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G<strong>OUR</strong>MET<br />
ZEFA ROMA<br />
grassezza della farcia e la dolcezza<br />
della pasta.<br />
Ed è appunto la variante dolce, magari<br />
con farcia di castagne e aggiunta finale<br />
di miele, cannella e diavulilli, cioé piccole<br />
perline di confetti colorati, ad essere<br />
molto diffusa nel Cilento, nell’Irpinia<br />
e in Calabria, cioé nelle zone interne<br />
dove prevale la cultura della cucina di<br />
montagna. Una cosa è certa, il raviolo<br />
nasce lì dove non esiste la tradizione di<br />
50<br />
pasta di grano duro, come piatto della<br />
festa e della gioia per i bambini.<br />
Impossibile stabilire con certezza come<br />
siano andate le cose anche perché conta<br />
il fatto che oggi il raviolo più famoso<br />
è appunto quello caprese, il piatto simbolo<br />
dell’isola, i cui segreti sono custoditi<br />
gelosamente dalle ultime massaie e<br />
dagli chef al lavoro nei ristoranti e negli<br />
alberghi.<br />
E allora meglio dare subito la ricetta<br />
classica per quattro persone. Utilizziamo<br />
mezzo chilo di farina, un paio di<br />
cucchiai di olio extravergine di oliva,<br />
un po’ d’acqua per la pasta mentre nel<br />
ripieno ufficialmente metteremo 300<br />
grammi di caciotta secca, due uova, almeno<br />
200 grammi di formaggio grattugiato,<br />
un po’ di maggiorana. Ma qui<br />
dobbiamo fermarci con le rivelazioni<br />
perché ciascuno ha il suo segreto sulla<br />
stagionatura del formaggio, decisiva