Festival Barocco 2008. Guida agli spettacoli - Provincia di Viterbo
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VITERBO - Palazzo dei Papi<br />
Il Palazzo è un complesso imponente caratterizzato<br />
da massicci contrafforti che lo identificano<br />
più come una fortezza che non come una<br />
residenza. Nella sobria facciata, coronata da<br />
merli guelfi, si aprono sei finestre a feritoia e<br />
sei finestre a bifore trilobate che danno luce<br />
alla Sala del Conclave, <strong>di</strong> gran lunga la più<br />
famosa <strong>di</strong> tutto il monumento. I due archetti<br />
trilobati <strong>di</strong> ciascuna finestra poggiano sulla<br />
colonnina <strong>di</strong> mezzo e sulle due mezze colonnine<br />
dei lati, adorne <strong>di</strong> capitelli a caulicoli, con<br />
le basi unghiate ai quattro angoli. Sulla facciata<br />
si <strong>di</strong>stinguono gli stemmi dei Gatti. La<br />
Loggia fu fatta costruire, infatti, da Andrea <strong>di</strong><br />
Beraldo Gatti nipote <strong>di</strong> Raniero e a lui succeduto<br />
nella carica <strong>di</strong> Capitano del Popolo nel<br />
1267. Fu aggiunta probabilmente per sopperire<br />
alla mancanza <strong>di</strong> un verone da cui il pontefice<br />
potesse affacciarsi per bene<strong>di</strong>re le folle e<br />
colpisce una certa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> stile con il<br />
palazzo, sebbene la cornice che collega i due<br />
prospetti crei una sintesi architettonica <strong>di</strong> non<br />
comune genialità. In stile gotico, ha sette arcate<br />
con un doppio or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> otto colonnine<br />
sostenenti archi a tutto sesto che formano<br />
archi a sesto acuto: suggestiva fusione della<br />
forma ogivale con la romanica. Il colonnato è<br />
sormontato da una trabeazione a metope in<br />
cui sono raffigurati, in origine animati da una<br />
vivace policromia, il leone <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong> con la<br />
lancia trifida simulante la palma <strong>di</strong> Ferento, lo<br />
stemma della famiglia Gatti (scu<strong>di</strong> con quattro<br />
barre orizzontali), l’aquila ad ali spiegate<br />
simbolo dell’Impero e le doppie infule insieme<br />
alle chiavi papali. Un identico <strong>di</strong>segno era<br />
sull’altro lato raccordato al primo da un tetto:<br />
l’eccessivo peso della trabeazione, sovrapposta<br />
all’esile teoria delle colonnine, aumentato<br />
dalla spinta dei due spioventi della copertura<br />
gravò talmente su queste che già poco dopo il<br />
1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto.<br />
L’altro prospetto fu salvato frapponendo <strong>agli</strong><br />
archi una solida muratura rimasta fino <strong>agli</strong><br />
Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli)<br />
inizi <strong>di</strong> questo secolo quando vennero effettuati<br />
lavori <strong>di</strong> restauro all’intero e<strong>di</strong>ficio, eliminando<br />
anche l’avancorpo che nella seconda<br />
metà del Cinquecento era stato costruito<br />
lungo l’intera facciata del palazzo. La loggia<br />
poggia su un grande arco con un sottostante<br />
pilastro ottagonale al cui interno è la tromba<br />
<strong>di</strong> una cisterna che conteneva l’acqua portata<br />
fino al Palazzo Papale dalla sorgente della<br />
Mazzetta. Parti <strong>di</strong> questo fons papalis, la tazza<br />
a scannellature ornata da teste <strong>di</strong> animali e il<br />
sostegno centrale, pare costituiscano la fontana<br />
che si trova al centro della loggia composta<br />
nell’insieme da varie parti <strong>di</strong> epoche <strong>di</strong>verse.<br />
Ebbero come <strong>di</strong>mora il Palazzo <strong>di</strong> <strong>Viterbo</strong><br />
molti papi tra cui Giovanni XXI, eletto nel<br />
1276 e morto nello stesso anno, il cui sepolcro<br />
è nella Cattedrale; Martino IV eletto nel 1280<br />
non senza pressioni lasciò la città sc<strong>agli</strong>ando<br />
su <strong>di</strong> essa l’interdetto. Condannata a <strong>di</strong>roccare<br />
una buona parte delle mura citta<strong>di</strong>ne,<br />
<strong>Viterbo</strong> vide cadere nell’abbandono il superbo<br />
palazzo che <strong>di</strong>venne infine la <strong>di</strong>mora dei<br />
vescovi <strong>di</strong>ocesani.<br />
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