il rapporto uomo-territorio nel parco dell'etna - Geologia e Turismo
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IL RAPPORTO UOMO-TERRITORIO NEL PARCO DELL’ETNA<br />
Salvatore Caffo<br />
Direttore U.O. “Vulcanologia” – Direzione Ente Parco dell’Etna – via del Convento, 45 - 95030 Nicolosi (CT).<br />
salvocaffo@<strong>parco</strong>etna.it<br />
PAROLE CHIAVE: Paesaggi vulcanici.<br />
INTRODUZIONE<br />
Dei Vulcani siamo soliti vedere soltanto gli aspetti<br />
negativi quando patiamo le conseguenze della loro<br />
attività, eppure, <strong>il</strong> “fuoco” primitivo, altrimenti<br />
inaccessib<strong>il</strong>e, intrappolato <strong>nel</strong>le profondità della<br />
Terra che durante le eruzioni si affaccia alla<br />
superficie del globo portando all’accrescimento<br />
della crosta solida sopra <strong>il</strong> mantello e alla<br />
successiva e conseguente formazione<br />
dell’atmosfera e dell’idrosfera, culmina <strong>nel</strong>lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo della biosfera e in ultima analisi alla<br />
stessa vita!<br />
Diodoro siculo, Pindaro, Tucidide, Empedocle,<br />
Virg<strong>il</strong>io, Lucrezio, Ovidio ci hanno narrato<br />
dell’Etna e della sua incessante attività vulcanica<br />
che ha profondamente segnato la storia degli<br />
uomini che da molte generazioni vivono in<br />
questa parte della Sic<strong>il</strong>ia orientale, dove<br />
l’interazione tra le forze primordiali e le forme di<br />
vita vegetale e animale che si sono succedute<br />
<strong>nel</strong>lo spazio e <strong>nel</strong> tempo, ha portato<br />
all’evoluzione di straordinarie varietà di paesaggi<br />
naturali e umanizzati.<br />
Gli arabi, la chiamavano Djebel-Utlamat<br />
(Montagna per eccellenza), i romani, la<br />
chiamavano Mons-Djebel (Monte-Monte), i<br />
sic<strong>il</strong>iani Mungibeddu, (Bella Montagna);<br />
E’ l’Etna la mitica Fucina degli Dèi!<br />
EVOLUZIONE GEOLOGICA<br />
Denominata anticamente Aìtn, con i suoi 135 km<br />
di perimetro, l’Etna è un vulcano composito assai<br />
complesso, originatosi in seguito alla<br />
sovrapposizione e giustapposizione di prodotti<br />
eruttivi emessi in tempi differenti attraverso diversi<br />
sistemi di risalita magmatica.<br />
L’evoluzione geologica di questa speciale “finestra<br />
astenosferica” originatasi in seguito al processo<br />
geodinamico di convergenza litosferica tra la<br />
placca africana e quella euroasiatica, l’ha portata a<br />
sv<strong>il</strong>upparsi, modificarsi, distruggersi e ricostruirsi<br />
attraverso una molteplicità di eventi che si sono<br />
succeduti <strong>nel</strong> corso di molte decine di migliaia di<br />
anni in questa parte del bacino del mar<br />
mediterraneo.<br />
L’inizio dell’affascinante storia di questa<br />
straordinaria “Montagna non coniugata” come la<br />
definì <strong>il</strong> veneziano Pietro Bembo <strong>nel</strong> De Aetna<br />
(1496), ha avuto inizio <strong>nel</strong> Pleistocene medio -<br />
inferiore: 570000÷600.000 anni fa, quando hanno<br />
avuto luogo le prime manifestazioni eruttive.<br />
In quel tempo, l’area <strong>nel</strong>la quale siamo soliti<br />
vedere gli abitati di Acicastello, Acitrezza,<br />
Ficarazzi, …era occupata da un ampio golfo<br />
marino interessato da un’intensa attività vulcanica<br />
sottomarina.<br />
Molto tempo dopo, attraverso lunghe fessure<br />
eruttive lineari, si poteva assistere alla formazione<br />
di estesi campi di lave che oggi ritroviamo come<br />
terrazzi posti a varia quota <strong>nel</strong>l’area geografica su<br />
cui sorgono gli abitati di Valcorrente, S. Maria di<br />
Licodia, Biancav<strong>il</strong>la e Adrano, <strong>nel</strong> versante<br />
occidentale e come Falesie e alti strutturali, <strong>nel</strong><br />
basso versante orientale del Vulcano, le<br />
cosiddette Timpe. Seguì un vulcanismo di tipo<br />
centrale che portò all’edificazione d’imponenti<br />
edifici vulcanici noti come, Tarderia, Calanna,<br />
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Zoccolaro, Trifoglietto, Vavalaci, Cuvigghiuni,<br />
Pirciata, Giannicola e in seguito Ellittico e<br />
Mongibello.<br />
Le migliaia di colate di lava, le immense quantità di<br />
scorie, ghiaie, sabbie, ceneri, tufi,…emessi <strong>nel</strong><br />
corso dell’incessante attività vulcanica di questa<br />
straordinaria macchina termodinamica naturale,<br />
hanno distrutto e in alcuni casi sig<strong>il</strong>lato o<br />
semplicemente nascosto per sovrapposizione<br />
stratigrafica, i resti dei vari centri eruttivi<br />
preesistenti.<br />
Più rare ma molto belle sono le cosiddette lave<br />
mammellonari, lave veramente fluide dalla<br />
superficie arrotondata con dossi e avvallamenti.<br />
Tutte queste lave caratterizzano la morfologia<br />
delle cosiddette Sciare. In questi luoghi, sono<br />
spesso presenti dei sistemi di deflusso lavico<br />
racchiusi entro un involucro basaltico, che, <strong>nel</strong><br />
periodo finale dell’attività effusiva, si svuotano<br />
dando luogo a tubi, grotte e gallerie di scorrimento<br />
che costituiscono un patrimonio ipogeo<br />
d’incomparab<strong>il</strong>e bellezza.<br />
La Serra del Salifizio e la Serra delle Concazze,<br />
delimitano l’enorme anfiteatro naturale della Valle<br />
del Bove, dalla caratteristica forma “a ferro di<br />
cavallo” (superficie superiore ai trentasette kmq).<br />
In quest’affascinante e selvaggio ambiente<br />
naturale con le sue alte pareti scoscese, le testate<br />
di antichi banchi lavici, i costoni rocciosi, le Serre, i<br />
Dicchi magmatici, i Canaloni, gli Apparati eruttivi,<br />
le colate laviche, si trovano le pagine rocciose che<br />
testimoniano la storia geologica - stratigrafica<br />
dell’Etna.<br />
Blocchi e frammenti di aspetto scoriaceo<br />
variamente disarticolati con una morfologia a<br />
creste e avvallamenti allungati a contrassegnare i<br />
canali di flusso della colata (lave aa); superfici<br />
arricciate a simulare festoni o costituite da un fitto<br />
intreccio di cordoni lavici che si arrotolano creando<br />
bizzarri disegni o che ricordano <strong>il</strong> cavo torticcio di<br />
canapa usato per l’ormeggio dell’ancora o per <strong>il</strong><br />
rimorchio delle navi. (lave pahoehoe); lastroni<br />
variamente disarticolati e accatastati, che danno<br />
origine a r<strong>il</strong>ievi tumuli formi, bastioni e Creste di<br />
pressione; lastroni piani quasi regolari, creati<br />
dall’immediato raffreddamento di lave fluide<br />
sollevate all’improvviso dall’azione di grandi “bolle”<br />
di gas (lave a dammuso)<br />
Il tipo, la struttura, <strong>il</strong> chimismo delle rocce<br />
vulcaniche, le condizioni climatiche e la presenza<br />
degli organismi vegetali ed animali che<br />
interagiscono con <strong>il</strong> substrato, hanno determinato<br />
le storie evolutive degli ecosistemi presenti sulle<br />
pendici dell’Etna.<br />
Centinaia di coni ed apparati secondari (avventizi),<br />
di sabbie, ghiaie e scorie vulcaniche, talora dalle<br />
dimensioni imponenti, isolati o allineati lungo<br />
fratture eruttive, rappresentano i punti di emissione<br />
di prodotti piroclastici generati durante un’intensa<br />
attività esplosiva delle bocche periferiche durante<br />
un’eruzione laterale e rappresentano una delle<br />
peculiarità della fisiografia generale dell’Etna sui<br />
cui fianchi si sono spesso avvicendate numerose<br />
generazioni di genti che imparando a convivere<br />
con la Muntagna, ne hanno modellato l’ambiente<br />
al punto da creare nuovi paesaggi rurali,<br />
sv<strong>il</strong>uppatisi spesso intorno all’agricoltura e<br />
all’allevamento, lasciando un’impronta indeleb<strong>il</strong>e<br />
attraverso segni inconfondib<strong>il</strong>i e pregnanti <strong>nel</strong>la<br />
strutturazione del paesaggio.<br />
Costruzioni di pregevolissima fattura; strade in<br />
basolato lavico, muri a secco, terrazzamenti,<br />
casudde in pietra lavica, torrette…, tutti elementi<br />
mediante i quali gli etnei, si sono correttamente<br />
inseriti <strong>nel</strong>l’ambiente, “sfruttandone” e<br />
valorizzandone le enormi potenzialità produttive ed<br />
economiche determinando l’identità culturale<br />
specifica di questo <strong>territorio</strong>.<br />
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Profondamente diverso da quello primitivo, in<br />
pochi secoli, abbiamo occupato quasi tutti gli spazi<br />
naturali, differenziandone gli aspetti,<br />
trasformandoli e variandoli per effetto della nostra<br />
stessa presenza e delle nostre innumerevoli<br />
attività.<br />
L’evoluzione delle tipologie abitative, le geometrie<br />
delle colture, la loro distribuzione rispetto ai vecchi<br />
sistemi d’irrigazione, l’immane lavoro di spietra<br />
mento dei campi coltivati rappresentano le pagine<br />
di un libro geografico che ci consente di<br />
ripercorrere alcune tappe fondamentali della lunga<br />
e complessa storia contadina etnea le cui tracce<br />
ed i cui segni distintivi si stratificano <strong>nel</strong> <strong>territorio</strong> e<br />
ci svelano <strong>il</strong> plurim<strong>il</strong>lenario <strong>rapporto</strong> Uomo-Natura<br />
in termini di continua evoluzione e di reciproca<br />
sollecitazione spazio-temporale, ossia<br />
quell’espressione geodinamica integrata di<br />
molteplici componenti naturali e antropiche che<br />
estrinseca la sintesi visib<strong>il</strong>e del contesto naturale,<br />
delle attività dell’<strong>uomo</strong> e della loro collocazione in<br />
un ambito culturale specifico.<br />
In tal senso l’immagine della strada, della<br />
masseria isolata, del muro di contenimento in<br />
pietra lavica, del latifondo, sono rivelatori della<br />
storia dei luoghi in cui si trovano e rappresentano<br />
quel valore aggiunto che ha consentito nei secoli<br />
di far conoscere ed apprezzare <strong>il</strong> paesaggio etneo,<br />
facendoci riflettere circa la preziosa valenza<br />
storico-culturale che essi rappresentano.<br />
L’impianto di vigneti e frutteti, ha costituito e<br />
costituisce un elemento di ut<strong>il</strong>izzazione agraria<br />
delle pendici del vulcano e determinato quella<br />
ruralità diffusa che costella <strong>il</strong> paesaggio collinare di<br />
case, padronali e contadine, complete di cantine e<br />
palmenti.<br />
La civ<strong>il</strong>tà dell'Etna è soprattutto una civ<strong>il</strong>tà<br />
contadina, e in essa la casa dell'<strong>uomo</strong> rappresenta<br />
l'espressione più concreta e palpab<strong>il</strong>e per le<br />
caratteristiche intrinseche dei materiali e delle<br />
forme dell'architettura, sicché può tranqu<strong>il</strong>lamente<br />
affermarsi che i vigneti sono un elemento<br />
strutturante del paesaggio etneo tanto quanto forte<br />
sono le qualità e <strong>il</strong> gusto del loro prodotto.<br />
Il paesaggio geografico etneo, <strong>nel</strong>la sua<br />
complessità e unitarietà, consente di individuare le<br />
principali variab<strong>il</strong>i che concorrono, e hanno<br />
concorso <strong>nel</strong> passato, alla sua formazione e alla<br />
sua evoluzione consentendoci di individuare tutte<br />
le componenti, biotiche e abiotiche (anche le meno<br />
visib<strong>il</strong>i o le più remote), per arrivare a una effettiva<br />
comprensione in chiave dinamica dei paesaggi<br />
geografici, consentendoci di ricostruire come<br />
questi fattori interagiscono tra loro, con quali<br />
equ<strong>il</strong>ibri, in quali spazi e con quali tempi<br />
partecipano alla loro evoluzione affinché la realtà e<br />
l’ambiente, in cui tutti noi viviamo e di cui facciamo<br />
parte, non siano solamente “visti”, “osservati” e<br />
“descritti”, bensì “compresi”!<br />
IL PARCO DELL’ETNA<br />
Attraverso le idee e <strong>il</strong> lavoro di uomini che hanno<br />
sentito <strong>il</strong> dovere morale di contribuire alla tutela e<br />
alla protezione di questi luoghi è stato istituito <strong>il</strong><br />
primo Parco naturale regionale sic<strong>il</strong>iano che,<br />
concorrendo alla difesa, alla gestione, alla<br />
conservazione e alla salvaguardia dell’ambiente<br />
naturale, ha contribuito a migliorare le condizioni di<br />
abitab<strong>il</strong>ità <strong>nel</strong>l’ambito dello sv<strong>il</strong>uppo dell’economia<br />
e di un corretto assetto dei territori interessati ed<br />
ha evitato che questi paesaggi potessero essere<br />
definitivamente distrutti dall’incuria e<br />
dall’abbandono.<br />
Il Parco dell’Etna, <strong>il</strong> più antico della Sic<strong>il</strong>ia, nasce <strong>il</strong><br />
17 marzo 1987 con sede presso <strong>il</strong> Monastero di S.<br />
Nicolò”La Rena” di Nicolosi (CT).<br />
Il <strong>territorio</strong> e suddiviso <strong>nel</strong>le zone “A”, “B”, “C” e<br />
“D”, cui corrispondono diversi livelli di tutela.<br />
Nell’area di "riserva integrale" (zona “A”), la natura<br />
è conservata <strong>nel</strong>la sua integrità, limitando al<br />
minimo l’intervento dell’Uomo; <strong>nel</strong>l’area di riserva<br />
generale (zona “B”), si coniuga la tutela con lo<br />
sv<strong>il</strong>uppo delle attività economiche tradizionali:<br />
piccoli appezzamenti agricoli, contrassegnati da<br />
splendidi esempi di antiche case contadine;<br />
<strong>nel</strong>l’area di "protezione a sv<strong>il</strong>uppo controllato"<br />
(pre-Parco) costituita dalle zone "C" e "D", che si<br />
presenta notevolmente antropizzata, si persegue<br />
uno sv<strong>il</strong>uppo economico compatib<strong>il</strong>e con <strong>il</strong> rispetto<br />
del paesaggio e dell’ambiente<br />
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Etna: Pista Forestale alto-montana.<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Si ringrazia l’amico Alessandro Saffo per la<br />
gent<strong>il</strong>e concessione delle fotografie<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
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