05.12.2014 Views

OUROBOROS_n.1-2012

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Venanzio Fortunato<br />

legge i suoi<br />

poemi a<br />

Radegonda VI di<br />

Turingia.<br />

ritmi. La valenza di questa losanga è<br />

quindi analoga a quella del simbolo<br />

cruciforme della croce di S. Tommaso:<br />

la Croce al centro dell’uomo, da<br />

cui tutto ha origine ed in cui tutto si<br />

conclude, posto che anche in questo<br />

caso la specularità delle lettere e l’irregolarità<br />

fra braccio destro e braccio<br />

sinistro richiamino l’umanità e le sue<br />

differenziazioni.<br />

Tuttavia la differenza più evidente<br />

fra le due croci consiste proprio nelle<br />

lettere e nella loro successione. Se<br />

le sequenze di lettere distinguibili<br />

nella croce di S. Tommaso appaiono<br />

incomprensibili e non compongono<br />

termini di senso compiuto, né in<br />

latino ne in alcuna altra lingua, nella<br />

croce dell’Abbazia di San Gallo, partendo<br />

dal centro e procedendo lungo<br />

i quattro bracci sono distinguibili<br />

quattro frasi. Nel braccio di destra si<br />

legge “CRUX DOMINI MECUM”,<br />

cioè “La Croce del Signore è con<br />

me”; in quello di sinistra “CRUX<br />

MIHI REFUGIUM”, “la Croce è per<br />

me un rifugio”, verso l’alto troviamo<br />

“CRUX MIHI CERTA SALUS”,<br />

ovvero “la Croce è per me sicura salvezza”,<br />

e infine verso il basso “CRUX<br />

EST QUAM SEMPER ADORO”,<br />

“la Croce è ciò che sempre adoro”.<br />

Sono evidentemente espressioni di<br />

fede profonda nella croce del Cristo,<br />

esaltata dalla loro disposizione cruciforme.<br />

Ma sono proprio queste scritte<br />

che consentono di attribuire alla croce<br />

una funzione salvifica e tutelare,<br />

che attiri verso l’opera, chi l’ha scritta<br />

e chi la legge la protezione di Dio.<br />

In questa prospettiva,e fatte le debite<br />

differenze, il simbolo sacro assume la<br />

stessa valenza di un pentacolo magico,<br />

sempre che per magia s’intendano<br />

quegli interventi e quegli oggetti che<br />

mirano a mettere in contatto l’essere<br />

umano col sovramondo e, in generale,<br />

con la divinità.<br />

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