Linee guida 'Progettare l'agricoltura sociale' [Pdf - 930 KB] - Cesvot
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_______________Progettare l’agricoltura sociale. <strong>Linee</strong> <strong>guida</strong> per le associazioni di volontariato__________________<br />
conto-terzismo dei servizi) e la realizzazione eventuale di serre (per la protezione dei processi<br />
produttivi, ma anche per la regolarizzazione delle attività nel corso dell’anno). Investimenti più<br />
ingenti si realizzano mano a mano che la complessità aziendale e produttiva si accresce<br />
(presenza di allevamenti, offerta di servizi di ospitalità, produzione di vino). La disponibilità di<br />
risorse finanziarie iniziali può facilitare la realizzazione degli investimenti necessari. In caso<br />
contrario, l’accesso a finanziamenti comunitari (Piano di sviluppo rurale) può facilitare la<br />
realizzazione di investimenti, anche se l’accesso a specifiche graduatorie e i tempi di<br />
erogazione degli aiuti non rendono scontata questa possibilità; il ricorso a progettazioni di<br />
fondazioni e quanto altro, normalmente implica una natura no-profit che non consente in questo<br />
caso la possibilità di accesso a finanziamenti, diversamente da quanto le associazioni sono<br />
solite fare, resta ovviamente il ricorso al credito ordinario, con i relativi costi e le necessarie<br />
garanzie che devono essere assicurate all’atto della stipula e che sono condizionate dal tipo di<br />
forma dell’accesso alla terra (nel caso di investimenti fondiari) o dalla credibilità/affidabilità del<br />
contraente;<br />
• lavoro: in agricoltura il riferimento al lavoro va fatto sempre con due riferimenti che riguardano, il<br />
rapporto necessità/disponibilità e la sua professionalità. Il rapporto necessità/disponibilità è<br />
condizionato dalla dimensione e dall’ordinamento colturale che si realizza, oltre che dal numero<br />
di persone che si intendono coinvolgere a titolo professionale. Il lavoro è un bene non serbevole<br />
e l’effettiva capacità d’impiego condiziona in modo consistente l’esito economico dei processi<br />
avviati. Allo stesso tempo, la gestione delle attività agro-zootecniche non assicura una<br />
regolarità della domanda di lavoro nell’arco dei mesi e delle stagioni, ma risulta condizionato dai<br />
cicli produttivi e dalle relative azioni necessarie per assicurarne la corretta conduzione tecnica,<br />
ma anche dall’andamento stagionale che può falsare i calendari di lavoro indipendentemente<br />
da quanto programmato. Dal punto di vista professionale, abbiamo già detto che spesso ci si<br />
avvicina all’agricoltura con l’idea che le competenze necessarie siano facilmente acquisibili.<br />
Questo, nei fatti, risponde al vero ma con una sola avvertenza, i tempi necessari per acquisire<br />
competenze non codificabili e contestuali, sono spesso lunghi e non semplici, fatto che può<br />
essere fonte di ripetuti insuccessi nella conduzione dei processi come negli esiti di sostenibilità.<br />
In aggiunta, va considerata l’ampiezza delle competenze che è necessario acquisire in un arco<br />
temporale il più breve possibile, aspetti che vanno dalla gestione dei diversi processi produttivi,<br />
alla costruzione e gestione di una rete di mercato, alla attenta gestione della normativa nei suoi<br />
molteplici aspetti. Detto questo, l’impresa può gestire i processi produttivi con risorse lavorative<br />
interne, ovvero, cercando di acquisire competenze e disponibilità dall’esterno mediante il<br />
ricorso al mercato del lavoro o all’avvio di rapporti di collaborazione con altre imprese vicine.<br />
Ovviamente, quest’ultima ipotesi, sottintende un accordo di tipo più ampio e generale. Allo<br />
stesso tempo, infatti, diventa fondamentale stabilire l’organizzazione e la gestione delle risorse<br />
umane (definizione delle mappe organizzative e delle divisioni dei compiti), indicando la<br />
tipologia di formula organizzativa più appropriata (per funzioni, per processo, di tipo divisionale,<br />
etc.) e la suddivisione dei compiti fra le risorse umane disponibili. Questo modo di procedere<br />
consentirà all’associazione/impresa di qualificare le competenze interne, di ragionare sulla<br />
necessità di continuare a lavorare con il volontariato, di stabilire la gestione dei processo<br />
decisionali interni (scegliendo fra una struttura organizzativa di tipo verticistico o di tipo<br />
orizzontale) e di comprendere l’eventuale esigenza dell’acquisizione di competenze eterne o di<br />
consulenze. In ogni caso, l’associazione che si fa impresa, non è detto, anzi, che non riesca ad<br />
intrattenere rapporti fecondi con il volontariato (parte del gruppo di origine o altro). In questo<br />
caso vale quello che si è detto nel paragrafo precedente, ovviamente letto in modo speculare<br />
dal punto di vista dell’impresa.<br />
L’accesso alle risorse e ai fattori della produzione rappresenta un passo preliminare importante, ma<br />
non esaustivo delle scelte aziendali. Oltre alle decisioni relative all’organizzazione, una buona<br />
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