Gli smaltini e intarsi a marmi mischi e tramischi - Geologia e Turismo
Gli smaltini e intarsi a marmi mischi e tramischi - Geologia e Turismo
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SCHEDA N.<br />
<strong>Gli</strong> <strong>smaltini</strong> e <strong>intarsi</strong><br />
a <strong>marmi</strong> <strong>mischi</strong> e tra<strong>mischi</strong><br />
A cura di: Giuseppe Montana (Università degli Studi di Palermo) - Tema affrontato: Storia della Geolo-<br />
36gia; Petrografia; Mineralogia; Geoturismo; Storia; Storia dell'arte - Regione: Sicilia, Provincia di Palermo<br />
Riferimento cartografico<br />
Un campione di smaltino.<br />
Smaltini in opera - particolare dell’altare di<br />
San Benedetto (chiesa Immacolata Concezione<br />
al Capo, Palermo).<br />
Tratto da Cartografia Touring Editore (2006) Atlante stradale d’Italia 1:225.000<br />
(autorizzazione del 22 dicembre 2009), Copyright © 2009 Touring Club Italiano. www.touringclub.com<br />
Descrizione di Goethe<br />
Palermo,10 Aprile 1787<br />
La strada che sale al convento di S. Martino corre su roccia calcarea<br />
piuttosto antica: frantumandola se ne estrae una calce che con la cottura<br />
diventa bianchissima. Per l’operazione usano una varietà di erba<br />
lunga e forte, disseccata a fasci; si ottiene così la “calcara”.<br />
Oscar, Mondatori (1993), pag. 275.<br />
Palermo, 12 Aprile 1787<br />
Nel campo della mineralogia siciliana un lavoro prezioso è stato fatto<br />
dal conte Borch, e gliene deve essere grato chiunque visiti l’isola sulle<br />
sue orme e con uguali interessi…<br />
Con ciò il suo volume in quarto interamente dedicato all’argomento,<br />
mi è di grande utilità, e grazie a quanto vi ho appreso ho potuto compiere<br />
visite profittevoli ai politori di pietre; i quali continuano a esercitare<br />
il loro mestiere anche se ora non sono più sovraccarichi di lavoro<br />
come al tempo che altari e chiese dovevano esser ricoperti di <strong>marmi</strong><br />
e di agate. Ordinai loro campioni di pietre, sia tenere che dure: così infatti<br />
essi sogliono distinguere il marmo e l’agata, soprattutto perché<br />
da tale distinzione consegue una differenza nei prezzi. Oltre a questi<br />
due materiali si vantano di conoscerne anche un terzo, che ottengono<br />
cuocendolo nelle loro fornaci. Dopo la cottura vi rimane una sorta di<br />
vetro fuso, svariante da un color azzurro chiarissimo all’azzurro cupo,<br />
fino al nero assoluto. Questi grumi di vetro vengono tagliati come le<br />
altre pietre in tavolette sottili; il loro prezzo viene fissato conforme alla<br />
lucentezza del colore e alla purezza, e li si usa vantaggiosamente in<br />
luogo del lapislazzuli per la guarnizione di altari, monumenti funebri e<br />
altri addobbi di chiese…<br />
E’ un accorgimento che merita davvero d’essere imitato.<br />
Oscar, Mondatori (1993), pagg. 279-280.<br />
Descrizione di oggi<br />
I Monti di Palermo costituiscono un segmento della catena sicilianomaghrebide,<br />
formatasi in seguito alla collisione della placca africana<br />
con quella europea. In quest’area assume particolare interesse la successione<br />
stratigrafica del Bacino Imerese, di età compresa tra il Carnico-Norico<br />
e il Langhiano inferiore, da cui provengono le rocce<br />
utilizzate come materie prime nelle fornaci locali e in particolare soprattutto<br />
calcareniti e brecce dolomitiche.<br />
Una prerogativa dei decori chiesastici barocchi di scuola palermitana<br />
sono i famosi <strong>intarsi</strong> a “<strong>marmi</strong> <strong>mischi</strong> e tra<strong>mischi</strong>”, caratterizzati anche<br />
dalla presenza di inserti sagomati di pasta vitrea sapientemente accostati<br />
alle varie tipologie di <strong>marmi</strong> policromi e ai diaspri locali.<br />
La colorazione della pasta vitrea (citata negli atti notarili che riportavano<br />
i capitolati d’appalto, come anche in testi e manoscritti dell’epoca,<br />
“smaltino” o “pietra di calcara”) si mostrava prevalentemente nei toni<br />
del blu profondo con caratteristiche screziature cangianti sino al celeste.<br />
Tale materiale, la cui provenienza locale è stata ampiamente dimostrata,<br />
è da considerare un prodotto secondario del processo di<br />
produzione della calce. Infatti, le fornaci da calce o “calcare” produttive<br />
nei secoli XVII e XVIII erano ubicate, per la maggior parte, attorno ai<br />
rilievi che circondano la città di Palermo a ovest e a sud, alle pendici<br />
di M.te Cuccio e di M.te Caputo. Ancora oggi è possibile osservare i<br />
ruderi di qualcuna delle antiche fornaci. L’area in questione, in quel<br />
tempo, era di pertinenza dei monaci benedettini dell’Abbazia di San<br />
Martino delle Scale che davano in concessione gli appezzamenti di terreno.<br />
Tale attività produttiva, tramandata di padre in figlio, rimase tecnologicamente<br />
immutata e vitale fino ai primi decenni del XX secolo.<br />
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Commento<br />
Goethe riporta un’ampia descrizione delle insolite masse vitree colorate che si rinvenivano, anche all’epoca del suo viaggio, al fondo delle locali<br />
fornaci da calce, le “calcare”, dopo ogni episodio di cottura, citate come “pietre di calcara” o “<strong>smaltini</strong>” e dell’uso altrettanto particolare che se<br />
ne faceva nel decoro degli altari nelle chiese di Palermo.<br />
Molto probabilmente, l’attenzione prestata da Goethe alle “pietre di calcara” di Palermo andava ben oltre il mero interesse da collezionista, o<br />
la curiosità del viaggiatore “naturalista”, considerando il suo risaputo interesse scientifico nei riguardi dei processi che originano il magma.<br />
Il viaggio di Goethe<br />
Goethe giunse a Palermo in nave da Napoli dopo una traversata lunga 4 giorni. La vista dal mare di Palermo e del suo golfo colpì molto positivamente<br />
lo scrittore tanto da sentirsi del tutto rimesso dalle fatiche del viaggio. Per raggiungere Monreale e il convento di San Martino in carrozza<br />
percorse una strada che definì magnifica, larga, in dolce pendio, fiancheggiata qua e là da alberi e soprattutto da abbondanti fontane a<br />
zampillo e a canna.<br />
Il viaggio di oggi<br />
Per Palermo<br />
In aereo: Aeroporto internazionale "Falcone-Borsellino", Autostrada A 29 Palermo - Punta Raisi direzione Palermo.<br />
In nave: Stazione marittima di Palermo.<br />
In auto: Da Catania e Messina (via A19): Autostrada A 20 direzione Palermo.<br />
In treno: Da Catania e Messina:Stazione centrale Palermo.<br />
Per Monreale e San Martino<br />
uscire dalla circonvallazione per Corso Calatafimi seguendo le indicazioni per Monreale.<br />
Bibliografia essenziale<br />
MONTANA G., GAGLIARDO BRIUCCIA V. (1998) - I <strong>marmi</strong> e i diaspri del Barocco siciliano, Flaccovio Editore, Palermo.<br />
NICOLA C., MONTANA G., ARTIOLI G., NODARI L., RUSSO U. (2008) - La problematica del colore negli "<strong>smaltini</strong> di calcara" palermitani. Atti del Convegno<br />
dell’AIAR - Associazione Italiana di Archeometria, "Colore e Arte: storia e tecnologia del colore nei secoli" Firenze, 28 Febbraio-2 Marzo 2008<br />
(a cura di Mauro Bacci), Bologna, Patron Editore, 289-301.<br />
PIAZZA S. (1992) - I <strong>marmi</strong> <strong>mischi</strong> delle chiese di Palermo. Sellerio Editore, Palermo.<br />
Informazioni aggiuntive<br />
Lo “smaltino” veniva utilizzato nei decori come surrogato del più raro e costoso lapislazzuli. Nei secoli XVII e XVIII tale materiale era assai<br />
ricercato dai “marmorari” palermitani e considerato abbastanza pregiato, probabilmente anche per il significato simbolico ed iconografico nel<br />
culto. Tale materiale era per lo più impiegato per rivestire i tabernacoli o per realizzare i bellissimi paesaggi prospettici nella rappresentazione<br />
della Gerusalemme apocalittica nei palii d’altare.<br />
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