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Festival Barocco 2008. Guida agli spettacoli - Provincia di Viterbo

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profondo mutamento del gusto musicale<br />

che caratterizzò l’Europa della metà del<br />

settecento. Questi aspetti si possono<br />

cogliere appunto in tutti i generi musicali e<br />

anche nel campo della musica sacra che<br />

entrambi gli Scarlatti coltivarono, sia pure<br />

in misura <strong>di</strong>versa e in tempi e circostanze<br />

<strong>di</strong>fferenti. La Messa a 5 voci <strong>di</strong> Alessandro<br />

Scarlatti, che qui riproponiamo (per quanto<br />

ci consta) per la prima volta in tempi<br />

moderni, è datata 1716 e risale ad un periodo<br />

<strong>di</strong> notevole attività <strong>di</strong> questo compositore<br />

nel campo della musica sacra: è scritta<br />

per due soprani, contralto, tenore e basso e<br />

può essere accompagnata dall’organo in<br />

funzione <strong>di</strong> basso seguente. Dal 1707 al<br />

1709 Alessandro tenne il posto <strong>di</strong> maestro<br />

<strong>di</strong> cappella <strong>di</strong> Santa Maria Maggiore in<br />

Roma e partecipò anche negli anni seguenti,<br />

nonostante le frequenti assenze<br />

dall’Urbe per i pressanti impegni teatrali, a<br />

quel movimento <strong>di</strong> restaurazione <strong>di</strong> uno<br />

stile antico che si rifaceva a Palestrina nel<br />

campo della musica sacra, favorito e auspicato<br />

dal car<strong>di</strong>nale Giovani Francesco<br />

Albani, <strong>di</strong>venuto papa con il nome <strong>di</strong><br />

Clemente XI nell’anno 1700. A quest’ultimo<br />

è de<strong>di</strong>cata questa messa, la seconda a<br />

fregiarsi del nome pontificio (la prima<br />

essendo datata 1705). In questa, come in<br />

generale nelle altre messe pervenuteci, lo<br />

‘stile osservato’ così confacente al genere<br />

della messa si rifà alla rigorosa tra<strong>di</strong>zione<br />

del contrappunto, con una fortissima aderenza<br />

espressiva ai <strong>di</strong>versi momenti dell’or<strong>di</strong>narium:<br />

l’uso delle <strong>di</strong>ssonanze, l’alternanza<br />

<strong>di</strong> passi omoritmici e imitativi si<br />

ricollegano ad una ben consolidata consuetu<strong>di</strong>ne,<br />

mentre le modulazioni a toni lontani<br />

da quello <strong>di</strong> partenza e la conduzione<br />

delle linee, con una cantabilità talora inasprita<br />

da intervalli melo<strong>di</strong>camente più<br />

insoliti, portano questa messa al limite<br />

52<br />

della tra<strong>di</strong>zione palestriniana.<br />

La sequenza <strong>di</strong> Jacopone da To<strong>di</strong> ebbe singolare<br />

fortuna <strong>agli</strong> inizi del Settecento: si<br />

pensi allo Stabat Mater <strong>di</strong> Alessandro<br />

Scarlatti e a quello <strong>di</strong> Pergolesi, circa con lo<br />

stesso oganico, per non parlare <strong>di</strong> Antonio<br />

Maria Bononcini, Steffani, D’Astorga,<br />

Clari e Caldara. Tra questi quello <strong>di</strong><br />

Domenico si <strong>di</strong>stingue non solo per l’originalità<br />

dell’organico (4 soprani, 2 contralti,<br />

2 tenori e 2 bassi con il basso continuo per<br />

l’organo), ma ancor più per la forte intensità<br />

espressiva che regge il confronto quasi<br />

solo con quello forse più noto <strong>di</strong> Pergolesi.<br />

La composizione risale probabilmente al<br />

periodo romano (1712-1719): l’abilissima<br />

conduzione contrappuntistica la collega<br />

con la severa formazione dello ‘stile antico’,<br />

ma la cantabilità delle linee e la loro<br />

in<strong>di</strong>vidualità, spesso quasi solistica, proiettano<br />

questa pagina in un ambito del tutto<br />

nuovo e moderno; certi punti denotano<br />

ad<strong>di</strong>rittura una vera concezione teatrale,<br />

fatta a volte <strong>di</strong> ripetizioni concitate, <strong>di</strong><br />

pause improvvise, <strong>di</strong> alternanza tra soli e<br />

tutti, ancorchè non <strong>di</strong>chiarati per tali.<br />

Difficile anche trovare una luminosità<br />

come quella qui prodotta dalla presenza <strong>di</strong><br />

4 parti reali <strong>di</strong> soprano che spesso si scontrano<br />

tra loro determinando impressionati<br />

<strong>di</strong>ssonanze espressive, o che talora formano<br />

accor<strong>di</strong> a trame strette con le altre voci.<br />

La <strong>di</strong>sseminazione delle copie oggi esistenti,<br />

<strong>di</strong> cui purtroppo nessuna autografa,<br />

<strong>di</strong>mostra che l’opera dovette godere anche<br />

nel suo tempo <strong>di</strong> una meritata fama e che,<br />

nonostante oggi associamo soprattutto il<br />

nome <strong>di</strong> Domenico Scarlatti alla sua produzione<br />

per strumento a tastiera, nel campo<br />

della musica sacra la reputazione <strong>di</strong> questo<br />

compositore dovette essere giustamente<br />

riconosciuta.<br />

Sergio Balestracci

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