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I LOVE SICILY<br />
di Riccardo Di Salvo (info@riccardodisalvo.it)<br />
e Claudio Marchese (info@claudiomarchese.it)<br />
La Sicilia<br />
e gli scrittori<br />
Volontà di potenza<br />
e di impotenza del sesso<br />
nel “Bell’Antonio” di Brancati<br />
Nell’immaginario collettivo la Sicilia è sempre stata chiusa<br />
dentro una serie di stereotipi. La terra del maschio latino<br />
focoso e dominatore, della femmina sensuale ma sottomessa<br />
alla volontà virile. La terra dell’incendio solare,<br />
del fuoco dionisiaco che accende i sensi ma può anche distruggere.<br />
La terra della passione amorosa che uccide, per un senso atavico<br />
del possesso: la donna è un territorio da conquistare, è terra<br />
– madre. E se non è fedele al suo padrone, viene rimossa come<br />
una pubblica peccatrice. Sposa e madre, posseduta e possessiva<br />
oppure libertina, “buttana”.<br />
Gli stereotipi sono gabbie chiuse da cui è difficile uscire, soprattutto<br />
in una cultura come quella siciliana dove la traversata delle dominazioni<br />
etniche ha mescolato l’amore greco, che non conosceva<br />
il senso del peccato, con quello arabo – cristiano che proprio<br />
sul senso di colpa costruisce le proprie fondamenta. La tirannia<br />
del sesso dolce e insieme crudele, appartiene alla Sicilia come<br />
l’etica dura del tempo – denaro e del lavoro che nobilita appartiene<br />
al Nord Europa calvinista e luterano. Poiché possiamo dire che<br />
“il sesso è l’ombelico del mondo” (Claudio Marchese e Riccardo<br />
Di Salvo “Gioielli carnali”, Zoe 2003), ci piace rileggere scrittori<br />
siciliani che su questo tema hanno edificato il loro monumento<br />
letterario. Uno di questi, forse il più erotico di tutti gli autori siciliani<br />
del Novecento, è Vitaliano Brancati (1907 – 1954).<br />
Spalmata a piene mani in tutta la sua opera, la sessualità attraversa<br />
in modo ossessivo sia il primo e poco conosciuto romanzo<br />
d’esordio “Singolare avventura di viaggio” (1933) sia l’ultimo e postumo<br />
“Paolo il caldo” (1959). Così dominante è la sessualità nei<br />
romanzi di Brancati, da far pensare a questo scrittore come a un<br />
epigono dei grandi decadenti: Wilde e D’Annunzio. Ma non è così,<br />
perché l’eros non ha per Brancati nessuna dimensione superomistica.<br />
Non esalta il sesso come volontà di potenza di un individuo<br />
eccezionale ma racconta la farsa di comuni borghesi per i quali la<br />
copula è un’abbuffata festiva, un dovere coniugale codificato dalla<br />
tradizione. Il personaggio che incarna sia la farsa che la tragedia<br />
del macho onnipotente è Antonio Magnano, protagonista del romanzo<br />
“Il bell’Antonio” (1949). Leggenda vivente del seduttore,<br />
Antonio incanta tutte le donne di Catania. E’ bello da impazzire ma<br />
non riesce né a godere né a far godere nessuna donna, perché<br />
soffre di impotenza sessuale. Le sue erezioni sono gravemente insufficienti<br />
e queste sue continue defaillance vengono vissute con<br />
estrema frustrazione. A quei tempi un uomo che non riusciva ad<br />
appagare una donna non era considerato un uomo come gli altri.<br />
Nemmeno un soggetto patologico da curare perché non c’era il<br />
Viagra e la psicanalisi era estranea alla cultura borghese e bigotta<br />
a cui apparteneva la tipologia del macho siciliano. Seducente ma<br />
impotente, antonio Magnano s’innamora della bellissima e ingenua<br />
Barbara Puglisi, ma il matrimonio non viene mai consumato<br />
e la giovane sposa è convinta che l’amore sia fatto solo di baci e<br />
abbracci. Antonio vive il sesso in modo scenografico, recita la parte<br />
dell’uomo onnipotente ma è vittima di una società sessuofobica<br />
dominata da una morale arabo – cristiana. Gli resta l’invidia per<br />
chi, come il superuomo, possiede la volontà di potenza. La sua<br />
impotenza, invece, è una colpa in una cultura imperniata sul mito<br />
del maschio penetratore e conquistatore della femmina.<br />
Il romanzo di Brancati ha avuto una sapiente trasposizione cinematografica<br />
nell’omonimo film girato da Mauro Bolognini a Catania<br />
nel 1959 e uscito nel 1960. Interprete della pellicola il latin – lover<br />
per eccellenza Marcello Mastroianni e l’arabeggiante Claudia<br />
Cardinale. Raro vedere questo film<br />
nella TV globalizzata di oggi. Allora<br />
ce lo vediamo in DVD, in bianco e<br />
nero, sullo sfondo di una Catania<br />
bigotta dove lo scandalo è ridotto<br />
a pettegolezzi sussurrati dietro le<br />
persiane di casa o nei caffè frequentati<br />
dai pettegoli di turno.<br />
Oggi Catania è profondamente<br />
cambiata, almeno nel ceto colto –<br />
borghese dove le donne non accettano<br />
più di essere solo corpi da<br />
colonizzare ma, nel caso migliore,<br />
lawrenciane “donne in amore”, alla<br />
ricerca non di pescatori o boscaioli<br />
ma, comunque di uomini che<br />
non considerano solo la femmina<br />
come oggetto del desiderio, perché<br />
i lori gusti sono decisamente post<br />
– moderni disponibili ad un erotismo<br />
trasversale che non esclude<br />
quell’amore greco tanto caro a<br />
Oscar Wilde<br />
“Il superuomo impotente” - Foto di Fabrizio Cavallaro da un’idea di Riccardo Di Salvo<br />
Art director: Riccardo Di Salvo - Modelli: Piero Tosto Francesco<br />
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