OUR GUESTS: - Capri
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sismi e manierismo.<br />
Che sia figlia d’Ulisse<br />
o di Enea, che<br />
tragga origine dagli<br />
spagnoli o dai mori,<br />
la danza stessa si è<br />
fatta leggenda e mito,<br />
interpretando le<br />
emozioni del tempo.<br />
Secondo la tradizione, primogenito<br />
della tarantella, sarebbe stato il<br />
ballo di “Sfessania”, la danza preferita<br />
dai napoletani già nel Cinquecento.<br />
Il suo nome ha, probabilmente, una<br />
radice onomatopeica perché i ballerini,<br />
al termine dell’esibizione, si ritrovavano<br />
sfessati, stanchi, distrutti. La<br />
frenesia e il coinvolgimento del ballo<br />
lo rendeva più simile a un ritmo tribale<br />
piuttosto che a una danza di corte,<br />
ma non per questo meno affascinante.<br />
Gli ammiratori della tarantella sarebbero<br />
arrivati da tutto il mondo: poeti,<br />
pittori, letterati affascinati dalla sua<br />
umanità e da quello spirito ribelle e<br />
M. MASTRORILLO - SIE<br />
Scialapopolo: anima della tarantella<br />
Il gruppo degli Scialapopolo viene fondato nel 1933 da Costanzo Spadaro. Tramandato al nipote Costanzo,<br />
ancora oggi mantiene viva la tradizione popolare con la musica e uno spettacolo travolgente.<br />
Partiti da <strong>Capri</strong>, dove il gruppo ha avuto le sue origini e la sua maggiore fortuna, ballerini e musicisti<br />
hanno portato le loro melodie in giro per il mondo. Dalle piroette di Ingrid Bergman alle serate di beneficenza<br />
per l’Unicef, gli spettacoli degli Scialapopolo hanno affascinato anche oltreoceano. Un giro<br />
del mondo virtuale che mantiene in <strong>Capri</strong> il suo cuore pulsante,<br />
dove il gruppo si esibisce in spettacoli coinvolgenti che possono durare<br />
fino a 3 ore e a cui partecipano tra i 20 e i 40 ballerini. Il repertorio<br />
classico napoletano si alterna con canzoni italiane e straniere,<br />
fino alle attesissime tarantelle. Ascoltare gli Scialapopolo a<br />
<strong>Capri</strong> equivale a respirare l’anima più intima dell’isola, apprezzarne<br />
i ritmi e riviverne le tradizioni.<br />
trasgressivo che sembrava irrompere nico modo per guardarsi negli occhi<br />
in ogni passo. Già nella prima metà e sussurrarsi una parola.<br />
del Seicento il pittore di Nancy, Jac- Neanche l’isola di <strong>Capri</strong> riuscì a sfuggiques<br />
Callot, la ritrasse nelle sue tele. re al fascino della Tarantella ma, anzi-<br />
«Una danza piena di grazia e originane divenne una delle roccaforti. La prilità»,<br />
la definì Madame de Staël, duma ballerina professionista dell’isola<br />
rante la sua permanenza in Italia. che la storia ricordi risale al 1903. Era<br />
Proprio a Napoli questo ballo fu tan- la quattordicenne Carmelina, una belto<br />
amato, sia tra il popolo che tra gli lissima contadina capace di incantare i<br />
ambienti nobiliari. Di fronte al mare, turisti solo con un tamburello tra le ma-<br />
sulla spiaggia di Posillipo, quando ni e la danza nel sangue. Il ballo avreb-<br />
non si temevano le incursioni dei be poi preso il nome proprio da quel<br />
turchi, le giovani coppie si incontravano<br />
per ballare insieme quel ritmo<br />
travolgente. Lo stesso facevano i giovani<br />
nobili, quando, ai primi del Settecento,<br />
l’amore era perlopiù platonico<br />
e i matrimoni erano organizzati<br />
tamburello, chiamato Tarascone.<br />
dalle famiglie. La bella Carmelina<br />
Tutte le feste<br />
in una stampa d’epoca.<br />
Si racconta fosse<br />
finivano con<br />
capace di incantare i<br />
turisti con un tamburello<br />
un mandolino<br />
tra le mani.<br />
e un tambu- The lovely Carmelina in<br />
an antique print.<br />
rello e il ballo It is said that she could<br />
diveniva l’ucharm<br />
tourists by<br />
playing the tambourine.<br />
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