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Mar. 2012 - Area Studenti - Collegio Universitario Don Nicola Mazza

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Nadir, <strong>Mar</strong>. <strong>2012</strong> 15<br />

Biblosofia<br />

È tutto ombra e polvere<br />

JAGS<br />

parte 2<br />

“Qual è il senso della vita?”; “Perché siamo<br />

qui?”. La maggioranza dei pensatori del<br />

passato e del presente si sono posti queste<br />

domande (di seguito riferite come “le<br />

domande fondamentali dell’io” o semplicemente<br />

“le domande dell’io”) senza arrivare<br />

a nessuna risposta precisa e concreta.<br />

Alcuni pensatori sostengono che sia inutile<br />

porsi queste domande. Sono domande che<br />

non hanno nessuna risposta che può soddisfare<br />

tutti noi ma possono essere (o meglio<br />

sono) di un’importanza fondamentale<br />

per quanto riguarda il modo in cui l’uomo<br />

vive la sua vita. Possono influenzare non di<br />

poco la traiettoria che una vita assume. La<br />

loro importanza non sta nella risposta ma<br />

nel meditare su di esse. Una profonda meditazione<br />

su di esse ci porta prima di tutto<br />

a cogliere il significato profondo delle domande<br />

stesse. Un significato che avviene<br />

solo ponendo te stesso e tutto intorno a te<br />

accanto ad un bel punto di domanda. In<br />

altre parole, il significato deriva dalla serie<br />

infinita di domande a loro volta senza<br />

nessuna risposta che bombardano l’interrogatore<br />

da ogni direzione scaldando il suo<br />

essere. Poste in una maniera profonda sono<br />

domande senza risposta ma iniettano qualcosa<br />

di importante nel nostro essere.<br />

La domanda metafisica fondamentale<br />

e le domande dell’Io<br />

Le domande dell’io sono derivate dalla<br />

cosiddetta “la domanda metafisica fondamentale”:<br />

Perché vi è, in generale, l’essente<br />

e non il nulla? Come sostiene giustamente<br />

Heidegger, è la prima di tutte le domande.<br />

“Capita a molti di non imbattersi addirittura<br />

mai in una simile domanda, né<br />

di chiedersene mai il significato: dato che<br />

non si tratta di fermarsi alla pura e semplice<br />

enunciazione, sentita o letta, della frase<br />

interrogativa, ma di formulare la domanda,<br />

di farla sorgere, di porla, di immettersi<br />

nella necessità di questo domandare”<br />

(M. Heidegger). La domanda metafisica<br />

fondamentale è molto profonda come le<br />

domande fondamentali dell’io. È proprio<br />

questo il problema: sono profonde. Come<br />

si può vivere senza porsi almeno le domande<br />

fondamentali dell’io? Vivere senza meditare<br />

su queste domande è come uno che<br />

esce da casa per fare una passeggiata. Dopo<br />

aver camminato una lunga distanza decide<br />

di tornare a casa. Arrivato a casa gli vengono<br />

poste molte domande sul paesaggio ma<br />

non riuscì a dire una parola perché ha camminato<br />

senza preoccuparsi di osservare ciò<br />

che c’era intorno a lui. Era distratto da chi<br />

sa che cosa. Vogliamo trascorrere questo<br />

tempo infinitesimale che abbiamo senza<br />

porsi queste domande? Certo, possiamo<br />

dormire, bere, mangiare, festeggiare e infine<br />

morire senza porsi mai queste domande.<br />

In tal caso, che senso avrebbe il nostro<br />

vissuto? Come cantano i Beatles nella canzone<br />

Strawberry fields forever, “living is easy<br />

with eyes closed”. Scegliamo di non affrontare<br />

queste domande perché alla fine sono<br />

terribilmente pesanti e vogliamo accontentarci<br />

delle cose leggere.<br />

Nel nostro cammino mortale raccogliamo<br />

un gran numero di cose materiali e immateriali.<br />

Le prime non definiscono chi<br />

siamo ma danno solo una forma tangibile<br />

a ciò che costituisce il nostro essere. Il nostro<br />

contenuto sono quelle immateriali: le<br />

nostre esperienze, i nostri pensieri, i nostri<br />

sentimenti ecc e sono concretamente più<br />

importanti rispetto ai primi. L’essere può<br />

riempirsi di buone sostanze di buon profumo<br />

solo se continua a sentire nelle mani<br />

della propria mente la pesantezza delle<br />

domande dell’io. Gli uomini camminano<br />

lungo un fiume in cui tutte queste cose<br />

sono depositate. Vedi le cose leggere galleggiare<br />

sulla superficie dell’acqua e quelle<br />

pesanti giacere meravigliosamente sul<br />

fondo. Vedi alcune persone inginocchiate<br />

lungo il fiume ad esaminare e prendere<br />

quelle cose galleggianti. Vedi anche quelle<br />

persone che non si accontentano semplicemente<br />

delle cose galleggianti: si tolgono i<br />

vestiti e scarpe eleganti e si tuffano nel fiume<br />

a vedere cosa c’è in profondità. Arrivano<br />

in profondità e rimangono esterrefatti:<br />

quante belle cose colpiscono i loro occhi!<br />

Cercano di portare in superficie questi tesori<br />

perché vorrebbero che gli altri sulle<br />

sponde del fiume ammirassero anche loro<br />

questi tesori ma sono troppo pesanti. Solo<br />

chi scende in profondità può ammirare i<br />

tesori ed apprezzare la loro bellezza. Così<br />

sono la domanda metafisica fondamentale<br />

e le domande dell’io. Finché non scendi<br />

nell’abisso dell’esistenza non riuscirai mai<br />

ad apprezzarle. È solo a questo punto che<br />

possono incidere significativamente sul<br />

nostro vivere. Sono bellissime ma ti portano<br />

anche a vedere il dolore e la sofferenza<br />

alle quali l’esistenza dell’uomo è perennemente<br />

legata. Sbriciolano ogni orgoglio<br />

dentro di te perché con un sospiro lieve ma<br />

che inquieta l’anima continuano a chiederti:<br />

“Chi sei? Chi sei allora? Chi sei?”.<br />

L’Universo ha circa quattordici miliardi<br />

d’anni d’età. Che cosa sono ottanta, novanta<br />

o cento anni nei confronti di quattordici<br />

miliardi d’anni? Sicuramente meno di un<br />

batter di ciglio, insignificante; in quest’istante<br />

si è e in meno di un istante dopo<br />

non si è più. Siamo ridicolamente piccoli,<br />

davvero irriconoscibili, sulla scala fisica<br />

dell’Universo Questa nozione del senso<br />

d’essere irrisori nella dimensione spaziale<br />

e temporale dell’Universo deve crescere in<br />

noi un interesse particolare sia nella domanda<br />

metafisica fondamentale sia nelle<br />

domande dell’io: “Perché vi è, in generale,<br />

l’essente e non il nulla?”, “Qual è il senso<br />

della vita?”, “Perché siamo qui?”. Qual è il<br />

senso della vita dopo tutta questa tragedia<br />

dell’esistenza? Una profonda meditazione<br />

su queste domande non porta a risposte<br />

concrete ma mettono l’uomo sulla consapevolezza<br />

della sua natura. Se siamo tutti<br />

miserabili, ombre e polveri, per quale motivo<br />

uomo uccide uomo?, per quale motivo<br />

entrare in guerra?, per quale motivo dobbiamo<br />

essere crudeli?, per quale motivo ci<br />

devono essere discriminazioni tra di noi?<br />

Non servono religioni o poteri politici ad<br />

indurci a vivere in armonia, basta pensare<br />

della nostra tragedia. Non servono diritti a<br />

garantirci il rispetto, basta meditare sulla<br />

nostra tragedia. Non è già una gran tragedia<br />

vivere quotidianamente con la consapevolezza<br />

di non far più parte dei viventi<br />

da un istante non molto lontano? Il rimedio<br />

a questa tragedia è l’empatia, far della<br />

sofferenza degli altri la propria e vivere per<br />

loro, vivere per alleggerire il peso della loro<br />

sofferenza e vivere con una continua meditazione<br />

sulle domande, “Perché vi è, in<br />

generale l’essente e non il nulla?”, “Qual<br />

è il senso della vita”, “Perché siamo qui?”.<br />

Tutto il resto è solo ombra e polvere.

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