Rinunciare ai manicomi come passo verso la liberazione nonviolenta

Esteri
La guerra non ti lascia più
I suicidi dei reduci americani
Fonte
Truth About
Veteran Suicides
- Aaron Glantz
| May 9, 2008 -
www.fpif.org
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di Caterina Del Torto
soldati americani in Iraq o in Aghanistan
I muoiono più per suicidio che nelle operazioni
di guerra. Questo è ciò che emerge
dalla causa legale portata avanti dalle
associazioni “Veterans of Common Sense”
e “Veterans United for Truth”, nel silenzio
generale della amministrazione statunitense.
Uomini e donne che rientrano a casa
profondamente feriti nel corpo e nell’animo,
affetti da seri danni fisici, soggetti a
gravi depressioni, mentalmente disturbati,
e che non vengono adeguatamente assistiti
e considerati.
Iraq e Afghansitan:
tutte le vittime statunitensi
✔ 18 i veterani suicidi al giorno
✔ 1 migliaio i tentati suicidi ogni mese tra i veterani in
cura presso il VA
✔ 300.000 veterani di Iraq e Afghanistan che soffrono di
disturbi mentali o stati di grave depressione
✔ 320.000 veterani di Iraq e Afghanistan che riportano
seri danni fisici e celebrali
✔ 1.608 giorni, la media di attesa per una risposta
all’appello a una sentenza del VA sull’approvazione o
meno di una richiesta di invalidità
✔ 1.647 i veterani deceduti in 6 mesi in attesa che il governo
approvasse la loro domanda di invalidità
✔ 287.790 veterani di Iraq e Afghanistan che al 25-3-2008
hanno fatto richiesta per il riconoscimento di invalidità
✔ 10.180 i soldati americani feriti in Iraq
✔ 28.451 i soldati malati in Iraq
Per approfondire:
www.fpif.org -www.veteransptsdclassaction.org/
warcomeshome.org/ - www.rand.org/pubs/monographs/MG720/
Infiniti tempi di attesa per l’approvazione
alle domande di invalidità; statistiche
e cifre nascoste, come il numero di reduci
che hanno fatto richiesta di invalidità
(dato non pubblico, ma riportato da VCS
in virtù del Freedom of Information Act), o
non rivelate, come i soldati feriti o malati
in Iraq.
Un inefficiente e inefficace sostegno ai veterani,
e un’attenzione ai soli costi medici
del governo, a scapito dei costi individuali e
sociali a lungo termine che queste persone,
le loro famiglie e l’intera società americana
subiscono, con effetti anche economici non
irrilevanti come la diminuzione della qualità
della vita, i matrimoni distrutti, un aumento
della violenza domestica, la solitudine,
la ripercussione della crisi sui figli che può
avere conseguenze per generazioni, fino alla
crescita dei suicidi.
Come un’inchiesta della CBS sottolineava nel
2007, i militari più a rischio sono i più giovani,
dai 20 ai 24 anni, e una parte di questi va
ad ingrossare le file dei senzatetto.
Oltre alla gravità delle cifre, che dà tangibile
consistenza a quanto il numero reale di vittime
di una guerra superi quello dei caduti in
combattimento, è angosciante comprendere
la politica di occultamento sui fatti e il disinteresse
assistenziale osservato dal Pentagono
e dal VA (Department of Veteran Affairs,
ovvero Dipartimento per i Veterani) nei confronti
dei suoi soldati, così come la disonestà
verso l’opinione pubblica americana.
Di occultamento sono stati accusati il Dr.
Ira Katz, Direttore della Va Mental Health
Division e James Pake, Segretario del VA, da
Bob Filner, Presidente del Comitato Nazionale
VA.
Katz, durante l’inchiesta della CBS ha cercato
di minimizzare l’incremento di suicidi
tra i reduci, affermando che “non c’è un epidemia
di suicidi, ma il suicidio è un grande
problema”. A seguito della class action si è
scoperto che, con una e-mail, aveva invitato
un portavoce a non rivelare alla CBS NEWS
il numero di veterani in cura alla VA che ogni
mese tentano il suicidio.
Sono 1.000 reduci. Curioso il fatto che la e-
mail cominciasse con “Shh!”.
Zittire. Zittire la verità, zittire la sofferenza,
zittire l’indignazione dell’opinione pubblica
sulla perdita di vite umane.
I costi di una guerra, in termini umani, sono
sempre troppo alti; in questi rientrano anche
i veterani fisicamente e mentalmente menomati,
e i suicidi.