Mar. 2012 - Area Studenti - Collegio Universitario Don Nicola Mazza
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4 Nadir, <strong>Mar</strong>. <strong>2012</strong><br />
<strong>Collegio</strong><br />
Fatemi sprecare<br />
qualche parola<br />
Andrea Corbanese<br />
Un po’ di meritata penitenza<br />
per aver fatto degenerare una<br />
discussione potenzialmente<br />
interessante.<br />
Si parlava di spreco con il terzo anno lunedì<br />
12 marzo, verso sera, argomento<br />
tosto... Ovvero, ammettiamolo, in questi<br />
tempi di austerità parlar male degli<br />
sprechi è più facile che sparare sulla Croce<br />
Rossa. Il problema vero è discernere<br />
cosa è effettivamente spreco e cosa non<br />
lo è. Ma io divago. Dicevo, si parlava di<br />
spreco e io che amo fare la primadonna<br />
sono arrivato sul posto con un’ora e<br />
mezza di ritardo – in realtà preparavo un<br />
esame, per carità, mettete via quel cappio...<br />
Perciò ho sprecato la mia occasione<br />
di parlare nel merito, come ho sprecato<br />
più tardi un’ottima occasione per star<br />
zitto. Forse anche questa potrebbe essere<br />
una buona occasione per appallottolare<br />
il mio foglio di Word, ma almeno,<br />
per quanto la parola scritta sia ingannatrice<br />
essa ha il vantaggio di poter essere<br />
ignorata molto più efficacemente della<br />
parola parlata. Perciò se vi interessa una<br />
mia personale riflessione sull’argomento<br />
siete i benvenuti. Altrimenti, conforme<br />
allo spirito di basso impatto ecologico,<br />
riciclerò una battuta: fuggite, sciocchi!<br />
La mia riflessione vorrebbe partire da un<br />
famoso libro, scritto nei primi anni del<br />
secondo dopoguerra. Il libro, probabilmente<br />
ne avrete sentito parlare, è “1984”.<br />
Se ne parla spesso quando si vuol riflettere<br />
su temi come la privacy del cittadino,<br />
la manipolazione dell’informazione e in<br />
generale il totalitarismo. La dittatura che<br />
compare nel libro ha infatti caratteristiche<br />
come il controllo assoluto sulla vita<br />
dei propri cittadini, la distorsione sistematica<br />
della verità storica e perfino della<br />
cronaca, ma anche un altro aspetto interessante:<br />
la guerra perpetua contro due<br />
superpotenze rivali. Una guerra che è più<br />
questione di politica interna che estera, e<br />
ha un duplice (e tacito) scopo: da una parte,<br />
il clima di paura, il sospetto e la rabbia<br />
sono usati per mantenere la popolazione<br />
in uno stato di incoscienza, dirigere le<br />
sue energie contro l’esterno e renderla<br />
più docile ai suoi padroni, dall’altra le<br />
continue distruzioni operate da ciascuno<br />
dai belligeranti a danno degli altri fanno<br />
sì che la produzione industriale continui<br />
a ritmo frenetico senza portare alcun<br />
vantaggio alla gente, e qui arriviamo al<br />
tema dello spreco. In altre parole: senza<br />
bisogno di operare contro la forza quasi<br />
irresistibile del progresso, lo spreco può<br />
essere usato come strumento per annullarne<br />
gli effetti benefici e, in un mondo<br />
in cui la forza della macchina potrebbe<br />
garantire a tutti una vita decorosa, permette<br />
di mantenere la popolazione in<br />
quello stato di miseria che la abbrutisce,<br />
le toglie la facoltà di pensare ad altro che<br />
ai propri bisogni materiali e la rende facile<br />
da manipolare. Bisogna tenere conto<br />
che George Orwell, l’autore, era un uomo<br />
di sinistra, per quanto in rapporti non<br />
idilliaci con il comunismo; visto che siamo<br />
fuori sessione, oltre a “1984” vi consiglio<br />
di dare un’occhiata a “Omaggio alla<br />
Catalogna”, dello stesso autore: oltre a<br />
essere un gran bel libro, fa capire abbastanza<br />
bene come sono maturate molte<br />
delle sue idee. Nella cultura della sinistra<br />
ai tempi (fine anni ‘40) in cui scriveva<br />
Orwell era forse ancora fresca l’idea, che<br />
credo si possa attribuire al buon Feuerbach,<br />
che se gli stomaci avessero smesso<br />
di brontolare i cervelli avrebbero potuto<br />
pensare più liberamente. Feuerbach, fatemi<br />
aprire una parentesi, è il filosofo cui<br />
si attribuiscono la frase “noi siamo quello<br />
che mangiamo” (con un senso profondo<br />
legato alla cultura e non necessariamente<br />
solo alla gastronomia), l’idea che l’uomo<br />
non possa essere visto in effetti solo come<br />
singolo bensì sempre in relazione con gli<br />
altri uomini, e quella che Dio sia creato<br />
dall’uomo a sua immagine e somiglianza.<br />
Chiudendo la parentesi, per quanto si<br />
possa discutere su opinioni del genere, vi<br />
dirò, e chiamo a testimone chi mi conosce<br />
bene: io quando ho fame sono, molto più<br />
del solito, testardo, irragionevole e inutilmente<br />
polemico. Il discorso dell’autore<br />
(nella finzione letteraria il concetto<br />
è espresso da un libro “eretico”) è molto<br />
più ampio, e si fonda su una articolata<br />
idea di lotta di classe. Ora, noi non viviamo<br />
nell’Oceania di “1984” ma è pur vero<br />
che se qualcosa può essere mezzo per un<br />
dato fine, deve essere causa per quel determinato<br />
effetto: voglio dire, anche se<br />
non la si vede come parte di una perversa<br />
strategia di qualche potere occulto, la cultura<br />
dello spreco – di risorse, di energie,<br />
di tempo, ma anche di noi stessi – può<br />
essere per noi fonte di danni e portarci a<br />
limitare senza motivo la nostra libertà.<br />
Nel corso dell’incontro di cui si parlava<br />
all’inizio qualcuno ha indicato in<br />
qualche modo la logica come strada per<br />
sottrarsi all’influenza di questa cultura.<br />
Il libro che ho citato poco fa arriva a<br />
ridimensionare perfino la fiducia nella<br />
logica; in effetti, non c’è praticamente<br />
Nadir, marzo <strong>2012</strong><br />
La rivista degli studenti mazziani di Padova<br />
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del <strong>Collegio</strong> <strong>Universitario</strong> “<strong>Don</strong> <strong>Nicola</strong><br />
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35137 Padova, Italia; tel. +39 049 8734411, fax +39<br />
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8732251; sito: http://www.collegiomazza.it<br />
Direzione Alessandro Dal Maso<br />
Redazione Giovanni Battocchio, Andrea Corbanese,<br />
Maicol Galante, Jerryman Gyamfi, Davide Rosi<br />
Copertina Giovanni Battocchio<br />
Grafica e impaginazione Alessandro Dal Maso<br />
Stampa Patrizia Norbiato<br />
Chiuso in Redazione il 20 marzo <strong>2012</strong> alle 21.35.<br />
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