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Katalog - Irene Andessner

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FE NI CE So la vi vo mi ogn’or, mu o io e rin as co<br />

S O L I T U D I N E<br />

Ad una femmina scienze?<br />

Perchè?<br />

Perchè sappia?<br />

Che?<br />

Dir bene?<br />

No, bensì far male!<br />

Non credere perchè cose buone ella studi,<br />

migliore ne divenga.<br />

La femmina è composta sol di malizia.<br />

Tanto più squisiti cibi le dai, tanto più malvagi umori<br />

le accresci.<br />

Nessuno infatti, che abbia cervello quanto un’oca,<br />

vorrà mai prendere per moglie chi abbia questo orribi-<br />

66 <strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: dico che non posso dire di essere Daria Martelli: L’acqua sorgiva ha dei significati simbolici<br />

Annamaria Orsini Cammarata: in questo leggiadro e<br />

lissimo dono del sapere,<br />

dovendo star essi bassi e umili, vedete come s’innalzano,<br />

Corinna: Ci ingegnamo di parer belle in tutti i modi … 67<br />

un’opera d’arte perché se dicessi una cosa del genere<br />

non potrebbe essere vera. Se qualcuno vive senza dire di inizio, nascita, di crescita, di alimentazione, di<br />

vita. Nello scegliersi una sua identità lei si è data simbolicamente<br />

vaghissimo giardino…<br />

peggiore in una donna che una gobba, un fetor di fiato,<br />

un guerciume.<br />

come ci soprastano contra ogni ragione e ogni<br />

giustizia.<br />

poi che siamo nate per allegrar ed adornar il mondo.<br />

“io sono matta” o “io sono un’opera d’arte” allora si<br />

tutti questi significati. Non ci lascia spie-<br />

Daria Martelli: e aggiungono che in quel luogo si tro-<br />

Femmina letterata per moglie? Misericordia! Venga pur Lucrezia: vuoi far fare cervello ad un uomo? Dagli Annamaria Orsini Cammarata: Sulla bellezza vorrei<br />

che forse è davvero una matta o una vera opera d’arte.<br />

Io di me non posso dire che sono un’opera d’arte.<br />

Faccio il mio lavoro senza aver voglia di essere “qualcuno”,<br />

con il mio lavoro io mi diverto, amo molto farlo,<br />

devo farlo, ho un impulso naturale a seguire il mio percorso<br />

artistico.<br />

gazioni sul suo pseudonimo ma io l’ho interpretato<br />

così. E poi, nel mezzo del giardino meraviglioso in cui<br />

si svolge la conversazione delle sette donne, c’è una<br />

fontana, questa è sicuramente lei, l’affermazione simbolica<br />

della sua scelta.<br />

vano tanto bene perché non vi sono uomini…<br />

Annamaria Orsini Cammarata: certo, loro inizialmente<br />

sono dentro casa e guardano il giardino dall’alto, poi<br />

vi scendono felici, come a conquistarsi uno spazio che<br />

è possibilità di libertà, di godimento…<br />

più tosto Lucifero, che avrem più pace!<br />

E ancora trecento anni dopo, Grazia Livi, una scrittrice<br />

toscana dei nostri tempi scrive in “Donne senza<br />

cuore”: io l’intelligenza la dovevo nascondere “non ti<br />

far vedere troppo intelligente!” le raccomandava sua<br />

moglie.<br />

Parlando di matrimonio ci sono diversi modi di sposarsi,<br />

ci si sposa per amore, per mutuo soccorso, per<br />

interesse, per interessi o… per arte, vero <strong>Irene</strong>?<br />

leggervi una poesia di una donna, la scrittrice Emily<br />

Dickinson: “La bellezza non ha causa: esiste. Inseguila<br />

e sparisce. Non inseguirla e rimane. Sai afferrare le<br />

crespe del prato quando il vento vi avvolge le sue dita?<br />

Iddio provvederà affinchè non ti riesca”. E’ evidente<br />

che anche Emily, donna tormentata e singolare, in<br />

madre, “Come fosse una protuberanza da nascondere <strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: ... O anche per “amore dell’arte” quanto vive l’esperienza dell’isolamento dalla vita<br />

Annamaria Orsini Cammarata: Penso, invece, e confesso<br />

con sacro terrore, a ciò che una donna-artista,<br />

come la Orlan, fa del proprio corpo: lo getta in un’avventura<br />

di mutazione attraverso una serie di inusitate<br />

operazioni di chirurgia plastica che le danno un’altra<br />

identità, trasformandola in un altro da sé, nella ricerca<br />

di un’identità nomade e antiestetica.<br />

<strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: senza uomini.<br />

con i capelli”.<br />

Daniela Gaddo Vedaldi: Io vedrei una cosa che rivela<br />

una differenza tra uomini e donne, il fatto ad esempio<br />

che una riunione come questa che stiamo facendo oggi<br />

difficilmente può realizzarsi tra uomini. Loro si ritrovano<br />

insieme per parlare, ma di cose diverse, su un<br />

come ricchezza e profondità di pensiero, senta la necessità<br />

di descrivere la Bellezza; così come la sentono le<br />

donne del Dialogo cinquecentesco che, con la loro portavoce<br />

Corinna dicono: “Ci ingegnamo di parer belle”.<br />

Anche noi oggi dobbiamo ingegnarci di parere belle,<br />

ma in realtà la nostra bellezza è qualcosa che desideriamo<br />

più per noi stesse che per gli altri, nonostante ci<br />

altro piano e con una sensibilità differente…<br />

venga imposta dal di fuori…<br />

Myriam Zerbi: a proposito di identità, anche lo pseudonimo<br />

rientra in un discorso di identità, Daria<br />

Martelli perché, secondo te Modesta dal Pozzo ha voluto<br />

adottare uno pseudonimo?<br />

Daria Martelli: Moderata Fonte si chiamava un realtà<br />

Modesta Pozzo e assunse lo pseudonimo quando incominciò<br />

a pubblicare i suoi libri. Molti scrittori di ogni<br />

tempo, anche dei nostri giorni, hanno adottato un<br />

altro nome, ciascuno per una propria ragione. L’autrice<br />

del Dialogo non dice quale fu la sua. Lo zio, NicoIò<br />

Doglioni, che ci ha lasciato una breve biografia di<br />

Moderata, afferma che la scrittrice assunse lo pseudonimo<br />

“per rispetti convenienti” a una “donzella”, qual<br />

era quando incominciò a farsi conoscere con le sue<br />

opere. Le ‘donzelle” veneziane del tempo erano quasi<br />

sempre segregate in casa e le rare volte che uscivano<br />

dovevano coprirsi il volto. Dunque, secondo l’interpretazione<br />

di Doglioni, Moderata avrebbe celato la sua<br />

identità per riserbo, per nascondersi. Questa scelta può<br />

avere un’altra spiegazione. In un tempo in cui tutte le<br />

donne traevano la loro identità da un uomo, essendo<br />

“la figlia di”, “la moglie di’, “la madre di”, lei scelse<br />

un’identità fondata sul proprio valore. Anche se nei<br />

documenti risulta come Modesta “moglie di Filippo<br />

Zorzi”, come scrittrice è Moderata Fonte e vale per sé<br />

e per le sue opere.<br />

Michela Vanon Alliata: Appare curiosa la scelta di<br />

questo pseudonimo, che in fondo non si allontana tanto<br />

dal nome originale, di fronte alla libertà dei suoi scritti<br />

che preannunciano e precorrono tempi moderni, un<br />

nome che sembra denotare una sorta di pudore.<br />

Daria Martelli: Modesta diventa Moderata e Pozzo<br />

diventa Fonte; mentre la modestia, quella delle “donzelle”,<br />

ha un significato morale, la moderazione è spirituale<br />

e intellettuale. E il pozzo che è acqua...<br />

Michela Vanon Alliata: quasi stagnante, certo…<br />

Daria Martelli: diventa “fonte”<br />

Michela Vanon Alliata: una fontana zampillante, bella,<br />

viva.<br />

Myriam Zerbi: A proposito di nomi, in Italia noi donne<br />

oggi possiamo mantenere anche da sposate il nostro<br />

nome “da ragazze” e aggiungere, facoltativamente, il<br />

nome del marito al nostro, come ad affermare chi<br />

siamo e con chi siamo, mentre ci sono società occidentali<br />

progredite e lingue come quella francese dove la<br />

moglie non è che Madame Nome e Cognome del marito.<br />

Trovo questa modalità di grande violenza psicologica,<br />

non solo essere costrette a cambiar cognome, ma ad<br />

assumere anche il nome di battesimo del consorte sparendovi<br />

totalmente dietro senza alcuna distinzione. Un<br />

francese che si risposasse una miriade di volte avrà<br />

sempre accanto a sé Madame (suo di lui) Nome e<br />

Cognome e nulla cambierebbe per la società. Com’è la<br />

situazione in Austria?<br />

Andra Fuchs: In Austria è possibile decidere il cognome<br />

che la nuova famiglia adotterà. Ciononostante ad<br />

esempio mia figlia lo scorso anno ha optato quasi automaticamente<br />

per il cognome del marito senza in pratica<br />

neppure porsi la questione. Per lo più infatti si segue<br />

la tradizione familiare. Ma di certo non è la tradizione<br />

a decidere della mia identità. Secondo Goethe in fondo<br />

il nome non è che suono e fumo.<br />

Annamaria Orsini Cammarata: Riportando il discorso<br />

sul Dialogo mi piace ricordare l’accurata descrizione<br />

che Modesta-Moderata fa del giardino in cui si svolge il<br />

convegno:<br />

un giardino all’italiana con tanti verdissimi arboscelli;<br />

con le sue piante tagliate secondo la maestria dell’ “ars<br />

topiaria” in forma di piramide, di fungo o di melone; le<br />

aiuole di composizione geometrica; i vasi di cedri; le<br />

ordinatissime siepi di bosso; i pergolati di odorosi gelsomini…<br />

ma anche un giardino “venezianissimo” perché<br />

rimirante l’acqua, il sogno di “un giardino in<br />

mezzo al mare” come direbbe Henry James. La varietà<br />

linguistica, la minuzia descrittiva rivelano un’attenzione<br />

per le cose del mondo, una grazia d’animo, una sottigliezza,<br />

che sono tipicamente femminili; quasi un<br />

aereo richiamo…<br />

Michela Vanon Alliata: il giardino è anche il luogo felice,<br />

nella tradizione del “locus amoenus”, dell’ “hortus<br />

conclusus”…<br />

Daria Martelli: Moderata mette amore nella descrizione…<br />

Annamaria Orsini Cammarata: un piacere così raro…<br />

Daria Martelli: Le donne che prendono parte alla conversazione<br />

dicono che è un paradiso…<br />

Myriam Zerbi: Sentiamo cosa Moderata Fonte fa dire<br />

a Elena<br />

Elena: noi (donne) siamo di tale natura dove non<br />

domina alcuna ferocità, per non vi aver molto luogo la<br />

collera e il sangue, riusciamo più umane e mansuete e<br />

meno inclinate ad eseguire i nostri desideri, dove all’-<br />

incontro gli uomini, di complession calda e secca, signoreggiati<br />

dalla collera, essendo tutti fiamma e fuoco,<br />

sono anco più inclinati ad errare e manco si ponno<br />

astenere da i loro disordinati appetiti… impazienza<br />

immoderata nelle loro voglie intemperate ed ardenti, sì<br />

nelle carnalità come in ogni altro loro desiderio il<br />

quale in loro è di tanta forza che ai sensi sottopongono<br />

la ragione…<br />

Daria Martelli: In questo passo Moderata Fonte segue<br />

le conoscenze scientifiche del tempo. Non dimentichiamo<br />

che l’autrice è una donna di grande cultura. Spesso<br />

Moderata denuncia i condizionamenti culturali, i divieti<br />

e i limiti imposti alle donne, come la mancanza di<br />

istruzione, e in questo la sentiamo molto vicina. Ma,<br />

secondo la cultura del suo tempo, definisce anche che<br />

cosa le donne e gli uomini sarebbero “per natura”. Non<br />

si può dire che cosa siamo “per natura” e che cosa “per<br />

cultura”. Oggi rivendichiamo come un valore non solo<br />

la differenza tra donne e uomini, ma anche la differenza<br />

tra donna e donna. Ogni donna, sciolta dai condizionamenti<br />

e libera di esprimersi, è diversa dalle altre,<br />

per la varietà e la ricchezza del genere femminile.<br />

Credo che le donne abbiano enormi risorse interiori,<br />

che hanno appena incominciato a esprimere, con risultati<br />

già sorprendenti. Col tempo si vedrà quanta potenzialità<br />

è nel genere femminile, represso per tanti secoli.<br />

Myriam Zerbi: Il sacerdote gesuita Anton Giulio<br />

Brignole Sale (1605-1655), poeta e prosatore, figlio del<br />

doge genovese Gian Francesco scriveva:<br />

<strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: Gli uomini si raccontano le loro storie<br />

e oltre a quelle reali fantasticano inventandosene<br />

non poche sulle donne. E discutono animatamente se<br />

Don Giovanni fosse da considerare uno stupratore o un<br />

artista della seduzione oppure se vada interpretato da<br />

chi legge le sue Memorie come un ibrido faustiano. Ed<br />

è sempre su questo piano che spaziano Da Ponte,<br />

Casanova, Goethe, Cagliostro, Goldoni e via dicendo.<br />

Daniela Gaddo Vedaldi: credo che tra uomini ci sia<br />

sempre una comunicazione che rimane un po’ in superficie,<br />

mentre tra noi donne riusciamo a scavare di più,<br />

siamo più disposte ad aprirci e confrontarci…<br />

Daria Martelli: siamo state sempre abituate a fare così<br />

e in fondo anche questo è da considerare un condizionamento<br />

culturale. Noi donne di oggi sentiamo famigliare<br />

la conversazione di amiche, così come si svolge<br />

nel Dialogo di Moderata Fonte, perché le donne hanno<br />

continuato per secoli a esprimersi in questo modo…<br />

Annamaria Orsini Cammarata: forse è un modo che<br />

rappresenta una necessità e un desiderio, la voglia di<br />

riunirsi attorno a qualcosa, con leggerezza, ben diversa<br />

dalla modalità maschile del discorrere…<br />

Daria Martelli: Moderata si esprime con studiata leggerezza<br />

e sapiente ironia. Una leggerezza che non è<br />

affatto superficialità e permette al discorso di essere<br />

profondo.<br />

Annamaria Orsini Cammarata: questa è un’arte femminile…<br />

“Bisogna nascondere la profondità, dove?<br />

Nella superficie.” diceva il grande scrittore Hugo Von<br />

Hofmannsthal, ed è ciò che molte di noi spesso si<br />

industriano a fare ancora oggi.<br />

Daria Martelli: non so se ‘per natura” o “per cultura”<br />

ma è così.<br />

Myriam Zerbi: Continuo a leggere dal Dialogo<br />

Corinna: (noi donne) siamo soggetti più disposti per<br />

natura alla pietà e all’amore.<br />

Leonora: (gli uomini) essendo inferiori a noi e perciò<br />

come Arnim Dietrich ha definito questa opzione quando<br />

è diventato mio marito. Io mi sono sposata l’anno<br />

scorso con un uomo che di cognome si chiama Dietrich.<br />

Allora stavo lavorando ad un progetto artistico su<br />

Marlene Dietrich, personaggio in cui “mi trasformavo”.<br />

Perché la trasformazione fosse completa avevo bisogno<br />

anche di adottare il suo cognome per poter apporre<br />

sugli “Autoritratti “ di Marlene la firma “Dietrich”.<br />

Così mi sono messa a cercare a Berlino, la città di<br />

Marlene, un uomo con quel cognome. Ho scritto a tutti<br />

i single di Berlino aventi come cognome Dietrich e<br />

quindi ne ho invitati 30 ad una sorta di “casting”.<br />

Michela Vanon Alliata: e di questi trenta?<br />

<strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: tre di questi potevano andare bene,<br />

ne ho scelto poi uno di 68 anni, mai stato sposato,<br />

omosessuale, ma che era il candidato ideale su 30 pretendenti.<br />

Gli ho proposto di sposarsi con me con un<br />

matrimonio a termine, della durata<br />

di un anno facendogli presente che<br />

lui mi avrebbe dato il nome di cui<br />

avevo bisogno e in cambio sarebbe<br />

diventato famoso in quanto marito<br />

di… Marlene Dietrich. Lui ha detto “sono omosessuale,<br />

ma questo non fa niente vero?” Mi ha quindi detto<br />

che doveva parlare con la sua famiglia della questione.<br />

Il giorno successivo mi ha richiamato dicendo che la<br />

famiglia non aveva posto impedimenti e che lui era<br />

pronto a dire “Si”.<br />

Michela Vanon Alliata: lo sventurato rispose…<br />

<strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: Ci siamo quindi sposati con una cerimonia<br />

in grande stile, con vestito da sposa, fotografie e<br />

tutto.<br />

Michela Vanon Alliata: Sei ancora sposata con lui?<br />

<strong>Irene</strong> <strong>Andessner</strong>: Finito il lavoro delle Donne illustri al<br />

Caffè Florian vado a Berlino per separarmi.<br />

Myriam Zerbi: Oh se gli uomini ci sentissero un poco<br />

a far questi ragionamenti… direbbero sicuramente le<br />

nostre antenate del Dialogo che comunque non si limitano<br />

a parlare di uomini, ma saggiano diversi argomenti,<br />

alcuni dei quali ancor oggi ritenuti tipicamente femminili:<br />

Come l’estetica: il piede di vitello, posto in decozione<br />

per 40 giorni e unito ad acqua ha virtù di scacciare le<br />

rughe dalla faccia e lisciar la pelle come di giovane di<br />

15 anni.<br />

Myriam Zerbi: io trovo interessantissima a proposito<br />

di canoni di bellezza imposti l’osservazione che fa la<br />

scrittrice e sociologa marocchina Fatema Mernissi a<br />

proposito di noi donne occidentali libere ed emancipate<br />

rispetto alle musulmane coperte da “chador” o peggio<br />

da “burqua”. Afferma che anche noi abbiamo il<br />

nostro “velo” e che il nostro velo è la taglia 42, e la<br />

necessità di apparire per tutta la vita delle quindicenni,<br />

altrimenti anche noi, senza bisogno di essere coperte,<br />

diveniamo invisibili per gli uomini. La bellezza in<br />

SO LE So lo por go a me stes so ed a alt ri lu ce<br />

L I B E R T À<br />

questo nostro periodo è uno stereotipo fisso da adottare<br />

o al quale tentare di avvicinarsi, non è vista come<br />

qualcosa di mutevole che cambia ed evolve con il<br />

tempo e le situazioni.<br />

Annamaria Orsini Cammarata: Dev’esserci una ricerca<br />

personale di “questa parvenza d’assoluto” che è la<br />

bellezza, che noi tentiamo di fermare come il pittore fa<br />

con i tratti del volto quando fa un ritratto; tenta di sottrarli<br />

alla ineluttabilità della mutazione, alla possibilità<br />

del cambiamento. In un atto d’amore infinito. Forse<br />

anche noi compiamo questo atto d’amore nei nostri<br />

confronti cercando di fermare questa nostra bellezza<br />

che è vaghezza, ma anche tormento e consolazione.<br />

Marinella Biscaro: Anche l’incisione in bianco e nero<br />

posta nel frontespizio del testo Il merito delle donne<br />

può essere stato un atto d’amore verso Moderata, basti<br />

pensare alla sua “volontà di essere” nei tempi in cui per<br />

le donne c’era poco spazio e scarso riconoscimento<br />

sociale. Moderata, che non era affatto una cortigiana,<br />

appare invece abbigliata nello stesso modo in cui si<br />

vestivano le cortigiane del Cinquecento. Questo in<br />

quanto queste si travestivano da gentildonne spacciandosi<br />

per tali per conseguire i loro scopi, come appare<br />

nelle illustrazioni del libro “Habiti delle donne veneziane”<br />

di Giacomo Franco o nel libro a noi contemporaneo<br />

“Le cortigiane” di Lynne Lawner.<br />

Da qui è iniziata la mia ricerca. Ho deciso di appro-

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