio, se prima non hanno<br />

sondato se stessi nel<strong>la</strong> loro interiorità,<br />

giacchè è all’interno di ognuno di noi che<br />

dimora <strong>la</strong> verità Divina.<br />

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