Mar. 2012 - Area Studenti - Collegio Universitario Don Nicola Mazza
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Nadir, <strong>Mar</strong>. <strong>2012</strong> 11<br />
sti, come pure la possibilità di vendita dei<br />
farmaci di fascia C presso le parafarmacie.<br />
Non riportato sopra è il provvedimento<br />
che prevede che le tesorerie degli enti locali<br />
versino il 50% della propria disponibilità<br />
ad una tesoreria centrale. Questa misura,<br />
oltre ad avere destato proteste tra gli amministratori<br />
di tutte le frange politiche, appare<br />
minare l’autonomia degli enti locali,<br />
e potrebbe, problema assai più rilevante,<br />
riverberarsi in maniera importante nella<br />
pressione fiscale applicata da questi ultimi.<br />
In arrivo è anche la riforma del mercato<br />
del lavoro, secondo le idee di Pietro Ichino<br />
(PD): si propone che le nuove assunzioni (i<br />
contratti in essere non verranno modificati)<br />
siano tutte a tempo indeterminato, ma<br />
che sia anche possibile il licenziamento<br />
individuale per motivi economici, tecnici<br />
o organizzativi, senza, dunque, il reintegro<br />
nel posto del lavoro ma con un’indennità<br />
economica di tre anni a carico in buona parte<br />
dell’impresa, cosa che provoca l’ostilità<br />
di Confindustria, pari al 90% dell’ultima<br />
retribuzione per il primo anno, e poi all’80<br />
e al 70% (modifica dell’Articolo 18 dello Statuto<br />
dei Lavoratori, cui la CGIL guidata da<br />
Susanna Camusso sembra finora opporsi).<br />
Ancora una volta, è difficile valutare le misure,<br />
poiché non sono ancora chiare; è da<br />
evidenziare, comunque, la volontà del Governo<br />
di chiudere la trattativa entro marzo,<br />
con o senza l’appoggio delle parti sociali e<br />
della Confindustria: un bene per evitare la<br />
paralisi, forse un male per la poca riflessione<br />
delle eventuali conseguenze sui lavoratori.<br />
IL RUOLO DEL PRESIDENTE<br />
DELLA REPUBBLICA<br />
Negli ultimi tempi, la figura di Napolitano<br />
è sempre più centrale nello svolgersi della<br />
vita parlamentare; dapprima con la nomina<br />
di Monti a senatore a vita, poi con la<br />
spinta alla costituzione del nuovo Governo;<br />
ancora, nella scena sociale, nella promozione<br />
delle riforme, e nel ricordare le<br />
direttive europee; da ultimo, con l’ammonizione<br />
rivolta al Parlamento per i troppi<br />
emendamenti nell’iter di approvazione dei<br />
decreti sopra descritti. Se sotto il Governo<br />
Berlusconi, il Presidente della Repubblica<br />
si faceva notare per i numerosi silenzi, ora<br />
il suo ruolo appare addirittura al limite dei<br />
dettami della Costituzione.<br />
IL RUOLO DEI PARTITI<br />
La maggioranza (Casini e UDC in primis<br />
non muovono mai critiche) sostiene il governo<br />
e reputa utile far applicare le riforme<br />
ad un governo tecnico (nonostante il<br />
PD sostenga che sia possibile fare meglio)<br />
di modo da non perdere consenso elettorale;<br />
quest’ultimo tuttavia, secondo i<br />
sondaggi, si sta dirigendo verso le opposizioni<br />
(IDV, SEL, Lega Nord, Movimento<br />
Cinque Stelle) e cresce in maniera drastica<br />
la volontà di astenersi (La crisi dei partiti:<br />
indagine dell’Istituto DEMOPOLIS<br />
per La 7, 13/3/<strong>2012</strong>, http://www.sondaggipoliticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.<br />
asp?idsondaggio=5274).<br />
IL RUOLO DEI MEDIA:<br />
BENEVOLENZA<br />
La stampa maggiore generalmente non<br />
critica i provvedimenti dell’Esecutivo; la<br />
stampa filoberlusconiana dapprima si oppone<br />
a Monti, poi si riavvicina, viste anche<br />
le mosse del Presidente del PDL. Le prime<br />
due reti Rai perpetuano la benevolenza alla<br />
maggio-ranza, o meglio continuano a disinteressarsi<br />
dei fatti politici, la terza invece<br />
promuove servizi scomodi, come pure La 7<br />
(la questione della benevolenza dei media è<br />
stata infatti mossa da Enrico Mentana).<br />
CONCLUSIONI<br />
Secondo l’Istat la disoccupazione giovanile<br />
è al 31%, la Commissione Europea prevede<br />
la recessione. L’auspicio è che le prossime<br />
misure, solidificate dalle entrate derivate<br />
dalla maggiore pressione fiscale e dalla lotta<br />
all’evasione, sostengano soprattutto la<br />
domanda di modo da aiutare l’economia<br />
reale. <br />
Tangentopoli,<br />
vent’anni dopo<br />
Demofilo<br />
Semplice riflessione critica<br />
su un’inchiesta e su una<br />
democrazia<br />
Il 17 febbraio 1992 il direttore del Pio Albergo<br />
Trivulzio, celebre casa di riposo di<br />
Milano, dott. <strong>Mar</strong>io Chiesa veniva arrestato<br />
dopo aver intascato una tangente di 7<br />
milioni da parte di un’impresa di pulizie<br />
per avallare l’appalto dei lavori. A guidare<br />
l’inchiesta che coinvolgeva uno dei più<br />
importanti esponenti del Partito Socialista<br />
ambrosiano era il pubblico ministero dott.<br />
Antonio Di Pietro, futuro leader di un pool<br />
di magistrati protagonisti della drammatica<br />
stagione di Tangentopoli. Un drammatico<br />
biennio, 1992-1993, dove le tintinnanti<br />
manette arrivarono nelle sedi di tutti i<br />
partiti politici italiani: la Dc, il Psi, il Psdi,<br />
il Pri, il Pli ma anche il Pci-Pds e la Lega<br />
Nord. L’intero arco costituzionale e nuove<br />
formazioni quindi intrallazzavano legami<br />
nascosti con l’imprenditoria che finanziava<br />
le pachidermiche strutture interne partitiche<br />
e le conseguenti campagne elettorali.<br />
Un’intera classe dirigente veniva cancellata<br />
dal giudizio della magistratura, ma anche<br />
da un sistema politico bloccato incapace di<br />
garantire una stabilità di governo e una politica<br />
di riforme.<br />
A distanza di vent’anni da Tangentopoli si<br />
tracciare un ragionevole bilancio critico su<br />
quanto accaduto. In primo luogo la corruzione<br />
era presente prima del 1992 e tutt’ora<br />
rappresenta una delle principali piaghe<br />
nella pubblica amministrazione. Autorevoli<br />
commentatori hanno affermato come<br />
il lavoro del pool di Mani Pulite avesse intaccato<br />
solo una minima parte rispetto al<br />
sistema generale di tangenti tra politica e<br />
imprenditoria, un do ut des presente dalla<br />
nascita della Repubblica. In secondo luogo<br />
un’intera classe dirigente veniva bocciata<br />
senza appello, anche per motivi non direttamente<br />
iscrivibili all’inchiesta nata dalla<br />
procura di Milano. Il risultato è stata un<br />
sostanziale impoverimento del livello generale<br />
del gruppo politico nazionale, nella<br />
maggior parte dei casi riciclato in nuove<br />
formazioni e nuovi movimenti: uomini e<br />
donne che prima del 1992 erano in quinta<br />
o sesta fila si ritrovavano nella stanza dei<br />
bottoni.<br />
L’Italia ha una storia indubbiamente difficile<br />
da interpretare nella maggior parte<br />
dei casi. Ha raggiunto l’unità nazionale in<br />
ritardo rispetto agli altri paesi europei, ha<br />
visto la nascita di una reale democrazia partecipativa<br />
a suffragio universale da sessantasei<br />
anni, ha conosciuto la permanenza di<br />
un blocco di governo al potere visto il sistema<br />
democratico bloccato fino ai primi anni<br />
’90 del secolo scorso. Ma la fine di un actien<br />
regime non è stata corrisposta ad un nuovo<br />
sistema politico nazionale, rinnovato e<br />
rinnovabile. Molti oggi si domandano se<br />
stiamo attraversando una stagione simile<br />
al biennio 1992-1993: certo la storia in molti<br />
casi si ripete ma l’unica speranza risulta che<br />
ai buoni intenti di cambiamento nasca una<br />
nuova e matura istituzione repubblicana<br />
democratica.