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Velocità o Sicurezza - Magirus

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Ma dal canto loro, i dealer, a volte, si trovano a doversi<br />

confrontare anche con clienti con poca lungimiranza.<br />

E spesso con scarsa cultura tecnologica.<br />

«L’It manager che incontriamo, soprattutto nelle<br />

piccole realtà, non è sempre un professionista con le<br />

competenze necessarie – lamenta Turco -. Spesso è una<br />

figura che svolge quel ruolo per aver aiutato i colleghi<br />

a risolvere piccoli problemi It, diventando successivamente<br />

il riferimento per tutto l’It aziendale, senza<br />

averne vere competenze. Un It manager di questo<br />

tipo si trova a vagliare i progetti che gli proponiamo<br />

chiedendosi innanzitutto quanta fatica dovrà fare per<br />

capirli, quanto rischiosi sono per il potere che sta assumendo<br />

in azienda e quanto gli costerà andare a chiedere<br />

i soldi in direzione. Lo sforzo, oggi, deve essere di<br />

posizionare il nostro interlocutore su un altro livello,<br />

oltre a erudire l’It manager su tutti i vantaggi che<br />

certe tecnologie potrebbero portare alla propria vita<br />

professionale e al suo team». Una strada ancora lunga<br />

da percorrere, almeno stando ai dati evidenziati da<br />

una ricerca di Cisco, che valuta come solo il 20% dei<br />

Cio italiani sieda al tavolo decisionale della sua azienda,<br />

contro una quota del 65% del resto d’Europa. E la<br />

maggior parte di questi pochi, deve, inoltre, riferire al<br />

Cfo, che deve certificare le motivazioni della spesa.<br />

ConFronTo Con IL TraDE<br />

«Se si vuole cambiare, ognuno deve fare la propria<br />

parte – propone infine Fasoli -. Anche noi fornitori<br />

dobbiamo aiutare gli It manager a posizionarsi in<br />

maniera diversa, fornendo loro strumenti adatti. Il<br />

messaggio che deve passare è che l’It è uno strumento<br />

di produzione aziendale, e vale per tutti i processi.<br />

Bisogna identificare i benefici possibili e comunicarli<br />

all’azienda, cambiando il linguaggio che il dealer deve<br />

adottare. Non proporre tecnologie, ma benefici. In<br />

periodi di crisi, vengono tagliati i costi, certo, ma non i<br />

processi ritenuti importanti per l’azienda».<br />

certificazioni e competenze: un bene da tutelare<br />

Le competenze sono indispensabili per una proposizione a valore<br />

come il Cloud richiede. Ma le certificazioni costano. E a volte<br />

il dealer si trova ad affrontare investimenti che non sono tutelati<br />

nel futuro. «Si sta creando una sorta di lobby dei certificati –<br />

avverte Maurizio Lenzi di Dedanext -. Io pago le certificazioni<br />

per i miei professionisti che, se poi mi abbandonano, le trasferiscono<br />

all’azienda che li assume, senza che questa abbia fatto<br />

alcun investimento in merito. Va bene che me lo portino via, ma<br />

almeno chiedo una forma di risarcimento, magari l’obbligo, per<br />

chi cambia azienda, di certificarsi di nuovo. In questo modo,<br />

invece, si sta drogando il mercato dei professionisti certificati,<br />

che impongono il prezzo in base al bagaglio di certificazioni che<br />

possiede».<br />

«È un discorso più ampio che riguarda la formazione in Italia<br />

– commenta Marco Taluzzi di <strong>Magirus</strong> -. In altri Paesi ci sono<br />

programmi per il recupero dei soldi investiti per la formazione,<br />

mentre in Italia no».<br />

Esperienza diversa, invece, per Luca Turco di NB Factory: «So<br />

che nell’area milanese ci sono professionisti certificati che da<br />

anni guadagnano solo facendo il salto incentivato tra un’azienda<br />

e l’altra. Da noi nel Nord-Est c’è senz’altro meno affollamento<br />

di professionisti rispetto a Milano, ma noi abbiamo fatto investimenti<br />

imponenti di varie decine di migliaia di euro l’anno per la<br />

formazione del nostro personale, perché crediamo nella validità<br />

di avere competenze con cui affrontare il mercato. Probabilmente<br />

i nostri sono anche pagati meno della media, ma riusciamo a<br />

tenerli in azienda proprio garantendogli una crescita professionale,<br />

formativa e di carriera, che altrove difficilmente avrebbero.<br />

Il personale si fidelizza anche investendo sul loro sviluppo professionale».<br />

«Bisogna comunque distinguere tra certificazioni e competenze<br />

– riprende Taluzzi -. La sfida è riuscire a fare coincidere tali<br />

concetti. Le competenze dipendono dal mercato in cui operi, dai<br />

clienti che hai e da quello che fai. Non arrivano solo dal “bollino”.<br />

Nella prevendita, dove c’è l’ideazione e proposizione del<br />

progetto, ci vogliono competenze che vanno al di là della certificazione<br />

tecnica, che prevede la conoscenza del mercato in cui il<br />

cliente opera, le sue modalità di gestione e le sue esigenze».<br />

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