FILM - Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

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ARTE E DINTORNI JAN FABRE - L’HOMME QUI MESURE LES NUAGES Germania, Francia, 2003, 70’, inglese REGIA Caroline Haertel, Mirjana Momirovic FOTOGRAFIA Boris Fromageot, Uli Koehler MONTAGGIO Mike Guergen SUONO Thomas Hirschmann PRODUZIONE SFB, ARTE Caroline Haertel ha studiato letteratura romana alla Sorbonne di Parigi, a Bologna e ad Amburgo. Ha lavorato per il Canale televisivo europeo ARTE e ha seguito vari progetti, tra cui il Wim Wender’s Buena Vista Social Club. Mirjana Momirovic ha studiato letteratura tedesca a Sarajevo e ha lavorato per il Sarajevo Film Festival. Ha lasciato la Bosnia poco prima dell’inizio della guerra per studiare comunicazione e cinema a Berlino. Ha iniziato la sua carriera dirigendo film e reportage sulla situazione sociale e culturale della ex Yugoslavia per la televisione pubblica tedesca. Nel 2004 Mirjana Momirovic e Caroline Haertel fondano “micafilm” realizzando numerosi film nel campo dell’arte, della danza, del teatro, della letteratura, sui problemi connessi al celibato dei preti cattolici, sui bambini prodigio, sulla medicina, ecc. 26 La carriera artistica e teatrale di Jan Fabre ha avuto inizio nei primi anni ’80 con una serie di scandali. L’opera teatrale The Power of Theatrical Madness fu accolta dagli spettatori a Tokyo con lanci di pomodori e sedie. A Roma il palco fu preso d’assalto dagli spettatori e a Londra ci fu una zuffa tra sostenitori e contestatori dell’artista fiammingo. Il documentario riprende Jan Fabre durante alcune prove teatrali, nel suo atelier e mentre ci mostra il suo capolavoro nel Palazzo Reale di Bruxelles: un’installazione a soffitto composta da più di un milione di luccicanti ali di coleottero. In tutto il lavoro di Fabre è ricorrente il motivo della vulnerabilità dell’essere umano e del suo tentativo di opporvisi. Il film mostra anche la vulnerabilità e solitudine dell’artista: “Sono di fatto morto da 30 anni. Vivo solo grazie al mio lavoro”. Nel film incontriamo alcuni personaggi vicini a Fabre invitati ad una cena: l’artista jugoslava Marina Abramovic, l’attrice belga Els Deceukelier, il regista britannico Mike Figgis, il ballerino e coreografo italiano Emio Greco e il curatore e precedente direttore del Museo Smak di Gent, Jan Hoet. Artist Jan Fabre’s theatre career started in the early ‘80s with a series of scandals. In Tokyo his play The Power of Theatrical Madness was welcomed by spectators throwing tomatoes and chairs. In Rome the stage was stormed by people, and in London fans and opponents of the Flemish artist engaged in fierce fights. The portrait depicts the artist during theatre rehearsals and in his workshop, escorts him through an exhibition of drawings and films and shows his masterpiece in the Royal Palace of Brussels: a ceiling fresco made of more than a million shimmering beetle wings. His entire work is characterised by one recurring motif: Man’s vulnerability and his attempt to gain strength. The film not only draws a portrait of the obsessive and productive artist, it also reveals his vulnerability and loneliness. ‘I have practically been dead for 30 years. I only live because of my work’. In our film, we meet some of his friends at a festive meal: Yugoslavian artist Marina Abramovic, Belgian actress Els Deceukelier, British film director Mike Figgis, Italian dancer and choreographer Emio Greco, who danced in Fabre’s Kompanie for several years, and Belgian curator and former director of the Museum Smak in Gent, Jan Hoet.
15° FESTIVAL INTERNAZIONALE DI FILM SULL’ARTE CONTEMPORANEA | artecinema L’ART ET LA MANIÈRE - FELICE VARINI: PEINTRE - PLASTICIEN Francia, 2009, 26’, francese REGIA David Teboul FOTOGRAFIA Antoine Parouty MONTAGGIO Stéphanie Mahet MUSICA François-Eudes Chanfrault PRODUZIONE ARTE France David Teboul è nato nel 1967 ed è fotografo e cineasta. Dopo uno stage all’agenzia Magnum, esegue una serie di servizi fotografici in Europa centrale, nei Balcani e in Russia. Nel 1997 realizza il suo primo film Le Bund, una memoria sui canti del movimento operaio ebraico internazionale. Nel 2001 passa diversi mesi nell’atelier di Yves Saint Laurent e realizza Yves Saint Laurent 5, avenue Marceau, uno sguardo intimo sulla famosa “Maison”, ma anche una riflessione sull’uomo di genio e sulle sue malinconie. Ne segue il libro fotografico Yves Saint Laurent 5, avenue Marceau, 75116 Paris France. Nel 2003 realizza Simone Veil, une histoire française; nel 2004 Bania, una testimonianza sul rituale dei bagni pubblici in Russia. La vie ailleurs, del 2007, è una riflessione sulle condizioni di vita nelle periferie francesi. Dallo stretto rapporto con gli artisti nascono nel 2009 i due film Felice Varini e Boris Mikhailov e la trasmissione radiofonica per France Culture (ACR) A la recherche du grand séparateur sull’artista-fotografo Jean-Michel Fauquet. Felice Varini è nato nel 1952 a Locarno e vive a Parigi. Varini è un pittore “sui generis” perché i principali supporti della sua pittura sono lo spazio e l’architettura. Le sue sono pitture “da attraversare”. Prima di dipingere, Varini esamina il luogo prescelto in tutti i suoi dettagli, studiandone l’architettura, i materiali, la storia, la funzione e in seguito stabilisce il punto di vista attorno al quale prenderà forma la sua opera. Nel film l’artista ci illustra i suoi numerosi lavori tra cui il grandioso intervento realizzato direttamente sulle case del paese di Vercorin, in Svizzera, nell’estate 2009. Felice Varini was born in Locarno in 1952 and currently lives in Paris. He defines himself, above all, as a painter: but unlike other painters as he utilises space and architecture as the basis for his creations. Before painting, Varini examines the selected site in all of its nuances and observes the architecture, materials, history and function and only afterwards establishes the viewpoint from which his work will take form. In the film the artist shows as many of his numerous oeuvres including his imposing work which was realised directly on the homes of the village of Vercorin in Switzerland in the summer of 2009. 27
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