05.12.2014 Views

OUROBOROS_n.1-2012

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L’ultima sala del<br />

primo piano; è<br />

denominata“Sala<br />

del trono” ma è<br />

inutile dire che<br />

un trono qui non<br />

c’è mai stato. E’<br />

rivolta ad est e da<br />

questa bifora entra<br />

il raggio di luce<br />

che, all’alba degli<br />

equinozi, attraversa<br />

la sala per<br />

finire sulla parete<br />

ovest del cortile.<br />

12<br />

mo in piedi nella penombra, al centro<br />

della stanza, e lascio che l’atmosfera<br />

mi pervada. Ho il camino di fronte:<br />

ne immagino i barbagli delle fiamme,<br />

sento l’odore acuto dell’incenso. Ho<br />

quasi l’impressione che l’oscurità<br />

s’infittisca e che le ombre prendano a<br />

ruotarmi attorno. Sento la mente lentamente<br />

espandersi, mentre dentro di<br />

me si fa strada una calma profonda,<br />

ma carica di forza e consapevolezza.<br />

Sono pronto.<br />

Raggiungo la scala e comincio a<br />

salire. Gli scalini si srotolano in senso<br />

antiorario, secondo il moto apparente<br />

del sole intorno alla terra, e terminano<br />

al primo piano. Entro nella sala; ci<br />

vedo chiaro ora: il sole attraversa una<br />

bifora che mi rivela il cielo, mentre la<br />

luce mi mostra la stanza completamente,<br />

in tutto il biancheggiare della<br />

pietra calcarea. Dall’Opera al nero<br />

del piano terra ho raggiunto l’Opera<br />

al bianco, e ora la colomba mi circonda<br />

e mi avvolge.<br />

Al primo piano tutte le stanze sono<br />

uguali, ciascuna con la sua bifora<br />

che lascia entrare la luce, ciascuna<br />

con una panca di pietra che scorre<br />

lungo le pareti, interrotta solo dalle<br />

aperture delle torri e dai caminetti,<br />

dove ci sono. Pure ogni ambiente ha<br />

la sua luce, la sua atmosfera. Giungo<br />

nell’ultima sala, quella che dà ad est,<br />

proprio sopra l’ingresso; è la più importante<br />

del castello, quella da cui si<br />

azionava l’argano che apriva la grata<br />

posta a difesa dell’ingresso, quella da<br />

cui si decideva chi dovesse entrare e<br />

chi no. Qui, all’alba dell’equinozio, il<br />

primo raggio di luce sorto all’orizzonte<br />

attraversa la sala andando a finire<br />

sul bassorilievo che era sulla parete<br />

ovest del cortile, quella con la Vergine<br />

che riceve l’omaggio dai cavalieri.<br />

Il sole bacia la terra, l’alto si congiunge<br />

al basso. In questa ierogamia il Re<br />

e la Regina si uniscono, dando origine<br />

al Rebis. E’ l’Opera al rosso, che<br />

per ora mi è preclusa; dovrò attendere<br />

l’equinozio per questo, quando luce<br />

ed ombra, bianco e nero, si equivarranno,<br />

come nel Beauceant dei Templari,<br />

quando il mio equilibrio sarà<br />

assoluto. Solo allora, quando avrò<br />

raggiunto la congiunzione degli opposti,<br />

potrò salire la scala che da quella<br />

sala porta al terrazzo, per immergermi<br />

nella piena luce dell’Oriente, per<br />

conquistare l’oro dei filosofi.<br />

Torno indietro, lentamente, ripercorrendo<br />

i miei passi fino ad uscire dal<br />

castello. Ora so qual è la mia direzione<br />

e lavorerò per raggiungerla … ho<br />

ancora tante vite davanti!

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