OUR GUESTS: - Capri

OUR GUESTS: CLAUDIO AMENDOLA LUCIA BOSÉ MATTHEW BRODERICK
FLAVIO BRIATORE DIEGO DELLA VALLE VANESSA KELLY
ALESSANDRA LONARDO BRUNO MANFELLOTTO LUCIANO PIGNATARO
COPIA OMAGGIO EDIZIONI PRC COMPLIMENTARY COPY
EDIZIONE INTERNAZIONALE
21

SOMMARIO
DA “VIAGGIO NELL’ISOLA” - LA CONCHIGLIA ED.
CAPRI
REVIEW
Periodico di
turismo, cultura, attualità
Anno XI - N. 21 - 2004
Registrazione al
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È vietata la riproduzione anche parziale
dei testi senza il permesso dell’Editore.
Chiuso in tipografia il 30.06.04
PRESENTAZIONE
di Antonio Di Raimondo 6
WELCOME
di Alessandra Lonardo 8
LUOGHI
Segreti e misteri della Certosa di Bruno Manfellotto 10
FOLKLORE
A ritmo di Tarantella di Daniele Autieri 22
JEWELS
Sotto il segno della giada di Rossella Funghi 28
La signora delle perle di Anna Maria Boniello 30
INTERIOR
Fiori e colori di Stella Chiodini 34
PERCHÉ CAPRI
Un film senza fine
incontro con Lucia Bosé di Camilla Contini 36
WELLNESS
Un nuovo benessere di Rossella Funghi 42
GOURMET
I segreti della caprese di Luciano Pignataro 44
Una vacanza golosa di Stefania Piombi 50
PERSONAGGI
La regina del gossip di Giuseppe Mazzella 52
FASHION
Da Capri a St. Barth di Sergio Lojacono 60
Memorie capresi di Daniela Altieri 62
Dettagli di stile di Giorgio Nicastro 64
TRADIZIONI
Nel nome del Santo di Salvatore Borà 66
CAPRI DAL SATELLITE 74
La Piazzetta 76
Shopping 82
TUTTO CAPRI
News 90
Libri 94
Hotel 96
Ristoranti 100
Tempo Libero 102
Numeri Utili 104

8
Alessandra Lonardo,
Amministratore
dell’Azienda
autonoma di cura,
soggiorno e turismo
dell’isola di Capri.
Alessandra Lonardo,
Manager of the Capri
Tourist Board.
WELCOME di/by ALESSANDRA LONARDO
Avvicinarmi all’isola di Capri è ogni volta un momento emozionante, come
questo in cui mi trovo a comunicare con quanti leggono Capri Review. Promuovere
un luogo così incantevole, non è poi così difficile. La natura è stata
generosa e nella sua magnificenza ha regalato al mondo un pezzo di Eden. Sicuramente
è più oneroso mettere insieme eventi, persone e fatti nuovi che la facciano
risplendere ancora di più. Aprire ulteriori canali di comunicazione internazionale,
consentirà di farla conoscere bene e meglio anche in quei Paesi abituati a visitare
quasi esclusivamente città d’arte e musei. E Capri non è forse il museo per antonomasia,
dove l’incontro con la storia, la cultura, la natura e l’arte la rendono perla del
Mediterraneo e del mondo?
Capri, così come sempre, saprà accogliere tutti con rinnovata passione.
L’accoglienza è uno stile, una tradizione consolidata nel tempo, e ogni caprese sa essere
amabile e cortese, pronto e disponibile, sempre attento e discreto.
L’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, che ho l’onore di amministrare,
saprà farsi carico di armonizzare le risorse turistiche isolane
non solo valorizzandole ancora di più, ma esplorando quei sentieri
che ancora rimangono nascosti.
Rendere più intense le giornate del turista significherà organizzare
per lui eventi di livello internazionale, e la globalizzazione sarà un
elemento di qualità che si declinerà con l’eccellenza del locale: tipicità
dei prodotti, caratteristiche del mare, anfratti e piccole insenature,
rocce terse che baciano le onde, profumi antichi riscoperti e gelosamente
conservati. Capri è il luogo dove mare e terra si incontrano e i
sogni, almeno una volta, possono diventare quotidianità.
A. BISCARO - SIE
Approaching the island of Capri is always an exciting moment for me, as is communicating with the
readers of Capri Review. Actually, it is not so difficult to promote such an enchanting place!
Bountiful nature has been generous to the island, giving the world a corner of Paradise. Indeed, we
are hard put to combine events, personalities and novelties that will make it shine even more. Opening
more international communication channels will make the island more widely known, especially in those
countries whose inhabitants tend to only visit cities of art and museums. Yet isn’t Capri the quintessential
museum, where the blending of history, culture, nature and art makes it the pearl of the Mediterranean and
of the world? As always, Capri welcomes everyone with a renewed passion. Hospitality is an art, a tradition
established over the centuries, and the people from Capri know how to be charming and polite, quick and
willing to help, always thoughtful and discreet. The Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo (Tourist
Board), which I have the honour of managing, knows how to harmonize the island’s tourist resources, not
only developing them to the full but also exploring other as yet hidden paths. Making a tourist’s day even
more intense and rewarding means organizing events at an international level; indeed, the focus will be on
globalization married with the island’s superb features: the typical local products, the sea with its grottoes
and coves, the bare rocks kissed by the waves, and the ancient perfumes that have been rediscovered
and jealously guarded. Capri is a place where the earth and sea meet, and you can live your dreams
– at least once. ■
■

LUOGHI
Segreti e misteri

della Certosa Convento, prigione
e museo. Il destino
controverso
di un’architettura
che ha legato
il suo nome
alla storia di Capri
Una veduta dall’alto
della Certosa
di San Giacomo.
D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM
The Certosa di San Giacomo
seen from above. U.
di BRUNO MANFELLOTTO
Come Villa Jovis – appollaiata
lassù a picco sul mare,
sul costone di roccia più
lontano e inaccessibile dell’isola
– esprime e riassume la stagione
romana di Capri, così la Certosa –
schiacciata laggiù, nella valle che si affaccia
su Marina Piccola, pressocché invisibile
dal mare – ne testimonia il lungo
periodo monastico e medievale. L’una
e l’altra, poi, sono vestigia imponenti
che raccontano di antichi splendori, di
ricchezze, intrighi e misteri. E come l’una,
anche l’altra prima ha esaltato, poi
divorato e distrutto se stessa e gli uomini
che l’avevano fortemente voluta. Accomunate
da un singolare destino.
La Certosa di San Giacomo deve la sua
esistenza al rampollo di una nobile famiglia
caprese, Giacomo Arcucci, conte
di Altamura e di Minervino, sposato a
Margherita Sanseverina, segretario
▼
11

LUOGHI
particolare della Resti di affreschi
della fine del Seicento
regina di Napoli decorano le pareti
e il soffitto a volta
Giovanna I d’An-
della Chiesa
di San Giacomo.
giò e pronipote di
Traces of the late
un Eliseo Arcucci
17th-century frescoes
che cent’anni pri-
on the walls
and vaulted ceiling
ma aveva servito
of the Church
of San Giacomo.
il re Federico II di
Svevia. Si racconta che a spingerlo all’impresa
– condotta a termine tra il
1371 e il 1374 – sia stato un voto acceso
con l’apostolo, suo santo protettore. Insomma,
una monumentale fondazione
per grazia ricevuta: la nascita di un figlio
maschio a lungo atteso e desiderato.
Non si conoscono i nomi degli architetti
che lavorarono all’edificio, ma appare
evidente che il modello di riferimento sia
la Certosa di San Martino a Napoli. L’abilità
di Giacomo, però, non fu solo nell’affidare
l’opera a grandi maestri, ma
anche nel coinvolgere nel progetto la regina
in persona. Che vi destinò ingenti
finanziamenti, molti terreni di rendita e
alcuni privilegi che presto renderanno i
monaci ricchi e anche potenti e la loro
casa più simile, nella fantasia dei poverissimi
abitanti di Capri, a un palazzo
reale che a un eremo.
L’area destinata alla costruzione – nella
verde valle tra il Castiglione e Tuoro –
non era stata scelta a caso. Intanto era
una delle poche rimaste escluse dalle
fabbriche imperiali, le grandi ville dell’epoca
romana. Poi era sufficientemente
ridossata per non attirare le voglie delle
navi saracene che spesso incrociavano
nelle acque dell’isola. Dagli stretti camminamenti
e dai piccoli terrazzini del
complesso, poi, l’occhio poteva spaziare
12
dalla baia di Marina Piccola ai possenti
Faraglioni: perfino poco rispetto ad altri
panorami straordinari – come quello
della superba Villa Jovis – ma adatto a
un luogo di meditazione.
I certosini che avevano la fortuna di vivere
lì erano davvero pochi, più o meno
una quindicina. Ma in compenso si trattavano
benissimo. Ciascuno di loro poteva
disporre di due-tre famigli, servitori
che li sollevavano da ogni fatica. Il loro
peso sull’isola fu da subito enorme e crescerà
sempre di più grazie ai privilegi ottenuti:
potevano per esempio riscuotere
le tasse sui prodotti della terra e della pesca;
e s’erano conquistati il diritto a incamerare
i beni dei morti senza eredi. Un
sistema automatico per arricchire anno
dopo anno il proprio patrimonio.
Da lì uscivano anche ricercatezze ap-
prezzatissime, come le ricottelle di latte
di pecora e il liquore certosino (simile alla
Chartreuse francese) che mandavano
in brodo di giuggiola i grandi della corte
napoletana; ma soprattutto da quelle
celle i monaci controllavano l’economia
agricola dell’isola poiché la maggior
parte dei campi coltivati appartenevano
a loro. E dunque erano ricchi, molto di
più del clero e degli stessi vescovi che
quindi poco li amavano, del resto sinceramente
ricambiati. Più che certosini
erano diventati maggiorenti locali tanto
è vero che anno dopo anno, secolo dopo
secolo, papi e re ne confermarono, e anzi
aumentarono, i privilegi. Rendendoli
sempre più facoltosi. Quando per esempio,
a metà del Cinquecento, il turco
Dragut assaltò Capri saccheggiando e
incendiando la Certosa, i monaci non

avranno difficoltà a reperire i fondi necessari
a ristrutturare e ad allargare l’edificio.
Insomma, per la popolazione – che non li
vedeva di buon occhio anche perché, come
scrisse al Papa un vescovo di Napoli,
vietavano loro di vendere i prodotti della
terra per non avere concorrenza – i monaci
vivevano più o meno come ricchi signori,
addirittura se la spassavano a spese
loro. Leggende? Esagerazioni? Forse.
I documenti, però, oltre a quella disperata
lettera al Papa, rimandano anche la
testimonianza di monsignor Pellegrino,
vescovo di Napoli a metà del Seicento,
che si vide costretto addirittura a indire
un sinodo caprese per rimettere ordine
in un clero disordinato e riottoso, senza
regole né freni. Alla fine dei lavori sarà
emessa una sorta di bolla episcopale
S. CELLAI - SIE
▼
THE SECRETS
AND MYSTERIES
OF THE CERTOSA
by BRUNO MANFELLOTTO
Charterhouse, prison
and museum: the stormy fate
of the Certosa whose name
is linked to Capri’s history
Just as Villa Jovis, perched high above the
sea on the most remote and inaccessible
rocky ridge on the island, symbolizes
Capri’s Roman era, the Certosa, hidden deep
in the valley overlooking Marina Piccola and
almost invisible from the sea, is a testimony of
its long monastic and medieval period. Both
are now imposing remains redolent of ancient
splendour, wealth, intrigue and mystery. Both
rose to greatness and were later destroyed,
like the men who set so much store on
building them. And both shared an unusual
destiny.
The Certosa di San Giacomo (Charterhouse
of St. James) was built by the scion of a noble
family of Capri, Giacomo Arcucci, Count of
Altamura and Minervino, who was married to
Margherita Sanseverina, private secretary to
Queen Joanna I of Naples, and was a
descendent of Eliseo Arcucci who had served
King Frederick II of Swabia a century earlier.
The story goes that Arcucci made a vow to St.
James, his patron saint, to construct the
Certosa, which was finished between 1371
and 1374. In other words, he promised to
build a monumental charterhouse in exchange
for a blessing received: the birth of a longawaited
male heir.
We do not know the names of the architects
who worked on the edifice, but it was
evidently modelled on the Certosa di San
Martino in Naples. Arcucci’s talent lay not only
in entrusting the work to master architects but
also in involving the queen herself in the
project, who not only invested vast sums of
money in it, but also assigned to the Certosa
lands providing an income and various
privileges that would make the monks rich and
powerful; indeed, their residence seemed
more like a royal palace than a retreat to
Capri’s dirt poor inhabitants.
The site, located in the green valley between
Castiglione and Tuoro, had been carefully
chosen. Firstly, it was one of the few areas
where the Romans had not built their imperial
villas; secondly, it was hidden from view and
therefore would not attract the attention of the
Saracen ships that often invaded Capri’s
waters. In addition, the view from the narrow
walkways and small terraces of the complex
stretched from the bay of Marina Piccola to
the imposing Faraglioni, and although this
stunning panoramas, like the one from the
majestic Villa Jovis, it was most conducive to
the contemplative life.
Only a few Carthusians were fortunate enough
to live there, about fifteen in fact. And they
treated themselves royally. Each monk had
two or three families as servants who did
everything for him. The Carthusians wielded
considerable influence on the island from the
very beginning, which steadily increased
thanks to the various privileges granted to
them; for example, they had the right to
appropriate the property of those who died
without heirs, thus adding to their estate, year
after year.
The Charterhouse also produced some muchsought-after
delicacies such as small ricotta
cheeses made from sheep’s milk, and a liqueur
– similar to the French Chartreuse – that was
the favourite tipple of leading members of the
Neapolitan Court. More importantly, the monks
controlled the island’s agricultural economy
since most of the cultivated fields belonged to
them. In fact, they were much wealthier than
the clergy, and even the bishops, who did not
like them because of this, and the feeling was
mutual. The Carthusians had become more
like “feudal lords”, so much so that year after
year, century after century, popes and kings
not only confirmed but also added to their
privileges, making them richer and richer.
When Dragut the Turk attacked Capri in the
mid-sixteenth century and looted and razed the
Certosa, the monks had no difficulty in finding
the necessary financing to rebuild, and even
extend, the complex.
The people of Capri did not approve of the
Carthusians, also because – as a Bishop of
Naples wrote to the pope – they forbade them
to sell their farm products so that they would
not provide any competition. In their eyes the
monks lived like lords, enjoying themselves,
literally, at the islanders’ expense. Legend?
Embroidered fact? Maybe. But documentation
not only reveals the bishop’s desperate
complaint to the pope but also the comments
of a certain Monsignor Pellegrino, Bishop of
Naples in the mid-seventeenth century, who
felt it necessary to convene the synod of Capri
to bring some order to a disorderly and
rebellious clergy who defied all rules and knew
no restraint. At the end of the proceedings an
episcopal edict was issued, which banned the
clergy from wearing habits unbuttoned to the
chest and shoes with coloured laces, from
bathing if not suitably attired, from frequenting
shops similar to taverns, from keeping
company with women. One can just see those
wicked friars diving, half-naked, into the sea,
accompanied by gorgeous young women!
Maybe there was a Carthusian or two among
them, who found the cloistered life somewhat
restricting?
There is also the testimony of Jean-
Jacques Bouchard – who can rightly be
was a rather limited view compared with other ▼
13

LUOGHI
con la quale si faceva divieto di indossare
tonache sbottonate sul petto, calzare
scarpe con lacci colorati, fare bagni di
mare se non acconciamente vestiti, frequentare
negozi che assomigliavano a
taverne e di accompagnarsi a donne. Il
che ci lascia immaginare allegri fraticelli
che si tuffavano mezzi nudi nelle acque
di Capri in compagnia di belle fanciulle…
Chissà se tra costoro c’era anche
qualche certosino poco incline alla clausura.
E poi c’è la testimonianza di Jean-Jacques
Bouchard, un erudito e antiquario
francese che sbarcò sull’isola a metà del
Seicento – e che può essere dunque considerato
a buon diritto il primo turista di
Capri – che visitò anche la Certosa trovandola
bellissima e descrisse i suoi abitanti
ospitali sì, ma anche antipatici, arroganti
ed egocentrici. Il quadretto, che
potrebbe apparire impietoso, oltre che
impressionistico e superficiale, troverà
però conferma in un incredibile episodio
di pochi anni dopo, quando Napoli e il
sud, e dunque anche Capri, divennero
preda della peste.
La terribile epidemia colpì migliaia di
persone e falcidiò il clero che si prodigava
nell’assistenza ai malati. Nella situazione
di emergenza, il vescovo di Napoli
chiese aiuto a chi poteva, e dunque
anche al priore della Certosa di San
Giacomo che per tutta risposta, e con la
scusa delle ferree regole della clausura,
si chiuse dentro con i suoi frati per settimane
e settimane. Fu tale l’indignazione
dei capresi per questo modo di fare
che alcuni cadaveri vennero letteralmente
lanciati al di là del muro di cinta
14
considered Capri’s first tourist – an
erudite French antique dealer who
came to the island in the midseventeenth
century and visited the
Certosa. He thought the complex was
very fine and described the monks as
hospitable, but also unpleasant,
arrogant and self-centered at times.
This portrait may seem harsh as well
as superficial, but it was confirmed by
an incredible episode that occurred a
few years later, when Naples and the
south of Italy, and therefore also Capri,
was invaded by the plague.
The terrible epidemic killed thousands
and decimated the clergy who did all
they could for the sick. In this state of
emergency, the bishop of Naples
sought help from anyone he could and
therefore also from the prior of the
Certosa di San Giacomo who in reply
locked himself in the Certosa with his
della Certosa nella evidente speranza monks for weeks on end, using the iron rules
of a cloistered existence as an excuse! The
che qualche monaco ne venisse infetta- people of Capri were so outraged by his
behaviour that they threw a number of
to. Invano. Cinque mesi dopo, quando
corpses over the enclosure wall of the
l’epidemia sarà passata, il priore ria- Certosa in the hope that a few monks would
catch the plague, but in vain. The prior finally
prirà finalmente le porte. Pronto a inca- reopened the doors of the charterhouse five
merare i beni e le proprietà di molti dei months later, when the epidemic had passed,
only to set about appropriating the goods and
1.700 capresi morti nel frattempo di property of many of the 1700 islanders, who
had died in the meantime. The Certosa
peste… Acquisizione dopo acquisizione,
acquired one property after another, until it
la Certosa arriverà a possedere l’intera owned the whole of the Tragara valley. By
cultivating the land there and farther afield,
valle di Tragara e grazie alla coltivazio- the monks gained a monopoly on the island’s
agriculture, which included oil, wine and
ne dei terreni che si affacciavano lì e al-
livestock.
trove finirà per conquistare il monopo- Though ill-disposed towards others and so
unpopular, the Carthusian brothers were
lio dell’agricoltura dell’isola, compreso always grateful and devoted to their
olio, vino e bestiame.
benefactor. When Giacomo Arcucci’s fortunes
– like those of Tiberius – took a turn for the
Poco disponibili e poco amati, i frati sa- worse; his Queen was imprisoned by Charles
III and then murdered in a cell in the Castello
ranno invece per sempre grati e devoti al
di Muro in Lucania, and he was stripped of all
loro benefattore. Quando infatti sul capo his power and wealth, he had no choice but to
turn to his Carthusian friends for help. They
di Giacomo Arcucci, proprio come su Ti- welcomed him with open arms, paid the
considerable ransom to free his son Iannuccio
berio, cominciò ad abbattersi la man-
from prison, gave him shelter for years and,
naia della malasorte e la sua regina fu when he died, organized a costly and
elaborate funeral worthy of a king.
imprigionata da Carlo III e poi uccisa in The Certosa di San Giacomo was known for
its beauty, despite the formal rigour of its
una cella del castello di Muro di Luca-
architecture and the monks’ proverbial
nia, a lui – spogliato di ogni potere e simplicity, and its wealth, which lasted for ▼
▼
U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM
La Certosa è una delle mete
d’obbligo per chiunque capiti a Capri.
The Charterhouse is a must
for anyone visiting Capri.

LUOGHI
SIE
- CELLAI SIES. - CELLAI S.
di ogni ricchezza – non restò altro da fare
che chiedere aiuto agli amici certosini.
restaurazione voluta nel 1815 dal re
Borbone Ferdinando I varrà a riportare
434 years. Until 18 October 1808, in fact,
when Gioacchino Murat’s men anchored their
ships off the rocky coast of Anacapri, and
Che lo accolsero a braccia aperte, paga- la Certosa indietro nel tempo: diventerà
conquered the island, routing the troops of Sir
Hudson Lowe (who had his revenge a few
rono il cospicuo riscatto per liberare dal carcere militare e i terreni che le appar- years later when he became Napoleon’s jailer
carcere il figlio Iannuccio, lo ospitarono tenevano saranno venduti all’asta (ma
on St. Helena) stationed there. The English
prisoners were put in the courtyard of the
per anni e quando questi morirà gli or- non li compreranno i capresi) per poi
Certosa, but then allowed to go free – a
generous gesture on Murat’s part. Not long
ganizzeranno un sontuoso funerale de- trasformarsi via via in caserma, ospeda- afterwards the Carthusians’ property was
gno di un imperatore.
le, asilo per reduci e ancora prigione. Ai
confiscated, the monks were dispersed and
their documents either destroyed or sold by
La Certosa di San Giacomo, a dispetto primi del Novecento fu messa all’asta weight. Immediately prior to this onslaught,
the watchtower that rose high above the
del rigore formale dell’architettura e dallo Stato italiano, che non se ne voleva charterhouse had collapsed; just as the Torre
della proverbiale semplicità dei monaci, accollare i costi di gestione, e stava per
del Faro (lighthouse) of Villa Jovis had
tumbled down before Tiberius’s death.
resterà ricca e bella per 434 anni. Fino finire nelle mani di una società di alber- After that fateful day, the golden years were
just a distant memory. Not even the rebuilding
al 18 ottobre 1808, quando i soldati di gatori che non vedeva l’ora di trasforma- carried out in 1815 by the Bourbon King
Gioacchino Murat, lasciati i loro vascelre le celle di rigore in stanze per turisti:
Ferdinand I could restore the Certosa to its
former glory: it became a military prison and
li alla fonda dinanzi agli scogli di Ana- ma le proteste di personalità della cultu- the grounds were sold at auction (but not to
capri, conquisteranno l’isola e ne caccera convinsero il ministero della Pubblica
the people of Capri), and later it was
converted into a barracks, a hospital, a home
ranno le guarnigioni di sir Hudson Istruzione a mettere sotto tutela il com-
for veterans and a prison again. At the
beginning of the twentieth century it was
Lowe (che qualche anno dopo avrà però plesso.
auctioned by the Italian state, which did not
modo di vendicarsi prendendo in custo- Più tardi diventerà dependance di uffi-
want to be saddled with the cost of running it,
and was about to pass into the hands of a
dia a Sant’Elena lo sconfitto Napoleone).
I prigionieri inglesi saranno amciali
americani che si ritempravano
dalle fatiche della seconda guerra
company of hoteliers who could not wait to
transform the austere cells into attractive
accommodation for tourists. However, the
massati nel cortile della Certosa e poi da mondiale; e più avanti ancora chiesa,
protests launched by personalities in the world
of culture persuaded the Ministry of Education
qui generosamente lasciati andare via. liceo classico, sede di uffici della pub- to place the complex under its protection.
Poco dopo i beni dei certosini saranno blica istruzione e oggi biblioteca co-
Still later, the Certosa was used as a billet for
American officers who needed to regain their
confiscati, i monaci dispersi e i loro domunale, museo delle opere di Karl
strength after their efforts during the Second
World War, then a church, a high school, and
cumenti distrutti o venduti a
public education offices. At present, it houses
peso. Poco prima che lo scem-
the public library, a museum for the works of
the painter Karl Wilhelm Diefenbach, and two
pio si consumasse, era crollata
statues recovered from the sea bed near the
Blue Grotto. In the future, the islanders hope it
la torre d’avvistamento che
will become a museum for all the
svettava sulla Certosa; così co-
archaeological artefacts that have been found
on the island.
me, subito prima della morte
The Certosa, like Villa Jovis, is a must for
anyone visiting Capri. The two-storey building
dell’imperatore Tiberio, era
caduta la torre del faro di Villa
Jovis.
Dopo quel giorno terribile, gli
anni d’oro resteranno solo un
ricordo lontano. Nemmeno la
Il Chiostro grande ha archi
a tutto sesto con pilastri in pietra.
The large cloister has rounded
arches with stone pillars.
that stands on the left of the entrance to the
main drive leading from Via Certosa, once
housed the chemist’s that also dispensed
medicine to the inhabitants of the island. The
building on the right, however, housed the
church of the uncloistered women. The
painter Diefenbach set up his studio in the
large refectory, since it was the only one with
enough space for his monumental canvases.
Above the main entrance to the church there
is a fourteenth-century fresco depicting the
Virgin and Child, and on either side, St. Bruno
with his hand resting on the shoulder of
Queen Joanna praying, and St. James with
16
▼
▼

LUOGHI
Wilhelm Diefenbach, custode di due
statue emerse dalle acque della Grotta
Azzurra e domani, come si spera, sede
di un futuro museo di tutti i reperti archeologici
dell’isola.
Comunque, per chiunque capiti a Capri,
la Certosa è meta d’obbligo, proprio come
Villa Jovis. Nell’edificio a due piani
che si incontra alla sinistra dell’incrocio
del viale d’accesso con quello della Certosa,
aveva sede la farmacia che forniva
le medicine anche agli abitanti dell’isola.
In quello a destra, invece, sorgeva la
chiesa delle donne fuori clausura. Nella
grande sala centrale allestì il suo studio il
pittore Diefenbach che solo qui trovò gli
spazi adatti alle sue colossali tele. Sul
portale della chiesa spicca un affresco
trecentesco con la Vergine e il bambino:
ai lati, un San Bruno che poggia la mano
sulla spalla della regina Giovanna in
preghiera, e un San Giacomo con la mano
sulla spalla del conte Arcucci che offre
alla Madonna il modello della chiesa.
Il viale d’ingresso prosegue in un cortile
chiuso da una torre di vedetta merlata e
decorata.
Il monumento è costruito intorno a due
chiostri, uno grande e uno piccolo, l’uno
in alto, dove erano concentrate le attività
della Certosa, l’altro in basso dove si
svolgevano quelle estranee alla clausura.
Sul chiostro grande – al centro del quale
c’era in origine un bel giardino curato –
si affacciavano le dodici abitazioni dei
certosini (che ora ospitano invece le aule
del liceo classico), mentre autonomo e
staccato era il quartiere del priore (costruito
però solo nel Seicento). Piccoli
giardini che si aprivano dinanzi alle
18
stanze dei monaci,
i granai, le
scuderie, il refettorio,
il cimitero e
un pozzo che attingeva
acqua da
una cisterna sottostante,arricchivano
il complesso.
Nonostante la
sua forzata decadenza,
però, la Uno scorcio
del Chiostro piccolo
Certosa non ha risalente al tardo
Trecento.
mai perso il suo
fascino, la sua A view of the late
14th-century small
forza evocatrice, cloister.
né quell’aria di mistero che avvolge ogni
roccia, casa, villa di Capri. Di quel palazzo,
per esempio, il viaggiatore Bouchard
descrisse per primo il quartiere del
priore, e favoleggiò di quest’ala isolata e
appartata sull’ultimo ripiano della roccia
scoscesa, sull’ampio giardino quadrato
chiuso da alte mura; sulla loggia e
le stanze di soggiorno al piano superiore,
e le stanze di riposo giù, secondo la pianta
della loggia imperiale di Villa Jovis.
E come Tiberio scendeva al triclinio
per godere delle rocce e del mare, così
il priore si incamminava su un sentierino
fino a un belvedere di fronte ai
Faraglioni e agli scogli di Marina Piccola.
Fantastica Bouchard: «Il priore
della Certosa aveva tagliato con le sue
braccia una strada per scendere alla
Marina e scavato nella roccia stanze e
gallerie…». Il mito sorgeva intorno alla
vita del priore, così come era sorto
intorno alla vita segreta di Tiberio.
M. MASTRORILLO
■
his hand resting on the shoulder of Count
Arcucci as he presents the Holy Virgin with a
model of the church. The drive terminates in a
courtyard closed by a decorated crenellated
watch tower.
The complex is built around a large and a
small cloister, one higher up, where the
Charterhouse activities took place, the other
lower down where those extraneous to
cloistered life were carried out. The twelve
dwellings inhabited by the Carthusians (which
are now used as high school classrooms)
overlooked the large cloister, in the middle of
which there was originally a well-tended
garden; while the prior’s quarters, built in the
seventeenth century, were independent and
separate. The complex was further enriched
by small gardens in front of the monk’s cells,
granaries, stables, the refectory, the cemetery
and a well from which water was drawn from a
cistern beneath.
Despite its unavoidable decline, the Certosa
has never lost its fascination, its compelling
atmosphere, or that air of mystery which
envelops every rock, house and villa on Capri.
The French traveller Bouchard was the first to
describe the prior’s quarters in the complex,
and to weave fantasies around the isolated,
sheltered wing located on the rocky shelf high
above the sea, around the large square
garden enclosed by high walls, around the
loggia and living rooms on the upper floor and
the rest rooms below, which followed the plan
of the imperial loggia at Villa Jovis.
Just as Tiberius went down to his triclinium to
enjoy the spectacle of the rocks and the sea,
the prior walked down a narrow path to an
observation point in front of the Faraglioni and
the rocks of Marina Piccola. In Bouchard’s
fantasy “the prior of the Certosa had cleared a
path with his own hands to go down to the
Marina, and dug rooms and tunnels out of the
rocks…”. A legend sprang up around the
prior, just as it had around Tiberius’s secret
life.
■

FOLKLORE
A ritmo
di Tarantella
di DANIELE AUTIERI
Dalla bella Carmelina al gruppo
degli Scialapopolo.
La storia di una danza antica
che ancora appassiona capresi e turisti
22
Èuna storia di miti e di leggende,
di naufraghi e sirene,
di feste di corte e di
folklore popolare. È la
storia della Tarantella, il ballo affascinante
e misterioso che ha percorso i secoli
senza perdersi nel tempo. Le sue
origini sono, a molti, ignote; i suoi passi
e i suoi ritmi, coinvolgenti. Secondo
alcuni i primi a ballare la tarantella sul
suolo italiano sarebbero stati gli antichi
Greci, una volta approdati sulle coste
di Capri. Intorno alle allegre strofe
di Cicerenella e Lu guarracino, i capresi
interpretano il ballo con una passione
unica e uno stile scevro da lezio-

sismi e manierismo.
Che sia figlia d’Ulisse
o di Enea, che
tragga origine dagli
spagnoli o dai mori,
la danza stessa si è
fatta leggenda e mito,
interpretando le
emozioni del tempo.
Secondo la tradizione, primogenito
della tarantella, sarebbe stato il
ballo di “Sfessania”, la danza preferita
dai napoletani già nel Cinquecento.
Il suo nome ha, probabilmente, una
radice onomatopeica perché i ballerini,
al termine dell’esibizione, si ritrovavano
sfessati, stanchi, distrutti. La
frenesia e il coinvolgimento del ballo
lo rendeva più simile a un ritmo tribale
piuttosto che a una danza di corte,
ma non per questo meno affascinante.
Gli ammiratori della tarantella sarebbero
arrivati da tutto il mondo: poeti,
pittori, letterati affascinati dalla sua
umanità e da quello spirito ribelle e
M. MASTRORILLO - SIE
Scialapopolo: anima della tarantella
Il gruppo degli Scialapopolo viene fondato nel 1933 da Costanzo Spadaro. Tramandato al nipote Costanzo,
ancora oggi mantiene viva la tradizione popolare con la musica e uno spettacolo travolgente.
Partiti da Capri, dove il gruppo ha avuto le sue origini e la sua maggiore fortuna, ballerini e musicisti
hanno portato le loro melodie in giro per il mondo. Dalle piroette di Ingrid Bergman alle serate di beneficenza
per l’Unicef, gli spettacoli degli Scialapopolo hanno affascinato anche oltreoceano. Un giro
del mondo virtuale che mantiene in Capri il suo cuore pulsante,
dove il gruppo si esibisce in spettacoli coinvolgenti che possono durare
fino a 3 ore e a cui partecipano tra i 20 e i 40 ballerini. Il repertorio
classico napoletano si alterna con canzoni italiane e straniere,
fino alle attesissime tarantelle. Ascoltare gli Scialapopolo a
Capri equivale a respirare l’anima più intima dell’isola, apprezzarne
i ritmi e riviverne le tradizioni.
trasgressivo che sembrava irrompere nico modo per guardarsi negli occhi
in ogni passo. Già nella prima metà e sussurrarsi una parola.
del Seicento il pittore di Nancy, Jac- Neanche l’isola di Capri riuscì a sfuggiques
Callot, la ritrasse nelle sue tele. re al fascino della Tarantella ma, anzi-
«Una danza piena di grazia e originane divenne una delle roccaforti. La prilità»,
la definì Madame de Staël, duma ballerina professionista dell’isola
rante la sua permanenza in Italia. che la storia ricordi risale al 1903. Era
Proprio a Napoli questo ballo fu tan- la quattordicenne Carmelina, una belto
amato, sia tra il popolo che tra gli lissima contadina capace di incantare i
ambienti nobiliari. Di fronte al mare, turisti solo con un tamburello tra le ma-
sulla spiaggia di Posillipo, quando ni e la danza nel sangue. Il ballo avreb-
non si temevano le incursioni dei be poi preso il nome proprio da quel
turchi, le giovani coppie si incontravano
per ballare insieme quel ritmo
travolgente. Lo stesso facevano i giovani
nobili, quando, ai primi del Settecento,
l’amore era perlopiù platonico
e i matrimoni erano organizzati
tamburello, chiamato Tarascone.
dalle famiglie. La bella Carmelina
Tutte le feste
in una stampa d’epoca.
Si racconta fosse
finivano con
capace di incantare i
turisti con un tamburello
un mandolino
tra le mani.
e un tambu- The lovely Carmelina in
an antique print.
rello e il ballo It is said that she could
diveniva l’ucharm
tourists by
playing the tambourine.
▼

FOLKLORE
La prima banda, cosiddetta Puti Pù, fu
fondata nel 1920 dal maestro Pasquale
De Rosa, nonno di Peppino di Capri. Il
maestro, apprezzando le capacità artistiche
di Costanzo Spataro, gli donò gli
strumenti tipici, la sua esperienza e l’onore
di non far disperdere una tradizione
più che centenaria. Da lì, nel 1933,
sarebbero nati gli Scialapopolo, il gruppo
folkloristico tutto caprese che ancora
oggi appassiona e coinvolge gli abitanti e
i turisti dell’isola. Il gruppo mantiene viva
la tradizione avvalendosi della collaborazione
di figli e nipoti del fondatore.
Isabella, nipote, cantante e ballerina del
gruppo, attualmente insegna la Tarantella
alle ragazze e ai ragazzi capresi, oltre
ad interpretare alcune delle più belle
danze che questo ballo abbia prodotto.
Tra le più caratteristiche, la famosa
Tammurriata Nera che, in un’estasi di
suoni e di ritmi travolgenti, coinvolge
tutti gli astanti ed esprime il vero carattere
e la genuina personalità dei capresi.
Oltre tre ore di spettacolo e un organico
tra le 18 e le 40 persone, tra cui ballerini,
musicisti e cantanti. Sono questi i numeri
delle esibizioni degli Scialapopolo
che, insieme alle più classiche canzoni
del repertorio napoletano, interpretano
musiche italiane e straniere, prima di finire
con le tarantelle. La partecipazione,
l’allegria, il trasporto, sono tutti elementi
e sensazioni irrinunciabili che il ballo
comunica e favorisce. Il ritmo incalza, la
musica sale, la Tarantella diventa la colonna
sonora dell’isola.
Tanto trasporto per una melodia semplice
ed essenziale. Gli strumenti principali
sono solo quattro: il “tam-
24
▼
TO THE RHYTHM
OF THE TARANTELLA
by DANIELE AUTIERI
From the lovely Carmelina to the
Scialapopolo group: the story of a
traditional dance that still thrills
islanders and tourists alike
This is a story of myth and legend,
shipwrecks and sirens, celebrations
at court and folklore. The story of the
tarantella, the fascinating and mysterious
dance that has been performed through the
centuries and survived the passing of time.
Its origins are unknown to many; its steps
and rhythms beguiling. According to some,
the first people to dance the tarantella in
Italy were the ancient Greeks, after they had
landed on the shores of Capri. The islanders
performed this dance to the lively verses of
songs like Cicerenella and Lu guarracino,
with a wild passion, adopting a style that
was never over-sentimental or exaggerated.
Whether it was created in Ulysses’ or
Aeneas’s day, or its origins were Spanish or
Moorish, the dance itself has become a
legend and a myth, expressing the emotions
of the times. Tradition has it that the
tarantella was an offshoot of the sfessania,
the Neapolitans’ favourite dance way back in
the sixteenth century. The name most
probably has an onomatopoeic root, since
the dancers were sfessati (tired), exhausted,
indeed absolutely done-in when they had
finished. They were swept away by the
frenetic rhythm, making the sfessania more
like a tribal dance than one performed at
court, but nonetheless fascinating. The
tarantella drew people from all over the
world: poets, painters, intellectuals who were
intrigued by its human aspect and the
rebellious, uninhibited spirit that seemed to
burst forth with every step. Jacques Callot,
the painter from Nancy, was already
depicting the tarantella in his canvases in
the first half of the seventeenth century, and
Madame de Staël described it as “a dance
full of grace and originality”, during her stay
in Italy.
Il gruppo degli Scialapopolo
con il “capobanda”
Costanzo.
The Scialapopolo group
with their leader Costanzo.
It was in Naples that this
dance was most popular,
both with the commoners
and the aristocracy.
Young couples used to
meet on the beach at
Posillipo – when there
was no danger of a
Turkish invasion – and dance together to
that exhilarating rhythm, with the sea
stretching before them. The young nobles
did the same in the early eighteenth
century, when love was mainly platonic and
weddings were arranged. All the parties
ended on the same note, a mandolin and a
tambourine, and the tarantella was the only
means of looking into your partner’s eyes or
whispering in their ear.
Capri also fell under the spell of the
tarantella; indeed, it became famous for this
dance. The first professional performer on
the island was recorded in 1903. She was
the 14-year-old Carmelina, a gorgeous
peasant girl, a born dancer who could keep
tourists entranced with just a tambourine. In
fact, the dance is supposed to have taken
its name from that tambourine which was
known as a tarascone. The first band,
known as Puti Pù, was founded in 1920 by
Maestro Pasquale De Rosa, the grandfather
of Italian singer Peppino di Capri. Maestro
De Rosa thought highly of Costanzo
Spataro’s musical talents and made him a
gift of the traditional instruments used to
play tarantella music, also giving him the
benefit of his experience and bestowing on
him the honour of upholding a centuries-old
tradition. Then, in 1933, the Scialapopolo, a
folk group composed entirely of people from
Capri, was formed, which still has islanders
and tourists alike tapping their feet, wild with
enthusiasm. The group keeps the tradition
alive with the help of the founder’s children
and grandchildren. His granddaughter,
Isabella, the singer and dancer of the group,
teaches the tarantella to the young men and
women of Capri, as well as some of the
most beautiful dances deriving from the
tarantella. One of the most typical is the
famous Tamburriata Nera which, in an
ecstatic climax of sounds and electrifying
rhythms, gets the spectators going and
reflects the true nature and real personality
of the people of Capri.
Scialapopolo’s performances last over three
hours and the line-up consist of from 18 to
40 people, including dancers, musicians and
singers. The group’s repertoire ranges
from the most well-known Neapolitan
ARCHIVIO SCIALAPOPOLO
▼

FOLKLORE
murriello”, I passi e i ritmi
della Tarantella
un piccolo sono frenetici
e coinvolgenti.
tamburo mu-
The steps
nito di sona- and rhythm
of the Tarantella
gli che emet-
are frenetic
te un tin- and irresistible.
tinnìo e un suono frammisto
quando viene colpito con la
mano. Il “triccaballacche”, uno strumento
composto di due martelletti di
legno muniti di dischetti di latta che
scorrono su un asse e colpiscono un
martelletto centrale e fisso. Il “putipù”,
un tamburo rudimentale perforato
al centro da una cannuccia, che
viene spinta a scatti provocando suoni
striduli o laceranti. Lo “scetavaiasse”,
un asse di legno che si appoggia alla
spalla come un violino e un canna dentata,
munita di dischetti di latta, che
percorrendo l’asse emette un suono
composito provocato dall’urto della
dentellatura sul legno e dal tintinnìo
dei dischetti.
Sono strumenti poveri, privi di un suono
melodico e di una musicalità, ma
dotati di un forte impatto evocativo e di
un fascino indiscusso. Strumenti capaci
di imporre ritmi e cadenze. La Tarantella,
così come il ballo di Sfessania
suo progenitore, non è altro che questo:
una serie di cadenze ritmiche e coinvolgenti
su cui si innestano figure di danza.
È l’immagine del popolo e dei suoi
costumi, delle sue imperfezioni e delle
sue passioni, del suo passato e del suo
presente. Un ballo che vive della sua
sacralità e delle sue tradizioni, come
quella che considera il tamburello, per
la sua forma e la sua qualità, il simbolo
26
del genitale femminile. Motivo per cui
lo strumento è suonato solo da donne e
bambini e mai da uomini.
Tradizioni che affondano le loro radici
nel tempo, che nascono nella leggenda,
rivivono nei racconti e vengono
tramandate fino ad oggi. La Tarantella
del Ventesimo secolo non
sarà mai come quella ballata dai greci
o dai capresi sotto la dominazione
spagnola. È un ballo che il tempo ha
ingentilito, che si è fatto folklore e bene
culturale. Ma nonostante ciò preserva,
ancora oggi, il fascino di un
tempo e quell’insolito richiamo all’istinto
e alla natura, troppo umano per
essere rinnegato.
■
Scialapopolo:
Spirit of the Tarantella
The Scialapopolo group was founded in 1933 by
Costanzo Spadaro. He passed the baton to his
nephew Costanzo, who upholds popular tradition by
making music and putting on a thrilling show. Setting
off from Capri, where the group originated and has
enjoyed its greatest success, the Scialapopolo
dancers and musicians have performed around the
globe. They have also wowed audiences across the
Atlantic, through Ingrid Bergman’s pirouettes and
charity galas for UNICEF. The group has virtually
toured the world but its throbbing heart is on Capri
where it gives captivating three-hour performances
featuring up to 40 dancers. Scialapopolo alternates
traditional Neapolitan songs with national and foreign
compositions, finishing with the eagerly-awaited
tarantellas. Listening to the group on Capri is like
touching the island’s soul, getting in tune with its
rhythms and reliving its traditions.
ARCHIVIO SCIALAPOPOLO
songs to foreign and national compositions,
and they always finish with tarantellas. This
dance expresses and encourages
participation, gaiety and rapture, all of which
are part of its atmosphere. The rhythm
builds up, the music crescendos and the
tarantella becomes the island’s theme
music.
A simple, basic melody generates so much
euphoria. The main instruments are four:
the tammurriello, a small tambourine with
bells that jingle, producing a combination of
sounds when it is struck with the hand. The
triccaballacche, an instrument composed of
two small wooden hammers fitted with small
tin disks, which slide along a bar and strike
a small hammer fixed in the middle. The
putipù, a rudimentary drum with a piece of
thin cane through the middle, which is
pushed at intervals, making strident,
piercing sounds. The scetavaiasse, a
wooden bar that is rested on the shoulder
like a violin and a toothed cane fitted with
small tin disks, which as it moves along the
bar produces a combination of sounds
created by the teeth as they hit the wood
and the jingling of the small metal disks.
These are rudimentary instruments that do
not produce melodic sounds or possess a
musical quality; nevertheless, they are
highly evocative and have an unmistakable
charm. They are instruments capable of
imposing a rhythm and a beat. The
tarantella, like the sfessania before it, is
simply this: a series of captivating rhythms
on which various dance figures are based.
This dance represents the people and their
customs, their faults and their passions,
their past and their present. It lives on
through its sacrosanct traditions, such as
the one that considers the
tambourine to be symbolic of
the female sexual organ, due
to its shape and its particular
quality. That’s why this
instrument is played only by
women and children, but never
men.
Traditions that go way back in
time, that are born from legend,
come alive in stories and are
handed down to the present.
The tarantella of this century
will never be like the one
danced by the Greeks or the
inhabitants of Capri under
Spanish rule. It is a dance that
time has softened, that has
become a part of folklore and
our cultural heritage.
Nonetheless, it still has its
original fascination and that
unusual appeal to the instincts
and to nature, which are too
human to be ignored.
■

JEWELS
Yu, ovvero “la pietra più
bella”. Questo è il nome
con cui in Cina viene
chiamata la giada,
la gemma che più di ogni altra è associata
alla civiltà del lontano
oriente, ai suoi riti, ai suoi misteri,
alle sue tradizioni. Gli antichi le attribuivano
grandi proprietà curative
28
La pietra verde, simbolo
di serenità e di saggezza,
è la protagonista
dei raffinati monili
firmati Grazia Vozza
di ROSSELLA FUNGHI
Sotto il segno
della giada
e la usavano per infondere coraggio,
saggezza, giustizia e misericordia.
Secondo Confucio possedeva undici
virtù tra cui la benevolenza, essendo
dolce e lucida; la fedeltà perché non
irrita mai la pelle e la sincerità perché
un difetto, nella giada, non si
nasconde mai.
Anche dall’altra parte del mondo,
Sopra, Grazia Vozza con
la sorella Marica.
Above, Grazia Vozza with her sister Marica.
nell’America precolombiana, la giada
era considerata una pietra-talismano
da Maya, Olmechi e Tolte-

A CAPRI
Grazia Vozza
è in via Li Campi, 22
tel. 081.837.40140
www.graziavozza.com
U. NATALIZIO
U. NATALIZIO
chi. E furono Cortes e i suoi conquistadores
a introdurla per primi
in Europa.
Nell’ultima collezione di gioielli firmati
Grazia Vozza la pietra verde è la
protagonista. Grandi medaglioni di
giada racchiusi in eleganti nastri d’oro
a griffes sono il punto focale di molti
gioielli. Le raffinate, preziose sculture
sono trattenute da fili di turchesi e di
corallo che in un contrasto di forme e
di colori danno vita a collane e bracciali.
Importanti e di grande impatto.
Più romantici i ciondoli a cestino dove
un intreccio di fili d’oro racchiude un
vaso fiorito inciso nella giada da cui
spunta una rosa rossa.
Accanto ai nuovi gioielli le borse del-
la linea “I passi” con nuove forme e
nuovi colori. Tutte caratterizzate dalle
tracolle preziose fatte di ambre,
turchesi, ebano e coralli che con un
gesto si trasformano in meravigliose
collane. ■
U. NATALIZIO
U. NATALIZIO
UNDER THE SIGN
OF JADE
by ROSSELLA FUNGHI
The green semiprecious stone
that symbolizes tranquillity
and wisdom is the hallmark
of the elegant necklaces
Yu, which means “the most beautiful
stone”, is the Chinese name for jade,
the stone that more than any other is
associated with the civilization of the Far
East, its rituals, its mysteries and its
traditions. The ancients attributed great
healing properties to this stone and used it to
instil courage, wisdom, justice and
compassion in the wearer. According to
Confucius it possessed 11 virtues, including
benevolence, since it is gentle and shining,
loyalty because it never irritates the skin, and
sincerity because a defect in jade is never
hidden.
On the other side of the world, in Pre-
Columbian America, jade was considered a
talisman by the Maya, Olmecs and Toltecs.
But Cortes and his conquistadores
introduced it in Europe.
This green semiprecious stone is the
hallmark of the latest jewellery collection
designed by Grazia Vozza. Large jade
medallions in a gold claw setting are the focal
point of many creations. These elegant,
sculptured gems are held in place by strings
of turquoise and coral whose contrasting
shapes and colours enliven necklaces and
bracelets alike. They are all eye-catching
creations that make a strong impact. More
romantic are the basket pendants made of
interwoven gold wire, enclosing a flowered
vase carved in jade holding a red rose.
The new line of jewellery is accompanied by
the “I passi” bags in new shapes and colours.
This year they are all shoulder-bags whose
handles are strings of amber, turquoise,
ebony and coral, which can be transformed
into magnificent necklaces with a wave of
the hand. ■
29

JEWELS
La ragazza
con l’orecchino
di perla.
Così è stata
definita Dorotea Liguori, prendendo a
prestito il nome di una famosa tela del
grande pittore Jean Vermeer. Le perle
hanno sempre contrassegnato il destino
di questa donna dall’apparenza fragile,
ma dalla natura forte e volitiva che traspare
dagli occhi a mandorla che testimoniano
le sue origini nel Paese del Sol
Levante. Dorotea, figlia di un grande
imprenditore italiano, Gennaro Liguori
di Torre del Greco, che fondò il suo impero
importando in Europa le perle coltivate,
continua sulle orme del padre
quel successo che l’ha portata ai vertici
della classifica delle donne manager più
importanti nel mondo. Il suo nome
30
È Dorotea Liguori l’imprenditrice di origine
giapponese che ha portato a Capri
i preziosi gioielli frutto della sua creatività
A CAPRI
D. L. è in via delle Botteghe,10
tel. 081.837.7845
www.liguorieco.com
info@liguorieco.it
di ANNA MARIA BONIELLO
La sign ra
delle perle
giapponese, Yaeko, che tradotto in italiano
significa “otto petali di ciliegio
selvatico” le è stato dato perché nella
cultura orientale indica che si può rinascere
per ben otto volte.
Dorotea-Yaeko, quasi a voler sottolineare
questa voglia di cambiamento
ha voluto includere Capri in una delle
tante località dove lei coltiva i suoi interessi
artistici, culturali e, perché no?,
anche imprenditoriali. E l’isola che l’ha
vista sempre al centro di grandi eventi e
protagonista di manifestazioni di beneficenza,
infatti Dorotea è presidente in
Italia di un’associazione a favore dei
bambini del Terzo Mondo la “Feed the
Children”, la riscopre oggi accorta titolare
e manager della gioielleria caprese

che ha aperto i battenti sulla caratteristica
via Le Botteghe, a
pochi metri dalla Piazzetta,
sede prescelta per la raffinata
boutique che ricorda nelle linee
e negli arredi lo stile minimalista
newyorchese. Nelle
vetrine e nelle bacheche di
cristallo sono esposte collane,
bracciali e monili in
perle preziose o raffinati
pendenti, collier e
orecchini di corallo
raro.
Gioielli dai nomi fantasiosi come
“Gocce di luce” o “Scintille di fuoco”
che quest’estate andranno ad impreziosire
gli eleganti capi dei personaggi
chic in vacanza sull’isola. Insieme ai
gioielli per nababbi anche un’infinita
gamma di pietre semipreziose da poter
indossare al mare, in barca o durante
il tempo libero per teenager e
ladies dal look casual e sportivo.
■
Dorotea Liguori e
alcune delle sue
raffinate
creazioni.
Dorotea
Liguori
and some of
her elegant
creations.
ARCHIVIO DOROTEA LIGUORI
THE PEARL
WOMAN
by ANNA MARIA BONIELLO
Dorotea Liguori, entrepreneur
of Japanese origin who has
brought her creative precious
jewellery to Capri
Dorotea Liguori has been called the girl
with the pearl earring, after the famous
canvas by the great painter Jean
Vermeer. The truth is pearls have always
marked the destiny of this woman, whose
delicate appearance belies the strong and willful
nature so clearly expressed in her almondshaped
eyes, proof that she comes from the
Land of the Rising Sun. Daughter of a
successful Italian businessman, Gennaro
Liguori from Torre del Greco, who founded an
empire by importing cultivated pearls into
Europe, Dorotea is carrying on her father’s
tradition of success, which has led her into the
top ranks of the world’s forty most important
women executives. She was given her
Japanese name, Yaeko (which translates into
English as “eight wild-cherry petals”), because,
according to the Oriental tradition, it suggests
the possibility of eight different lives. Almost as if
to highlight this desire for change, Dorotea-
Yaeko has chosen to include Capri among the
many places where she cultivates her artistic,
cultural and – why not? – business interests.
The island that has always seen Dorotea as a
leading figure in important events and charity
galas (in fact, she is Chairwoman of the Italian
branch of “Feed the Children”, an association to
help Third World children), is now discovering
that she is also the astute owner and manager
of her Capri jewellery shop, which opened on
the characteristic Via le Botteghe, only a few
metres from the Piazzetta – a choice spot for
the elegant jewellery shop whose design and
furnishings recall the New York minimalist style.
Precious pearl necklaces, bracelets and other
pieces, as well as tasteful pendants and rare
coral necklaces and earrings are on display in
the shop windows and glass showcases.
Jewellery with imaginative names like “Drops of
Light” or “Flashes of Fire” will add to the beauty
of the island’s chic visitors’ elegant attire.
Alongside pricey jewellery for the rich and
famous, there is also an endless range of pieces
with semi-precious stones for teenagers and
women into a more casual and sporty look to
wear on the beach, the boat or at any leisure
moment.
■
31

INTERIOR
Fiori e colori
Un mondo fiorito entra in casa
con le nuove collezioni
proposte da La Bagattella
Petali, corolle, boccioli,
ghirlande. Un bouquet fiorito
dai mille colori, un
mondo vegetale che da
sempre ha ispirato i designer nel creare
piatti, bicchieri, vasi e bottiglie è
protagonista della casa proposta da
La Bagattella.
Grande semplicità e disegni rubati alla
botanica nei pannelli in legno da appendere
in serie, mentre pennellate di
rosa si stendono sulle grandi tele a raffigurare
ortensie, peonie e ciclamini.
Anche la tavola si colora di motivi ornamentali
tratti dalla natura. Bordi
decorati con delicati motivi floreali a
toni pastello per i servizi di piatti in
porcellana che arredano una
tavola raffinata che può es-
34
di STELLA CHIODINI
sere “vestita” con le numerose tovaglie
proposte, in organza oppure in
shantung.
Assumono le forme di corolle fiorite anche
i colorati sottopiatti per rallegrare
la tavola. Sono realizzati in plastica ma
sembrano di ceramica e si possono trovare
in tantissimi colori. Ancora fiori o
motivi decorativi tratti dalla natura su
ciotole, tazze e vassoi.
E per chi i fiori li può raccogliere nel
proprio giardino per disporli ci sono vasi
per tutti i gusti. In ceramica
o in cristallo,
classici o dalle
linee più
moderne.
■
A COLOURFUL
BOUQUET
by STELLA CHIODINI
A host of flowers blossom in the
home with the new collections
proposed by La Bagattella
Petals, blossoms, buds, garlands.
Bouquets of a thousand colours and
the plant world that has always
inspired designers in creating plates,
glasses, vases and bottles, are the principal
elements in the home environment proposed
by La Bagattella.
Great simplicity and designs based on
botanical elements distinguish the wood panels
to be hung in sequence, while hydrangeas,
peonies and cyclamens are painted in delicate
shades of pink on large canvases.
Even table settings feature decorative motifs
inspired by nature. Sets of porcelain plates
edged with subtle pastel floral designs add a
touch of elegance to any table, especially when
offset by one of the many fine tablecloths in
organza or shantung.
Even the coloured underplates are flowershaped
to brighten up your table. They are
made of plastic but look like ceramic and come
in a host of different shades. Flowers and
motifs inspired by nature also decorate various
bowls, cups and trays. And for those who
can pick the flowers from their own
garden, there are vases in ceramic or
crystal, of classic or modern design,
to suit everyone’s tastes. ■
A CAPRI
La Bagattella
è in via Roma, 83
tel. 081.837.8707

PERCHÉ CAPRI
ARCHIVIO TRAPPETTI
Un film senza fine
incontro con LUCIA BOSÉ di CAMILLA CONTINI
Il tempo e il turismo hanno cambiato l’isola,
ma per Lucia Bosé rimane il luogo
dove vorrebbe trascorrere il resto della vita
Èun amore che non ha
mai conosciuto crisi,
quello tra Lucia Bosé e
Capri, e che ha portato
la vita della bellissima attrice ad intrecciarsi
indelebilmente con la storia
dell’isola. Il suo sguardo si perde
compiaciuto nell’immensità del mare
e nelle bellezze naturali del luogo
come fossero, ogni volta dopo tanti
anni, un dono rinnovato. La vita,
che ha portato lontano la Bosé dalla
sua passione giovanile, non ne ha
mai alleviato il desiderio di tornare.
I numerosi impegni in giro per il
mondo, compresa la direzione del
36
“Museo degli Angeli” da lei fortemente
voluto e realizzato in Spagna,
a Turégano, non le hanno mai impedito
di fare visita di nuovo alla “sua”
isola.
«I primi anni che venivo a Capri andavamo
a dormire nella zona del
Porto e facevamo degli interminabili
giri in barca. Capri è un’isola incredibile
e, ancora oggi dopo tanti anni,
resto convinta che vorrei finire la
mia vita qui».
Quando è iniziata questa sua passione?
«Avevo solo diciotto anni. Fui presa
da una sorta di incanto che ancora
resiste nel
tempo. Pen-
Una veduta aerea
sai che questo dei Faraglioni.
A sinistra, Lucia Bosé
era il posto con Dino Trappetti.
dove mi sa- Aerial view
of the Faraglioni.
rebbepiaciu- Left, Lucia Bosé
to trascorrere and Dino Trappetti.
il resto della
vita. Ai miei amici indicai un punto:
Tragara, dove la natura è forte e selvaggia
e il verde precipita dall’alto
della roccia giù fino al mare accanto
ai Faraglioni. Poi vennero il successo,
il matrimonio e la vita mi condusse
in Spagna, lontano dall’Italia e
da Capri. Ma a Capri tornavo, ogni
G. SIMEONE/SIME - SIE

“Non riesco a trovare un luogo che mi piaccia alla stesso modo”.
“I have been unable to find a place that I like as much.”
▼
anno, d’estate e appena potevo, per- nata da questo posto. C’era poca era creato un ambiente veramente
ché era sull’isola che trovavo il mio gente e tutti gli anni, ad agosto, ve- stimolante. Ricordo che andavamo
rifugio e la quiete».
nivo a trascorrere le mie vacanze ca- da Assunta, che possedeva una pen-
Com’era la Capri di allora?
presi. L’isola era piena di americani, sione e passavamo gran parte della
«Fin dall’inizio sono rimasta affasci- di scrittori, di uomini di cultura. Si giornata ai Faraglioni. Io non
37

PERCHÉ CAPRI
amo il sole, ma ai Faraglioni non mi
stancavo mai».
Quelli che ritrova oggi sono gli
stessi posti di allora o la vecchia
Capri ha lasciato spazio alla
nuova?
«Le mie vacanze sono sempre Capri.
Dopo tanti anni, non solo non mi sono
stancata, ma non riesco a trovare un
luogo che mi piaccia allo stesso modo.
Devo dire, però, che il tempo ha cambiato
anche questo posto magnifico.
Adesso il turismo di massa ha conquistato
l’isola, soprattutto quello giornaliero
di chi arriva al mattino e se ne
va la sera. A volte mi sembra un’inva-
sione che molto spesso lascia alle sue
spalle sporcizia e degrado».
Se Capri è così cambiata, cosa è rimasto
delle sue più antiche tradizioni,
come il suo famoso artigianato?
«L’artigianato di una volta è scomparso.
Quello dei costumi, dei sandali,
delle ceramiche rimane solo in piccola
parte, mentre le grandi griffe hanno
sostituito le piccole botteghe. Questo,
però, non è un problema solo di Capri,
ma del mondo intero».
Come trascorre, oggi, le sue giornate
sull’isola?
«Mi alzo presto, esco e faccio una lunga
passeggiata. Vado in Piazzetta a prendere
il caffè e do’ un’occhiata
ai negozi. Alle volte,
però, mi piace rompere la
monotonia e allora affitto
una vespa e mi metto a girovagare
per le stradine al
di fuori del centro e del
caos. Conduco una vita
semplice, dai ritmi equilibrati
e scanditi dai tempi
della normalità. Amo molto
passeggiare e quando
sono qui mi piace salire
sul Monte Tiberio dove resto
sempre affascinata,
non solo dalla bellezza
della natura, ma anche
dall’alone di storia che
E. ROBERT/CORBIS SYGMA - CONTRASTO
▼
Lucia Bosé con uno
dei dipinti che hanno per
tema gli angeli e che sono
esposti nel Museo
di Turégano, in Spagna.
Lucia Bosé with one
of the paintings of angels on
display in the Museo
di Turégano in Spain.
A NEVER-ENDING
STORY
Interview with LUCIA BOSÉ
by CAMILLA CONTINI
Time and tourism have
changed the island,
but Capri is still the place
where Lucia Bosé
would like to spend
the rest of her life
Lucia Bosé’s love affair with Capri
has never been on the rocks, and as
a result the beautiful actress’s life
has become inseparable from that of the
island. She gazes contentedly at the vast
sea and the magnificent scenery as if, after
all these years, she were seeing them for
the first time.
Lucia Bosé’s career took her far away from
Capri, the passion of her youth, but it never
stopped her wanting to return. Her many
commitments throughout the world, including
the directorship of the Museo degli Angeli
that she herself created in Turégano in
Spain, have never prevented her from coming
back to her island.
“In the early years we used to stay down in
the port area and go for endless boat trips.
Capri is a remarkable island and, after all
these years, I still want to live here for the
rest of my life.”
When did you fall in love with Capri?
“I was just eighteen. It was like falling under
a spell that has never been broken. I felt
that this was the place where I would like
to spend the rest of my life.
I pointed out the exact spot to my friends:
Tragara, where nature is wild and untamed
and the greenery plunges down from the
high rocks to the sea near the Faraglioni.
Then I became a success, married, and my
destiny took me to Spain, far from Italy and
Capri. But I used to return to the island
every year in the summer whenever I could,
because it was my refuge and I found
peace here.”
What was Capri like in those days?
“I have always been fascinated by this
place, from the very beginning.
There weren’t so many people then and I
used to come and have my Capri holiday
every August.
Nevertheless, there were a lot of
Americans, writers and intellectuals. The
atmosphere was really stimulating. I
remember we used to stay at Assunta’s
pension, and spend most of the day at the
Faraglioni. I’m not fond of the sun, but I
never used to tire of the Faraglioni.”
Do those old haunts still exist or has the
old Capri given way to the new?
▼

■
■
“Capri is always Capri. After so many
years, I have never grown tired of it, nor
have I been unable to find a place that I
like as much. I must say, however, that
time has brought changes also to this
marvellous place. Now mass tourism has
taken over the island, especially those
day-trippers who arrive in the morning and
leave in the evening. There are times
when it seems like an invasion that very
often leaves litter and ruin in its wake.”
If Capri has changed so much, what is
left of its oldest traditions, such as its
famous handicrafts?
“The early handicrafts have disappeared.
The bathing costumes, sandals and
ceramics are still made in small quantities,
while the big labels have replaced the small
shops. This is not only a problem that
concerns Capri, but the whole world.”
How do you spend your days on the
island nowadays?
“I get up early and go out for a long walk.
I have coffee in the Piazzetta and then look
at the shops. Sometimes, I like to break my
routine by renting a motor scooter and
driving along the narrow roads free from
traffic and chaos. I lead a simple,
balanced, life, living at a normal pace. I
love walking and when I am here I like to
climb Monte Tiberio which always
fascinates me, not only because of the
scenic beauty, but all the history that the
si sprigiona dai «La Piazzetta, seggiate. Ogni scusa è buona per usci- ruins of the imperial villa conjure up. Up
resti della villa
imperiale. Lassù,
rifletto sull’esilio
via Le Botteghe
e Tragara sono
i luoghi che frequento
più volentieri»
dice Lucia Bosé.
re e rientrare. Comprare un giornale
può diventare l’occasione per camminare
per oltre 10 chilometri».
there, I reflect on the voluntary exile of a
man who led the world and chose to spend
the rest of his life here, perhaps bewitched
by this magical island.
For some time now, I’ve also been
volontario di un
uomo che guida-
“The Piazzetta,
Via Le Botteghe and
Tragara are
Quali sono i suoi luoghi preferiti?
«È difficile eleggere un luogo piutto-
spending the occasional week at the Capri
Beauty Farm at the Hotel Palace, the only
place where I can relax completely and
va il mondo e
the places that
attract me the most,” sto che un altro. Capri è un’isola fan-
regain my energy.”
Would you say that you prefer walks on
che, per sua scel-
confesses Lucia Bosé.
tastica anche se la Piazzetta, via Le Capri to the sea?
“The sea is wonderful, but I just love
ta, forse avvinto dal fascino di quest’i- Botteghe e Tragara sono i posti che walking. You can find any excuse to leave
sola magica, decise di trascorrervi il re- frequento più volentieri».
the house or return. You can go out to buy
the paper and wind up going on a 10km
sto della sua vita. Da un po’ di tempo, Quando lascia l’isola, qual è l’im- hike!”
Which are your favourite places?
poi, mi capita spesso anche di passare magine che si porta dentro?
“It’s difficult to choose one rather than
una settimana alla Capri Beauty Farm I Faraglioni che con la loro muta
another. Capri is a fantastic island,
although the Piazzetta, Via Le Botteghe
del Palace Hotel, l’unico posto dove rie- maestà sembra vogliano difendere l’i- and Tragara are the places that attract me
sco a trovarmi in completo relax e a resola da chissà quali assalti. E poi quei
the most.”
When you leave the island, which image
cuperare le energie perdute».
colori e quegli effetti di luce, quasi so-
do you take with you in your heart?
“The Faraglioni which, in their silent
Possiamo dire che lei preferisce la prannaturali, che non sono mai gli majesty, seem to want to defend the island
Capri delle passeggiate piuttosto stessi ma mutano ad ogni ora del gior-
from all assailants. Then there are all those
colours and the play of light, which seem
che quella del mare?
no donando al luogo una magia che almost unreal, are never the same and
change at every hour of the day, creating
«Il mare è splendido, ma adoro le pas- non ha eguali». a magic beyond compare.”
40
U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM

WELLNESS
Si fa presto a dire relax. Peccato
che rilassarsi sia spesso
un’impresa. Ad aiutarci
un’antichissima arte giapponese
frutto di quattromila anni di medicina
e filosofia orientale, lo shiatsu.
Letteralmente shiatsu significa “pressione
digitale” ed è appunto attraverso
la “pressione” che si stimola la circolazione
sanguigna e il flusso linfatico, si
agisce sul sistema nervoso allentando
la tensione muscolare e sollecitando la
capacità di autoguarigione del corpo.
Al pari dell’agopuntura lo shiatsu agisce
sul sistema energetico del corpo,
utilizzando i canali di energia collegati
42
Lo staff del Centro Shiatsu è attivo in numerose strutture dell’isola.
Nella pagina accanto, Laura Belletti con un gruppo di operatori.
The Centro Shiatsu staff work in many centres on the island.
Opposite, Laura Belletti in a group photo.
Un nuovo benessere
Con l’antica arte dello shiatsu si possono alleviare malesseri e
dolori quotidiani e ritrovare l’equilibrio psicofisico. Anche a Capri
di ROSSELLA FUNGHI
con il funzionamento degli organi interni
e della nostra armonia emozionale,
psicologica e spirituale. Grazie alla
digitopressione vengono eliminati
“sbarramenti” come muscoli tesi e zone
rigide, e le articolazioni diventano
più mobili.
Da qualche anno anche a Capri è possibile
ricevere trattamenti shiatsu grazie
all’iniziativa di Laura Belletti, una
donna piena di idee, solare, ottimista,
che adora stare a contatto con le persone
e, soprattutto, ama lo shiatsu. Titolare
di un Centro Shiatsu nel cuore di
Roma, Laura ha portato a Capri un affiatato
team formato da operatori alta-
mente qualificati provenienti dalle migliori
scuole italiane. Da giugno a settembre
lo staff del Centro Shiatsu è
operativo in numerosi hotel, palestre,
centri sportivi e stabilimenti balneari
dell’isola. Basta una telefonata ed è
possibile prenotare un trattamento
shiatsu in una delle molte strutture
convenzionate contraddistinte dall’inconfondibile
marchio oppure direttamente
presso il proprio domicilio. E
con le abili pressioni degli operatori
del Centro Shiatsu i muscoli si rilasserano,
i dolori diminuiranno, le tensioni
nervose si allenteranno e si ritroverà
l’equilibrio, del corpo e della mente.
■

A NEW SENSE
OF WELL-BEING
by ROSSELLA FUNGHI
The ancient art of shiatsu
relieves daily pains
and discomforts and helps
re-establish a healthy
balance between mind
and body. Also on Capri
It’s easy to say “relax”. What a pity
that relaxing is often such an
effort. But we can get help from
the ancient Japanese art of shiatsu, the fruit
of four thousand years of Oriental medicine
and philosophy.
Literally, shiatsu means “finger pressure”. It is
in fact through “pressure” that blood and
lymphatic circulation is stimulated and the
nervous system acted upon, thereby loosening
muscular tension and increasing the body’s
ability to heal itself. Like acupuncture, shiatsu
acts on the body’s energetic system, using
energy channels connected to the functioning
of internal organs and to our emotional,
psychological and spiritual harmony. Thanks to
finger pressure, “blocks” such as tense
muscles and rigid zones are eliminated and
joints can move more freely.
For some years now it has been possible to
receive shiatsu treatment on Capri, thanks to
the initiative of Laura Belletti – a woman with a
sunny disposition who is full of optimism and
ideas, loves being with people and, above all,
is a firm believer in shiatsu. The owner of a
Shiatsu Centre in the heart of Rome, Laura has
brought to Capri an experienced team of highly
qualified masseurs from the best schools in
Italy. From June to September, the Shiatsu
Centre staff will be offering their services in
numerous hotels, gyms, sports centres and
bathing establishments on the island.
All you have to do is call to make an
appointment for a shiatsu session in one of
the many participating structures that carry
the unmistakable trademark, or alternatively,
in your own home. As a result of the
pressure skilfully applied by the Shiatsu
Centre masseurs, muscles relax, pains
diminish, nervous tension is released and a
healthy balance between mind and body
is restored.
■
Le strutture convenzionate
I trattamenti
shiatsu
possono essere
prenotati
in hotel,
direttamente
alla hall, oppure
telefonando
alla struttura
convenzionata
o al call centre
335.1286139
sempre attivo
Shiatsu sessions
can be booked
directly at your hotel
reception,
or by calling
the participating
structure or non-stop
call centre at
335/1286139
www.centroshiatsulaurabelletti.com
CAPRI
HOTEL ‘A PAZZIELLA****
Via Fuorlovado, 36
tel. 081.837.0044
HOTEL LA RESIDENZA****
Via F. Serena, 22
tel. 081.837.0833
▲
▲
HOTEL MAMELA****
Via Campo di Teste, 8
tel. 081.837.5255
HOTEL SYRENE****
Via Camerelle, 51
tel. 081.837.0102
HOTEL VILLA SAN FELICE***
Via Li Campi, 13
tel. 081.837.
HOTEL CANASTA***
Via Campo di Teste, 6
tel. 081.837.0561
HOTEL GATTO BIANCO***
Via Vittorio Emanuele, 32
tel. 081.837.0203
HOTEL LA FLORIDIANA***
Via Campo di Teste, 16
tel. 081.837.0166
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Via Tuoro, 11
tel. 081.837.7517
RESIDENZA TIBERIO
Via Croce, 11
tel. 081.838.9548
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Via Fuorlovado, 4
tel. 081.837.5751
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INTERNAZIONALE
Via Roma, 45
tel. 081.837.0485
▲
FARMACIA QUISISANA
Galleria Gaudeamus
tel. 081.837.0185
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LA CANZONE DEL MARE
Via Marina Piccola
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Via G. Orlandi, 54
tel. 081.837.1000
HOTEL BOUGANVILLE***
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CASA CAPRILE***
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tel. 081.837.3222
PALESTRA MEN’S SANA
Via G. Orlandi, 154
tel. 081.837.3148
CENTRO SPORTIVO
CAPRI SPORTING CLUB
Via G. Orlandi, 6
tel. 081.837.2612
43

GOURMET
Dall’insalata caprese alla
torta caprese, una metafora
circolare vichiana.
L’inizio e la fine di un pasto
oppure, con i tempi che corrono, il
grande successo di uno spuntino a
pranzo e di un piacevole intermezzo pomeridiano
in Piazzetta. Il giorno e la sera,
il mare e il bosco, la velocità e la lentezza,
la semplicità e la complessità, l’estate
e l’inverno. Tutto nell’isola.
Mozzarella e pomodoro sono un perfetto
effetto di fusion ma dopo secoli di indifferenza
hanno potuto celebrare il loro
matrimonio solo all’ombra del Vesuvio,
terra di commerci frenetici strillati,
44
Il sapore acidulo
del pomodoto
contrasta bene
con il grasso
del formaggio e,
in particolare,
della mozzarella.
The sharp tomato
flavour counteracts
the richness of the
mozzarella cheese.
SIME - SIE
I segreti della caprese
di LUCIANO PIGNATARO
Pomodoro, mozzarella e basilico.
Tre semplici ingredienti per dare vita a un piatto
da manuale. Con qualche accorgimento
imbrogli, scambi e piccoli colpi messi a
segno per guadagnarsi la giornata. Terra
di bufali e di pomodoro.
In verità l’amore a tavola li vede insieme
in tutte le stagioni, quando sono
consumati freschi, appena scottati sulla
pizza, oppure con la pasta alla sorrentina.
Ma persino le grandi multinazionali
del gusto piallato e indecente giocano
spesso ad abbinare quel che resta di un
pomodoro trattato alla loro maniera e
l’idea di mozzarella dalle origini industriali
misteriose. E questo abbinamento
prosegue fino alla fine, quando un
pomodoro secco ben si abbina nelle ricette
ad un formaggio stagionato.
Il motivo di questo amore a
prima vista è molto semplice,
l’acido del pomodoro venuto
dalla lontana America, inizialmente
considerato velenoso e
poi usato come pianta ornamentale,
ben contrasta con il
grasso del formaggio e della
mozzarella in particolare. Infine il basilico,
anche grazie al suo effetto mediterraneo,
rilassante, soddisfa il naso, lo distrae
e pulisce il palato. Mangiati separatamente,
la mozzarella e il pomodoro
possono stancare, arriva il momento di
dire basta. Insieme invece sono un piatto
da manuale, rotondo, ed è in questa

▼
autoreferenzialità anche la difficoltà di me di gastronomie nazionali. Dalla fa-
Novecento proprio a Capri l’insalata
di pomodoro e cacio, non possiamo
parlare ancora di mozzarella,
sale alla ribalta mediatica grazie
alla circolazione nei vicoli dell’Isola
di un gran numero di intellettuali,
sfaccendati, ricchi e curiosi
sfornati da tutto il mondo occidentale
e giunti qui in cerca di
azzurro per sfuggire alla depressione
delle loro città moderne e
grigie. Nasce così la “caprese”,
uno stile esistenziale di vita a tavola
quando ancora non c’era
l’ossessione moderna delle calorie,
piaceva anche agli inventori della
cucina futurista in guerra con la
pasta. Il piatto, un crudo ante litteram,
stacca dalle cotture lunghe,
il sapore è semplice ma complesso,
intenso, persistente, ed è
sicuramente una delle scoperte del
Ventesimo secolo, semplice e importante
come quella della ruota,
talmente naturale da pensarla
eterna, creata dal Signore assieme
a tutto il resto.
Passano i decenni e con il turismo
di massa la caprese cessa di essere
un piatto cru di Capri e della
Campania per diventare patrimonio
di tutti, un modo per sognare
il Mediterraneo anche quando si è co-
abbinamento col bicchiere: qualsiasi vime metropolitana lunga cinque secoli e stretti ad un panino rapido nelle strade.
no rompe infatti l’equilibrio perfetto dalla grandezza di un’aristocrazia abi- Il boom nella ristorazione pubblica,
raggiunto da questa fusion artigianale, tuata a scialare sono nati i piatti nazio- persino negli infernali grill autostradali
vera e non cerebrale.
nali e la margherita con i tre colori del e aeroportuali dove la biodiversità è
Difficile immaginare l’Italia senza la cuore risorgimentale ne è l’esempio pla- bandita in nome dell’asetticità e del
Toscana, ma la cucina italiana senza la stico.
profitto, arriva così negli ultimi quindi-
tradizione partenopea sarebbe un insie- Si diceva del matrimonio. All’inizio del ci anni quando al pomodoro viene
G. SIMEONE/SIME - SIE
45

GOURMET
affiancato non più o non solo il fiordilatte
ma la mozzarella di bufala, il latticino
a pasta filata da sempre presente nell’Aversano
e nella Piana di Paestum che
però conosce il successo solo dopo il conseguimento
della dop, verso la seconda
metà degli anni Ottanta. Una novità anche
per Capri e per gran parte della
Campania, abituata al fiordilatte. Il lat-
te di bufala è più
La “caprese”
è una semplice
saporito, più vero insalata ormai nota in
tutto il mondo.
e interessante, di
quello di mucca e The Caprese salad
is a simple dish
la mozzarella, il famous the world
over.
nome deriva da
una fase della lavorazione, quando cioè
il casaro “mozza” la pasta per dare forma
al latticino, è più forte delle imitazioni
industriali. È successo insomma proprio
come il limoncello: la grande industria
ha provato a riprodurla, ma la sua
46
unicità è nell’essere un prodotto di terroir,
artigianale, e il consumatore attento
non si è lasciato abbindolare facilmente
quando con il termine mozzarella
sono stati indicati anche altri tipi di formaggi
a pasta filata.
THE SECRETS
OF THE CAPRESE
by LUCIANO PIGNATARO
Tomato, mozzarella and basil.
Three simple ingredients and a
few tips to create a classic dish
▼
Quali i segreti di una buona caprese?
Ognuno ha i suoi, ma noi abbiamo con-
From the Caprese salad to the Caprese
tart – a circular metaphor worthy
of De Vico. The beginning and the
vinzioni non facilmente confutabili. In end of a meal or, in faster-moving times, a
great recipe for a light lunch or a pleasant
primo luogo la mozzarella afternoon snack in the Piazzetta. Day and
deve essere grande, un
night, land and sea, fast-paced or leisurely,
simplicity and complexity, summer and win-
pezzo da almeno mezzo ter – it’s all there on the Island.
chilo perché la qualità del
Mozzarella and tomato create a perfect
fusion effect but after centuries of
sapore è direttamente pro-
indifference they have managed to
celebrate their marriage only in the shadow
porzionale alle sue dimen- of Vesuvius, where buying and selling is a
sioni. Può sembrare strano
noisy bustling business: tricks, barter and
small victories scored in earning one’s daily
o maniacale, ma è lo stesso bread in the land of buffaloes and tomatoes.
Food lovers can find them together in all
motivo per cui lo stesso seasons, when they are eaten fresh, barely
prosciutto regala sensazio-
cooked on pizza, or with pasta alla
sorrentina. But even the big multinationals
ni diverse se tagliato a fet- with their shockingly poor ideas of taste
te sottili o doppie. Sono
often play at combining what remains of a
tomato after they have processed it and the
sfumature che gli hilteriani
shadow of a mozzarella produced by some
mysterious industrial process. The
pazzi delle multinazionali combinations are many, right up to the
del gusto non potranno
extreme case of dried tomatoes that go so
well in recipes with mature hard cheeses.
mai capire fino in fondo. I The reason for this love at first sight is very
simple: the acid of the tomato brought from
bocconcini, per capirci, the distant Americas, initially considered
non sono indicati. Poi il
poisonous and then used as an ornamental
plant, contrasts well with the fat in cheese,
pomodoro non deve essere especially mozzarella cheese. The relaxing
Mediterranean effect of basil satisfies the
né acerbo, né troppo maturo: deve avere nose, distracts and cleans the palate. Eaten
cioè il sugo ma conservare una certa
separately, we quickly tire of mozzarella
and tomato and say enough. But together
consistenza sotto i denti. Va tagliato con they make for a perfectly balanced dish,
un po’ di anticipo, deve perdere il fasti-
and the problem of what to drink with it
arises from this self-referential quality:
dioso freddo del frigorifero, l’obitorio
whatever wine you choose upsets the
perfect balance of this simple but authentic
del cibo, va salato leggermente e girato and most uncerebral fusion.
in una zuppierina per far cacciare il su-
It is difficult to imagine Italy without
Tuscany, but Italian cooking deprived of the
go. Se volete, ma non è necessario e a me Neapolitan tradition would be reduced to a
group of national cuisines. From this city
non piace perché ruba un po’ la scena in with its centuries-old reputation for being
bocca, si aggiunge un filo di olio extra-
hunger-stricken and the greatness of its
aristocracy used to squandering its wealth
vergine d’oliva. Quando è venuto il mo- come Italy’s national dishes, especially the
exemplary Margherita with its three
mento di mettere insieme l’insalata, colours that hark back to the
SIME - SIE
▼

GOURMET
il sugo del pomodo- Un piatto che basa
il suo successo
ro e il latte della sulla qualità
degli ingredienti.
mozzarella servono
This salad
a legare il piatto e is so popular
anche in questo ca-
because
of its quality
so serve il giusto ingredients.
mezzo: la ricetta non vuole essere né
asciutta né però i pezzi devono galleggiare
nel liquido. Infine è il momento del
basilico, tagliato rigorosamente a mano
e non con il coltello perché rischiate di
rovinate il tutto. Non va mai sostituito
con l’origano che è troppo invasivo, per
questo sta bene con il solo pomodoro ma
in un abbinamento così equilibrato e
perfetto diventa primo attore. Da consumare
dopo un quarto d’ora, senza pane.
Sono contrario all’olio d’oliva e, a maggior
ragione al pepe, alle olive e a tutte le
altre varianti, perché il vero segreto della
caprese è l’esaltazione della freschezza
dei prodotti, il loro stare insieme è
una reciproca compensazione naturale e
il buongustaio gode del pomodoro di orto
come della creazione del bravo casaro
nello stesso momento.
48
■
Risorgimento. But we were talking about
marriage. At the beginning of the twentieth
century Capri’s tomato and cheese salad
(mozzarella was not yet in use) came into
the limelight thanks to the large number of
idle, rich and curious intellectuals wandering
the lanes and byways of the island. They
had arrived from all corners of the Western
world looking for a patch of blue to escape
their depressingly grey modern cities. And
so the “Caprese” was invented, an
existential eating style when there was as
yet no modern obsession with calories. The
inventors of the futurist cuisine waging war
on pasta also liked it. Based on uncooked
ingredients before raw food was fashionable,
the Caprese marked a break with long
cooking times. The flavour is simple but
complex, intense, persistent, and surely one
of the discoveries of the twentieth century,
as simple and important as the wheel,
seeming so natural as to have always
existed, created by God along with
everything else.
As the decades passed and mass tourism
arrived the Caprese was no longer exclusive
to Capri and Campania but belonged to
everyone. It became a way of dreaming
about the Mediterranean, even when you
only had time to grab a sandwich on the
move. The past fifteen years has seen a
boom in public catering that has spawned
infernal motorway restaurants and airport
cafés where biodiversity is banned in the
name of clinical décor and profits. And the
tomato is no longer, or not only, coupled with
fiordilatte (cow’s milk mozzarella) but
mozzarella di bufala (buffalo milk). The
home of this cheese made from spun curds
has always been in the Aversano and the
Plain of Paestum, but it only became famous
J. B. HALL - ZEFA ROMA
designation or origin (DOP – denominazione
di origine protetta) in the mid 1980s. This
marked a new departure for Capri and much
of Campania, where they had been used to
Fiordilatte. Buffalo milk has more flavour, is
more authentic and interesting than cow’s
milk. Mozzarella (its name derives from a
stage in the cheese-making process when
pieces are broken off or “mozzati” from the
main mass of curds), was more than able to
withstand the industrial imitations. It was the
story of limoncello all over again: industrial
concerns tried to reproduce it, but its unique
character lies in the fact that it is a local
product produced on a small-scale, and the
discerning consumer was not to be taken in
so easily when other types of “strung
cheese” were called mozzarella.
What is the secret of a good Caprese?
Everyone has his or her own special tips, but
we have a few principles that are difficult to
refute. In the first place the mozzarella has to
be big – at least half a kilo – because the
quality of the flavour is in direct proportion to
its size. It may seem strange or obsessive,
but it is similar to the argument about the
flavour of prosciutto varying according to
whether it has been cut double-thick or wafer
thin. These are nuances the crazy food
multinationals will never really fully
understand. And no, bocconcini (miniature
mozzarellas) just won’t do. The tomatoes
must be neither too sharp nor over-ripe: they
should be juicy but the flesh should be firm
when you bite into it. They should be
prepared in advance and given time to lose
the awful chill of the fridge, which is death to
food. They should be lightly salted and mixed
in a small bowl to release their juices. If you
want, but it isn’t necessary and I personally
don’t, because the flavour can be a bit too up
front in your mouth, you can add a trickle of
extra-virgin olive oil. When the time comes to
put the salad together the tomato juices and
mozzarella milk help to bring together the
flavours in the dish. Here too, the right
balance is important: the dish should be not
be too dry, but nor should it be swimming in
liquid. Finally it is time to add the basil, which
must be torn by hand and not chopped with a
knife or you risk ruining everything. It should
never be replaced with oregano which is too
overpowering. Oregano is fine with tomatoes
on their own but in such a balanced and
perfect combination it tends to overpower the
other flavours. It should be eaten, without
bread, after it has been left to stand for fifteen
minutes. I am against using olive oil and even
more against the addition of pepper, olives
and all the other variations, because the true
secret of the Caprese is the freshness of the
ingredients. The combination of flavours in
the freshly-picked tomato and the master
cheese-maker’s produce make for a
natural and perfect balance.
after the introduction of the protected ■

GOURMET
Una vacanza golosa
Nella pagina accanto,
la terrazza
di “Capri Dolce Vita”
dalla quale si può godere
di uno splendito panorama.
Opposite,
the “Capri Dolce Vita”
terrace with its wonderful
D’ANIELLO
panorama. U.
Con Capri Dolce Vita alla scoperta delle bellezze dell’isola
e delle antiche ricette di STEFANIA PIOMBI
Caciotta, fior di latte e mozzarella
di bufala. Ma anche
pezzogne, totani e capretto.
E poi pomodori pieni della
luce del sole, melanzane, zucchine, peperoni
e limoni. I sapori della terra e i
profumi del mare sono celebrati nei
piatti tipici della cucina isolana: cianfotta,
fiori di zucca fritti, pizza, pesce “all’acqua
pazza”, ravioli con sugo di pomodoro
fresco e la famosa torta caprese.
Il tutto accompagnato da un calice di
Falanaghina, di Aglianico o di Greco di
Tufo. Ma perché godere di queste delizie
solo a Capri? Perché non imparare a cucinarle?
Un modo nuovo di vivere una vacanza
a Capri è quello proposto da Capri Dolce
Vita alla scoperta delle bellezze dell’isola
ma anche, e soprattutto, dei suoi
50
sapori. “Dolce Vita Vacation” e
“Cooking in Capri” sono le due proposte
di soggiorno per i viaggiatori buongustai
che desiderano imparare le ricette
che rappresentano al meglio l’antica
tradizione gastronomica di Capri. “Taste
of Capri” è invece il programma su
misura per coloro che vogliono aggiungere
una divagazione gastronomica a
un soggiorno caprese.
Si dorme in uno dei selezionati hotel
proposti dai pacchetti “all included” e
la mattina tutti dietro ai fornelli. In una
grande cucina attrezzatissima si possono
imparare le ricette della gastronomica
caprese sotto la guida dello chef Luciano
La Via e lo sguardo attento di
Elisabeth e Massimo Catuogno, i due
gentilissimi anfitrioni di Capri Dolce Vita.
Fuori, un orto profumato di aromi
dove stanno crescendo viti e ortaggi che
raccolti freschi ogni giorno, saranno
presto utilizzati per dar vita ai saporiti
piatti che si potranno gustare sulla bella
terrazza fiorita nella tranquillità della
Piana delle Noci.
Molte anche le escursioni gastronomiche
proposte da Capri Dolce Vita tra le
quali una gita in barca fino a Nerano
con una sosta golosa al ristorante Quattro
Passi per assaporare le proposte
dello chef Tonino Mellino che spesso è
sull’isola azzurra per gli ospiti di Capri
Dolce Vita.
I pomeriggi si alternano fra tempo libero,
passeggiate storiche e naturalistiche,
degustazioni di formaggi e di vini.
Per conoscere i bouquet di quelli isolani,
ad esempio, una visita alla cantina
La Caprense di Giovanni Colavecchia

per assaggiare i bianchi e i rossi doc.
A sera si cena in alcuni dei migliori ristoranti
dell’isola. Da Aurora per la
rinomatissima pizza, ai Bagni di Tiberio
per i piatti di pesce appena pescato,
da Gelsomina alla Migliera per
il coniglio alla cacciatora o il pollo al
mattone. E ancora Al Grottino per le
specialita di pesce o alla Torre Saracena
per gustare la pasta con zucca e
gamberi preparata dallo chef Domenico.
Poi tutti in taverna, magari alla
Lanterna Verde di Anacapri, tornata
da qualche anno ad essere protagonista
delle serate capresi.
Insomma, una vacanza indimenticabile
all’insegna della “dolce vita” per portare
via dall’isola azzurra un felice ricordo
e tante ricette. ■
A HOLIDAY
FOR BONS VIVANTS
by STEFANIA PIOMBI
Discover the island’s attractions
and its traditional recipes with
Capri Dolce Vita
Caciotta, fior di latte and buffalo mozzarella
cheeses. Local pezzogne fish and totani
(a kind of calamaro particular to the Bay
of Naples) and kid goat. Sundrenched
tomatoes, eggplants, zucchini, peppers and
lemons. The simple flavours of the earth and the
bounty of the Mediterranean sea are celebrated
in the typical island cuisine in dishes like
cianfotta (spring vegetable casserole), fried
zucchini flowers, Neapolitan pizza, poached fish
with cherry tomatoes, cheese ravioli in fresh
tomato sauce and the famous Torta caprese
(almond and chocolate cake) served with local
Falanghina, Aglianico or Greco di Tufo wine.
Why stop enjoying these delicacies once your
Capri vacation is over? Why not learn how to
make them yourself?
Capri Dolce Vita offers a new way of vacationing
in Capri and discovering the attractions it holds
in store, first and foremost of which are its rich
flavours. “Dolce Vita Vacation” and “Cooking in
A CAPRI
Capri Dolce Vita
Via Dentecala, 19, tel. 3343672794
www.capridolcevita.com
Capri” are two holidays for
gourmet travellers who
want to experience Capri
through its gastronomic
pleasures and historic
traditions. “Taste of Capri”
and made to order
programmes are for
anyone who wants to add
a delicious diversion to
their independent Capri
holiday.
All-inclusive holidays start
with your choice from a
large selection of hotels.
Mornings are spent with
your sleeves rolled up in
the large super-equipped
kitchen, where you learn
local recipes under the
guidance of chef Luciano
La Via and the watchful
eyes of Massimo and
Elisabeth Catuogno, the
two charming hosts of
Capri Dolce Vita. Outside,
in a kitchen garden fragrant with all manner
of herbs, vegetables and grapevines,
produce for the lesson is being grown.
Picked fresh each day, they are used to
create the delicious recipes you will soon be
enjoying on the lovely flowered terrace in
the peace and quiet of Piana delle Noci.
Capri Dolce Vita also offers a wide choice of
gastronomic excursions, including a boat trip
to Nerano with a gourmet stopover at the
Michelin starred restaurant Quattro Passi to
savour the creations of chef Tonino Mellino,
who also comes to Capri to impart his culinary
secrets to guests of Capri Dolce Vita.
Afternoons alternate between walks to
places of historical and natural interest with
wine and cheese tasting trips. For instance,
to introduce you to the bouquets of the
island’s wines there is a visit to Giovanni
Colavecchia’s La Caprense wine cellar,
where you can taste both red and white
DOC wines.
In the evenings you are welcomed at some
the best restaurants on Capri. From Aurora
for its famous pizza, to Bagni di Tiberio for
fish straight from the sea, Gelsomina at the
Migliera for rabbit alla cacciatore or chicken
under a brick, Al Grottino for the fish
specialities and Torre Saracena for chef
Domenico’s famous pasta with prawns and
squash. Then on to a tavern – perhaps the
Lanterna Verde in Anacapri – which has
made a comeback as a favourite nightspot
for live music.
Indeed a memorable holiday in true Dolce
Vita style that will not only send you home
with unforgettable memories of the “Blue
Island”but a treasure trove of recipes as
well. ■
U. D’ANIELLO
51

PERSONAGGI
Nei primi anni Cinquanta,
dopo una guerra che aveva
sconvolto il mondo,
Capri tornava ad essere
Capri. Ad ogni stagione, come uccelli
migratori, da ogni parte vi giungevano
magnati dell’industria, scrittori, artisti,
celebrità del cinema, attricette in cerca
di fortuna, semplici persone ricche e annoiate
che cercavano di recuperare i
piaceri ai quali avevano dovuto rinunciare
per troppo tempo. Si fermavano
per lunghi periodi e invadevano la Piazzetta
e le ripide stradine che si inerpicavano
per l’isola, alla conquista di una
villa immersa nel verde o di un rustico
da restaurare. Avere una dimora a Capri,
era come condividere un destino
speciale, e appariva sempre più una
“necessità” anche per gli ospiti più blasonati.
Un riconoscimento che gli isolani
elargivano sornioni, in cambio della
52
La regina del
gossip
di GIUSEPPE MAZZELLA
Intelligente, perfida, furbissima.
Anche a Capri la giornalista Elsa Maxwell conquistò
la scena con i suoi velenosi pettegolezzi
crescente ricchezza che andava ad alimentare
nuovi commerci che risvegliavano
Capri dal grigiore della guerra.
Non solo in campo edilizio o alberghiero,
ma in tante iniziative che promuovevano
sempre nuovi prodotti “made in
Capri”. Vivere Capri era appartenere
ad una casta speciale, che dava il diritto
ad uno stile di vita unico: significava
non solo essere alla moda, ma partecipare
alla sua creazione. Un foulard annodato
in maniera estrosa tra i capelli,
un abito dai colori squillanti e con spacchi
generosi, il bagno nudo a mezzanotte,
il rito dell’aperitivo in Piazzetta, passeggiare
con un pappagallo sulla spalla,
generava subito un’imitazione a catena
che coinvolgeva gli altri ospiti e riecheggiava
attraverso i giornali, catturando
nuovi proseliti. Capri in pochi anni era
diventata il palcoscenico ideale per la
regina del gossip internazionale, la te-
mutissima scrittrice e giornalista americana
Elsa Maxwell, che aveva costruito
la sua fama scavando nell’intimità del
jet set internazionale. Non poteva mancare
al grande appuntamento e, infatti,
vi arrivò agli inizi degli anni Cinquanta,
annunciata dalla sua inquietante fama.
Nata nel 1883, in un piccolo centro dello
Iowa, da una famiglia poverissima, aveva
lasciato la scuola a 14 anni per iniziare
la sua irresistibile escalation sociale
prima come pianista teatrale e poi suonando
nelle bande
Elsa Maxwell,
che eseguivano ritmi temutissima
giornalista
sudafricani. Quando americana.
I suoi articoli
le sue canzoni, che nel avevano il potere
di consolidare
frattempo andava o distruggere
una carriera.
componendo, ottennero
grandi apprez- The much-feared
American
zamenti, fu celebre a
journalist
Elsa Maxwell.
San Francisco, dove Her articles could
make or break
si era stabilita, e in
a career.
▼
M. PANCI-SIE

G. ARICI - GRAZIA NERI

PERSONAGGI
tutti gli Stati Uniti. Sull’onda del
successo era venuta in contatto con
importanti personalità dell’industria
e dell’arte che la lanciarono definitivamente
in campo internazionale.
Divenne così l’organizzatrice,
ricercatissima, delle “serate” dei
ricchi magnati statunitensi che cercavano
di stemperare in Europa la
loro noia. Lei vi si era subito trasferita,
organizzando importanti manifestazioni
mondane, come nel
1926, le corse internazionali delle
imbarcazioni a motore al Lido di
Venezia, e dando un forte contributo
al lancio del “Monte Carlo Beach
Club” e del Casinò. Mezza Europa
aveva imparato a conoscerla e ad
apprezzare le sue doti per l’efficienza
dell’organizzazione e per l’abilità
di far divertire gli ospiti. Profonda
conoscitrice dell’animo umano, lei che
proveniva da una famiglia misera, aveva
saputo conquistare il cuore dei tanti annoiati
signori del bel mondo che avevano
come unica occupazione la ricerca ossessiva
di non annoiarsi. E lei era lì apposta
per inventare ogni volta nuovi piaceri.
G. SIMEONE/SIME - SIE
La crisi del ’29, l’aveva poi riportata ad
Hollywood, dove si era impegnata, con
scarso successo, in alcuni movie, ma dove
divenne famosissima per le sue trasmissioni
radiofoniche e gli articoli di costume
pubblicati da Harper e da altre
importanti testate americane. L’incredi-
FREE PRESS OLYCOM
Una foto
degli anni
Cinquanta
che ritrae
Soraya con
il marito,
lo scià
di Persia,
per le strade
di Capri.
A photo taken
in the Fifties
of Queen
Soraya and
her husband
the Shah of
Persia, walking
through
the streets
of Capri.
bile successo dei suoi servizi, la consacrò
come la più agguerrita giornalista di costume
degli States. E non solo. Aveva
sviluppato, nel frattempo, anche un altro
talento, quello per gli uomini politici
di successo e per combinare matrimoni.
A lei, pare, si deve il ritorno nella Spagna
di Franco, del “comunista” Hemingway
e il matrimonio tra Maria Callas, di cui
lei era innamorata, e Aristotele Onassis.
La sua ambiguità, anche sessuale, il suo
spirito mordace, la capacità di folgorare
in una battuta un personaggio, per
quanto importante, la rendevano temutissima
e pagatissima dai network e dalle
più importanti catene di giornali americani.
Quando arrivò a Capri, Elsa Maxwell si
installò con la sua tozza figura a dirige-

e la vita mondana dell’isola. Non vi era
nobile, magnate dell’industria o rappresentante
del jet set internazionale che,
una volta sbarcato, non si precipitasse a
renderle omaggio, memore di una delle
sue battute più famose: «Ridete innanzitutto
di voi stessi, prima che lo facciano
gli altri». Ovviamente “gli altri” era
lei, sulla cui incudine tutti si sottoponevano
volentieri, pur di apparire sulle sue
cronache mondane.
Il suo arrivo sull’isola coincise con l’eclissi
di un’altra regina che aveva sino
ad allora tenuto la scena: la giovane e
ricchissima vedova Mona Bismark,
che poté opporre all’irruenza dell’americana
solo la sua snobistica ricchezza
ed Eddie, il suo grande amore
omosessuale.
▼
THE GOSSIP QUEEN
by GIUSEPPE MAZZELLA
Intelligent, wicked and very
shrewd, gossip columnist Elsa
Maxwell also unleashed her
wicked tongue on Capri
In the early Fifties, after a war that had
shaken the world, Capri went back to being
Capri. Every season industrial magnates,
writers, artists, movie celebrities, small-time
actresses looking for a break and people who
were just wealthy and bored came, like
migratory birds, from all parts of the world to
Capri, where they sought to rediscover the
pleasures they had been forced to give up for
too long. They stayed for long periods,
invading the Piazzetta and the steep, narrow
roads that climbed over the island, in search of
a villa nestling amongst the greenery or an old
farmhouse to renovate. Having a house on
Capri was like belonging to an elite, and it
became a growing “need” also for the highest
ranking aristocrats. A need that the islanders
knowingly indulged, attracting more and more
money that could be invested in new
businesses to revitalize Capri after the dreary
war years. There were not only initiatives in the
building and hotel sector, but many others that
always promoted new local products.
Living the Capri experience was like belonging
to a privileged class and following a unique
lifestyle, which not only meant being
fashionable but also setting the fashion. A
headscarf knotted imaginatively, a brightlycoloured
dress with revealing splits, a nude
swim at midnight, a cocktail in the Piazzetta or
shoulder were
soon imitated by
other visitors and
taken up by the
press, becoming
all the rage. In a
few years Capri
had become the
ideal stage for
the international
gossip queen,
the much-feared
American writer and journalist Elsa Maxwell,
who had built her reputation by exposing the
private lives of the jet set. She could not miss
the Capri season and, in fact, arrived on the
island at the beginning of the Fifties, preceded
by her notorious reputation.
Born into a very poor family in 1883, in a small
town in Iowa, Elsa left school at 14 and began
to rapidly climb the social ladder, starting as a
theatre pianist and then playing in bands that
performed South African music. She also
started composing songs that were widely
acclaimed and made her a hit not only in San
Francisco, where she had settled, but also
throughout the United States. Her success
brought her into contact with leading figures in
industry and the art world, who launched her
internationally. Thus she became the muchsought-after
hostess that all the wealthy
American magnates hired to organize the
soirées they held in Europe to brighten up their
bored existences. She immediately moved to
the Old Continent, organizing memorable
social events like the International Motor Boat
Races at the Lido in Venice in 1926, and
making a major contribution to launching the
Monte Carlo Beach Club and the Casino. All of
Europe had heard about her and admired her
remarkable gift for organizing and her ability to
amuse guests. She possessed great insight
into the human soul and, although she came
from humble beginnings, succeeded in winning
the hearts of all those bored jet setters who
desperately sought amusement, which was in
fact their sole occupation in life. And it was her
job to come up with something new every time.
During the Depression in 1929 she returned to
Hollywood, where she appeared in a few notvery-successful
movies, but became famous
for her radio programme and her articles on
society life in Harper’s Bazaar and other
someone strolling with a parrot on their ▼
FREE PRESS OLYCOM
Tina Onassis
e Maria Callas
a Capri
in una foto
degli anni
Cinquanta.
Tina Onassis
and Maria Callas
photographed
on Capri
in the Fifties.
55

Elsa, dalla figura sgraziata e tozza, i vestiti
luccicanti di paillettes e lustrini, faceva
la sua irruzione nelle feste, veniva
subito accolta da entusiastici omaggi e
fatta accomodare nella poltrona dell’ospite
di riguardo. Quando era lei ad organizzarle,
la ressa era incontenibile. Gli
ospiti, ma anche tanti non invitati, si
lanciavano in una gara frenetica per
parlarle e farsi notare. Elsa sapeva del
suo potere, e teneva sulle spine per ore
quelli che l’assediavano, mostrandosi
indifferente o addirittura stizzita. Ecco
allora fare a gara nobili, attrici famose,
ma anche gigolò, per avere un posto in
prima fila. A lei nulla sfuggiva e ricordava,
poi, il giorno dopo, con furia linguacciuta,
quello che si era detto la sera
precedente o solo immaginato. Ad ossequiare
le sue “grazie” un po’ sovrabbondanti,
vennero persino i duchi di Windsor
e Grace di Monaco. Assiduo fu lo
scrittore Gore Vidal, allora giovanissimo.
La principessa Soraya, arrivata nel-
56
leading American publications. Her
remarkably successful features
firmly established her as the
sharpest society journalist in the
United States. And that wasn’t all.
She had also developed a talent for
promoting high-ranking politicians
and for arranging marriages.
Apparently, she was responsible for
the return of Franco and of the
“Communist” Hemingway to Spain,
and the marriage between Maria
Callas, of whom she was
enamoured, and Aristotle Onassis.
Elsa Maxwell’s ambiguity, also at a
sexual level, her biting wit and her
ability to slate someone, no matter
how important, with a one-liner was
much-feared, and highly-rewarded
by the networks and leading
newspaper syndicates in America.
As soon as Elsa Maxwell – who was
actually quite dumpy – came to
Capri, she set about organizing the
island’s society life. There was not
one aristocrat, captain of industry or
jet-setter who, mindful of one of her most well-
l’isola, corse a farsi vedere da lei. Anche
known quotes – “Laugh at yourself first, before
personaggi famosissimi come Barbara anyone else can” – did not rush to pay their
respects to her the moment they landed. By
Hutton, che da lei erano stati trattati “anyone else” she obviously meant herself, but
malissimo, non mancarono di visitarla. everyone was willing to put themselves at her
mercy in order to appear in her society column.
Quando, alcuni anni addietro, la When she arrived on the island she deposed
another “queen” who had ruled supreme until
Maxwell aveva imperversato con i suoi
then: the young and extremely wealthy widow,
velenosi pettegolezzi, riuscendo a sapere Mona Bismark, whose only weapons against
the American tornado were her snobbery,
sempre in anticipo i particolari più pic- wealth and Eddie, her great homosexual love.
When the inelegant, squat Elsa made her
canti del mondo di Hollywood, della
entrance at parties, dressed in sequins, people
Hutton aveva scritto con perfidia: «Si- rushed to pay tribute to her and she was given
the seat reserved for the guest of honour.
curamente nel mondo della celluloide è When she threw the parties there was no
la più grande collezionista di mariti (ov- holding back the crowd. The guests, and also
the many gatecrashers, fell over each other to
viamente miliardari) e di gioielli». Persi- talk to her and be noticed. Elsa was aware of
the power she had over them, and kept her
no Ali Khan, non volle mancare alla sua
admirers dangling for hours, feigning
corte. Le sue frasi, pesanti come massi, indifference or even annoyance. Aristocrats,
famous actresses and even gigolos vied with
consolidavano una carriera o la distrug- each other to be near her. Nothing escaped
her and the morning after she recalled with
gevano.
malicious vehemence what had been said, or
Una vera processione l’assaliva in simply imagined, the night before.
Even the Duke and Duchess of Windsor and
qualsiasi ora del giorno: soprattutto Princess Grace of Monaco came to
acknowledge her overabundant “graces”. Gore
quelli che appartenevano al demi-
Vidal, then a young man, was often in
monde, ninfette, arrampicatori sociali, attendance. Princess Soraya paid Elsa a visit
as soon as she set foot on the island. Even
nobili decaduti, si mostravano parti- famous celebrities like Barbara Hutton, whom
colarmente insistenti, nella speranza she always maligned, came to see her
regularly. A few years previously, when Elsa
di guadagnarsi un po’ di notorietà Maxwell had spared no one with her wicked ▼
▼
G. SIMEONE/SIME - SIE

PERSONAGGI
e approfittare di un’occasione propizia
per lanciarsi nel bel mondo. La sua
corte era simile a un set cinematografico,
dove la parte principale le era riservata,
mentre le tante comparse, anche
se costituite da nomi illustri, fremevano
di comparire in una sua citazione
che sarebbe poi echeggiata sulle
più importanti catene di giornali del
mondo.
Sono gli anni in cui nascono i primi night
club e a Capri si inaugura il Number
Two, dei primi, scandalosi nudi a
Marina Grande o ai Faraglioni. Ma è
sempre la Maxwell a fare il pieno ai
suoi ricevimenti, che sembrano non
passare mai di moda.
Domina le tavolate con uno sguardo,
mentre i suoi commensali si precipitano
a versarle il vino o a cambiarle le
posate. Quando si siede, con la sua
matronica imponenza, tutti restano in
silenzio, aspettando ansiosi le sue
bordate, pronunciate con un sibilo, o i
suoi rapidi cambiamenti di umore.
Diventata più tozza e grassa, era ancora
più imperiosa e dominava l’uditorio
con un solo gesto. Era come se il
burbero e illustre imperatore Tiberio,
che nell’isola aveva passato gli ultimi,
tristi anni, si fosse reincarnato in lei, e
come lei, avesse capito tutto della sua
epoca. Come ricorda il titolo di una
sua biografia, stampata in Francia nel
1955, Ho ricevuto il mondo intero, lei
aveva fissato per le generazioni future
il ricordo dei tanti che, affascinati dal
suo charme, avevano servito alla sua
corte. Quando si spense a New York
nel 1961 quel mondo, al qua- Elsa Maxwell
con Maria Callas
le lei aveva dedicato la vita, il-
tra il marito
luminandolo con le sue crude- Giovan Battista
Meneghini e
li ma sempre folgoranti narra- Aristotele Onassis.
zioni, perdeva la più grande Elsa Maxwell
and Maria Callas
“pettegola” di tutti i tempi e flanked by
her husband
Capri la regina che tanto ave-
Giovan Battista
va contribuito al suo rilancio Meneghini
and Aristotle
nel dopoguerra.
Onassis.
■
gossip and was always the first to dish the dirt
on the Hollywood movie set, she had
scathingly written of Barbara Hutton that she
was undoubtedly the biggest collector of
husbands (millionaires of course) and of jewels
in the movie world. Even Ali Khan wanted to be
part of Elsa’s entourage. Her remarks, so
crushing at times, could make or break a
career.
She had a constant stream of visitors:
members of the demimonde, nymphets, social
climbers and impoverished aristocrats, who
were very pushy because they wanted to get
in the spotlight and grab this chance to enter
the beau monde. Her “court” was like a movie
set and she was the star, while the many
“walk-ons”, even the famous ones, couldn’t
wait to be mentioned in one of her articles that
would be taken up by leading international
newspaper syndicates.
It was during this period that the first nightclubs
sprang up on Capri, Number Two opened, and
the first nude bathers created a scandal at
Marina Grande or the Faraglioni. But people
FREE PRESS OLYCOM
constantly flocked to Elsa
Maxwell’s parties, which were
always in fashion.
She dominated the dinner table
with her gaze, while her guests
fell over themselves to pour
her some wine or bring her
fresh cutlery. When this
imposing matron sat down,
everyone fell silent, waiting
nervously for the deadly barbs
that she hissed at those
present, and her unpredictable
mood-swings. When she grew
fatter and dumpier, she was
even more imperious and
dominated her audience with a
single gesture. She could
easily have been a
reincarnation of the brusque
Emperor Tiberius, who spent
his last sad years on Capri and
who, like her, understood
everything about his times. As
the title of one of Elsa’s
biographies, J’ai reçue le
monde entier published in
France in 1955, reminds us,
she preserved for future
generations the memory of the
many people who, fascinated
by her charm, were part of her
retinue. When she died in New
York in 1961, the world to
which she had dedicated her
life, enlivening it with her wicked
but brilliant articles, lost the
greatest “gossip” of all time and
Capri lost the queen who had
done so much to re-launch
the island after the war.
■

FASHION
Da Capri
a St.Barth
Il lino di 100% Capri è approdato
nella più esclusiva isola delle Antille
di SERGIO LOJACONO
Capri e St. Barth; la perla del
Mediterraneo e il corallo
dei Carabi. Due isole tanto
lontane, dove neanche le
stagioni riescono ad incontrarsi, eppure
unite nell’eleganza e nella ricercatezza,
nell’esclusività e nel fascino. Una affinità
elettiva che non poteva sfuggire a
Tony Aiello, fondatore del marchio
100% Capri che, dopo il successo riscosso
dalle sue collezioni nell’isola partenopea,
ha deciso di aprire una nuova
boutique proprio a St. Barth. L’estate
tutto l’anno, il cielo sempre azzurro, il
sogno senza fine, è stata questa una delle
ragioni che ha mosso la scelta del
prestigioso marchio caprese.
Dai Faraglioni alla Costa Azzurra delle
Antille, l’esclusiva e raffinata isola francese,
meta di fotografi e stilisti ha accolto
il lino e i suoi modelli.
Così, quasi a rendere omaggio agli assaggini
di “pain au chocolat” offerti nei
caffè di St. Barth, anche 100% Capri ha
rinnovato la sua collezione, alternando
al suo bianco inconfondibile un nuovo
60
color cioccolato, già richiestissimo alla
boutique di via Fuorlovaldo. Dopo la
nascita nel 2001, l’allargamento nel
2002 con l’inaugurazione di un nuovo
show-room, ecco il nuovo colpo di Tony
Aiello che esporta un marchio già internazionale.
Da allora le sue linee sono rimaste
dritte ed essenziali; il suo fascino
passa per le rifiniture, dai bottoni
in madreperla ai piccoli alamari, fino
alla personalizzazione di
ogni capo che viene eseguita
in pochi minuti, ricamando
le cifre, da oggi
anche in arabo e giapponese,
su tasche, colli e polsini.
Novità importanti che non
hanno spezzato la tradizione
del marchio. Così, ancora oggi,
alle classiche gonne, bluse, casacche
e pantaloni si affiancano le collezioni
per la casa: asciugamani, len-
Tony Aiello, il giovane imprenditore
che ha creato la linea 100% Capri.
Tony Aiello, the young entrepreneur
who created the 100% Capri label.

A CAPRI
100% Capri
è in via Fuorlovado,
27-29-42-44
tel. 081.837.7561
A ST. BARTH
97133 Cour Vendôme
Gustavia
A ROMA
via del Babuino, 9
Hotel de Russie
tel. 06.3288988
info@100x100capri.it
U. D’ANIELLO
zuola, tovaglie, ma anche set da colazione,
sottobicchieri e portatovaglioli.
«Siamo sempre in produzione – ama ripetere
Tony Aiello – e c’è sempre un
nuovo modello che entra a far parte
della collezione». E questa volta il modello
del futuro si chiama bambino, capace
di vestire il lino come qualsiasi
adulto, elegante e mondano. Proprio la
linea bambino, recentemente inaugurata,
ha rilanciato l’immagine del lino,
tessuto naturale per eccellenza e protagonista
millenario della moda.
FROM CAPRI
TO ST. BARTH
by SERGIO LOJACONO
I00% Capri’s linen has arrived
on the most exclusive island
in the Antilles
Capri and St. Barth; the pearl of the
Mediterranean and jewel of the
Caribbean, famous for its coral reefs.
Two islands that are worlds apart – so much so
that not even the seasons coincide – yet united
by their elegance and refinement, their
exclusiveness and charm. This elective affinity
did not escape Tony Aiello, creator of the 100%
Capri label, who, following the tremendous
success of his collections on Capri, decided to
open a new boutique on St. Barth. An island
where it is summer all year round, the skies are
always blue, and dreams never end, which is
also why the prestigious Capri label chose to
set up shop here.
From the Faraglioni
to the Côte d’Azur of
the Antilles: Capri’s
linen creations have
been very well
received on this chic,
sophisticated French
island so popular with
photographers and
fashion designers.
As a subtle nod to
the pain au chocolat
offered to customers
in the cafés of St.
Barth, 100% Capri has added a new touch to
this year’s collection by alternating its
Un fascino e uno stile esclusivo che oggi
sono approdati sulle spiagge bianche di
St. Barth. La dolcezza del suo entroterra,
ma anche il centro esclusivo, dove gli
yacht fanno a gara di bellezza, i negozi
sono sofisticati e i ristoranti raffinati,
rappresentano il luogo ideale per accogliere
il marchio caprese. Il design ricercato
e i cristalli swarovski dei sandali
fatti a mano si preparano ad abbagliare
anche i visitatori della Cannes dei Caraibi,
portando il lino aldilà del mare,
aldilà delle stagioni, sulla scia del sole. ■
unmistakable white creations with chocolate
brown models, which are already selling like
hotcakes in the boutique in Via Fuorlovaldo.
After founding the business in 2001,
expanding it in 2002 by opening a new
showroom, Tony Aiello has scored another hit
by exporting a label that is already
international. From the very beginning, his
designs have always been characterized by
rigorous, essential lines, and their appeal
derives from the perfect finishing, the mother
of pearl buttons, the braiding, and the fact that
each garment can be personalized in minutes
by embroidering the owner’s initials on a
pocket, collar or cuff, also in Arabic or
Japanese. These important innovations have
not broken with the label’s fine tradition. The
classic skirts, blouses, loose jackets and
trousers are still flanked by household linen
collections: towels, sheets, tablecloths, but
also breakfast sets, glass mats and napkin
rings. “We’re always on the go – as Tony Aiello
likes to say – incorporating new creations into
the collection.” The latest ones are for children,
who can wear linen like any adult, always
looking well-dressed and fashionable. It is
precisely this recently introduced children’s line
that has revamped the image of linen, the
natural fabric par excellence that has been the
star of fashion for centuries. Now Aiello’s linen,
with its appeal and unique style, has arrived on
the white beaches of St. Barth. The island’s
rolling hinterland, the chic town centre and
harbour where one yacht is more stunning
than another, the sophisticated shops and
stylish restaurants, make St. Barth the ideal foil
for the 100% Capri label. The elegant designs
and the Swarovski crystals on the handmade
sandals will soon be dazzling visitors to the
Côte d’Azur of the Caribbean, as linen goes
beyond the sea, beyond the seasons, and
follows the sun.
■
61

U. D’ANIELLO
FASHION
Glamour e sensualità,
frivolezza ed eleganza,
la borsa scivola tra le
mani di una donna come
fosse un tesoro inseparabile. Che
62
Memorie
capresi
Modelli e fantasie esclusive per la nuova
collezione di borse firmata Capri à Porter
di DANIELA ALTIERI
sia appartenuta a Jaqueline Onassis o
a Grace Kelly, che sia adatta per la
sera oppure per il mare, la vecchia
tracolla è divenuta un must imprescindibile.
Un accessorio prezioso che

nell’isola di Capri parla il linguaggio
della moda e del glamour, dei colori
e del sole. Lo stesso
linguaggio che
Silvio Staiano
ha impresso,
ormai da anni,
alle sue collezioni.
Dopo
il successo delle Capri Jelly Bags, le
borse coloratissime realizzate in glassgum,
l’imprenditore caprese ha affrontato
un’altra sfida: l’apertura di
una nuova boutique in via Le Botteghe,
il cuore antico di Capri, e il lancio
dell’inedito marchio Capri à Porter.
A caratterizzare la collezione, che
già promette di replicare il successo
di quella precedente, modelli e fantasie
esclusive e un’infinità di colori,
che vanno dal bianco alle tinte pastello,
fino ai toni brillanti. Ospiti
d’onore della nuova boutique sono le
“Capri Memories”, le borse disegnate
dal designer Gianfranco Gargiulo che
presentano innovativi accostamenti
di materiali, dal cuoio al glassgum, e
fantasie capaci di riprodurre il sapore
più intimo di una Capri naif e piena
di colori.
Eleganti, comode e di altissima
qualità, sono queste le
caratteristiche che fanno
delle “Capri Memories” una
delle novità della moda caprese.
La linea riprende,
infatti, alla perfezione il
glamour dell’isola, molto
sensibile alla bellezza e
alla novità dei prodotti.
Su questa scia si è inserito
il nuovo marchio di
Silvio Staiano che, in
una boutique dall’architettura
antica fatta di
archi e di soffitti a botte,
presenta tutte le sue
collezioni più belle, con
un’infinità di scelte e opportunità.
Nuove fantasie e nuovi colori
che caratterizzano fortemente i
prodotti con l’estro e il fascino di Capri
e invitano a portarlo con sé.
A CAPRI
Capri à Porter
è in via Le Botteghe, 51
tel. 081.838.9447
www.capriwatch.com
■
CAPRI MEMORIES
by DANIELA ALTIERI
Exclusive images and
models for the new
Capri à Porter bag collection
Awoman’s handbag can be
glamorous, sensual, frivolous or
chic, and she handles it like a
precious treasure from which she never
wants to be parted.
A favourite with Jacqueline Onassis and
Grace Kelly, and perfect for the evening
or the beach, the shoulder-bag has
become a must.
A prized accessory that on Capri speaks
the language of fashion and glamour, of
colours and the sun. The same
language that Silvio Staiano has used
so eloquently in his collections for years
now. Following the success of his Capri
Jelly Bags, brightly coloured bags in
glassgum, the Capri entrepreneur has
taken up another – dual – challenge:
opening a new boutique in Via delle
Botteghe, in the heart of old Capri, and
launching the Capri à Porter label.
In the new boutique pride of place is
given to “Capri Memories”, the bags
designed by Gianfranco Gargiulo who
innovatively combines different
materials, from leather to glassgum, with
naïf, colourful images that evoke the
spirit of Capri.
“Capri Memories” are chic, roomy, top
quality bags, which has made them big
news on the Capri fashion scene.
Indeed, they possess all the glamour of
the island, which has always
appreciated beauty and novelty.
Silvio Staiano’s new label has both, and
in his boutique characterized by oldstyle
architecture featuring arches and
vaulted ceilings, he presents his finest
collections, offering customers a vast
selection and infinite possibilities. His
bags are distinguished by their novel
images and colours, and possess that
special Capri touch and charm,
which makes them hard to resist.
■
63

FASHION
Tessuti preziosi e tagli accurati per gli abiti
e gli accessori firmati Laura Merola
di GIORGIO NICASTRO
Dettagli di stile
Ètutto cominciato come
per gioco, con l’incoscienza
di fare una cosa
tanto per farla. Poi è
diventata una grande passione.
Laura Merola apre il negozio di Capri
nel 1977, d’estate è nella boutique
di via Fuorlovado a proporre i
suoi modelli, l’inverno a Roma con
Pino Lancetti che le infonde la passione
per i tessuti, per i colori. Da
allora Laura non ha mai smesso di
inventare nuovi modelli, cercare
nuovi tessuti, nuovi
abbinamenti.
E sono i colori e i
tessuti i protagonisti
delle sue creazioni.
Modelli in cui a
parlare sono le stoffe,
gli stampati, gli
inserti preziosi, le
trasparenze dei veli.
Drappeggi morbidi,
scolli asimmetrici,
tagli diagonali, linee
scivolate e senza
epoca caratterizzano
i capi che nulla
hanno a che vedere
con la frenesia
64
U. NATALIZIO
dello show fashion ma che distillano
nel punto e nell’accuratezza della
realizzazione una provenienza di
tradizione sartoriale.
Kaftani in velluto devoré, gonne-pareo,
pantaloni con coulisse, ma soprattutto
tante, elegantissime giacche.
Bellissime quelle in taffetà di
seta, spesso double face e dall’aria
un po’ vintage. La stessa che emana
dai divertenti cappelli in paglia dove
al tulle di cotone si sposano spighe,
grappoli di uva, mazzetti fioriti.
U. NATALIZIO

Sopra, Laura Merola. Ricercatezza
nelle rifiniture, nei tagli e nei tessuti sono
il filo conduttore delle sue creazioni.
Above, Laura Merola. Perfect finishing and
cutting, and fine fabrics are the hallmark
of her creations.
Poi tanti accessori. Morbide e pratiche
borse in velluto o in seta abbinabili
alle comodissime scarpette
che riprendono le forme degli antichi
“zabbatigli” capresi in tela di
cotone ma fatte realizzare in tessuti
preziosi e in una gamma infinita di
colori.
Insomma, tra sete e velluti c’è solo
l’imbarazzo della scelta tra le tante
proposte di una stilista Made in Capri
che è riuscita a fare della passione
verso la moda e il ben vestire la
sua professione. ■
A CAPRI
LAURA MEROLA
è in via Fuorlovado, 2
tel. 081.837.0403
U. NATALIZIO
STYLISH DETAILS
by GIORGIO NICASTRO
Laura Merola’s designs are
distinguished by fine fabrics
and precise cutting
In the beginning it was like a game,
doing things for the sake of doing
them. Then it became a great passion.
Laura Merola opened her Capri boutique
in Via Fuorlovado in 1977.
She spent the summer presenting her
creations there, and the winter in Rome
working with the designer Pino Lancetti
who instilled in her a great love for fabrics
and colours.
Since then, Laura has never stopped
creating new models, looking for new
fabrics, inventing new combinations.
Indeed, colours and fabrics are the key
elements in her designs with their eyecatching
prints, elaborate inserts, filmy
layers of voile.
Soft drapery, asymmetric necklines, biascut
skirts and flowing timeless lines are
Laura Merola’s hallmarks.
Her designs are a far cry from extravagant
show fashion, and her couture training is
well-evident in her sewing and superb
craftsmanship.
There are caftans in devoré velvet,
wraparound skirts, drawstring trousers,
and divine super-elegant jackets.
Especially the ones in silk taffeta with a
vintage look, many of which are reversible.
This look is echoed in the amusing straw
hats trimmed with cotton tulle interwoven
with ears of wheat, bunches of grapes and
small flower posies.
The vast range of accessories includes
soft, practical bags in velvet or silk to
match the comfortable espadrilles, which
are inspired by the traditional canvas
zabbatigli but made with finer fabrics in an
infinite variety of colours.
Between silks and velvets, there are
almost too many creations to choose from
by this home-grown Capri designer who
has managed to transform her love for
fashion and the art of dressing, into a
profession.
■
65

TRADIZIONI
Nel
nome
del
Santo
di SALVATORE BORÀ
Le feste in onore
di San Costanzo
e Sant’Antonio.
Tra fede e folklore
Tra maggio e giugno le
colline dell’isola si ammantano
di un vivo colore
giallo e si avverte
nell’aria il forte e dolciastro odore
delle ginestre misto al delicato profumo
delle rose.
È questo il tempo in cui si manifesta
anche in tutta la sua pienezza la de-
66
vozione religiosa degli isolani verso i
loro santi protettori: San Costanzo a
Capri (il 14 maggio) e Sant’Antonio
ad Anacapri (il 13 giugno). Festività
vissute entrambe con grande fervore
e partecipazione.
Una devozione, quella verso San Costanzo,
che affonda le radici a prima
dell’anno Mille, quando le incursioni
saracene interessarono tutto il bacino
del Mediterraneo.
La tradizione agiografica, molto discussa
in mancanza di fonti certe, ci
tramanda che il vescovo Costanzo,
verso l’anno 677 d.C., mentre faceva
ritorno a Costantinopoli su una nave
a botte (chiamata buxio), dopo aver
combattuto in Occidente l’eresia del
monotelismo voluta dalla sede bizantina,
si sia fermato a Capri durante
una tempesta unitamente ai suoi discepoli
Sergio e Giorgio. Qui avrebbe
svolto opera di apostolato tra la gente
diffondendo ancor più il cristianesimo
e qualche tempo dopo, sfinito
dalla malattia, sarebbe morto. I suoi
resti, seppelliti nella basilica a lui dedicata,
avrebbero protetto l’isola dalle
incursioni saracene tanto che in seguito
fu proclamato Santo Protettore.
Tra i miracoli a lui attribuiti e narrati
nel Sermo de Transitu Sancti Co-

stantii redatto nel 1137 dal monaco
Marino da Sorrento del Convento di
San Severino e Sossio di Napoli vi è
quello compiuto nell’anno 991
quando, scatenando una furiosa
M. MASTRORILLO
re per rievocare le glorie del Santo
taumaturgo. In suo onore era stato
eretto un oratorio nella zona di Barano
e sul monte che ancora porta il
suo nome si possono vedere i ruderi
del «monasteri… sancti Costantii»
eretto dai Benedettini nel 1036 come
attesta un documento dell’epoca.
A Capri la sua immagine è stata
scelta come stemma sul gonfalone
della città e il suo culto, ancor oggi
profondamente radicato nella popolazione,
si perpetua
con un rito quasi immutato.
Ciò rivela
che questo, fin dal
suo sorgere, è stato
per tutti gli abitanti
un elemento altamente
unificatore e
preponderante tra
tutte le altre devozioni,
incidendo fortemente
nelle vicende
dell’isola anche in
relazione alle tradizioni
civili e religiose,
superando nel
tempo le molte con-
ri e viene allestito un palco dove la
sera della festa una rinomata banda
musicale intrattiene il pubblico suonando
brani scelti di musica lirica e
il tradizionale “canzoniere napoletano”.
Intanto nella ex Cattedrale, la vigilia
e prima dei vespri solenni, viene
esposto sul lato sinistro dell’altare
maggiore, tra fiori e candele, il simulacro
del Santo che durante tutto
l’anno viene custodito, ma visibile,
▼
tempesta, impedì lo sbarco sull’isola troversie clericali sul percorso pro- Un momento
in una grande
dei corsari guidati da Boalim che cessionale esposte nelle Dolorose
della processione in
onore di San Costanzo. teca presso la
avevano già assalito Amalfi, razziato querele del canonico Santaniello.
A sinistra, l’ex cattedrale
di Santo Stefano sacrestia.
l’isola dei Galli e tentato uno sbarco Anticamente, una settimana prima dove è conservata
la statua del Santo.
Il busto d’ar-
a Ischia.
Il suo culto si diffuse anche nei din-
del 14 maggio, tra il suono delle
campane e lo sparo dei mortaretti,
The procession
in honour
gento scolpito
è attribuito
torni. Nella penisola sorrentina sono veniva innalzato, tra l’ex Cattedrale
of Saint Constant. Left,
the former Cathedral all’architetto
stati a lui dedicati un monte e una e Palazzo Cerio, un quadro raffigu-
of Santo Stefano
where the statue Domenico
chiesa. A Ischia, la festività coinvolrante il Santo che scaccia i Saraceni of the saint is kept. Antonio Vacgeva
la popolazione che veniva ogni dall’isola. Ancor oggi la Piazzetta caro. Risale al 1715 quando i fedeli
anno a Capri in processione via ma- viene illuminata con luci multicolo- con il loro contributo e su inte-
67
U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM

TRADIZIONI
ressamento del vescovo Michele Gallo
Vandeneyde vollero sostituirlo a
quello in legno dorato di antica e
semplice fattura. Fu in quella occasione
che la mitra vescovile venne ornata
con pietre preziose rinvenute
negli scavi di Villa Jovis, mentre nella
fibula che lega il piviale è conservato
un frammento osseo del suo ginocchio.
Un’altra reliquia è posta in
una teca nel paliotto di marmo dell’altare
dedicato al Santo che si trova
nel transetto di sinistra della Cattedrale.
Quella più importante, dal punto di
vista storico e artistico è inserita in
un reliquario di legno dorato del XIV
secolo, visibile in sacrestia. La teca,
opera pregevole del maestro orafo di
Napoli Simone da Siena, contenente
la reliquia, è detta “degli struzzi”:
simboli presenti nello stemma del re
Luigi d’Angiò-Ungheria che a suo
tempo ne fece dono ai Certosini di
Capri.
L’esposizione del Santo viene ancora
oggi seguita con ansia e curiosità da
parte dei fedeli che aspettano di leggere
sul suo viso tristi o felici presagi.
La mattina del 14 viene celebrato,
alla presenza dell’Arcivescovo di Sorrento
e di tutto il Capitolo, il solenne
pontificale durante il quale viene dispensato
il sacramento della Cresima.
Nel pomeriggio ha luogo la processione
che dopo un breve giro per
le vie del centro, scende per via Acquaviva
per raggiungere Marina
Grande. Questo tradizionale ed artistico
rito ebbe inizio nel 1560 quan-
68
M. MASTRORILLO
do il simulacro del Santo e la sede
vescovile furono spostati da Marina
Grande alla cattedrale di S. Stefano,
dando origine così alla consuetudine
di riportarlo nella primitiva sede il
giorno della sua ricorrenza.
Apre il corteo una banda musicale
seguita da un lungo gonfalone amaranto
a forma di vela, forse in ricordo
della venuta del Santo sull’isola.
Seguono varie Confraternite. La più
antica è quella di San Filippo Neri in
tunica bianca e mozzetta rossa. Segue
un crocifisso con i chierichetti in
tunica rossa e cotta bianca, infine
tutto il clero che reca in mano ceri
accesi e il Santo Patrono portato a
spalla dai giovani confratelli della
San Filippo Neri.
Immediatamente dietro sfilano il Sindaco
e la Giunta cittadina con lo
stendardo retto da un vigile urbano.
Altri vigili urbani, in alta uniforme,
La chiesa stanno ai fianchi del
di Santa Sofia
ad Anacapri. simulacro unitamente
The Church ad altri militari delle
of Santa Sofia
forze armate con le ri-
at Anacapri.
spettive autorità.
Segue poi la moltitudine dei fedeli.
Dai balconi e dalle terrazze delle case
i devoti, al passaggio del Santo,
fanno piovere sulla sua statua petali
di rose e fiori di ginestra, chiamati
qui “fiori di San Costanzo”.
Lungo tutto il percorso si intensifica
lo sparo di mortaretti che raggiunge
il suo culmine a Marina Grande, dove
si unisce il fischio delle sirene dei
vaporetti in sosta nel porto. La processione
attraversa tutto il borgo
marinaro e dopo l’ultimo tratto di
via Cristoforo Colombo, raggiunge
la piccola chiesta bizantina.
La sera vengono sparati magnifici
fuochi d’artificio riprendendo l’antica
tradizione portata avanti fino ai

primi anni del Novecento
da Giovanni detto
“Cicione” che
Edwin Cerio aveva soprannominato“pirocrate”
e “cronocrate”
di Capri perché era
anche addetto al controllo
dell’orologio della
Piazzetta.
A Marina Grande il
Santo sosta per far ritorno
a Capri la settimana
seguente. Dopo
le funzioni religiose la
processione percorre la
carrozzabile in senso
inverso, passando per la località Due
Golfi, per via Roma fino all’ex Cattedrale.
Anche se San Costanzo è stato ed è
patrono di tutta l’isola, gli abitanti di
Anacapri dal 1718 hanno voluto
mettere la loro “terra” sotto la protezione
di Sant’Antonio da Padova che
si festeggia il 13 giugno. Il culto del
Santo è antichissimo e la sua effige è
riprodotta in varie cappelle delle
chiese dell’isola. Una vecchia stanza
con un suo quadro, punto di sosta
dei marinai che scendevano alla marina,
è diventata la chiesetta che si
può vedere quasi alla fine della cosiddetta
Scala Fenicia all’inizio del
territorio di Anacapri.
L’immagine più antica è riprodotta
nella tavola cinquecentesca che lo raffigura
insieme alla Madonna della Libera
e a San Michele Arcangelo nella
prima cappella a sinistra dell’ex
▼
IN THE NAME
OF THE SAINT
di SALVATORE BORÀ
The feasts of Saint Constant
and Saint Anthony.
Between faith and folklore
Between May and June the hills of the
island are covered in a bright yellow mantle
of broom. Its strong, sweet smell fills
the air and mingles with the delicate perfume of
the roses. This is the time when the islanders
honour their patron saints, Saint Constant at Capri
(14 May) and Saint Anthony at Anacapri (13
June) in a great show of religious devotion. All
the islanders fervently take part in these feastday
celebrations.
Saint Constant has been an object of devotion
since before the year 1000 when the whole
Mediterranean area was frequently attacked by
the Saracens.
The hagiographic tradition, much disputed due
to the lack of any reliable sources, tells us that
around the year 677 AD, as Bishop Constant
was sailing back to Constantinople on board a
buxio (a barrel-shaped ship), after fighting in the
West against the heresy of monolithism
originated by the Byzantine Church, he was
forced by a storm to put into Capri with his
disciples Sergio and Giorgio. Here he is said to
have continued his pastoral work among the
people of the island spreading the teachings of
Christianity. Some time later, worn out by illness,
he died. His remains, buried in the church
dedicated to him, were said to have been so
effective in protecting the island from Saracen
incursions that he was later proclaimed its patron
saint. One of the miracles attributed to him and
recounted in the Sermo de Transitu Sancti
Costantii, written in 1137 by the monk Marino da
Sorrento of the Monastery of San Severino e
Sossio in Naples, is said to have occurred in 991
when he prevented Boalim and his pirates, who
had already attacked Amalfi, sacked the island
of Galli and attempted to land on Ischia, from
landing on the island by calling up a violent
storm. Devotion to Constant spread to the
surrounding areas. A mountain and a church
were dedicated to him on the Sorrento
peninsula. The people of Ischia also took part in
the celebrations on Capri; every year they came
in procession by boat to commemorate the
miraculous works of the holy man. An oratory
was erected in his honour in Barano and on the
mountain that still bears his name the ruins of
the “monasteri… sancti Costantii” still stand,
built, according to a document from the period,
by the Benedictines in 1036.
His image was chosen for the coat of arms on
Capri’s gonfalone or standard and devotion to
him, which is still strong among the people of
practically unchanged over the years. This
devotion has therefore always been a unifying
element among the islanders, taking
precedence over all the others and having a
marked impact on their lives with regard to civil
as well as religious traditions, and able to stand
the test of time in the face of the many clerical
disputes over the route of the procession
described in Santaniello’s Dolorose querele.
The tradition used to be that one week before
14 May, a painting depicting Saint Constant
driving the Saracens off the island was put on
display between the former cathedral and the
Palazzo Cerio, accompanied by the ringing of
bells and the explosion of firecrackers. Today
the Piazzetta is strung with coloured lights and a
stage erected for the musical performance on
the evening of the feast day when a famous
group entertains everyone with a selection of
music from opera and traditional Neapolitan
songs. In the former cathedral, before solemn
vespers on the eve of the feast day, the holy
statue of the saint, which is kept throughout the
year in a large display case in the sacristy, is
placed on the left-hand side of the main altar,
surrounded by flowers and candles.
The silver bust has been attributed to the
architect Domenico Antonio Vaccaro. It dates
from 1715 when, thanks to the contribution of
the faithful and the interest of the bishop,
Monsignor Michele Gallo Vandeneyde, the
early, simply carved, gilded wooden statue was
replaced. This was also when the bishop’s mitre
was decorated with precious stones found in the
excavations at Villa Jovis. A fragment of bone
from the saint’s knee is encased in the buckle
used to fasten the cope. Another relic is housed
in a display case in the marble frontal of the altar
dedicated to the saint and situated in the left
transept of the cathedral.
The most important relic from a historical and
artistic point of view is contained in a fourteenthcentury
gilded wooden reliquary in the sacristy.
This finely crafted piece by the Neapolitan
master goldsmith Simone da Siena, is known as
the casket “of the ostriches”, symbols that
appear in the coat of arms of Louis King of
Hungary and Anjou who made a gift of it to the
Carthusian monks of Capri.
Even today the faithful anxiously and curiously
await the moment when the saint is put on
display since they try to read good or bad
omens into the expression on his face.
On the morning of May 14 pontifical high mass,
accompanied by a confirmation ceremony, is
celebrated in the presence of the Archbishop of
Sorrento and the entire Chapter. The
procession in the afternoon follows a route
through the streets of the town centre and then
goes down Via Acquaviva to Marina Grande.
This traditional and colourful rite started in 1560
when a statue of the saint and the bishop’s chair
were carried from Marina Grande to the
Cathedral of Santo Stefano, thus giving rise
to the custom of bringing them back to their
Capri, is perpetuated in a rite that has remained ▼
69

original home on the saint’s feast day.
The procession is preceded by a band followed
by a long sail-shaped, scarlet standard, perhaps
symbolizing the saint’s arrival on the island.
Behind this come the various confraternities. The
oldest is the Confraternity of Saint Philip Neri
dressed in white tunics and short red capes or
mozzette. Next comes a crucifix with altar boys
wearing red tunics and white surplices, followed
by all the clergy, holding lit candles, and the
patron saint carried on the shoulders of the
younger members of the Confraternity of Saint
Philip Neri.
The clergy are followed by the mayor and
members of the town council accompanied by a
policeman carrying the town standard. Other
members of the police wearing dress uniform
and members of the armed forces walk
alongside the statue.
Bringing up the rear are the faithful. People throw
rose petals and broom flowers (called “Saint
Constant’s flowers”) from the balconies and
terraces of the houses as the statue passes.
As the procession wends its way through the
town the sound of firecrackers gets louder and
louder until it reaches Marina Grande, where the
boats in the harbour join in with their horns. The
procession goes right through the town and
down Via Cristoforo Colombo to the small
Byzantine church.
In the evening a magnificent firework display
carries on a tradition that until the beginning of
the twentieth century was the responsibility of
Giovanni, aka “Cicione”, who Edwin Cerio
nicknamed the “pyrocrat” and “chronocrat”
because he was also in charge of regulating the
clock in the Piazzetta.
Saint Constant remains at Marina Grande for a
week before making the return journey to Capri.
After the religious ceremonies the procession
makes its way back through Due Golfi and up
Via Roma to the former cathedral.
Although Saint Constant was, and still is, the
patron saint of the whole island, since 1718 the
inhabitants of Anacapri have enjoyed the
protection of Saint Anthony of Padua, whose
feast day is on 13 June. Devotion to Saint
Anthony is centuries old and his likeness is to be
found in a number of chapels in the island’s
churches. The little church situated almost at the
end of the Phoenician Staircase on the outskirts
of Anacapri was once an old room with a painting
of the saint, used by sailors on their way down to
the marina as a resting place.
The earliest picture of the saint is a sixteenthcentury
painting where he is depicted alongside
the Madonna della Libera and Saint Michael the
Archangel in the first chapel on the left in the
former Cathedral of Santo Stefano at Capri.
A week before the feast day celebrations, the
main roads and the steps of the Church of Santa
Sofia are lit up with rows of coloured lights. In the
past the church used to be hung with expensive
drapery. The evening before the feast day,
after the saint is officially put on display with
centi la Chiesa
pullulano di bancarelle
che espongono
dolciumi,
giocattoli, chincaglierie,
articoli da
regalo e per la casa.
Durante il solenne
pontificale
celebrato con tutto
il clero dell’isola
vengono impartite
le Cresime.
Il momento culminante
della festa è
la processione che
si svolge nel po-
Cattedrale di Santo Stefano di Capri. meriggio e coinvolge tutta la popola-
Una settimana prima dei festeggiazione in uno spettacolo di fede e di
menti, le strade principali e il sagrato folklore. I ragazzi della prima Comu-
della chiesa di Santa Sofia vengono nione aprono il corteo seguiti dalle
illuminati da file di lampadine multi- Figlie di Maria in veste bianca e velo
colori. Anticamente la chiesa veniva celeste. Seguono le varie confraterni-
addobbata con ricchi drappi.
te e il Santo che passa in una nube di
La sera della vigilia, dopo l’esposi- incenso, di profumi e di canti per le
zione solenne del Santo e con l’inter- strette strade stipate di fedeli, mentre
vento dell’Arcivescovo, hanno luogo i le campane suonano a distesa. Miria-
vespri durante i quali i ragazzi ricedi di mortaretti solcano il cielo, menvono
la loro prima Comunione. tre dai balconi scende una pioggia di
La mattina del 13 il suono delle fiori di ginestra che qui chiamano
campane e lo sparo dei mortaretti “fiore di Sant’Antonio”. Seguono il
annunciano l’inizio dei festeggiamen- gruppo di autorità in forma ufficiale
ti. I balconi delle case sono addobba- e un corte interminabile di fedeli.
ti con fiori e drappi e le strade adia- Una delle più belle attrattive è il▼ ▼
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U. D’ANIELLO - CAPRIONLINE.COM
La statua
di Sant’Antonio,
Santo Protettore
di Anacapri.
The statue
of Saint Anthony,
the patron saint
of Anacapri.

TRADIZIONI
La processione in
onore di San Costanzo
in un disegno
di C. W. Allers.
The procession
celebrating
Saint Constant in
a drawing
by C. W. Allers.
gruppo degli “angioletti”
che precedono
il Santo: bambini vestiti
con tuniche celesti.
Vuole la leggenda
che Gesù, nelle
sembianze di
bambino sia volato e
si sia posato sul
braccio di Sant’Antonio
vivente, mentre
pregava il Bambino
e sua Madre.
Tale episodio viene
rievocato a piazzetta
Boffe dove un angioletto fatto scorrere
su un filo va incontro alla statua del
Santo. L’altro gruppo che si fa notare è
quello dei “monacelli”: ragazzini vestiti
con saio e cordiglio che portano in un
canestro un piccolo pane benedetto,
detto “pane di Sant’Antonio” o “pane
dei poveri” in ricordo della distribuzione
che ad essi si faceva.
Molte personalità e scrittori hanno
raccontato la festa di Sant’Antonio di
Anacapri, da Axel Munthe ad Amedeo
Maiuri, da Fortunato Depero a
Francesco Alberio, il poeta dialettale
anacaprese il quale in una delle sue
poesie estemporanee non manca di
sottolineare l’addobbarsi delle donne
in occasione della festa: «Tutte le zitelle
– per farsi più belle – con mer-
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the Archbishop presiding over the service,
vespers are held during which children take their
First Communion.
On the morning of 13 June, the bells ring out and
firecrackers are set off to mark the beginning of
the celebrations. The balconies of the houses
are decorated with flowers and bunting, and the
streets around the church are packed with stalls
selling sweets, toys, knick-knacks, gifts and
household goods. The pontifical high mass
celebrated by all the clergy on the island includes
a confirmation ceremony.
The high point of the celebrations is the
procession in the afternoon in which everyone
participates in an atmosphere that combines faith
and folklore. The First Communicants lead the
procession, followed by the Children of Mary in
white dresses and pale blue veils. Behind them
come the various confraternities and the statue
of Saint Anthony, accompanied by clouds of
incense, the scent of flowers and singing,
through the narrow streets lined with the faithful,
while the bells peal out. Thousands of
firecrackers leap skywards and yellow broom
flowers (“Saint Anthony’s flowers”) rain down
from the balconies. Next comes the group of
local dignitaries in official dress and an endless
stream of devout islanders.
One of the most appealing sights is the group of
“little angels”, children in pale blue tunics, who
precede the saint. According to legend the infant
Jesus came to Saint Anthony and lay in his arms
while he was praying to the Holy Child and his
Mother. This episode is recalled in Piazzetta
Boffe where a child angel is lowered on a cord to
letti e ziarelli – si attuppano le gon-
the statue of the saint. Another striking group is
nelle». Passando poi all’aspetto ga- the “monacelli”, children dressed as friars in
sackcloth with rope belts. They carry baskets
stronomico in occasione della ricor- containing small loaves of blessed bread, known
as “Saint Anthony’s bread” or “bread for the poor”
renza, scriveva: «E per la gran devo-
in memory of Anthony’s concern with feeding the
zione – si deve fare un buon bocco- poor.
Many writers and others have written about the
ne» riferendosi alla preparazione dei feast of Saint Anthony at Anacapri, from Axel
piatti forti e tradizionali della cucina Munthe to Amedeo Maturi, including Fortunato
Depero and Francesco Alberio, Anacapri’s own
locale: maccheroni e “pettolelle”, poet who writes in dialect. In one of his
impromptu poems he talks about the way the
“cazzarielli”, ravioli e agnolotti, gal-
women dress up for the feast day: “All the
line imbottite, polli e conigli alla cac- spinsters – to look more beautiful – trim their
skirts with lace and finery.” He then moves on to
ciatora, quaglie con piselli, capretto the gastronomic aspects of the feast day: “E per
la gran devozione – si deve fare un buon
al forno e pesce scelto in umido. Il
boccone”, roughly translated as “great devotion
tutto innaffiato con generoso vino lo- gives you a hearty appetite”, which is a reference
to the great spread of traditional local dishes that
cale e scorpacciata finale di “cerase used to be, and perhaps still is, prepared:
maccheroni and pettolelle, cazzarielli, ravioli and
carnamele”, autentica specialità del-
agnolotti, stuffed chicken, rabbit and chicken
l’agricoltura caprese.
stews, quail with peas, roast kid and steamed
fish. Everything served with local wine and a
I festeggiamenti si chiudevano e si grand finale of cerase carnamele, an authentic
chiudono con il tradizionale concerto local speciality.
The celebrations have always ended with the
musicale in piazza Diaz. traditional concert in Piazza Diaz.
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