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conc<strong>il</strong>io e missione<br />
Superamento della crisi<br />
Per un superamento felice della crisi di identità del ministero presbiterale,<br />
è necessario che quanti vi sono chiamati assumano con consapevolezza<br />
e con entusiasmo i tratti di questa identità come delineati dal<br />
Conc<strong>il</strong>io, trasformandoli in forma di vita e facendone <strong>il</strong> proprio orizzonte<br />
spirituale. Si può ben capire che questo cambio di prospettiva<br />
possa salutarmene mettere in crisi molti sacerdoti, ma anche aiutarli<br />
a superare questa crisi con una chiara e gioiosa consapevolezza della<br />
propria vera identità. Essa li unisce intimamente a Cristo, in modo<br />
nuovo e speciale; ma ciò avviene nella Chiesa, attraverso una concreta<br />
e vissuta comunione di missione con <strong>il</strong> vescovo e con la comunità<br />
dei fedeli, e nella prospettiva della salvezza di tutta l’umanità. E’ questa<br />
la prospettiva che domina anche la conclusione del decreto conc<strong>il</strong>iare<br />
sui presbiteri (Cf. n. 22).<br />
Papa Benedetto XVI, in occasione del 150mo anniversario della morte<br />
del santo curato d’Ars, Jean Marie Vianney, ha recentemente proclamato<br />
un “anno sacerdotale”, che inizierà <strong>il</strong> 19 giugno 2009, solennità<br />
del “Cuore”, ossia del mistero di amore misericordioso, di Cristo. La<br />
massima “estensione” della missione del presbitero non può non essere<br />
radicata e sostenuta dalla massima “intensità” della sua percezione<br />
e appropriazione in una identificazione mistica con questo<br />
“Cuore”, questo amore, di Cristo, fonte e luogo di vita e di salvezza per<br />
<strong>il</strong> mondo intero.<br />
viene vista nel suo insieme, come collaboratore<br />
del vescovo in tutto <strong>il</strong> suo servizio alla<br />
Chiesa e al mondo, servizio definito tradizionalmente<br />
dal triplice ambito, del governo<br />
o guida pastorale, della predicazione della<br />
parola di Dio, e della celebrazione dei segni<br />
sacramentali della presenza e dell’azione<br />
salvifica di Cristo nella sua Chiesa.<br />
IL DECRETO SUI PRESBITERI<br />
Non potendo qui analizzare in dettaglio tutto<br />
<strong>il</strong> ricco testo del decreto “Presbyterorum<br />
ordinis”, ci soffermiamo sulla impostazione<br />
generale del discorso sui presbiteri e sulla<br />
precisa e chiara affermazione della loro<br />
missione universale come elemento costitutivo<br />
della loro identità.<br />
Il decreto, sulla scia della “Lumen gentium”,<br />
inizia descrivendo <strong>il</strong> ministero presbiterale<br />
come partecipazione al ministero dei vescovi,<br />
e definendo questi come continuatori del<br />
ministero apostolico nella Chiesa. Ne consegue<br />
una concezione del ministero presbiterale<br />
ricca e feconda, radicata nel ministero<br />
degli Apostoli, ampia, universale, aperta<br />
sul mondo intero. Con una felice citazione<br />
di un bellissimo e denso testo paolino, <strong>il</strong><br />
MO<br />
Conc<strong>il</strong>io afferma: “Dato che i Presbiteri hanno<br />
una loro partecipazione nella funzione<br />
degli Apostoli, ad essi è concessa da Dio la<br />
grazia per poter essere ministri di Cristo Gesù<br />
fra le genti mediante <strong>il</strong> sacro ministero<br />
del Vangelo, affinché l’oblazione delle genti<br />
sia accettab<strong>il</strong>e, santificata nello Spirito Santo<br />
(cfr. Rom. 15, 16 gr.)... Effettivamente, <strong>il</strong><br />
loro servizio, che comincia con l’annuncio<br />
del Vangelo, deriva la propria forza e la propria<br />
efficacia dal Sacrificio di Cristo, e ha<br />
come scopo che ‘tutta la città redenta, cioè<br />
la riunione e società dei santi, offra a Dio un<br />
sacrificio universale per mezzo del Gran Sacerdote,<br />
<strong>il</strong> quale ha offerto se stesso per noi<br />
con la sua Passione, per farci diventare corpo<br />
di così eccelso Capo’ (Agostino, De Civ.Dei<br />
10,6). Pertanto, <strong>il</strong> fine cui tendono i Presbiteri<br />
con <strong>il</strong> loro ministero e la loro vita è la gloria<br />
di Dio Padre in Cristo. E tale gloria si dà<br />
quando gli uomini accolgono con consapevolezza,<br />
con libertà, e con gratitudine,<br />
l’opera di Dio realizzata in Cristo e la manifestano<br />
in tutta la loro vita” (n. 2). Il termine<br />
“uomini” (homines) qui sarebbe meglio<br />
tradotto, in italiano, con “l’umanità tutta”!<br />
Il n. 10, con cui inizia <strong>il</strong> cap. III, riafferma<br />
esplicitamente questa prospettiva universale<br />
del ministero presbiterale: “Il dono spirituale<br />
che i Presbiteri hanno ricevuto nell’Ordinazione<br />
non li prepara a una missione limitata<br />
e ristretta, bensì a una vastissima e<br />
universale missione di salvezza, ‘fino agli<br />
ultimi confini della terra’ (Atti, 1,8), dato che<br />
qualunque ministero sacerdotale partecipa<br />
della stessa ampiezza universale della missione<br />
affidata da Cristo agli Apostoli. Infatti<br />
<strong>il</strong> sacerdozio di Cristo, di cui i Presbiteri sono<br />
resi realmente partecipi, si dirige a tutti i popoli<br />
e a tutti i tempi, né può subire limite alcuno<br />
di stirpe, nazione o età...”.<br />
LA PREGHIERA DI ORDINAZIONE<br />
Queste indicazioni conc<strong>il</strong>iari sono state accolte<br />
e come condensate nella più importante<br />
delle modifiche introdotte dalla riforma<br />
liturgica post-conc<strong>il</strong>iare nel rito di<br />
ordinazione dei presbiteri, nella stessa preghiera<br />
di ordinazione pronunciata dal vescovo,<br />
che si conclude con una visione<br />
grandiosa, missionaria, universale, del loro<br />
ministero:<br />
“Siano degni cooperatori dell’ordine episcopale,<br />
perché la parola del Vangelo mediante<br />
la loro predicazione, con la grazia dello Spirito<br />
Santo, fruttifichi nel cuore degli uomini,<br />
e raggiunga i confini della terra [...] Siano<br />
uniti a noi, o Signore, nell’implorare la<br />
tua misericordia per <strong>il</strong> popolo a loro affidato<br />
e per <strong>il</strong> mondo intero. Così la moltitudine<br />
delle genti, riunita a Cristo, diventi <strong>il</strong> tuo<br />
unico popolo, che avrà <strong>il</strong> compimento nel<br />
tuo regno”. FRANCO SOTTOCORNOLA<br />
34 Missione Oggi | maggio 2009