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spiritualità del dialogo<br />
Non tutto è<br />
perfetto nelle<br />
religioni, come<br />
non tutto è<br />
necessariamen<br />
te perfetto nel<br />
modo di<br />
praticare la<br />
fede cristiana.<br />
L’onestà ci<br />
induce ad<br />
ammetterlo<br />
PER SAPERNE DI PIU’<br />
Michael L. Fitzgerald,<br />
Dio sogna l’unità.<br />
I cattolici e le religioni,<br />
Città Nuova, Roma 2007<br />
presso:<br />
libreria@saveriani.bs.it<br />
stra fede cristiana che può incontrare opposizione<br />
in persone di altre religioni. Va detto però<br />
che non siamo alla ricerca di ragioni comuni<br />
per impegnarsi nel dialogo, ma di motivazioni<br />
cristiane per tale impegno.<br />
DM ci dice che “nel mistero trinitario la rivelazione<br />
ci fa intravedere una vita di comunione e<br />
di interscambio” (DM 22). Notiamo <strong>il</strong> termine<br />
“intravedere”. Siamo lungi dall’avere una conoscenza<br />
piena della SS. Trinità; nondimeno possiamo<br />
capire che l’unità non equivale ad assorbimento,<br />
ma è compatib<strong>il</strong>e con differenze fondamentali.<br />
Se nella Trinità esiste la comunione tra<br />
le Tre Persone, nel rispetto delle caratteristiche<br />
di ognuna, la ricerca di comunione tra persone di<br />
diverse religioni deve rispettare le differenze. Il<br />
fatto che siamo ancora “in via” ci permette di godere<br />
una comunione ancora imperfetta. Se questo<br />
è vero per <strong>il</strong> dialogo ecumenico, cioè tra cristiani,<br />
lo è a fortiori per <strong>il</strong> dialogo interreligioso.<br />
Dopo questa considerazione generale passiamo<br />
ora ad esaminare <strong>il</strong> ruolo attribuito dalla<br />
Tradizione ad ogni singola Persona della SS.<br />
Trinità. “In Dio Padre noi contempliamo un<br />
amore preveniente senza confini di spazio e di<br />
tempo”. Tutto comincia con l’amore di Dio e finisce<br />
in Lui. Lui è all’origine di ogni creatura,<br />
ed è <strong>il</strong> loro destino. È l’insegnamento del primo<br />
paragrafo della Nostra aetate basato sulle Scritture.<br />
Di conseguenza, l’amore di Dio non si trova<br />
solo dove esiste la fede in Cristo, dove è impiantata<br />
la Chiesa, ma in ogni parte del mondo.<br />
Ciò vale anche per <strong>il</strong> fattore tempo: l’amore di<br />
Dio si rivela dall’inizio della creazione fino alla<br />
fine dei tempi. “L’universo e la storia sono ricolmi<br />
dei suoi doni. Ogni realtà e ogni evento<br />
sono avvolti dal suo amore”. Possiamo capire la<br />
pertinenza di questa considerazione per le sociètà<br />
che danno una grande importanza agli<br />
antenati. L’amore di Dio li abbraccia anche se<br />
non sono mai diventati cristiani.<br />
Ricordando la necessità di un atteggiamento<br />
equ<strong>il</strong>ibrato, dobbiamo riconoscere<br />
l’esistenza del male. Non tutto è perfetto<br />
nelle religioni, come non tutto è necessariamente<br />
perfetto nel modo di praticare<br />
la fede cristiana. L’onestà ci induce ad<br />
ammetterlo. Ma la fede ci fa constatare<br />
che “nonostante <strong>il</strong> manifestarsi talora<br />
violento del male, nella vicenda di ogni uomo<br />
e di ogni popolo è presente la forza della<br />
grazia che eleva e redime”. Di conseguenza, <strong>il</strong><br />
compito della Chiesa è di “scoprire, portare alla<br />
luce, far maturare tutte le ricchezze che <strong>il</strong><br />
Padre ha nascosto nella creazione e nella storia”.<br />
Essa fa questo per “celebrare la gloria di<br />
Dio nella liturgia” – portiamo gli altri credenti<br />
nelle nostre preghiere, personali e liturgiche;<br />
dimostriamo una vicinanza spirituale, specialmente<br />
nell’occorrenza delle feste. Essa promuove<br />
“la circolazione tra tutti gli uomini dei<br />
doni del Padre” (DM 22). Troviamo qui un incoraggiamento<br />
a praticare lo scambio dei doni,<br />
come nell’ecumenismo.<br />
Passando alla Seconda Persona della SS.<br />
Trinità, al Dio Figlio, DM fa riferimento alla<br />
prima enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptor<br />
hominis: “Ogni uomo senza eccezione alcuna<br />
è stato redento da Cristo, e con l’uomo,<br />
con ciascun uomo senza eccezione, Cristo è in<br />
qualche modo unito, anche quando quell’uomo<br />
non è di ciò consapevole” (RH 14). Nel Vangelo<br />
di Matteo, al capitolo 25, Gesù s’identifica<br />
con quelli che soffrono, e ciò dovrebbe avere<br />
un’incidenza sul nostro modo di comportarci.<br />
L’incontro con un’altra persona è sempre un incontro<br />
con Cristo. È un principio cristiano che<br />
si applica ai rapporti interreligiosi, perché<br />
l’unione di Cristo con l’umanità non conosce<br />
frontiere. “In Dio Spirito Santo, la fede ci fa<br />
30 Missione Oggi | agosto-settembre 2009